9 dicembre forconi: 10/22/16

sabato 22 ottobre 2016

Isteria americana: sanzioni, disinformazione e terrorismo non fermano i BRICS

Pochi giorni fa a Goa, in India, i leader dei Paesi BRICS compivano un altro passo verso la riforma dell’ordine mondiale. 
Nonostante le affermazioni occidentali e di certi media ed esperti russi sui BRICS in crisi ed organizzazione non più necessaria, è improvvisamente apparso chiaro che l’unione, consolidando le maggiori economie in via di sviluppo, si rafforza a pieno. 
Se si chiamano le cose con il loro nome, allora va riconosciuto che i BRICS sono più vivi di tutti i vivi e saranno ai funerali di coloro che ne affermano la morte. Va attirata l’attenzione su un fatto che ha molto addolorato gli Stati Uniti, in particolare dipartimento di Stato e CIA. 
Se si ricorda, fecero sforzi titanici per organizzare l’impeachment dell’ormai ex-Presidentessa brasiliana Dilma Rousseff. L’operazione è stata lunga, sporca e le orecchie statunitense sporgevano dalle quinte, tanto che fu del tutto indecente. Dall’ascesa del protetto degli statunitensi Michel Temer, molti si aspettavano l’imminente fine dei BRICS. In pratica, gli statunitensi furono palesemente ingannati. Temer arrivava a Goa con una corte di uomini d’affari brasiliani dichiarando di accoglierne i necessari investimenti nel Paese. Non una parola su abbandono o crollo dei BRICS. Tutte le conversazioni riguardavano i soldi. 
Gli statunitensi ne saranno offesi, non avendo trovato in Brasile il suo Poroshenko. Netto fallimento della politica estera degli Stati Uniti. 
In questo contesto, passava inosservata la notizia che la Nuova Banca per lo Sviluppo (Banca BRICS), creata congiuntamente, dal prossimo anno investirà in specifici progetti infrastrutturali, anche in Russia, e probabilmente avvierà l’emissione di obbligazioni nelle valute dei Paesi BRICS, anche rubli. 
Così, il dominio del sistema finanziario globale di FMI e Banca mondiale volge visibilmente al termine. 

La ciliegina sulla torta è la dichiarazione dei leader dei BRICS che l’organizzazione debba svolgere un ruolo più importante nell’influenzare l’agenda internazionale. Ciò fu vivacemente e fermamente espresso dal leader cinese Xi Jinping. Traducendone la dichiarazione dal linguaggio diplomatico a uno semplice: influenzare l’agenda globale è un gioco a somma zero. Quando qualcuno influenza di più, l’altro influenza di meno. E sono gli Stati Uniti, che hanno influenzato tutti, che influenzeranno di meno.

I tentativi diplomatici statunitensi (e di certi europei) di proteggere terroristi e specialisti militari statunitensi intrappolati ad Aleppo appaiono francamente grotteschi in questo contesto, minacciando la Russia di nuove sanzioni, che l’entourage di Angela Merkel ha già accettato, a quanto pare per spaventare Vladimir Putin. Il piano non ha funzionato, ed è improvvisamente chiaro che non solo non ha funzionato, ma ha fallito miseramente. 
Si guardi cosa il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini, ha detto: “Le sanzioni sono attivamente discusse sui media, ma non nelle nostre riunioni. Non un solo Paese l’ha proposto nei nostri incontri“. 
Uh oh! Ecco cosa accade quando bluffano? 
Gli statunitensi hanno effettuato un attacco psicologico e mediatico contro la Russia, scoprendo in realtà che nessuno aveva proposto nuove sanzioni. Non solo è una vergogna, ma un segno di disperazione. 
Cosa potranno fare gli statunitensi per rallentare la fine della loro egemonia globale? Si daranno da fare con campagne di disinformazione, coi media che controllano. E lo fanno. Possono anche accanirsi con i rastrellamenti diplomatici. E lo fanno. Possono imporre sanzioni. E lo fanno. Purtroppo hanno anche la possibilità di usare il terrorismo. E lo fanno pure.
Credo che Motorola sia stato vittima delle ambizioni geopolitiche statunitensi. Sottolineo che questa valutazione non dipende da chi ha piazzato l’esplosivo o a quale gruppo o nazionalità appartenesse. Non importa, questo crimine porta agli Stati Uniti, e vi si deve rispondere a freddo, abilmente, in modo asimmetrico e naturalmente senza rivendicarla. L’isteria dei falchi statunitensi dimostra ancora una volta che la tattica fredda e costante della Russia produce i risultati migliori. Non va cambiata e va continuata scacciando gradualmente gli statunitensi, prestando particolare attenzione a quei punti nel mondo che gli sarebbero più dannosi. Perdere Aleppo è un disastro tangibile per gli statunitensi. Per noi, lo ripeto, non c’è che una sola opzione: continuare lentamente e costantemente a fare pressione nel mondo. E chi resisterà fino alla fine sarà il vincitore di questo conflitto geopolitico. Le crepe dell’egemonia degli USA sono già visibili e l’isteria statunitense è già frastornante. È impossibile interrompere la creazione del mondo multipolare.
Ruslan Ostashko, PolitRussia, 18 ottobre 2016 – Forte Russ
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Sauditi e cinesi si sbarazzano di 346 miliardi di titoli degli USA

