9 dicembre forconi: 01/28/18

domenica 28 gennaio 2018

LA CINA RICICLA DENARO IN NERO – UN FIUME DI DENARO ILLECITO IN DIREZIONE PECHINO

DALLE MIGLIAIA DI “MONEY TRANSFER” DA 999 EURO AL GIORNO ALLE MAZZETTE NEI GIOCATTOLI TROVATE A FIUMICINO 

UN SOLO IMPRENDITORE IN UN GIORNO HA FATTO 500 OPERAZIONI DI TRASFERIMENTO DI DENARO DA MEZZO MILIONE L’UNA 

MONEY TRANSFER LA ROTTA D' ORO VERSO LA CINA

Federica Angeli per ''la Repubblica - Roma''

mafia cineseMAFIA CINESE
Non solo contraffazione e non solo pizzo chiesto ai connazionali commercianti: la mafia cinese muove le sue pedine su una scacchiera molto complessa. Fatta di una matrioska di società spesso usate come copertura ad imprese della malavita romana su cui gli inquirenti hanno già messo gli occhi. Così, ad esempio, i clan di Roma per allontanare ogni sospetto dal giro delle sale scommesse, con un regolare atto notarile, cedono tutto al ricco manager orientale che, all' apparenza, diventa il socio unico dell' attività. Guarda caso però i dipendenti assunti sono quelli che prima ne erano i gestori.

Mafia cinese romaMAFIA CINESE ROMA
Emblematica la situazione della sala scommesse di via Costanzo Casana a Ostia passata di mano da quelli che nell' ordinanza Alba Nuova della squadra mobile venivano indicati come i delfini dei fratelli Triassi (assolti da ogni accusa, compresa quella per mafia) a un gestore cinese e che 2 settimane fa è stata chiusa su ordinanza del questore di Roma perché frequentata da pregiudicati. Uno dei dipendenti dietro al banco, fino alla fine di febbraio, era colui che, nella prima gestione ne era socio a tutti gli effetti.

Che esista la Triade, la cui solidità è garantita appunto da complicità con le mafie nostrane, è evidente, secondo gli inquirenti. E lo dimostra uno dei tratti distintivi della criminalità organizzata: la movimentazione di flussi di denaro enormi. La quantità di ricchezza esagerata accumulata da cittadini asiatici è comprovata da una serie di operazioni delle forze dell' ordine.

TRIADI CINESITRIADI CINESI
L' ultima in ordine di importanza è del 2013 quando il nucleo speciale valutario della guardia di finanza, eseguì, su ordine della Dda di Roma, 18 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. La base logistica della holding asiatica era proprio a Roma e illegalmente, attraverso alcuni money transfer della città, trasferiva all' estero, ovvero in Cina, le somme di denaro.

L' indagine nacque nel 2011 proprio da un' analisi attenta di rischio riciclaggio da parte del nucleo speciale valutario che rilevò la forte incidenza della comunità cinese, nello specifico tra l' Esquilino e Torpignattara. Gli invii di denaro all' estero parlavano da soli, miliardi di euro inviati in Cina il cui picco si registra tra 2011 e 2012, malgrado la normativa sull' antiriciclaggio.
mafia cineseMAFIA CINESE

Che nell' agosto del 2011 fissava la soglia dei 5000 come massimale da inviare, nel 5 dicembre 2011 scese a 2500 e nel 2012 si abbassò a 1000. Fatta la legge trovato l' inganno. Perché allora, come oggi, si registrarono una miriade di mini invii per eludere la tracciabilità del contante: versamenti da 999 euro verso l' oriente. «Ricordo che in un money transfer - spiega uno degli investigatori del nucleo valutario che partecipò all' operazione - in un giorno furono fatte 500 operazioni per circa mezzo milione. La cosa curiosa, accertarono le telecamere, fu che vennero fatte dallo stesso imprenditore orientale».

