9 dicembre forconi: 01/17/17

martedì 17 gennaio 2017

ROLAND BERGER, CONSULENTE (PURE) DELLA MERKEL: ''L'EURO È STATO UN FALLIMENTO."

"E LA GERMANIA È DIVENTATA UN ELEMENTO DI DISTURBO. MA NON SE NE ANDRÀ, NON PER I PROSSIMI 5 ANNI. LA NOSTRA CLASSE POLITICA NON LO PERMETTE'' 

LA PRODUTTIVITÀ ITALIANA? ''UN DISASTRO. SOPRATTUTTO NELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO'' 

E SULLA FIAT BASTONATA DAGLI USA...

Federico Fubini per il Corriere della Sera
Roland BergerROLAND BERGER

Germania fuori dall' euro per non perdere una competitività conquistata malgrado gli oneri della riunificazione. Roland Berger, consigliere della cancelliera Angela Merkel: la moneta unica ha fallito.

Roland Berger è nato e cresciuto in Germania, ma ha iniziato a imparare l' italiano già nel 1957. Lo ha fatto durante una vacanza estiva a Roma, ventenne fresco di studi umanistici, quando si rese conto che grazie alle sue nozioni di latino poteva leggere i quotidiani. E forse perché l' amore per l' Italia e la sua vocazione europea hanno radici così profonde, il celebre consulente, oggi anche consigliere della cancelliera Angela Merkel, che si sente libero di parlare dei problemi che secondo lui l' unione monetaria ha davanti.

Di recente lei ha detto che forse la Germania dovrebbe valutare l' idea di uscire dall' euro per salvare l' Unione Europea. Che intendeva dire?
«Ero scettico sull' euro prima che fosse introdotto e purtroppo i miei timori si sono dimostrati corretti. È stato un fallimento. L' euro era partito sulla base di alcuni presupposti sbagliati. Si pensava che il tasso di cambio all' ingresso avrebbe garantito che la competitività dei diversi Paesi si sarebbe aggiustata. Inoltre le fondamenta del progetto erano costruite sul trattato di Maastricht, ma dall' introduzione dell' euro le sue regole sono state violate almeno 165 volte. E si pensava che ci sarebbe potuta essere una politica economica e di bilancio dell' area monetaria, che avrebbe portato a risultati coordinati».
roland bergerROLAND BERGER

Il bilancio, secondo lei, qual è?
«Che ora abbiamo Paesi con gradi di competitività molto diversi. Se si guarda al cosiddetto mondo meridionale o latino, c' è una percezione politica secondo cui la crescita attraverso il finanziamento a debito, se posso dire così, è quasi la regola. La Germania invece è tornata a una posizione di notevole competitività malgrado gli oneri della riunificazione perché nel 2003 e 2004, con il governo di Gerhard Schroeder, ha affrontato riforme dal lato dell' offerta. Adesso sta crescendo piuttosto bene: potrebbe fare meglio, ma non crea nuovo indebitamento, il debito è ancora sopra ai limiti di Maastricht ma in rapido calo, e c' è praticamente piena occupazione».

Allora perché dovrebbe rinunciare all' euro?
putin schroederPUTIN SCHROEDER
«I numeri dell' economia tedesca a confronto delle altre sono noti. Oggi abbiamo una politica monetaria della Banca centrale europea che mi pare corretta per il 75% dell' area euro, ma è decisamente sbagliata per la Germania. Nel caso di un crollo dell' euro, la Germania pagherebbe la gran parte del debito. Dunque la Germania in una certa misura, anche per il suo surplus nei suoi conti con l' estero, è diventata una sorta di elemento di disturbo».

Vuole dire che la sua competitività è troppo diversa da quella degli altri?
«In effetti. E ora corre il rischio di perdere competitività essa stessa perché per noi il tasso di cambio dell' euro è troppo debole. La nostra economia dipende al 50% dall' export e perciò dalla nostra competitività globale».

Perché una moneta troppo debole creerebbe squilibri?
«Con il marco, il mondo delle imprese era abituato a rivalutazioni costanti, dunque investiva per guadagnare produttività. Questa esigenza ora è scomparsa. L' attuale tasso di cambio dell' euro non è tale da aiutare la Germania. Aiuta il nostro export, ma superficialmente, proprio perché scoraggia gli investimenti e gli aumenti di produttività. Il nostro Paese è economicamente un animale diverso. Ci sarebbe molta più armonia se fosse fuori e i Paesi latini, Francia inclusa, restassero nell' euro.

schaeuble kohl merkelSCHAEUBLE KOHL MERKEL
Ma la Germania non uscirà mai, o almeno non nei prossimi cinque anni, prima che venga un' altra crisi: non lo farà per ragioni politiche e storiche, e perché gran parte della nostra classe politica pensa ancora che la zona euro e l' Unione Europea siano la stessa cosa. Non è così. Noi dobbiamo fare di tutto per mantenere la Ue, perché è un grande successo politico e economico».

Lei conosce bene l' economia italiana. Riuscirà a risollevarsi?
«La produttività è un disastro. L' Italia deve rimanere nella Ue e forse anche nell' euro. Il suo problema non è la classe imprenditoriale, che è eccellente.

Ho dubbi sulle imprese pubbliche o vicine allo Stato, ma quelle private di tutte le dimensioni sono molto competitive. I problemi principali per me sono l' infrastruttura burocratica, la giustizia che funziona male, e un governo che finora si è dimostrato incapace di fare riforme o di farle al momento giusto.

merkel schaeuble germaniaMERKEL SCHAEUBLE GERMANIA
Un turnaround è possibile. Ma non so da dove viene questa apparente incapacità dell' Italia di fare ciò di cui ha bisogno. Se non riesce a cambiare, sarà sempre un problema. E non ce ne sarebbe ragione perché i lavoratori italiani, almeno quelli con una formazione, sono eccellenti. Quando vengono in Germania spesso fanno meglio dei loro colleghi tedeschi».

