KIM JONG-UN DISPONE DI 60 TESTATE ATOMICHE: BASTEREBBE UN SOLO ORDIGNO CON LA POTENZA DA 100 KILOTONI PER UCCIDERE 440 MILA PERSONE SE L'OBIETTIVO FOSSE BUSAN, IN COREA DEL SUD; 320 MILA A SEUL E 330 MILA A SAN FRANCISCO
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Nella base di Barksdale, in Louisiana, racconta il sito Defense One (gruppo editoriale di The Atlantic ), fervono preparativi da Guerra fredda. I piloti dormiranno vestiti, in «prontezza operativa». Negli hangar i bombardieri B-52, armati con testate nucleari, saranno in grado di decollare «all' istante». Non succedeva dal '91. Destinazione Corea del Nord?
Il generale David Goldfein, 58 anni, «Chief of Staff», il capo di stato maggiore dell' Air Force, ha spiegato al reporter di Defense One : «Non ci stiamo attrezzando per un evento specifico, ma per far fronte alla nuova realtà della situazione globale».
La notizia è stata ripresa da Fox News , il canale tv più vicino a Donald Trump, che invece l' ha messa in diretto collegamento con i piani nucleari del regime di Pyongyang. Al momento, però, il Pentagono non è uscito allo scoperto. E la parola del generale dell'Aeronautica, per quanto pesante, non basta da sola per evocare lo scenario di un attacco imminente.
La catena di comando, ha fatto notare lo stesso Goldfein, è lunga: parte dal presidente Trump, il «commander in chief», passa per James Mattis, Segretario alla Difesa, poi c'è Joseph Dunford, il presidente dei Joint Chiefs of Staff e arriva alle basi attraverso i generali John Hyten, a capo dello Stratocom (il Comando strategico delle forze nucleari) e il generale Lori Robinson, del Northern Command.
Il segnale, però, c'è e merita la massima attenzione. Il 5 ottobre scorso, il presidente aveva invitato alla Casa Bianca i vertici militari. Prima di cena, Trump li aveva strigliati, in diretta televisiva: «Dovete darmi più velocemente delle opzioni praticabili, non fatevi bloccare dalla burocrazia».
I rapporti tra «The Donald» e i «suoi generali» sono alterni, tormentati, esattamente come tutto il resto. In questi mesi ha preso nitidamente forma un blocco formato da Mattis, i due ex colleghi in servizio alla Casa Bianca, John Kelly e Herbert Raymond McMaster, il segretario di Stato Rex Tillerson.
È il filtro che sta cercando di gestire la strategia politico-militare nelle aree di crisi. Dalla Corea del Nord all'Iran. È possibile che l' allerta dei B-52, 24 ore su 24, sia una delle risposte attese dal presidente. Finora Mattis si è mosso con grande prudenza: l' attacco alla Corea del Nord porterebbe a una catastrofe immane. Ma il generale Dunford, la punta più alta della gerarchia, sostiene: non è «inimmaginabile avere opzioni militari per rispondere alla capacità nucleari di Kim Jong-un».
I servizi segreti americani non hanno ancora identificato tutti i potenziali obiettivi nemici: sono rimasti totalmente spiazzati, per esempio, dalle prove di fine luglio sui missili intercontinentali. Alex Wellerstein, storico della scienza al Steven Institute of Techonolgy di Hoboken (New Jersey), ha messo a punto un modello matematico di simulazione, «Nukemap», elaborando i dati sulle esperienze di Hiroshima e Nagasaki.
Non esiste la certezza che i B-52 sarebbero in grado di evitare la rappresaglia nordcoreana. Secondo le ultime stime, Kim Jong-un dispone di 60 testate atomiche.
Basterebbe un solo ordigno con la potenza da 100 kilotoni mostrata nel test di inizio settembre per uccidere 440 mila persone se l' obiettivo fosse Busan, Corea del Sud; 320 mila a Seul e 330 mila a San Francisco. Più ci sarebbero le vittime della Corea del Nord.
Circa mezzo milione di morti, solo nel primo giorno del conflitto e nel «migliore» dei casi.
Fonte: qui