PER I GIUDICI NON FU OMICIDIO VOLONTARIO, MA LA PROCURA VA AVANTI: “L’HANNO RIEMPITA DI DROGHE SAPENDO DI POTERLA…”
Desiree: carcere a pusher ma cade accusa droga a minore
(ANSA) - Resta in carcere il pusher Marco Mancini, coinvolto nelle indagini relative alla morte di Desiree Mariottini. Lo ha deciso il gip Maria Paola Tomaselli al termine dell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli.
Il giudice ha convalidato il fermo emettendo una misura cautelare in carcere. Il magistrato ha, però, fatto cadere per l'indagato l'aggravante della cessione di sostanza stupefacente ad un minore. L'uomo è accusato di detenzione e cessione di stupefacenti ma per il gip non avrebbe ceduto la droga a Desiree.
«DESIRÉE, NON FU OMICIDIO VOLONTARIO» I GIUDICI SMONTANO L' ACCUSA
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
Quello di Desirée Mariottini non fu un omicidio volontario. È questa la convinzione del tribunale del Riesame che ha annullato l' ordine di custodia per il nigeriano Chima Alinno e il senegalese Brian Minthe.
Secondo i giudici non è vero che abbiano accettato il rischio che la 16enne, come sostenuto dalla Procura, potesse morire a seguito del mix di droghe e farmaci che le venne somministrato ben oltre la sua volontà nell' edificio abbandonato di via dei Lucani, il 18 ottobre scorso.
DESIREE
Inoltre, secondo gli stessi giudici, non è corretta l' impostazione dello stupro di gruppo che viene contestata ai due indagati, anche se resta valida quella di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e la cessione di stupefacenti. Un rovesciamento netto di quanto aveva invece scritto il gip nella convalida del fermo.
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
«Sono contenta per il mio assistito nella cui innocenza, alla luce delle indagini svolte ho sempre creduto. Mi dispiace perché indagini condotte in tal modo rischiano di non rendere giustizia a quella povera ragazza», dice l' avvocato Pina Tenga, che assiste Alinno. La linea della Procura però non cambia.
LA MORTE DI DESIREE MARIOTTINI VIA DEI LUCANI
Forte degli esami tossicologici che hanno rilevato grosse quantità di diverse sostanze nel corpo della ragazza e delle testimonianze che raccontano pressoché univoche di una trappola in cui Desirée venne attirata con l' idea di stordirla (anche con sostanze sciolte nel vino) e abusare di lei, l' aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza rinnoveranno oggi le accuse al tribunale del Riesame che affronterà la posizione dell' altro senegalese Mamadou Gara, il terzo uomo fermato a Roma.
SALVINI DEPONE UNA ROSA PER DESIREE, LA 16ENNE MORTA A SAN LORENZO 6
Per Yousif Salia, il ghanese arrestato a Foggia, l' accusa di omicidio era caduta già in sede di convalida del fermo. I quattro restano in carcere, così come Marco Mancini, il 36enne arrestato per spaccio nell' ambito dell' inchiesta.
In serata arriva una frecciata polemica del sindaco Raggi a Salvini sulla sicurezza nel quartiere San Lorenzo: «Servono più forze dell' ordine, aspettiamo i 250 uomini annunciati dal ministro».
MA LA PROCURA VA AVANTI «L' HANNO RIEMPITA DI DROGHE SAPENDO DI POTERLA UCCIDERE»
DESIREE MARIOTTINI
«Andiamo avanti, per noi non cambia nulla. Le indagini e i risultati delle analisi mostrano chiaramente che la morte di Desirée fu provocata da chi la riempì di droghe, farmaci e metadone».
Sono sconcertati i pubblici ministeri titolari dell' inchiesta sulla morte della sedicenne nel palazzo di San Lorenzo. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone coordina da anni il pool che si occupa di reati di violenza sessuale e questo caso l' ha seguito personalmente dal primo istante.
Ha trascorso giorni e notti in questura, ha ascoltato testimoni e indagati. Ha incrociato i loro racconti con l' esito degli esami di laboratorio, esplorato ogni dettaglio con un unico obiettivo: dare giustizia a una ragazzina che alla fine era stata abbandonata alla sua dipendenza. E per questo ha depositato nuovi atti proprio in tribunale.