Visto dalla Germania, che impressione si ha del nostro Paese?
«Credo che tutti in Europa, Germania in testa, sarebbero disposti a aiutare l' Italia, anche finanziariamente, se pensassero che cambierà qualcosa. Se non temessero che i soldi verranno spesi malamente. Questo è un pregiudizio tedesco. Un politico che proponga di aiutare l' Italia per renderla migliore non sarebbe molto ben accolto dai suoi elettori».

Perché assistono all' eterno ritorno degli stessi problemi? Da ultimo, Alitalia.
«È un' azienda di Stato».

Lo era.
«Certo, ricordo: sono stato coinvolto nel caso. In precedenza ero stato coinvolto nella ristrutturazione di Lufthansa e ne abbiamo fatto un' azienda competitiva.
Ma Alitalia ha sempre cercato di prendere la strada più facile e il sistema dei sindacati in Italia è un problema. Sono sindacati di ispirazione politica, non spinti da motivazioni economiche per il benessere dei lavoratori».

TRUMP MARCHIONNETRUMP MARCHIONNE
Torna anche la questione dei costruttori auto. Prima gli Stati Uniti accusano Volkswagen, ora Fiat-Chrysler. Atti giustificati o di ispirazione politica?
«Sono piuttosto sicuro, purtroppo, che nel caso Volkswagen è stato molto ingenuo violare la legge, sapendo come avrebbe reagito il sistema americano. Del resto quello non è il solo caso. Lei ha citato Fiat. Ma prenda la questione dell' Iran. Oggi è un' area in cui noi europei potremmo legittimamente fare affari, eppure nessuna banca europea si arrischia per timore di avere problemi o ricevere multe negli Stati Uniti. Intanto, per qualche ragione, gli hotel internazionali di Teheran sono pieni di americani».

Donald Trump sarà meno attento alle questioni ambientali del dieselgate?
«Tutto questo non ha niente a che fare con la preoccupazione per l' ambiente. Se gli americani trovano qualcosa che possa colpire un loro concorrente, colpiscono. Di questo si può star certi».

Fonte: qui

Obama un criminale di guerra

Non vi è dubbio che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è un criminale di guerra come lo sono i suoi funzionari militari e di intelligence e la maggior parte dei componenti di Camera e Senato.
Obama è stato il primo presidente a tenere gli Stati Uniti in guerra per la totalità del suo mandato  di otto anni. 
Durante il 2016, soltanto gli Stati Uniti hanno sganciato  26.171 bombe su matrimoni, funerali, campi da gioco di calcio , ospedali, scuole, su persone nelle loro case e mentre camminavano per le loro strade, oltre che sui contadini che seminavano  i loro campi in sette paesi: Iraq, Siria, Afghanistan, Libia, Yemen, Somalia e Pakistan. Vedi: How Many Bombs Did the United States Drop in 2016? (Quante bombe sono  state sganciate dagli USA nel 2016?).
Che cosa deve mostrare  l’amministrazione Obama nel corso di otto anni di interventi militari illegali in sette paesi, nessuno dei quali costituiva un pericolo per gli Stati Uniti e contro nessuno dei quali gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra? 
Il terrorismo è stato creato dalle  invasioni degli Stati Uniti, le guerre sono stati vinte, e il Medio Oriente è stato gettato nel caos e nella distruzione. In tutto il mondo l’odio  per gli Stati Uniti è salito a un livello record.

Gli Stati Uniti sono oggi il paese più disprezzato della terra.
Le  uniche  finalità di questi crimini sono state  quelle  di arricchire l’apparato industriale degli armamenti  e per far avanzare la folle ideologia neoconservatrice  che predica l’ egemonia unipolare  degli Stati Uniti nel mondo. Un piccolo  gruppo di persone spregevoli sono stati in grado di distruggere la reputazione degli Stati Uniti e uccidere milioni di persone,  con l’effetto di sospingere ondate di profughi di guerra verso e l’ Europa e gli Stati Uniti.

Paul Craig Roberts

Noi definiamo  queste “guerre”, ma in realtà non lo sono. Sono, ad ogni effetto,  invasioni, in gran parte dal cielo, ma in Afghanistan e in Iraq, anche da parte di  truppe sul terreno. Le invasioni dall’ aria e da terra sono interamente basate su menzogne palesi,  del tutto evidenti. Le “giustificazioni” ed i pretesti  per le invasioni sono state  cambiate una dozzina di volte.
Le domande da farsi sono: se Trump diventa presidente, continueranno i massicci crimini di Washington contro l’umanità ?

In caso affermativo, il resto del mondo continuerà  a tollerare il male straordinario prodotto da Washington?
Traduzione: Manuel De Silva

Fonte: qui

Fmi: “Economia globale in ripresa, solo l’Italia in controtendenza” e taglia le stime Pil


Nel rapporto World Economic Outlook pubblicato stamane dal Fondo Monetario Internazionale, viene evidenziata la ripresa globale dell'economia, in particolare di quella dei grandi paesi avanzati.

Una situazione che però non riguarda l'Italia, che appare in controtendenza.


Nonostante l'economia mondiale stia dando segnali di ripresa, l'Italia continua a crescere in maniera sensibilmente inferiore rispetto ad altre grandi economie avanzate. Il Fondo Monetario Internazionale, infatti, nel rapporto pubblicato oggi – il World Economic Outlook – ha tagliato le stime di crescita del Belpaese, sostenendo che nel 2017 l'Italia crescerà dello 0,7%, e non dello 0,9% come precedentemente prospettato nell'ottobre scorso, e dello 0,8% nel 2018, ovvero uno 0,3% in meno rispetto alle stime precedenti.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il quadro mondiale prevede una crescita del 3,4% per l'anno 2017 e del 3,6% per il 2018, previsioni sostanzialmente invariate rispetto a quelle pubblicate nell'ottobre 2016.
Le economie avanzate, nel loro complesso, "per effetto di una seconda metà del 2016 che è andata meglio delle attese e dell'aspettativa di uno stimolo di bilancio da parte del nuovo Governo negli Stati Uniti" hanno però visto un ritocco al rialzo. Tutte, meno che quella italiana. "Il panorama economico globale ha cominciato a cambiare nella seconda metà del 2016. È più probabile che si realizzino le nostre previsioni di ripresa mondiale. Ma l'incertezza è aumentata", ha spiegato il capo economista Maurice Obstfeld.

