9 dicembre forconi: 07/05/19

venerdì 5 luglio 2019

ALLA METRO DI ROMA MANCAVA SOLO L'ACIDO DAL SOFFITTO: UOMO USTIONATO ALLA STAZIONE DI PIAZZA DI SPAGNA, NEL CENTRO DELLA CAPITALE

SI SIEDE IN ATTESA DEL TRENO, MA IL SEDILE È ZUPPO DI UN LIQUIDO CAUSTICO: I PANTALONI SI SQUAGLIANO, LA PELLE INIZIA A BRUCIARE IN MODO TREMENDO. PERDE IL PORTAFOGLI DALLA TASCA, UNA RAGAZZA LO AIUTA A RACCOGLIERLO MA GLI FREGA I SOLDI. FINCHÉ IN OSPEDALE CESARE FAZIOLI NON SCOPRE CHE…
Alessia Marani per ''Il Messaggero''


L' EMERGENZA
cesare fazioli con la denunciaCESARE FAZIOLI CON LA DENUNCIA
Piove acido dal soffitto della metro A, ustionato un viaggiatore. Ieri sera i carabinieri del comando di San Lorenzo in Lucina hanno messo i sigilli alle sedute lungo la banchina direzione Battistini della centralissima fermata Spagna. Motivo? Un uomo, Cesare Fazioli, 62 anni, ex ristoratore e un passato come attore, nella mattinata, dopo essersi seduto su uno dei sedili rigidi in attesa del treno, ha denunciato di essersi bagnato con del liquido e di avere subito avvertito un «dolore atroce». Di scatto si è alzato dalla seduta e di istinto si è infilato nel convoglio in arrivo, «ma i glutei mi bruciavano in maniera fortissima, lancinante. Mi veniva da strapparmi di dosso i vestiti, sentivo la pelle che a contatto con i pantaloni del completo friggeva».

IL FURTO
Cesare ha avuto la lucidità di chiamare un amico e di dirgli di andarlo a prendere a Cornelia. Sceso dal treno, un' altra brutta sorpresa: sente scivolargli il portafoglio che era tenuto agganciato da una catenina alla tasca posteriore dei pantaloni ma che ormai non aveva più presa nella stoffa completamente lacerata.

«Mi cadono a terra carte di credito, documenti... Ero come stordito - racconta - ho visto una ragazzina dai tratti rom che si è chinata per aiutarmi, lì per lì l' ho pure ringraziata ma dopo mi sono accorto che mi erano spariti i contanti, circa 400 euro. Così più tardi ho pensato addirittura che quel liquido corrosivo, i pantaloni strappati, il portafoglio che casca, fosse il frutto di un pericolosissimo stratagemma escogitato per depredare turisti e pendolari sulla metro».
fermata metro spagnaFERMATA METRO SPAGNA

Fazioli torna dapprima a casa («mi vergognavo con i pantaloni in quel modo»), si rende conto che i suoi glutei sono arrossati e bruciati, poi torna a Spagna (la fermata non è distante dall' abitazione) «per controllare meglio». «Dopo un' ora e mezza c' era ancora del liquido, con attenzione l' ho pulito e ho prelevato un campione, quindi sono andato in ospedale e dai carabinieri per la denuncia». Al pronto soccorso del S.Spirito i medici sono stati categorici: «Se a contatto con quell' acido ci fosse stato un bambino, la sua pelle sottile sarebbe stata divorata fino all' osso».

LE INDAGINI
Il referto parla di «ustione nella regione glutea dopo contatto con sostanza caustica non nota», la prognosi è di 10 giorni e una sfilza di medicazioni in ambulatorio. «La mia mente è andata subito a quelle mamme che, di solito, per fare stare buoni i bambini aspettando il treno, li fanno sedere e ho rabbrividito», dice il 62enne. Ad attendere Cesare fuori il pronto soccorso c' erano anche la moglie Francesca, commerciante, e la figlia.
 
«È assurdo. Mio marito ha rischiato di rovinarsi perché c' è gente folle e criminale che va a gettare acido in stazione. Nessuno si è accorto di nulla, nessuno è intervenuto». In serata Fazioli ha accompagnato i carabinieri alla fermata, indicando la seduta incriminata e in corrispondenza della quale, i militari hanno effettivamente riscontrato uno scolo di una sostanza liquida «non definita» dall' alto. Stamani saranno ascoltati i tecnici dell' Atac per valutare di cosa si tratti e la reale correlazione con le ustioni riportate dal ristoratore. Sono stati anche sequestrati gli slip indossati dall' uomo e corrosi dalla sostanza sospetta. 

Fonte: qui

PERCHÉ LE AUTORITÀ NON HANNO RISPOSTO ALLE RICHIESTE DI INTERVENTO DI ULDERICO ESPOSITO, IL TABACCAIO MORTO PER UN PUGNO DI UN NIGERIANO?

