9 dicembre forconi: 01/30/17

lunedì 30 gennaio 2017

Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli, lascia l’incontro sul terremoto: “Non ci ascoltano”.

Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli, uno dei comuni del cratere sismico, ha abbandonato in segno di protesta il Rettorato dell’Università di Camerino poco prima dell’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che incontra i sindaci della provincia di Macerata. 



«Pensavamo che ci potesse essere un rapporto dialogico con il presidente - ha detto Saltamartini - invece è ammesso a parlare soltanto un rappresentante dei sindaci e quindi ogni volta che ci sono questi incontri istituzionali siamo solo costretti ad ascoltare, mentre i problemi non vengono risolti. Non è possibile che i rapporti siano di questa natura e per questo ho deciso di andarmene».

«Ho un ponte chiuso da tre mesi e delle imprese che stanno chiudendo - aggiunge - e non sappiamo con chi tenere i rapporti istituzionali per manifestare i nostri problemi». La risposta del presidente della Repubblica è stata una mano tesa: «Avete tutto l’appoggio, non soltanto quando evidenziate con forza le esigenze, le carenze e le cose che non vanno, ma anche quando protestate, perché anche questo può essere utile», ha detto nel suo intervento .

E ha aggiunto: «Io non ho, com’è noto, poteri di governo diretti, ma ho un compito di esortazione di cui uso gli strumenti e le possibilità che questo offre».

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Francia, Hamon candidato socialista all'Eliseo, dopo il voto del ballottaggio. Valls battuto

L'ex ministro Benoît Hamon vince con il 58% dei voti la sfida delle primarie con l'ex premier Valls. "Stasera la sinistra rialza la testa"

PARIGI -  "Stasera la sinistra rialza la testa". Benoît Hamon saluta così i militanti radunati alla Mutualité nel quinto arrondissement. E' lui, 49 anni, il candidato del partito socialista all'Eliseo. Hamon trionfa nelle primarie con il 58% dei voti rispetto al 41% dell'avversario Manuel Valls. L'ex premier è stato battuto con un largo scarto, pagando l'eredità del suo governo e l'impopolarità di François Hollande. Valls ha augurato "buona fortuna" al suo rivale che, con poco fair play, l'ha interrotto mentre stava salutando i suoi sostenitori.

Il candidato prescelto, su cui nessuno o quasi avrebbe scommesso fino a qualche settimana fa, è il simbolo di una svolta verso la base più radicale della sinistra.

Il suo programma è stato definito dall'avversario "utopico": orario di lavoro a 32 ore settimanali, reddito universale per tutti i cittadini pagato dallo Stato, nuova tassa sui robot per le imprese.

Il "Sanders alla francese" rappresenta un ritorno al "socialismo rivoluzionario" di altri tempi dopo cinque anni di esercizio di governo che hanno profondamente spaccato la gauche.
"Dobbiamo immaginare risposte nuove, riflettere sul mondo per com'è e non per com'era" ha spiegato Hamon nel discorso di vittoria, con la mano sul cuore, il gesto diventato il suo marchio di fabbrica e lo slogan della sua campagna ("Far battere il cuore della Francia").

"Vogliamo vincere" ha promesso ancora Hamon, nonostante i sondaggi siano per lui poco favorevoli. Il candidato del Ps deve affrontare una forte concorrenza sull'estrema sinistra: sia il gauchiste Jean-Luc Mélenchon che il verde Yannick Jadot. E' a questi concorrenti diretti che ha lanciato un primo appello per aprire un "dialogo", con la speranza che almeno uno dei due faccia desistenza. I sondaggi prevedono infatti finora l'eliminazione sicura di Hamon al primo turno delle presidenziali del 23 aprile.

Il nuovo candidato non ha invece detto una parola su Emmanuel Macron, altro avversario che mette a repentaglio le chances del socialista. 

Il candidato centrista è il grande vincitore politico di queste primarie, alle quali non ha mai voluto partecipare. 

Adesso può sperare di ottenere il voto degli elettori di sinistra più moderati, delusi dalla sconfitta di Valls.

L'uscita di scena dell'ex premier potrebbe provocare una fuoriuscita di voti e persino di dirigenti dal Ps verso il movimento "En Marche" di Macron, anche se è ancora presto per calcolare i rapporti di forza tra i nuovi equilibri.  


