9 dicembre forconi: 08/24/18

venerdì 24 agosto 2018

NO recessione, ma come investire nel 2018?

Il momento non è certo dei più tranquilli, ma è anche vero che, sentendo quello che si dice in giro e leggendo report ed articoli, sembra proprio che il momento economico non sia poi così negativo.
Gli USA vanno alla grande, in Europa ci sono momenti di debolezza ma la ripresa sembra concretizzarsi, questo quantomeno sulla carta.
E allora, ci verrebbe da dire che il 2018 è nuovamente un anno ricco di soddisfazioni per chi investe il denaro e per gli investitori in generale.
Ecco, proprio per nulla.
Non siamo in recessione e al momento non ci sono segnali chiari che ci portano in quella direzione, se non alcune considerazioni statistiche che devono trovare conferma nei numeri macroeconomici.
Però, malgrado tutto, questa è la realtà dei fatti.
Eccovi una slide dove vi ho sintetizzato la performance (in USD) dei principali mercati e delle principali asset class.
Borsa USA. Chi ha puntato di brutto sulla borsa USA ha avuto soddisfazioni. E il resto? Non possiamo certo dire che asset class come i bond Greci o Giapponesi sono la colonna portante dei nostri portafogli. Forse lo sono di più gli asset italici con la stellina verde, che come vedete non hanno certo brillato.
Quindi, direi difficile generare performance in questo 2018, se non magari con qualche investimento in USD e sulla borsa USA.
Ma quanto poi dovessero arrivare le prime avvisaglie di un rallentamento che potrebbe poi portare (2020?) alla recessione, cosa sarà safe haven?
PS: se poi parliamo di BTP, cari amici, possiamo solo essere tranquilli visto che Trump
Donald Trump, racconta il presidente del Consiglio, avrebbe offerto all’Italia un aiuto dagli Stati Uniti per il finanziamento del debito pubblico nel prossimo anno (nel 2019 il Tesoro di Roma deve collocare sul mercato titoli per circa 400 miliardi di euro, di cui 260 a medio-lungo termine). Che questa sia l’indicazione del presidente degli Stati Uniti a Conte lo riportano tre esponenti istituzionali italiani al massimo livello. Conte però non sembra aver spiegato in cosa consista esattamente l’offerta americana e se essa abbia alcuna possibilità di concretizzarsi. (Source)
Quindi, almeno per i nostri bond, avremo la protezione USA. Nevvero? Gli esteri vendono? I fondi vendono? La BCE non compra più? No problem, ci pensa Donald con un QE artigianale… Intanto nel concreto eccovi lo stato dell’arte…

Fonte: qui
ITALIA: IL RITORNO DEL PIANO B!ITALIA: IL RITORNO DEL PIANO B!ITALIA: IL RITORNO DEL PIANO B!
Italia, il ritorno del Piano B!

Nelle scorse settimane abbiamo riportato alcune fake news sul nostro debito pubblico, sulle emissioni di titoli di Stato, sulla fuga di capitali dal Paese, come se la vendita di qualche titolo di Stato da parte di un investitore straniero fosse l’unico parametro per determinare la sostenibilità del nostro debito.
Come riportato recentemente dal Financial Times, secondo dati BCE nei mesi scorsi abbiamo visto oltre al picco record nei rendimenti dei titoli di Stato italiani,  acquisti record di BTP da parte delle banche italiane a maggio pari a 28,4 miliardi come potete vedere qui sotto, acquisti mai visti dalla crisi del debito sovrano europeo nel 2012.

L’esodo degli investitori stranieri dal mercato obbligazionario italiano è accelerato nel mese di giugno, con le vendite nette del debito del governo italiano salite a un livello record per il secondo mese consecutivo. Nello specifico, le consistenze del debito italiano degli investitori stranieri sono diminuite di 38 miliardi di euro a giugno, superando i 34 miliardi di maggio.
C’è da dire che se anche i rendimenti dei decennali stanno raggiungendo i massimo di maggio, la dinamica del 2 anni italiano, quello che la speculazione utilizza per dare maggiore accelerazione all’effetto panico è ben lontano dai livelli di oltre due mesi fa.
Scrive il Financial Times…
” Le banche italiane sono state, in larga misura, acquirenti nette, nel secondo trimestre del 2018, le istituzioni finanziarie nazionali hanno aumentato il loro debito netto del governo di oltre 40 miliardi di euro, il più grande volume dall’apice del crisi del debito della zona euro. “
Più in dettaglio, l’Italia ha registrato un deflusso record di capitale di 76 miliardi di euro da parte di investitori esteri, nei due mesi di maggio e giugno, più grande del precedente record di deflussi in due mesi di “soli” 51 miliardi avvenuto nel periodo giugno-luglio 2011 e di oltre 56 miliardi nei primi mesi del 2012, con l’avvento del governo Monti.
Ovviamente tutti preoccupati di cosa deciderà il Governo per la legge di Bilancio e il DEF, meno il nostro Alberto Bagnai che in una recente intervista ha dichiarato…

