9 dicembre forconi: 04/23/18

lunedì 23 aprile 2018

Lecce, calci e umiliazioni al compagno di classe: la scena ripresa col cellulare

Questa volta il video non ritrae solo aggressore e vittima. Questa volta l'ennesimo atto di bullismo in una scuola ha altri protagonisti, compagni dei due, che decidono di filmare tutto, tentativo estremo visto che probabilmente la sequela di prepotenza andava avanti da tempo, per incastrare il responsabile. 

Pochi secondi, 14, nei quali si vede, nella classe di un istituto tecnico di Lecce, mentre una ragazza appare seduta dietro ad un banco, uno studente colpire a calci un compagno e poi minacciarlo con una sedia. Sembra quasi un gioco, la vittima non appare particolarmente spaventata. 

Sullo sfondo si sentono alcune voci che, secondo l'interpretazione della mamma riferita all'avvocato Giovanni Montagna, rivelerebbero la volontà di un amico - ma dal filmato emerge la partecipazione almeno di un'altra persona - di aiutare la vittima a uscire dalla situazione di umiliazione. 

«Sicuro che stai registrando?», inizia uno dei due. «Sì», risponde l'altro. Poi, in dialetto leccese: «Così lo mettiamo a posto proprio». «Ma a tutto io devo pensare?», è la conclusione del dialogo. Secondo quanto ha appurato l'avvocato Montagna, che ha presentato un esposto in Procura allegando il video, le umiliazioni andavano avanti da mesi. 

Al ragazzo, ad esempio, toglievano la maglia e la usavano come 'cancellinò della lavagna. Aveva lividi ma negava con la mamma. Poi avrebbe ammesso «qualche schiaffo», ma niente di importante. «È un ragazzo molto introverso, chiuso ma che ha sempre avuto un brillante rendimento scolastico. Da settembre, da quando sarebbero iniziati questi episodi, invece è calato notevolmente», spiega Montagna. In alcuni giorni sembra che avesse manifestato il desiderio di rimanere a casa. Il giovane aveva negato alla madre di avere problemi in classe fino al 7 aprile quando lei ha ricevuto un whatsapp con il video dell'aggressione: le è arrivato grazie ad un amico del figlio che ha voluto cercare di rompere così la spirale. «Non è ancora chiaro quanti partecipassero alle vessazioni. Sarà il lavoro della Procura a cercare di fare chiarezza», aggiunge Montagna. A suo giudizio va sottolineato che «nonostante la riservatezza della vicenda, che riguarda minori, abbiamo registrato una vasta solidarietà e un tempestivo intervento della scuola, dopo la nostra denuncia. Ci hanno assicurato che interverranno, aspettando di chiarire coinvolgimenti e responsabilità». 

Anche il capo della Polizia Franco Gabrielli ha parlato del fenomeno, definendo i bulli come dei ragazzi «omologati» che credono di avere la verità in tasca. «Il bullismo è una forma di omologazione. Ci sono persone che si ritengono depositarie di un modo di essere e lo applicano in maniera prevaricante nei confronti di altri soggetti più deboli». Dunque il tema «non è il non rispetto delle regole, ma un'omologazione - conclude - che troppo spesso ci appiattisce, che troppo spesso crede che qualcuno sia depositario di una verità e di un comportamento che invece è effimero».

Non solo l'aggressione ripresa nel video diffuso su WhatsApp: il 17enne vittima del nuovo caso di bullismo in una scuola nella provincia di Lecce veniva picchiato quasi ogni giorno da alcuni suoi compagni di classe. «Spesso lo prendevano a pugni, calci e lo spingevano addosso alla lavagna usando la sua maglia come cancellino» riferisce all'Adnkronos il legale che rappresenta la famiglia del minore, Giovanni Montagna. «Lui non si è mai confidato con i genitori e anzi quando tornava a casa pieno di lividi diceva che si li era fatti durante l'ora di educazione fisica. È un ragazzo molto timido, introverso, ha paura e anche adesso si è chiuso in sé stesso, non parla, è molto reticente» spiega l'avvocato annunciando di voler valutare con la madre del ragazzo se chiedere un ascolto protetto davanti al giudice.


DOPO LA SENTENZA SULLA TRATTATIVE STATO-MAFIA, NINO DI MATTEO SI TOGLIE UN PO’ DI MACIGNI DALLA TOGA

“CHI CI DOVEVA DIFENDERE E’ STATO ZITTO, A PARTIRE DA ANM E CSM” 

“QUELLO CHE MI HA FATTO PIÙ MALE È CHE RISPETTO ALLE ACCUSE DI USARE STRUMENTALMENTE IL LAVORO ABBIAMO AVVERTITO UN SILENZIO ASSORDANTE” 

LA REPLICA DELL'ASSOCIAZIONE MAGISTRATI


NINO DI MATTEONINO DI MATTEO
«Quello che mi ha fatto più male è che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere è stato zitto, a partire dall' Anm e dal Csm». Ospite a «1/2 ora in più» di Lucia Annunziata su Raitre, Nino Di Matteo, pm del processo di Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ora alla Direzione nazionale antimafia, ha polemizzato con l' Associazione nazionale magistrati e con il Consiglio superiore della magistratura.

lucia annunziata in mezz oraLUCIA ANNUNZIATA IN MEZZ ORA
«Ho sempre creduto nella doverosità di questo processo, qualunque esito avesse avuto», ha spiegato in tv, dopo la sentenza che ha inflitto pene pesantissime a ex vertici del Ros come il generale Mario Mori e all'ex senatore Marcello Dell' Utri, condannati a 12 anni e accusati di aver rafforzato Cosa nostra, scegliendo la via del dialogo coi clan durante le stragi del '92 e del '93.

«Abbiamo sempre difeso dagli attacchi l'autonomia e l' indipendenza dei magistrati, anche a favore dei colleghi di Palermo», replica Francesco Minisci, presidente Anm, sindacato delle toghe. «E continueremo a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziarie».

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Nel lungo colloquio con la Annunziata, Di Matteo ha poi sottolineato l'importanza del verdetto che conferma in pieno la tesi dell'accusa: mentre esplodevano le bombe mafiose, pezzi delle istituzioni scendevano a patti con i clan.

«Gli ufficiali dei carabinieri sono stati condannati per avere svolto un ruolo di mediazione delle richieste della mafia nel '92, quindi rispetto ai governi della Repubblica presieduti da Amato e Ciampi, mentre Dell'Utri è stato condannato per avere svolto il medesimo ruolo nel periodo successivo a quando Berlusconi è diventato premier.

