Il Documento Programmatico di Bilancio 2019/2021 elaborato dal governo Conte (di cui Tiscali è in possesso) analizza la situazione attuale e delinea lo scenario tendenziale entro cui si inserisce la manovra. L’analisi della situazione attuale parte da una considerazione: la ripresa in Italia c’è ma è minore del previsto. In definitiva cresciamo ancora poco. La previsione ufficiale di crescita del nostro Pil per il 2018 è stata abbassata dall’1,5% all’1,2%. Questo, stando al documento, è dovuto in particolare a un andamento inferiore alle attese dei consumi delle famiglie e più marcatamente a un andamento inferiore dell’export. Quanto all’occupazione, nella prima metà dell’anno l’andamento viene definito positivo con crescite tendenziali dell’1,2% in termini di occupati. Tuttavia è aumentato il ricorso ai contratti di lavoro a termine, fenomeno per contrastare il quale il governo Conte ha varato il decreto dignità.
In relazione alla finanza pubblica, “l’indebitamento netto della PA nel 2018 è ora stimato all’1,8 per cento del PIL, con una revisione al rialzo di 0,2 punti percentuali in confronto al DEF di aprile a motivo della minore crescita del PIL nominale e di oneri per interessi che sono rivisti al rialzo per poco più di 1,9 miliardi di euro (0,11 punti percentuali di PIL). Pur con questa revisione, il dato di quest’anno risulterebbe in sensibile discesa rispetto al 2,4 per cento registrato nel 2017 secondo le ultime stime Istat (2,0 per cento al netto degli interventi di supporto al sistema bancario)”.
Il documento delinea perciò lo scenario programmatico 2019-2021 partendo da quello tendenziale e inserendo su di esso la manovra di finanza pubblica da attuarsi tramite la Legge di Bilancio 2019. Lo scenario tendenziale incorpora gli aumenti dell’IVA previsti dalla Legge di Bilancio 2018.
Tali aumenti – si legge nel Documento Programmatico di Bilancio 2019 - avrebbero un effetto depressivo sulla domanda aggregata e sul PIL e farebbero accelerare la crescita dei deflatori di consumi e PIL. In confronto al PdS, le variabili esogene della nuova previsione ufficiale esercitano un effetto più sfavorevole sulla crescita del PIL: le proiezioni del prezzo del petrolio sono infatti salite, l’andamento previsto del commercio mondiale è meno favorevole, il tasso di cambio ponderato dell’euro si è rafforzato e i tassi di interesse e i rendimenti sui titoli pubblici sono più elevati. Per quanto riguarda il 2019, vi è inoltre un minore effetto di trascinamento derivante dalla revisione al ribasso della crescita prevista per la seconda metà di quest’anno.
Riunione a Palazzo Chigi per la manovra
Il PIL
Tenuto conto di tutti questi effetti, la crescita del PIL prevista per il 2019 nello scenario tendenziale scende dall’1,4 del PdS allo 0,9 per cento; quella del 2020 diminuisce dall’1,3 all’1,1 per cento ed infine quella per il 2021 viene ridotta più marginalmente, dall’1,2 all’1,1 per cento. L’indebitamento netto tendenziale della PA nel 2019 è rivisto al rialzo dallo 0,8 all’1,2 per cento del PIL. Ciò è spiegato dal minor livello del PIL nominale della previsione aggiornata e dal più elevato livello dei rendimenti sui titoli di Stato ipotizzati nella previsione. Il deficit per gli anni successivi è cifrato allo 0,7 per cento del PIL nel 2020 e allo 0,5 per cento nel 2021. Anche per questi anni i livelli di indebitamento netto sono stati rivisti in chiave peggiorativa rispetto al PdS a motivo di più elevati pagamenti per interessi e di un miglioramento più contenuto del surplus primario indotto dalla minore crescita del PIL.
Il PIL è previsto infatti in crescita dell’1,5 per cento nel 2019, dell’1,6 per cento nel 2020 e dell’1,4 nel 2021. Il livello del PIL nominale nello scenario programmatico è sensibilmente superiore a quello tendenziale lungo tutto il triennio di programmazione. La crescita del PIL nel prossimo triennio sarà trainata dalla domanda interna e da una ripresa delle esportazioni dopo il marcato rallentamento subìto quest’anno. I consumi delle famiglie accelereranno all’1,3 per cento nel 2019 e quindi all’1,6 per cento nei due anni successivi, grazie ad una buona dinamica dei redditi da lavoro dipendente, sospinti dal favorevole andamento del mercato del lavoro, e dai maggiori trasferimenti pubblici derivanti dalle misure di politica sociale programmate dal Governo.
Investimenti
Sul fronte degli investimenti, si prevede il mantenimento di una buona dinamica della componente macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, anche per via degli incentivi all’innovazione e all’accumulazione di capitale. La crescita degli investimenti in costruzioni è prevista accelerare, grazie soprattutto al deciso aumento degli investimenti pubblici, che sono attesi controbilanciare gli effetti sfavorevoli degli andamenti demografici che pesano sulla componente residenziale. Nel complesso gli investimenti fissi lordi continueranno ad aumentare in rapporto al PIL, pur rimanendo ancora inferiori ai livelli pre-crisi. Il Governo intende utilizzare eventuali spazi di bilancio aggiuntivi derivanti da maggior crescita o minori pagamenti per interessi per spostare ulteriori risorse verso gli investimenti pubblici e l’incentivazione di quelli privati.