“I mercati iniziano a fidarsi del governo”. 

“i mercati iniziano ad avere fiducia nel governo Lega-M5S perché sanno una cosa che l’Europa non capisce, ovvero che per distribuire valore agli azionisti e ai risparmiatori bisogna prima creare valore. Cosa che con l’austerità non accade. E i mercati stanno cominciando a capirlo visti anche i colloqui che ho avuto con esponenti dell’industria finanziaria. Servono stimoli a favore della crescita ma questa Unione europea non intende capirlo e tutto ciò ci addolora. Se non comprende un concetto così semplice – spiega Bagnai – il sospetto legittimo è che l’Ue non sia un progetto di solidarietà tra uguali ma un progetto imperialistico di chi, come la Germania, crede – e sottolineo crede – di essere più forte. Voglio ricordare ai fratelli tedeschi che ogni persona, Stato o azienda forte trova sempre una persona, Stato o azienda più forte di lui. Nel caso della Germania quelli più forti sono gli Stati Uniti, stanchi delle ottuse politiche tedesche. Spero che questa evidente stanchezza americana e le elezioni europee in programma l’anno prossimo convincano i tedeschi a sposare una linea di razionalità e di rilancio dell’economia, non di tagli, che trova anche il favore dei mercati”.
Prima che qualcuno vede in ciò che sto per dire un qualsiasi suggerimento, premetto che sono solo fantasie. E se non accadesse nulla, di tutto ciò che si dice? Vi siete accorti che con il più grande deflusso di liquidità dai nostri titoli di Stato dalla famigerata stagione Monti, si quello che ha fatto di tutto per distruggere domanda interna e deflazionare salari solo in base alla sua ideologia perversa…
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…dicevo, con un simile deflusso in realtà è successo nulla o poco più, nessun sfracello.
Io in realtà come nel 2011/2012 non sono così preoccupato come vogliono fare intendere Giorgetti o Savona, anche se bisognerebbe filtrare le affermazioni riportate da una stampa che non perde tempo a manipolare interviste o esternazioni.
Male che vada…
Il piano B per un’eventuale uscita dell’Italia dall’euro? «Esiste sempre un piano B, nelle banche come nelle famiglie. Come esiste un piano A. Ma se le cose dovessero andare male non bisogna essere impreparati». A spiegare ancora una volta quelle frasi del suo libro (“Come un incubo e come un sogno”, Rubettino Editore) che a maggio hanno rischiato di far saltare sul nascere il governo giallo-verde è stato lo stesso ministro degli Affari europei, Paolo Savona, intervistato ieri sera da Bruno Vespa nel corso di un incontro pubblico a Porto Cervo, in Costa Smeralda.
Ma davvero siete tutti convinti che la finanza anglosassone si posizionerà all’unisono contro il nostro Paese? Davvero qualcuno è ancora convinto che accadrà quello che è successo nel 2011?

Io consiglio di fare molta attenzione alla Germania, più che all’Italia!

Secondo alcuni dati solo il 6 % è detenuto da risparmiatori italiani, direttamente o tramite gestioni, oltre il 60 % tra assicurazioni, banche e Bankitalia, più o meno il 32 % resta in mano ad investitori stranieri, la maggior parte a loro volta fondi pensioni o istituzionali o sovrani.
Quanto è successo in questi mesi non è altro che effetto gregge dei fondi passivi, tutti nella stessa direzione che si salga o si scenda, ovviamente condizionati dal trend.
Poi ovviamente, nonostante la grande crisi abbia screditato le agenzie del senno di poi, manipolatrici sistematiche del mercato come dimostrato più volte, benchmark o rating di riferimento fanno il resto.
Quando senti uno come Cottarelli che ti racconta che la tesi del complotto non ha senso perché abbiamo il secondo debito pubblico più alto nell’area euro e il più basso tasso di crescita e pensi alle agenzie di credito ti viene da ridere…

