9 dicembre forconi: 2017

domenica 31 dicembre 2017

RENZI BLINDA IL “SUO” CDA IN FERROVIE DELLO STATO

MAZZONCINI E GLI ALTRI CONSIGLIERE SI FANNO RINOMINARE PER EVITARE DI SCADERE NEL 2018 CON UN NUOVO ESECUTIVO 

L’ASSEMBLEA VARA UN AUMENTO DI CAPITALE DI 2,8 MILIARDI PER SOSTENERE L’INGLOBAMENTO DI ANAS NEL GRUPPO FS

Claudio Antonelli per “la Verità”

MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZIMARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI
Anas entra nel gruppo Fs e nasce il moloch dei trasporti. L'operazione, renziana fino al midollo, dopo aver avuto la benedizione della manovrina di aprile è stata avviata alla vigilia di Natale, quando la maggior parte degli italiani era intenta a preparare il cenone. E ha visto il suo formale completamento con l' assemblea di ieri.

Ancora una volta le feste servono al governo - soprattutto alla compagine renziana - per portare a termine un mega progetto di unione tra rotaie e gomma. Che però non è altro che la creazione dell' Iri dei trasporti. L' assemblea di Fs ieri non si è limitata soltanto a varare un aumento di capitale da 2,86 miliardi necessario a sostenere l' inglobamento di Anas con il relativo debito, ma ha fatto un blitz nel più totale silenzio e, alla faccia della trasparenza politica, molto efficace. Ha infatti rinnovato il cda confermando praticamente tutti i nomi. Il dettaglio è diabolico.

mazzoncini delrioMAZZONCINI DELRIO
Il presidente Gioia Ghezzi e l' amministratore Renato Mazzoncini sono stati confermati, con il risultato che non scadranno - come previsto - ad aprile, ma rimarranno in carica per altri tre anni e non rischieranno di dover finire sotto la lente del prossimo governo e la relativa tagliola dello spoils system. A breve dovrebbe succedere la stessa cosa anche per il consiglio d' amministrazione di Anas. Un rinnovo-conferma entro gennaio consentirebbe agli attuali vertici di permanere sulla poltrona fino al 2020 e chiudere il cerchio del progetto renziano, che vede in Mazzoncini il suo fiore all' occhiello.

mazzoncini delrioMAZZONCINI DELRIO
Il manager e l' ex sindaco di Firenze si sono conosciuti in occasione della privatizzazione dell' Ataf, l' azienda tranviaria fiorentina. «Una privatizzazione molto pubblica, in realtà», come ha avuto modo di scrivere il Corriere, «perché l' Ataf passa da un Comune a un' azienda controllata dallo Stato».

L' operazione - seguita per il Comune di Firenze dall' allora avvocato Maria Elena Boschi - è del 1° dicembre 2012: da allora Busitalia-Sita Nord gestisce, con Cap e Autoguidovie, il trasporto pubblico nella città di Firenze.

ANAS AUTOSTRADAANAS AUTOSTRADA
Mazzoncini era stato chiamato pochi mesi prima da Fs alla guida della controllata Busitalia. Nei due anni successivi la società triplica le sue dimensioni acquisendo, tra l' altro, l' azienda regionale umbra e quella urbana di Padova. Dalla fine del 2014 la joint venture Busitalia-Autoguidovie (da cui proviene Mazzoncini) è riconosciuta come primo player italiano, gestisce oltre 120 milioni di chilometri percorsi all' anno. In tutto 5.000 dipendenti e oltre 2.000 mezzi di trasporto.

L' obiettivo è quello di servire l' intera penisola, da Nord a Sud. Ma questo è nulla. Il piano renziano è chiaramente molto di più: creare una sorta di monopolista in grado di infilare una serie di acquisizioni che sembrano mirare a rivoluzionare lo schema delle ex municipalizzate e a travolgere decine di Comuni italiani. Basti pensare al blitz milanese nella metropolitana 5, destinato a scardinare decenni di logiche politiche locali.
ferrovie dello statoFERROVIE DELLO STATO

Adesso la strategia del moloch è pronta ad avviarsi alla conclusione. Se poi immaginiamo che il nuovo ente formato da Anas e Fs fatturerà 11 miliardi e avrà a disposizione almeno 10 miliardi all' anno di denaro pubblico da spendere lungo 44.000 chilometri di rete stradale e ferroviaria, è facile capire il potere di fuoco che avrà a disposizione.

