9 dicembre forconi: 05/06/19

lunedì 6 maggio 2019

DOPO LA STRAGE DEL VIADOTTO ACQUALONGA, IN PROVINCIA DI AVELLINO, DOVE MORIRONO 40 PERSONE, “AUTOSTRADE PER L’ITALIA” FECE INTERVENTI DI MANUTENZIONE RAFFAZZONATI E AL RISPARMIO, SOSTITUENDO I TIRAFONDI LIEBIG PLUS CON BARRE FILETTATE INGHISATE NELL'ECONOMICA MALTA CEMENTIZIA E NON NELLA COSTOSA MA PIÙ AFFIDABILE RESINA, PEGGIORANDO LA SICUREZZA DELLE BARRIERE

LO RIVELA IL DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO DELLA PROCURA

Vincenzo Iurillo per il “Fatto quotidiano”

INCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINOINCIDENTE VIADOTTO ACQUALONGA AVELLINO
Raccontano una storia le 22 pagine del decreto di sequestro preventivo delle barriere bordo ponte di 12 viadotti tra Baiano e Benevento, il tratto autostradale della A14 dove nel luglio 2013 morirono 40 persone, intrappolate in un bus precipitato dal viadotto di Acqualonga perché il new jersey cedette all' impatto. Avrebbe retto se i sistemi di ancoraggio non fossero marciti per incuria e intemperie. È la storia del perché quel disastro sarebbe accaduto ancora.

È la storia di come Autostrade per l' Italia dopo la strage fece interventi di manutenzione raffazzonati e al risparmio, sostituendo i tirafondi Liebig plus con barre filettate inghisate nell' economica malta cementizia e non nella costosa ma più affidabile resina, peggiorando la sicurezza delle barriere. Poi tra maggio e luglio 2015 effettuò quattro crash test dagli esiti contraddittori o negativi. Dei primi due ne inviò solo i report e ne nascose per più di tre anni i video al ministero delle Infrastrutture, trasmettendoli solo con l' incombere delle prime indagini del procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo.

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Mentre degli altri due report di giugno e luglio 2015, se ne è scoperta l' esistenza solo in seguito. E, infine, "al chiaro fine di non alimentare sospetti circa la non affidabilità delle barre filettate oggetto di recente sostituzione", scrive il gip Fabrizio Ciccone, Aspi fece un nuovo crash test l' 8 febbraio 2019, "l' unico con esito realmente positivo" - quando la notizia dell' inchiesta bis su tutti i viadotti di competenza Aspi è nota da novembre - stavolta non impiegando personale proprio, ma rivolgendosi ai tecnici della Basf Cc Italia spa per la preparazione del campo-prova, "i quali, con la loro specifica competenza nella preparazione della malta per il riempimento dei fori di inghisaggio, hanno avuto evidentemente un ruolo determinante nell' esito positivo della prova di collaudo", si legge a pagina 21 del decreto.

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Peccato che i tecnici del crash test non coincidano con gli operai che materialmente effettuarono tra il 2014 e la metà del 2015 le sostituzioni dei tirafondi Liebig lungo i ponti della Napoli-Canosa. Provvidero ditte incaricate da Aspi, ma i tecnici della Basf Cc non vi parteciparono, come certificato da una mail del loro dirigente. Ci sono quindi forti dubbi sulla qualità di interventi che dipendono fortemente dalle modalità di installazione: la pulizia del foro, l' umidità, la temperatura, il dosaggio della malta.