La stessa Moody’s nel 2010 e non solo lei, ve lo assicuro perché conosco a memoria i comunicati delle agenzie di allora, diceva che l’Italia da sempre è professionista nella gestione di bassa crescita ed alto debito.
Concludendo ricordatevi tutto ciò che abbiamo scritto durante la crisi di sei anni fa, ricordatevi che in realtà se cade l’Italia, cade l’euro, ci vediamo a settembre!
Fonte: qui

Simon Black: Some Thoughts On "The Longest Bull Market Ever"...

Well, it happened. Yesterday the US stock market broke the all-time record for the longest bull market ever.
This means that the US stock market has been generally rising for nearly a decade straight... or even more specifically, that the market has gone 3,453 days without a 20% correction.
That’s a pretty big milestone. And there’s no end in sight. So it’s possible this market continues marching higher for the foreseeable future.
But if you step back and really look at the big picture, there are a lot of things that might make a rational person scratch his/her head.
For example– the Russell 2000 index (which is comprised of smaller companies whose shares are listed on various US stock exchanges) is currently right at its all-time high.
Yet simultaneously, according to the Wall Street Journal, a full SIXTY PERCENT of corporate debt issued by companies in the Russell 2000 is rated as JUNK.
How is that even possible– a junk debt rating coupled with an all-time high? It’s as if investors are saying, “Well, there’s very little chance these companies will be able to pay their debts… but screw it, I’ll pay a record high price to buy the stock anyhow.”
It just doesn’t make any sense.
Looking at the larger companies in the Land of the Free (which make up the S&P 500 index), the current ‘CAPE ratio’ is now the second highest on record.
‘CAPE’ stands for ‘cyclically-adjusted price/earnings ratio’. Essentially it refers to how much investors are willing to pay for shares of a company, relative to the company’s long-term average earnings.
And right now investors are willing to pay 33x long-term average earnings for the typical company in the S&P 500.
The median CAPE ratio based on data that goes back to the 1800s is about 15.6.
So at 33, investors are literally paying more than TWICE as much for every dollar of a company’s long-term average earnings than they have throughout all of US market history.
And it’s only been higher ONE other time– just before the 2000 stock market crash (when the dot-com bubble burst).
33 is higher than right before the 2008 crisis. It’s even higher than it was before the Great Depression.
In addition to the CAPE ratio, the average company’s Price-to-Book ratio is also the highest since the 2000 crash.
In other words, investors are not only paying a near record amount for every dollar of a company’s long-term average earnings, but they’re also paying a near record amount for every dollar of a company’s net assets.
The list of these record / near-record ratios goes on and on. Investors are also paying, for example, an all-time record Price-to-Revenue ratio… meaning that investors have never paid a higher price for every dollar of a company’s revenue… EVER.
The general narrative is that everything is awesome in the US economy and will apparently remain that way forever and ever until the end of time.
I certainly agree that there’s a lot of surface-level strength in the US economy right now.
But I really wonder about the long-term.
Just look at the average US consumer: despite the ultra-low unemployment rate in the US, average wages have barely budged.
Pew Research released a great article earlier this month showing that, for most US workers, their wages have been stagnant for DECADES after you adjust for inflation.
Plus we’ve all seen the statistics about how little the average American has stashed away in savings.
Federal Reserve data from the Survey of Consumer Finances shows the median bank account balance is just $2,900. And for those under 35 it’s just $1,200.
Overall the average US consumer has stagnant wages, little savings, almost nothing put away for retirement, record high credit card debt, record high student debt… and now rising inflation.
So I’m just curious where all these companies are going to get their long-term revenue growth. Who is going to be buying all their products? Because the US consumer seems pretty tapped.
(And if things are that bad in the boom times, just imagine what’s going to happen to US consumer behavior when recession hits again…)
And aside from the US consumer, there are also a lot of companies that are going deeper into debt.
I write about Netflix quite often, which has to take on billions of dollars of debt each year just to stay afloat.
But even bigger companies have bizarre, head-scratching problems.
Coca Cola is a great example– one of the oldest, most stable companies in the US market.
Back in 2006 Coca Cola earned over $5 billion in profit. Last year Coca Cola earned $1.3 billion in profit.
In 2006 Coca Cola had $1.3 billion in long-term debt. Last year Coca Cola had $31 billion in long-term debt.
Yet Coca Cola’s stock price is near a record high, more than double its stock price in 2006.
How does that make any sense?
What’s more– Coca Cola’s ‘Free Cash Flow Yield’ is now 2.8%.
This means that, after all expenses, accounting adjustments, and investments, the business generates enough money to pay investors a cash dividend worth 2.8% of the current share price.
Yet Coca Cola’s -actual- dividend yield is 3.4%.
How is it possible that that Coca Cola consistently pays its investors more money than the business generates? Easy. They just go into debt.
General Motors is another great example: GM pays its investors a dividend yield of 4.1%. And that’s super attractive. Yet GM’s Free Cash Flow is actually NEGATIVE.
There’s so much of this nonsense going on right now– companies going deeper into debt to pay dividends and support their share prices despite lackluster business performance.
But again, despite the rising debt (and the rising level of JUNK debt), investors are still willing to pay record high multiples for their investments.
This just doesn’t strike me as a great way to generate wealth and prosperity.