Scelte, fornitori, nomine e progetti relativi al 90% dei trasporti italiani passeranno tutti dallo stesso imbuto, quello formato dai manager più renziani che ci siano in circolazione. Spoils system? Cambiare dopo il voto? Sembra troppo tardi. Tra un brindisi e l' altro, il blitz è fatto.

Fonte: qui

La Cina sottopone ad embargo la Corea del Sud

FinanceTwitter, 21 dicembre 2017 – CheckPoint AsiaIl presidente della Corea del Sud Moon Jae-in effettuava una visita di Stato in Cina il 13 dicembre. A differenza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Pechino non gli ha dato un ricevimento da “visita di Stato”. Tuttavia, Moon crede che sia stato un viaggio riuscito, o almeno voleva che in Corea del Sud lo si credesse. Ma non lo era, e Pechino decise di punire la Corea del Sud di nuovo. Il 20 dicembre, la Cina vietava nuovamente d’inviare turisti in Corea del Sud, a meno di un mese da quando Pechino aveva allentato le restrizioni in rappresaglia, prima della visita del presidente Moon a Pechino. Il mese scorso, la Cina aveva detto che permetterà alle agenzie di viaggio di Pechino e dello Shandong di riprendere parzialmente le vendite dei viaggi di gruppi in Corea del Sud. Sebbene le buone notizie di novembre escludessero qualsiasi pacchetto di viaggio per la Lotte Group, il conglomerato sudcoreano che aveva fornito il terreno per l’installazione del sistema antimissile THAAD fabbricato dagli USA a cui Pechino si oppone furiosamente, fu comunque un grande sollievo per l’industria turistica della Corea del Sud. Ma ora Pechino ha deciso di continuare a punire il Paese. “Stamattina mi è stato detto dal capo che i nostri partner cinesi (di Pechino e Shandong) hanno detto che non invieranno turisti in Corea del Sud a partire da gennaio”, aveva detto un dipendente dell’Agenzia di viaggi Naeil. Il fatto che la decisione di ripristinare il divieto giunga pochi giorni dopo la visita del presidente Moon Jae-in in Cina, esplica il fallimento del suo viaggio. Eppure, fu una sorpresa considerando che entrambi i leader, il Presidente cinese Xi Jinping e il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, furono testimoni della firma di sette accordi riguardanti la cooperazione dalla sicurezza alimentare ai Giochi olimpici invernali. Quindi, cosa avrebbe scatenato le inaspettate ed improvvise inversioni di rotta della Cina per punire la Corea del Sud di nuovo?
Quando Moon Jae-in avviò la visita di stato a Pechino il 13 dicembre, insieme a 300 dirigenti, la sua prima visita in Cina da quando è in carica, chiese un “nuovo inizio” nelle relazioni bilaterali. Ma i cinesi non riconobbero tale affermazione. Chiedendo un “nuovo inizio”, Moon cercava una via facile, dicendo ai cinesi di dimenticare l’elefante nella stanza. Tuttavia, la Cina affermava che Seoul aveva accettato di non schierare altre batterie THAAD, di non aderire al sistema di difesa missilistica statunitense in Asia, e di non impegnarsi nella cooperazione militare trilaterale con Stati Uniti e Giappone. 
Questo “consenso” era la precondizione della Cina per riprendere i colloqui con la Corea del Sud. Ma sembra che la Corea del Sud non abbia pienamente riconosciuto il “consenso” rivendicato da Pechino. Seoul aveva deliberatamente reso ambigua la questione, definendola “consultazione” piuttosto che “consenso”. È interessante notare che, il giorno prima dell’inversione a U dei cinesi, Moon dichiarava di essere disposto a ritardare le manovre militari congiunte USA-Corea del Sud, ma che la decisione dipendeva dalle azioni della Corea democratica. Se il “tai-chi” è originario della Cina, Moon ha portato il gioco ad un nuovo livello e Pechino non ne è impressionata. In effetti, era già arrabbiata e furiosa per l’atteggiamento di Moon sulla questione del dispiegamento del sistema di difesa antimissile ad alta quota (THAAD) nella Corea del Sud durante la visita in Cina. Ciò spiega perché il Ministero degli Esteri cinese continuasse a sollecitare la Corea del Sud a risolvere adeguatamente la questione del THAAD anche “dopo la visita di Moon” in Cina. 