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DAL 2011 A OGGI GLI ITALIANI CHE SI AUTOCOLLOCANO TRA LE FILA DEL CETO MEDIO-BASSO SONO PASSATI DAL 43,3% AL 64,1%

LA CLASSE MEDIA E’ SPROFONDATA NELLA POVERTA’, L’ASCENSORE SOCIALE NON FUNZIONA E CHI E’ GIA’ MESSO MALE FINISCE PER STARE PEGGIO (CI VORREBBERO I "FORCONI"...)


Daniele Marini per “la Stampa”

povertPOVERTA'
L'avvento della crisi nel 2008 costituisce uno spartiacque per i paradigmi dello sviluppo, i cui effetti sono tuttora presenti. Fra le conseguenze, la più evidente è la polarizzazione del sistema produttivo: le imprese si sono divise fra chi ha ottenuto performance positive e chi ha manifestato difficoltà sempre più marcate.

FORCONI
Generalmente, le prime hanno investito nei processi di innovazione e si sono aperte alle relazioni con l'estero. Le seconde, invece, non hanno saputo/potuto innovare e hanno operato solo sul mercato domestico. Fra questi due poli, lo spazio di manovra ispirato a un'attesa passiva in vista di un miglioramento, ha prodotto solo esiti negativi e fatto scivolare fuori dal mercato.

DIVARICAZIONE
Ora questo processo di divaricazione si sta spostando dal piano del sistema produttivo a quello delle famiglie e degli individui. E tutto fa pensare che avrà una velocità elevata, di cui già oggi avvertiamo i segnali. È sufficiente consultare gli ultimi dati per verificare l'accentuarsi di un fenomeno di recrudescenza della povertà e di polarizzazione nelle condizioni economiche delle famiglie.
italia poveraITALIA POVERA

Questi dati ci collocano ancora lontano dalla soglia individuata dalla strategia Europea 2020 che ha indicato per il nostro paese una quota poco inferiore ai 13 milioni di individui, quando oggi superiamo di molto i 17 milioni. E mentre in Europa mediamente si assiste a un calo della povertà, noi scaliamo verso l'alto la classifica.

E non solo aumenta l'esclusione sociale, ma anche la distanza fra ricchi e poveri. 

L'Istat evidenzia come fra il 2009 e il 2014 il reddito in termini reali cali in misura maggiore per le famiglie appartenenti al 20% più povero, ampliando così la distanza da quelle più ricche il cui reddito passa da 4,6 a 4,9 volte rispetto alle più povere.

La polarizzazione investe anche le famiglie italiane e, come sottolinea l'ultimo rapporto Caritas, tale processo scardina le tradizionali categorie sociali che - in precedenza - erano quelle più a rischio di esclusione. Oggi i sistemi di disuguaglianza investono anche i giovani, chi pur avendo un lavoro e con pochi figli però è precario o ha una bassa remunerazione.

italia povera disparita economicaITALIA POVERA DISPARITA ECONOMICA
Soprattutto tocca il ceto medio, erodendone le tradizionali certezze. Non è un caso che dopo il voto in Gran Bretagna (Brexit), l'elezione di Trump negli Usa e il diffondersi di movimenti populisti(in Italia, i Forconi) che intercettano parti significative di ceto medio, l'attenzione della politica verso i temi della coesione sociale stiano rientrando nell'agenda.

LA RICERCA
Come sia modificata l'appartenenza ai diversi gruppi sociali da parte della popolazione è l'oggetto dell' ultima rilevazione di Community Media Research in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per La Stampa. L'esito complessivo rimarca la polarizzazione nelle condizioni economiche percepite. Se nel 2011 poco più della metà degli italiani (52,2%) si ascriveva al ceto medio-alto e alto, oggi solo il 26,5% si colloca nei medesimi gruppi sociali.

Viceversa, se aumenta leggermente la quota di chi si identifica nel ceto basso (9,5%, era il 4,5% nel 2011), accrescono significativamente quanti vanno a ingrossare le fila del ceto medio-basso che dal 43,3% (2011) passano al 64,1% (2016). 

Dunque, è soprattutto una parte consistente del ceto medio a subire una divaricazione nelle condizioni percepite, sospinte a una mobilità verso il basso, più che verso l' alto. È un fenomeno che investe l'intero Paese, ma che conosce nel Mezzogiorno un particolare deterioramento.

povertPOVERTA'
Nel 2011 il 46,6% degli interpellati si situava nei ceti medio-basso e basso, per salire a ben il 78,8% nel 2016. Di qui, come ha recentemente sottolineato anche il premier(abusivo) Gentiloni, l' attenzione che l' esecutivo vuole destinare ai giovani e al Mezzogiorno. Confrontando le auto-collocazioni nei due periodi è possibile definire la mobilità sociale percepita degli italiani, ovvero come e se funziona l' ascensore sociale.