Ma era meglio utilizzare resina. Lo verbalizza l'11 aprile Luigi Serafin, titolare di una ditta specializzata nell' installazione di barriere laterali metalliche, la Mds: la sistemazione degli ancoraggi con la malta è sconsigliata perché non ha efficienza nella tenuta dell' ancoraggio dei tirafondi, mentre la resina ha sortito ottimi risultati nei crash test, spiega. La resina, ricorda, ha la caratteristica di essere pronta all' uso, senza particolari preparazioni, al contrario della malta, che deve essere miscelata con le dovute cautele. "Questo spiega perché la resina sia molto più costosa".
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E sarebbe proprio la politica del risparmio alla base degli interventi decisi da Aspi sui 12 viadotti. Il giudice lo afferma incorniciando la testimonianza dell' ingegnere Alfredo Principio Mortellaro, già componente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici che diede parere sfavorevole alla sostituzione dei Liebig con le barre filettate. Sentito il 18 maggio dal pm, Mortellaro ha spiegato che la soluzione tecnica più corretta sarebbe stata quella di "sostituire vecchi "Liebig Plus" ammalorati con nuovi dispositivi della medesima tipologia, avendo cura, però, di ripristinare la geometria delle camere prevista nella progettazione originaria".
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"Tuttavia - ha precisato Mortellaro - tale procedura avrebbe comportato un costo superiore a quello previsto dalla tecnica della 'barriera inghisata' adottata da Aspi". E questo spiega perché si optò per questa soluzione.

Fonte: qui
AUTOSTRADE REPLICA AL ''FATTO QUOTIDIANO'' E ALL'ARTICOLO SUL VIADOTTO ACQUALONGA

Riceviamo e pubblichiamo da Autostrade per l'Italia:
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Gentile Redazione di Dagospia, con riferimento all'articolo in oggetto desideriamo fornire alcune precisazioni, chiedendovi la cortesia di poterle pubblicare. In merito al pezzo de Il Fatto Quotidiano pubblicato, Autostrade per l’Italia precisa che le iniziative adottate relativamente alle barriere oggetto di sequestro lungo alcuni viadotti dell’A16 sono state finalizzate per migliorare la durabilità delle barriere stesse, a parità di prestazioni.

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Gli interventi sono stati realizzati nell’ambito delle proprie prerogative dalle strutture tecniche e dalle Direzioni di Tronco di ASPI, a seguito di uno studio commissionato a un pool di esperti. Tale configurazione ha superato i crash test, che hanno confermato il massimo standard di contenimento, ed è stata omologata ai sensi della normativa europea (con certificazione CE delle barriere).

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Peraltro la speciale malta cementizia utilizzata per i fissaggi è anch’essa certificata in base alle norme europee e garantisce un’efficacia analoga o superiore rispetto alla resina. Tra malta e resina non c’è differenza di costo e, rispetto all’intervento complessivo, il costo di questo tipo di materiali è assolutamente marginale. Pertanto ogni riferimento a una pericolosità delle barriere, così come alla volontà di Aspi di risparmiare sui materiali di manutenzione, è del tutto falsa e fuorviante. Autostrade per l’Italia ha già chiesto il riesame del provvedimento di sequestro.
Cordiali saluti,
Ufficio Stampa di Autostrade per l’Italia

Fonte: qui

Report accusa Siri: "Il notaio segnalò come sospetti i fondi provenienti da San Marino usati per l'acquisto di una palazzina"

