9 dicembre forconi: 06/14/18

giovedì 14 giugno 2018

Bce annuncia stop QE a fine 2018, ma dipenderà da trend inflazione. Tassi fermi fino a estate 2019, euro crolla

E’ arrivato l’annuncio della Banca centrale europea (Bce) che a fine 2018 porrà fine al piano di quantitative easing (QE). Lo stop al QE è comunque legato all’evoluzione del quadro inflattivo. Gli acquisti di asset verranno dimezzati a partire da ottobre, passando da 30 miliardi di euro mensili a 15 miliardi fino a dicembre. Il Consiglio direttivo ha deciso che continuerà a effettuare acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività (APP) all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro fino alla fine di settembre 2018. Dopo il settembre “in base ai dati in arrivo che confermano le prospettive di inflazione a medio termine del Consiglio direttivo, il ritmo mensile degli acquisti sarà ridotto a 15 miliardi di euro fino alla fine di dicembre 2018”. A fine anno gli acquisti cesseranno.
Guidance sui tassi diventa più esplicita: tassi fermi fino a estate 2019
Il Consiglio direttivo della Bce ha lasciato i tassi di interesse fermi (0% il repo rate e -0,4% il, tasso sui depositi) e si aspetta che i tassi di interesse dell’area euro restino ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 “e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata alle attuali aspettative di un percorso di aggiustamento sostenuto”.

“Le decisioni di politica monetaria odierne – recita lo statement della Bce – preservano l’attuale ampio grado di accomodamento monetario che assicurerà che l’inflazione continui stabilmente a convergere verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine“.

Euro in picchiata, ora parola a Draghi 
Grande attesa ora per la conferenza stampa di Mario Draghi, in programma alle 14:30.  Sul mercato forte reazione dell’euro che nonostante l’annuncio della fine del QE scende con decisione. Il cross euro/dolalro è sceso finoa 1,1725 rispetto a quota 1,18 a cui viaggiava prima dello statement Bce.

Fonte: qui

PARLA L’EX ASSESSORE PAOLO BERDINI: "LA STORIA DEL NUOVO IMPIANTO DELLA ROMA PEGGIO DI MAFIA CAPITALE”. ECCO PERCHE’

"LANZALONE? NELLE RIUNIONI SEMBRAVA CONDIVIDERE LE COSE CHE DICEVO. SI VEDE CHE FINGEVA" 

Mauro Favale per la Repubblica
berdini.BERDINI.

«Mafia capitale aveva fatto emergere la disarticolazione delle funzioni pubbliche di un' amministrazione. Un esempio su tutti: si distrugge quel piccolo gioiello che era l' Ufficio Giardini del Campidoglio per dare in appalto alle cooperative legate al malaffare quelle stesse funzioni.

Quello che emerge dall' inchiesta sullo stadio della Roma, invece, è ancora peggiore, perché pare proprio che stavolta sia tutta la città e il suo destino a essere stata consegnata nelle mani del malaffare». Da un anno e mezzo Paolo Berdini, urbanista con solide radici a sinistra, ha abbandonato la giunta Raggi di cui è stato assessore fino a febbraio 2017, quando alcune sue dichiarazioni contro la sindaca gli costarono il posto, già traballante dopo le sue prese di posizione proprio contro il progetto dello stadio della Roma che definì «la più grossa speculazione immobiliare d' Europa».

stadio della romaSTADIO DELLA ROMA
Ne è ancora convinto?
«Sì e gli arresti di oggi lo confermano: il futuro della città è passato dalle mani pubbliche a quelle private. Non si tratta più di piccoli appalti, come nel caso di Mafia capitale, ma di un progetto enorme».

Luca Lanzalone, l' uomo che per la sindaca Raggi gestì il dossier stadio, la definiva «il pazzo»: che ricordi ha di lui?
«Rimango sconvolto da questo giudizio: chi è incolto da un punto di vista morale forse la pensa così. Eppure nelle riunioni che abbiamo avuto sembrava condividere le cose che dicevo. Si vede che fingeva».

Nel suo libro lei, invece, lo definisce «sindaco vicario»: perché?
PAOLO BERDINIPAOLO BERDINI
«Dopo l' arresto di Raffaele Marra, 16 dicembre 2016, la sindaca viene commissariata da due fedelissimi di Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede.
Subito dopo la Befana arriva anche Lanzalone che diventa il consulente della sindaca sullo stadio. Badi bene, della sindaca, non dell' amministrazione. Non ha un ruolo codificato eppure prende in mano la situazione e smentisce quello che avevo costruito con i tecnici dell' Urbanistica. È allora che decido di lasciare, al di là di come poi sono andate le cose».