Un "fiume di denaro", questo peraltro fu il nome dato a quell' indagine, che spariva in Cina senza alcun controllo. Al centro dell' indagine, durata due anni, la Sigue, ex money transfer con sede a Londra. Le sette filiali romane raccoglievano le donazioni di fittizi imprenditori cinesi, provento di reati e merce contraffatta, e in Italia non restava poi traccia di quelle ricchezze. Nulla infatti veniva dichiarato al fisco. ( 2.continua)

ECCO I TRUCCHI DEI NUOVI SPALLONI

Francesco Salvatore per ''La Repubblica - Roma''

MONEY TRANSFERMONEY TRANSFER
Così i finanzieri e i doganieri del Leonardo da Vinci combattono i trafficanti di valuta In un anno recuperati 14 milioni di euro. Un flusso di denaro. In piccole e grandi quantità ma costante. È un' emorragia di capitali importante, di soldi che migrano dall' Italia all' estero, quella che combatte ogni giorno la Guardia di Finanza e i doganieri dell' aeroporto di Fiumicino. Il bilancio dell' operazione "New start", che da un anno va avanti come un carro armato, racconta il recupero di oltre 14 milioni compiuto dai militari nel solo 2017.

Si tratta di somme di denaro superiori alla soglia di 10 mila euro che stavano per essere illecitamente esportate perché non dichiarate per importi superiori a quella soglia: sono state oltre 660 le violazioni contestate ai nuovi " spalloni" all' interno del Leonardo Da Vinci, con riscossioni di sanzioni amministrative per circa 300mila euro. Ma dove vanno questi soldi?
yuan cina mazzetteYUAN CINA MAZZETTE

Uno Stato su tutti ha il primato indiscusso: la Cina. Dietro, ma di alcune lunghezze, si trova l' Egitto. Quindi ancora più staccate la Nigeria e il Marocco. Più di 8 milioni e mezzo di euro, probabilmente denaro frutto di lavoro nero, stava per salutare l' Italia illegalmente in direzione Shangai.

Quasi un viaggio al giorno: sono 354 i passaggi extracomunitari di cittadini cinesi in uscita dall' Italia. Meno della metà, gli egiziani diretti a Il Cairo, 172, per un ammontare di valuta pari a 2 milioni e 400mila euro.

CONTANTICONTANTI
L' indagine si è basata su una complessa attività di analisi che ha permesso di individuare rotte potenzialmente utilizzate come veicolo del traffico illegale di denaro contante. Quindi sono stati intensificati i controlli valutari sui passeggeri in partenza, con esiti che evidenziano come sia in corso una vera e propria emorragia di denaro contante dal nostro Paese verso destinazioni estere quali Asia, Africa e Medio Oriente. Un flusso non dichiarato.

CONTANTI 35CONTANTI 
Ampio il repertorio degli espedienti adottati per tentare di eludere la rete dei controlli aeroportuali: dal cittadino nord africano che nascondeva il contante all' interno di pacchi regalo per la famiglia, a quello asiatico che celava il denaro in scatole di cioccolatini, oppure infilato nell' intelaiatura metallica dei bagagli come in nel caso di alcuni passeggeri nigeriani.

Fino anche a trovarsi di fronte a veri e propri " corrieri di valuta" che lasciavano incustodite le "valigie milionarie", piene di denaro contante, nel tragitto dal check- in di partenza fino al nastro di riconsegna dello scalo finale: erano pronti a rischiare di perdere l' intera posta in gioco piuttosto che affrontare i massicci controlli doganali.

Fonte: qui

UNA TAVOLA DI LEGNO SOSTENEVA LA ROTAIA NEL PUNTO IN CUI IL BINARIO HA CEDUTO: ORA SERVIRA’ UNA PERIZIA PER CAPIRE SE ERA UNA “RIPARAZIONE” ERRATA

GLI ALLARMI INASCOLTATI DEI PENDOLARI, TRENI SPORCHI E AFFOLLATI, BINARI USURATI E TARIFFE IN AUMENTO: FINISCE NEL MIRINO LA GESTIONE DEL RENZIANO(AMICO DEL PALLONARO!) MAZZONCINI

UNA TAVOLA DI LEGNO SOSTENEVA LA ROTAIA L' IPOTESI DEL RISCHIO SOTTOVALUTATO

Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO - UNA TAVOLETTA SOTTO IL BINARIOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO - UNA TAVOLETTA SOTTO IL BINARIO
C'è qualcosa di strano sotto il «giunto isolato incollato» protagonista del disastro ferroviario di mercoledì a Pioltello. È una tavoletta di legno che come una zeppa di emergenza è stata posizionata prima del deragliamento proprio nel punto in cui la rotaia si è rotta. È la dimostrazione che qualcuno sapeva con certezza che quel binario aveva dei problemi tecnici e che potrebbe averne sottovalutato i rischi in un tratto attraversato ogni giorno da 500 treni.

