Milano, Roberto Formigoni condannato a sei anni: "Favorì la Maugeri in cambio di regali e vacanze"

L'ex numero uno del Pirellone era imputato per corruzione.

Assolto dall'accusa di associazione per delinquere.

I giudici gli sequestrano 6,6 milioni e metà della famosa villa in Sardegna.
Sei anni di condanna e 6,6 milioni confiscati: per i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, Roberto Formigoni è colpevole. Colpevole del reato di corruzione nel processo con al centro la fondazione pavese Maugeri che si occupa in particolare di riabilitazione in campo sanitario. Ma non di quello di associazione per delinquere.

"Ritengo ingiusta la sentenza e la impugnerò - è il commento del Celeste - E' stata condannata la persona Roberto Formigoni". E ancora: "Sono amareggiato ma sereno, una volta di più consapevole della assoluta correttezza del mio operato in tutti i lunghi anni di presidenza di Regione Lombardia. Mai, in nessun modo e in nessuna occasione, ho lasciato che interessi personali influissero sulle scelte di governo della cosa pubblica".

L'abbraccio dei pm. La condanna comprende anche sei anni di interdizione dai pubblici uffici e il versamento (in solido con il faccendiere Pierangelo Daccò e l'ex assessore Antonio Simone, suoi coimputati) di una provvisionale di tre milioni alla Regione (parte civile), una sorta di acconto in attesa che il giudice stabilisca l'entità del risarcimento. La sentenza è stata letta nella maxi aula della prima corte d'assise d'appello, la stessa dei processi a carico di Silvio Berlusconi. I pm che hanno sostenuto l'accusa, Laura Pedio e Antonio Pastore, non hanno voluto rilasciare commenti. Ma fuori dall'aula, subito dopo la lettura della sentenza, si sono abbracciati.

I giudici gli sequestrano 6,6 milioni. A Formigoni i giudici hanno confiscato beni per 6,6 milioni di euro: tra questi c'è il cinquanta per cento della celebre villa in Sardegna, il cui acquisto è stato uno dei punti centrali dell'inchiesta; nella sentenza si stabilisce il trasferimento dell'altra metà delle quote della proprietà ad Albergo Perego, amico e coinquilino nella residenza dei Memores Domini. Perego, invece, è stato assolto. La confisca più alta è quella disposta, però, per Pierangelo Daccò: oltre 23 milioni di euro. Per Simone la confisca è pari a 15,9 milioni, per l'ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri Costantino Passerino la confisca è per beni pari a 8 milioni. In totale i beni confiscati agli imputati hanno un valore di oltre 53,8 milioni.

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Cinque condanne e cinque assoluzioni. Insieme all'ex governatore, sono stati condannati anche i presunti collettori delle tangenti: Daccò (9 anni e 2 mesi) e Simone (8 anni e 8 mesi). Condannati anche l'ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino (7 anni) e l'imprenditore Carlo Farina (3 anni e 4 mesi). Assolti invece Nicola Sanese, Alessandra Massei, Carla Vites (moglie di Simone), Alberto Perego e Carlo Lucchina, ex direttore generale della Sanità.

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Le accuse: favori/vantaggi. In base alla ricostruzione dell’accusa, Formigoni sarebbe stato il "promotore e organizzatore" dell'associazione a delinquere (ma da questa accusa è stato assolto "per non aver commesso il fatto") e avrebbe garantito stabilmente tra il 1997 e il 2011 favori alla Maugeri (per questo dalle casse della fondazione sarebbero usciti circa 61 milioni di euro) e tra il 2002 e il 2011 al San Raffaele (in questo caso dalle casse dell'ospedale sarebbero usciti 9 milioni di euro, ma questo era un altro filone del processo). Soldi confluiti su conti e società di Daccò e Simone, che poi avrebbero garantito a Formigoni circa otto milioni di euro in benefit di lusso, tra cui l’uso di yacht e il pagamento di vacanze. Il politico avrebbe ricambiato favorendo la Maugeri e il San Raffaele con atti di giunta, garantendo rimborsi indebiti per circa duecento milioni.