Authored by Simon Black via SovereignMan.com

Governo e Btp, per l'Italia l'Argentina è più vicina

La Lega potrebbe sacrificare il Governo sapendo di aumentare il proprio consenso. L'Italia del resto rischia di arrivare allo scenario argentino. 
SPY FINANZA/ Governo e Btp, per l'Italia l'Argentina è più vicina
Matteo Salvini (Lapresse)
Pubblicazione: venerdì 24 agosto 2018
Se c'è una cosa che non sopporto dell'Italia è l'ipocrisia imperante, l'incapacità ontologica di avere il coraggio di dire ciò che si pensa in maniera chiara, ingenerando perennemente dubbi non per la sacrosanta volontà di mettere in discussione il proprio punto di vista, ma per tenere il proverbiale piede in due scarpe, almeno fino a quando non appare chiaro quale sia l'opinione vincente e maggioritaria. E accodarsi, saltando sul proverbiale carro del vincitore. Guardate il caso della nave Diciotti. Sia il governo che l'opposizione hanno scomodato questioni di principio, di diritto, di umanità, di contrapposizione all'Europa, di razzismo. In realtà, è solo scontro elettorale, nulla più che ideologia finalizzata al mantenimento e all'incremento potenziale del consenso. Punto. 
Perché, piaccia o meno, tutti hanno capito che il conto alla rovescia per la sopravvivenza di questo esecutivo è iniziato, ma non si può dirlo chiaramente, per una ragione semplice: chi governa dovrebbe ammettere di aver venduto balle in campagna elettorale, essendo incapace di dare vita alle promesse che rispondono al nome di flat tax e reddito di cittadinanza, mentre chi si oppone (o tenta miseramente di farlo) dovrebbe prendere pubblicamente atto di essersi fatto stracciare lo scorso 4 marzo da un esecutivo che non ha retto nemmeno sei mesi alla prova dei fatti. Quindi, pensate un po' come sono percepiti dall'opinione pubblica. 