Perché il progetto dello Stadio diventa così importante per l' M5S?
ROMA STADIO TOR DI VALLEROMA STADIO TOR DI VALLE
«Me lo spiegò il vicesindaco Luca Bergamo. Dopo l' uscita di Francesco Totti, quando disse in tv "Famo 'sto stadio", mi chiamò: "Paolo, dobbiamo fare l' impianto, una posizione contraria non la reggiamo in città"».

Fu fatto per un consenso elettorale?
«È evidente. Io dissi che il consenso si poteva ottenere se avessimo messo mano a un progetto sulle periferie abbandonate. Le buche non ci sono solo oggi, sa? Io provavo a chiedere un intervento organico e invece si pensava che la scorciatoia per il consenso fosse dire sì allo stadio. Panem et circenses ».

BERDINI NUOVO STADIO ROMABERDINI NUOVO STADIO ROMA
Dall' ordinanza del gip emerge il sistema corruttivo del costruttore Luca Parnasi: ci provò anche con lei?
«Mai, non si sono minimamente avvicinati. Ma la corruzione nell' urbanistica arriva quando mancano le regole. Il governo deve ripristinare l' autorità pubblica nel governo della città».

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
Che vuol dire?
«Basta con l' urbanistica contrattata che qui è nata nel periodo veltroniano e si è fatta malaffare nel periodo di Alemanno. Prima devono venire gli interessi pubblici poi, legittimamente, anche quelli dei privati che vogliono costruire e guadagnare. Ma dietro le trattative che non avvengono alla luce del sole si nasconde di tutto».

Raggi dovrebbe dimettersi?
PAOLO BERDINIPAOLO BERDINI










«La sua vittoria arrivò per un' esigenza impetuosa di buon governo e moralità. Dopo due anni di errori colossali bisognerebbe avere l' umiltà di riconoscere gli errori, riprendere il filo e puntare sulle periferie. Se non si fa così, il suo destino, dimissioni o meno, è segnato».

Fonte: qui


ECCO PERCHE’ VIRGINIA RAGGI, DALL’ALTO DELLA SUA INESPERIENZA, SI DEVE DIMETTERE

SERGIO RIZZO: “IL SUO CONSIGLIERE PIU’ STRETTO E’ AI DOMICILIARI CON L’ACCUSA DI CORRUZIONE, IL CAPOGRUPPO IN CONSIGLIO COMUNALE INDAGATO, INSIEME A UN ASSESSORE MUNICIPALE E ALTRI DUE ESPONENTI DEL M5S. COME POTREBBE AFFRONTARE TALE SFACELO POLITICO UN SINDACO ELETTO DOPO AVER GIURATO ‘ONESTÀ’, SE NON RIMETTENDO IL MANDATO?

TUTTE LE GIRAVOLTE GRILLINE SULLO STADIO, CHE E’ PASSATO DALL’ESSERE “UNA COLATA DI CEMENTO” A OPERA DA REALIZZARE METTENDO A TACERE TUTTI I CRITICI E I DISSIDENTI

“PER FARE LO STADIO PAGHIAMO TUTTI”: SOLDI, AFFARI E UOMINI DEL SISTEMA PARNASI

IL SINDACO SI DIMETTA
Estratto dell’articolo di Sergio Rizzo per “la Repubblica”

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
La reazione di Virginia Raggi a ruoli invertiti è facilmente intuibile: avrebbe chiesto le dimissioni immediate del sindaco. Una richiesta sacrosanta. Il consigliere più stretto ai domiciliari con l'accusa di essere un corrotto nell' affare dello stadio della Roma. Il capogruppo in consiglio comunale indagato, insieme a un assessore municipale e altri due esponenti del Movimento 5 Stelle già candidati alle politiche del 2018. Come potrebbe affrontare tale sfacelo politico un sindaco eletto dopo aver giurato «onestà», se non rimettendo il mandato?

virginia raggiVIRGINIA RAGGI









Ben più dei singoli episodi, le 288 pagine dell' ordinanza di custodia cautelare descrivono lo scenario di un clamoroso fallimento politico per chi si era presentato come la purga del vecchio sistema del malaffare.

[…] A condurre i magistrati su questa nuova pista sono state le intercettazioni telefoniche relative a un' altra inchiesta per corruzione, quella che coinvolge l'immobiliarista Sergio Scarpellini e l' ex braccio destro della sindaca, Raffaele Marra.