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO 
Non pensiamo che abbiano agito da soli, ma che siano stati mandati e incoraggiati da altri. Servirebbe un pentito di Stato che facesse chiarezza piena»

E aggiunge: «La sentenza ritiene che Dell' Utri abbia fatto da cinghia di trasmissione nella minaccia mafiosa al governo anche nel periodo successivo all' avvento alla presidenza del Consiglio di Berlusconi». Protesta il legale di Dell' Utri, Giuseppe Di Peri: «Con la sentenza che ha condannato Dell' Utri per il periodo precedente al 1992 ne è stata pronunciata anche una di assoluzione piena per i fatti successivi a quell' anno».
MARIO MORIMARIO MORI

Dopo Di Matteo, è intervenuto un altro imputato eccellente del processo, l' ex ministro dc Nicola Mancino che ha detto: «Sono felice di essere stato assolto. Mai saputo di una trattativa. Mi rifiutai di trattare ai tempi del sequestro Moro, figuriamoci se avrei tollerato di farlo con la mafia». L'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa ha dichiarato: «Ho apprezzato la sua assoluzione». Intanto l'ex Guardasigilli Claudio Martelli, osserva: «Il tentativo di passare alla Seconda o alla Terza Repubblica, è fallito il 4 dicembre del 2016. Ci aggiriamo tra le macerie della Prima, esercizio sportivo che dura da 25 anni».

Fonte: qui

Siria, risposta russa: bombe sui terroristi armati dagli Usa

Vincere definitivamente la guerra in Siria, sradicando dalla regione l’opaca ragnatela di alleanze (leggasi: terrorismo) su cui si basa la presenza statunitense, inglese e francese. Potrebbe essere questa la risposta, sul campo, che Russia e Iran – con all’appoggio della Cina in sede Onu – potrebbero mettere in atto, dopo il raid missilistico dimostrativo del 14 aprile contro le installazioni di Damasco. «L’attacco contro le basi in Siria compiuto da Francia, Regno Unito e Stati Uniti crea uno spartiacque, l’ennesimo, in questa guerra», scrive Lorenzo Vita sul “Giornale”. «Russia e Iran, alleati della Siria, hanno già detto di ritenere completamente illegittimi gli “strike” promossi dalla coalizione occidentale. E hanno parlato di “gravi conseguenze”», anche sul piano regionale. «E il fatto che Israele abbia appena chiuso lo spazio aereo sulle alture del Golan, fa comprendere che queste conseguenze regionali potrebbero rivolgersi direttamente allo Stato ebraico, colpevole di aver bombardato la base T4 in Siria e ucciso sette soldati iraniani». Le risposte di Russia e Iran saranno sicuramente su più livelli. Le potenze occidentali hanno colpito con un “one shot”, come sostenuto dal capo del Pentagono, James Mattis. «Ma adesso la palla è passata nelle mani di Mosca e Teheran che, al contrario, non avevano mai definito apertamente il ventaglio di posizioni in caso di risposta».
Quello che è certo, continua il “Giornale”, è che i due alleati della Siria erano consapevoli dell’attacco. E le risposte erano pronte già da diversi giorni. «Ora potrebbero semplicemente essere messe in atto, portando anche a un’evoluzione del Il bombardiere pesante russo Tupolev Tu-22conflitto in senso positivo verso l’esercito siriano: se infatti l’attacco è stato limitato, e sostanzialmente innocuo, Damasco ora può rimodulare l’offensiva per la riconquista del paese». Secondo sito israeliano “Debkafile”, una forza congiunta siriana e libanese (Hezbollah) ha ripreso l’offensiva verso il fiume Eufrate. Obiettivo: strappare dal controllo degli Stati Uniti il gas di Konok e i giacimenti petroliferi di Al-Umar. L’iraniano Ali Akbar Velyati, in conferenza stampa a Damasco, avverte: «La parte orientale dell’Eufrate è un’area molto importante. Speriamo di fare grandi passi per liberare questa zona ed espellere gli americani». Un secondo livello dell’offensiva, spiega Vita, nasce dal rafforzamento della sinergia militare fra Russia e Iran. Come riporta il sito “Al Masdar news”, Teheran rivela che i bombardieri pesanti russi sono stati di nuovo autorizzati a operare negli aeroporti militari iraniani: hanno il permesso di utilizzare basi iraniane per rifornirsi di carburante.
«Le informazioni su questi nuovi sviluppi – scrive Vita – arrivano anche dopo che due Tu-95 e due bombardieri pesanti Tu-22M hanno lasciato la loro base permanente in Russia per una destinazione sconosciuta. Si ritiene che siano proprio le basi iraniane dell’accordo». 
Il che non farà che potenziare la già dimostrata capacità di risposta degli alleati siriani: «Mentre le forze occidentali hanno comunque (anche se in maniera molto limitata) attuato un raid con i loro mezzi, la Russia in particolare non ha risposto. È' stata la contraerea siriana, guidata dal supporto russo, ad abbattere decine di missili. Questo significa che, fondamentalmente, Damasco solo con il supporto russo “dietro le quinte” ha dimostrato di saper difendersi». 
L’idea, ora, è che la Russia e l’Iran possano «rispondere con un’offensiva che sradichi completamente gli alleati della coalizione occidentale, chiudendo il cerchio su una guerra in cui Mosca e Teheran sono coinvolte in maniera molto pesante, ma che rischia di diventare impossibile da concludere». In questo senso, il “Giornale” sottolinea che «mentre le forze occidentali necessitano di accuse su attacchi chimici per colpire l’esercito siriano, russi e iraniani non hanno alcuna Ali Akbar Velyaticondizione: loro sono lì per aiutare Bashar al Assad nella sua offensiva, e questo permette lordo di sostenere più attacchi, su più livelli».
Lorenzo Vita sottolinea poi il profilo politico della situazione: «Non va dimenticato che gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere profondamente scissi al loro interno, cosa che invece non hanno dimostrato i loro nemici. La divisione fra Donald Trump e Jim Mattis può essere molto indicativa». Poi, naturalmente, c’è il ruolo della Cina: alle unità navali di Pechino già presenti nel Mediterraneo, per manovre congiunte con la flotta russa del Mar Nero, potrebbero aggiungersi altri vascelli cinesi da battaglia, nei giorni scorsi segnalati in prossimità del Canale di Suez con il presumibile obiettivo di aumentare il potere di deterrenza di fronte all’ipotesi di nuovi attacchi occidentali contro la Siria. «La Cina ha sostenuto con forza la contrarietà all’attacco in Siria compiuto da UsaGran Bretagna e Francia. E questo – osserva Vita – rende possibile una collaborazione ancora più forte in sede Onu fra Pechino e Mosca, tesa a creare un asse importante che si contrapponga a quello composto da UsaFrancia e Regno Unito». Una partita decisiva: si tratta di difendere Assad da chi lo bombarda per motivi “umanitari”, dopo aver armato, finanziato e protetto il peggior jihadismo di marca Isis, che ha gettato nel terrore la popolazione siriana producendo milioni di profughi. Un’emorragia, quella innescata dal terrorismo islamista (gestito dagli Usa, dalla Turchia, da Israele e dall’Arabia Saudita) che si è arrestata solo con l’intervento militare russo e iraniano che ha fatto “impazzire” i falchi della Casa Bianca.