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I pm: "Milioni sottratti per i sollazzi di Formigoni". Il sistema corruttivo al centro del caso Maugeri ha portato a sottrarre "milioni di euro pubblici finiti in una percentuale del 25 per cento nelle tasche di Daccò e Simone per finanziare i sollazzi di Formigoni, dei suoi familiari e dei suoi amici". E' stato questo uno dei passaggi più duri delle repliche della pm Pedio.

Le vacanze in barca. Per dieci anni - aveva sostenuto in aula ancora Pedio - "Formigoni non ha speso un euro dei suoi soldi", utilizzando contante ottenuto da Daccò e Simone in tagli da 500 euro e facendo vacanze faraoniche e viaggi in barca. "Dal 2002 al 2012 - aveva anche sottolineato la pm - il conto bancario di Formigoni è stato silente", nel senso che non risultava essere uscito dal quel conto un solo euro. E lui in cambio, sempre secondo l'accusa, avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele con atti di giunta garantendo rimborsi indebiti.

Le richieste di condanna. Per Formigoni, i pm Pedio e Pastore - in aula con loro per la sentenza c'era anche il procuratore capo Francesco Greco - avevano chiesto una condanna a nove anni di carcere, con un impianto di accuse che l'ex governatore definì: "Roba da fiction". La Procura aveva chiesto anche altre nove condanne, tra cui quelle a otto anni e otto mesi per i presunti intermediari delle tangenti, Daccò (già in carcere per il crack del San Raffaele) e l’ex assessore regionale Simone; 5 anni e mezzo era la richiesta per l'ex direttore generale della Sanità, Lucchina, e l'ex segretario generale della Regione, Sanese. Ancora, otto anni e tre mesi era la richiesta per l'ex direttore finanziario della Maugeri, Costantino Passerino; mentre 5 anni era quella per l'ex membro dei Memores Domini (l'associazione cattolica di cui fa parto lo stesso Formigoni), Alberto Perego.

Le reazioni politiche. Gelido il primo commento, a pochi minuti dalla sentenza, del successore di Formigoni in Regione: “Non ho commenti da fare. Prendo atto di questa vicenda e punto”, ha tagliato corto il governatore leghista Roberto Maroni. Vicinanza umana e sollievo per l’assoluzione dall’accusa più grave l'ha espressa Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare (e ciellino come Formigoni): "Gli sono vicino in questo momento di amarezza, ma sono lieto che l'accusa più infamante, quella di associazione a delinquere, sia caduta. E sono certo che nei successivi gradi di giudizio la sua estraneità ai fatti contestatigli verrà acclarata". Ha attaccato a testa bassa, e non solo l’ex governatore, il deputato 5 Stelle Alessandro Di Battista, che ha twittato: “Formigoni condannato a 6 anni per corruzione, è l'attuale presidente della commissione Agricoltura del Senato grazie ai voti del Pd".

ALLA FACCIA DELL'AUSTERITY - OSVALDO NAPOLI PORTA A CASA, OLTRE AL VITALIZIO PARLAMENTARE, ALTRI 48MILA EURO ANNUI COME PRESIDENTE DELL'ANCITEL

LA SPA TECNOLOGICA DEI SINDACI CHE I RENZIANI STANNO PER VENDERE AI LORO AMICI DI DATAMANAGEMENT 

A Osvaldo Napoli, in particolare, viene pagata una casa nella Capitale e ha rimborsi spese mensili a parecchi zeri, specie per i ristoranti che tanto ama frequentare 

Il nuovo Ad Gianna Marini, che prepara un taglio del 50% agli stipendi degli impiegati, becca ben 220mila euro…

Dagoreport

OSVALDO NAPOLI

Dite alla presidente della Camera Laura Boldrini che Osvaldo Napoli, l'ex parlamentare di Forza Italia che percepisce un vitalizio, continuerà a incassare l'emolumento come presidente di Ancitel. Probabilmente tutto nel rispetto della legge, ma a Montecitorio qualche sopracciglio si alzerà di sicuro. Si tratta di circa 80mila euro l'anno che l'esponente di Fi si porta a casa già da un pezzo(in realtà oggi di 48.000 Euro l'anno lordi, come si può verificare qui).