La tavoletta è ancora lì ed è ben visibile nelle fotografie scattate dopo la tragedia che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre 95 che viaggiavano alle 6.57 di giovedì scorso sul treno pendolari Cremona-Milano Garibaldi. Si intuisce che deve essere un parallelepipedo all' incirca di 30 per 40 per 5 centimetri che, è l' ipotesi più accreditata al momento tra gli investigatori, potrebbe essere stato posizionato per evitare che il giunto «sbattesse», cioè che cozzasse continuamente contro la massicciata ogni volta che passava un treno.
TRENORD PIOLTELLOTRENORD PIOLTELLO

Chi l' ha messa ha dovuto ricavare tra le pietre una sede in cui sistemarla in attesa di un intervento più radicale. Una soluzione che verrebbe usata nella manutenzione dei binari come rimedio tampone, ma che in questo caso, evidentemente, non sarebbe stata la più adeguata.

Per stabilire se e come la «toppa» abbia avuto un ruolo nella rottura ci vorranno le perizie dei due esperti nominati dai pm milanesi Maura Ripamonti e Leonardo Lesti che, coordinati dall' aggiunto Tiziana Siciliano, indagano ancora contro ignoti per disastro ferroviario colposo. Un tecnico esperto nella materia, che vuole rimanere anonimo, sostiene che con il passare incessante dei treni la massicciata può avere ceduto facendo abbassare di qualche centimetro la tavoletta e allargando lo spazio tra essa e la rotaia che, a quel punto, potrebbe aver vibrato eccessivamente fino a spezzarsi negli ultimi 23 centimetri per cedimento strutturale.

TRENORD PIOLTELLOTRENORD PIOLTELLO
L' errore umano, di questo si parla tra chi lavora al caso, non si esaurirebbe qui perché alla soluzione discutibile si aggiungerebbe anche una previsione sbagliata della sua capacità di resistenza nel tempo. Rete ferroviaria Italiana, che gestisce i binari, classifica gli interventi, in caso di «difetto rilevante», tra «immediati», da fare subito fermando il traffico, seguiti da quelli da fare entro 48 ore e poi da quelli che si possono completare entro due settimane nell' ambito di un programma già stabilito.

Chi ha messo la tavoletta potrebbe aver valutato che il problema rientrasse nella terza categoria e che lo si potesse risolvere con la sostituzione dei giunti che era prevista per le prossime settimane. Quelli nuovi erano già pronti lungo la massicciata.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO

«Si chiama manutenzione correttiva, una scorta d' emergenza pronta sul posto, così in caso di necessità si ha già il pezzo pronto», spiega a Radio 24 Umberto Lebruto, direttore produzione di Rfi. La società esegue controlli rigorosi e continui su tutta la rete, bisognerà capire perché il cedimento non è stato segnalato né dal «treno diagnostico» che, come fa ogni 15 giorni, anche l' 11 gennaio ha analizzato il tratto e neanche dai macchinisti dei treni precedenti. «Non c' erano difetti importanti per interventi a stretto giro», precisa Lebruto.

Gli investigatori non sono ancora in grado di dire quando è stato posizionato il pezzo di legno e da chi. Hanno tutta la documentazione sugli interventi di manutenzione fatti. Sarà utile a capire anche il perché nessuno abbia deciso di ridurre la velocità dei treni in quel punto. Più di un dubbio c' è anche sui bulloni che serrano le staffe laterali del giunto. Dalle foto si vede che dei quattro della rotaia rotta, uno si è spezzato, un altro manca.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO

Anche su quella parallela uno è rotto. Potrebbero essere stati danneggiati dalle ruote del treno nel deragliamento, e quello che manca asportato da qualcuno dopo l' incidente. I segni dell' ossidazione intorno ai fori, però, non paiono uguali, il che lascia ipotizzare un' esposizione all' aria (e un indebolimento della struttura) precedente all' incidente. Lavoro per i periti che analizzeranno anche i vagoni gestiti da Trenord.