Sembra che Moon sia un leader debole o astuto, ha paura di dire no agli Stati Uniti sul dispiegamento del THAAD, ma allo stesso tempo fa vaghe promesse alla Cina. Ad ogni modo, Pechino non è interessata a giocare, da qui la reintegrazione del divieto. Approfittando delle Olimpiadi Invernali del 2018, che si terranno dal 9 al 25 febbraio 2018 a Pyeongchang, ad est di Seoul, la Cina di nuovo scatenava la sua potente arma: la guerra commerciale. A marzo, il Regno di Mezzo prese di mira apertamente oltre 80 supermercati appartenenti a Lotte, dalle multe per pubblicità illegale a sospensione delle vendite di prodotti Lotte e cyberattacchi al suo sito web. Oltre 150 fabbriche, depositi e negozi affiliati a Lotte, tra cui Lotte ConfectioneryLotte ChemicalLotte Department Store e Lotte Mart, hanno subito controlli governativi. A dicembre 2016, le autorità cinesi improvvisamente sospesero un progetto edilizio da 2,6 miliardi di dollari della Lotte World Town, nella città nord-orientale di Shenyang, in Cina. K-pop e K-dramacoreani sono stati inclusi nel boicottaggio nazionale quando alle loro celebrità è stato vietato apparire nelle trasmissioni cinesi. Nessun intrattenitore coreano era riuscito ad entrare in Cina dall’ottobre 2016, finché il presidente Moon non portò l’attrice Song Hye-kyo e la boy band EXO a Pechino, per la cena di Stato con il Presidente Xi. Ad agosto, Seoul vide le vendite delle sue auto crollare di oltre il 50%, mentre le visite turistiche diminuirono di quasi il 70%. Nei sei mesi fino a tutto giugno, le vendite di Hyundai in Cina calarono del 42% mentre il sentimento anti-coreano cancellava il 54% delle vendite di KIA. L’utile operativo della più grande società cosmetica della Corea del Sud, AmorePacific, è sceso del 58%. 
Prima dell’episodio del divieto, i turisti cinesi rappresentavano la metà delle entrate di catene alberghiere della Corea del Sud, aziende di cosmetici e negozi duty-free. La Banca di Corea prevede che il divieto comporterà la perdita di 4,5 miliardi di dollari di entrate all’industria del turismo quest’anno. Più di 8 milioni di cinesi visitarono la Corea del Sud l’anno scorso, ma il numero di quest’anno dovrebbe essere circa la metà. I dati ufficiali mostrano che, in base alle abitudini di spesa del 2016 dei visitatori cinesi, il dimezzamento dei turisti cinesi in arrivo nei primi 9 mesi dell’anno costerebbe all’economia della Corea del Sud 6,5 miliardi di dollari in entrate perse. La popolare destinazione turistica, l’isola di Jeju, da allora è afflitta da silenziose vie commerciali, ristoranti vuoti e negozi duty-free abbandonati. Con l’ultima azione di Pechino, gli agenti di viaggio non potranno inviare comitive di turisti in Corea del Sud dal prossimo anno, dato che la domanda dei visti verrà definitivamente respinta. Quando si hanno notizie di tensioni, i prezzi delle azioni di AmorePacificCosmaxKorean AirlineHotel Shilla e Lotte Group, tra gli altri, subiscono duri colpi.
Oltre a differenze e disaccordi sulla questione THAAD, durante la visita di Moon si ebbe un altro spiacevole incidente. Due giornalisti coreani furono duramente picchiati da una dozzina di guardie cinesi mentre tentavano di seguire la presenza di Moon a Pechino. Secondo quanto riferito, Seoul avrebbe chiesto le scuse formali da Pechino. (In seguito si è scoperto che le guardie di sicurezza cinesi non professioniste erano state assunte del consiglio per il turismo della Corea del Sud).Traduzione di Alessandro Lattanzio 
Fonte: qui