Siri: "Se diffamato, querelo" 
"Il sottosegretario Armando Siri ha acquistato per la figlia una palazzina a Bresso, vicino a Milano, con 585mila euro provenienti da un mutuo acceso presso una banca di San Marino. Il notaio che ha stipulato l'atto ha però segnalato la compravendita come operazione sospetta di riciclaggio". E' quanto si afferma in una inchiesta di ReportImmediata la difesa di Siri da parte di Salvini: "Ha mutuo come milioni di italiani, zero prove". Siri: "Tutto regolare, pronto a querelare".
"Abbiamo scoperto - afferma il curatore del programma di Rai 3 Sigfrido Ranucci - che 600mila euro sono partiti da una banca di San Marino, Banca agricola, e sono finiti sul conto di un notaio e sono stati utilizzati dal senatore Siri per acquistare una palazzina a Bresso intestata alla figlia. Il notaio ha pensato di segnalare l'operazione come sospetta". E alla domanda su quali siano, in genere, i casi in cui un notaio segnala un'operazione sospetta, il professionista risponde: "In generale può essere anche sicuramente la provenienza dei capitali". La giornalista di Report poi chiede se vi siano state delle garanzie reali per ottenere il mutuo e il notaio risponde: "Ah questo io non glielo posso dire, io posso dire che garanzie reali nell'atto o con atto successivo almeno a mio rogito non ce ne sono".
Nessuna ipoteca sull'immobile - Quello che sicuramente manca sulla palazzina è l'ipoteca che le banche pretendono in caso di mutuo. Ranucci osserva anche che, "visto che il senatore Siri ha alle spalle un patteggiamento per bancarotta fraudolenta, ha avuto un immobile pignorato nel 2011 dall'Inpgi, ha dichiarato nel 2017 25mila euro di reddito, ci siamo chiesti con quali garanzie sia stato erogato questo mutuo".
Siri: "Tutto regolare, se diffamato querelerò" - "Non vi è alcuna irregolarità nell'acquisto dell'immobile a cui si riferiscono le anticipazioni di Report. L'acquisto è avvenuto con una procedura regolare e trasparente nel rispetto di tutte le norme vigenti comprese quelle anti riciclaggio. Nessuna operazione sospetta da segnalare ma la normale compilazione dei moduli che tutti i notai sono tenuti a redigere". Lo ha fatto sapere con una nota il sottosegretario alle infrastrutture e Trsporti Armando Siri. "I fondi sono frutto di un regolare mutuo erogato nel pieno rispetto di tutte le norme bancarie - ha aggiunto Siri -. Anche i dettagli di questa operazione saranno spontaneamente forniti all'autorita giudiziaria qualora ritenuti di interesse", ha concluso l'esponente del governo.
La difesa di Salvini: "Zero prove" - "So che Siri ha un mutuo come milioni di italiani. Non penso che sia un reato avere un mutuo su una banca, su cui pagano interessi come altri italiani. Mi sembra che ci siano tanti sospetti ma zero prove, zero illegalità, zero irregolarità". Lo ha detto Matteo Salvini rispondendo all'Ansa sull'inchiesta di Report.
A gestire l'operazione l'ex candidato sindaco di Bresso - A gestire l'acquisto della palazzina, secondo Report, è stata l'agenzia immobiliare di Policarpo Perini il quale nel 2013 era candidato come sindaco di Bresso il partito fondato da Siri, Italia Nuova. Policarpo è anche padre di Marco Luca Perini, a capo della segreteria di Siri al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Fonte: qui

Mosca, aereo in fiamme durante l'atterraggio: 41 morti


Mosca, 5 maggio 2019 - Un aereo ha preso fuoco durante la fase di atterraggio. È quanto accaduto oggi all'aeroporto Sheremetyevo di Mosca dove un Sukhoi Superjet-100 ha effettuato un atterraggio d'emergenza. Secondo i media russi i morti sarebbero 41. A bordo erano presenti 78 passeggeri. Tra le vittime ci sarebbero anche due bambini.





Посадка пылающего Sukhoi Superjet 100 в Шереметьево. Пилоты - стальные люди




Nelle immagini si vede l'aereo in fiamme, che scatena una grande nube di fumo nero. Si intravedono anche delle persone che corrono allontanandosi dal velivolo e vari mezzi dei vigili del fuoco in arrivo. 
Lettore video di: Corriere Tv (Informativa sulla privacy)
Stando alle prime ricostruzioni, il volo era decollato per Murmansk alle 17.50 ora locale (le 16.50 in Italia) e subito dopo ha chiesto un atterraggio di emergenza ed è rientrato. Il primo tentativo di atterraggio è fallito e il secondo è andato a termine ma "è stato molto violento", come ha raccontato una fonte citata dalle agenzie.  
Stando alla compagnia di bandiera russa Aeroflot, a cui apparteneva l'apparecchio, i motori del Sukhoi Superjet 100 hanno preso fuoco dopo l'atterraggio. "L'Aeroflot - riporta la compagnia aerea - conferma le notizia sull'incendio a bordo del volo SU1492 diretto da Mosca a Murmansk dopo l'atterraggio a Sheremetyevo". 