CHIMA ALINNO
Nonostante il tribunale abbia annullato l' ordinanza di custodia cautelare per l' omicidio volontario, la Procura sembra intenzionata ad andare avanti seguendo proprio questa strada. «Valuteremo le motivazioni dei giudici del Riesame, ma il percorso della nostra inchiesta è segnato», chiarisce Monteleone. C' è soprattutto una frase che è stata evidenziata durante le udienze per dare riscontro alla volontà dei quattro indagati di uccidere Desirée: «Meglio lei morta che noi in galera».
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
Sono stati i testimoni a riferirla, spiegando che era stato impedito loro di soccorrere la ragazza. E proprio da questo i pubblici ministeri ripartiranno per fare ricorso contro l' ordinanza del tribunale. Ma anche dai colloqui captati in questura grazie ad alcune «cimici» piazzate nella saletta dove le testimoni attendevano di essere interrogate dagli investigatori della squadra mobile coordinati dai capi della sezione violenza di genere Pamela Franconieri e della Omicidi Andrea Di Giannantoni.
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
«Se ci facevano chiamare l' ambulanza, non moriva».
L' esito degli esami tossicologi conferma che Desirée è morta per un miscuglio di «morfina, eroina, cocaina e metadone», oltre agli psicofarmaci. La tesi della Procura è che le furono somministrati in quantità tanto elevata per ridurla a uno stato di incoscienza e così sottoporla a violenza, senza preoccuparsi di provocarne la morte.
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
Ed è stato proprio questo a far scattare l' accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Una tesi che i giudici non hanno ritenuto fondata, probabilmente considerando che non ci fosse alcuna volontà di uccidere.
«È stata lasciata agonizzante per ore, nel suo stomaco c' era una quantità altissima di metadone mescolato al vino, come è possibile che questo non sia sufficiente a mostrare la volontà di ammazzarla?», insistono in Procura.
GIANLUCA ZUCCHEDDU PADRE DI DESIREE MARIOTTINI
Per sostenere l' accusa viene citato anche il verbale di un testimone, Vittorio Bozza, ascoltato in questura il 31 ottobre. Si tratta di un cliente abituale degli spacciatori di via dei Lucani. Il suo racconto aggiunge nuovi dettagli all' orrore sulla fine di Desirée. «Quando sono arrivato Athem mi ha detto di guardare la ragazza che era nel container e accertarmi che stesse dormendo. Sono entrato, lei aveva addosso una copertina bianca ed era nuda.
Qualcuno ha detto che aveva preso metadone e gocce». Bozza va via e torna dopo qualche ora: «La ragazza era immobile, non so dire se dormisse o fosse già deceduta. Io ho fumato con gli altri e me ne sono andato». Desirée è morta poco dopo senza che nessuno abbia fatto nulla per salvarla.
ECCO LE IMMAGINI DELLO STABILE A SAN LORENZO IN CUI E’ MORTA DESIREE MARIOTTINI
LENZUOLA SPORCHE, DEGRADO E SPORCIZIA: UNO STABILE FATISCENTE SENZA PORTE E CON LE IMPOSTE DIVELTE, DOVE DROGARSI E PASSARE LA NOTTE. C'È LA “STANZA DEGLI SPACCIATORI” E QUELLA DEGLI “AFRICANI”. ACCANTO AL CAPANNONE DOVE LA 16ENNE È MORTA, C'È “IL CONTAINER”: DUE MATERASSI E UNA MENSOLA DOVE VENIVANO APPOGGIATI GLI...
DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI
Ha deciso «lucidamente» di «sacrificare la sua giovane vita», scrive il gip Maria Paola Tomaselli nell' ordinanza a carico del quarto componente del branco che, per l' accusa, ha stuprato e ucciso Desirée Mariottini, dopo averla imbottita di droghe e psicofarmaci. Una ricostruzione su cui la Procura non è disposta a cedere, nonostante il Tribunale del Riesame, due giorni fa, abbia fatto cadere la contestazione di omicidio e violenza di gruppo a carico di due indagati.
Ieri, dopo l' interrogatorio di garanzia a Regina Coeli, anche la posizione di Marco Mancini per i pm è il pusher che ha ceduto alla ragazzina psicofarmaci si è alleggerita: il carcere è stato confermato, ma per il giudice non c'è l'aggravante contestata dalla Procura di avere dato stupefacenti direttamente alla minore. E in serata, sul caso è intervento il ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Accuse che cadono, posizioni che si alleggeriscono, indagati che propongono ricostruzioni fantasiose... Desirée merita giustizia, i criminali che l'hanno uccisa devono pagare tutto, noi non la dimentichiamo».
DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI
LE FOTO
Intanto, tra gli atti depositati al Riesame, ci sono anche le fotografie del luogo dell' orrore fatte dalla Scientifica durante un sopralluogo. Ecco lo stabile abbandonato di via dei Lucani, a san Lorenzo: muri scrostati, sbarre alle finestre e materassi sudici. Chissà se Desirée ha capito in quale posto era finita.
Se riusciva a distinguere mentre le droghe la stavano uccidendo il vecchio mobile con la macchina da cucire al centro della stanza o quella bottiglia di latte che sbucava da un angolo. Chissà se il suo sguardo è andato oltre i vetri sporchi delle finestre di quel capannone, dove alcuni uomini del branco, prima di decidere «lucidamente di sacrificare la sua giovane vita», l' avevano abbandonata su un vecchio materasso. L' hanno lasciata morire in quella che i tossicodipendenti di via dei Lucani chiamavano la «stanza del crack»: un capannone fatiscente, senza porte e con le imposte divelte, dove drogarsi e passare la notte per smaltire lo stordimento.
DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI
È questo il non-luogo dove la ragazzina di Cisterna ha chiuso gli occhi per sempre nella notte tra il 18 e il 19 ottobre. Ma non c' è solo la «stanza del crack» nel palazzo dell' orrore a San Lorenzo. Altri angoli infernali si scoprono varcando il cancello bianco: c' è la «stanza degli spacciatori» e quella degli «africani». Accanto al capannone dove Desirée è morta, c' è «il container»: due materassi e una mensola dove venivano appoggiati gli psicofarmaci.
È proprio qui che Desirée è la tesi della Procura è stata violentata a turno da Yusif Salia, Mamadou Gara, detto Paco, Brian Minteh e Chima Alinno. Ed è proprio qui che Muriel una delle testimoni chiave l' aveva trovata nuda e l' aveva rivestita, prima di aiutare il branco a spostarla nella «stanza del crack».
DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI
Ieri, mentre a Roma Mancini veniva interrogato a Regina Coeli contraddicendo alcuni testimoni ha dichiarato di non essere stato in via dei Lucani il giorno dell' omicidio , a Foggia un altro gip sentiva Salia, arrestato nei pressi del capoluogo pugliese dopo avere tentato la fuga. Assistito dagli avvocati Margherita Matrella e Giovanni Vetritto, ha ammesso il rapporto, ma ha negato la violenza: «Era consenziente. Mi aveva fatto vedere un tesserino sanitario con una data di nascita sbagliata, diceva di essere maggiorenne». Intanto, i giudici del Riesame, che due giorni fa hanno fatto cadere le accuse di omicidio e stupro di gruppo a carico di Chima Alinno assistito dall' avvocato Giuseppina Tenga e di Brian Minteh, dovranno pronunciarsi anche sulla posizione di Paco.
L' ORDINANZA
DESIREE MARIOTTINI E LA MADRE
Per il gip Tomaselli, lui e Salia sono «certamente responsabili della somministrazione del mix letale». Sarebbe stato Yusif a condurre Desirée nel container, a violentarla per primo, mentre Paco era sdraiato in un materasso lì accanto, in attesa «del suo turno». La somministrazione del cocktail di psicofarmaci e droghe aveva uno scopo: «Indurre una condizione di minorata difesa», scrive il giudice nell' ordinanza a carico di Salia. In questa prima fase, gli indagati hanno «accettato l' eventualità di un possibile decesso della minore».
DESIREE MARIOTTINI
Una consapevolezza che, «con l' evolversi degli eventi», si sarebbe trasformata in una volontà precisa: «Dolo diretto», dice il gip, «nel momento in cui Paco e Yusif omettono di prestare qualsivoglia soccorso, allontanandosi il primo dal luogo nonostante l' evidente stordimento della vittima, o, addirittura, ostacolando o l' intervento di altri».
Yusif «invece di allarmarsi e provvedere a scongiurarne il decesso, ha impedito di chiamare aiuto, assumendo lucidamente la decisione di sacrificarne la giovane vita per garantirsi l' impunità». Per l' accusa, il branco avrebbero fatto leva «sulla situazione di debolezza» della ragazzina: la nonna ha raccontato che Desirée era timida e insicura a causa di una malformazione a un piede che su di lei aveva avuto «forti ripercussioni sul piano emotivo».