IL RICHIEDENTE ASILO MOLESTAVA I PASSANTI, ERA AGGRESSIVO E NESSUNO L’HA FERMATO NONOSTANTE LE NUMEROSE SEGNALAZIONI…

Brunella Bolloli per “Libero quotidiano”

ULDERICO ESPOSITOULDERICO ESPOSITO
Si chiamava Ulderico Esposito, aveva 52 anni, una moglie, due figlie e ogni mattina si alzava per andare a lavorare nel suo negozio, una tabaccheria della stazione Chiaiano della Linea 1 della metropolitana di Napoli. È morto l' altra notte dopo un mese di agonia all' ospedale Cardarelli di Napoli. Il 9 giugno era stato colpito alla testa con un pugno violentissimo sferrato da un richiedente asilo nigeriano, una delle tante "risorse" che secondo certi buonisti dovremmo accollarci senza discutere, per non passare da cattivoni razzisti.

Questo tizio, clandestino sul nostro territorio, passava le sue giornate a sbronzarsi e a molestare i passanti. Faceva paura non soltanto alle donne, ma anche ad altri viaggiatori, eppure nessuno l' ha fermato.

Nessuno tranne Ulderico Esposito, che gli amici di Mugnano chiamavano Rico e che ora piangono perché «una morte così è una vergogna, non si può tollerare». Il tabaccaio e la moglie, Daniela, da tre anni si trovavano sull' uscio del negozio il nigeriano bugiardo (diceva di chiamarsi Joseph invece il nome vero era Alfred) che sperava di raccattare qualche soldo dai clienti della ricevitoria.

LA MORTE DI ULDERICO ESPOSITOLA MORTE DI ULDERICO ESPOSITO
Stava appostato dalle 7 del mattino alle otto e mezza di sera e se non gli davano quello che voleva, l'extracomunitario insultava con le più brutali parolacce. «Era troppo invadente», ricorda la signora Daniela e noi ci permettevamo di fargli notare che avrebbe dovuto cercarsi un lavoro, ma lui rispondeva: «Io un lavoro ce l'ho già». Fare l'elemosina.

CLIENTI MOLESTATI
La moglie del tabaccaio aveva provato a chiedere aiuto, a scrivere alle autorità, ma è stato tutto inutile e, anzi, i due coniugi sono stati scambiati per xenofobi soltanto perché, esasperati da quella presenza quotidiana ingombrante, volevano lavorare con serenità e senza che i clienti fossero infastiditi.

«Puoi andartene per favore?», gli ha domandato alla fine l' esercente. Una richiesta garbata, legittima, come garbato era Ulderico: persona buona e stimata da tutti, con il sorriso stampato sul viso e un amore immenso per la sua famiglia. Il tabaccaio non ha alzato la voce, non ha minacciato ritorsioni, ha semplicemente domandato.
ULDERICO ESPOSITOULDERICO ESPOSITO

Ma quella terribile sera di un mese fa, mentre stava tirando giù la saracinesca per andare a casa con la moglie, il 36enne africano si è avvicinato e ha insultato: «Tabaccà omm e m...», poi gli ha tirato un pugno in faccia e l' ha fatto stramazzare a terra. Il 52enne ha sbattuto la testa e ha cominciato a perdere sangue dalle orecchie e dal naso, le sue condizioni sono subito apparse molto gravi.

Il pugno gli ha provocato un emorragia cerebrale che non gli ha dato scampo. Rimasto in coma per circa un mese, ieri si è spento in un letto d'ospedale. Straziate dal dolore la moglie Daniela e le figlie, che facevano i turni per tenere aperta la tabaccheria e speravano in un miracolo che invece non è mai arrivato. Il nigeriano, arrestato la sera stessa dell' aggressione, «sarà espulso dopo che si sarà fatto molti anni di carcere», assicura il ministro dell' Interno Matteo Salvini.

ULDERICO ESPOSITOULDERICO ESPOSITO
Per lui l'accusa diventa ora da lesioni gravi a omicidio preterintenzionale, anche se il senatore azzurro, Francesco Giro, avverte: «Ora la magistratura non indebolisca l'atto di imputazione perché il delitto non è preterintenzionale, ma totalmente volontario e doloso, una vera esecuzione capitale».

Tristezza e sgomento vengono espressi dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, dal governatore campano Enzo De Luca, da tanti esponenti politici locali. Il presidente provinciale della Federazione Tabaccai, Francesco Marigliano invoca «una risposta forte dello Stato». Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, invece, si tratta di un duro colpo al cuore la città.