Dei 170 e rotti della Diciotti non frega nulla a nessuno, è soltanto disperata contabilità da preparazione alle urne. O, comunque, di comodo e benedetto ritorno all'opposizione. D'altronde, prendete l'unico argomento che sta accomunando le parti in causa nella vicenda, ovvero la critica all'atteggiamento miope ed egoista dell'Europa. Primo, da quando si scomodano le autorità europee per 170 persone? Cosa vogliamo, organizzare un vertice dei 27 ogni volta che una nave approccia un porto italiano o greco? Francamente, ci costerebbe di più che mantenere chi è a bordo dei vascelli, sfamandolo a filetto. E poi, scusate, l'atteggiamento egoista dell'Europa non è esattamente lo stesso che Salvini rivendica da sempre come il proprio, quello che lo ha visto trionfare alle urne e che Forza Italia miseramente insegue? È lui ad aver stretto alleanze e patti d'acciaio con gente come Orban, uno che fin da principio a detto che in Ungheria di migrante non ne vuole nemmeno uno: di cosa ci lamentiamo, quindi? Se il ministro dell'Interno è il primo a fare sua quella linea, come possiamo lamentarci dell'egoismo altrui, se è pari al nostro? 
Certo, c'è da capirli: chi poteva saperlo in campagna elettorale che, una volta giunti al governo leghisti e pentastellati, magicamente l'Italia si sarebbe ritrovata sotto forma di penisola bagnata dal Mediterraneo e con qualche migliaio di chilometri di costa? Una novità assoluta, un mutamento geofisico, materializzatasi in corso d'opera, non c'è che dire. Orban ha gioco facile: senza mare, blindare le frontiere di terra è uno scherzo, basta un bel po' di filo spinato e sufficienti poliziotti e soldati per presidiarlo. Il mare è un po' differente. Ma come potevano saperlo i geni del governo? E poi, scusate ma Salvini non è volato in Libia per trattare e bloccare gli scafisti con l'aiuto delle autorità di Tripoli? Peccato che siano le stesse che l'altro ieri, come risposta alle minacce del Viminale di rispedire proprio in Libia la Diciotti con il suo carico umano, hanno risposto picche, te li tieni. Accidenti che accordo che ha ottenuto Salvini, altro che Minniti! E Conte, il quale ieri si è lanciato a difesa del suo ministro dell'Interno, scaricando ogni responsabilità sull'Ue? Scusate, ma non è lo stesso premier che non più tardi di due mesi fa, uscendo dal Consiglio europeo, annunciava trionfante che finalmente la musica era cambiata e che le istanze italiane non erano più lettera morta in sede europea? 