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
[…] Ecco allora il solito gioco che si mette in moto, con i soliti metodi. La politica che alza qualche ostacolo perché l'imprenditore di turno scopra qual è il prezzo per farlo abbattere. E se per caso salta fuori un assessore ostinato che non ci vuole stare, tipo il responsabile dell' Urbanistica Paolo Berdini, allora il costruttore e il rispettabile avvocato mediatore lavorano insieme per metterlo fuori gioco.
virginia raggi (4)VIRGINIA RAGGI (4)






[…] È chiara una cosa: se chi governa Roma avesse profuso nella pulizia urbana e nella cura delle strade le stesse energie spese nell' operazione dello stadio, la città non verserebbe oggi in condizioni pietose. Ovviamente Virginia Raggi era all' oscuro delle trame ricostruite nelle indagini. Ma […] Lanzalone era il suo consigliere, che lei stessa ha premiato nominandolo presidente dell' Acea. Né la giustificazione che quel rispettabile avvocato genovese le sia stato imposto da altri, magari dagli stessi vertici del Movimento, potrebbe alleggerire la posizione della sindaca in questo frangente. Tutt'altro. Il fallimento politico, in ogni caso, è suo. Lei ne porta la responsabilità oggettiva. E lei ne deve trarre le conseguenze, se vuole salvare almeno una briciola di questo fantomatico nuovo che avanza.

davide casaleggioDAVIDE CASALEGGIO
DA «COLATA DI CEMENTO» AL VIA LIBERA IL BLITZ DI GRILLO E LA GIRAVOLTA GRILLINA
Estratto dell’articolo di Anna Maria Greco per “il Giornale”

La svolta sullo stadio a Roma avviene quando cala nella capitale Beppe Grillo. Il 20 febbraio 2017 piomba in Campidoglio e prende in mano la situazione, piega la sindaca che si oppone. Partecipa alla riunione con la Raggi, Davide Casaleggio, il vicesindaco Luca Bergamo, la presidente della commissione Urbanistica Donatella Iorio e l'avvocato che supporta il Comune nel dossier, quel Luca Lanzalone poi diventato presidente dell'Acea e ieri arrestato.
Il via libera del Fondatore, però, arriva dopo varie giravolte. Prima spiega che la location giusta non è Tor di Valle […]
stadio della romaSTADIO DELLA ROMA

Il costruttore Luca Parnasi […] protesta contro lo stop, dopo 5 anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione. Le modifiche per cercare di accontentare tutti improvvisamente convincono Grillo e la Raggi. Due giorni dopo le sue prime dichiarazioni, Beppe annuncia che lo stadio si farà proprio a Tor di Valle, lo costruirà Parnasi e il referendum è saltato. Dove sono finiti i «criteri innovativi e condivisi» tanto sbandierati?

virginia raggi (3)VIRGINIA RAGGI (3)
[…] Grillo si scagliava contro le torri previste nel primo progetto e […] poi zittisce chi, tra i suoi, solleva obiezioni. Perché il Movimento è spaccato e i critici sono guidati dalla «pasionaria» Roberta Lombardi. […]

La Lombardi, in un post su Facebook boccia anche quello, parlando di «grande colata di cemento». Dal blog arriva il fulmine di Grillo: «Decidono la giunta e i consiglieri, i parlamentari pensino al loro lavoro». L' ordine è chiaro: lo stadio si deve fare. E in Campidoglio il garante del progetto è Lanzalone, che inizia a spadroneggiare senza avere alcun incarico ufficiale.

beppe grillo virginia raggiBEPPE GRILLO VIRGINIA RAGGI
Un' interrogazione urgente dell' opposizione chiede alla Raggi a quale nome parli e comandi. Lei lo difende, è l'uomo di Grillo, come si sente anche nelle intercettazioni. Il superlegale mandato dal Fondatore e da Casaleggio fa pressing sui consiglieri perché non si oppongano, spaventandoli anche con la sanzione economica. Un parere dell' Avvocatura capitolina inspiegabilmente viene secretato e nessuno tranne la Raggi lo può leggere. Salta la testa della consigliera Cristina Grancio, critica sullo stadio, che lo sollecitava. Tutto è gestito dai fedelissimi della Raggi, con la benedizione di Beppe e senza trasparenza.

luca parnasi mauro baldissoniLUCA PARNASI MAURO BALDISSONI
«PER FARE LO STADIO PAGHIAMO TUTTI» IL SISTEMA PARNASI
Valentina Errante e Sara Menafra per “il Messaggero”

C'è un unico metodo per gestire progetti diversi, che vanno dallo stadio della Roma all' aspirazione di realizzare anche quello del Milan. Il metodo del giovane e rampante Luca Parnasi, che uno stretto collaboratore definisce «tutto italiano, da anni 80», e la Procura di Roma considera un vero e proprio «asset di impresa», un ramo su cui investire all' interno di «un modello di corruzione sistemica, caratterizzata da un' opzione criminale insensibile ai mutamenti politici».
LUCA LANZALONELUCA LANZALONE

Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, partite dall' inchiesta sull' imprenditore Sergio Scarpellini che ha portato in carcere il fedelissimo di Virginia Raggi, Raffaele Marra, raccontano come il costruttore sarebbe riuscito a superare gli ostacoli alla costruzione dello stadio della Roma, avvicinando le nuove forze politiche, pagando contributi elettorali, distribuendo consulenze, promettendo posti di lavoro.

Nell' impresa impossibile di superare l' opposizione Cinquestelle alla costruzione del nuovo stadio arriva grazie a un personaggio centrale, Luca Lanzalone, presidente dei Acea ma, soprattutto, consulente per il Campidoglio sul dossier stadio, Wolf per Parnasi. Ora, dopo gli arresti di ieri, si congela tutto. Da quanto apprende Il Messaggero il Comune starebbe per inviare una comunicazione alla società di Parnasi Eurnova.

LUCA PARNASI - MAURO BALDISSONI - SIMONE CONTASTA - MARCELLO DE VITO - LUCA BERGAMO - VIRGINIA RAGGILUCA PARNASI - MAURO BALDISSONI - SIMONE CONTASTA - MARCELLO DE VITO - LUCA BERGAMO - VIRGINIA RAGGI
Parnasi poco prima delle ultime votazioni, in particolare regionali di marzo scorso, dice ai suoi che vuole responsabilizzarli: «Io spenderò qualche soldo sulle elezioni, che poi vedremo come vanno girati ufficialmente con i partiti politici. Anche questo è importante perché in questo momento noi ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro ed è un investimento che io devo fare.

Adesso è un investimento moderato, prima spendevo cifre che manco te le racconto», dice l' imprenditore nell' intercettazione che il gip Maria Paola Tomaselli definisce «il manifesto programmatico» di una associazione a delinquere che lui capeggiava e che era in grado, di volta in volta, di avvicinare esponenti politici di partiti apparentemente diversissimi tra loro.
LUCA LANZALONELUCA LANZALONE

Da un lato il Pd, con l' ex assessore Michele Civita che avrebbe fatto da tramite con la Regione perché non ponesse problemi alla cancellazione di un importante investimento urbanistico collegato allo stadio della Roma, il ponte di Traiano; da un lato un esponente locale di Forza Italia, con la speranza che «divenga assessore regionale»;

il sostegno elettorale (in chiaro) a Roberta Lombardi, funzionale, a dire dell' imprenditore, a nuovi progetti su Roma; e quando emergono le carte che parlano di un suo pagamento ad una onlus collegata alla Lega, alla preoccupazione segue il pensiero strategico: «Dimmi se sbaglio - confida a Luigi Bisignani - fa pure figo in questo momento che qualcuno dica da sinistra che Parnasi è vicino alla Lega, perché è il mondo ormai che conta».
luca parnasiLUCA PARNASI
Il momento delle elezioni regionali nel Lazio, e contestualmente delle politiche nazionali su cui pure investe, è per Parnasi delicatissimo.

LE ELEZIONI
Il 7 febbraio scorso convoca un fedelissimo per prevedere i pagamenti: «Io non voglio essere presente, esattamente l' opposto, io meno sono presente meglio è, per questo dicevo che in alcuni casi proprio perché mia mamma fa cognome Mangosi, al candidato che c' ho da dargli 5mila euro, lo faccio fa a mamma e si perde nel rivolo delle cinquecento persone... là dove devo fare duecentocinquanta...Non ti mando niente, ma dobbiamo stare pronti, da lunedì c' ho l' assalto alla baionetta». Il risultato però è presto incassato. Un suo collaboratore lo chiama il 6 marzo, all' indomani delle elezioni: «Quelli nostri, tuoi so passati!», ma l' imprenditore al telefono è prudente: «No vabbe io non c' ho nessuno».

Riccardo FraccaroRICCARDO FRACCARO
LO STADIO
Il ruolo fondamentale di Lanzalone, Parnasi lo ripete il 5 marzo scorso, quando insieme a Luigi Bisignani, è a cena in casa dell' imprenditore Pietro Salini, che gli dice di non avere rapporti con i Cinquestelle. È a questo punto che emerge quale sia stato il ruolo di Luca Lanzalone «messo da Grillo, dal professor Bonafede e da Fraccaro», è «riuscito con la Raggi, è l' unico, gli ha dato l' autorizzazione per lo stadio».

E parlando sempre del consulente del Comune aggiungono: «È colui che ha risolto veramente il tema dello stadio della Roma», l' investimento di Parnasi è centrato: «L' ho conosciuto, in una riunione, in cui io ero praticamente dato per spacciato perché avevano messo assessore all' urbanistica Paolo Berdini il quale era un pazzo totale, assoluto, matto a un certo punto la Raggi intuisce il fatto che poi alla fine se non avessi fatto lo stadio sarebbero stati problemi seri per lei».
Alfonso BonafedeALFONSO BONAFEDE

Ed è Lanzalone che promette a Parnasi di acquisire un immobile presso il Business Park dello stadio, dove trasferire la sede della società Acea. In cambio l' avvocato avrebbe ricevuto consulenze e incarichi, anche da altre società. Almeno una parcella da 54mila euro, tra le contestazioni.

PROBLEMI COL PONTE
Uno dei tanti obiettivi è ridurre i costi di realizzazione dello Stadio, anche a costo di togliere investimenti strutturali importanti. Sono due dei progettisti di Parnasi, a spiegare che ai tecnici del Comune è meglio non dire che la mancanza del ponte di Traiano darà enormi problemi di viabilità.

luigi bisignaniLUIGI BISIGNANI
«Levando il ponte sul Tevere quello che si viene a creare è che sulla via Del Mare...si crea caos di nuovo sulla Roma Fiumicino, ingresso a Roma ovviamente perché prima di questo si caricava sulla via Ostiense, adesso non c' è più la connessione sul Tevere», spiega Luigi Vergelli. E Luca Caporilli, altro progettista di Parnasi: «Va be ma tu questo non lo dire». Ma non basta, una volta incassato l' affare, l' idea di Parnasi era vendere il terreno dello stadio ad una società, la Dea Capital, incassando più di 200 milioni a fronte dei 42 spesi.

I MERCATI GENERALI
Lanzalone è pronto ad assistere Parnasi anche in una causa da 70milioni di euro contro l' amministrazione comunale. Quella dei «Magazzini generali». Scrive il gip: «A sussistenza di un vero e proprio sodalizio tra il Parnasi ed il Lanzalone che, in una assoluta confusione di ruoli, concertano di lavorare insieme al fine di perseguire ognuno i propri personali interessi attraverso la reciproca soddisfazione di quelli dell' altro. Ciò in totale spregio, per il pubblico funzionario, dell' interesse pubblico e delle regole di imparzialità e correttezza che dovrebbero presidiare l' attività della pubblica amministrazione e che vengono con assoluta spregiudicatezza disattese».

I CINQUESTELLE
roberta lombardiROBERTA LOMBARDI
Parte dal basso Luca Parnasi e per arrivare al capogruppo pentastellato in Campidoglio, Paolo Ferrara, avvicina l' assessore allo sport del X municipio Gianpaolo Gola, al quale Parnasi promette un' assunzione nella As Roma o al Coni. Così arriva a Ferrara e poi tenta di salire e finanziano la campagna elettorale di Roberta Lombardi. Così l' imprenditore, scrive il gip «rafforza i suoi legami con Ferrara e con Marcello De Vito che gli hanno avanzato tale richiesta, ricomprendo rilevanti incarichi nell' ambito dell' amministrazione capitolina».

Si legge ancora nell' Ordinanza: «La Lombardi oltre che candidata alla Regione, personaggio di spicco dei Cinque Stelle a livello nazionale e quindi destinata, in ipotesi di un successo elettorale di tale compagine nelle elezioni politiche, a ricoprire ruoli decisionali nel nuovo assetto che si determinerà all' esito del voto». Al consigliere Gola che gli chiede un appuntamento a quattr' occhi perché aspira ad un posto di lavoro, dopo aver parlato dei progetti su Coni e As Roma spiega i suoi veri interessi: «Mi serve una persona come te, che abbia conoscenza del mondo cinque stelle».
LUCA LANZALONELUCA LANZALONE

I PROGETTI
E Parnasi dopo avere incassato il risultato stadio non intende fermarsi: «Noi fatto lo stadio - dice intercettato - dobbiamo decidere cosa fare a Roma, dobbiamo capitalizzare il super rapporto che abbiamo con questo qua», dice a un collaboratore riferendosi a Ferrara. E i progetti da fare approvare sono un centro commerciale in località Pescaccio e la valorizzazione dell' immobile ex Fiat collocato in Roma viale Manzoni. Ma in programma c' è anche altro. Lanzalone gli assicura che Acea acquisterà un immobile presso il Business Park dello stadio e lì trasferirà la sede della società.

IL SOPRINTENDENTE
STADIO ROMASTADIO ROMA
Nelle carte dell' inchiesta sullo stadio c' è il nome di Francesco Prosperetti, il capo della Soprintendenza archeologia e paesaggio di Roma. È il dirigente pubblico che ha cassato il vincolo sulle tribune del vecchio ippodromo di Tor di Valle. Secondo il gip: «Gli esponenti del sodalizio - scrivono i pm - hanno assoldato l' avvocato Claudio Santini, già capo segreteria del Mibact, per avvicinare il soprintendente e consentire una diretta interlocuzione dei sodali con il predetto».

L'obiettivo è chiaro: far archiviare la proposta di vincolo portata avanti dalla vecchia soprintendente, Margherita Eichberg. È una mossa fondamentale, perché il blocco avrebbe precluso la realizzazione del progetto. Parnasi non schiera solo Santini.
Le indagini hanno rivelato il ruolo dell' architetto Paolo Desideri, amico di Prosperetti e datore di lavoro della figlia del soprintendente.