Secondo gli analisti del Fondo Monetario Internazionale, dopo il rialzo dei tassi d'interesse americani, i rendimenti a lungo termini sono cresciuti in tutta europa di 35 punti base in Germania e di 70 in Italia, un ampio distacco causato "dall'alta incertezza politica e sul settore bancario". Secondo il Fmi, infatti, fra i rischi che può correre l'economia globale ci sono soprattutto "una continua caduta della domanda privata e progressi inadeguati sulle riforme potrebbero portare a una crescita e a un'inflazione permanentemente più basse, con implicazioni negative per la dinamica del debito", analisi che riguarda soprattutto i Paesi con problemi di bilancio, come appunto l'Italia. Inoltre, sempre per quanto riguarda l'ottica globale, "l'incertezza sulle politiche della nuova amministrazione Usa e sulle sue ramificazioni globali è la ragione principale dell'incertezza sulle previsioni" e pesa quindi sull'affidabilità delle stime.

Per quanto riguarda la sola area-Euro, secondo il Fondo Monetario internazionale nel 2017 e 2018 si assisterà a una crescita pari all'1,6%. In particolare, la Germania crescerà dell'1,5% sia nel 2017 che nel 2018, la Francia rispettivamente dell'1,3 e dell'1,6%, la Spagna del 2,3 e del 2,1%. La leva della politica monetaria in aree come quella Euro "deve restare accomodante", secondo gli analisti del Fmi, ma per far crescere la domanda i Paesi dell'area hanno bisogno di un grosso stimolo fiscale, oltre che di riforme strutturali.


Fonte: qui

“LA CINA È PRONTA PER UN RUOLO GUIDA”

XI JINPING PER LA PRIMA VOLTA ARRIVA A DAVOS, IN SVIZZERA, PER IL FORUM ECONOMICO MONDIALE 

CON IL RITORNO DEL PROTEZIONISMO BY TRUMP, PECHINO SI OFFRE COME “STABILIZZATORE DEI MERCATI INTERNAZIONALI E PROTETTORE DELLA GLOBALIZZAZIONE”
Paolo Salom per il “Corriere della Sera”

XI JINPING 1XI JINPING 1
Il leader della «Potenza responsabile(nei confronti degli speculatori finanziari e gli usurai!)» - così si presenta oggi la Cina sulla scena internazionale - è arrivato ieri nel pomeriggio a Berna per una visita di Stato di 48 ore prima di raggiungere il Forum economico mondiale di Davos, la sede del Cio a Losanna e, infine, il palazzo Onu di Ginevra.

Xi Jinping, accompagnato dalla moglie Peng Liyuan e da una folta delegazione di ministri e uomini d'affari, trascorrerà in tutto quattro giorni in Svizzera: un viaggio programmato da tempo ma che curiosamente coincide con la settimana inaugurale di Donald Trump alla Casa Bianca, assicurandogli così l'occasione di promuovere l'inedito ruolo per la Repubblica Popolare di «stabilizzatore dei mercati internazionali» e di «protettore della globalizzazione» che la nuova amministrazione Usa metterebbe in pericolo.

XI JINPING GIOCA A CALCIOXI JINPING GIOCA A CALCIO
Accolto dalla presidente federale, Doris Leuthard, e dal presidente del governo zurighese Mario Fehr, Xi ha lodato le «eccellenti relazioni» tra i due Paesi (la Svizzera è stata tra i primi a riconoscere la Repubblica di Mao, nel gennaio 1950) negli splendidi saloni del Parlamento Federale, nella Città Vecchia, mentre a poca distanza, un gruppo di tibetani provava a manifestare il proprio dissenso. Gli slogan contro Pechino hanno avuto vita breve: la polizia, presente in forze, ha fermato chiunque alzasse la voce, mettendo rapidamente fine a un corteo che comunque non era stato autorizzato.

O meglio, avrebbe dovuto concludersi entro mezzogiorno, ovvero l'orario di arrivo di Xi all'aeroporto di Zurigo. Il governo di Berna, scottato dalla risentita reazione dell'allora presidente Jiang Zemin, in visita nella capitale elvetica nel 1999 e accolto dal lancio di uova e insulti dei sostenitori del Dalai Lama, aveva deciso di consentire un raduno soltanto la mattina, quando in 500 si sono raccolti vicino ai palazzi del potere.

XI JINPINGXI JINPING
Che qualcosa sarebbe andato oltre gli accordi raggiunti tra autorità e comunità tibetana (circa settemila residenti) lo si è capito quando un manifestante si è cosparso di benzina ed è stato bloccato dagli agenti un attimo prima che riuscisse a darsi fuoco. Poi, una trentina di irriducibili hanno proseguito la loro (breve) protesta. Niente comunque che potesse rovinare una visita che acquista un'importanza superiore all' interscambio comunque rilevante tra Berna e Pechino (31 miliardi di euro).

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La Confederazione è l'unica tra le economie di mercato occidentali ad aver promosso (nel 2014) un accordo di libero scambio con la Cina, accordo che attende solo di essere finalizzato per diventare (nelle intenzioni) un modello da estendere; inoltre, il debutto di un presidente della Repubblica Popolare a Davos, esclusivo club che raccoglie i massimi rappresentanti dell' economia globale - martedì Xi Jinping terrà l'allocuzione inaugurale - offrirà all'Impero Celeste un'occasione unica per proporsi sulla scena del mondo come la sola nazione veramente «affidabile» per numeri e stabilità, il Paese cui guardare quando le «sirene del protezionismo tornano a farsi sentire».

xi jinpingXI JINPING
Parte del discorso è stato anticipato dalla Xinhua, l'agenzia di stampa di Stato. La Cina, con la sua millenaria civiltà, spiegherà Xi, «ha forgiato nel tempo l' idea di una società armoniosa, dove ciascuno si occupa del suo vicino». Ora, con iniziative come la rinnovata Via della Seta (una serie di infrastrutture che permetterà scambi economici più rapidi Est-Ovest), e il concetto del mondo visto come «comunità dal destino condiviso, una casa comune per l'umanità», Pechino accetterebbe «la responsabilità di prendere un ruolo guida a livello internazionale». Principi confuciani e Realpolitik: la Cina torna, dopo secoli di chiusura, a offrirsi come modello per il mondo intero.

