9 dicembre forconi: 05/02/18

mercoledì 2 maggio 2018

IL CARDINALE PELL ANDRÀ A PROCESSO CON L'ACCUSA DI ABUSI SESSUALI: LO HA DECISO IL TRIBUNALE DI MELBOURNE.

GEORGE PELL SI È DICHIARATO ''NON COLPEVOLE'' 

ACCUSATO DI AVER VIOLENTATO MINORI TRA LA FINE DEGLI ANNI '70 E I PRIMI '80, AVREBBE ANCHE COPERTO ALTRI PRETI PEDOFILI. LE ACCUSE PIÙ GRAVI SONO STATE PERÒ RESPINTE DAL GIUDICE

Domenico Agasso Jr per www.lastampa.it

Il Porporato Prefetto in congedo della Segreteria per l’Economia andrà a processo con l'accusa di avere abusato sessualmente di diverse vittime alcuni anni fa. Il cardinale George Pell, 76 anni, sarà giudicato in Australia. Lo ha deciso oggi, 1 maggio 2018, il tribunale di Melbourne.

Il magistrato Belinda Wallington ha respinto alcune delle accuse che erano state ascoltate durante l'udienza preliminare di quattro settimane fa a Melbourne, ma ha deciso che ci sono comunque elementi sufficientemente forti da giustificare un processo davanti a una giuria. Quando ha chiesto al Porporato come si dichiarasse, il Cardinale, ex arcivescovo di Sydney e Melbourne, membro del Consiglio dei cardinali di papa Francesco (C9), dunque una delle figure più importanti della Curia romana, si è alzato e ha detto con voce ferma: «Non colpevole». 

Pell è accusato di abusi sessuali ai danni di minori avvenuti tra la fine degli anni Settanta e Ottanta a Ballarat, suo paese di nascita, e tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000 nella diocesi di Melbourne, dove era arcivescovo.
IL CARDINALE GEORGE PELLIL CARDINALE GEORGE PELL

I dettagli delle diverse accuse non sono noti ma oltre a quelle che lo vedono direttamente coinvolto vi sarebbero episodi di copertura di altri sacerdoti pedofili e perfino uno stupro. 

Sarà processato per alcuni casi di abuso ma la maggior parte delle accuse, soprattutto quelle più gravi, sono state respinte. 

Pell è arrivato in Tribunale questa mattina verso le 9,30 ora locale per la decisione sul rinvio a giudizio scortato dalla polizia ed è andato via dopo il verdetto tra le urla di alcuni manifestanti. Le indagini che hanno portato Pell alla sbarra sono iniziate nel 2012, dopo 10 anni di pressione da parte delle presunte vittime.

Ma il cardinale australiano George Pell, mentre era prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia, incriminato in Australia per gravi reati sessuali, aveva respinto le accuse e, con l’assenso di papa Francesco, ha poi preso un periodo di congedo dal suo incarico in Vaticano per potersi recare in Australia e difendersi in tribunale. Era il giugno dell’anno scorso.
George PellGEORGE PELL

In quella occasione il cardinale disse: «Queste materie sono oggetto di indagine da due anni, ci sono state fughe di notizie ai media, c’è stata una character assassination senza tregua. Guardo al giorno in cui mi potrò difendere davanti alla corte. Sono innocente, le accuse sono false e considero l’idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile». 

Pell comunicava di avere «informato regolarmente il Santo Padre in questi lunghi mesi e in numerose occasioni e abbiamo parlato della possibilità che io prenda un periodo di congedo per difendermi. Per questo sono molto grato al Santo Padre di avermi dato il congedo per tornare in Australia. Ho parlato con i miei avvocati per comprendere le tempistiche del mio rientro ed ho consultato i miei dottori per vedere quale sia il miglior modo per farlo. Sono sempre stato totalmente coerente e chiaro nel mio respingimento totale di queste accuse. Le notizie di queste accuse rafforzano la mia risolutezza e le procedure del tribunale mi offrono ora la possibilità di difendere il mio nome e tornare al mio lavoro a Roma». 
george pellGEORGE PELL

Il direttore della Sala stampa vaticana Greg Burke aveva contestualmente precisato che «da adesso in poi il cardinale non sarà presente a eventi liturgici pubblici». 

