IN UN' ALTRA INTERCETTAZIONE, PARLANDO CON I SUOI COLLABORATORI, DICE: “IO SPENDERÒ QUALCHE SOLDO SULLE ELEZIONI, CHE POI VEDREMO COME VANNO GIRATI UFFICIALMENTE COI PARTITI POLITICI...
LA MIA FORZA È CHE ALZO IL TELEFONO E BEPPE SALA…”
IL GRILLINO PIVA, NON ELETTO, CHE CHIEDE DI TENERE I SOLDI…
Diceva Luca Parnasi, al telefono con un imprenditore suo amico: «Io pago tutti».
Brandelli di una conversazione tra due uomini d' affari. Il primo dice seccamente: «Ringraziando il cielo, io non pago nessuno... per non avere nessuno». Intendendo che è ben contento di non avere una scuderia di uomini politici ai suoi ordini. Parnasi, che invece ha un altro modello di business in testa, gli risponde: «E io invece pago tutti... per non avere nessuno».
LUIGI BISIGNANI
E ride. Ride perché sa di dire una bugia. In un' altra intercettazione, parlando con i suoi collaboratori, fa ben altro quadro: «Io spenderò qualche soldo sulle elezioni, che poi vedremo come vanno girati ufficialmente coi partiti politici... La sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono e Sala (intendendo il sindaco di Milano che ricevette un finanziamento per la campagna elettorale, da 50 mila euro, regolarmente registrato, ndr) incontra Roberto Mazzei (un immobiliarista socio di Luigi Bisignani, ndr) in vacanza... e gli dice "Luca m' ha... io sono gratissimo a Luca perché senza Luca, che all' epoca a Milano non esisteva, io non facevo la corsa elettorale"... Non so se mi spiego... Noi diventiamo quelli che fanno il Milan anche per questo... Io queste cose ve le devo dire, no? O sbaglio a dirvele? Vi scandalizzo?».
LANZALONE - ROCCO CASALINO - LUIGI DI MAIO
Ma figurarsi, quale scandalo. Così va il mondo. E così funzionava il metodo Parnasi. Il costruttore, al telefono con il suo commercialista, spiegava che all' associazione «Più voci», del tesoriere leghista Giulio Centemero, nel 2015 ha dato 250mila euro. Doveva restare un segreto, ma l' Espresso l' ha scoperto. E allora. «Cerchiamoci una giustificazione», dice il commercialista. Parnasi: «Possiamo giustificarla che abbiamo un progetto ex post! Sennò bisognerebbe incontrarli domattina, capito?».
BONIFAZI
«Io pago tutti». Ma in segreto. Utilizzando il cognome della madre. O qualche testa di legno. O ancora con i contributi alle fondazioni, che quelli non lasciano traccia. Il 15 marzo, a elezioni concluse, s' informa con il commercialista, prospetti alla mano: «Scusami, ma poi abbiamo qua altri 22.000 euro della campagna... scusami, tu qui non hai messo... Lega ed Eyu». Risposta: «Io ho dato già. Ho sentito tutti quanti».
Per non rischiare, insomma, contribuiva alle casse dei due Matteo della politica nazionale. Duecentomila a Salvini, centocinquantamila a Renzi. Già, perché Eyu significa Francesco Bonifazi, tesoriere Pd, renziano di ferro.
Poi, naturalmente, c'era il sostegno ai singoli candidati di tutti i partiti: da Forza Italia al Pd, a Fratelli d'Italia, alla Lega. Persino una di LeU ha preso qualcosina. Lo stesso dicasi per i grillini. È indagato l'avvocato Mauro Vaglio, presidente dell' Ordine degli avvocati di Roma, portato in palmo di mano da Luigi Di Maio al tempo delle candidature.
DANIELE PIVA
Il 23 marzo scorso, si intascava 15mila euro mediante il pagamento di una fattura falsa. Soldi che aveva ricevuto per la campagna elettorale e che figurano come parcella di una prestazione mai fatta. Oppure Daniele Piva, un altro candidato grillino non eletto.
Il 5 marzo, Piva si precipita da Parnasi perché un suo contributo di 9mila euro è arrivato troppo tardi per la campagna elettorale, e quindi bisogna far figurare che lui li restituisce, ma allo stesso tempo chiede all' imprenditore di poterli tenere per sé. Nessun problema, ci mancherebbe.