C'è indignazione soprattutto da parte dei colleghi commercianti di tutta Italia, specie da chi ha subìto in passato rapine o tentativi di furto e ha deciso di reagire per non soccombere di fronte ai delinquenti. «L'Italia non ha più spazio per le vittime», ha dichiarato Graziano Stacchio, il benzinaio vicentino che sparò alla banda di ladri che tentava il colpo nella gioielleria accanto al suo distributore. «Questi vermi non hanno il diritto di stare in Italia», ha commentato Roberto Zancan, la cui gioielleria fu assaltata dai rapinatori nel 2015.
NAPOLI - IL TABACCAIO ULDERICO ESPOSITONAPOLI - IL TABACCAIO ULDERICO ESPOSITO

«Non ci sentiamo tutelati», ha detto all' Adn Franco Birolo, tabaccaio padovano, «e il caso di Esposito è l' ennesimo in cui si viene colpiti anche quando non si reagisce; c' è chi lo fa e viene incriminato da qualche giudice che ha poco buonsenso e chi, come questo povero tabaccaio è stato preso a pugni solo per aver parlato». A Chiaiano la serranda gialla è abbassata, davanti c' è un mazzo di rose rosse e sopra un biglietto: «Rico è tornato alla casa del Padre».

Fonte: qui

ECCO PERCHE’ L'ORDINANZA DELLA GIP ALESSANDRA VELLA, CHE NON HA CONVALIDATO L’ARRESTO DI CAROLA RACKETE, FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

L’ANALISI DELL’EX MAGISTRATO DELLA CORTE DI CASSAZIONE, PIETRO DUBOLINO: “SECONDO LA DOTTORESSA VELLA LA CONDOTTA DI RESISTENZA E VIOLENZA SAREBBE STATA PRIVA DI RILIEVO PENALE. FALSO''

L'EX MAGISTRATO BRUNO TINTI: ''L'ORDINANZA E' GIURIDICAMENTE ERRATA. IL GIUDICE NON PUÒ DISAPPLICARE LA LEGGE DELLO STATO PERCHÉ, A SUO AVVISO, IN CONTRASTO CON LA COSTITUZIONE. O CHIEDE ALLA CONSULTA DI DICHIARARNE L'INCOSTITUZIONALITÀ O LA APPLICA''



Pietro Dubolino* per “la Verità”
Presidente di sezione a riposo della Corte di Cassazione

Alessandra VellaALESSANDRA VELLA
La dottoressa Alessandra Vella, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento e autrice dell' ordinanza con la quale è stata respinta la richiesta della locale Procura volte ad ottenere la convalida dell' arresto della «capitana» della Sea watch 3, dev' essere indubbiamente dotata di una robusta conoscenza di cose marinaresche.

Ha infatti magistralmente applicato, nella motivazione del suo provvedimento, un noto stratagemma difensivo, usato nelle battaglie navali del passato e costituito dall' emissione, da parte della nave che cerchi di sottrarsi ad un impari confronto con unità avversarie, di una densa cortina fumogena che valga a sottrarla alla vista dei nemici e a consentirle la fuga.

Nulla più che una cortina fumogena si rivela, infatti, il sovrabbondante richiamo, sul quale in gran parte si basa l' ordinanza in questione, ad una serie di norme, tanto interne quanto derivanti da convenzioni internazionali, che, in estrema sintesi, impongono ad ogni comandante di nave il dovere di prestare soccorso a quanti corrano pericolo di naufragio e di condurli nel più vicino «porto sicuro».
CAROLA RACKETE - RICHIESTA DI CONVALIDA DELL ARRESTOCAROLA RACKETE - RICHIESTA DI CONVALIDA DELL ARRESTO

Secondo il gip di Agrigento la condotta di resistenza e violenza culminata nell'urto volontariamente provocato dalla «capitana» fra la nave al suo comando e la motovedetta della Guardia di finanza che cercava di impedirle l' approdo nel porto di Lampedusa, sarebbe stata priva di rilievo penale perché giustificata, ai sensi dell' articolo 51 del codice penale, proprio dall' intento di adempiere al suddetto dovere.

Non è qui il caso di addentrarsi in disquisizioni circa quella che dovrebbe essere la corretta nozione di «porto sicuro» e circa la legittimità o meno della pretesa della «capitana» di volerlo identificare proprio nel porto di Lampedusa, ad esclusione degli altri che pure sarebbero stati più vicini.

A confutazione, infatti, della suddetta ricostruzione giuridica (e senza voler in alcun modo suggerire o anticipare le linee dell' eventuale impugnazione che la Procura di Agrigento dovesse decidere di proporre avverso il provvedimento del gip), appare sufficiente osservare che:
CAROLA RACKETECAROLA RACKETE

1 Il dovere di salvataggio e conduzione dei naufraghi nel porto ritenuto «più sicuro» non implica anche quello di entrare a forza nel porto medesimo, ignorando i divieti posti dalle legittime autorità, quando il pericolo per la vita e la salute dei naufraghi sia comunque venuto meno; condizione, questa, che implicitamente trova conferma proprio nell' ordinanza del gip, non facendosi in essa menzione alcuna del preteso «stato di necessità», originariamente invocato proprio dalla «capitana» a sua giustificazione e determinato, a suo dire, proprio dal progressivo, grave deteriorarsi delle condizioni di salute dei naufraghi a causa del protrarsi dell' attesa dell' autorizzazione allo sbarco.

carola racketeCAROLA RACKETE
2 Del tutto privo di rilievo appare il richiamo, contenuto nell' ordinanza del gip, all' articolo 18 della Convenzione di Montego Bay sul «diritto del mare», nella parte in cui stabilisce la legittimità della «fermata» e dell'«ancoraggio» di una nave nel mare territoriale di un altro Stato quando essi siano «finalizzati a prestare soccorso a persone, navi o aeromobili in pericolo»; ciò in quanto, in primo luogo, la «fermata» e l'«ancoraggio» di una nave in mare sono, all' evidenza, cose ben diverse dall' ingresso della stessa in porto; in secondo luogo, non esisteva, nel caso, alcuna necessità di «soccorso a persone, navi o aeromobili in pericolo».
MEME - CAROLA RACKETE COME LA ISOARDI IN BRACCIO A SALVINIMEME - CAROLA RACKETE COME LA ISOARDI IN BRACCIO A SALVINI

3 Parimenti fuori luogo appare il richiamo, pure contenuto nell' ordinanza, all' articolo 10 ter del Testo unico sull' immigrazione, nella parte in cui stabilisce che lo straniero «giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare è condotto per le esigenze di soccorso e di prima assistenza presso appositi punti di crisi», di cui è prevista l' istituzione in base a talune norme successivamente indicate; adempimento, questo che, secondo quanto si afferma testualmente nella stessa ordinanza, fa carico soltanto «alle autorità statali», per cui non si vede a quale titolo potesse sentirne investita la comandante della Sea Watch.

CAROLA RACKETECAROLA RACKETE
A quella che dovrebbe a questo punto apparire l' assoluta inconsistenza delle argomentazioni poste a base della decisione del gip fa poi riscontro la sostanziale ammissione, da parte del medesimo gip (sia pure con espressioni alquanto involute e contorte), della volontarietà della condotta di violenza e resistenza nei confronti della motovedetta della Guardia di finanza per la quale la «capitana» era stata tratta in arresto. Si legge, infatti, nell' ordinanza in questione, che l' avere ella «posto in essere una manovra pericolosa nei confronti dei pubblici ufficiali a bordo della motovedetta della Guardia di finanza, senz' altro costituente il portato di una scelta volontaria seppure calcolata, permette di ritenere sussistente il coefficiente soggettivo necessario ai fini della configurabilità concettuale del reato in discorso».

CAROLA RACKETECAROLA RACKETE



Una parola va poi detta, da ultimo, anche con riguardo al fatto che il gip ha ammesso soltanto l' astratta configurabilità del generico reato di resistenza a pubblico ufficiale e non di quello, assai più grave, di resistenza o violenza contro nave da guerra, previsto dall' articolo 1100 del Codice della navigazione, sostenendo che non sarebbe da qualificare come «nave da guerra» la motovedetta della Guardia di Finanza.
CAROLA RACKETECAROLA RACKETE



Ho già ricordato, in un mio precedente articolo, che analogo convincimento, espresso da un noto parlamentare, ex ufficiale di marina, è risultato in netto contrasto con quanto a suo tempo affermato e mai più contraddetto dalla Cassazione, secondo cui dev' essere invece considerata «nave da guerra», ai fini che qui interessano, anche «una motovedetta armata della Guardia di Finanza, in servizio di polizia marittima» (Cassazione, sez. III, 30 giugno-22 settembre 1987 n° 9978).
CAROLA RACKETE E GRAZIANO DELRIOCAROLA RACKETE E GRAZIANO DELRIO



L'ordinanza del gip ignora totalmente questa pronuncia ma si richiama ad una sentenza della Corte costituzionale (la n° 35 del 2000) dalla quale si desumerebbe che le motovedette della Guardia di Finanza sono da considerare «navi da guerra» soltanto quando «operano fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia un' autorità consolare».

CAROLA RACKETECAROLA RACKETE
Non si fa caso, però, nella medesima ordinanza, al fatto che nella stessa sentenza della Corte si afferma, subito dopo, che nei confronti delle motovedette della Guardia di Finanza «sono applicabili gli articoli 1099 e 1100 del Codice della navigazione»; e ciò, con ogni evidenza, indipendentemente dal fatto che esse operino fuori delle acque territoriali, dal momento che è sempre la Corte ad aggiungere poi che i detti articoli sono richiamati anche dagli articoli 5 e 6 della legge 13 dicembre 1956, n° 1409, recante «norme per la vigilanza marittima ai fini della repressione del contrabbando dei tabacchi»; vigilanza, quella anzidetta, che si effettua, normalmente, proprio nelle acque territoriali.