UN PAESE BLOCCATO
L' esito ci consegna un paese in gran parte bloccato. Per i due terzi degli italiani (62,1%) l'ascensore sociale rimane sempre allo stesso piano: nel periodo esaminato (2011-16) non hanno conosciuto scostamenti significativi, al più hanno avuto una mobilità orizzontale. 

Ciò è avvenuto, in particolare, per i più giovani (68,2% fino a 34 anni), i laureati (69,4%), chi appartiene ai ceti medio-alto e alto (86,6%) ed è residente al Nord (66,6%). Invece, per un terzo (34,3%) l' ascensore sociale è sceso verso il basso.

POVERTAPOVERTA'
Tale discesa coinvolge le persone al crescere dell' età (41,0% oltre 65 anni), chi ha un titolo di studio medio-basso (35,8%) ed è disoccupato (49,6%). Soprattutto, interessa chi risiede nel Mezzogiorno (43,2%) e chi appartiene al ceto medio-basso (41,7%) e basso (67,4%). Sono molto pochi (3,6%) coloro che hanno conosciuto una mobilità sociale ascendente e in modo pressoché esclusivo chi apparteneva al ceto medio-alto (11,1%).

Così, non solo siamo di fronte a un processo di polarizzazione delle condizioni economiche degli italiani, ma è evidente come si palesi anche un «effetto spirale» che sospinge verso una marginalità ulteriore chi già si trovava in difficoltà, da un lato. E, dall' altro, risucchi verso l' alto solo quanti occupavano già posizioni elevate.
RICCHI E POVERIRICCHI E POVERI

Parafrasando il compianto sociologo Bauman, più che «liquido», l'Italia è un Paese «vischioso», dove l' ascensore sociale funziona poco o, quando funziona, è altamente selettivo(non certo per meriti!!!). Ripresa economica lenta e mobilità sociale bloccata sono due ostacoli da rimuovere velocemente per costruire il futuro del paese.
Fonte: qui

UNO DEI DUE ATTENTATORI DELLA MOSCHEA DI QUEBEC CITY AVREBBE ‘ORIGINI MAROCCHINE’: SE FOSSE VERO, CADREBBE LA PISTA DEI SUPREMATISTI BIANCHI E DEI ‘TRUMPISTI CANADESI’

UNO DEI DUE STUDENTI È STATO ARRESTATO NELLA MOSCHEA, L’ALTRO SI È FATTO ARRESTARE ALLA GUIDA DELLA SUA AUTO, DOPO AVER CHIAMATO LA POLIZIA DICENDOSI PENTITO E MINACCIANDO DI SPARARSI IN TESTA



La polizia ha arrestato due studenti (uno sarebbe di origine marocchina) per l’omicidio di sei persone e il ferimento di otto alla moschea di Quebec City. Uomini armati hanno aperto il fuoco contro i fedeli del Quebec City Islamic Cultural Center alle 20 ora locale. 

I testimoni hanno riferito che i due urlavano ‘Allah u Akbar’, Allah è grande, in quello che sembrava un accento del Quebec (con inflessione francese).
strage alla moschea di quebec city 9STRAGE ALLA MOSCHEA DI QUEBEC CITY 9

Uno degli arrestati si sarebbe consegnato alla polizia dopo aver chiamato le autorità ed essersi dichiarato pentito dei suoi atti tanto da volersi ammazzare con un colpo di pistola. Ha fermato l’auto con cui era fuggito e fatto avvicinare le forze dell’ordine, che nel veicolo hanno trovato varie armi da fuoco, tra cui due fucili AK-47. L’altro è stato invece fermato nella moschea.

Fonte: qui


I DUE TERRORISTI DELLA MOSCHEA DI QUEBEC (6 MORTI E 8 FERITI ) SONO ARABI 

UN TESTIMONE OCULARE HA DETTO CHE UNO DEI DUE KILLER URLAVA: ‘’ALLAH AKHBAR’’ 



Due persone hanno aperto il fuoco nella moschea di Sainte-Foy, a Quebec City, in Canada, intorno alle 8 di sera ora locale. Nella struttura, che ospita il centro islamico della città, erano presenti alcune decine di fedeli impegnati nella preghiera. Sul posto sono intervenute pattuglie di polizia e forze speciali, oltre a numerose ambulanze. Il bilancio è di 6 morti e 8 feriti. Le vittime sono uomini tra i 35 e i 70 anni. Due persone sono state arrestate , la prima nelle vicinanze della moschea, la seconda dopo una caccia all’uomo terminata vicino a l'Ile d'Orleans.

QUEBECQUEBEC

L’identità dei due arrestati
strage alla moschea di quebec city 8STRAGE ALLA MOSCHEA DI QUEBEC CITY 8
Alcuni media canadesi hanno diffuso l’identità delle due persone arrestate: si tratterebbe di Mohamed Khader e Alexandre Bissonnette; nessuno dei due era conosciuto alla polizia che continuano a mantenere il massimo riserbo sul profilo dei due arrestati. Il secondo dei due ha 27 anni, è originario di Cap Rouge ed è stato arrestato a una ventina di chilometri di distanza dal luogo dell’attentato e sarebbe uno studente dell’università Laval, quella con il maggior numero di studenti stranieri di tutto il Canada; anche l’altro arrestato potrebbe essere uno studente del medesimo ateneo. Bissonnette, sempre secondo le prime notizie che arrivano dal canada, si sarebbe costituito spontaneamente con una telefonata alla polizia; nella chiamata si sarebbe detto pentito di quanto compiuto. Nella sua pagina facebook non compaiono richiami politici o religiosi di nessun tipo: solo riferimenti a feste studentesche, a foto di Halloween e poco altro. L’ultimo post è del 20 gennaio scorso.
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Perquisizioni all’università
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Le autorità locali hanno poi specificato che non ci sono altri sospettati e che delle otto persone ricoverate in ospedale, cinque sono in condizioni critiche. I morti sono due cittadini algerini, un tunisino, un marocchino e due giovani provenienti da altri paesi africani; tra le vittime, secondo il collettivo canadese contro l’islamofobia, ci sarebbe anche l’imam di Quebec City. Le indagini non sono però terminate e di fatto l’operazione di polizia è ancora in corso: le strade attorno al luogo dell’attentato restano presidiate e sono in corso perquisizioni. Una di queste avrebbe riguardato alcuni locali dell’università Laval.

Le testimonianze
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Un testimone oculare, intervistato dalla televisione canadese Cbc ha detto che uno dei due killer urlava: Allah Akhbar». «Why is this happening here? This is barbaric»: «Perché sta succedendo qui? E’ un atto barbarico» si è sfogato il presidente della moschea Mohamed Yangui, che al momento dell’attacco non era all’interno. Secondo l’esponente del centro islamico, i feriti sono stati portati in vari ospedali della città. Intanto la zona è stata circondata da polizia e forze speciali che hanno messo in sicurezza tutta l’area. Gli assalitori hanno fatto irruzione al primo piano dell'edificio, destinato alla preghiera degli uomini, mentre donne e bambini si trovavano al primo piano. Secondo informazioni non confermate gli assalitori arrestati avrebbero 27 anni e avrebbero utilizzato un fucile Ak-47.

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Canada: spari nella moschea di Quebec City, 6 morti. Justin Trudeau: "Attacco terroristico"

 Ansa- Sei persone sono state uccise in una sparatoria nella moschea di Quebec City, in Canada. I feriti sono otto. Due persone sono state arrestate.  Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha definito l'attentato "un attacco terroristico contro i musulmani", sottolineando che e' "straziante vedere una simile violenza insensata".
       ''Stasera i canadesi piangono per le persone uccise in un attacco codardo in una moschea a Quebec City. I miei pensieri sono per le vittime e le loro famiglie'' ha scritto in un tweet il primo ministro canadese. 
Nell'estate del 2016 una testa di maiale era stata lasciata sulla porta di ingresso del Centro culturale islamico del Quebec.
Il primo ministro del Quebec Philippe Couillard ha definito l'atto ''violenza barbarica'' e ha espresso solidarieta' alle famiglie delle vittime. Il ministro della Sicurezza Pubblica Ralph Goodale, sempre su Twitter, si e' detto profondamente rattristato. Il suo staff ha detto che nessun movente e' stato confermato.

 "Il governo italiano è vicino alle vittime, ai familiari e alla comunità musulmana canadese oltre che al governo e al presidente Trudeau. E' un modo anche per confermare il nostro atteggiamento di vicinanza e solidarietà alla stragrande maggioranza cittadini di fede islamica che vivono nei nostri Paesi e città e che rifiutano il terrorismo fondamentalista e anzi ne sono spesso vittime e bersagli". Lo dice il premier Paolo Gentiloni.
"La violenza non è mai una risposta contro il terrorismo, la soluzione si chiama dialogo. La Ue crede nel dialogo interreligioso. Abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare in questa direzione". Lo dice il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani in occasione dell'incontro con il premier Paolo Gentiloni.

TRUMP AUTORIZZA IL PRIMO RAID DELLA SUA PRESIDENZA: UN ATTACCO NELLO YEMEN IN CUI SONO STATI UCCISI 14 MILIZIANI DI AL QAEDA E UN SOLDATO USA

OBAMA PREFERIVA BOMBARDARE CON I DRONI, “THE DONALD” VUOLE CORRERE PIU’ RISCHI CON OPERAZIONI DI TERRA, UNICO MODO PER ELIMINARE L'ISIS

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

yemenite antisauditeYEMENITE ANTISAUDITE
Il primo raid lanciato dall'amministrazione Trump nello Yemen è costato la vita a un soldato americano e 14 membri di Al Qaeda, ha prodotto importanti informazioni di intelligence, ma soprattutto ha segnato un cambio di strategia.

Il nuovo governo di Washington ha deciso di facilitare le operazioni sul terreno, in modo da accelerare la campagna contro i successori di Osama bin Laden e l'Isis, nel cuore di un Paese già dilaniato dalla guerra civile tra i sostenitori del governo sunnita del presidente Hadi, e le milizie sciite dei ribelli houthi.

sanaa yemenSANAA YEMEN
L'attacco è scattato sabato notte nella provincia di Bayda, quando una squadra del Navy Seal Team 6 ha assalito una base di Al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap). Secondo la versione del Pentagono, l'obiettivo non erano leader di alto livello dell' organizzazione, ma informazioni custodite nella casa, che potevano rivelare i piani per nuovi attentati nello Yemen e all' estero. Il raid è durato circa un'ora, ma i militari delle forze speciali Usa hanno incontrato resistenza.

YEMEN FORZE GOVERNATIVE CONTRO RIBELLI HOUTIYEMEN FORZE GOVERNATIVE CONTRO RIBELLI HOUTI
Uno di loro è stato ucciso e tre sono rimasti feriti, mentre 14 terroristi hanno perso la vita. A quel punto i Seal hanno chiesto aiuto per evacuare le vittime, ma un aereo MV-22 Osprey decollato per portarli in salvo è precipitato vicino alla zona dell' attacco, ferendo altri due soldati. Siccome il mezzo non era più in grado di ripartire, i caccia Usa lo hanno bombardato per distruggerlo.

Ieri Trump ha pubblicato un comunicato, in cui ha detto che «in un'azione di successo contro al Qaeda nella Penisola arabica, le coraggiose forze americane hanno ucciso 14 membri di Aqap, catturando importanti informazioni di intelligence che aiuteranno gli Stati Uniti a prevenire azioni di terrorismo contro i suoi cittadini e la gente nel mondo. Gli americani sono rattristati dalla notizia che la vita di un eroico militare è stata persa, nella nostra lotta contro il diabolico terrorismo dell'islam radicale».
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Secondo al Qaeda, nessuno dei suoi uomini è stato ucciso nell' operazione, ma sono morti circa 30 civili, tra cui donne e bambini. Il Pentagono ha risposto escludendo danni collaterali. I raid contro i successori di Bin Laden avvenivano anche durante l'amministrazione Obama, che però preferiva colpire dall'alto con i droni.

Le operazioni di terra erano molto rare, e richiedevano tempi lunghi e obiettivi importanti per essere autorizzate. Il fatto che questo attacco sia avvenuto dopo appena otto giorni dall'Inauguration di Trump, dimostra che il processo per dare luce verde a simili assalti si è accorciato.

Il nuovo presidente vuole accelerare la lotta contro il terrorismo, e per farlo è disposto a correre più rischi. Il risultato è la morte di un Seal, a fronte di informazioni di intelligence che secondo la Casa Bianca serviranno a prevenire attentati. Il raid è avvenuto anche in un contesto molto complesso, perché lo Yemen è dilaniato dalla guerra civile, oltre che dalla presenza di Al Qaeda.

