MA I MANIFESTANTI, VISTO CHE CI SONO, ORMAI CHIEDONO UNA VERA DEMOCRAZIA.
LA POVERA DONNA VORREBBE ANDARSENE, MA I CINESI LA OBBLIGANO A RESTARE
1 – HONG KONG, MEDIA: LAM RTIRERÀ LEGGE SU ESTRADIZIONI IN CINA
(LaPresse) - La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, intende ritirare del tutto la contestata proposta di legge sulle estradizioni in Cina, che ha scatenato le proteste che vanno avanti da circa tre mesi nella ex colonia britannica. Lo riferisce il South China Morning Post, precisando che il ritiro dovrebbe essere annunciato nel pomeriggio e che in questo modo il governo acconsentirà a una delle cinque richieste dei manifestanti. Precedentemente Lam aveva solo sospeso la proposta di legge.
2 – HONG KONG, MEDIA: LAM RITIRERÀ LEGGE SU ESTRADIZIONI IN CINA
(LaPresse/AFP) - Un deputato pro-establishment, che ha chiesto di mantenere l'anonimato, ha riferito ad AFP che il suo gruppo è stato convocato per incontrare Lam nel pomeriggio locale di mercoledì alle 16 (cioè alle 10 di stamattina in Italia) per un grande annuncio. La fonte, tuttavia, ha detto di non sapere di che annuncio si tratterà. Sull'onda delle indiscrezioni pubblicate dal South China Morning Post, riportate simili anche dal sito HK01, la Borsa di Hong Kong è volata, con l'indice Hang Seng che è salito di oltre il 3%.
3 – BORSA, HONG KONG CHIUDE A +3,9% SU RITIRO LEGGE ESTRADIZIONE
(LaPresse/AFP) - Chiusura in forte rialzo per la Borsa di Hong Kong, in scia alla notizia che il governo ha intenzione di accettare una richiesta dei manifestanti e di ritirare un disegno di legge per l'estradizione in Cina. L'indice Hang Seng Index, che è sceso di oltre il 10% da quando sono iniziate le proteste - si è impennato e ha chiuso la seduta con un rialzo del 3,90% a 26.523,23 punti. Nella Cina continentale, l'indice di riferimento di Shanghai, il Composite Index, è salito dello 0,93% a 2.957,41 punti, mentre l'indice Shenzhen Composite è cresciuto dello 0,67% a 1.636,40 punti.
4 – L’AUDIO RUBATO CHE AGITA HONG KONG
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
Con la città che dovrebbe amministrare entrata nella quattordicesima settimana di rivolta, con migliaia di giovani che gridano «Riprendiamoci Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi», la polizia che ormai minaccia anche le allieve delle medie in gonna e camicetta bianca unite in catene umane per protestare e lo spettro dello stato d' emergenza, la governatrice Carrie Lam vorrebbe solo dimettersi e andarsene. Se a Pechino glielo permettessero.
Qualcuno ha passato all' agenzia Reuters la registrazione di un discorso privato tenuto la settimana scorsa dalla Chief Executive che una volta era definita «the good fighter», la buona combattente. Si sente distintamente la signora, con voce bassa, umiliata, confessare di non avere spazi di manovra perché «sfortunatamente debbo servire due padroni: il governo di Pechino e il popolo della nostra città» .
Nell' audio, in inglese, la governatrice ammette che «aver causato questo caos è imperdonabile», e sostiene che se la scelta spettasse a lei «me ne andrei, dopo aver chiesto profondamente scusa mi dimetterei». Dalla sua relazione emerge anche una lettura di prima mano di come Xi Jinping e il suo Politburo stanno seguendo i fatti.
La governatrice che non governa più la sua città dice alle persone in sala, membri della business community: «Il problema è come aggiustare le cose, ma come?». E sostiene che non si può fare perché «per la dirigenza di Pechino la crisi ha raggiunto un livello di sovranità nazionale e di sicurezza». Aggiunge di non credere che la Cina userà l' esercito «perché mandare i soldati comporterebbe per il governo centrale un prezzo troppo alto che al momento lo spaventa, forse non gli importa di Hong Kong, ma gli importa il profilo internazionale del Paese».
Secondo Carrie Lam a Pechino «vogliono giocare una partita lunga per Hong Kong», aspettare senza fare concessioni al movimento che ogni giorno si scontra con la polizia, ai giovani più duri che bloccano la strada per l' aeroporto e incendiano barricate nel centro. E intanto «Hong Kong soffre, perde nel turismo, nell' economia, in Borsa», geme Lam.
Alla fine del discorso la signora, 62 anni, si lamenta anche di non poter uscire più: «La vita di Hong Kong è stata rovesciata e anche la mia esistenza è stata sconvolta, non è il momento di autocompatirsi, ma non posso circolare, entrare in uno shopping mall, andare dal parrucchiere, perché la voce circolerebbe subito sui social network e arriverebbe una folla in T-shirt nera con il volto mascherato».
La registrazione è stata diffusa lunedì. Ieri la governatrice si è presentata con voce più ferma davanti alla stampa negando di aver mai presentato le dimissioni al governo di Pechino, ma non ha potuto contestare l' autenticità della registrazione. Da giorni a Hong Kong circolano voci sull' imposizione della Emergency Regulations Ordinance, una normativa coloniale britannica del 1922 lasciata in eredità all' amministrazione cinese nel 1997: permetterebbe di censurare le informazioni che corrono su Internet, detenzioni amministrative e deportazioni. Il governo di Hong Kong la sta valutando, per cercare di spegnere la rivolta prima dell' 1 ottobre, 70° anniversario della fondazione della Repubblica popolare.
Lo stato d' emergenze è stato evocato ieri anche a Pechino dal portavoce dell' Ufficio per gli Affari di Hong Kong: «Se la situazione dovesse mettere a rischio la sovranità nazionale, il governo centrale non resterebbe inattivo». Carrie Lam assicura che a Pechino non hanno in mente l' 1 ottobre come scadenza per l' intervento di forza, ma nell' audio «rubato» la si sente dire che a Hong Kong la celebrazione sarà in sordina, per non provocare disordini.
Fonte: qui