STADIO ROMASTADIO ROMA
Desideri sarebbe stato incaricato dal gruppo Parnasi - «pochi minuti dopo l' incontro con il soprintendente ed apparentemente su proposta dello stesso», c' è scritto nell' ordinanza - di redigere il progetto per il ricollocamento delle campate o della tribuna dell' ippodromo.
Sempre di Desideri è il progetto della stazione di Tor di Valle, tra le opere connesse alla realizzazione dello stadio. E la figlia di Prosperetti, annotano i pm, lavora per conto della società Abdr, di cui Desideri è socio e procuratore. Per gli inquirenti, non sarebbe pagata direttamente dallo studio, ma da altri professionisti a loro volta retribuiti dall' azienda. Il 15 giugno 2017 il ministero, sulla base di un parere emesso da Prosperetti, cassa il vincolo.

Fonte: qui


SCRIVI LANZALONE, LEGGI DI MAIO

L’AVVOCATO, FINITO NEI GUAI PER IL NUOVO STADIO DELLA ROMA, È STATO UN ''CONSIGLIERI" DI LUIGI DI MAIO CHE FU SPEDITO SUL CAMPIDOGLIO PER “ASSISTERE” VIRGINIA RAGGI, PREMIATO POI CON LA PRIMA POLTRONA DELL'ACEA 

LE CONSULENZE DI LANZALONE PER PARNASI 

TRA I 27 INDAGATI ANCHE IL CAPOGRUPPO M5S IN CAMPIDOGLIO, PAOLO FERRARA

LUCA LANZALONunLUCA LANZALONUN
Chi è Luca Lanzalone? L’avvocato, finito ai domiciliari nell’indagine sugli appalti per il nuovo stadio della Roma, è stato un ''consiglieri" di Luigi Di Maio, fino a quando il capo politico del M5s non ha deciso di spedirlo a Roma, direzione Campidoglio, per “assistere” Virginia Raggi e la sua amministrazione.

Quale miglior modo di tele-controllare la sindaca piazzandole accanto un uomo di fiducia? Solo quando si è liberata la casella di “consigliori” al suo fianco, Luigino ha deciso di affidarsi a Vincenzo Spadafora, aspirante Gianni Letta in salsa cinquestelle.  

LANZALONE E VIRGINIA RAGGILANZALONE E VIRGINIA RAGGI
L’ingrato compito di vigilare sulla giunta capitolina, Luca Lanzalone se l’è visto premiare con la poltrona di presidente di Acea, vera cassaforte romana. Tra le scrivanie e i corridoi della controllata, però, l’avvocato non ha dormito sogni tranquilli: ha ingaggiato una lunga e pervicace battaglia con l’amministratore delegato, Antonio Donnarumma…

Dal suo studio meneghino, Davide Casaleggio ha osservato e ponderato. Non fidandosi, fino in fondo, dei professionisti che giravano intorno a Luigino, ha deciso di spedire a Roma il fidato Stefano Buffagni. Un passato da consigliere regionale in Lombardia, Buffagni è entrato alla Camera il 4 marzo scorso come deputato e ha il ruolo di “longa manus” della Casaleggio Associati nelle stanze dei bottoni.

Estratto dell’articolo Michela Allegri, Valentina Errante e Sara Menafra per www.ilmessaggero.it

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO
Le accuse sono, a seconda delle posizioni, associazione a delinquere, due episodi di traffico di influenze illecite, 5 episodi di corruzione e 2 di finanziamento illecito. Quelle che per l'accusa sono tangenti venivano pagate in vari modi: contanti, dazioni di denaro coperte da fatture per operazioni inesistenti, assunzioni di amici e parenti, conferimenti di incarichi di consulenza.

L'ex assessore regionale Michele Civita (ai domiciliari) avrebbe ottenuto la promessa di assunzione di suo figlio in una delle società del gruppo Parnasi. Palozzi, 25mila euro coperti con una fattura per operazioni inesistenti. Lanzalone il conferimento di incarichi al suo studio professionale e la promessa di 100mila euro. Bordoni una somma in contanti, così come Leoni. Ferrara la promessa di un progetto di restyling del lungomare di Ostia che si sarebbe dovuto spendere a livello politico.
STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIOSTEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

STADIO ROMA:INDAGATO ANCHE CAPOGRUPPO M5S CAMPIDOGLIO
(ANSA) - C'è anche il capogruppo degli M5S in campidoglio, Paolo Ferrara, tra i 27 indagati della inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Nei primi mesi del 2017 Ferrara aveva partecipato alla trattativa con il gruppo Parnasi per la modifica della prima stesura del progetto sulla struttura che dovrebbe sorgere a Tor di Valle.
paolo ferraraPAOLO FERRARA

Una nuova Yalta contro la Germania?