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Il governo sunnita di Hadi è in lotta da quasi due anni contro i ribelli sciiti houthi, e oltre 7000 persone sono morte. Hadi è sostenuto da una coalizione guidata dall' Arabia Saudita, mentre gli houthi sono appoggiati dall' Iran. Al Qaeda e l' Isis sono gruppi terroristici sunniti, ma non sono schierati con Hadi, e piuttosto sfruttano la situazione di caos per conquistare territorio e organizzare le loro azioni. Proprio ieri Trump ha parlato con il re saudita, il cui Paese è stato escluso dal bando degli immigrati islamici, per discutere come combattere il terrorismo e cosa fare per stabilizzare la Siria.


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NUOVA STANGATA IN ARRIVO - AUMENTARE L’IVA E TASSARE I PATRIMONI:

LA RICETTA USURAIA DELL’UE PER I CONTI (IN ROSSO) ITALIANI 

PER TROVARE I 3,4 MILIARDI RICHIESTI DALL'EUROPA PADOAN OLTRE ALL’AUMENTO DELL’IVA (RESPINTO DA RENZI) PENSA A UN RITORNO DELLA TASSA SULLA PRIMA CASA

Antonio Signorini per il Giornale
RENZI PADOANRENZI PADOAN
USURAI E BUROCRATI
CORROTTI E INCAPACI

Avevano assicurato che questa sarebbe stata la Commissione europea più politica della storia.

Quella impegnata a contrastare sia gli eccessi rigoristi sia gli umori antieuropei e invece, anche nel 2017, con i movimenti populisti che crescono in tutta l'Unione e varie le elezioni alle porte, la ricetta proposta da Bruxelles è sempre la stessa. Per l'Italia si può sintetizzare così: tassare i consumi e la rendita per fare tornare i conti.

EUROPAEUROPA
USURA E BUROCRAZIA
È da leggere in questo senso l'ultima disputa sull'aumento dell'Iva nata all'interno del governo e della maggioranza. Con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che ha presentato nel menù di misure per la manovra da 3,4 miliardi anche un aumento dell'Iva, subito respinto dal segretario del Pd Matteo Renzi.

Non si tratta di un'idea di Padoan. È parte del menù di proposte avanzate dalla Ragioneria generale dello Stato quando gli è stato chiesto di trovare le risorse per cancellare l 0,2% di extra deficit fatto dal precedente esecutivo. Per un motivo molto semplice: è in linea con le richieste dell'Europa. Proposta ieri bollata come irricevibile anche dal ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina.

RENZI PADOANRENZI PADOAN - USURAI E BUROCRATI
ABUSIVI E DELINQUENTI
Impraticabile anche perché a legislazione invariata un aumento dell'Iva è già in programma per il 2018. Anticiparlo di qualche mese farebbe incassare poco quest'anno e avrebbe effetti negativi sui conti del prossimo (si veda il Giornale del 17 gennaio). Eppure era la carta che Padoan aveva deciso di giocare.

Il motivo è che è una soluzione particolarmente gradita alla Commissione europee e al Consiglio. L'Ue dà delle indicazioni precise nelle «Raccomandazioni specifiche per paese». Difficile sfuggire, soprattutto per un paese costantemente in mora a causa dell'elevato debito pubblico come l'Italia.

Nelle ultime è scritto chiaramente che dobbiamo «trasferire il carico fiscale dai fattori di produzione al consumo e al patrimonio(peccato che abbiamo un livello di carico fiscale esagerato ed un livello dei servizi statali da terzo mondo!, LADRI ED USURAI.)». In altre parole aumentare l'Iva e tassare i patrimoni. L'Ue non vede di buon occhio la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia decisa di anno in anno dall'Italia. Meglio fare scattare l'aumento dell'Iva e delle accise, anche perché il costo delle merci in un periodo di bassa inflazione è l'ultimo dei problemi.

TASSETASSE
Ma non c'è solo l'Iva nelle ricette che l'Europa(USURAI) vede di buon occhio. Nelle raccomandazioni del 2016 il Consiglio europeo (ma la Commissione è sulla stessa linea) critica la decisione di Renzi di abolire quella che nelle raccomandazioni, con uno slancio di onestà, viene definita «l'imposta patrimoniale sulla prima casa». Cioè Imu e Tasi, eliminate sull'abitazione principale.

Non è un caso che nel menù uscito dal ministero dell'Economia giorni fa ci fosse anche il ritorno della tasse sulla prima casa o una rimodulazione di quelle diverse dalla prima, magari seguendo qualche criterio di progressività. Una linea che l'Ue continua a perseguire con caparbietà, ma che potrebbe accelerarne la crisi di tutte le istituzioni europee.

Fonte: qui