Lo stipendio era in bilico ed è stato confermato ieri pomeriggio a fa dall'assemblea dei soci Ancitel, la spa tecnologica del'Anci (l'associazione dei sindaci). Così come è stato confermato, a sorpresa, l'emolumento per l'amministratore delegato, carica che è passata nelle mani di Gianna Marini, subentrata a Paolo Teti. La quale percepirà, per il nuovo ruolo, circa 220mila euro l'anno.

Notizia che potrebbe far a dir poco irritare i circa 120 lavoratori Ancitel, da mesi preoccupati per le loro sorti e soprattutto per i loro stipendi, visto che la società è in procinto di passare di mano con una procedura che fa discutere addetti ai lavori e sindacati. Anci ha infatti deciso di venderla a Datamanagement, azienda considerata vicina al Partito democratico e in particolare ai renziani.

GIANNA MARINI

Non a caso, nel corso della campagna elettorale del 2013 aveva finanziato Angelo Rughetti (che poi ha restituito la donazione), ora sottosegretario alla Funzione pubblica nel governo guidato guarda caso da Matteo Renzi. Fino allo scorso anno Ancitel fatturava più di 20 milioni di euro mentre ora naviga in cattive acque. Ciò nonostante, l'appetito di Datamanagement è immutato. I lavoratori, adesso, si chiedono se ai vertici aziendali verranno confermate pure le altre prerogative previste finora.

A Osvaldo Napoli, in particolare, viene pagata una casa nella Capitale e ha rimborsi spese mensili a parecchi zeri, specie per i ristoranti che tanto ama frequentare. 

La Marini, invece, ha giurato a tutti di rinunciare alla carta di credito aziendale: è una specie dimissione, confida agli amici la manager renziana di ferro.

La riunione dei soci (Anci, Aci, Telecom, Inps) si è svolta in un albergo in via dell'Arco di travertino a Roma, non distante dalla sede aziendale, ma è rimasta segreta fino all'ultimo momento per tenere alla larga i sindacati. Che adesso aspettano di vedere le prossime mosse del nuovo top management. Per salvare sé stessa e l'azienda dei sindaci, Marini scommette tutto su Fabio Melilli: tocca al deputato Pd, infatti, trovare a stretto giro nuove commesse per scongiurare misure più drastiche che si renderebbero necessarie per tenere a galla i conti.

ANGELO RUGHETTI

Che ora ballano: il bilancio preventivo 2014 è stato approvato con una misura dolorosissima per i lavoratori che, in assenza di nuove entrate targate "Melilli", potrebbero subire un contratto di solidarietà con un taglio dello stipendio - al lordo del contributo Inps - pari al 50%: in soldoni vuol dire che laverebbero la metà del tempo rinunciando a un quarto della retribuzione.

Fonte: qui

«Ministro(ABUSIVO) Poletti, venga a vedere come è duro vivere all’estero». La lettera di Lara al ministro

Una giovane italiana scrive apertamente al ministro del Lavoro: «Siamo quelli che non si sono accontentati, quelli che non si arrendono»

«Non so se il nostro Ma è in mano a lei Ma torneremo solo quando il coraggio e le competenze verranno viste come un valore aggiunto». Lara Lago, giovane ragazza italiana che vive ad Amsterdam, scrive in una lettera su Facebook diventata virale al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Lo fa all’indomani delle polemiche sollevate dal ministro in merito a tutti quei ragazzi immigrati all’estero per mancanza di lavoro.

Caro Ministro Poletti,

questa non è una lettera di protesta ma un invito, suo, personale, lo prenda in considerazione. La invito a chiudere la sua vita in una valigia, 23 chili per la precisione. Ci metta dentro i suoi effetti personali, vestiti, foto di un paese assolato, speranze, competenze mischiate tra lo spazzolino e le scarpe da ginnastica.

Perché ci sarà da correre.

Venga pure da solo. Preghi non tanto di parlare un buon inglese, quello è vitale e lo diamo per scontato, a lei come a tutta la vostra classe politica, si auguri piuttosto di capire ogni venatura degli accenti inglesi che popolano il mondo: quello spigoloso dell’indiano a cui dovrà chiedere indicazioni in stazione, quello veloce degli autoctoni cresciuti senza doppiaggi anche in un paese non anglofono, quello dei madrelingua in azienda, americani, australiani, inglesi, i capi che la scruteranno dall’alto al basso solo per le sue idee e per la capacità di esprimerle, non certo per la sua cravatta o per come è stirata la sua giacca. Qui nessuno usa il ferro da stiro, tanto per dire, e l’essere brillanti non ha bisogno di essere inamidato.

Venga Ministro.

Nei primi giorni, quando fa buio provi a rientrare a casa con agilità, provi cosa significa il dover partire da zero. E quando dico zero intendo non sapere più fare la spesa perché i nomi sono tutti diversi e a comprare il burro con il sale ci si mette un attimo. Soprattutto se nemmeno si immagina l’esistenza del burro con il sale. Quando dico zero intendo nessuno che la aspetterà a casa, nessuno da chiamare se prenderà una storta sulle scale. Certo, urlando Help qualcuno la sentirà. Ma non si aspetti il calore italiano, caro Ministro, che se tutto il mondo è paese non tutti i paesi sono l’Italia e se le si dovesse fermare la macchina in una strada e se volesse chiamare un collega di lavoro, questo con il suo efficace pragmatismo le manderà un sms con l’indirizzo dell’autorimessa più vicina.

Poi chiami in Comune, prenoti un appuntamento, vada a registrarsi in un paese che la sta accettando nella misura in cui ce la farà da solo contro il mondo, compili carte, burocrazia, apra un conto in banca nel nuovo Paese, condivida con altri la casa, il piano, il bagno, a volte la stanza con la sporcizia, i turni per la cucina. E non osi lamentarsi con altri italiani perché all’inizio si sentirà dire ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’.

Lei dice che i 100mila giovani che se ne sono andati non sono i migliori. È vero, ma siamo quelli che non si sono accontentati, quelli che non si arrendono, quelli che non tollerano di avere un futuro impacchettato nella nebbia, quelli che, anche se non saranno i migliori, erano troppo bravi a scuola, con troppe idee, troppo spavaldi, con troppa voglia di farcela. Così tanta da non sopportare un Ministro del lavoro che non capisce che se stiamo andando via è solo per questo: per il lavoro. E quando ci stupiamo che qui dopo tre contratti scatti il tempo indeterminato, i mutui abbiano interessi bassi e vengano concessi anche e soprattutto ai giovani e che sì, lavorando si possa ancora comprare una casa, ci sentiamo rispondere: ‘È normale che sia così, cosa credi? Di essere in Italia?’

Un’ultima cosa Ministro. Tra tutti gli italiani che vivono in Olanda non ne ho ancora sentito uno che dica: ‘Si sta meglio qui.’ Tutti invece dicono: ‘Se si potesse vivere una vita così anche in Italia torneremmo di corsa. Ma.’

Non so se il nostro Ma è in mano a lei Ma torneremo solo quando il coraggio e le competenze verranno viste come un valore aggiunto. Coraggio e competenze, non raccomandazioni e furbizia.

La aspetto ministro Poletti, anzi no, troppo facile avere qualche appiglio.

Si tuffi, è morbido. Sicuramente di più di certe sue affermazioni morbide solo perché inconsistenti.

Firmato: una dei 100mila giovani che se n’è andata dall’Italia, una di quelle che ‘è meglio non avere tra i piedi’ come ha dichiarato lei.

Una che ci mette la faccia e le idee. Senza poterle o doverle rettificare.

Fonte: qui

P.S. la faccia tosta di certi squallidi personaggi al Governo, peraltro da abusivi, è impossibile da definire precisamente.