GLI ALLARMI INASCOLTATI DEI PENDOLARI NEL MIRINO LA GESTIONE MAZZONCINI

Umberto Mancini per “il Messaggero”
mazzoncini delrioMAZZONCINI DELRIO

L'anello debole, incarnato dal giunto spezzato del binario o, forse, dal carrello arrugginito, sarà con ogni probabilità individuato dalle indagini della magistratura. Perché al di là delle cifre sugli investimenti in sicurezza, oltre 1,7 miliardi nel 2017, e il dato oggettivo del calo degli incidenti, in questo tragico deragliamento alla fine uno o più responsabili andranno individuati. Se non altro perché sulla tratta lombarda, una delle più trafficate del Paese, gli allarmi da parte delle associazioni dei pendolari erano già partiti.

«Un errore grave c' è stato - spiega Andrea Giuricin, economista ed esperto di trasporti - se non ci si è accorti delle crepe del binario, se non si è provveduto rapidamente. Visto che le risorse a disposizione per questi interventi sono davvero ingenti».

GLI INVESTIMENTI

INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO
Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), tanto per fare un esempio, ha aumentato i margini nell' ultimo bilancio a quota 200 milioni. Certo è anche vero che le carrozze di Trenord erano vecchie (almeno 30 anni di servizio), dunque a rischio. E se il governatore della Lombardia Roberto Maroni dà la colpa alla società controllata da Fs che gestisce la rete nazionale, Furio Truzzi, presidente di Assoutenti insieme a Codici e Casa del consumatore, mette sul banco degli imputati tutto il sistema, fino al vertice delle Fs.

«Si è parlato tanto di investimenti, di nuovi treni per i pendolari, ma di fatto registriamo solo uno scarto tra politica parlata e realtà quotidiana, quella che vivono i pendolari tutte le mattine». 

Realtà fatta di treni troppo spesso sporchi e affollati, binari usurati e tariffe costantemente in aumento.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO

TARIFFE CARE

«Negli ultimi 5 anni - sottolinea Truzzi - ci sono stati aumenti del 30% per i pendolari in Lombardia e Lazio, mentre la media nazionale si è attestata al 20%».

Il servizio purtroppo non è migliorato, tutt' altro. 

Verrebbe da chiedersi - aggiunge - come questi soldi sono stati spesi e in che tempi. Di fatto è evidente un calo della capacità operativa del sistema su una linea, tra l' altro, già colpita da un guasto.

«Da un anno - spiegano sempre da Assoutenti - attendiamo una risposta dai vertici di Fs, Rfi e dallo stesso ministro Delrio alla lettere che abbiamo scritto per denunciare disagi e disservizi». Truzzi non vuole evocare il terribile incidente di Viareggio, che portò ad una attenzione massima sulla sicurezza e alla condanna dei vertici per responsabilità oggettive, ma fa notare che probabilmente adesso si è registrato un po' di lassismo.

IL DIVARIO

INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO
Come invertire la rotta? O quanto provare a rilanciare sul fronte della manutenzione e dei controlli ad ampio raggio? Truzzi sollecita il ministro delle Infrastrutture Delrio e Renato Mazzoncini, capo di Fs e quindi della catena alla quale è legata Rfi, a varare un piano straordinario di revisione della rete e delle carrozze, evitando il consueto scaricabarile. Un piano da far scattare subito, magari già il primo febbraio. «Lo scarto tra annunci e fatti - conclude amaramente Truzzi - non è più tollerabile, per rispetto dei 5,5 milioni di pendolari che viaggiano ogni giorno e delle vittime morte all' alba mentre si recavano al lavoro».

Fonte: qui

PERCHE’ QUATTRO OPERAI, CON CASCO E PETTORINE DELLA “RETI FERROVIARIE ITALIANE”, HANNO VIOLATO I NASTRI DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA E SONO ENTRALI NELL'AREA DEL DISASTRO FERROVIARIO DI PIOLTELLO, METTENDOSI FARE DEI RILIEVI VERSO IL LUOGO IN CUI UNO DEI BINARI SI È SPEZZATO? 