La fine dell'Euro e del IV Reich è scritta nel destino per motivi geopolitici e geoeconomici oltre che militari. Si prospetta sempre più una nuova Yalta tra USA, Russia e Cina. Come attestano le trattative in sede neutrale tra il comandante in capo dell'esercito russo e dell'esercito americano e ovviamente il vertice tra Kim e Trump. Gli USA non saranno più il "Gendarme del Mondo" e non si faranno dissanguare per contenere Russia e Cina. Ci sarà anche un accordo sul commercio internazionale come è facilmente intuibile dalle attuali trattative tra Cina e USA per riequilibrare le bilance commerciali. Rinascerà dunque anche lo spirito di Bretton Woods che considerava gli squilibri prolungati delle bilance commerciali come l'anticamera della guerra. 

L'Europa egemonizzata dalla Germania è completamente tagliata fuori e sarà destinata all'implosione. Dovrà accettare volente o nolente il riequilibrio della bilancia commerciale con gli USA e prepararsi ad una grossa ristrutturazione del proprio apparato produttivo con enormi costi sociali, economici e finanziari che spingeranno ognuno a fare da sé anche alla luce delle recriminazioni di chi ha subito per anni e anni il meccanismo perverso (e in malafede) studiato dalla Germania: costringere a piani di austerità devastanti i paesi deboli dell'area euro allo scopo di ridurli a paesi vassalli e soprattutto di diluire la forza del marco nella miseria dei paesi deboli e grazie a questo aggredire i mercati mondiali vendendo le proprie merci a prezzi stracciati.

Trump ha capito il giochino e glielo ha rotto. Da Putin non ci sarà alcuna solidarietà dopo il colpo basso del golpe nazista a Kiev e l'avanzamento della Nato (allora gestita da Obama) fino al Don

Tanto al Cremlino lo hanno capito bene che il cervello del putch nazista era a Berlino anche se la mano era polacca. Ci hanno provato per la terza volta e anche qui sono stati scoperti. La Cina ha interesse a disintegrare l'Europa per levarsi di torno un pericoloso apparato produttivo concorrente, figuriamoci se muoveranno un dito

La nuova Yalta sarà contro la Germania, come la precedente. Solo il disarcionamento di Trump potrebbe fermare questo movimento ma è ampliamente improbabile. L'Italia ha già vissuto il suo 8 Settembre schierandosi con Trump e Putin e contro la Merkel e Macron grazie al nuovo governo che ha disarcionato i lacchè di Berlino.
Questo è quello che sta succedendo, e in un paio d'anni sarà più chiaro. Chi darà fuoco alle polveri facendo crollare il IV Reich è poco importante, tanto è già stato deciso altrove. Mi gioco la mia credibilità (se c'è, per carità io non sono nessuno). 

Fonte: qui

Scontro tra populismi sulla pelle dei migranti: Macron attacca Salvini per colpire Le Pen, fingendo superiorità etica sull'immigrazione