China Dumps Treasuries: Foreign Central Banks Liquidate A Record $403 Billion In US Paper

One month ago, when we last looked at the Fed's update of Treasuries held in custody, we noted something troubling: the number had continued to drop sharply, declining by another $14 billion in one week, and pushing the total amount of custodial paper to $2.788 trillion, the lowest since 2012. One month later, we refresh this chart and find that in last week's update, there is finally some good news: foreign central banks finally bought some US paper held in the Fed's custody account, which following months of liquidation, rose over the past two weeks by $23 billion, the biggest two-week advance since November of 2016, pushing the total amount of custodial paper to $2.816 trillion, the highest since early October.

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That was the good news, and we use the term loosely in as much as the custody account can be used as a proxy of foreign buying, which according to most rates watchers, it can.

The bad news came out with the release of latest monthly Treasury International Capital data for the month of October, which showed that the troubling trend presented one month ago, has accelerated to an unprecedented degree.

Recall that in mid-November, we reported that in the latest 12 months we observed a record $375 billion in Treasury selling by foreign central banks in the period August 2015-September 2016, something unprecedented in size.

Fast forward to today when in the latest monthly update for the month of October, we find that what until a month ago was "merely" a record $375 billion in offshore central bank sales in the LTM period ending  September 30 has, one month later, risen to a new all time high $403 billion in Treasuries sold in the past 12 months.

As the chart below shows, there has never been such an aggressive selling of US Treasuries over a 12 month period in history.

The biggest seller, and keep in mind that TIC data is on a market-price adjusted basis, was once again was China, which in October "sold" a record $41 billion in US paper (the actual underlying number while different, as this particular series is adjusted for Mark to Market variations, will be similar), and a massive $125 billion in the last 4 months, bringing its total Treasury holdings to just $1.116 trillion, the lowest amount of US paper held by Beijing since 2010. In the process, China has now been overtaken by Japan for the top US creditor position in terms of total holdings with $1.132 trillion, for just the second time.

It wasn't just China: Belgium, which has long been rumored to be the venue where China's keeps its "secret" offshore Treasury holdings couretsy of Euroclear, also dumped its TSY holdings, and in October its stated holdings (which again have to be adjusted for MTM), tumbled from $143Bn to $117Bn, the lowest since the summer of 2015.

Furthermore, as we have shown previously, when superimposing China and Belgium's holdings together, these tend to allign almost perfectly with the monthly change in Chinese reserves, which as reported before, have been declining sharply in recent months as a result of China's aggressive attempts to prevent a sharp devaluation of the Yuan. This can be seen on the chart below, and confirms that at least when it comes to China, the reason for the selling of Treasurys has been due to reserve liquidation.

As we pointed out one month ago, what has become increasingly obvious is that both foreign central banks, sovereign wealth funds, reserve managers, and virtually every other official institution in possession of US paper, is liquidating their holdings at a disturbing pace, something which in light of the recent surge in yields to over 2 year highs, appears to have been a prudent move.

In some cases, like China, this is to offset devaluation pressure; in others such as Saudi Arabia and other petroleum exporting nations, it is to provide the funds needed to offset the drop in the petrodollar, and to backstop the country's soaring budget deficit. In all cases, it may suggest concerns about a spike in future debt issuance by the US, especially now under the pro-fiscal stimulus Trump administration.

So who are they selling to? The answer, at least until August, was private demand, in other words just like in the stock market the retail investor is the final bagholder, so when it comes to US Treasuries, "private investors" both foreign and domestic are soaking up hundreds of billions in central bank holdings. As we said two months ago when we observed this great rotation in Treasuries out of official holders into private hands, "we wonder if they would [keep buying] knowing who is selling to them." Well, last month this changed, and after private investors had been happily snapping up bonds for 4 straight months, in September "other foreign investors" sold a whopping $31 billion, bringing the total outflow between public and private foreign holdings to $76.6 billion, the second highest number on record. In October, while foreign official entities sold another $45 billion, at least the pace of selling by private entities moderated somewhat, to "only" $18.3 billion.

Meanwhile, while just four months ago yields had tumbled to near all time lows, suddenly the picture is inverted, and long-yields are surging on concerns that not only will the ECB and the BOJ soon taper their purchases of the long end, but that Donald Trump is about to unleash a $1 trillion debt tsunami at a time when the Fed will not be available to monetize it, now that the Fed is again hiking rates.

While it is unclear under what conditions foreign buyers may come back - after all TSY rates have already jumped high enough to where US paper should be more than attractive to foreign official institutions - one thing is clear: as of this moment the selling strike not only continues but is accelerating, and should the foreign liquidation of Treasuries fail to slow, Yellen will soon have to plan how to not only abort the current rate experiment which continues to pressure yields higher around the globe, but to start thinking how to launch QE4 instead.

Fonte: qui

P.S.: potete usare la funzione TRANSLATE di Google(sulla colonna di destra), selezionando prima un qualsiasi linguaggio e poi successivamente, l'italiano, per avere la traduzione automatica.

U.S. SHALE GAS INDUSTRY: Countdown To Disaster

The countdown has started as the demise of the great U.S. shale gas industry has begun.  This will have a disastrous impact on the U.S. economy as shale gas production declines in a big way.  Unfortunately, very few Americans understand how sickly the domestic shale gas industry truly is, because they have been brainwashed to believe the United States is heading towards energy independence.

For the U.S. to become energy independent, it would have to add at least another five million barrels per day of oil production.  At the peak in February 2015, the U.S. shale oil industry produced a little more than five million barrels of oil per day.  However, the real problem is not the doubling of U.S. shale oil production, rather it's being able to make a profit in the process.

The U.S. shale oil and gas industry hasn't made any real money since 2009.  This is especially true for one of the largest natural gas producers in the United States.  Chesapeake Energy, which is the second largest natural gas producer in the country, hasn't made a lousy nickel for at least the past ten years:

This table comes from the website, gurufocus.com.  If you click on the Chesapeake Free Cash Flow link at gurufocus.com, you will see the very same table by scrolling down the page.  According to gurufocus, their definition of Free Cash Flow is the following:

Free Cash Flow is considered one of the most important parameters to measure a company?s earnings power by value investors because it is not subject to estimates of Depreciation, Depletion and Amortization (DDA).  Over the long term, Free Cash Flow should give pretty good picture on the real earnings power of the company.

As we can see in the table above, Chesapeake Energy is completely in the RED as it pertains to free cash flow or real profits since 2006.  This is quite an amazing accomplishment from the second largest natural gas producer in the country.  You would think, being BIG would guarantee profits.  I gather someone forgot to tell Chesapeake's management the important financial tidbit called, "Economies of scale."

To get an idea of the top five natural gas producers in the United States, I listed them below.

Top 5 U.S. Natural Gas Producers (Data from Natural Gas Supply Association):

[Figures shown in billion cubic feet per day]

    ExxonMobil: 3.105 Bcf/day

    Chesapeake: 2.971 Bcf/day

    Southwestern: 2.208 Bcf/day

    Andarko: 2.164 Bcf/day

    EQT: 1.855 Bcf/day

I took the data for Chesapeake's free cash flow and made the chart below:

While the gurufocus.com table above is nice, this chart provides us a much clearer picture of the DISASTER taking place at Chesapeake Energy.  Not only do we see a lot of RED in the chart, we can also see the total cumulative negative free cash flow for the ten-year period.  Chesapeake Energy spent a whopping $60 billion more than they made from operating cash.

Basically, Chesapeake hoodwinked a lot of investors out of their hard-earned money to help make America, energy independent.... or at least they tried.  Unfortunately, many of these investors still don't realize they have been bamboozled.  Why?  Because a lot of Chesapeake's debt, as well as many other shale energy companies' debt, are bonds purchased and held by many public and private pension and retirement funds.

And... it gets even worse.  I've read that insurance companies have invested in the Great U.S. Shale Energy Ponzi Scheme.  This is quite surprising as insurance companies are supposed to invest in very safe and conservative assets.  However, the ultra-low interest rates at the banks, thanks to the Clowns at the Fed, have forced investors and institutions to search for "Higher yielding" investments.  While the shale oil industry hasn't really made any money, at least they pay their bond holders a higher rate than many other investments in the market.