PAPA BERGOGLIO - DOCUMENTO SU PELLPAPA BERGOGLIO - DOCUMENTO SU PELL





Ora, appresa la notizia del rinvio a giudizio, il direttore della Sala Stampa vaticana ha dichiarato: «La Santa Sede prende atto della decisione emanata dall’autorità giudiziaria in Australia riguardante Sua Eminenza il Cardinale George Pell. L’anno scorso il Santo Padre gli aveva concesso un periodo di congedo per potersi difendere dalle accuse che gli erano state contestate. Tale disposizione rimane tuttora valida».

Fonte: qui

RUSSIA, LA PRIMA CENTRALE ATOMICA GALLEGGIANTE AL MONDO È SALPATA DA SAN PIETROBURGO DIRETTA VERSO L'ARTICO

TRA UN ANNO ARRIVERÀ IN ESTREMO ORIENTE A PEVEK, LA CITTÀ PIÙ A NORD DELLA RUSSIA E DI TUTTA L'ASIA.


Giuseppe Agliastro per ''La Stampa''
pevekPEVEK

La prima centrale atomica galleggiante al mondo ha iniziato il lungo viaggio che da San Pietroburgo la condurrà tra un anno in estremo oriente, a Pevek, la città più a Nord della Russia e di tutta l' Asia. La Akademik Lomonosov è salpata sabato dall' antica capitale degli zar accompagnata dall' entusiasmo delle autorità russe e dai timori degli ambientalisti - Greenpeace in testa - che temono che un incidente possa mettere a repentaglio l' ecosistema dell' Artico trasformando la centrale nucleare in una «Chernobyl fluttuante».

akademik lomonosov la prima centrale nucleare galleggianteAKADEMIK LOMONOSOV LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE GALLEGGIANTE
La Akademik Lomonosov, con i suoi due reattori da 35 megawatt l' uno, è capace di fornire energia elettrica a una città di 100.000 persone e potrebbe presto rimpiazzare la ormai antiquata centrale nucleare di Bilibino.

Ma soprattutto conferma la grande importanza che il Cremlino attribuisce all' Artide, ricco di idrocarburi e strategico dal punto di vista militare. La centrale atomica attraccherà in Chukotka dopo aver viaggiato lungo il Severnij Morskoj Put: la Rotta marittima settentrionale che collega Europa e Asia attraverso le fredde acque dell' Artico russo.
Una sorta di scorciatoia resa sempre meno difficoltosa dallo sviluppo tecnico, ma anche dallo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale.

La Akademik Lomonosov è stata realizzata nei cantieri della fabbrica Baltiyskiy di San Pietroburgo. I lavori sono iniziati nel 2009, e solo tre giorni fa la centrale atomica galleggiante ha potuto prendere il largo, trainata sulle acque della Neva e poi su quelle del Baltico. Il gigante viaggia adesso a una velocità di circa 4,5 nodi. Toccherà l' Atlantico, passerà a Nord della Scandinavia e tra circa 20 giorni attraccherà a Murmansk. Nella città della Russia settentrionale riceverà in autunno il combustibile nucleare necessario per il funzionamento dei reattori, e quindi nell' estate del prossimo anno navigherà per 5.000 chilometri alla volta di Pevek con a bordo i 69 membri dell' equipaggio.

akademik lomonosov la prima centrale nucleare galleggiante 4AKADEMIK LOMONOSOV LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE GALLEGGIANTE 
Una volta in funzione, la centrale fornirà energia al porto di Pevek, a una serie di piattaforme petrolifere e a un impianto di desalinizzazione.
Sarà sottoposta a revisione ogni 12 anni e dovrebbe essere smantellata tra 36-40 anni.
I piani del governo russo preoccupano gli ambientalisti.

«Dei reattori nucleari che si muovono su e giù per l' Artico pongono una ovvia e terribile minaccia a un ambiente fragile già sottoposto a pressioni enormi dal cambiamento climatico», ha affermato l' esperto di Greenpeace Jan Haverkamp, che ha parlato di potenziale «Titanic nucleare».
akademik lomonosov la prima centrale nucleare galleggianteAKADEMIK LOMONOSOV LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE GALLEGGIANTE


L' agenzia atomica russa Rosatom assicura invece che la Akademik Lomonosov è stata progettata nel rispetto dei più alti standard di sicurezza e che i suoi reattori nucleari non temono «né gli tsunami né altri disastri naturali» e «rispettano tutti i requisiti dell' Agenzia internazionale per l' energia atomica senza alcun rischio per l' ambiente».