Un mese fa, quando osservano l’ultimo aggiornamento della FED sui titoli del Tesoro detenuti, notammo qualcosa di preoccupante: erano scesi drasticamente, di oltre 27,5 miliardi in una settimana, la maggiore riduzione in una settimana dal gennaio 2015, portando il totale delle riserve a 2830 miliardi di dollari, il minimo dal 2012.

Un mese dopo, aggiorniamo i dati scoprendo che nell’ultimo aggiornamento settimanale, le banche centrali straniere continuano a liquidare i titoli degli Stati Uniti tenuti in conto deposito dalla FED, scendendo di altri 22,3 miliardi la scorsa settimana, arrivano a titoli detenuti per 2805 miliardi di dollari, il nuovo minimo dal 2012.1-tsy-custodyPoi oggi, oltre ai dati sui titoli della FED, vi sono gli ultimi dati mensili del Treasury International Capital che mostrano che la stessa tendenza preoccupante del mese prima accelera. Ricordiamo che negli ultimi 12 mesi abbiamo osservato una non così furtiva, ma difatti massiccia vendita, per 343 miliardi di dollari, di titoli del Tesoro da parte delle banche centrali estere nel periodo luglio 2015- luglio 2016; senza precedenti per dimensioni e ambito. Arrivando ad oggi, nell’ultimo aggiornamento mensile, di luglio, si scopriva che quello ciò che un mese prima era “semplicemente” il record di 343 miliardi di vendite delle banche centrali estere nel periodo LTM, terminato il 30 luglio, un mese dopo il dato era balzato a 346,4 miliardi, cioè oltre un terzo di triliardo di titoli del Tesoro venduti negli ultimi 12 mesi.2-tsy-sales-1Tra i maggiori venditori, secondo i prezzi di mercato, non a caso vi era la Cina, che a luglio “vendette” 34 miliardi di titoli degli Stati Uniti (se la cifra effettiva è diversa, in quanto questa particolare serie viene regolata dalle variazioni di mercato (MTM), sarà simile), la più grande svendita mensile dal 2012, portando il totale a 1185 miliardi di dollari, il più basso dal 2012.3-20161018_chinatsyNon solo la Cina: l’Arabia Saudita continua a vendere i suoi TSY, e ad agosto i titoli dichiarati (ancora una volta regolati dal MTM), scendevano da 96,5 a 93 miliardi, il minimo dall’estate del 2014.4-20161018_sauditsyCome sottolineammo un mese fa, è sempre più evidente che banche centrali estere, fondi sovrani, gestori di riserve e praticamente ogni altra istituzione ufficiale in possesso di titoli degli Stati Uniti, liquidano le partecipazioni a un ritmo molto preoccupante. 
In alcuni casi, come la Cina, ciò viene compensato dalla pressione della svalutazione; in altri, come l’Arabia Saudita, fornisce i fondi necessari per compensare il crollo del petrodollaro e colmare il deficit di bilancio impennatosi nel Paese. 
Allora, a chi vendono? 
La risposta, almeno per ora, sono i privati, in altre parole, proprio come nel mercato azionario l’investitore al dettaglio è il detentore finale, nel caso dei titoli del Tesoro degli USA “gli investitori privati” esteri e nazionali ne depositano a centinaia di miliardi nelle banche centrali. 
Chissà se lo farebbero sapendo chi glieli vende. 
Nel frattempo, se solo due mesi prima i rendimenti erano ai minimi storici, improvvisamente il quadro s’invertiva e i titoli detenuti improvvisamente preoccupano BoJ, FED e fors’anche BCE, riducendo presto gli acquisti a lungo termine. Cosa succederà se, oltre alle vendita delle istituzioni ufficiali estere, anche i privati cesseranno di acquisire. 
La risposta? 
Altra monetizzazione del debito dalla FED degli Stati Uniti sarà il risultato più probabile, cioè più Quantitative Easing. Badiamo a questo perché, divertente, la FED ancora cova l’ingenua speranza di alzare i tassi nelle prossime settimane.
Zerohedge 18 ottobre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora