 L’ ANAC DI CANTONE INTERVERRA’ SOLO SULLE GARE SUPERIORI AI 5,2 MILIONI DI EURO
L’ ANAC DI CANTONE INTERVERRA’ SOLO SULLE GARE SUPERIORI AI 5,2 MILIONI DI EURO
Tema delicatissimo quello degli appalti pubblici, vera e propria mangiatoia per i politici(e i dirigenti!).
La regola del massimo ribasso (con successive varianti) resta per l’81% delle gare, mentre l’ Anac avrà voce in capitolo solo sul 5% dei bandi
Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
«Il massimo ribasso è morto, viva il massimo ribasso!». Avrebbero potuto annunciare così, venerdì scorso, il nuovo codice degli appalti.
Una riforma che avrebbe dovuto rendere più agevole e trasparente la strada delle opere pubbliche, e soprattutto stroncare la corruzione. Dove invece non mancano sorprese: nella migliore tradizione di una politica per cui il confine fra gli interessi della collettività e quelli delle lobby è sempre impalpabile.
I  pilastri della rivoluzione dovevano essere solidi e qualificanti. Due,  sopra tutti. Il primo: la fine della regola del massimo ribasso. Si  tratta del meccanismo per cui le gare vengono assegnate a chi offre il  prezzo minore, salvo poi consentire all’impresa di recuperare con lauti  interessi grazie a varianti sempre generosamente concesse da compiacenti  stazioni appaltanti. Ragion per cui è considerato uno dei principali  incubatori della corruzione.
Ecco  allora la promessa: non più gare aggiudicate al prezzo minore bensì con  la valutazione dell’offerta più vantaggiosa sotto vari aspetti. Una  rivoluzione epocale capace di mettere in ginocchio un sistema collaudato  da decenni. E i gruppi di pressione si sono subito messi all’opera.
Il  braccio di ferro sulla soglia minima dell’importo da cui partire per  applicare il nuovo metodo si è rivelato inevitabile, non appena la bozza  del codice degli appalti scritta dal governo in base alla legge delega è  sbarcato in Parlamento per il parere.
Non  soltanto con le imprese e i burocrati degli uffici legislativi, ma pure  con le Regioni guidate dal presidente dell’Emilia-Romagna Stefano  Bonaccini, e con l’Anci di Piero Fassino: entrambi esponenti del Partito  democratico.
In quindici mesi i due relatori (Stefano Esposito e Raffaella Mariani, entrambi del Pd) hanno  cercato di sanare le magagne ed eliminare le pillole avvelenate. Si  erano guadagnati anche l’approvazione del presidente dell’Autorità  anticorruzione Raffaele Cantone, il quale considerava il parere  parlamentare un ottimo risultato.
Avevano  proposto 150 mila euro come soglia oltre la quale il massimo ribasso  doveva essere bandito. E non era stato facile. L’Ance, l’associazione  dei costruttori edili presieduta da Claudio De Albertis, chiedeva,  all’unisono con la Conferenza Stato-Regioni, di alzare il tetto a due  milioni e mezzo.
Sia pure con l’esclusione automatica delle cosiddette «offerte anomale».
Per  i due relatori è finita con una mezza Caporetto. Il testo finale varato  dal Consiglio dei ministri venerdì 16 aprile non ha tenuto in alcun  conto su questo punto, uno dei più delicati, il parere delle Camere. E  non ha avuto successo neppure la mediazione del ministero delle  Infrastrutture, che puntava su una soglia di 500 mila euro.
Dunque il massimo ribasso, in una forma di fatto identica, sopravviverà pure con il nuovo codice per le gare fino a un milione di euro. Che sono l’81 per cento del totale.
Il  secondo pilastro era il coinvolgimento dell’Anticorruzione. La scelta  dei commissari di gara sarebbe stata affidata a Cantone, che li avrebbe  sorteggiati da un apposito elenco. Questo per evitare qualunque rischio  insito nella nomina delle commissioni aggiudicatrici da parte delle  amministrazioni locali. Le quali non hanno fatto salti di gioia all’idea  di perdere tutto quel potere. E hanno lavorato in profondità. Con  successo.
Così i commissari dell’Anac avranno voce in capitolo solo a partire da gare di importo superiore a 5,2 milioni.
Il che equivale a dire che il 95 per cento degli appalti verrà assegnato esattamente come prima.
L’argomentazione che ha convinto il governo?
Regioni e Comuni sostenevano che con i commissari Anac si spendeva troppo: evidentemente scordando che oggi la corruzione fa lievitare del 40 per cento il costo delle opere pubbliche in Italia.
Lo dice una stima del fu governo di Mario Monti. E  Renzi, che ha definito il nuovo codice «una riforma strutturale con  regole semplici e meno astruse che chiude le strade alla corruzione», se  la ricorda?
Fonte: qui
 
 L’ ANAC DI CANTONE INTERVERRA’ SOLO SULLE GARE SUPERIORI AI 5,2 MILIONI DI EURO
L’ ANAC DI CANTONE INTERVERRA’ SOLO SULLE GARE SUPERIORI AI 5,2 MILIONI DI EURO
 