CACCIA AL SANTONE INDIANO CHE GESTIVA CENTRI SPIRITUALI CHE NASCONDEVANO SEQUESTRI E VIOLENZE

SI CHIAMA VIRENDRA DEV DIKSHIT, HA 75 ANNI ED E’ ACCUSATO DI MALTRATTAMENTI, RACKET DELLA PROSTITUZIONE E DI AVER RIDOTTO CENTINAIA DI RAGAZZE IN SCHIAVITÙ 

GLI ORRORI, LE DROGHE, I TUNNEL SOTTERRANEI 

IL SUO OBIETTIVO? FARE SESSO CON 16 MILA DONNE…

Raimondo Bultrini per “la Repubblica”

virendra dev dikshit 6VIRENDRA DEV DIKSHIT 
Diceva di essere una reincarnazione del dio indiano Krishna, celebre per avere ammaliato secondo la leggenda migliaia di pastorelle col suo flauto. Ma Virendra Dev Dikshit, 75 anni, si è rivelato essere solo uno dei numerosi santoni dell' India accusati di sfruttare il suo carisma verso milioni di discepoli per affari che hanno poco a che fare con la religione.

Dopo anni di denunce rimaste inascoltate per via del rispetto delle stesse autorità verso queste figure di pseudo "santi" con largo seguito di devoti e di voti, Virendra Dev è ora ricercato con un mandato di cattura per vari reati tra i quali il sequestro di persona e il maltrattamento, oltre all' accusa di aver diretto un vero e proprio racket di prostituzione e ridotto centinaia di ragazze e donne in uno stato di schiavitù.

virendra dev dikshit 7VIRENDRA DEV DIKSHIT 
A denunciare lui - uccel di bosco - e i suoi più stretti collaboratori che hanno perfino preso in ostaggio il team di commissari della Corte, furono per primi i genitori di una ragazza scomparsa dal Rajasthan per andare a frequentare la sua "università spirituale" Adhyatmik Vishwa Vidyalaya.

Dopo anni di tentativi con la giustizia andati a vuoto, la Ong Foundation for social Empowerment seguì il loro caso fino all'Alta Corte che finalmente ha dato il via due settimane fa all' indagine. Così sono emersi diversi altri casi di vere e proprie detenzioni durate fino a 14 anni negli ostelli di uno dei suoi 300 ashram disseminati tra la casa madre dell'"università" a nord di New Delhi e altre città indiane, specialmente delle regioni settentrionali. «Spesso sentivamo dei pianti provenire da quelle stanze sempre chiuse», hanno detto ai cronisti alcuni vicini che prima dell' irruzione della vigilia di Natale erano rimasti per anni in silenzio.

virendra dev dikshit 8VIRENDRA DEV DIKSHIT 
È dell' agosto scorso il clamore sollevato dalla condanna di un altro santone indiano con seguito di milioni, Gurmeet Ram Rahim. Il suo arresto per lo stupro di due discepole scatenò una rivolta di massa in tre Stati del Paese con decine di feriti e 30 morti negli scontri con la polizia.

Ma il caso dell' anziano Virendra Dev va ben oltre qualunque precedente del genere dopo che l' alta Corte ha autorizzato nei giorni scorsi un' ispezione con la forza pubblica nei locali indicati da una delle vittime riuscite fortunosamente a scappare. I funzionari di polizia responsabili dell' indagine hanno detto che la gran parte dell' ultimo gruppo di oltre 100 donne, liberate da uno stato disumano di prigionia, erano minorenni.

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Vivevano da mesi, alcune da anni, dietro porte e finestre oscurate in una "fortezza" circondata da filo spinato nel quartiere di Rohini, tra vicini e passanti ignari della clausura spesso volontaria, come hanno dimostrato i tentativi di resistenza di alcune delle ragazze liberate.

Per tenerle nella condizione adatta allo sfruttamento psicologico ed evidentemente anche fisico, il guru avrebbe usato anche droghe pesanti, visti i sintomi di stordimento di molte delle ospiti dei suoi ashram "spirituali", legati a una setta celebre dell' induismo con centri sparsi in tutto il mondo.

virendra dev dikshit 3VIRENDRA DEV DIKSHIT 
Gli ispettori, tra i quali 4 avvocati, hanno presentato una relazione dove descrivono le «orribili» condizioni di vita delle ragazze e donne che erano ospitate in «condizioni simili agli animali senza privacy nemmeno per fare il bagno» con «segni evidenti di essere sotto influenza della droga». In almeno un caso è stata trovata anche la prova di un suicidio. Scoperto anche un tunnel di collegamento tra le stanze delle ragazze e gli edifici del personale, dove si sospetta che fossero cresciuti anche dei bambini, "figli" involontari del guru o dei suoi collaboratori.

Secondo altri ex adepti tenuti sotto sorveglianza dopo i numerosi casi di uccisioni dei testimoni chiave di scandali religioso-sessuali analoghi, il santone aveva tra gli obiettivi della sua "missione" quello di giacere con 16mila giovani, lo stesso numero attribuito al dio del quale si ritiene una reincarnazione.

virendra dev dikshit 4VIRENDRA DEV DIKSHIT 
Ma per restare ai fatti per ora si stanno scandagliando tutte le denunce di ragazze scomparse, mentre ogni carta trovata nei locali dotati di lucchetti e inferriate è all' esame dei periti, comprese medicine, siringhe e una valigia piena di lettere definite «sessualmente esplicite». I manager della "università" che disponeva di molti fondi e beni immobili sono sotto torchio. La prossima udienza è fissata a gennaio.