ORDINANZA GIURIDICAMENTE ERRATA - NEI TERRITORI DELLO STATO SI APPLICANO LE LEGGI ORDINARIE DELLO STATO
Bruno Tinti, ex magistrato, per ''Italia Oggi''

L' ordinanza del Gip di Agrigento che non ha convalidato l' arresto del comandante la Sea Watch è giuridicamente errata.
In primo luogo, per un fondamentale errore di diritto. Nel territorio dello Stato si applicano le leggi ordinarie dello Stato. Se il giudice ritiene che una di queste leggi, rilevante nel caso che deve risolvere, sia in contrasto con la Costituzione, deve sospendere il procedimento e sollevare eccezione di incostituzionalità.

bruno tintiBRUNO TINTI
Deve, non può. In altri termini, il giudice non può semplicemente disapplicare la legge dello Stato perché, a suo avviso, in contrasto con la Costituzione. O chiede alla Corte costituzionale di dichiararne l' incostituzionalità o la applica. Chiunque è in grado di valutare cosa succederebbe se ogni giudice, novello Antigone, si ritenesse libero di disapplicare leggi che lui, e magari lui solo, ritiene in contrasto con la Costituzione. A tacer d' altro, ci si chiede (e avrebbe dovuto chiederselo il Gip) a cosa servirebbe, a questo punto, la Corte Costituzionale.

Venendo alla Sea Watch, scrive il Gip: Va premesso che, in base all' art.\10 della Costituzione, l' ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Tra queste rientrano quelle poste dagli accordi internazionali in vigore in Italia, le quali assumono un carattere di sovraordinazione rispetto alla disciplina interna ai sensi dell' art. 117 Cost.

Sorprende che, dopo aver correttamente esposto questo principio, il suddetto Gip abbia potuto scrivere, a pagina 11 dell' ordinanza: Ritiene, peraltro, questo Giudice che, in forza della natura sovraordinata delle fonti convenzionali e normative sopra richiamate, nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di «porti chiusi» o il provvedimento (del 15 giugno 2019) del Ministro degli Interni di concerto con il Ministro della Difesa e delle Infrastrutture (ex. art 11, comma 1-ter T.u. Imm.) che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3, nel mare territoriale nazionale. Tra l' altro dimenticando (opportunamente) che direttive ministeriali e provvedimento del Ministro degli Interni erano diretta conseguenza del T.u. Immigrazione, da lui stesso citato.

In altri termini il Gip ha riconosciuto l' esistenza di una legge dello Stato che legittimava le disposizioni adottate dalle Autorità competente nel caso di specie; e ha ritenuto che esse dovevano essere considerate illegittime in quanto in contrasto con trattati internazionali che prevalgono sulla legge ordinaria. Errore marchiano, frutto di una visione del proprio ruolo autoreferenziale.

Corte costituzionaleCORTE COSTITUZIONALE
Conseguentemente, la scriminante di cui all' art. 51 codice penale (l' adempimento del dovere), che il Gip ha utilizzato per ritenere legittimo l' operato del comandante della Sea Watch, è del tutto insussistente.

Il dovere discenderebbe da norme internazionali che però sono in contrasto con una legge dello Stato. Ma, solo ove quest' ultima fosse dichiarata incostituzionale, potrebbe ritenersene obbligatoria l' osservanza. Fino ad allora, violare la legge italiana non è un dovere ma un reato.

Le argomentazioni del Gip sono anche criticabili sul piano della corretta applicazione delle stesse norme internazionali che egli assume essere state violate. La Convenzione sulla ricerca e il soccorso in mare (Sar), prevede, all' articolo 19, che il passaggio di una nave nel mare territoriale si considera «inoffensivo fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero. Tale passaggio deve essere eseguito conformemente alla presente Convenzione e alle altre norme de! diritto internazionale».
Per non rimanere nel vago, la stessa Convenzione prevede poi che «il passaggio di una nave straniera è considerato pregiudizievole per la pace, ii buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero se, nel mare territoriale, la nave è impegnata in una qualsiasi delle seguenti attività: g) il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero».

CAROLA RACKETECAROLA RACKETE
È evidente che la norma internazionale richiamata dal Gip considera illegittimo il transito della Sea Watch nelle acque territoriali italiane: la nave era impegnata proprio nell' attività appena richiamata.

Un ulteriore profilo di criticità dell' ordinanza si ravvisa quando il Gip valuta la condotta tenuta dal comandante della Sea Watch che, avendo l' obbligo di sbarcare in un porto sicuro i «salvati in mare», si è arrogato il diritto di sceglierlo discrezionalmente. Così ha rifiutato di condurre i «salvati» a Tripoli, come comunicato dalle Autorità libiche nelle cui acque era avvenuto il «salvataggio» e che erano dunque competenti a indicare il porto in questione. E ha chiesto alle Autorità italiane un altro porto in sostituzione di quello messo a sua disposizione.

Ovviamente queste non erano competenti poiché la nave si trovava in acque libiche. Ma per il comandante della Sea Watch la cosa era irrilevante. Possibile che il Gip non sia reso conto che riconoscere al capitano di una nave l' assoluta discrezionalità sull' identificazione del porto dove condurre i «salvati» è privo di senso? Se analoghe richieste fossero state rivolte all' Olanda o alla Germania, quale pensa il Gip sarebbe stata la risposta?