SONO STATI FERMATI E ORA SONO INDAGATI: LA PROCURA VALUTA L’IPOTESI DI INQUINAMENTO PROBATORIO…



Paolo Colonnello per “la Stampa”

INCIDENTE FERROVIARIO DI PIOLTELLO - IL SOPRALLUOGO DEGLI OPERAIINCIDENTE FERROVIARIO DI PIOLTELLO - IL SOPRALLUOGO DEGLI OPERAI
Li hanno visti attraversare i binari con uno strumento a ultrasuoni per la misurazione dei metalli. Quattro persone, all'apparenza operai, con caschetto giallo, pettorine fosforescente arancioni della Reti ferroviarie italiane e giacconi gialli, come se fosse un giorno normale in un luogo normale, hanno superato i nastri della polizia giudiziaria usati per sigillare i due chilometri dell' area del disastro ferroviario di giovedì scorso, e si sono messi a fare dei rilievi verso il luogo in cui uno dei binari si è spezzato.

Uno di loro prendeva appunti e gli altri misuravano il grado di usura o corrosione dei binari.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO
A questo punto gli agenti della Polfer sono intervenuti bloccandoli, identificandoli per poi portarli in questura e farli diventare così i primi quattro indagati ufficiali (per violazione di area sottoposta a sequestro, ma si sta valutando anche il più grave inquinamento probatorio) di questa inchiesta che procede per disastro ferroviario colposo e che si preannuncia tormentata, visto gli interessi in campo e la «guerra» sotterranea tra le due principali società interessate dalle indagini: da una parte la Rfi, appunto, per la gestione dei binari. E dall' altra Trenord, per quella dei treni.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO

Una gara di vetustà niente male (i convogli erano del 1980, i binari pare avessero non più di sei anni) su una delle linee tra le più trafficate, problematiche e delicate, in un gioco allo scaricabarile che allontana i sospetti da sé. Ora bisognerà capire che diavolo ci facevano quei quattro signori la mattina di sabato in un' area sottoposta a sequestro.
Se si tratta davvero solo di operai oppure di tecnici di parte mandati sul luogo dell' incidente per preparare le difese.

«Non si sono resi conto di sconfinare», sostiene Rfi in un comunicato, confermando che si tratta di operai mandati sul posto «per controlli tecnici» per la riapertura della linea lunedì. Solo che i quattro non hanno quasi aperto bocca: sapendo di essere indagati, hanno chiesto di vedere degli avvocati avvalendosi della facoltà di non rispondere. E ora, anche i pm se vorranno interrogarli, potranno sentirli solo alla presenza di legali.
INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO

Il tutto il giorno stesso in cui alcune foto hanno rivelato come sotto il binario spezzato fosse stata piazzata una zeppa di legno, forse per pareggiare un cedimento del terreno: il motivo per il quale il binario, all' ennesima sollecitazione, con un treno lanciato a 140 allora, sarebbe saltato. Chi ha messo quel pezzo di legno su una linea che, secondo i responsabili di Rfi, non aveva problemi ed era stata controllata l' 11 gennaio scorso?

INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO
Un vero mistero, soprattutto alla luce del comunicato diffuso ieri dalla stessa società che afferma come «l' uso di spessori in legno non sia previsto da normative e protocolli» e come l' uso del nobile materiale sia stato «sostanzialmente abbandonato in Italia e limitato a pochissimi casi» per lasciar spazio a materiali che rispondano a standard «elevati di sicurezza e prestazionali».

Rimane il fatto che il pezzo di legno, 40 centimetri per 60, sia lì da vedere, proprio sotto il binario spezzato. Ed è altrettanto un fatto che al giunto del binario manchi un bullone (anche questo si vede chiaramente dalle foto) che non si trova.

INCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLOINCIDENTE FERROVIARIO A PIOLTELLO
Così come sono ancora sul luogo dell' incidente costato la vita a tre persone e l' amputazione di una gamba a un ferito grave (oltre a quasi un centinaio di feriti), i vagoni accartocciati contro i pali della luce. Carrozze vecchie di quasi 40 anni, che i periti nominati dalla procura stanno esaminando con molta attenzione.

Perché in questa storia nulla ancora si può escludere. Lunedì il treno dovrebbe essere rimosso e portato in un hangar per permettere il ripristino della linea. E appena i periti consegneranno le loro relazioni, cominceranno le prime convocazioni in Procura.
E le altre iscrizioni sul registro degli indagati.