A Mosca non hanno quindi alcuna intenzione di fare marcia indietro. Anzi, i lavori per una seconda centrale fluttuante capace di servire anche le zone più remote della Russia dovrebbero iniziare già il prossimo anno. E pare che 15 Paesi siano interessati a noleggiare centrali galleggianti in futuro, tra loro Algeria, Cina e Argentina.

Fonte: qui
akademik lomonosov la prima centrale nucleare galleggiante
AKADEMIK LOMONOSOV LA PRIMA
CENTRALE NUCLEARE GALLEGGIANTE 

SONO 850 MILIONI LE PERSONE CHE CAMPANO CON UN PUGNO DI RISO AL GIORNO.

''PRODURRE PIU’ CIBO “GENETICAMENTE MODIFICATO” SERVE A POCO. MEGLIO NON BUTTARE LA VERDURA'' 

LE GUERRE FANNO SCHIZZARE LA BUSTA DELLA SPESA: IN SIRIA I PREZZI CRESCIUTI DELL’800%

Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera

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Per una vita sana e attiva l' organismo mediamente ha bisogno di 2.100 calorie al giorno. Per dare un' idea: 100 grammi di latte corrispondono a 47 calorie, di pane 250, riso 300, maiale 171, manzo 115, cavolo 40, cipolla 40, banana 89, mela 52. Bene, oggi 815 milioni di persone mettono nello stomaco poco più di un pugno di riso al giorno. I dati del rapporto Fao, Ifad, Unicef, Wfp, Who mostrano un fenomeno in crescita: 38 milioni di affamati in più rispetto al 2015.

Numeri che vengono confusi e inghiottiti dentro una preoccupazione più generale: se oggi 815 milioni di persone non mangiano, come si potrà sfamare un pianeta che nel 2050 sfiorerà i 10 miliardi di abitanti? La risposta dell' industria e delle agenzie internazionali è una sola: bisogna produrre più cibo. Intanto vediamo dove oggi si soffre la fame e perché.

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La crisi alimentare più grave al mondo si consuma in Yemen, e coinvolge 17 milioni di persone. Tre anni di conflitti hanno reso l' accesso al cibo sempre più difficile. Sette anni di guerra in Siria hanno fatto impennare il prezzo degli alimenti dell' 800%, portando 6,5 milioni di siriani a soffrire la fame, insieme ai 7 milioni che vivono nella regione del Lago Ciad, diventata rifugio di terrorismi e persecuzioni.

Guerre e guerriglie sono la causa di malnutrizione nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria, Niger, Sud Sudan, Libia, Sahel centrale, Afghanistan. Poi ci sono gli choc climatici che colpiscono l' Etiopia, la Somalia, il Senegal, la Mauritania, il Burkina Faso e il Pakistan. A causa delle continue inondazioni e dell' alto tasso di povertà, milioni di persone hanno la pancia vuota in Bangladesh, Myanmar, Mongolia e in vaste aree rurali dell' India.

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La popolazione mondiale oggi è di 7,5 miliardi, salirà a 8,6 nel 2030, a 9,8 nel 2050. Questo mostra un rallentamento nella crescita demografica, con un' unica eccezione: l' Africa, che arriverà da sola a costituire il 50% dei 2,3 miliardi in più attesi fra 32 anni. In particolare si stima che la Nigeria diventerà il Paese più popoloso al mondo (oggi è il settimo). Sulla base di questi indicatori la Fao ha valutato che sarà necessario aumentare la produzione del 50%.

Da tempo i colossi della chimica fanno leva sul tema «fame nel mondo» per espandere le coltivazioni ogm, più recentemente la ricerca scientifica investe in quello che viene definito «il cibo del futuro»: nuovi alimenti capaci di soddisfare la domanda scoraggiando gli allevamenti intensivi. L' ultimo studio che ha come obiettivo «alleviare la fame nel mondo» arriva dalla Finlandia, dove un gruppo di ricercatori ha creato delle proteine in laboratorio partendo dall' energia rinnovabile.