Occidente in crisi e Oriente in espansione? È un fatto che sia Pechino, da anni, a investire miliardi all'estero e a presentare delegazioni di manager che hanno fatto fortuna grazie al «libero mercato socialista». Con Xi Jinping, oggi in incontri bilaterali, gli svizzeri si troveranno di fronte personaggi quali Jack Ma, patron di Alibaba, Wang Jianlin, fondatore di Wanda Group (hotel e infrastrutture), e Zhang Yaqin, presidente di Baidu, il Google cinese.

Fonte: qui

CATTURATO IL TERRORISTA DELLA STRAGE DI CAPODANNO: ERA AD ISTANBUL IN UN “COVO DELL’ISIS”

INSIEME ALL’UOMO DI ORIGINE UZBEKA SONO STATE FERMATE ALTRE QUATTRO PERSONE, TRA CUI TRE DONNE 

INTANTO ERDOGAN E’ PRONTO A VARARE LA REPUBBLICA PRESIDENZIALE: POTREBBE RESTARE AL COMANDO FINO AL 2029

Laura De Fedis per corriere.it

Lo hanno catturato lì dove aveva colpito, a Istanbul , nel corso di un’operazione antiterrorismo: arrestato il killer della strage di Capodanno. Secondo i media turchi Abdulgadir Masharipov è stato fermato nel quartiere Esenyurt della stessa città turca.
ABDULKADIR MASHARIPOVABDULKADIR MASHARIPOV

Non si è mai allontanato da Istanbul, non ha mai lasciato la città dove, lo scorso 31 dicembre, ha massacrato 39 persone che festeggiavano il nuovo anno.

La cattura
L’uzbeko, conosciuto con il nome di battaglia di Abu Mohammed Khurasani, secondo i media turchi è il killer che la notte di Capodanno ha fatto irruzione in una delle discoteche più famose di Istanbul uccidendo 39 persone e ferendo altre 65. Secondo la Cnn turca è stato rintracciato a casa di un amico del Kirghizistan. Insieme a lui oltre al figlio di 4 anni, c’erano altre quattro persone, tra cui tre donne, con passaporti di Kirghizistan, Somalia, Egitto e Senegal: ora sono in arresto. Il bambino, conferma l’agenzia stampa turca Anadolu, è stato invece affidato ai servizi sociali.

La dinamica
ATTENTATORE STRAGE ISTANBULATTENTATORE STRAGE ISTANBUL
La dinamica della cattura ancora non è chiara. La moglie di Masharipov (che ha sempre negato il suo coinvolgimento nell’attacco) era stata arrestata il 12 gennaio scorso in una casa di Maltepe insieme alla figlia di 18 mesi. Masharipov e la famiglia negli ultimi giorni di dicembre aveva affittato una casa proprio nel quartiere di Esenyurt. L’operazione è stata portata a termine dalla polizia di Istanbul, dalle unità anti-terrorismo e dall’intelligence.

Il covo
Secondo i media turchi Masharipov era nascosto da tre giorni in un appartamento definito «covo dell’Isis». Non è chiaro se ci sia stato uno scontro a fuoco ma, secondo Ntv, l’uomo al momento dell’arresto avrebbe opposto resistenza. Dopo alcuni controlli sanitari è stato portato al commissariato di Vatan tra rigide misure di sicurezza. Nonostante l’arresto di Masharipov le indagini non sono chiuse. Secondo quanto filtra da ambienti di polizia potrebbero esserci altri blitz anti-Isis.
il killer di istanbul arriva al reina sparandoIL KILLER DI ISTANBUL ARRIVA AL REINA SPARANDO

La foto
L’attacco, avvenuto poco prima della mezzanotte del 31 dicembre all’interno della discoteca Reina di Istanbul, era stato rivendicato dallo Stato islamico. I media turchi, da Hurryet a Cnn Turk, hanno diffuso una foto di Masharipov con il volto tumefatto e tracce di sangue sul viso. La mano di uno degli agenti che lo ha catturato lo costringe e guardare davanti per mostrarsi all’obiettivo.

17 giorni di ricerche
La caccia all’umo finisce 17 giorni dopo il massacro, quando Masharipov fece irruzione nel club sul Bosforo sparando sulla folla ad altezza uomo per fare più vittime possibile, esplodendo centinaia di colpi di kalashnikov e ricaricando l’arma 7 volte. Con preparazione militare e freddezza, il killer dopo la strage era riuscito a far perdere le sue tracce. Immediate le ricerche ma le indagini della polizia turca hanno imboccato false piste e diffuso foto di persone indicate come il killer ma poi rivelatesi estranee ai fatti.