Una guerra tra populismi(e banchieri), italiano e francese, sulla pelle dei migranti. Da un lato, Matteo Salvini, sempre più dominus del governo gialloverde e 'guastatore' delle diplomazie europee. Dall'altro lato, Emmanuel Macron, che non ha una superiorità etica da rivendicare in tema di accoglienza, basti guardare i punti caldi di frontiera come Ventimiglia o Calais. Eppure il presidente francese rintuzza gli attacchi di Salvini, non si scusa per le parole arrivate ieri da Parigi sul caso della Aquarius (il suo portavoce di En Marche ha parlato di approccio "vomitevole"). Macron contrattacca, tanto che il premier Giuseppe Conte è costretto a valutare seriamente l'ipotesi di annullare il bilaterale di venerdì all'Eliseo. Macron attacca Salvini per non cedere all'avversaria interna Marine Le Pen.
Mai come in questo momento le ragioni di politica interna hanno preso il sopravvento su quella comunitaria. L'Ue vede la sua fine da vicino. Nell'informativa in Senato Salvini è più che chiaro: "Non possiamo essere gli unici a salvare vite nel Mediterraneo. Se l'Ue c'è, batta un colpo o taccia per sempre". Angela Merkel lancia un grido d'allarme per bloccare il nascente 'asse dei volenterosi' tra Roma, Berlino e Vienna lanciato dal Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, alleato di Salvini. "Oltre all'Italia, molto esposta alla migrazione - dice Merkel - ci sono anche la Grecia e la Spagna, ci deve essere cooperazione".
Ma oggi la scena è tutta concentrata sullo scontro muscolare tra Salvini e Macron. Il primo detta le condizioni per la tregua dopo l'informativa sul caso Aquarius in Senato. Conte fa bene a non andare in Francia "se non ci sono scuse ufficiali", dice. Le detta innanzitutto al presidente del Consiglio, continuando con la linea di questi giorni: quella di prendersi tutto lo spazio che può nel governo. In Senato, per dire, Salvini parla dalla poltrona di solito riservata al presidente del Consiglio, che è diversa da tutte le altre nei banchi del governo. Una prassi che altri ministri hanno usato prima di lui, quando il premier non c'è in aula. Però nel caso di Salvini, la poltrona 'presa' al capo del governo calza a pennello con la strategia - finora andata a segno - di determinare connotati, approcci e sorti di questo esecutivo.
Ma se il ministro dell'Interno detta le condizioni, Macron non si piega. Se dessi ragione a chi cerca la provocazione – sono le sue parole - aiuterei forse i democratici? Non dimentichiamo chi ha interloquito con noi, li conosciamo bene". Certo, aggiunge, la Francia "lavora mano nella mano con l'Italia" per gestire i flussi migratori "in maniera esemplare". Ma si riferisce ad un'era passata, quella del governo Gentiloni con Marco Minniti al Viminale, "un lavoro in Libia e nel Sahel", dice, che ha portato a "dividere per dieci gli arrivi". Ora non bisogna invece "cedere all'emozione che qualcuno strumentalizza", no alla "politica del peggio che rende tutti sudditi dell'impero delle emozioni".
Il punto è che Macron è l'altra faccia di Salvini in tutto questo mare di disperazione e immigrazione. Usa le debolezze dell'Europa per farsi una patente di leader moderato, punto di riferimento di una parte del vecchio establishment che vorrebbe truccarsi un po' per restare in piedi uguale a se stesso. Solo ad aprile scorso il presidente francese non ci ha pensato due volte per andare a flirtare con il più populista di tutti: Trump, visita a Washington con première dame al seguito, insieme a Donald e Melania un quartetto di sorrisi e abbracci che ha lasciato di stucco le deboli Cancellerie europee, a cominciare da Merkel. Certo, il flirt è durato poco, annegato nel fallimento del G7 in Canada, ma intanto c'è stato.
Ecco: è con questa materia politica che l'Ue si ritrova ad avere a che fare oggi. Sconfitta e impotente. Ma soprattutto è con questo che si trovano ad avere a che fare i milioni di immigrati in cerca di una vita. Non a caso, sugli attacchi della Francia, Salvini riceve l'assist di tutto l'emiciclo del Senato. Anche dal Pd, che parla per bocca dell'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti: da Parigi "parole volgari", dice.
Naturalmente il leader della Lega ci sguazza. In aula fa un comizio a uso e consumo delle sue dirette Facebook. Tra le mani ha la relazione che gli hanno preparato i tecnici del Viminale, ma se ne infischia. La legge solo fino a un certo punto: "Ci sono altre pagine ma preferisco dedicare tempo a voi più che ai numeri...". I numeri per Parigi però non li risparmia: "Dal primo gennaio al 31 maggio la Francia ha respinto 10.249 esseri umani, compresi donne e disabili. Si era impegnata ad accogliere 9.816 profughi, ne ha accolti 640".
Riscuote il sostegno convinto di tutto il centrodestra - che gli dedica una standing ovation alla fine - più il M5s. In aula fa parlare il senatore leghista Tony Iwobi, nigeriano, altro colpo di teatro della strategia leghista. E' lui che ricorda alla coscienza di Macron il caso di una migrante in procinto di partorire, bisognosa di cure e respinta alla frontiera francese, evento di pochi mesi fa: lei è morta dopo il parto.
Ma il presidente francese fa finta di non sentire su questo. Difende la Francia come un populista qualunque, interessato più alle ragioni della politica interna che al bene dell'Ue, men che meno al dramma degli immigrati. Come Salvini, che però arriva al governo dopo che, per tanti anni, l'Italia ha accolto, eccome. "Macron continua istericamente la sua guerra al popolo italiano che in quanto a generosità ha poco da imparare", insiste il ministro dell'Interno a sera su Radio 105. "Chi partì per bombardare la Libia? Chi sta facendo concorrenza, leale o sleale, chi sta cercando di destabilizzare quel Paese? Amici amici va bene, ma passare per fesso no. Preferisco vini e formaggi italiani a quelli francesi, tie'!", continua il leader leghista. E sfoggia sondaggi:
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La Aquarius intanto continua la sua odissea nel Mediterraneo, insieme alle due navi italiane sulle quali sono stati smistati i suoi 629 migranti. Direzione Valencia, arrivo previsto sabato: mare permettendo, il meteo non promette bene. E intanto Medici senza frontiere smentisce la ricostruzione di Salvini: "Non è vero che non abbiamo voluto sbarcare le sei donne incinte", il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano (MRCC) voleva trasferirle "senza i loro mariti. Abbiamo sottolineato l'importanza di non separare le famiglie e di non effettuare evacuazioni contro la volontà delle persone. Non abbiamo più ricevuto risposta dalle autorità italiane nè alcuna conferma. La situazione medica generale era comunque stabile...".

Fonte: qui

Niente scuse, sono francesi (Mediaset)
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