16 Aprile 2018

Fonte: qui

L’Europa sta rallentando ed è già alle corde

Il consenso generalista rimane euforico nei confronti dell’eurozona.

Tuttavia, i primi dati del 2018 sono preoccupanti. Mentre il consenso generalista si aspetta un 2018 molto buono per l’Europa, i dati cominciano a mettere in discussione le aspettative ottimistiche:
  • Nelle ultime due settimane le stime del consenso generalista sull’utile per azione sono state riviste al ribasso del 32% per l’indice Eurostoxx 50 e del 13% per l’indice Stoxx 600, secondo Bloomberg.
  • La produzione industriale della Germania è scesa dello 0.1% a gennaio, rispetto ad una stima di aumento dello 0.5%.
  • In Francia, la produzione industriale di gennaio è diminuita del 2% e in Spagna del 2.6%, entrambe ben al di sotto delle aspettative, il che ha indicato una crescita piatta in entrambi i casi.
  • L’indice di sorpresa economico pubblicato da Citigroup è crollato per la zona Euro, mentre è diminuito più moderatamente per gli Stati Uniti.
  • La Banca Centrale Europea ha rivisto al ribasso le stime sull’inflazione di un decimo di punto percentuale, all’1.4% per il 2018, pur mantenendo la stima per il 2019… fino a quando non dovrà affrontare la realtà.
Questi dati per l’Europa possono essere in parte spiegati con un inizio dell’anno più mite, con una produzione di energia in calo più del previsto, il 7.5% in Spagna, e, in una certa misura, una minore attività nel settore dell’edilizia. Ma nessuno di questi fattori stagionali spiega l’enorme calo delle stime degli utili societari e la sorpresa economica. Mentre le previsioni di crescita degli utili per azione rimangono prossime al +4.5%, è evidente che siamo lontani dalle prospettive euforiche viste sei mesi fa. E siamo ancora all’inizio dell’anno.

Il rallentamento della crescita in Europa non dovrebbe essere una sorpresa. I dati economici a partire da ottobre mostravano già un picco e un graduale rallentamento della crescita. È stato evidente anche in Cina e in Giappone.

Il Giappone, il progenitore degli stimoli keynesiani, ci ha mostrato di nuovo la dura realtà. Le banche centrali non possono portare crescita attraverso la stampa di denaro. Il Giappone è cresciuto solo dello 0.3% nell’ultimo trimestre, sfoggiando un misero 1.2% annualizzato nonostante la moltiplicazione dell’offerta di moneta e uno stimolo mensile da $70 miliardi.

Ammettiamolo: l’Europa, come il Giappone, sta crescendo il più possibile. L’enorme onere di spese pubbliche eccessive, l’alta tassazione e la sovraccapacità si aggiungono alle tendenze disinflazionistiche dell’invecchiamento della popolazione e della tecnologia.
Il rischio per l’Europa è che, ancora una volta, abbia scommesso tutta la sua ripresa sulla politica monetaria, come accaduto nel 2009. E, naturalmente, quando la banca centrale inietta quasi duemila miliardi di euro nell’economia, si ottiene una certa crescita, ma il debito continua crescere e la produttività ne soffre.

La crescita della produttività in Europa è praticamente stagnante. Uno dei motivi è il calo dell’intensità di capitale, perché la crescita degli investimenti lordi è ancora molto scarsa. Bisognava aspettarselo. Con la scusa dell’occupazione viene incoraggiato l’investimento in settori a bassa produttività attraverso sussidi statali, mentre i settori ad alta produttività sono fiscalmente penalizzati e l’eccesso di capacità si perpetua mantenendo vive le società di zombie. Come segnala la BRI, il numero di società zombie è salito alle stelle.

L’Eurozona conserva un certo vantaggio grazie ai bassi prezzi del petrolio e ai bassi tassi d’interesse, ma è preoccupante vedere come l’impulso riformista sia scomparso in quasi tutti i Paesi e che, ancora una volta, molti pensano che il denaro sia gratuito e la liquidità garantita.
La più grande preoccupazione è l’autocompiacimento. Infatti alcuni di questi dati si riprenderanno, ma l’abbandono delle riforme e il mantenimento dell’interventismo burocratico mentre i governi si congratulano tra di loro, è più che pericoloso. La zona Euro ha raggiunto un surplus commerciale invidiabile, ma non grazie al suo apparato politico.
L’Eurozona è emersa dalla crisi perché ha evitato le tre parole più pericolose in un’economia: stimolare la domanda interna. Le stesse tre parole che hanno traghettato le economie europee da una crisi all’altra prima e dopo l’euro.

C’è una componente aggiuntiva preoccupante. Il rallentamento sta avvenendo in un periodo in cui i tassi d’interesse sono pari a zero, la spesa in deficit è la norma per il 90% dei Paesi europei e la BCE continua ad acquistare mensilmente €30 miliardi di asset.
Prestate attenzione a questi rischi. Anche se vi sono effetti stagionali, l’Europa sta mostrando punti deboli importanti ed individuarli è fondamentale. Devono essere effettuate riforme in modo che la fine dell’effetto placebo degli stimoli monetari non si traduca in una nuova grande crisi.

12 aprile 2018


[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it/

Le lunghe spire del Deep State stanno avvolgendo Trump

























Forse ci siamo persi qualcosa: come ad esempio la possibilità che i canyon di Wall Street si trovino effettivamente su un altro pianeta anni luce dalla Terra!

Altrimenti come si può spiegare la calma in un mercato azionario seduto su una gigantesca bolla e di fronte al potenziale scoppio della Terza Guerra Mondiale?

Gente, il Deep State ha preso in ostaggio Trump. Qualunque sfida pre-elettorale lanciata al Warfare State è stata completamente liquidata.

Forse Wall Street ritiene che Trumo sia solo chiacchiere e distintivo. Tuttavia, quando si considera il contesto più ampio e quello che sta dicendo la Russia, è semplicemente folle avere un indice S&P 500 al 24X. Dopo tutto, negli ultimi tre anni i guadagni non sono andati da nessuna parte (l'utile per azione è passato da $106 a settembre 2014 a $109 a dicembre 2017), e ora potrebbero essere affossati da un incidente di guerra in Siria la cui escalation sarebbe rapida.

Davvero i robo-trader nel casinò non hanno meditato sul significato di questo messaggio del Cremlino?

Certo, le probabilità sono abbastanza alte che gli intelligentoni del Pentagono capiranno come mantenere l'attacco ragionevolmente asettico. Cioè, bombarderanno un sacco di posti in Siria dove non ci sono russi ed iraniani (dopo essere stati avvertiti); e schiereranno anche piattaforme sottomarine per lanciare missili da crociera e manderanno velivoli stealth ad alta quota per far cadere le bombe intelligenti, in modo da tenere i piloti e le navi americane lontani dal pericolo.

Poi, dopo aver scatenato la versione "shock and awe" di Trump, affermeranno che Assad ha appena ricevuto la sculacciata della sua vita e che ai russi e agli iraniani è stato inculcato un po' di buon senso.

Ma il nostro punto non è che Douma è Sarajevo, e inoltre siamo ancora ad aprile, non ad agosto. Quello che dovrebbe spaventare Wall Street sono i due messaggi citati nei link qui sopra.

C'è una guerra civile brutale, sanguinosa e barbara che infuria in Siria, dove entrambe le parti sono responsabili; entrambe le parti hanno commesso atrocità indicibili; e dove è un fatto documentato che i ribelli posseggono armi chimiche e in passato hanno effettuato attacchi false flag col gas. Inoltre le tredici tonnellate di armi chimiche in possesso di Assad, che potevano essere o no la loro totalità, sono state distrutte secondo la certificazione dell'Organizzazione per la prevenzione delle armi chimiche (OPCW).

In questo contesto, chi può dire se il presunto rilascio di gas al cloro a Douma sia arrivato da una bomba lanciata dall'aeronautica di Assad o da una riserva dei ribelli colpita da una bomba? O se si trattasse di un altro attacco deliberato false flag messo in scena dai jihadisti? È lecito domandarsi anche se ci sia stato veramente...

Le prove provengono principalmente dalle forze ribelli opposte al presidente siriano Bashar al-Assad. Una di queste è il Violations Documentation Center, un'organizzazione anti-russa finanziata da George Soros. Un'altra è il White Helmets, un'operazione finanziata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito e che ha operato solo nei territori detenuti dai ribelli – spesso culo e camicia con il Fronte al-Nusra e altri elementi terroristici.

Tra l'altro, i potenti mezzi di Washington per ficcanasare in tutto il web possono leggere le vostre e-mail e individuare una carovana di cammelli canaglia ovunque in una tempesta di sabbia nel Sahara, ma guarda caso non possono dire se i cadaveri siano vittime di proiettili, bombe, edifici crollati, o gas al cloro. Bisogna andare sul posto ed eseguire test chimici.

Inoltre, anche se un'indagine accurata – come quella proposta dalla Svezia e su cui Stati Uniti e Gran Bretagna hanno posto il veto alle Nazioni Unite – fosse effettivamente completata, perché è prerogativa di Washington somministrare una sculacciata al colpevole?

Per prima cosa, se si è nel business delle sculacciate allora ci sarebbero altri soggetti a cui rivolgere lo sguardo, come ad esempio al-Sisi in Egitto ed Erdogan in Turchia; e anche ai reparti di Washington a tempo pieno a Baghdad e al principe ereditario dell'Arabia Saudita per i suoi genocidi in Yemen. E visto che ci siamo, perché non sculacciare anche Bibi Netanyahu visti i suoi periodici esercizi di "taglio dell'erba" sulla striscia di Gaza?

Il punto è che Assad non ha mai attaccato, minacciato o addirittura guardato storto gli Stati Uniti. Quindi potreste pensare che amministrare le sculacciate ai malfattori internazionali sia l'attività del Partito della Guerra a Washington, non quella del leader dell'America First.

A dire il vero, l'unica prova che abbiamo fino ad oggi sono le immagini raccapriccianti pubblicate su Internet dalla "Rivoluzione di Douma", fonte non attendibile poiché è uno strumento dei bravi di Jaish al-Islam (Esercito dell'Islam ) i quali detenevano in ostaggio 3,200 ostaggi pro-Assad. Ma anche se Assad fosse colpevole, perché Trump sta tirando fuori la storia della sculacciata se non intende effettuare il cambio di regime?

Sì, incostanza è il suo secondo nome. Il fatto è che è troppo tardi per trascinare Bashar Assad dietro la jeep commemorativa di Moammar Khadafy per essere sodomizzato ritualmente dai suoi nemici. Questo perché lui ha già vinto la guerra civile (area rossa nella mappa qui sotto).

Ciò che rimane non è minimamente favorevole al cambiamento di regime, perché la maggioranza della popolazione araba in Siria (indipendentemente da affiliazione religiosa alawita, sciita, sunnita, cristiana, drusa, ecc.) non accetterebbe mai di essere governata dalla piccola minoranza di curdi (che controllano la parte gialla, in gran parte aree desertiche). E inoltre uno stato curdo siriano, in parte o nel suo insieme, garantirebbe un'invasione turca e una guerra tra la porzione blu (aree controllate dai turchi che circondano Afrin nel nord-ovest) e quella gialla in cui Washington sarebbe schierato da entrambe le parti.

Infatti l'unica cosa che un cambio di regime potrebbe portare a questo punto sarebbe una resurrezione dei resti dell'ISIL (le piccole porzioni nere), o un risveglio dei tre o quattro isolotti (aree verdi) che gruppi di ribelli in guerra, jihadisti, salafiti e signori della guerra assetati di sangue ora controllano nominalmente.

Quindi la mappa qui sotto ci dice cosa sta realmente accadendo. A mio avviso, i neoconservatori ed i deep stater attorno a Trump stanno cercando lo scontro con Iran e Russia. Questi sono i nemici designati da Washington, e lo scopo dell'attacco imminente alle installazioni militari siriane è di intimidirli a fare marcia indietro – anche se lanciano avvertimenti ostili e filippiche (specialmente gli iraniani) contro l'America.

Detto in modo diverso, la presunta sculacciata ad Assad o la manovra per un cambio di regime serve solo come scusa per attaccare briga con Iran e Russia.

Infatti, con il bilancio della difesa già aumentato ad un livello assurdo ($720 miliardi), il Deep State ed i suoi alleati nel complesso militare/industriale/sorveglianza/congressuale non vorrebbero niente di meglio che la massima bellicosità (ed occasionali atti provocatori) da Russia e Iran in modo da mantenere il treno della sicurezza nazionale bello pieno verso i $1,000 miliardi in finanziamenti.

Perché il brutto segreto di Washington è il seguente: dal momento che l'America ha perso il suo unico vero nemico nel 1991, Washington è diventata una capitale bellica. Ora sta mettendo in pericolo l'intero pianeta, moltiplicando gli interventi e le occupazioni estere, intensificando le rappresaglie da parte delle vittime delle sue precedenti aggressioni, e accogliendo un coro sempre maggiore di esperti, burocrati e politici che si ingrassano sulle rive di il Potomac.





Come mostrato nella mappa qui sotto, dopo una sanguinosa campagna di due mesi l'esercito siriano – sostenuto dall'aviazione russa – aveva catturato la maggior parte delle roccaforti ribelli nel distretto di Ghouta orientale fuori Damasco. E ciò significava che la guerra civile era praticamente finita, perché ciò che restava dell'opposizione armata non poteva più far piovere attacchi d'artiglieria e assalti di guerriglia sul governo di Assad.

Dopo la rinnovata offensiva del governo a febbraio, la Ghouta orientale era stata divisa in tre sacche di resistenza.

I gruppi ribelli in due di queste sacche erano infine capitolati dopo aver causato oltre 1,200 vittime tra civili e militari. In base ai negoziati tra ribelli e governo, i combattenti dell'opposizione e le loro famiglie sarebbero stati evacuati in autobus verso il territorio dei ribelli nella provincia siriana settentrionale di Idlib (area verde nella mappa qui sopra).

Solo la piccola enclave di Douma (rosa scuro nella mappa in basso) resisteva, perché i combattenti salafiti del cosiddetto "Esercito dell'Islam" (Jaish al-Islam) rifiutavano di arrendersi.

Tuttavia il 5 aprile la situazione si era deteriorata così tanto all'interno di Douma che l'ultima coorte di combattenti ribelli aveva accettato anch'essa i negoziati. Anche loro sarebbero finiti su un convoglio di autobus di evacuazione diretto a nord, ma le discussioni si sono interrotte quando, secondo alcuni rapporti, i negoziatori ribelli sono stati richiamati e giustiziati da una fazione che desiderava continuare a combattere.

Quindi l'esercito siriano ha ripreso la sua offensiva e il presunto attacco col gas si è verificato il giorno dopo, quando sembrava che tutto fosse finito.

Lasceremo che siano gli altri a spiegare l'inspiegabile. Per esempio, perché Bashar Assad, che era sull'orlo di una vittoria completa contro l'ultima sacca di nemici ribelli, doveva usare armi chimiche su civili e bambini quando tutti, tranne alcuni combattenti più ostinati, avevano hai già accettato di salire sugli autobus e di essere evacuati da Douma?





Eppure ecco la parte ancora più inspiegabile di questo triste episodio: i ribelli restanti sono capitolati e il governo aveva riproposto l'accordo di evacuazione. Cioè, ciò che rimane di Jaish al-Islam o è morto o è salito su un autobus – insieme alle proprie famiglie – ed è già nella provincia di Idlib.

Proprio così. A Douma non è rimasta alcuna opposizione ed è stata liberata dall'esercito siriano, compresa la liberazione dei 3,200 ostaggi pro-governativi che erano tenuti prigionieri da guerriglieri dell'islam finanziati dall'Arabia Saudita.

Secondo il governo siriano non sono state trovate tracce di sostanze chimiche o di corpi. Potrebbero mentire, naturalmente, ma con gli investigatori dell'OPCW sulla strada per Douma chi sano di mente non si aspetterebbe una valutazione chiara di quello che è successo veramente due sabati fa?

Non se lo aspetta chi è annebbiato dall'isteria anti-russa che ha travolto Washington ed i media generalisti. Infatti il governo siriano ha persino accolto con favore la vanuta a Douma da parte della comunità internazionale, dove i russi affermano che non c'è assolutamente nulla da vedere.

In breve, se mentono, non sarà difficile da accertare. Presumibilmente Trump potrebbe persino mandare Jared Kushner ad indagare su cosa sia realmente accaduto a Douma.

Ahimè, Trump pare che abbia apparentemente optato per la guerra invece di tenere a bada il Deep State.

Nella Parte 2 esploreremo il motivo per cui ciò che accadrà prossimamente dovrebbe essere noto ai libri di storia, se ce ne saranno, come "La guerra di Mueller".





[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it


Le lunghe spire del Deep State stanno avvolgendo Trump, Parte #2


Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo orientale e sui cieli e sulla terra in Siria è assolutamente pazzesco; è anche spaventoso, pericoloso e del tutto inutile.


Dopotutto, l'imminente scontro militare russo/americano inizierebbe sullo scheletro di una nazione artificiale messa insieme nel 1916 da Inghilterra e Francia. Alla fine, quella che non è mai stata una nazione, è stata ridotta a macerie, miseria e frammenti settari.

Quindi non c'è niente da contestare ora, e, tra l'altro, non c'è mai stato. Il governo sovrano della Siria ha invitato da molto tempo i russi ad entrare a Washington ad uscire. Punto e basta.

Perché, quindi, gli aerei commerciali vengono avvertiti di rimanere fuori dallo spazio aereo siriano, mentre la flotta russa di Tartus si lancia in missioni di ricollocazione difensive?

Allo stesso modo, perché l'aviazione siriana è costretta a nascondere i suoi aerei e gli elicotteri nel suo stesso Paese, mentre Washington lancia un'armata di navi da guerra verso il Mediterraneo che è più grande e più letale dell'intera Marina di quasi tutti gli altri Paesi del mondo?

La risposta è semplice e allo stesso tempo terribile: Washington è diventata la Capitale della Guerra e ora pullula di un'intera generazione di burocrati ossessionati dalla guerra, petrolieri, consulenti militari, lobbisti, militaristi, imperialisti, neo-belligeranti e legioni di militari/industriali/spioni che si nutrono di un budget della sicurezza nazionale orribilmente gonfio.

Certo, ci sono anche migliaia di politici, sia quelli che sono in carica che quelli che diventano prosperi stendendo un ghiribizzo per gestire l'impero globale di Washington. Tra loro ci sono lo stupido, il lecchino, il sant'uomo, il venale, gli sbandieratori, i patrioti e gli ideologi dell'eccezionalismo americano, della responsabilità di proteggere (R2P), della propagazione della democrazia e della semplice egemonia imperiale.

Inutile dire che il nostro scopo qui non è quello di fare l'elenco del prototipo di persone che pullulano a Washington. Invece stiamo cercando di caratterizzare e concretizzare ciò che intendiamo per Deep State, e di spiegare perché quest'ultimo stia portando avanti una campagna così implacabile, viziosa e oscura per abbattere Trump; anche a rischio di guerre con la Russia e un armeggedon nucleare per l'intero pianeta.

È tutto incapsulato in due parole: America First!

Lo slogan e la tonalità della campagna di Trump che incitò la Città Imperiale in un impeto di parossismo ed oltraggio. Questo perché, in fin dei conti, America First invalida il modus operandi della Capitale della Guerra, e tutti i suoi progetti, pretese e prosperità illecita.

Dopotutto, in un mondo in cui dovrebbe esserci l'America First, ciò che è accaduto o non accaduto a Douma non dovrebbe fare alcuna differenza per la sicurezza interna.




Ovviamente Douma è solo il manifesto della trama illecita di tutto l'impero americano all'estero. La guerra civile in Siria era essenzialmente una battaglia tra i rami sunniti e sciiti dell'Islam.



In quanto tale, si estendeva in tutto il Medio Oriente, comprendendo l'Arabia Saudita ed i suoi alleati sunniti da un lato e l'Iran e i suoi alleati sciiti dall'altro, compreso il governo appoggiato da Washington a Baghdad, il governo demonizzato da Washington a Damasco e la fazione Hezbollah del Libano.



In un modo o nell'altro questo scontro è in corso da 1300 anni e la sua manifestazione attuale non ha conseguenze per la sicurezza dei cittadini di Lincoln NE, Spokane WA o Springfield MA. Di conseguenza, non si sarebbe mai dovuta versare nemmeno un'oncia di sangue americano o un dollaro del Tesoro americano.



Ahimè, America First incarna tale verità ed è ciò che la Città Imperiale non può tollerare.



Allo stesso modo, America First vuol dire anche che il Golfo Persico non è un lago americano e che qualunque cosa accada lì non è in alcun modo affare della Quinta Flotta. Il petrolio è una questione per i mercati e l'economia; significa che prezzi elevati, carenze e interruzioni dell'approvvigionamento sono la cura.



Infatti lo slogan America First riconosce che oggi gli Stati Uniti non hanno nemmeno bisogno di una Quinta Flotta, perché è inutile difendere la patria (data l'esistenza della deterrenza nucleare, di cui ne abbiamo già in abbondanza) e serve solo ad estendere, occupare e controllare un impero che indebolisce la sicurezza in patria e drena denaro dal Tesoro della nazione.



Lo stesso vale per l'Ucraina. Se i Crimeani hanno scelto di tornare alla madrepatria russa con un voto referendario al 90%, di cui hanno fatto parte per oltre 200 anni dopo che la penisola venne acquistata da Caterina la Grande nel 1783, così sia.



Allo stesso modo, se la popolazione del Donbas (Ucraina orientale) di lingua russa desidera secedere da una Kiev dominata da nazionalisti ucraini anti-russi e proto-fascisti, ha tutto il diritto di farlo; e niente di tutto questo è scritto in un documento firmato da Thomas Jefferson, Benjamin Franklin et. al. nel 1776.



In pratica, se la produzione di carbone, prodotti chimici, acciaio e altri prodotti industriali da parte dei 5 milioni di persone del Donbas è legata al PIL dell'Ucraina, della Russia o di una repubblica appena battezzata, non farebbe un briciolo di differenza per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.



Infatti è difficile pensare a sviluppi in qualsiasi parte del pianeta che abbiano meno ripercussioni sulla sicurezza degli Stati Uniti di quelli nel Donbas. Eccetto forse se i cinesi vogliono sprecare i loro soldi a costruire basi militari su banchi di sabbia nel Mar Cinese Meridionale.



Allo stesso modo, lo slogan America First è d'accordo con la determinazione sovrana dei tedeschi secondo cui la loro sicurezza nazionale è adeguatamente soddisfatta spendendo solo l'1.5% del PIL per la difesa e che la strada verso relazioni pacifiche con la Russia passa attraverso più commercio e meno provocazioni inutili (la Germania non si sta unendo alla guerra imminente di Trump in Siria).



Detto in modo se i tedeschi non si aspettano di essere invasi da Putin, allora perché Washington sta dissanguando il suo Tesoro accumulando armamenti convenzionali dall'altra parte dell'Atlantico?



E questo ci porta al nocciolo della questione: America First è una minaccia esistenziale al Deep State.



Tutto questo ci riporta indietro al 2 aprile 1917, data in cui Woodrow Wilson dichiarò scioccamente guerra alla Germania e portò l'America in un sanguinoso calderone sul fronte occidentale che non aveva assolutamente alcun rapporto con la sicurezza nazionale; e successivamente in una "pace" distruttiva a Versailles che avrebbe garantito una guerra perpetua.



Lo slogan America First, quando seguito fino alla sua conclusione logica, metterebbe fuori mercato la Capitale mondiale della Guerra; si tradurrebbe in una massiccia riduzione del budget della sicurezza nazionale orribilmente gonfio; ciò renderebbe inutili i think-tank, le ONG, gli appaltatori dell'intelligence ed i lobbisti.



Ci riferiamo naturalmente a persone come i fratelli Podesta, i Paul Manafort ed altri 20,000 operatori e racket simili. Infatti America First porterebbe una recessione nella Città Imperiale che al confronto Youngstown, Ohio sembrerebbe un modello di prosperità.



A dire il vero, dubitiamo seriamente che Trump abbia avuto idea di dove l'avrebbe portato lo slogan America First quando vi inciampò contro; e temiamo che il suo timore xenofobo del confine messicano lo avrebbe comunque distratto.



Ma il Deep State non correva rischi. Ecco perché nel luglio 2016 gli scagnozzi che guidavano la CIA e l'FBI sotto Obama sono stati in grado di lanciare la loro insidiosa caccia alle streghe anti-Trump come "polizza assicurativa"; ed è anche il motivo per cui l'Amministrazione Obama nei suoi ultimi giorni in carica si è assicurata che il verdetto dell'8 novembre sarebbe stato messo in discussione sulla scia della presunta interferenza russa.



È assolutamente un fatto che né Trump, né i suoi figli, né sua figlia, né suo genero, sono andati in Russia dopo la campagna di Trump lanciata nel giugno 2015. Allora nessuno, nemmeno Vlad Putin, credeva potesse finire nello Studio Ovale; e da allora Trump ha dimostrato che a nessuno importava, tranne che a lui e alla sua famiglia ovviamente.



Quindi se c'è stata una qualche collusione dopo l'annuncio, doveva essere via email o telefono tra i Trump e gli alti funzionari statali del Cremlino. Vale a dire, ogni parola di tali conversazioni sarebbe stata archiviata nei server della NSA (agenzia nazionale per la sicurezza), in cui tutto ciò che attraversa la rete mondiale viene prelevato e immagazzinato.



Inutile dire che se Robert Mueller stava davvero facendo il lavoro di Dio a favore dello stato di diritto e della democrazia americana, avrebbe risolto la questione della "collusione" con i russi entro una settimana di tempo. Ciò non è accaduto perché non esistono tali prove e non si sono mai verificate simili conversazioni tra i Trump e lo stato russo. Punto.



Al contrario, l'intera inchiesta di Mueller è progettata per danneggiare politicamente Donald Trump e cacciarlo dal suo incarico. Cioè, per schiacciare lo slogan America First e per cancellare la forma grezza che ha assunto sotto la presidenza Trump. In questa missione, la caccia alle streghe di Mueller ha già avuto successo.



A dire il vero, meno di due settimane fa stava abbracciando la famosa strategia del senatore George Aiken, che nel mezzo della folle invasione del Vietnam da parte di LBJ, spiegò come porre fine a quella inutile guerra: "Dichiarare la vittoria e tornare a casa".



Questo è esattamente ciò che Trump stava facendo quando ha dichiarato la vittoria sull'ISIS e ha annunciato che l'America se ne sarebbe andata dalla Siria, e lo ha fatto senza l'approvazione dei suoi difensori del Deep State.



Così facendo, ha quasi fatto ritornare lo slogan America First la strategia di questa terra; sebbene le varie Douma del mondo siano tragedie umane, non sono minacce alla sicurezza dell'America, né sono affari della macchina da guerra di Washington.



Ma la Capitale della Guerra non poteva tollerarlo. E secondo le ultime affermazioni di Trump, si sta preparando ad arrendersi al Partito della Guerra.



Vale a dire, la missione anti-ISIS è completa quindi è ora di salvare il mondo dagli iraniani e dai russi.



Inutile dire che bombardare le installazioni militari siriane, ora vuote, non riuscirà a raggiungere questo obiettivo e renderà il rischio di una terza guerra mondiale ancora più palpabile.



Infatti il modo più sicuro per far riprendere l'ISIS è distruggere il governo siriano e quindi aprire le porte dell'Inferno, così come ha fatto Dubya nel 2003.




[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it/

Le lunghe spire del Deep State stanno avvolgendo Trump, Parte #3


Trump sembra aver fatto un Respiro Profondo per quanto riguarda la sua volontà di bombardare la Siria, ma il Deep State lo ha per i capelli arancioni. Quindi dubitiamo che il ritardo durerà ancora a lungo.

Questo perché il nostro genio degli affari si sta facendo infinocchiare ancora una volta. Gli stanno dicendo che spazzare via fino a una dozzina di campi d'aviazione siriani, installazioni militari e una fabbrica che sembra un sito di armi chimiche, equivale a qualcosa di abbastanza serio: cioè, la testimonianza di questa azione farà sì che il Ciccione di Pyongyang se la faccia sotto, facendo in modo che per il prossimo summit abbia le "idee chiare" e sappia con chi ha a che fare.

Questo è esattamente il genere di materiale su cui prospera Trump, ed è un'ulteriore prova che il Deep State ha capito esattamente quali corde toccare.

Trump non è una vittima innocente. Si è dato volontariamente in ostaggio al Partito della Guerra circondandosi di generali falliti e dei più furiosi uomini di guerra che si trovano nella Città Imperiale: John Bolton, Mike Pompeo e Gina Haspel.

Infatti dovremmo chiederci: com'è possibile che qualcuno con un minimo di infarinatura dello slogan America First pensi che un interventista come John Bolton debba avere voce in capitolo?

Ma qualunque cosa pensasse Trump quando ha fatto scelte così orrende per i ruoli della sicurezza nazionale, questi sostenitori del Partito della Guerra non hanno perso tempo a portare avanti la loro agenda.

E in cima a tale agenda c'è un'escalation sistematica e implacabile di provocazioni contro Russia e Iran. Questo perché il confronto con questi stati demonizzati è il modo migliore per mantenere Washington (e quindi l'intero Paese) sul piede di guerra e la sicurezza nazionale traboccante di finanziamenti attraverso le tasse.Come abbiamo indicato nella Parte 1, l'imminente attacco alla Siria è in realtà un messaggio rivolto a Teheran e Mosca. La copertura è il classico intervento umanitario. Bashar Assad sta per ricevere una lezione con una bella sculacciata attraverso una raffica di missili da crociera.

Ciò ovviamente ci lascia con un dubbio: in che modo la sicurezza interna viene effettivamente potenziata sculacciando in modo selettivo alcuni malfattori e non altri?

In questo caso, persino la presunta uccisione di 40 civili a Douma è difficilmente paragonabile ai 10,000 civili che sono stati massacrati dalle bombe americane sganciate dalle forze aeree saudite nello Yemen; o le migliaia di prigionieri anti-governativi che sono stati giustiziati sommariamente dal generale al-Sisi in Egitto, individuo stipendiato annualmente da Washington con $1.2 miliardi; o le migliaia di civili che Israele ha ucciso durante i suoi periodici esercizi di "falciatura del prato" sulla Striscia di Gaza.

Ovviamente Washington non dovrebbe nemmeno essere nel business delle sculacciate, perché nessuno ha nominato l'America come il poliziotto o il procuratore morale del mondo. Ma anche se questo fosse il vero scopo (e non lo è) dell'imminente aggressione contro il governo sovrano della Siria, pensereste che ci dovrebbe essere come minimo una parvenza di prova che il presunto attacco chimico sia avvenuto nell'effettivo.