LUCA PARNASI MAURO BALDISSONI
Si vedrà poi che il nuovo bonifico è di 16mila euro. Spunta fuori di nuovo una fattura falsa, che Parnasi spiega ai suoi: «È il braccio destro di Di Maio, tanto per essere chiari, e purtroppo per me è stato trombato... domenica lì all' Eur, che è il quartiere Tor di Valle ... quindiii... lui ha detto che ci rimborsa il finanziamento fatto perché non li può spendere, mentre vorrebbe che noi... a me va benissimo ... fino all' importo di novemila euro... E figurati se non vuole... non vuole un qualcosa in più... a noi ci va bene perché quando li chiami...».
Appunto, quando Parnasi chiama. Ora sta agli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburino tirarlo fuori di galera. Presto il ricorso al tribunale della libertà. Fonte: qui
PARNASI E LA POLITICA DEI BIGLIETTI OMAGGIO: ”DIAMO I TICKET A BOCCIA, CI PUÒ SERVIRE. DI SALVINI ME NE FREGHEREI...”
"IL NUOVO STADIO FARA' SCHIFO MA SI DEVE REALIZZARE PER FORZA", IN UNA INTERCETTAZIONE LE PAROLE DI UN FUNZIONARIO DI PALAZZO CHIGI
Michela Allegri, Lorenzo De Cicco e Valentina Errante per il Messaggero
LE CARTE ROMA Le carte sull' inchiesta Tor di Valle svelano il grande bluff sulle infrastrutture che avrebbero dovuto rendere la colossale operazione immobiliare legata al nuovo stadio «di interesse pubblico». Ma emerge anche come Luca Parnasi curasse le relazioni pubbliche non solo con tangenti, ma anche con piccoli favori, come i biglietti per le partite di calcio, regalati solo a chi potesse essere utile per il progetto. Tanto da non offrirli all' amico Matteo Salvini, ma pensare di concederli a Francesco Boccia, deputato del Pd componente della commissione Bilancio alla Camera. «Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa», dice invece a proposito di Tor di Valle, nel settembre 2017, un dirigente di palazzo Chigi.
STADIO DELLA ROMA
LE INFRASTRUTTURE Delle opere per la collettività, gli uomini di Parnasi sembrano infischiarsene. «Non è un problema nostro», dicono intercettati. Al massimo, una volta costruito l' impianto sportivo e l'«Ecomostro» di uffici e negozi, il pasticcio della viabilità «diventerà un problema della sindaca», dice Simone Contasta, arrestato insieme a Parnasi. Il dirigente di Eurnova, in una conversazione intercettata a marzo 2017, quindi pochissimi giorni dopo l' accordo tra Virginia Raggi e i privati, parla del Ponte di Traiano, che nella prima versione del progetto sarebbe stato pagato per intero dai proponenti e che invece, adesso, è senza finanziamento. Raggi, subito dopo l' intesa, aveva assicurato: «il Ponte sul Tevere snellirà il flusso delle automobili». Anche in un' altra intercettazione di Parnasi, il dg della Roma, Mauro Baldissoni riferisce che Michele Civita - ex assessore all' Urbanistica della Regione, Pd, ai domiciliari - «gli ha riferito che Raggi ha chiamato Zingaretti dicendogli dell' accordo e rassicurandolo che non ci sono tagli di opere pubbliche sostanziali».
ROMA STADIO TOR DI VALLE
Invece, il manager di Parnasi racconta che «il Comune avrà la possibilità o di cancellarlo», il Ponte di Traiano, «perché c' è il Ponte dei Congressi» (previsto da anni e pagato con soldi pubblici), «oppure cancellano il Ponte dei Congressi e con i soldi fanno l' altro». Gli uomini di Parnasi sembrano sapere già a marzo che in ogni caso il ponte (previsto peraltro solo «dopo l' apertura dello stadio») sarebbe stato pagato con soldi pubblici, anche se la promessa di fondi da parte del governo - che allo stato non si è concretizzata - arrivò solo a novembre 2017.