Fonte: qui

ESPOSTO - DENUNCIA DI ANTONIO PAPPALARDO SULL'ARRESTO DI OSVALDO NAPOLI

REPARTO OPERATIVO CARABINIERI ROMA
ESPOSTO - DENUNCIA
Io sottoscritto, Antonio PAPPALARDO, Generale dei Carabinieri (ris.), nato a Palermo, il XX.XX.19XX, residente in xxxxxxxx, via XXXXXXXXX,  denuncio quanto segue:
  • Il 13 gennaio 2017 il quotidiano “La stampa” ha pubblicato online un articolo dal titolo “Aggressione a Osvaldo Napoli: 5 Forconi rischiano il processo”, in cui è scritto che:
  • la Procura della Repubblica di Roma ha notificato ieri l’avviso di conclusione indagine per l’accusa di violenza privata;
  • un blitz, una iniziativa, che in molti definirono come “inquietante”, potrebbe presto finire davanti ad un giudice del tribunale di Roma;
  • l’iniziativa di un gruppo di attivisti del Movimento “9 Dicembre Forconi” di circa un mese fa in piazza Montecitorio, quando aggredirono e inscenarono il finto arresto dell’ex parlamentare Osvaldo Napoli, potrebbe essere al centro di un processo penale;
  • si tratta dell’atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio. Una inchiesta lampo, quella condotta dal PM Sergio Colaiocco, che ha coordinato l’attività di DIGOS e Carabinieri del Reparto Operativo;
  • Desidero esprimere il mio apprezzamento alla Procura della Repubblica di Roma, alla DIGOS e al Nucleo Operativo dei Carabinieri per la celerità con cui sono state condotte le indagini sull’aggressione di cui sono stato vittima”, ha commentato l’ex parlamentare aggredito;
  • in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, quell’azione messa in atto a pochi metri dalla Camera dei Deputati vide coinvolte almeno 5 persone;
  • l’obiettivo non era specificamente Osvaldo Napoli, ma sostanzialmente gli attivisti cercavano un politico da “arrestare”;
  • gli inquirenti hanno individuato i 5 autori, ma gli accertamenti proseguiranno al fine di individuare
tutti i soggetti che hanno avuto un ruolo attivo nel blitz;
  • contestualmente alla chiusura dell’indagine, il PM ha proceduto alla richiesta di archiviazione per manifesta infondatezza di un esposto presentato pochi giorni prima dell’azione dall’ex generale dei Carabinieri, Antonio Pappalardo, in qualità di Presidente dell’Associazione “Movimento per la Liberazione d’Italia” e da Danilo Calvani, Presidente dall’Associazione “9 Dicembre – Forconi”, secondo i quali, dopo la dichiarazione di incostituzionalità da parte della Consulta sulla legge elettorale, i parlamentari debbono essere considerati gli usurpatori di potere e quindi decadere;
  • la posizione di Pappalardo resta comunque al vaglio degli inquirenti rispetto al blitz del 14 dicembre, perché in base all’informativa della polizia giudiziaria, sarebbe arrivato in piazza Montecitorio pochi minuti dopo l’azione e avrebbe fornito dichiarazioni a sostegno dei fermati agli agenti del Commissariato Trevi-Campo Marzio nelle ore successive al fermo, e postando su facebook messaggi in cui dichiarava legittimo il blitz;
  • la notizia, data dal quotidiano “La stampa”, prima che ne fosse data comunicazione agli interessati, è una grave violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione che tutela la dignità del cittadino e degli esseri umani nella parte in cui si sancisce che:
  1. la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità;
  2. tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali;
  3. è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese;
  • nel momento in cui, come ormai è d’uso da parte di alcuni uffici giudiziari, si da in anticipo la notizia alla stampa, senza che gli interessati possano intervenire ed opporre tempestivamente le loro considerazioni, così esponendo le loro persone a pubblica negativa valutazione, si commette un grave abuso, prassi che questo regime, che sta crollando, perpetua, per bloccare, con la complicità di taluni magistrati, qualsivoglia tentativo di ripristino della libertà, democrazia e legalità della parte più sana del popolo italiano in un contesto socio-politico ormai devastato dalla corruttela politica e dalla collusione con le organizzazioni mafiose e i centri di potere lobbistico occulti;
  • sarà cura del popolo sovrano individuare norme che facciano cessare questa prassi insana, responsabilizzando direttamente i Capi delle Procure della Repubblica di ogni fuga di notizie, per cui costoro risponderanno personalmente degli illeciti commessi sia sul piano penale che civile;
  • la grave insinuazione a carico della mia persona “la posizione di Pappalardo resta comunque al vaglio degli inquirenti rispetto al blitz del 14 dicembre, perché in base all’informativa della polizia giudiziaria, sarebbe arrivato in piazza Montecitorio pochi minuti dopo l’azione e avrebbe fornito dichiarazioni a sostegno dei fermati agli agenti del Commissariato Trevi-Campo Marzio nelle ore successive al fermo, e postando su facebook messaggi in cui dichiarava legittimo il blitz”, si pone in un contesto di attività persecutorie portate avanti da anni da questo regime, con la collaborazione di taluni comandi e uffici di polizia, per reprimere la mia contestazione di un sistema politico perverso e abusivo, che ha assunto ormai tutte le caratteristiche di un regime dittatoriale;
  • tale insinuazione è una grave intimidazione alla mia persona per farlo desistere da una attività più che legittima e sacrosanta di fronte ai gravi delitti che oggi governanti e parlamentari commettono ogni giorno in dispregio di ogni norma costituzionale e di legge;
  • in passato questo regime ha cercato di tapparmi la bocca in vari modi:
  1. nel 1993 mi ha processato per diffamazione perché avevo affermato la più ovvia della verità e cioè che “il Comandante Generale dell’Arma non può essere nominato dalle segreterie dei partiti”. Il processo/farsa si è concluso dopo cinque anni, in Cassazione, con la mia più piena assoluzione. Ma nessuno ha pagato per quel processo farsa, né i magistrati, né lo Stato, né gli Ufficiali dei Carabinieri, che lo hanno innescato, e non sono stato risarcito né sul piano morale, né su quello civile, né mi è stato corrisposto alcun indennizzo per le rilevanti spese giudiziarie sostenute;