Ovviamente, «non siamo competenti, chiedi alla Libia». Perché l' Italia avrebbe dovuto rispondere in maniera diversa?
Altro porto sicuro nelle vicinanze era Tunisi, ma nemmeno questo al Comandante andava bene perché, dice il Gip: Venivano, altresì, esclusi i porti di Malta, perché più distanti, e quelli tunisini, perché secondo la stessa valutazione del Comandante della nave, «in Tunisia non ci sono porti sicuri». Circostanza che riferiva risultarle «da informazioni di Amnesty International»; sapeva, inoltre «di un mercantile con a bordo rifugiati che stavano da 14 giorni davanti al Porto della Tunisia senza potere entrare».

sea watch salviniSEA WATCH SALVINI
Considerazione che lascia perplessi: Tunisi non è porto sicuro perché le Autorità tunisine non lasciano sbarcare; Lampedusa, dove le Autorità non lasciano sbarcare, invece sì? Una simile acquiescenza alle argomentazioni difensive è davvero singolare.
Sempre con riferimento a Tunisi, il Gip sostiene che non poteva essere considerato porto sicuro perché: «Le persone tratte in salvo devono essere portate dove la sicurezza della vita dei naufraghi non è più in pericolo; le necessita primarie (cibo, alloggio e cure mediche) sono assicurate; può essere organizzato il trasferimento dei naufraghi verso una destinazione finale».

Non si capisce però in base a quali elementi (diversi dalle apodittiche affermazioni del Gip e dell' arrestato) la Tunisia dovesse essere considerata non in grado di adempiere a tutto quanto sopra. Vero, non esisteva una normativa che prevedeva il diritto di asilo. Ma al comandante della Sea Watch questo non doveva interessare: i «salvati» vanno sbarcati, curati e avviati a destinazione; ci mancherebbe ancora che si debba anche valutare quale ordinamento giuridico sia per loro più favorevole.

Tutto ciò senza considerare l' assoluta infondatezza della tesi di fondo: trattasi di salvataggio in mare. Infondatezza che ho cercato di descrivere nell' articolo pubblicato su questo giornale il 2 luglio. D' altra parte, lo stesso Gip dà atto delle dichiarazioni del comandane della Sea Watch: «Era un gommone in condizioni precarie e nessuno aveva giubbotto di salvataggio, non avevano benzina per raggiungere alcun posto, non avevano esperienza nautica, né avevano un equipaggio».

C' è qualcuno che possa davvero credere che i 50 migranti avessero intrapreso la traversata con un mezzo in quelle condizioni? Non è del tutto evidente che si è trattato, in questo come nella maggior arte degli altri casi, di un appuntamento programmato tra una ong e gli organizzatori del traffico? I migranti sono imbarcati, trainati a poca distanza dalla costa (niente benzina), la ong viene avvisata, l' aereo (quello utilizzato in questo caso si chiama Colibrì) li avvista, fornisce le coordinate alla nave-taxi e il gioco è fatto. Davvero il Gip di tutto questo non ha sentore, non sospetta che il preteso «salvataggio» è in realtà una complicità nella migrazione clandestina?
sea watchSEA WATCH

Non sarà che gli errori giuridici finora evidenziati sono figli di una visione degli eventi quantomeno improvvida e non ideologicamente orientata? Io credo di sì. Soprattutto per l' incauta scivolata che si legge a pagina 11 dell' ordinanza: «Deve osservarsi, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall' indagata (a tenore delle quali ella avrebbe operato un cauto avvicinamento alla banchina portuale) e da quanto emergente dalla visione del video in atti, che il fatto deve essere di molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata sulle rilevazioni della p.g.»

Bazzecole, dunque. Va bene arrestare lo scioperante che dà una spinta al carabiniere nel corso di una manifestazione di lavoratori e si giudica episodio modesto quello di una nave da oltre mille tonnellate che schiaccia una motovedetta di 17? Ecco, questa considerazione non era necessaria giuridicamente; ma costituisce una buona chiave di lettura del provvedimento nel suo complesso.

Fonte: qui

LA GUARDIA DI FINANZA HA SEQUESTRATO 538 KG DI COCAINA AL PORTO DI GENOVA

LA DROGA SI TROVAVA IN UN CONTAINER PROVENIENTE DALLA COLOMBIA, ERA CONTENUTA IN 19 BORSONI E SUDDIVISA IN 493 PANETTI 
LA DROGA ERA DIRETTA A NAPOLI E, SE FOSSE STATA IMMESSA NEL MERCATO, AVREBBE FRUTTATO PIÙ DI 200 MILIONI DI EURO

operazione nevischio sequestrati 500 kg di cocaina a genovaOPERAZIONE NEVISCHIO SEQUESTRATI 500 KG DI COCAINA A GENOVA
Uomini della Guardia di finanza e personale dell'Agenzia delle dogane hanno sequestrato a Sampierdarena 538 kg di cocaina purissima durante un'operazione che è stata definita «Nevischio». 

operazione nevischio sequestrati 500 kg di cocaina a genova 2OPERAZIONE NEVISCHIO SEQUESTRATI 500 KG DI COCAINA A GENOVA 