FRANCESCO BOCCIA
Il ponte del resto è fondamentale, «senza sarà il caos», ammettono anche in Eurnova. Contasta parla poi della Roma-Lido, la peggiore ferrovia d' Italia, che dopo la cancellazione del prolungamento della metro B fino a Tor di Valle avrebbe dovuto portare quasi metà dei tifosi allo stadio. Anche in questo caso, i soldi pubblici sono fondamentali e quelli privati insufficienti. Il manager di Parnasi, si legge nell' informativa, dice che «la Regione deve finanziare l' implementazione della Roma-Lido che permette di arrivare a quelle frequenze, per cui l' opera è la stessa», anche dopo l' accordo, ma ora «un pezzo finanziano loro (i privati, ndr) e un pezzo la Regione». Peccato che, in un' altra intercettazione, a Contasta venga detto che nel progetto della Regione «di tutto si parla tranne che del potenziamento ai fini dello stadio».
I BIGLIETTI Ci sono poi i regali e le gentilezze, per costruire rapporti da «capitalizzare» in vista dei propri interessi. Parnasi tira fuori un asso dalla manica: offrire biglietti in tribuna d' onore allo stadio. Una gentilezza che non è per tutti, ma solo per chi può rivelarsi utile. Il 18 maggio 2017, il dg della Roma, Mauro Baldissoni, segnala a Contasta che Luca Lanzalone ha chiesto tre biglietti per Roma-Genoa da consegnare ad altrettanti esponenti nazionali dei Cinquestelle, tra i quali uno che potrebbe essere «funzionale a favorire, in tempi brevi, un accordo Raggi-Zingaretti-Pallotta». Il 27 maggio è Parnasi a parlarne con Baldissoni:
LUCA PARNASI - MAURO BALDISSONI - SIMONE CONTASTA - MARCELLO DE VITO - LUCA BERGAMO - VIRGINIA RAGGI
«Uno me lo ha chiesto Claudio Santini (capo segreteria del Mibact, ndr)... ci sta dando una grossa mano». La richiesta arriva anche da Francesco Boccia, deputato Pd, presidente della Commissione Bilancio: «Dobbiamo capire se ci interessa sul progetto... lo conosci tu? Commissione Bilancio, insomma abbastanza influente». Anche Matteo Salvini ha chiesto due ticket a Parnasi, «però io onestamente di Matteo me ne fregherei, sto ragionando solo con te su quelli che secondo me hanno un minimo di senso per il progetto». Gli atteggiamenti di riguardo spaziano dalla politica all' Opus Dei: dalle intercettazioni emerge che Parnasi ha proposto a Gola assessore allo Sport del X Municipio, indagato - che lavora come responsabile commerciale della Mondo spa, che produce calpestabili sportivi, «di mettere in contatto l' azienda che rappresenta con la Elis», una scuola di formazione professionale dell' Opus Dei, «per la realizzazione di un campo da calcio».
LUCA PARNASI
«VERRÀ UNO SCHIFO» Nell' inchiesta c' è anche l' ombra della cricca che nel 2010, con Angelo Balducci al Consiglio superiore dei lavori pubblici, aveva il controllo delle opere per le celebrazioni dell' Unità d' Italia e il G8. «Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa». A parlare così, nel settembre 2017, era Carlo Notarmuzi, dirigente di palazzo Chigi, responsabile del progetto per il nuovo stadio della Roma per la presidenza del Consiglio. È l' uomo che, secondo i carabinieri, «ha un rapporto privilegiato» con Contasta, che più volte offre il proprio intervento per agevolare il progetto.
MATTEO SALVINI AL SENATO
A contare - almeno a suo dire - su importanti agganci è anche Remo Calzona, ordinario alla facoltà di Ingegneria de La Sapienza, ma soprattutto progettista dei ponti che interesserebbero l' area dedicata allo stadio e la tenuta strutturale dell' Ippodromo di Tor Di Valle. Annotano i carabinieri: «Calzona ha già relazionato sull' argomento, più volte accenna al fatto che il progetto del Ponte denominato dei Congressi, quando giungerà in commissione Lavori pubblici per il parere sulla sicurezza, sarà certamente bocciato per la presenza di palesi errori strutturali. Più volte accenna alle sue conoscenze all' interno del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che gli consentono di sapere in anticipo le decisioni, avendo un contatto diretto con il Presidente». E al telefono con Luca Caporilli, per l' accusa un altro sodale di Parnasi, dice: al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, «si fa quello che dico io».