Non era quello che festeggiava la formula del "su base volontaria" relativa ai ricollocamenti (omettendo di dire chiaramente che, però, in base all'accordo raggiunto e spacciato come trionfo, ora il Trattato di Dublino si potrà cambiare solo all'unanimità, quindi campa cavallo), nemmeno avesse vinto l'Oscar e il Nobel in un sol colpo? E di cosa si lamenta, allora? Cosa c'entra l'Europa? Delle due l'una, o raccontava balle allora o lo fa oggi: tertium non datur. E per tornare all'ineffabile ministro dell'Interno, non aveva stretto un patto d'acciaio con i suoi omologhi di Germania e Austria, sancito in un molto mediatico incontro trilaterale a Innsbruck, cui avrebbero dovuto seguire altri meeting a intervalli regolari per dar vita a una politica concertata di frontiere chiuse e respingimenti sistematici? Già finita quell'alleanza? Già finiti i meeting a cadenza regolare? Anche in questo caso, però, la fregatura è unilaterale. 
Non solo perché né Germania, né Austria devono fare i conti con il Mediterraneo e le sue coste infinite, ma anche perché, a differenza di Salvini, i loro ministri degli Interni non passano le giornate a postare tweets e a fare selfie. Ma a lavorare. Ed ecco che mentre qui Salvini ci faceva vedere le brioches con la Nutella che doveva mangiare per avere l'energia necessaria a riparare i danni provocati dal Pd, la Germania stringeva a livello ufficiale dei patti governativi sui ricollocamenti con Spagna e Grecia, garantendosi oltre alla sicurezza geografica di confini terrestri più facili da presidiare ma anche accordi a livello europeo che facilitino le procedure. Perché la politica è questa, non le dirette Facebook. Ma siccome la gente continua a ritenere Salvini un fenomeno, se lo tenga pure. Però, si preparino a tenere anche la Diciotti e tutti i suoi occupanti. E con essa, tutte quelle che seguiranno. Con coté di un Parlamento, quando si degnerà di riaprire, occupato a sbrogliare questioni come quella che sta paralizzando il dibattito politico in queste ore, invece che parlare di cose serie. Vedi, l'economia. 
Ma attenzione, perché anche in questo caso, la fregatura per chi è cascato nella trappola propagandista di questo governo, è dietro l'angolo. Salvini non è un genio, ma è un politico con la P maiuscola, sa quando abbozzare e quando invece occorre andare all-in, come a poker. E ora è il momento di caricare la scommessa elettorale al massimo, perché il fido Giorgetti ha parlato chiaro: l'attacco dei mercati è questione di quando, non di se. Quindi, addio alle promesse elettorali, se non vogliamo finire come nel 2011. Ma rimangiarti la flat tax vuol dire perdere del tutto l'elettorato storico della Lega, quel Nord produttivo che della Diciotti e del sovranismo se ne frega, perché ha a che fare con tasse, infrastrutture da anni Sessanta, bolle d'accompagnamento, studi di settore, anticipo Iva e chi più ne ha, più ne metta. E la lettera degli imprenditori veneti contro il "Decreto dignità" rischia di essere solo l'antipasto. 
Quindi, occorre correre ai ripari e cosa c'è di meglio che far morire questo governo interpretando il ruolo del martire che si sacrifica sulla barricata della sicurezza degli italiani, sfidando addirittura i magistrati ad arrestarlo? Tranquilli, questa pagliacciata sta sicuramente già fruttando consensi in più a Salvini, quasi certamente in uscita dal serbatoio di grillini delusi. Quella in atto è una guerra fratricida fra i due formali alleati di governo, con Forza Italia e Pd che assistono al bordo della tavola, in attesa che cada qualche briciola elettorale da raccogliere. Peccato che la resa dei conti di settembre si avvicini a grandi passi, sia per il Def, sia per la fine del Qe della Bce, sia per la prova del nove dei mercati che, con ogni probabilità, verranno a vedere il nostro bluff. Anzi, il loro bluff. E saranno dolori, non a caso l'unica mente pensante al governo, Giancarlo Giorgetti, ha fatto professione di umiltà e ha chiesto quasi ufficialmente a Draghi che ci metta una pezza, che prolunghi il Qe o trovi un'alternativa che comunque ci schermi ancora per un po' dal rischio dello spread. 
Anche perché, grazie alla linea filo-americana di Giuseppe Conte (lo stesso che poi si lamenta della scarsa solidarietà europea) e alle sparate di Salvini, siamo riusciti a inimicarci in meno di tre mesi Germania, Francia e Spagna: sicuramente, se occorrerà l'aiuto della Bce per tamponare gli attacchi, questi nostri partner diranno di sì, anche e soprattutto per interesse. Imponendoci quale prezzo da pagare, però, visto che abbiamo fatto i furbi, pensando che a salvarci le terga arrivasse uno come Trump, il quale è meglio che pensi a salvare il suo di didietro, visti gli ultimi sviluppi? È da mesi che vi ripeto che questo è un governo di irresponsabili, ora - per chi vuole vederla e non è accecato dall'ideologia o dal furore iconoclasta - c'è la prova provata. E vale anche per i cantori di questa accozzaglia di dilettanti che hanno albergato per settimane su questo sito, ora invece più silenti e con meno frequenza di intervento. E sapete perché? Perché quando uno come il professor Paolo Savona, per la cui nomina al Mef si è arrivati a minacciare addirittura la procedura di impeachment contro il presidente Mattarella, fa balenare l'idea che se la Bce non ci farà da scudo, il nostro debito potrebbe avvalersi della garanzia di Stato russa, capisci che siamo alla frutta. Non per l'idiozia insita in una sparata simile, ma per il fatto che quella voce, riportata da La Stampa e non smentita dall'interessato o dal portavoce del suo dicastero, è emersa il 21 agosto, lo stesso giorno in cui proprio il ministero delle Finanze russo annunciava l'annullamento di aste di propri titoli di Stato a causa dell'eccessiva volatilità di mercato. Capito chi dovrebbe garantire il nostro debito post-Qe, gente che quando ancora la tempesta nemmeno ha cominciato a far sbattere le finestre, già annulla le aste, perché teme di pagare rendimenti troppo alti. 
E, in effetti, non ha tutti i torti, visto che in un mondo di rendimenti ancora pressoché a zero grazie alle Banche centrali, pagare l'8,580% sull'Ofz - il Btp russo - a 10 anni non appare sintomo di grossa stabilità finanziaria. Ma Savona, l'uomo del piano B per farci uscire dall'euro, vuole chiedere ai russi, gente che tra aprile e maggio a venduto 90 miliardi di controvalore di debito Usa perché percepito come rischioso e comprato oltre 830mila once di oro fisico, di farsi garanti per i nostri Btp: roba da premio Nobel, non c'è che dire. Ma da ridere c'è poco, proprio poco. Perché se l'ultimo report di Goldman Sachs parla chiaro e ci dice che, senza gli acquisti dell'Eurotower, nel 2019 l'80% delle nuove emissioni di debito italiano dovrà essere assorbito da investitori privati esteri (i cosiddetti marginal buyers), come ci mostra il grafico, mercoledì il Financial Times, citando dati Bce e Bankitalia, suonava l'allarme: tra maggio e giugno, gli investitori esteri hanno venduto titoli di Stato italiani per un controvalore di 72 miliardi, un record negativo assoluto. Il tutto, con l'unico compratore di prima e ultima istanza, la Bce, che sta per chiudere i rubinetti. 
 