  2. nel 2000 sono stato tacciato di essere un golpista da questi politici fasulli e dai giornalisti prezzolati e venduti. In appena tre mesi la Procura Militare della Repubblica (con grande coraggio e ponendosi contro un sistema che mi voleva “morto”) ha archiviato il procedimento perché del tutto insussistente. Il Procuratore Intelisano mi confidò che lo avevano invitato a tenermi sui “carboni ardenti”, per diversi mesi, per neutralizzarmi. Ma lui si è opposto, con alto senso della giustizia, a questo ignobile linciaggio. Non altrettanto è accaduto con la Procura ordinaria della Repubblica di Roma che, da me esortata, una volta archiviata l’assurda accusa nei miei confronti (ero Presidente del COCER e potevo tranquillamente criticare il governo D’Alema) a perseguire i miei detrattori e diffamatori (allego le volgari e assurde offese contro la mia persona):
  1. ha chiesto l’archiviazione dicendo che i parlamentari non avevano alcuna colpa perché avevano diffuso le diffamazioni riportate in tutti i giornali; i giornalisti non ne rispondevano perché avevano rilevato la notizia dall’ANSA (manovrata, come poi si è saputo, dal Comando Generale dell’Arma e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri); l’ANSA non era imputabile perché aveva ricevuto la notizia da Dio. Una vergogna e un atto grave che ha ignorato tutte le sentenze della Cassazione sul reato di diffamazione a mezzo stampa, così rilevando lo scarso senso della giustizia che hanno taluni magistrati, privi di ogni autonomia e indipendenza rispetto al potere politico;
  2. non ha inteso verificare la terribile testimonianza di due Appuntati dei carabinieri che, trovandosi fuori dal Senato, che stava approvando la legge di riordino dei Carabinieri, avevano sentito distintamente (dichiarazione allegata), assumendosi ogni responsabilità, un senatore della Repubblica (poi identificato per Ludovico Corrao del Partito democratico) dire al suo telefonino le seguenti parole: “Metta sul tavolo del Presidente. Il Colonnello Pappalardo ha dichiarato: “Lo Stato siamo noi. Il Cocer: fonderemo il nuovo Stato”, parole riportate pari pari sul comunicato ANSA, uscito due ore dopo. Era chiaro il complotto contro la mia persona. Chi era quel farabutto di Presidente che doveva essere avvisato che la legge sul riordino dei Carabinieri era stata approvata dal Senato, per poi innescare il falso golpe a mio carico? Non lo sapremo mai perché il PM non ha inteso, nonostante la richiesta dei miei legali, di rilevare i relativi dati dai tabulati telefonici. Non è così che si fa giustizia! E’ una vergogna, al quale il popolo sovrano saprà porre rimedio;
  1. nel 2011, nel momento in cui difendevo gli interessi del popolo lampedusano, lasciato solo dal governo Berlusconi, durante l’invasione biblica dell’isola da parte dei tunisini che fuggivano dal Ben Alì e dai suoi accoliti, sono stato accusato di aver usato la “voce vibrante”, senza alcun tono minaccioso, nei confronti del locale sindaco, che non si occupava dei suoi conterranei, reato che non esiste nel codice penale. Il processo è durato 5 anni e alla fine sono stato prosciolto pienamente. Anche in questo caso nessuno ha pagato, né la DIGOS che ha inviato l’informativa di reato fasulla, né i Carabinieri, né la magistratura che si è inventato il processo, né lo Stato;
  • come purtroppo accade ed è accaduto negli ultimi 40 anni in danno di centinaia di migliaia di cittadini che, processati per reati inesistenti e poi assolti, sono stati rovinati e qualcuno si è pure suicidato, la giustizia in Italia fa acqua da tutte le parti. E’ tempo di intervenire! Il popolo sovrano deve bloccare i processi farsa, rivisitare i cosiddetti processi “politici”, inventati da taluni funzionari di polizia e magistrati, complici di questo regime che va al più presto seppellito, in rispetto delle leggi penali;
  • oggi si sta cercando di iniziare un nuovo processo farsa contro la mia persona. Ma oggi non sono solo. C’è un popolo che mi conosce e mi apprezza, pronto ad entrare in azione per far rispettare la giustizia, la legalità, la democrazia e la dignità delle persone;
  • in merito ai fatti narrati a loro modo dagli uffici della DIGOS di Roma, che dovranno rispondere delle false informazioni riferite alla magistratura, faccio presente da Ufficiale dei Carabinieri, abituato per 40 anni a inviare referti informativi puntuali e precisi, con dati tutti verificabili che:
  1. il 18 novembre 2016, ho inviato a tutte le Procure della Repubblica d’Italia, quale Presidente del Comitato dei Saggi del “Movimento Liberazione Italia”, insieme a Danilo Calvani, Presidente del Movimento “9 Dicembre – Forconi”, una denuncia a carico dei governanti e parlamentari tutti abusivi dal gennaio 2014 a seguito della ben nota sentenza della Corte Costituzionale. All’epoca non facevo parte del Movimento dei Forconi e nemmeno del Movimento Liberazione Italia, limitandomi, quale saggio, a dare il mio contributo di pensiero alle giuste rivendicazioni di un popolo affamato e avvilito. Quindi la denuncia non è stata presentata qualche giorno prima della cosiddetta presunta aggressione, come attesta falsamente la DIGOS, almeno come scrive il giornalista della Stampa, ma ben un mese prima;
  2. non avendo avuto alcuna risposta dalla magistratura, atteso il fatto che dopo l’esito referendario del 4 dicembre contro questo regime, gli abusivi rimanevano al potere, abbiamo deciso di fare sit-in di protesta in varie piazze d’Italia ad iniziare dal 12 dicembre per 5 giorni;
  3. a Roma il sit-in si è tenuto a piazza dell’Esquilino, dove la Questura di Roma ci ha autorizzati a permanere solo per due giorni per inspiegabili motivi di ordine pubblico, così facendo accrescere una tensione fra i manifestanti, per motivi che vanno ricercati;
  4. abbiamo chiesto alla Questura, tramite Giuseppe Pino, Presidente del SUPU, organismo sindacale, di continuare la nostra protesta nella piazzetta del Parlamento, di fronte a palazzo Montecitorio il 14 dicembre;