Altre fonti, citate dai media locali, riferiscono che un passeggero ha notato del fuoco su una delle ali e così l'equipaggio ha deciso di tornare a Sheremetyevo. Secondo un'altra versione, le fiamme sarebbero iniziate per via del brusco impatto col suolo.
La versione più accreditata rimane quella del fulmine che avrebbe colpito il velivolo, provocando l'incendio. Al momento del decollo c'erano nubi temporalesche a diecimila metri di altezza, hanno fatto sapere gli esperti del servizio meteorologico. 
Drammatiche anche le scene dell'evacuazione dei passeggeri, che si sono letteralmente precipitati in preda al panico dall'aereo in fiamme lungo gli scivoli di gomma, con decine di ambulanze accorse sulla pista del volo SU-1492. L'incendio è stato domato, ma ha distrutto tutta la coda dell'aeromobile.  Un comunicato diffuso da Aeroflot ha spiegato che il velivolo è stato costretto a tornare indietro per "motivi tecnici" e conferma le informazioni sull'incendio ai motori. "È stata creata una commissione per indagare sulle cause delle circostanze dell'incedente", ha aggiunto la compagnia aerea. Il Sukhoi Superjet-100 coinvolto nell'incedente era nuovo, il suo anno di produzione è il 2018, a quanto ha riferito la Tass.  Fonte: qui
“COSÌ HO SALVATO I PASSEGGERI”, LA HOSTESS RACCONTA QUELLO CHE E’ ACCADUTO SULL’AEREO ANDATO A FUOCO A MOSCA 

GRAZIE AL SUO PRONTO INTERVENTO, 37 PERSONE SONO RIUSCITE A METTERSI IN SALVO: “C'È STATO UN LAMPO E UNO SCOPPIO. POI HO SENTITO QUALCUNO DIRE CHE STAVANO TORNANDO VERSO L'AEROPORTO. TUTTI GUARDAVANO VERSO DI ME. È SUCCESSO TUTTO RAPIDAMENTE, HO APERTO IL PORTELLONE CON UN CALCIO E…” 


Annalisa Grandi per corriere.it
mosca aereo in fiamme hostessMOSCA AEREO IN FIAMME HOSTESS

«Tutti gridavano che stavamo andando a fuoco, ma non si vedevano fiamme in quel momento. Ho tirato un calcio alla porta e spinto fuori i passeggeri». Racconta così, la hostess Tatyana Kasatkina, quanto accaduto a bordo dell'aereo della compagnia di bandiera russa Aeroflot che ha preso fuoco ed è stato costretto a un atterraggio di emergenza all’aeroporto Sheremetyevo. Trentaquattro anni, grazie al suo pronto intervento alcuni passeggeri sono riusciti a mettersi in salvo, 37 secondo il Comitato investigativo russo. I morti sono invece 41.

mosca aereo in fiammeMOSCA AEREO IN FIAMME








«Ho spinto fuori i passeggeri, alcuni li ho letteralmente trascinati da dietro, per fare più in fretta. È successo tutto molto rapidamente, tutti erano in piedi, ho visto una signora che telefonava e diceva "stiamo precipitando, stiamo andando a fuoco"». «C'è stato un lampo e uno scoppio - spiega ancora Tatyana - tutti guardavano verso di me, poi ho sentito qualcuno dire che stavano tornando verso l'aeroporto da cui eravamo decollati, che ci stavamo preparando a un atterraggio di emergenza». Molti passeggeri a quanto si è appreso sarebbero rimasti intrappolati, perché le porte posteriori non erano accessibili, e quelli che erano seduti nei posti più avanti avevano bloccato il passaggio con i loro bagagli. Fonte: qui



SALVARE LA VALIGIA E CONDANNARE A MORTE 


ALCUNI PASSEGGERI HANNO OSTACOLATO LA FUGA DALL'AEREO IN FIAMME ALL'AEROPORTO DI MOSCA, DOVE SONO MORTE 41 PERSONE ANCHE PERCHÉ QUALCUNO VOLEVA RECUPERARE ZAINI E TROLLEY. LE NORME SONO CHIARE: IN CASO DI EMERGENZA BISOGNA MOLLARE TUTTO, INVECE DIMITRY HA PENSATO BENE DI…

VIDEO: DMITRY KHLEBUSHKIN SI ALLONTANA DALL'AEREO IN FIAMME COI SUOI BAGAGLI


Leonard Berberi per il “Corriere della sera

Per il mondo social sono colpevoli. E vanno condannati con la galera o la morte.
incidente aereo moscaINCIDENTE AEREO MOSCA
Per il mondo reale una punizione non c' è. Se non il rimorso di avere, senza volerlo, ucciso qualcuno. E tutto questo pur di salvare la valigia. Da ore gli esperti di sicurezza aerea s' interrogano sull' incidente di domenica di un velivolo della compagnia russa Aeroflot nel quale 41 persone sono morte nell' incendio dopo l' atterraggio d' emergenza nell' aeroporto di Mosca-Sheremetyevo.