Il sequestro della cocaina è avvenuto in porto. Lo stupefacente era contenuto in 19 borsoni diviso in 493 panetti all'interno di un container proveniente dal porto colombiano di Cartagena e diretto a Napoli.

operazione nevischio sequestrati 500 kg di cocaina a genova 1OPERAZIONE NEVISCHIO SEQUESTRATI 500 KG DI COCAINA A GENOVA




La cocaina, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre 200 milioni di euro. Il servizio nasce dall'attività di monitoraggio dei flussi commerciali marittimi che interessano l'hub portuale di Genova, scenario, negli ultimi tempi, di ingenti sequestri di droga. Nel gennaio scorso sempre nel porto a Sampierdarena Gdf e Dogane sequestrarono oltre 2 tonnellate di cocaina. L'operazione, a cui hanno collaborato le autorità francesi, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura di Genova. Fonte: qui

Come distruggere una civiltà

Ci sono molti modi per uccidere una civiltà. Guerre, politica, collasso economico. Ma quali sono i meccanismi attuali?Potrebbe essere una cosa utile sapere se ci stiamo uccidendo o no.
L'antica Roma è un buon punto di partenza. Avevano una  civiltà avanzata . Avevano acqua corrente, fogne, sciacquoni, cemento, strade, ponti, dighe, un sistema autostradale internazionale, mietitori meccanici, mulini ad acqua, bagni pubblici,  sapone , banche, commercio, libero scambio, un codice legale, un sistema giudiziario , scienza, letteratura e un sistema di governo repubblicano. E un forte esercito per rafforzare la stabilità e la pace ( Pax Romana ). Non era perfetto, ma stavano andando alla modernità.



