9 dicembre forconi: 01/21/17

sabato 21 gennaio 2017

CARLA RUOCCO A DAVOS - ''LA FINANZA NON È UN CRIMINE''

CARLA RUOCCO PARTECIPA AL CONVEGNO CON IL GOTHA DEL CAPITALISMO. MA I LUOGHI TIPO TRILATERAL E BILDERBERG NON ERANO TANE DEL DEMONIO?
''SONO INTERESSATA AL TEMA DELLA POVERTÀ(TRA I RICCHISSIMI USURAI???), QUI È UN TEMA CENTRALE, NON CAPISCO LA VOSTRA SORPRESA''. MA IL SUO NOME NON ERA NEL PROGRAMMA UFFICIALE.


Alessandro Barbera per ''la Stampa''

carla ruocco beppe grilloCARLA RUOCCO BEPPE GRILLO
Carla Ruocco esce dal dibattito fra Mario Monti e il Cancelliere inglese Hammond con fare sicuro. Nota i cronisti al varco e alza le spalle: «Sono interessata al tema della povertà. So che qui è un tema centrale, non capisco la vostra sorpresa». La prima volta dei Cinque Stelle a Davos ha le sembianze di un' ambiziosa commercialista napoletana fasciata in un tailleur nero.

Se non si trattasse del Movimento di Beppe Grillo, in effetti nella presenza della Ruocco non ci sarebbe nulla di strano. Nei corridoi del World Economic Forum si mescolano da più di quarant' anni imprenditori e banchieri, politici e attori. Peccato che Grillo e i suoi abbiano costruito una violenta e solida retorica contro tutti i summit internazionali, si tratti della Trilateral o del Bildenberg, di Davos o del G20. «Mondo cane, mondo fame», titolava nel 2012 un post del leader dedicato proprio all' evento organizzato da Klaus Schwab.

carla ruocco a davosCARLA RUOCCO A DAVOS
 L' invito alla Ruocco è evidentemente un segno dei tempi, così come lo era stato il tentativo di essere ammessi al gruppo dei moderati dell' Alde al Parlamento europeo. L' unico precedente pubblico di contaminazione dei Cinque Stelle con il mondo degli affari risale a due anni fa, quando il Forum Ambrosetti ospitò a Cernobbio il fondatore Casaleggio.

carla ruocco a davos 3CARLA RUOCCO A DAVOS 3
Della Ruocco nel programma ufficiale non c' era traccia. L' organizzazione del Forum l' ha invitata per un dibattito fuori sacco sui populismi. Nella piccola sala ci sono il conservatore inglese Adam Holloway e il padre del populismo europeo, il finlandese Timo Soini, nel frattempo diventato ministro degli Esteri di Helsinki.

«Il nuovo mercato del lavoro taglia molti posti di lavoro. La soluzione è il reddito di cittadinanza. Non è assistenzialismo, bensì una tutela contro la povertà». La Ruocco parla un inglese lento e scolastico ma tutto sommato migliore di molti politici di governo italiani. Alla domanda se abbia senso una simile misura solo in un Paese, si lascia scappare un auspicio europeista: «Beh, sarebbe necessario un approccio condiviso».
carla ruocco a davos 2CARLA RUOCCO A DAVOS 2
Su alcuni temi appare sfuggente, pronta con frasi fatte.

Sui migranti, ad esempio: «Quando arrivano su un territorio creano ovviamente difficoltà alla gente del luogo ma questo viene strumentalizzato da alcuni che non danno soluzioni. Io credo che il problema vada analizzato alla radice per trovare soluzioni».
Nonostante le domande insistite, resta un mistero a che titolo la Ruocco sia volata a Davos. Lei rivendica la sua autonomia, e sottolinea di partecipare da tempo a incontri con il mondo delle banche.

«Fare finanza non è mica un crimine. Io sono contraria semmai a chi fa speculazione». E' accaduto poche settimane fa, quando fu invitata ad una cena con Mediobanca e altri investitori stranieri, curiosi di capire chi ci sia dietro alle Cinque Stelle di Grillo.
Il Movimento nega recisamente di essere stato messo al corrente del viaggio, eppure è strano immaginare che uno fra i più noti deputati possa aver fatto una scelta del genere senza autorizzazione. C' è poi un altro dettaglio che lascia perplessi: qualche settimana fa si era sparsa la voce di un possibile arrivo a Davos del leader Luigi Di Maio, poi smentito.

carla ruocco a davos 1CARLA RUOCCO A DAVOS 1
Sembra di assistere in piccolo al caso di Anthony Scaramucci, il banchiere di Wall Street apparso al Forum in vece di Trump ma senza alcuna investitura ufficiale. Chi frequenta il mondo M5s dice con una punta di malizia che il paragone non regge, perché fra la Ruocco e Di Maio non correrebbe buon sangue. I partiti, si sa, non sono mai dei monoliti e il leader dei Cinque Stelle è pur sempre Beppe Grillo.
carla ruoccoCARLA RUOCCO
Twitter @alexbarbera

Fonte: qui

Consiglio Ue, limiti a giudici politici

'Italia regoli conflitto interessi dei magistrati che divengono dei parlamentari'


(ANSA) - ROMA, 19 GEN - L'Italia deve introdurre leggi che pongano limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica, e mettere fine alla possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati per posizioni negli enti locali. È una delle dodici raccomandazioni contenute nel rapporto di Greco, organo anti corruzione del Consiglio d'Europa, approvato il 21 ottobre scorso e reso pubblico oggi. Il Consiglio chiede poi all'Italia di introdurre norme "chiare e applicabili" per regolare "la spinosa questione" del conflitto d'interessi dei parlamentari.