dimitry khlebushkin.DIMITRY KHLEBUSHKIN.
L' inchiesta deve ancora accertare le cause. I filmati mostrano quello che succede dopo. L' aereo brucia e alcuni passeggeri si allontanano con il bagaglio a mano attraverso i due scivoli davanti (sui quattro totali). Tra questi c' è Dimitry Khlebushkin, seduto al posto 10 C. Secondo i giornali russi l' uomo, alto e robusto, avrebbe ostruito il passaggio recuperando lo zaino. Tra quelli che si trovavano dietro sarebbero sopravvissuti in tre.
dimitry khlebushkinDIMITRY KHLEBUSHKIN

Il trolley (proprio) o le vite (degli altri)? Le norme sono chiare: in caso d' incendio, atterraggio d' emergenza o ammaraggio via tutti, senza portarsi alcun peso, entro 90 secondi dall' allarme. «Invece continuiamo a vedere persone che se ne vanno con gli effetti personali», dice al telefono Christine Negroni, esperta di incidenti aerei e autrice del libro «The Crash Detectives».

dimitry khlebushkinDIMITRY KHLEBUSHKIN
Secondo lei, e altri analisti, la data chiave è il 6 luglio 2013: il volo Asiana Airlines 214 atterra rovinosamente sulla pista di San Francisco. Il jet prende fuoco, muoiono tre viaggiatori, diversi altri scappano con il bagaglio.

incidente aereo moscaINCIDENTE AEREO MOSCA
«A quanto pare gli individui preferiscono rischiare l' esistenza propria o degli altri pur di salvare il trolley», sintetizza al Corriere della Sera Grant Brophy, investigatore dei disastri aerei da una trentina d' anni. «I passeggeri o non seguono le istruzioni o decidono di ignorarle: e questo è ancora più rischioso in presenza di fuoco e fumo».

Uno studio del 2000 su 46 procedure d' evacuazione curato dal National transportation safety board (l' ente che indaga sugli incidenti nei trasporti Usa) calcola che quasi il 50% dei passeggeri ha lasciato l' aereo portandosi un bagaglio. Per due assistenti di volo su tre i borsoni sono stati «un intralcio davvero serio».

L' ultimo avviso dell' ente australiano della sicurezza aerea sottolinea che il pericolo è pure aumentato: «Alcune iniziative aziendali, le pressioni commerciali e la percezione dei passeggeri stanno spingendo le persone a imbarcarsi con più bagaglio a mano», c' è scritto. «A questo bisogna aggiungere che i costruttori dei velivoli stanno installando cappelliere più capienti». Risultato: a bordo ci sono più effetti personali d' un tempo.
incidente aereo moscaINCIDENTE AEREO MOSCA

L' Europa non è esclusa da questo fenomeno. «Bisognerebbe per questo limitare il numero, le dimensioni e il tipo degli oggetti da portarsi a bordo», propone Ed Galea, docente dell' Università inglese di Greenwich.
Viaggiatori spregiudicati?

Nell' incidente Asiana più di un sopravvissuto ha raccontato di essersene andato con la valigia dopo aver visto altri fare la stessa cosa. «È stato un riflesso condizionato», spiega Negroni. Che denuncia la «normalizzazione della devianza»: sempre meno persone che seguono gli annunci di sicurezza. «Più di vent' anni fa ho suggerito ad Airbus di pensare alla chiusura centralizzata delle cappelliere», ricorda via mail il professor Galea.

incidente aereo moscaINCIDENTE AEREO MOSCA
«Ma il rischio è che le persone perdano ancora più tempo, nell' emergenza, a tentare di aprirle». C' è poi una realtà nuova che Negroni chiama l'«effetto dispositivo»: in un mondo social «il protagonista di un incidente vuole testimoniare con lo smartphone quello che succede». Alla ricerca dello scatto e dell' inquadratura perfetti. E a volte mortali.

Fonte: qui