Una delle mie citazioni preferite è di Marco Tullio Cicerone, statista, oratore e scrittore (106-43 aEV):
I tempi sono cattivi. I bambini non obbediscono più ai loro genitori e tutti stanno scrivendo un libro.
Se questo non è un marchio di una società civile, non so cosa sia.
Ma Roma è crollata. Spesso mi chiedo cosa sarebbe successo se non fosse successo. Potremmo aver evitato mille anni del Medioevo. Avremmo potuto pilotare aeroplani e guidare auto nell'anno 1000?
Che diavolo è successo a Roma?
I dittatori . Dopo 500 anni, la famosa  Repubblica romana  terminò con il dittatore Giulio Cesare che prese il potere. Quattrocento anni dopo, la sua progenie e gli usurpatori portarono l'  Impero  nel sottosuolo e Roma cadde invadendo i barbari.
La spiegazione standard del declino e della caduta di Roma è che si siano involuti in dittature (vere, ma non  la  causa della loro caduta). Oppure sono diventati decadenti e corrotti (vero, ma non  la  causa della loro caduta). Caddero in invasioni barbariche (vere, ma non  la  causa della loro caduta).
Roma cadde perché i dittatori rovinavano l'economia romana e le istituzioni che l'avevano resa prospera. Roma stava cadendo a pezzi  prima  delle invasioni barbariche.
Come hanno fatto i Cesari? Erano sperperatori e dissoluti . Come spesso fanno gli imperatori con  potere assoluto  , pensavano in grande: infrastrutture (strade, templi, palazzi), un'enorme burocrazia e, come chiave per mantenere il loro potere, avevano un esercito molto grande, fedele e ben pagato. Di conseguenza, la massiccia spesa pubblica ha superato di gran lunga le entrate. Avevano quello che oggi chiamiamo un problema di deficit.
Hanno fatto due cose disastrose per risolvere il loro deficit.
Innanzitutto, hanno continuato ad aumentare le tasse che sono diventate punitive. Non badando molto alle conseguenze per i commercianti, i piccoli agricoltori e i contadini, hanno escogitato nuovi modi per spremere denaro dai loro cittadini. Le tasse onerose hanno portato all'evasione fiscale. La risposta del governo è stata il  raddoppio e attuare leggi che limitassero le libertà economiche al fine di aumentare ancora di più le tasse. Le pesanti tasse costrinsero i proprietari di immobili, piccoli e grandi, al largo della terra. Al loro posto sorsero grandi proprietà feudali gestite da compari politici. Furono emanate leggi che costrinsero i contadini a servirsi della servitù virtuale. Agli imprenditori e ai loro figli è stato impedito di cambiare lavoro o città. E le tasse dovevano essere pagate in oro o in natura o avrebbero perso tutto. L'oro divenne scarso. Il denaro dell'oro era disponibile solo legalmente al governo, all'esercito e ai burocrati.
In secondo luogo, hanno svalutato la valuta che ha portato  all'inflazione . Era l'equivalente della stampa di denaro per pagare le cose. I conseguenti attacchi di  alta inflazione hanno  distrutto gran parte del commercio e dell'agricoltura. Come la maggior parte dei dittatori, pensavano di poter fermare l'aumento dei prezzi implementando controlli sui prezzi, ma questo ha portato all'oro e ai beni che scomparivano dall'economia. I mercati neri sono cresciuti nonostante le minacce di pena capitale. La disoccupazione e il problema dei senzatetto sono aumentati. Il loro  ampio sistema di welfare  continuava a restare senza soldi. Le istituzioni commerciali, legali e morali stavano cadendo a pezzi. La corruzione era endemica. I boom, i busti e le depressioni che ne derivavano stavano distruggendo l'economia.
Quando arrivarono gli invasori Goti e Visigoti, Roma era così indebolita da non poter trattenere le ondate di invasioni. Alla fine, i cittadini romani videro il governo come il nemico e gli invasori barbari come i loro salvatori. Roma cadde nel 410 CE. Ciò che emerse fu ciò che ora conosciamo come il Medioevo: durò per mille anni. Sai com'è stato. Non l'hanno chiamato il Medioevo per niente.
Gran parte della storia economica di Roma è abbastanza familiare nei tempi moderni. Anche dopo migliaia di anni di prove di ripetuti fallimenti, le cattive idee semplicemente non muoiono. I fautori di idee cattive sono o ignoranti della storia o semplicemente ignoranti. Oppure sono politici (come diceva Mark Twin, "Ma mi ripeto").
Una cattiva idea con precedenti antichi è la  Modern Monetary Theory (MMT) . MMT è la  nuova cosa  tra i progressisti in America. Politici come  Alexandria Ocasio-Cortez (AOC)  e Bernie sono piuttosto entusiasti della MMT. Pensano di aver scoperto il Santo Graal dell'economia.
I progressisti credono che il governo possa e debba causare crescita economica e prosperità. Credono che il governo possa farlo con vari controlli, regolamenti, programmi di spesa e manipolazione monetaria. Ritengono che le spese governative adeguate stimoleranno la domanda, genereranno la spesa dei consumatori, rilasceranno la produzione e, voilà! abbiamo piena occupazione e prosperità. Lungo la strada possiamo risolvere vari problemi sociali.
L'idea di MMT fa un ulteriore passo avanti. Credono che il governo possa spendere / comprare tutto ciò che vuole e stampare pezzi di carta verdastra per pagarlo. Il governo non ha bisogno di tassarci o prendere in prestito denaro per fare ciò: può stampare qualunque denaro di cui ha bisogno per pagarlo. I disavanzi  non hanno importanza perché stampando denaro per pagare roba essi risolvono istantaneamente il problema del deficit. I MMT affermano, senza carenza di arroganza, che essi, come Oz, possono perfezionare i meccanismi di gestione dell'economia e generare prosperità, prevenire l'inflazione, porre fine alla disuguaglianza e  salvare il pianeta .
In altre parole, tutto sarà perfetto; "Fidati di noi" per gestire le cose. Sembra troppo bello per essere vero.
AOC e Bernie Sanders e i loro sostenitori abbracciano vivamente MMT. Vogliono liberarsi da  concetti antiquati  come l'integrità fiscale, i bilanci equilibrati e la stabilità monetaria perché non vogliono limiti ai loro schemi utopici.
MMT è  un'idea pazza . È l'equivalente monetario della Macchina del moto perpetuo - ignora le leggi dell'economia. È come chiedere ai terzi di inventare denaro. ("Mi stamperò un sacco di soldi e mi comprerei una Ferrari e un jet e tutti i videogiochi più interessanti e ..."). I sostenitori confondono i pezzi di carta verdastra con la ricchezza e, come la storia ha ripetutamente dimostrato, non puoi stampare la tua strada verso la ricchezza e la prosperità.
Non c'è nulla di "moderno" nella Modern Monetary Theory. È stato provato molte volte nel corso dei secoli e non ha  mai funzionato . In tutti i casi in cui i governi hanno stampato denaro per pagare le cose, il risultato sono stati cicli di boom e busti, inflazione (e  iperinflazione ), stagnazione economica e disordini sociali. I MMT non comprendono semplicemente che  cos'è il denaro  o la meccanica del ciclo economico o il concetto di investimento inadeguato  e la distruzione del capitale.
Perché non è possibile che possiamo andare per la via di Roma? IlNew Deal diFranklin D. Roosevelt ha  comportato 25 anni di stagnazione economica. Solo la deregolamentazione post-FDR, le maggiori libertà economiche, gli investimenti di capitale e la sanità fiscale e monetaria hanno portato alla crescita economica.
Il Green New Deal di AOC più MMT sarebbe peggiore del vecchio New Deal in quanto non pone limiti alla capacità di spesa del governo, il che significa che il governo può controllare le risorse economiche e controllare la direzione dell'economia. La storia ha dimostrato che i governi non sono molto bravi in ​​questo. Il potere assoluto  nelle mani di pochi è una cattiva idea.
Quanta distruzione potrebbe MMT e schemi progressisti utopici come il New Deal verde utopico di AOC infliggeremo alla nostra civiltà? È difficile dirlo, ma spero che non dovremo guardare indietro un giorno e dire che la fine è iniziata ora.
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