Regrettably, when investors or institutions try to get their initial shale energy investments back in the future, they will be for a rude awakening.

More Nails In The Chesapeake Energy Coffin

Before I continue, we must remember that Chesapeake Energy is the second largest natural gas producer in the United States.  That being said, let's look at few more troubling signs at Chesapeake.

One of the nifty ways to fund operations if cash flow isn't adequate, is to perform STOCK DILUTION.  If the company can't make a profit, well then by God, issue more stock to a new group of poor unworthy slobs.  As they say, there's a sucker born every minute.

In order to do its part in making America energy independent, Chesapeake Energy diluted its shares by 319 million, or 70% over the past decade:

Okay, a 70% dilution of its outstanding shares over the decade wouldn't be that bad if investors were rewarded with a decent stock price.  Sadly, Chesapeake's stock performance is just as dismal as its percentage of share dilution.  Even though Chesapeake's share price doubled since the beginning of the year, it is down 75% from its high in 2014.

Furthermore, the once mighty Chesapeake stock traded for a high of $62 in 2008, but today, trades for a mere 7 bucks a share.  WARNING...For those savvy investors who are swallowing the Mainstream media hype that a new bull market in energy stocks has begun, let me show you Chesapeake Energy's EKG... its vitals:

This chart should be easy for anyone to follow.  The Green Dollars represent Chesapeake's total assets and the Red Line displays its total liabilities.  For a company to get a CLEAN BILL OF HEALTH, its assets must outweigh its debts... and by a wide margin.

Well, that may have been true for Chesapeake in the past, but today we see a TERMINALLY ILL PATIENT.  In the third quarter of 2016, Chesapeake's total liabilities were higher at $13.7 billion versus its total assets of $12.5 billion.  Gosh, I wonder who owns the $9 billion of Chesapeake's long-term debt?

Okay, well maybe there's a slight chance that Chesapeake can begin to work harder at producing profits by increasing its natural gas production.  To do this, they would have to spend more money.  If we look at the chart below, we see another disturbing trend:

According to the figures above, Chesapeake's capital expenditures are down a stunning 90% at $1.6 billion, since its peak of $14.7 billion in 2012.  This is definitely heading in the wrong direction.

By looking at all the financial indicators, the future for Chesapeake Energy looks quite dim.  Unfortunately, these indicators only provide part of the DISASTER taking place in the Good ole U.S. of A.

Chesapeake Energy Survived By Slashing Royalties To Property Owners

While Chesapeake Energy had to resort to spending $60 billion more to fund its business than it made from operations, on top of massive share dilution... this just wasn't enough.  According to several sources, Chesapeake Energy decided to slash its royalty payments to the land owners to help make America energy independent once again.

In the article, How The Fracking Industry Avoids Paying Royalties To Its Landowners, it stated:

Don Feusner ran dairy cattle on his 370-acre slice of northern Pennsylvania until he could no longer turn a profit by farming. Then, at age 60, he sold all but a few Angus and aimed for a comfortable retirement on money from drilling his land for natural gas instead.

It seemed promising. Two wells drilled on his lease hit as sweet a spot as the Marcellus shale could offer—tens of millions of cubic feet of natural gas gushed forth. Last December, he received a check for $8,506 for a month’s share of the gas.

Then one day in April, Feusner ripped open his royalty envelope to find that while his wells were still producing the same amount of gas, the gusher of cash had slowed. His eyes cascaded down the page to his monthly balance at the bottom: $1,690.

Chesapeake Energy, the company that drilled his wells, was withholding almost 90 percent of Feusner’s share of the income to cover unspecified “gathering” expenses and it wasn’t explaining why.

“They said you’re going to be a millionaire in a couple of years, but none of that has happened,” Feusner said. “I guess we’re expected to just take whatever they want to give us.”