Viste le premesse, molti si aspettano storie di orrori inimmaginabili nonostante la serie di episodi analoghi emersi dalle cronache degli ultimi anni e perfino due giorni fa, con l'arresto di un altro cosiddetto "guru" di nome Baba Vasudev Shastri, accusato di aver a sua volta accolto per farle studiare e poi sequestrato decine di ragazze dei villaggi poveri del Maharastra.

virendra dev dikshitVIRENDRA DEV DIKSHIT
Il suo centro-prigione si trova nella città di Vrindavan, proprio il luogo dove le 16mila pastorelle vennero amate secondo i libri sacri dal dio Krishna. Lo stesso del quale sia l'anziano Virendra Dev che il più giovane Baba Vasudev si ritengono una incarnazione.
Un' eresia condannata da numerosi altri gruppi dell' induismo ufficiale, imbarazzati dalla stupefacente catena degli ultimi eventi.

Fonte: qui

Chi dice che un conflitto mondiale non possa verificarsi di nuovo?

Chi è in grado di dire oggi che una guerra mondiale non potrebbe accadere di nuovo? Lo spettro di un conflitto si ripresenta nel 2018
Dalla follia sistematica di un Rex Tillerson e  di Kurt Volker,con  i conflitti e le insurrezioni in corso in numerose zone dell’Impero, il Russiagate e la controversa sentenza della FIFA, la Russia sotto sanzioni e l’ultimo mandato presidenziale di Putin, più i tentativi di ripresa del “colpo di stato popolare” o “rivoluzioni colorate”  in America Latina, le situazioni in varie parti del mondo stanno avvicinando la guerra ed allontanando diplomazia.

Chiunque affermi che un’altra guerra mondiale non può accadere, non ha compreso il problema dell’attuale instabilità globale nel suo senso più completo. Mentre gli Stati Uniti hanno certamente dovuto fare i conti con la Russia sull’Ucraina e la loro perdita di potere e di influenza in Medio Oriente, l’anno venturo ci presenta alcuni elementi che hanno il serio potenziale di poter spingere l’instabilità globale fino al punto di un conflitto mondiale.
Al di fuori della  cassa di risonanza dei media occidentali e  della manipolazione  simulata della realtà, dove la spinta per la guerra ed il conflitto sembra non condurre in realtà ad uno scenario di confronto, esperti seri sottolineano alcuni segnali molto preoccupanti per il prossimo anno.
Durante la sessione di lavoro del Forum Civile “Bielorussia, Ucraina, Russia” tenutasi a Minsk il 22 dicembre 2017, dedicata ai temi delle relazioni tra i tre paesi con l’Unione Europea, gli esperti bielorusso, ucraino e russo hanno convenuto che il conflitto intorno all’Ucraina non si concluderà nel 2018.
Una cosa interessante da notare sugli esperti ufficiali sugli Stati Uniti provenienti dall’Europa dell’Est, è la loro profonda conoscenza dei meccanismi interni e delle dinamiche della formazione e della pratica della politica americana. Al contrario, negli Stati Uniti troviamo personaggi come Michael McFaul che confondono regolarmente una forma di saccenteria per l’analisi. Come osservato dallo scienziato politico ucraino Ruslan Bortnik, “la crisi ucraina equivale all’aumento dei bilanci militari delle élite militariste europee e americane”. Bortnik spiega, senza sorprese, che “la crisi ucraina è un affare molto redditizio su scala globale”, mentre questa  porterà profitto, “gli affari della guerra continueranno”. Secondo Bortnik, “il 2018 può essere un anno molto controverso”.
Ciò è dovuto al possibile rafforzamento del regime di sanzioni contro la Russia anche nei prossimi mesi di febbraio, con la vendita dell’armamento statunitense all’Ucraina per un importo di 42 milioni di dollari, con la violazione del protocollo di Minsk, ecc.