A differenza degli incidenti siriani del passato, infatti, la strada è spalancata per una determinazione onesta di ciò che è realmente accaduto. Questo perché gli ultimi detenuti ribelli nella Ghouta orientale o sono tutti morti o hanno lasciato l'area su autobus organizzati dal governo siriano come parte dell'accordo di trasferimento che li ha mandati nella provincia di Idlib nel nord-ovest del Paese.


Di conseguenza Douma è ora un posto sicuro per i giornalisti occidentali, i funzionari governativi e gli investigatori internazionali dell'Organizzazione per la Prevenzione della Guerra Chimica (OPCW) affinché possano visitare i presunti siti dell'attacco e trovare le prove.

Naturalmente i funzionari siriani e russi che hanno visitato la zona dicono che non ci sono prove di vittime, corpi, residui di cloro, o che l'unico ospedale della comunità sia mai stato sovraccarico di vittime di agenti chimici tossici. Solo questo è degno di nota, dati i primi resoconti che parlavano di più di mille vittime a causa del presunto attacco.

Ma ora il governo russo ha fatto un passo in avanti sorprendente: sta sostenendo di avere la prova che l'intera cosa sia stata una messa in scena. Cioè, un incidente che starebbe portando il mondo sull'orlo della guerra era solo l'ennesimo attacco false flag dei barbari jihadisti che attaccano il governo siriano, come il primo evento a Ghouta e la famigerata "linea rossa" di Obama nell'agosto 2013.

Non sappiamo se il governo russo stia mentendo o meno, ma dal momento che il mondo intero è stato invitato ad offrire la propria valutazione sul posto, ne dubitiamo. Dopotutto, ci sono cittadini locali dell'ospedale di Douma e da altre parti della comunità che affermano di aver assistito alla messa in scena. Se questi testimoni e i russi mentono, questo diventerà presto evidente.

Al contrario, non è possibile seppellire le prove – inclusi i corpi – di un attacco al cloro che avrebbe causato centinaia di morti e feriti. Se è successo, gli investigatori ed i giornalisti dell'OPCW le troveranno; e se non le troveranno, le cose non sono andate come dicono i media generalisti.

Nel frattempo, perché si sono radunati nella Situation Room a discutere sugli obiettivi e su come minimizzare i rischi di un attacco diretto al personale militare russo, quando Trump potrebbe prendere il telefono rosso e dire a Putin che invierà una squadra d'indagine a Douma?

Non abbiamo dubbi sul fatto che Putin risponderebbe: "Sii il mio ospite". E non abbiamo dubbi sul fatto che Pat Buchanan abbia centrato il bersaglio nel suo articolo recente quando ha fatto notare:

Non possiamo combattere per sempre le guerre di altri popoli senza finire nello stesso mucchio di cenere delle altre potenze mondiali prima di noi.


E poi, perché non parlare direttamente con i nostri avversari?

Se Trump può parlare con Kim Jong-un, che ha usato un cannone antiaereo per giustiziare suo zio e ha fatto uccidere il suo fratellastro in un aeroporto della Malesia con un'arma chimica, perché non possiamo parlare con Assad?

Nel 1974 Richard Nixon volò a Damasco per stabilire legami con il padre di Assad, il futuro "Macellaio di Hama". George H.W. Bush ha arruolato Hafez al-Assad e 4,000 soldati siriani nella sua Guerra del Golfo per liberare il Kuwait.

In tutte queste città, e in tutto il Medio Oriente, ci sono persone che desiderano coscrivere la ricchezza e il potere degli Stati Uniti per far avanzare i propri obiettivi e raggiungere le proprie visioni. Aver lasciato che succedesse così spesso ci ha ridimensionato come superpotenza rispetto a quello che eravamo alla fine della Guerra Fredda.

Tutto questo deve finire e la nazione lo sa.

Tra le ragioni per cui i democratici hanno nominato Barack Obama e l'America lo ha eletto, c'è stato il fatto che i suoi avversari, Hillary Clinton e John McCain, hanno sostenuto la guerra in Iraq a cui Obama si oppose.

Tra le ragioni per le quali il Partito Repubblicano ha nominato Trump e la nazione lo ha eletto, c'è stato il fatto che ha promesso di portarci e tenerci fuori dalle guerre come quella in Siria.

Non è ironico che oggi il nostro Partito della Guerra, che prima detestava Trump e rifiutava la sua candidatura, lo stia spingendo e lo stia incoraggiando sempre più ad affondare nel pantano siriano?

E questo ci porta al punto fondamentale della questione: Donald Trump è stato preso in ostaggio dalle spire del Deep State ed è diventato lo strumento del suo programma distruttivo.

Ad esempio, John Bolton è un sostenitore dello slogan America Uber Alles, l'antitesi di America First. In realtà è un emissario per quella che potrebbe essere definita l'ala "Bibi First" del Partito della Guerra.

Lo squallido governo di Netanyahu come capo del governo israeliano si è basato sulla demonizzazione dell'Iran, facendo emergere così una coalizione eterogenea di religiosi di destra e partiti dei coloni in parlamento.

Nelle circostanze attuali, l'agenda di "Bibi First" è quella di incenerire l'accordo nucleare iraniano al momento della sua firma il 12 maggio.

Questo perché un Iran che si ricongiunge alla comunità delle nazioni, rientra nel commercio con il resto del mondo e aderisce all'operazione nucleare, cose che tra l'altro ha tutte le intenzioni di fare se Washington si attiene alla sua parte del patto, è un Iran che smentisce l'intera campagna di demonizzazione condotta dai neocon a Washington e Israele negli ultimi 25 anni.

Inutile dire che questo è uno scenario che il Partito della Guerra non può tollerare. Metterebbe fuori gioco Bibi Netanyahu e manderebbe all'aria le centinaia di miliardi che vengono sprecati per le capacità militari di Washington.

Dopotutto, se Washington non avesse il Golfo Persico da pattugliare o se non si fosse immischiato nelle lotte religiose e politiche sunnite-sciite, non avrebbe sprecato $30 miliardi per le nuove portaerei e le armate al loro interno.

Il Deep State ha smosso cielo e terra per portare Trump al suo servizio e per seppellire ogni traccia di una politica di sicurezza nazionale basata sullo slogan America First.

Se i missili Tomahawk voleranno verso la Siria, sapremo che l'Ufficio Ovale è ora occupato da un ostaggio del Deep State, e quest'ultimo presto lo sacrificherà alle furie vendicative della caccia alle streghe di Mueller.



[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it/