E sapete cosa significa? Ve lo spiego con un'immagine: negli ultimi due mesi lo spread ha fatto il pazzo, a fronte di qualcosa come 70 miliardi di nostro debito scaricato sul mercato? No, qualche saltello e niente più. Sapete perché? La Bce e i suoi acquisti. Toglieteli e avete idea di dove sarebbe oggi il nostro differenziale di rendimento rispetto al Bund? Restano le nostre banche, altrimenti avremo le aste vuote o i rendimenti del decennale a livello russo come premio di rischio per detenere la nostra carta. Ma se le banche continuano a comprare, c'è una duplice fregatura. Primo, occorre sperare che la nuova regolamentazione bancaria a livello europeo non ponga davvero limiti alla detenzione di debito pubblico per gli istituti di credito commerciali, altrimenti addio. Secondo, se anche l'Eba e la Vigilanza Bce ci faranno la grazia in tal senso, resta il fatto che se gli attivi delle banche finiscono all'80% in acquisti di debito pubblico per tenere basso lo spread, non c'è più liquidità per imprese e famiglie, se non a costi di interessi esorbitanti. Quindi, l'economia del Paese muore. 
Non c'è alternativa, si può solo scegliere se forca o plotone d'esecuzione, ma l'epilogo è quello, se si continua sulla china intrapresa dal Governo in campo economico-finanziario. Davvero, alla luce di tutto questo, la priorità è la Diciotti e il problema l'Europa? Pregate che il mitologico prefetto tedesco arrivi il prima possibile, altrimenti preparatevi a un finale argentino. Per il quale, sapete fin d'ora chi dovrete ringraziare. 

Fonte. qui

DI MAIO SULLA DICIOTTI SI SCHIERA CON SALVINI: “SE L’UE NON INTERVIENE IO E TUTTO IL M5S NON SIAMO PIÙ DISPOSTI A DARE 20 MILIARDI ALL’UE”

DI MAIO AFFIANCA SALVINI E SFIDA L' UE "DECIDA SULLA NAVE O BASTA CONTRIBUTI"
Andrea Carugati per “la Stampa”