Lo scienziato politico ucraino osserva che “I commenti non costruttivi di Tillerson e Volker stanno espandendo la struttura del conflitto”, e la Russia, a sua volta, non vuole scendere a compromessi.
Allo stesso tempo, si osservano “tentativi di utilizzare la struttura diplomatica come campo per ottenere la vittoria, non come base per risolvere la crisi”.
Ruslan Bortnik ritiene che “dopo la Coppa del Mondo FIFA, la Russia avrà mano libera e Putin, dopo essere stato eletto per il suo ultimo mandato presidenziale, lavorerà per fare storia”.
A sua volta, “non appena si terrà la Coppa del Mondo FIFA-2018, l’Ucraina entrerà nel periodo pre-elettorale (nel 2019 quando si terranno sia elezioni parlamentari che presidenziali), eventuali compromessi per le autorità ucraine saranno impossibili e il il fattore guerra è uno strumento molto economico ed efficace per gestire la situazione politica interna “.
Mappa distanza Ucraina Mosca
Tutti questi fattori, conclude Bortnik, “potrebbero far scoccare un’ulteriore escalation del conflitto nel Donbass e rendere impossibile stabilire una vera pace fino al 2020″.
Lo scienziato politico ucraino, Pavel Rudyakov, direttore del Centro di informazione e analisi “Perspektiva” , ritiene inoltre che “non ci sia uno scenario positivo per l’Ucraina nel 2018”.
A suo parere, la stabilità dell’attuale regime è spiegata dal fatto che “il governo ucraino è legittimato da un fattore esterno e anche se ci sono sostenitori del governo soltanto  intorno al 5% della popolazione, questo non avrà importanza”.
Pavel Rudyakov, che ha definito Volker “il demone nero del processo di Minsk”, ha osservato che una volta c’era la speranza che gli americani, inviando Volker, volessero costruire un dialogo con Mosca.
Ma in realtà vediamo tentativi da parte sua  di provocare la Russia, quindi Volker distrugge la costruzione di pace che potrebbe salvare il mondo”, ha osservato lo scienziato politico, sottolineando che “il processo di Minsk sta trattenendo da far precipitare le parti in passi completamente irrazionali”.
Secondo Volker, “è possibile che l’Ucraina abbandonerà definitivamente i servizi ferroviari e chiuderà i confini con la Russia”.
Nonostante il fatto che “l’Ucraina abbia già perso molto nel ridurre gli scambi con la Russia”, secondo lui, la leadership ucraina “è andata così avanti nelle sue dichiarazioni russofobiche che non bilancia la visione con alcuni benefici nelle relazioni russo-ucraine e le autorità di Kiev sono disposte a essere completamente vulnerabili e non protette in caso di completa rottura delle relazioni “.
Peter Petrovsky osserva che “è possibile che questo si verifichi esattamente nello stesso modo in cui quanto è avvenuto nel 2014  era quello che prima tutti  avevamo ritenuto impossibile fino al 2014”.
L’estremo punto di rottura delle relazioni con la Russia, secondo l’esperto bielorusso, è che i falchi ucraini “possono mettere in atto le elezioni parlamentari e presidenziali del 2019, se tale è il loro compito”.
Secondo lo scienziato politico bielorusso, ” l’obiettivo principale dell’Occidente è quello  di includere definitivamente l’Ucraina nello spazio euro-atlantico, qui nessuno penserà nemmeno in termini di unità dell’Ucraina”.
Petrovsky sottolinea che, se necessario, l’Ucraina dovrà finalmente rinunciare sia alla Crimea che al Donbass: “A determinate condizioni, sia l’UE che gli Stati Uniti saranno in grado di accettare questo argomento per l’integrazione finale euro-atlantica dell’Ucraina”. Da parte sua, lo scienziato politico russo Sergey Panteleev ha osservato che “in Ucraina, l’immagine mitologica negativa della Russia come” paese aggressore “è diventata una delle basi dell’esistenza dell’attuale regime politico ucraino, un fattore determinante nella loro legittimazione e la principale merce, che l’Ucraina vende attivamente verso l’esterno. ”
Forze secessioniste della Repubblica di Donetsk
Secondo lui, “dal punto di vista della geopolitica, la crisi ucraina è un’opzione americana a lungo sperimentata di tenere il territorio controllato attraverso un conflitto  al fine di indebolire la Russia, la Germania e l’Europa nel suo complesso”.
Non sembrerebbe questo il motivo per cui stiamo assistendo al sostegno americano al regime in Ucraina, che ha mostrato la sua completa irrilevanza?
Il regime, che viene tenuto a galla esclusivamente sulle sovvenzioni occidentali, dalla guerra dell’informazione, con il ripristino di un governo autoritario con un significativo fattore nazionalista radicale”, spiega Panteleev nel tentativo di demolire la parte chiave della politica americana in Ucraina.