In another article, I watched a short video on just how bad the farmers and landowners were getting screwed by Chesapeake.  One farmer received $1.10 royalty check one month, and then $0.10 the next.  What was really shocking was that one landowner received a bill for $30,000 from Chesapeake, instead of a royalty payment.  This was in the Pennsylvania Marcellus area.  You have to watch this video from PA Royalty Ripoff below:

https://youtu.be/rGPCcmiaiLw

In addition, there have been several large class action royalty payment lawsuits against Chesapeake in various states in which they are producing oil and gas.  Here is a map of Chesapeake's operations:

Supposedly, the Marcellus is the largest and most profitable shale gas field in the United States.  Of the 43 billion cubic feet per day of U.S. shale gas production, the Marcellus is producing 18 billion cubic feet per day, or 42% of the total.

But, as several Americans in the video explain, they haven't been receiving their royalty payments even though Chesapeake continues to extract gas.  While other companies are actually paying their landowners their fair share of royalties, the situation in the entire U.S. Shale Energy Industry isn't much better than the financial catastrophe taking place at Chesapeake.

U.S. Shale Energy Industry Has Been In The Red Since 2009

I found this wonderful table in an article, Oil Industry Spending Too Much; Deficit Spending Is Unsustainable, on the free cash flow for the Large Cap E & P oil and gas companies in the United States.  If there is one chart you have to see, this is the one:

This chart gives us a true picture of the DISASTER taking place in the U.S. Shale Energy Industry.  While I have focused this article on the second largest shale gas producer in the U.S., we can clearly see that the entire group lost money in 2012/2014, and the industry as a whole has been in the RED since 2009.

What is even more amazing about the figures in this table is that the Large Cap Shale Producers suffered higher losses (negative free cash flow) when the price of oil was at its highest prices from 2011 to 2014.  Even though the price of oil began to fall in 2014, the average price for the year was $93.

Furthermore, the table also shows a forecast for continued negative free cash flow for the entire industry in 2015 and 2016.  Thus, the U.S. Shale Energy Industry will have been in the RED for eight consecutive years.

Today, the price of oil is trading half of what it was in 2014 at $49-$50.  While some analysts are pointing to "increased efficiency" and "lower production costs", this won't save the industry as it is still producing an INFERIOR and UNECONOMIC quality of oil and gas.

As I mentioned in my interview on the X22 Report, the amount of damage taking place on the U.S. roads and landscape by the Shale Fracking Industry is off the charts.  Here is a picture from the article linked above showing the huge FOOTPRINT that one shale gas well has on a farmer's property:

Can you imagine looking at that everyday on your picturesque farmland?  What is even worse, you have to look at that when the company isn't even paying your royalty payments.  Of course, when the well is finally producing shale gas, most of this equipment will be gone, but the size of the drilling pad is huge.

Moreover, the amount of damage done to local and state roads by the Shale Fracking Industry is huge.  According to the excellent research by the Energy Policy Forum,

Pennsylvania collected $204 million in impact fees in 2012 (they don’t have a severance tax), but road damage topped $3.5 billion! Since 2009, Arkansas received $182 million in gas severance taxes, but estimates road damage cost $450 million.

Well there you have it.  Fracking shale gas in the Pennsylvania Marcellus generated $204 million in impact fees, but the road damage topped $3.5 billion.  What a deal.  From the information I have read, it takes an estimated 1,600 truck trips for a single fracked well.

As we can see from all the information and data provided in this article, the Great U.S. Shale Energy Industry has been a complete failure.  Moreover, we are witnessing the U.S. Shale Gas Industry, COUNTDOWN to DISASTER.  When the industry finally implodes, who will pay to properly cap the tens of thousands of fracked wells??  Who will fix the roads?  What happens when the natural gas-electric generation supply drops considerably?

Yes, that is correct.  The United States will be in serious trouble.  However, Americans today have no clue that the U.S. Shale Energy Industry has made no real money, ripped off landowners of their royalty payments, polluted groundwater and destroyed countless roads across the country, all in the effort to make us "Energy Independent."

Well done....

Check back for new articles and updates at the SRSrocco Report.

Fonte: qui

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