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Il cofondatore di Google, Sergey Brin, ha finanziato la produzione dell' hamburger in laboratorio. Una carne un po' costosa, ma a basso impatto ambientale. Con una tecnica simile negli Stati Uniti c' è chi sta riuscendo a moltiplicare l' albume facendo a meno delle galline. La Fondazione «Bill&Melinda Gates», sta investendo negli incroci di mucche e polli per arrivare a «migliorare la produttività delle razze di bestiame disponibili per gli allevatori in Africa». Stanno nascendo gli allevamenti su larga scala di insetti: sono nutrienti, molto proteici, si riproducono velocemente e si adattano a qualsiasi habitat.

Idee, progetti e prodotti che porteranno ritorni economici ai Paesi più ricchi e alle multinazionali, senza spostare di una virgola l' origine del problema. Le più gravi «food crisis» nel mondo non sono causate dalla mancanza di cibo, ma dai conflitti armati che distruggono le infrastrutture, rendono impossibili le coltivazioni, impediscono le forniture, causano la chiusura di attività, interrompono l' occupazione e l' assistenza sanitaria, provocano recessioni economiche, e di conseguenza rendono proibitivo l' accesso ai mercati per l' acquisto del cibo.

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A questo si aggiungono le calamità naturali: cicloni e siccità hanno obbligato lo scorso anno 19 milioni di persone a spostarsi. Cyril Lekiefs, senior food security di Action contre le Faim, l' organizzazione internazionale che si occupa da decenni del tema, non ha dubbi: «Queste soluzioni sono destinate ai consumatori che vivono nel nord del mondo, l' hamburger di laboratorio non arriverà mai alle persone che campano con un dollaro al giorno».

L' unico modo per sfamare queste popolazioni oggi è quello di portargli da mangiare. Unicef, il principale fornitore di alimenti terapeutici pronti all' uso, sta investendo in tecnologia per rafforzare le infrastrutture, l' accesso ai servizi e alle informazioni. La Commissione Ue invece ci mette i soldi, ed è il più grande donatore al mondo: 750 milioni di euro nel 2016, e incoraggia la distribuzione dei voucher direttamente nei villaggi.

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Considerando che nei prossimi anni il grosso aumento demografico riguarderà proprio le zone rurali, disagiate e instabili dell' Africa, cosa si pensa di fare? Gli choc climatici e i conflitti si risolvono (o si arginano) solo ripensando modelli di sviluppo che passano da accordi internazionali, e con una più equa distribuzione della ricchezza. Senza questa precondizione, nessuno potrà arrestare la fame, e quindi i flussi migratori.

Mentre l' 11% della popolazione mondiale è malnutrita, 600 milioni di persone sono obese, e 1,3 miliardi sovrappeso. Secondo l' Organizzazione delle Nazioni Unite per l' Alimentazione e l' Agricoltura, ogni anno un terzo di tutta la produzione alimentare viene buttata prima che arrivi al consumo. Vale a dire 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore globale di un trilione di dollari l' anno. Secondo la Ong Action contre la fame «già oggi abbiamo la capacità di nutrire 10 miliardi di persone sulla terra. La fame non è un problema tecnico. È un problema politico».

Fonte: qui

China's Out Of Control Borrowing Binge Leads The Global Debt Addiction


China has developed a craving for consumer goods, the more luxurious, the better. Along with most other countries, China’s credit boom and spending spree are being followed by out-of-control debt.
While household debt is spiraling, the Chinese government is pushing to double the size of the economy by 2020 (setting this goal in 2010). This ambitious project will almost certainly entail more lending and increased debts. There is a question as to exactly how much more debt China can handle.
China’s debt has been rising steadily, from 141 percent of GDP in 2008 to 256 percent of GDP in 2017. This type of rapidly-increasing debt level has frequently been the precursor of a hard economic fall, and the world is watching China carefully.
While countries such as the U.S. and the U.K. also have large debt-to-GDP ratios, the difference is that both are high-income countries, while China has only reached middle-income status, with only $15,400 in household purchasing power. This is a quarter of the household purchasing power of the US. Getting out of debt on China’s low level of income will be far more difficult than in higher-income nations.