Panteleev crede che il conflitto latente in Ucraina possa espandersi, coivolgendo la Russia, la Bielorussia e l’Europa.
In altre parole,
Allo stesso tempo, la dura posizione in Ucraina presa dall’amministrazione Trump, da cui la Russia, al contrario, si aspettava che venisse indebolita la posizione intransigente sotto le sanzioni e di poter risolvere il conflitto, sarà determinata dall’agenda politica nazionale USA legata alla necessità di il presidente degli Stati Uniti per dimostrare che non è la “mano di Mosca” , dice Panteleev.
Questo è anche collegato all’atteggiamento provocatorio di Volker nei confronti della Russia, in realtà finalizzato al fallimento del processo di Minsk.
Nel frattempo, lo scienziato politico russo vede un motivo personale nelle azioni di Volker, finalizzato ai suoi tentativi di ottenere un punto d’appoggio nell’establishment politico americano a scapito della retorica militarista che è richiesta oggi.
Nel contesto della crisi politica negli Stati Uniti, c’è una caotizzazione del sistema decisionale, in cui gli interessi privati ​​e persino i fattori irrazionali diventano importanti”, afferma lo scienziato politico russo, sottolineando che “questo irrazionalismo determinerà il rafforzamento della componente conflittuale nelle relazioni USA-Russia. ”
Allo stesso tempo, Sergey Panteleev è convinto che la Russia non sarà in alcun modo d’accordo con il modello di costruzione pacifica degli Stati Uniti e dell’Ucraina in Donbass e difenderà principalmente i suoi interessi nella regione. (…)
Lo scienziato politico russo, esperto del Consiglio russo per gli affari esteri Alexander Guschin, osservando che “l’obiettivo degli eventi ucraini è quello di indebolire l’influenza della Russia”, indica anche che non si può prevedere una riduzione progressiva del conflitto nel prossimo futuro. Secondo lui, “le attività di Volker dimostrano che la retorica conflittuale continua e non c’è speranza che si fermerà”. Supponendo che la situazione politico-militare abbia un’ovvia tendenza ad aggravarsi, a suo avviso, “la Russia reagirà adeguatamente, rafforzando il suo potenziale di difesa”.
Alexander Gushchin richiama inoltre l’attenzione sul fatto che “un’operazione di mantenimento della pace del tipo previsto da Volker è inaccettabile per la Russia”, a questo proposito, “è improbabile che la versione occidentale delle forze di pace possa passare”, e lo scenario più probabile è un “conflitto latente” .
Allo stesso tempo, l’esperto russo considera elevati rischi di conflitto regionale sul perimetro della Russia e persino la possibilità di una crisi più grave.
“Chi ha detto che la guerra globale non può accadere di nuovo?”, – pone la domanda Alexander Gushchin, sottolineando che l‘attuale crisi sarà a lungo termine, in cui “l’indipendenza dell’Europa sarà limitata”.
Lo scienziato politico russo sottolinea che il paradigma della NATO e l’influenza degli Stati Uniti sui paesi dell’Europa centrale e orientale saranno decisivi e mirati a “prevenire l’alleanza strategica di Mosca e Berlino”.
Forze armate del Donbass
In conclusione, Alexander Gushchin ha detto che il mondo, e in particolare l’Ucraina, hanno bisogno di una Russia forte, dal momento che “la Russia forte non è una Russia antiquata, ma la Russia che difende il suo paradigma del valore, il suo paradigma della visione delle relazioni internazionali, e non bipolare , ma il suo status del mondo e una grande potenza regionale, nel senso che esiste una regione in cui sarà Mosca a interpretare  una delle funzioni principali , e in alcuni casi, il primo ruolo.
Dato l ‘”irrazionalismo” nel processo decisionale americano, caratteristiche apparentemente irrisolvibili derivanti dal  “deep  State” degli Stati Uniti che nemmeno un presidente determinato e dal forte ego ha il potere di controllare, le possibilità di un aumento delle tensioni nel 2018 sono assolutamente garantite, senza riserve. Inoltre, la direzione e il tono del giorno ci forniscono forti motivi per ritenere che gli eventi del 2018 possano tranquillamente ardere in una bolla che può consumare l’intera regione, l’Europa e oltre.
Joaquin Flores *
*Joaquin Flores è caporedattore di Fort Russ News, nonché direttore del think-tank di Belgrado, il Center for Syncretic Studies. Ha studiato presso la California State University, a Los Angeles, nel campo delle relazioni internazionali. Flores ha venti anni di esperienza in comunità, lavoro e organizzazione anti-guerra. Flores è apparso innumerevoli volte sulla “PressTV” iraniana e sulle notizie “RT” della Russia per condividere la sua opinione di esperti e le sue analisi sulle attuali questioni geopolitiche.
Fonte: Fort Russ
Traduzione: Sergei Leonov