  5. la Questura di Roma, in modo altrettanto inspiegabile, con evidenti intenti di far crescere la tensione fra i dimostranti, non ci ha concesso nemmeno questa piazzettta, per cui il 14 dicembre un centinaio di persone, giunte sul posto, sono state invitate ad allontanarsi per la mancata concessione;
  6. sono rimasto nella piazzetta da solo con il Commissario che dirigeva il servizio di ordine pubblico il quale ad un certo punto mi ha detto: “Allora Generale, che facciamo, ce ne andiamo?”. Gli ho risposto: “Certo, qui non ci sono black-block. Non ci avete dato la piazza. Tutti a casa”;
  7. è stato in quel momento che si è sentito un gran vociare provenire dalla strada posta sul lato sinistro per chi guarda Palazzo Montecitorio. Sia io che il commissario ci siamo portati di corsa sul posto;
  8. qui ho sentito alcuni dei Forconi gridare all’indirizzo di un deputato, che si era tentato di arrestare in quanto abusivo sulla base delle denuncia del 18 novembre, accantonata dalla Procura della Repubblica di Roma;
  9. come si può ben rilevare dai filmati ho invitato gli autori del gesto a consegnare l’arrestato alla polizia giudiziaria, sulla base del codice di procedura penale;
  10. il Vice Questore, dirigente del Commissariato di polizia Trevi-Campo Marzio, mi ha chiesto se stavo difendendo i Forconi. Ho risposto affermativamente. Mi ha pregato di fornire la mia collaborazione per portare il tutto alla calma e di portarci al vicino Commissariato. Ho convinto i Forconi ad aderire;
  11. lì ho appreso che si era cercato di arrestare Osvaldo Napoli, che non era nemmeno parlamentare in carica. Costui però aveva tratto in inganno i Forconi perché aveva millantato di godere di immunità. Perché egli si è ammantato di una garanzia costituzionale, ben sapendo che non era più un parlamentare in carica? Si è forse spaventato che sarebbe stato di lì a poco consegnato ai Carabinieri? Cosa temeva che i Carabinieri scoprissero addosso alla sua persona o nella sua borsa?;
  12. a questo punto mi sarei aspettato che i funzionari di polizia procedessero contro i Forconi che avevano sbagliato nel cercare di arrestare une persona che non era fra quelle da fermare;
  13. invece il suddetto Vice Questore mi ha preso in disparte e mi ha detto che era stato solo un gesto dimostrativo e che tutt’al più i forconi avrebbero potuto rispondere di omessa comunicazione alle autorità della manifestazione svolta, una mera contravvenzione, che sarebbe poi caduta in giudizio;
  14. la celerità, insolita, con cui si è conclusa l’indagine a carico dei 5 forconi per violenza privata (appena 20 giorni), peraltro apprezzata dalla presunta vittima, anche lei rimasta colpita da tale procedura mai attuata in alcuna Procura d’Italia, fa chiaramente intendere che c’è da parte della Procura della Repubblica di Roma un tentativo di coprire le ben più gravi responsabilità a carico dei governanti e parlamentari che non si intendono indagare;
  15. contemporaneamente lo stesso PM ha chiesto l’archiviazione della nostra denuncia, che avrebbe richiesto ben altro magistrato e ben più profonde valutazioni;
  16. non va peraltro sottaciuto che lo scrivente, per confortare la denuncia del 18 novembre, ne ha presentata un’altra direttamente nelle mani del Procuratore della Repubblica di Roma, dott. Pignatone, il 15 dicembre, il giorno dopo la presunta aggressione, originata dal millantato credito di Osvaldo Napoli, per motivi che vanno ricercati. La denuncia (in allegato), più circostanziata, è a firma sempre di Danilo Calvani e di Antonio Pappalardo, Presidente del Comitato dei Saggi;
  17. il dott. Pignatone ha promesso approfonditi personali, accertamenti, che alla fine non sono stati svolti, essendosi preferito affidare le verifiche ad un Sostituto Procuratore. Eppure di mezzo c’è addirittura il Capo dello Stato, la cui posizione processuale - fatto che in questi giorni ho ribadito senza tema anche in varie interviste televisive - è la più sconvolgente, per quanto si dirà appresso;
  • a tal proposito va detto che qualche giorno prima della fine del 2016, il Comitato per la Legalità, costituitosi in ambito “9 Dicembre – Forconi” e sostenuto da diversi Movimenti di Liberazione popolari, in nome e per conto del Popolo Italiano, ha inviato una lettera aperta al Capo dello Stato (atto in allegato) in cui si sono poste al Presidente della Repubblica alcune domande, alle quali lui avrebbe dovuto dare risposte chiare ed esaurienti nel suo discorso di fine anno:
  1. Ci vuole spiegare come ha potuto nel gennaio del 2014 giudicare incostituzionale, come membro della Corte Costituzionale, la legge cosiddetta “Porcellum”, che ha eletto il parlamento in carica, e il 3 febbraio del 2015 accettare l’elezione a Capo dello Stato dallo stesso Parlamento, da lei delegittimato? Al di sopra delle leggi degli uomini, esiste la legge morale, della coerenza e della linearità dei comportamenti. Soprattutto esiste il senso dell’etica delle Istituzioni”
  2. Da un quotidiano apprendiamo che suo padre è stato indicato da un pentito di mafia, giudicato pienamente attendibile dalla Corte d’Appello di Trapani, uomo d’onore della famiglia di Castellammare del Golfo”;
  3. Apprendiamo, altresì, che il suo nome compare negli elenchi telefonici di agende e rubriche di logge massoniche collegate con la mafia, scoperti a seguito di perquisizioni della polizia, logge che la Corte d’Assise di Trapani ha sentenziato essere infestate da elementi mafiosi, nell’ambito del processo Rostagno, che poco prima di essere ucciso, stava indagando proprio su queste logge”;
  4. Tutto ciò è vero o è falso?”;
  5. Il Popolo italiano non può rimanere nel dubbio. La magistratura si deve sbrigare a dare esaurienti risposte”;
  6. Se tutte queste accuse fossero vere, come ha potuto accettare l’elezione a Capo dello Stato, senza comprendere che sarebbe stato esposto a ignobili ricatti, compromettendo così la stessa stabilità dello Stato, in cui Cittadini onesti e Carabinieri, Poliziotti e Militari credono fermamente e che difendono a viso aperto e a testa alta!”.
  • a queste domande Sergio Mattarella non ha inteso rispondere. Né la magistratura ha inteso restituire piena credibilità e affidabilità alla Massima carica dello Stato;