Ancora, occorrono più misure e strumenti per assicurare l'integrità dei membri delle commissioni tributarie. Nonostante negli ultimi anni l'Italia abbia fatto "passi decisivi" per combattere la corruzione, secondo l'organismo ci sono ancora diversi problemi da risolvere tra cui "l'allarmante" numero dei processi penali non conclusi a causa della prescrizione.

Processo rating: pm di Trani chiede condanne per Standard&Poor's, ex presidente e analisti

"Contro di loro un bazooka fumante": richiesta una sanzione da 4,647 milioni di euro per la società, 2 anni di reclusione per Deven Sharma e 3 anni per gli altri. L'azienda: "Le nostre analisi solide e coerenti"

TRANI - Nel gennaio 2011 l'Italia, "se si guardano i dati di bilancio, stava messa meglio di tutti gli altri Stati europei", ma da parte di Standard&Poor's, con il declassamento del rating del nostro Paese di due gradini (da A a BBB+), ci fu "la menzogna, la falsificazione dell'informazione fornita ai risparmiatori", con la quale fu messo "in discussione il prestigio, la capacità creditizia di uno Stato sovrano". Per questo motivo la Procura di Trani ha chiesto la condanna per manipolazione del mercato di cinque imputati, tra analisti e manager della società di rating.

Due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all'epoca dei fatti presidente mondiale di S&P; tre anni e 500mila euro di multa ciascuno per Yann Le Pallec, responsabile per l'Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Per Standard e Poor's è stata chiesta anche la sanzione di 4,6 milioni. Gli imputati sono accusati di aver emesso "intenzionalmente" ai mercati finanziari - tra maggio 2011 e gennaio 2012 - quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo per "disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore".

L'ultimo report sotto accusa è quello con cui S&P, il 13 gennaio 2012, decretò il declassamento del rating dell'Italia di due gradini. Nella lunga requisitoria, durata circa otto ore, il pm Michele Ruggiero ha spiegato anche il movente dell' "accanimento" di S&P. "Il rapporto di consulenza contrattuale tra S&P e lo Stato Italiano - ha rilevato - cessa nel 2010, dopo 17 anni, e nel 2011 Standard & Poor's si scatena contro l'Italia con declassamenti a catena: come vogliamo chiamarle queste se non ritorsioni!".

A sostegno delle sue tesi, il pm ritiene di aver raccolto la "confessione del crimine commesso" e di aver trovato "non la pistola fumante, ma il bazooka fumante". Ruggiero ricorda al tribunale la conversazione telefonica, intercettata durante le indagini, tra l'allora AD per l'Italia di S&P, Maria Pierdicchi e Deven Sharma. Colloquio che - a giudizio del pm - "è la confessione del comportamento criminoso di S&P sul doppio downgrade dell'Italia". Nella telefonata Pierdicchi dice che "alcuni analisti - spiega il magistrato - non hanno le capacità adeguate per poter gestire il rating sovrano dell'Italia", e ritiene che "c'è bisogno di persone più senior".
"Questa - ha insistito - non è la pistola fumante, è un bazooka fumante che si salda con la mail di Renato Panichi", il responsabile per gli istituti di credito di S&P che in una mail interna inviata poche ore prima del doppio downgrade aveva criticato i giudizi degli analisti di S&P sull'affidabilità del sistema creditizio italiano contestando loro di aver espresso giudizi contrari alla realtà sulle banche. "Parole dure come macigni", quelle del pm Ruggiero, secondo il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, per il quale "il comportamento illecito di S&P è l'ennesima conferma di un vero e proprio colpo di Stato perpetrato contro il governo guidato da Silvio Berlusconi".

Una freccia nell'arco della difesa è la decisione della Consob di non sanzionare la società di rating. "La Consob - sostiene invece la Procura - non ha sanzionato S&P perché è stata castrata, neutralizzata, sterilizzata, in quanto non le è stata data la possibilità di chiudere in procedimento amministrativo perché non le sono state date le carte, nemmeno da S&P". 

Nonostante ciò e i danni che - secondo l'accusa - i giudizi di S&P hanno prodotto all'Italia, Consob, ministero dell'Economia e Bankitalia non si sono costituite parte civile al processo(perchè gestite da corrotti ed incapaci!!!).

Standard&Poor's affida a una nota la propria replica: "Nessuna di queste accuse è stata dimostrata da prove degne di questo nome. Nessun testimone, neanche quelli del pubblico ministero, hanno avvalorato queste tesi. Inoltre, le udienze hanno ripetutamente dimostrato che le analisi di Standard & Poor's sono state coerenti con le valutazioni pubblicate dalla Banca d'Italia e dalle maggiori istituzioni sovranazionali, e più volte hanno mostrato la solidità dei nostri processi di rating".

"Le accuse contro Standard & Poor's - prosegue la società - si basano su una cattiva interpretazione del normale dibattito analitico, fondamentale per il nostro processo di rating, e da una visione revisionista delle difficoltà macro-economiche in cui versava l'Italia durante la crisi dei paesi dell'Unione europea. Siamo fiduciosi che la Corte ci darà ragione, scagionando Standard & Poor's e i  suoi dipendenti". Si torna in aula il 25 gennaio per le arringhe.

Fonte: qui