Fonte: qui

sabato 30 dicembre 2017

SECONDO IL “NEW YORK TIMES”, GLI ORDIGNI CHE L’ARABIA SAUDITA SGANCIA SUI CIVILI IN YEMEN SONO PRODOTTE IN SARDEGNA DALLA TEDESCA RWM

VENGONO USATE NEI RAID CHE L’ONU CONDANNA COME “INDISCRIMINATI” E LE ESPORTAZIONI, VIETATE VERSO I PAESI IN GUERRA, SONO AUMENTATE IN MODO MASSICCIO

Giampaolo Cadalanu per “la Repubblica”

Le bombe che straziano le città yemenite, sganciate dai caccia sauditi, sono prodotte in Italia, dalla Rwm Italia, una fabbrica sarda di Domusnovas di proprietà della tedesca Rheinmetall. Tutto legale?
LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO ALL AEROPORTO DI CAGLIARILE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO ALL AEROPORTO DI CAGLIARI

Secondo il New York Times, no. Il quotidiano americano ha ricostruito la storia degli ordigni MK, raccogliendone i resti, identificando la provenienza e dimostrando che sono stati usati contro civili nei raid che l'Onu condanna come « indiscriminati ». Nel 2017 queste esportazioni sono aumentate in modo massiccio: secondo il Nyt il governo italiano autorizza vendita di armi per quasi 500 milioni di euro, di cui oltre 400 milioni per le bombe.

Ora il giornale accusa: l'esportazione a paesi in guerra è vietata dagli accordi internazionali, e la legge italiana 185 del 1990 non solo conferma il divieto di vendita ai Paesi sottoposti a embargo internazionale, ma lo estende anche a quelli in conflitto armato.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - I CONTAINER PER L IMBARCOLE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - I CONTAINER PER L IMBARCO
Ma in Italia nessuno sembra deciso a chiarire o a smentire. La vicenda della Rwm è nota, le Camere sono sciolte, il palleggio della responsabilità è fin troppo facile, anche di fronte alla tragedia yemenita, con quasi novemila morti, 50 mila feriti e oltre cinque milioni di sfollati. Alla Difesa vige il silenzio assoluto: la ministra Roberta Pinotti ha incassato le sue critiche per un viaggio dell' ottobre 2016 in Arabia Saudita, che i pacifisti definivano " propagandistico", e non replica al Nyt perché la decisione sull' esportazione di armamenti spetta al ministero degli Esteri, in particolare all' Unità per le autorizzazioni di materiali d' armamento.

Ma nella valutazione va tenuto conto, per legge, dei pareri tecnici dei vari ministeri, fra cui la Difesa. Diverso è stato il caso dell' invio di armi ai combattenti curdi contro l' Isis, per il quale la stessa Pinotti aveva chiesto il parere delle commissioni: si trattava di armi di proprietà della Difesa o provenienti da sequestri.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO NEL PORTO DI GEDDALE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN - IL CARICO NEL PORTO DI GEDDA
La Farnesina ricorda che « la valutazione per autorizzazioni a Paesi extra-Ue e Nato coinvolge diversi ministeri». Come dire: non abbiamo deciso da soli. Il ministero degli Esteri ricorda che «l' Italia si adegua sempre alle prescrizioni dell' Onu o dell' Unione europea » , che l' export di armi verso Riad è inferiore a quello di altri Paesi Ue e che al momento « l' Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea ». In altri termini: le perplessità sono politiche, la decisione è stata anch' essa politica.

Con Riad il nostro Paese ha un accordo di cooperazione militare dal 2007, che può facilitare anche le forniture di armi. Ma soprattutto, ricorda un esperto, Italia e Arabia Saudita fanno parte della coalizione anti- Daesh, l' alleanza di 74 paesi nella lotta all' Isis: è ovvio che fra alleati le forniture militari sono previste e autorizzate. Resta da chiarire se l' adesione a questa alleanza permetta o no il superamento della legge 185 senza espressa volontà parlamentare.

LE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMENLE BOMBE FABBRICATE IN ITALIA E USATE DALL ARABIA SAUDITA IN YEMEN
Il dubbio era sorto anche quando, nel febbraio 2016, l' Europarlamento aveva chiesto un embargo totale all' export di armi verso Riad per le gravi violazioni del diritto internazionale. La Camera dei Deputati ha respinto l' invito, auspicando uno sforzo comune europeo ma di fatto evitando un impegno preciso italiano. A poco sono servite le denunce dei pacifisti, che oggi ribadiscono con Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo: « Da tempo denunciamo che le autorizzazioni della Farnesina sono illegittime. Vogliamo davvero continuare a essere complici dei bombardamenti su civili e della più grave crisi umanitaria oggi in corso?».

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