  • si cerca, come nella vicenda delle trattative fra Stato e Mafia, di minimizzare il tutto, minacciando i magistrati inquirenti e i cittadini che non intendono più tollerare abusi di ogni genere da parte di chicchessia, di rappresaglie;
  • ma il popolo, sovrano, non è più disposto a subire. Si può anche tollerare che i governi negli ultimi anni con politiche sociali ed economiche stolte abbiano affamato il popolo e sottratto ad esso la sovranità in ogni settore, ma non che il Capo dello Stato, il Capo del Governo, i Ministri e i Parlamentari siano abusivi da oltre tre anni, contro ogni norma dello Stato di diritto e che un PM si permetta di chiudere sbrigativamente una inchiesta che prevede delitti contro la personalità dello Stato, con pene sino all’ergastolo;
  • ecco perché il 2 gennaio 2017 il Popolo sovrano ha emesso l’Ordine di Cattura Popolare, che il 4 gennaio successivo è stata inviata con lettera del Movimento “9 Dicembre – Forconi” a tutti i Comandi e gli Uffici di Polizia (atti allegati), che ho firmato come portavoce del suddetto Movimento di cui condivido oggi pienamente tutte le sue iniziative di protesta, purché pacifiche, ordinate e nel rispetto della legge;
  • certo fa male apprendere che il Comandante Generale dell’Arma e taluni vertici militari siano stati prorogati da questo governo di abusivi e che abbiano accettato, assumendosi ogni responsabilità di fronte ad un popolo, che, attesa l’assenza dei massimi organi istituzionali perché delegittimati, è costretto a riprendere tutti i poteri dello Stato, sulla base dell’art. 1 della Carta Costituzionale, che attribuisce solo al popolo la sovranità, limitata nell’esercizio solo quando però vi sono organi legittimi, che la possono esercitare nelle sue varie espressioni, legislativa, esecutiva e giudiziaria;
  • la proroga del Comandante Generale e di taluni vertici militari è tanto più grave laddove si consideri che:
  1. il governo che ha deliberato la proroga è abusivo;
  2. le proroghe sono state approvate violando quanto espressamente prevede la legge Madia sui collocamenti a riposo per raggiunti limiti di età e sono l’inequivocabile segno che il Paese è governato da una classe politica che non si fa alcuno scrupolo né della legge, né di spingere importanti istituzioni, come le Forze Armate e in particolar modo l’Arma dei Carabinieri verso uno stato di illegalità evidente, applicando sistematicamente pesi e misure differenti in una logica perfettamente rispondente al modus operandi che ha caratterizzato gli ultimi 60 anni della Repubblica: le leggi si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici;
  3. la Pinotti proponendo queste proroghe ha dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza a ricoprire l’incarico di Ministro della Difesa. Di recente ha proposto e ottenuto la proroga di un generale, colpito dai limiti di età, mantenendolo contrariamente alla legge, nel suo duplice incarico di Presidente del COCER e di Direttore Generale della Direzione Generale del Personale Militare. E’ come se Marchionne fosse contemporaneamente Amministratore unico della FIAT e Segretario Generale della CGIL. L’Italia è ormai diventata la Repubblica della banane;
  4. questa casta politica tende sempre più a sottrarsi alla legge: si permette di prorogare un Comandante Generale, che viene indagato dai suoi stessi Carabinieri, per un grave reato commesso. Come possono lavorare questi Carabinieri? In quali condizioni possono indagare? Viene inevitabilmente alla mente la frase del marchese del Grillo: “IO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!”, ovviamente riferita al Popolo Italiano e ai laboriosi Carabinieri, che sono la sua espressione più genuina e autentica;
  5. mi auguro che i generali Del Sette, Graziano e Errico, in uno scatto di orgoglio militare, si dimettano immediatamente, rifiutandosi di identificarsi in un Governo di abusivi;
  6. non va, peraltro, ignorato il contenuto dell’art. 4, ultimo comma, della legge 382 del 1978, “Nuove norme di principio sulla disciplina militare”, che sancisce che il militare, al quale viene impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni dello Stato o la cui esecuzione costituisce comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l’ordine. Come si può obbedire a governanti, parlamentari, ministri, Comandante Generale e Vertici Militari abusivi, prorogati con atto che si pone contro la legge?
  7. lo Stato non esiste più e i magistrati che tendono a censurare coloro che intendono ripristinare libertà, legalità e democrazia, sono da ritenere complici di un disegno eversivo che va individuato e punito nelle forme e nei modi previsti dalle leggi.
Il Comitato per la Legalità, al fine di sottrarre l’Arma dei Carabinieri al condizionamento politico, proporrà al Popolo sovrano l’allegata proposta di legge, restituendole quella dignità istituzionale che le apparteneva sin dalla sua nascita. E ciò perché solo il connubio Forze Armate, Carabinieri, Forze di Polizia e Popolo porterà in Italia libertà, legalità e democrazia.
Si chiede pertanto alla parte sana della magistratura e alle forze militari e di polizia, non condizionate da questi abusivi, di porsi al fianco del Popolo Sovrano, perseguendo tutti coloro che stanno compromettendo la sovranità popolare con accordi internazionali ben noti, così compiendosi gravissimi delitti contro la personalità dello Stato, come da più parti paventato.
Quale compositore musicale ho composto un requiem, eseguito nel Teatro Bellini di Catania, che termina con le seguenti parole, tratte dal libro l’Ecclesiastico del Vecchio Testamento:
Noli quaerere fieri iudex, nisi valeas virtute irrumpere iniquitate”.
Non cercare di fare il giudice, se non sei capace di sradicare le ingiustizie”.
Questa esortazione è rivolta alla Procura della Repubblica di Roma e a tutte le magistrature d’Italia, affinché sia fatta piena giustizia in una vicenda in cui l’unica vittima è il Popolo Italiano, che è stato devastato nei suoi sentimenti, nei suoi valori, nella sua dignità!


Antonio Pappalardo