Di Maio, Conte, Salvini e Tria
Mercato del lavoro
Il miglioramento dell’attività economica è atteso produrre i suoi effetti anche sul mercato del lavoro. Gli occupati aumenteranno in media dell’1,1 per cento nel triennio 2019-2021 e il tasso di disoccupazione è atteso ridursi gradualmente fino a raggiungere l’8,6 per cento a fine periodo. La crescita della produttività (misurata sugli occupati) è attesa in aumento dello 0,5 per cento nel 2019 per poi rallentare lievemente negli anni successivi. La dinamica del costo del lavoro resterà contenuta, di conseguenza il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), è atteso decelerare nel 2019 allo 0,9 per cento per poi aumentare lievemente poco sopra l’1 per cento. Sul fronte dei prezzi, il deflatore del PIL è atteso in accelerazione nel prossimo biennio tenuto conto della portata complessivamente espansiva della manovra di bilancio e degli interventi di politica fiscale programmati. Considerando i prezzi al consumo, per il 2019 la crescita resta contenuta grazie alla disattivazione completa degli incrementi delle aliquote IVA, mentre si stima una maggiore accelerazione per il biennio successivo.
La politica di bilancio per il 2019 promuove dunque gli investimenti per creare sviluppo e lavoro, il sostegno alle piccole e medie imprese e la lotta alla povertà.
Le misure previste in sintesi
Pensioni, reddito di cittadinanza, flat tax. Ma anche sterilizzazione degli aumenti dell'Iva e pace fiscale. Ecco la manovra da 37 miliardi del governo gialloverde.
NIENTE CLAUSOLE IVA PER 12,5 MILIARDI - Il primo impegno del contratto di governo è la sterilizzazione degli aumenti che scattano il primo gennaio 2019 (dal 10 all'11,5% per l'aliquota più bassa, dal 22 al 24% per quella più alta).
PENSIONI A QUOTA 100 - Il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano. L'obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a 'quota 100', probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio.
REDDITO E PENSIONI DI CITTADINANZA - Per la bandiera del M5S servono 9 miliardi (di cui 2,6 da attingere dalle risorse già stanziate per il Rei) a cui aggiungere un ulteriore miliardo destinato al rafforzamento dei centri per l'impiego. L'attivazione vera e propria della misura scatterà nei primi tre mesi del 2019. L'assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica "geografica", con l'obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un'occupazione al di fuori della propria città o Regione.
'PACE FISCALE' AL 20% CON TETTO 100.000 EURO - L'accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio stabilisce un'aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Sarà prevista l'opzione di dichiarazione integrativa ma con la possibilità di far emergere fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate e comunque con un tetto di 100.000 euro per periodo d'imposta. Per ridurre il contenzioso, si potranno inoltre sanare le liti con il fisco pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Allo stesso tempo, con la rottamazione ter delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.
DALLE PENSIONI D'ORO 1 MLD IN 3 ANNI - Il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro nell'arco di un triennio. La precisazione temporale è arrivata dopo gli annunci di Luigi Di Maio.
FLAT TAX PER GLI AUTONOMI - Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30.000 euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50.000 euro. L'obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65.000 euro. Dai 65.000 ai 100.000 euro si pagherebbe un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godrebbero di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.
SGRAVI IRES, SU UTILI REINVESTITI TAGLIO AL 15% - L'aliquota al 24% scenderebbe di 9 punti sugli investimenti in ricerca e sviluppo, in macchinari e in assunzioni stabili. Il costo sarebbe di 1,5 miliardi di euro. Dovrebbero essere anche confermati gli ammortamenti di Industria 4.0.
GIOCO D'AZZARDO E SIGARETTE - Nella manovra aumenta la tassazione sul gioco d'azzardo. Arrivano norme anche per chiudere il pregresso sulle sigarette elettroniche che negli obiettivi consentirebbe di salvaguardare migliaia di posti di lavoro nel settore.
ADDIO A SCONTI ACE E IRI - Per finanziare le agevolazioni fiscali alle imprese saranno abolite l'Ace, l'Aiuto alla crescita economica, e la mai nata imposta ridotta Iri, destinata al mondo delle Pmi e attesa dal primo gennaio 2019. Il recupero finanziario è di circa tre miliardi.
7 MILIARDI DI TAGLI, ANCHE SU IMMIGRAZIONE - Per legge i ministeri devono operare tagli per un miliardo l'anno. Lo sforzo richiesto potrebbe essere però superiore, pari a 3-4 miliardi. Promesso un taglio di 1,3 miliardi in 3 anni sull'immigrazione, di cui 500 milioni nel 2019, derivanti, secondo Matteo Salvini, da minori sbarchi e dal taglio "dei famosi 35 euro al giorno".
DA INVESTIMENTI SPINTA AL PIL - Il capitolo investimenti è quello più gradito al ministro dell'Economia, Giovanni Tria. E' previsto che valga lo 0,2 del Pil, pari a 3,5 miliardi. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale con uno sblocco dei bilanci dei Comuni (anche quelli in perdita) e con una revisione della soglia per gli appalti senza gara.
DECRETO TAGLIA LEGGI, NORME SU RC AUTO - La novità è l'arrivo di un secondo decreto, che scorpora dal dl fiscale norme altrimenti non omogenee. Il dl rinominato "taglia scartoffie e leggi inutili" cancella oltre 100 adempimenti per le imprese" e ingloba misure per garantire una Rc auto "più equa"; per sancire l'incompatibilità tra ruolo di governatore regionale e commissario alla sanità "per non avere più casi De Luca"; per bloccare i pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la P.a. (norma Bramini) e per bloccare "i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per l'intramoenia".
Spread stabile
All’indomani dell’approvazione della manovra e del dl fiscale da parte del cdm e l’invio alla Ue del Draft Budgetary Plan è stabile la partenza per lo spread fra Btp e Bund. Il differenziale segna 304 punti, sullo stesso livello della chiusura di lunedì. Il rendimento del decennale è pari al 3,55%.