Fonte: qui
UN LANZALONE NEL FIANCO
IL CONSULENTE FU INVITATO A UNA CENA-EVENTO A ROMA DA DAVIDE CASALEGGIO LA SERA PRIMA DEL SUO ARRESTO
I VERTICI DEI 5STELLE SULLA GRATICOLA PER I RAPPORTI CON IL MANAGER - GLI ORTODOSSI DI ROBERTO FICO AVVISANO: “NOMINE, CAMBIARE METODO”
LANZALONE - ROCCO CASALINO - LUIGI DI MAIO
All'inizio Rousseau doveva essere una fondazione, un mondo che custodisse e trasmettesse i valori del M5S per come li aveva pensati il fondatore Gianroberto Casaleggio. L'associazione che lo ricorda però è molto simile a una fondazione politica.
L'impronta è quella indelebile del guru e di chi ha lavorato con lui. Tutta gente che credeva e crede che fuori dal perimetro pubblico ci possano essere idee e opportunità di sviluppo che il pubblico può e debba copiare. Ecco perché nell' idea pentastellata di Smart nation (digitalizzare e sburocratizzare la PA) un profilo come quello dell' avvocato Luca Lanzalone, così trasversale e disinvolto, calzava a pennello.
L'IBAN
Ed è per questo che Davide Casaleggio lo ha voluto alla cena al Pipero, la notte prima del suo arresto per corruzione. Invito a pagamento: settanta euro da versare sull'iban intestato a Miowelfare.
LANZALONE E LUIGI DI MAIO
Il pagamento comprendeva la cena e il networking molto selezionato, un mondo di addetti ai lavori, lobbisti, giornalisti, parlamentari riuniti a parlare di previdenza e sistema assicurativo privato. Il titolo della serata era il welfare post ceto medio, ed era organizzata dalla startup, Miowelfare, collegata a una piattaforma web che raccoglie dati sensibili su occupazione e salute per personalizzare percorsi sanitari e di formazione.
Erano i giorni delle nomine, Lanzalone si vedeva già alla Cdp, era apprezzato da Casaleggio per il portfolio contatti e perché offriva un punto di vista mondano ma allo stesso tempo in linea con l'austerità del Movimento. Non era al tavolo grande da dieci dove erano seduti Casaleggio junior, i suoi soci nella politica e nell'impresa, Luca Eleuteri e Maurizio Benzi, e i tre relatori, due dei quali ex Webegg, la creatura societaria amministrata da Casaleggio padre, ma era poco lontano.
DAVIDE CASALEGGIO
Quindi sì, formalmente a un altro tavolo, come ha effettivamente detto il manager milanese, ma non lì per puro caso. Anzi. La serata ha preso il via tardi, dopo le dieci, con la canonica spiegazione iniziale sull'associazione Casaleggio che a Ivrea ha sponsorizzato il suo evento grazie alla società Valore, il cui manager Stefano Ronchi durante la cena ha parlato di casse previdenziali e fondi sanitari.
Il gruppo opera anche nell'ambito delle piattaforme multimediali «e potenziala fruizione dei servizi sanitari attraverso condivisione delle risorse e cooperazioni tra soggetti pubblici e privati».
LUCA LANZALONE
Pensava a loro Davide Casaleggio quando ieri mattina al Gianicolo invitava alla partecipazione utilizzando gli strumenti della rete, «l'accesso a diritti legati alla medicina con la possibilità di prenotare servizi». Lanzalone era lì, a stringere mani e a fare quello che il M5S voleva che fosse: il papavero dalle ampie relazioni istituzionali. A fine serata sono spuntati Laura Castelli, fresca sottosegretaria al Mef e anche lei in buoni rapporti con Lanzalone, e il capogruppo Stefano Patuanelli.
LE NOMINE
Queste cene però inaspriscono il clima burrascoso dentro il movimento. Il deputato Luigi Gallo, vicino a Roberto Fico, ieri ha scelto un vecchio discorso dell' attuale ministro alla sanità Giulia Grillo. «Per le partecipate statali, bisogna usare criteri limpidi e trasparenti: Cassa deposito e Prestiti, Rai, Finmeccanica.
ROBERTO FICO
Nessun conflitto di interessi e raccolta e pubblicazioni di curriculum online perché gli enti sono dei cittadini e non della politica», scrive Gallo rivolto ai talent scout esterni al Movimento. Ma pure ai piani alti il metodo scelto non convince. Ieri una smarrita e arrabbiata Paola Taverna ha ricordato a tutti che: «Io non ho mai partecipato ad alcun processo decisionale né presentato curriculum per scegliere tecnici». Già, ma allora chi e come lo faceva?