Like many global central banks, the People’s Bank of China(“PBOC”) has been injecting lots of cash into the system to try to provide some stability, which is only a temporary fix for a long-term problem. 
Increasing debt without a concurrent economic gain has inevitably led to the economic downfall. Out of 43 countries that experienced an increase of credit-to-GDP of more than 30 percent in five years, 38 of those countries faced a financial disaster. Those statistics do not bode well for China.
China’s economy ranks second globally. It is a leading trader and has the third-largest bond market. Any economic meltdown would have a global ripple effect, with neighboring Vietnam, South Korea, and Malaysia being most at risk. The US economy would feel the effects, as well. China has become an important market for US companies, such as Apple Inc., Intel Corp., and Yum! Brands. For these US companies, China represents a significant market and source of revenues. Intel Corp.’s Chinese revenues increased from 13 percent of total revenues in 2008 to almost double that amount, 24 percent, in 2016. Any financial crash in China would adversely affect the revenues of these and other US companies.
Thus far, China’s household debt has been reasonably leveraged because of easy and available credit. Higher interest rates could curtail this easy credit, but the PBOC has kept the interest rate at 4.35 percent. This inaction regarding interest rates does not mean the Chinese government and Chinese bankers are unaware of the debt problem. The government is encouraging smaller banks to merge to increase capital. Bad loans, however, remain a problem. In 2016, 41 banks wrote off 576 billion yuan in bad loans, up considerably from the 117-billion-yuan bad loan write-offs in 2013.
On the plus side, China has experienced stellar GDP growth, almost seven percent in 2017. This translates into increased profits and higher tax revenues. If this growth is sustained in the next few years, the debt-GDP ratio could remain steady at 290 percent.
China’s economic growth has encouraged widespread home buying and mortgage debts as property prices soar. Mortgage debt has increased by 25 percent in two years. People who have bought during the economic boom are now facing monthly mortgage payments that equal up to half of their monthly income. Household budgets are stretching to the breaking point. This has forced many to curtail spending elsewhere and putting off other necessary big purchase items. This at a time when the government is encouraging greater consumer consumption.
China has traditionally relied on savings as a buffer against financial disaster. However, many younger households will likely use those savings to pay off debt. This could present a problem during times of emergencies, as China’s welfare system and healthcare lag behind other developed nations who have created a more stable safety net. If the central bank does increase interest rates, higher mortgage payments could present genuine problems for homeowners, even though it would help curtail the spiraling debt problem and lavish consumer spending. This is not an easy dichotomy for the Chinese government to handle, and it may put it in a lose-lose situation.
China has grown from an export nation to a nation of consumers, all of whom are eager to stimulate the economy with increased spending. 
Like many other countries, China is on going down a road of unsustainable spending. This may mean that China’s boom may see a dramatic fall, and consumers may be saddled with debts they have no way of repaying.

CIRCA 1200 MILITANTI DELL'ESTREMA SINISTRA E 'BLACK BLOC' INCAPPUCCIATI HANNO FESTEGGIATO IL PRIMO MAGGIO DISTRUGGENDO LE VETRINE DI UN MCDONALD'S, INCENDIANDO UNA CONCESSIONARIA DELLA RENAULT E LANCIANDO MOLOTOV E FUMOGENI CONTRO I GIORNALISTI

LA POLIZIA HA FATTO RICORSO A GAS LACRIMOGENI E A CANNONI AD ACQUA 

200 FERMATI

Ansa.it

PARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIO
Circa 1200 militanti anarchici e dell'estrema sinistra incappucciati hanno preso la testa del corteo del Primo Maggio che si è tenuto a Parigi. I manifestanti hanno distrutto le vetrine di un McDonald's, hanno incendiato una concessionaria della Renault ed hanno lanciato ordigni incendiari e fumogeni contro i giornalisti. Le forze dell'ordine hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni e a cannoni ad acqua per respingere gli incappucciati. Dense colonne di fumo si sono levate sul cielo parigino, conseguenza degli incendi provocati dai violenti che hanno lanciato ordigni incendiari danneggiando diversi esercizi commerciali.
PARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIO

PARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIO













"Ferma condanna delle violenze e degli atti degradanti commessi a margine del corteo del Primo maggio a Parigi" è stata espressa dal ministro dell'interno francese Gerard Collomb in un tweet. Il ministro ha assicurato che "è stato messo in atto tutto il necessario per far smettere questi gravi disordini ed arrestare i responsabili di questi atti inqualificabili".
PARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIO
Circa 200 manifestanti 'black bloc' sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Il resto del corteo è stato costretto a deviare dal suo itinerario originale per arrivare a Place d'Italie. Fonte: qui
PARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIOPARIGI, 1 MAGGIO