Fonte: qui

GLI ERRORI MEDICI OCCUPANO IL TERZO POSTO NELLA CLASSIFICA DELLE CAUSE DI MORTE DEI PAESI OCCIDENTALI, DOPO TUMORI MALIGNI E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

UN DECESSO SU TRE POTEVA E' DOVUTO A IMPREPARAZIONE, BUROCRAZIA E SCARSI MEZZI EPPURE IL 95% DEI PROCESSI PENALI A CARICO DEI SANITARI SI CONCLUDE CON UN PROSCIOGLIMENTO

Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”

Se gli errori medici fossero una malattia occuperebbero il terzo posto nella classifica delle cause di morte dei paesi occidentali, dopo i tumori maligni e le malattie cardiovascolari, perché un terzo del totale dei decessi, ovvero il 33,3%, è considerata una mortalità prematura, e soprattutto una morte su tre si sarebbe potuta evitare.

Secondo un' analisi della John Hopkins pubblicata sul British Medical Journal, se al primo posto di questo nefasto elenco troviamo ancora la mortalità per cancro, e a seguire quella per le malattie respiratorie, per incidenti, per suicidi, per lesioni da armi da fuoco, da taglio e così via, quello che colpisce è che, nonostante i progressi della medicina e delle sue tecniche diagnostiche, al terzo posto ci siano gli errori medici, i quali, solo negli Stati Uniti, causano più di 250 mila morti l' anno su un totale di 2,6 milioni di decessi, mentre in Europa sono oltre 1,2 milioni le morti stimate come evitabili.

mediciMEDICI
Le stime naturalmente cambiano sensibilmente tra gli Stati membri, e quelle ufficiali sulla malasanità del nostro Paese scarseggiano, ma anche se i dati di cui disponiamo sono poco accurati e probabilmente al ribasso, è evidente che l' Italia non faccia eccezione, almeno fino a prova contraria, se è stato calcolato e pubblicato, secondo Eurostat, che il 33% delle morti, cioè quasi 140 mila decessi, sono stati considerati prematuri.

Cifre da brivido, considerando che il concetto di mortalità trattabile e prevenibile che illustra Eurostat si basa sull' idea che certe morti per malattie specifiche potevano essere evitate se ci fosse stato un sistema di salute pubblica più efficace, con interventi medici immediati e soprattutto esenti da negligenze operative e decisionali.

L' errore medico è definito dagli autori dello studio "un atto terapeutico non intenzionale (azione od omissione) che non raggiunga il risultato preposto, un errore di esecuzione o di pianificazione della terapia, o una deviazione dal programma di cura che possa causare o meno un danno al paziente", e lo stesso errore è considerato differente, e quindi distinto, dal rischio di complicanze o di effetti collaterali che si accompagnano inevitabilmente a qualsiasi procedura o terapia medica, poiché questi sono previsti e prevedibili, mentre l' errore umano non lo è quasi mai.

mediciMEDICI
DI CHI È LA COLPA?

Nella maggioranza dei casi è molto difficile distinguere il singolo errore medico da una successione complessa di eventi che accompagna una malattia, tranne che ci si trovi di fronte a negligenze ovvie ed eclatanti come per esempio la somministrazione di una terapia sbagliata, di una trasfusione di sangue con gruppo non compatibile, di una diagnosi clinica errata a fronte di chiari riscontri strumentali e radiologici, o di una evidente distrazione in sala operatoria, ma anche considerando che l' errore umano è inevitabile, e che ogni attività medica prevede un suo rischio, più del 50% delle morti per non idonea procedura sono potenzialmente evitabili.

HospitalHOSPITAL
Fermo restando che in Italia, dati alla mano, abbiamo un sistema sanitario in gran parte eccellente ed efficiente, che garantisce un adeguato accesso pubblico, e che copre migliaia e migliaia di patologie mediche e chirurgiche di ogni tipo, garantendone le cure, l' errore umano in un percorso terapeutico sia clinico che chirurgico è spesso in agguato, e tra chi commette la negligenza e chi la subisce, è sempre il secondo a rimetterci, a volte purtroppo con la vita.

Spesso però l' errore umano non accade solo per colpa di una singola persona, ma per il fallimento di un intero processo che non ha messo in campo adeguati strumenti per evitare che l' errore accadesse, per cui a volte risulta inutile individuare la colpa personale o inconcludente trovare il capro espiatorio, perché bisognerebbe cambiare la cultura della sicurezza, ovvero conciliare i due aspetti principali dell' errore, quello dell' ineluttabilità e quello della prevenzione, per comprendere meglio perché sia accaduto e come evitare che si ripeta.

ospedaleOSPEDALE
Per esempio, in America per somministrare una terapia ad un paziente ospedalizzato è necessaria una doppia identificazione con un collega medico, o l' utilizzo di un sistema elettronico che si basa su un codice a barre, che rende più difficile confondere un farmaco con un altro, o peggio somministrarlo al malato sbagliato causandone la morte.

IL CONFRONTO

Una tradizione degli ospedali anglosassoni, che si sta diffondendo in altri paesi, è quella dell' M&M, ovvero del Morbidity and Mortality meeting, dove si discute delle complicanze e dei decessi avvenuti nel proprio dipartimento, per analizzare con tranquillità e trasparenza le cause e capire cosa non abbia funzionato.

A volte si conclude che non si sarebbe potuto fare altrimenti, ma altre volte si decide di cambiare procedura, anche aumentando il training dello staff medico e paramedico, con un consulto multidisciplinare di specialisti e coinvolgendo anche il management ospedaliero per migliorare le prestazioni e le cure offerte all' utenza.

infezioni ospedaliereINFEZIONI OSPEDALIERE
Queste procedure insegnano che nessuno è esente dal rischio di sbagliare, ma che siamo tutti responsabili del miglioramento continuo del nostro operato, soprattutto se questo è applicato nella cura di pazienti fragili e indifesi che si affidano nelle nostre mani con fiducia e con la speranza di essere curati e possibilmente guarirli, e soprattutto senza la prospettiva di morire.

Oggi nel nostro sistema sanitario impera la medicina difensiva, ovvero la propensione dei medici a moltiplicare gli accertamenti, gli esami diagnostici, strumentali e i trattamenti terapeutici, non tanto per la salute del paziente, ma per cautelarsi contro cause legali per i loro eventuali errori, prescrivendo analisi e controlli "non necessari", a volte dannosi per il malato, che causano il superamento del 10% della spesa sanitaria complessiva, con un costo esorbitante di circa 13 miliardi di euro, una mole di denaro che dovrebbe invece essere investita nella prevenzione sia delle patologie che delle negligenze mediche.

infezioni ospedaliereINFEZIONI OSPEDALIERE
Eppure l' Italia è tra gli Stati membri con i più bassi tassi di mortalità evitabile nel 2015 insieme a Cipro, Spagna, Francia e Malta, mentre le nazioni con i più alti livelli di morti potenzialmente prevedibili sono la Lituania, la Lettonia, l' Ungheria e la Romania, ed in tutta Europa la mortalità prevenibile ha tassi più alti per gli uomini di quelli per le donne, e le sei principali cause di morte riguardano le malattie ischemiche cardiache, le malattie cerebrovascolari, il cancro colon-rettale, il cancro del seno, le malattie ipertensive e le polmoniti. In Italia si sono state registrate oltre 40mila le denunce all' anno per danni subiti in strutture ospedaliere, il 78% relative a lesioni personali e l' 8% a decessi. Le denunce provengono per il 44,5% dal Sud, il 32,2% dal Nord e dal Centro il 23,2%.

DENUNCE AI DOTTORI

Dopo i nosocomi, i più convenuti a giudizio risultano i medici ortopedici, i traumatologi, quelli del pronto soccorso, i chirurghi, gli ostetrici e ginecologi, ed infine i medici di medicina generale. Da un'indagine condotta dalla commissione parlamentare d' inchiesta sugli errori sanitari, risulta che il 95% dei procedimenti penali per lesioni personali colpose a carico dei sanitari si conclude con un proscioglimento, mentre in sede civile le richieste di risarcimento vengono accolte nel 34% dei casi.

Il 72% dei medici ritiene che le norme che disciplinano la responsabilità professionale si ripercuotono negativamente sulla qualità delle cure e circa l' 83% ritiene che esse influenziamo negativamente il rapporto con il paziente. L'obiettivo dunque sarebbe quello di poter lavorare con responsabilità e serenità per evitare ed eliminare gli errori, piuttosto che nella paura di commetterne uno, o meglio essere messi nelle condizioni di riconoscerli tempestivamente in modo da poter rimediare per tempo, di affrontarli e soprattutto di farne memoria. Perché non accadano mai più, e non causino mai più migliaia di morti e decessi inutili, prevenibili ed evitabili.

Fonte: qui