luigi di maio 3LUIGI DI MAIO
Luigi Di Maio si schiera a fianco del collega vicepremier Matteo Salvini sul caso della nave Diciotti. E rilancia con un missile diretto a Bruxelles: «Se domani (oggi, ndr ) alla riunione della Commissione europea non si decide nulla sull' imbarcazione e sulla redistribuzione dei migranti, io e tutto il M5S non siamo più disposti a dare 20 miliardi all' anno all' Unione europea».
Il capo del M5S sceglie dunque «la linea dura» con l' Ue, anche perché «in questi mesi abbiamo visto come funzionano la linea morbida e quella dura». Un punto di vista su cui «il governo è compatto», ribadisce, ottenendo l' applauso di Salvini.
MATTEO SALVINIMATTEO SALVINI
E pazienza per l' attacco del leader leghista al presidente della Camera Roberto Fico, che si era smarcato a favore dello sbarco dei 150 migranti rimasti a bordo.
«Il presidente della Camera ha molto tempo per parlare, ogni tanto dice e fa cose contrarie agli altri esponenti di governo, sia della Lega che del M5S», l' attacco di Salvini. Che suscita la reazione della ministra grillina per il Sud Barbara Lezzi («Nessuno deve impartire lezioni alla terza carica dello Stato»), ma non scuote l' asse tra i due vicepremier.
migranti a bordo della diciottiMIGRANTI A BORDO DELLA DICIOTTI
Salvini alza le spalle rispetto a un possibile intervento del Quirinale: «Non temo assolutamente nulla. Ho la coscienza più che a posto». E anche su una possibile indagine per sequestro di persona: «Se mi vogliono indagare mi presento e spiego le mie ragioni.
Se mi arrestano? Gli italiani stanno con me, chiedono ordine, io non retrocedo e non mi dimetto». «Quelli a bordo sono tutti illegali, io voglio applicare il sistema "No Way" australiano», rigidissimo verso chi chiede di sbarcare e non ha i titoli.
laura boldrini a bordo della diciottiLAURA BOLDRINI A BORDO DELLA DICIOTTI
Pressing di Onu e associazioni
La linea del Viminale non cambia per tutta la giornata. Nonostante il pressing dell' Unhcr, che «esorta il governo italiano a consentire gli sbarchi» e la tensione nel porto dove un folto gruppo di manifestanti (controllato dalle forze d' ordine in tenuta antisommossa) si è gettato per terra impedendo ad un furgone della polizia di accedere alla zona di sicurezza. «Siamo tutti clandestini - hanno urlato -. Siamo tutti antifascisti».
matteo salvini con l'ambulante moussa mbayeMATTEO SALVINI CON L'AMBULANTE MOUSSA MBAYE
Poco distante, a rendere la situazione ancora più calda il presidio di Forza Nuova. Intanto la preoccupazione sulla salute dei migranti è confermata anche da chi, come il parlamentare radicale Riccardo Magi e il consigliere siciliano Claudio Fava, sono saliti a bordo della Diciotti.
Magi ha raccontato di un colloquio con il comandante Massimo Kothmeir: «Mi ha detto di aver ricevuto dal ministero delle Infrastrutture il via libera allo sbarco, e di aver appreso solo sui social del no di Salvini. Ha dovuto chiedere indicazioni al comando generale, una situazione mai vista». Magi annuncia un esposto alla procura di Catania per sequestro di persona.
Dal ministero della Difesa si ribadisce che la materia è di competenza del dicastero dei Trasporti, ma arriva l' invito a «non lasciare soli i nostri militari». Piena convergenza sulla linea di pressione verso Bruxelles portata avanti dai due vicepremier.
ROBERTO FICO VERSIONE BOLDRINIROBERTO FICO VERSIONE BOLDRINI
Pd all' attacco
Al Viminale l' auspicio è che arrivino risposte concrete «entro 48 ore» dall' Unione europea. «In Italia non sbarca più nessuno a meno che l' Europa non si svegli, faccia la sua parte e cominci ad accogliere come abbiamo fatto noi in questi anni», l' affondo di Salvini.
la nave diciotti a catania 8LA NAVE DICIOTTI A CATANIA
Da Berlino arriva la conferma di alcuni contatti in corso tra Paesi europei sul caso della Diciotti. «La Germania disponibile ad accogliere? Ci aspettiamo però che anche altri Stati membri partecipino all' azione di accoglienza», spiega un portavoce del ministro dell' Interno tedesco.
Dal Pd Paolo Gentiloni attacca Salvini: «L' Australia anni fa ha schierato le forze armate per fermare i barconi. Ma il Parlamento e il governo italiano non hanno mai preso una decisione del genere. Quello di Salvini è un abuso di potere».

NESSUN MESSAGGIO DAL LEADER M5S, FICO DELUSO
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
la nave diciotti a cataniaLA NAVE DICIOTTI A CATANIA
È stato il primo ad aprire una breccia nel muro e dopo di lui, nel chiedere umanità e una soluzione per i migranti della Diciotti, sono arrivati in tanti. Le parole di Roberto Fico, e il duro scontro con Matteo Salvini, fanno uscire il Movimento da un silenzio che segnalava, sia pure subliminalmente, un dissenso rispetto alle modalità d' azione del vicepremier o quantomeno un imbarazzo.
roberto fico prima dell auto bluROBERTO FICO PRIMA DELL AUTO BLU
Se la strategia era defilarsi e parlare d' altro, il presidente della Camera l' ha infranta, rivendicando la necessità di rispettare la dignità umana. Ma nella messe di messaggi pubblici e privati di solidarietà, dopo l' attacco di Salvini, ne mancano alcuni che il presidente della Camera si aspettava: quello di Luigi Di Maio, che preferisce rilanciare la sfida all' Europa; quello di Danilo Toninelli, «fisso al telefono» dalla Costa Azzurra ma non sul numero di Fico; e quello dei capigruppo dei 5 Stelle.
Francesco D' Uva, anzi, spiega: «Ai media e alle forze d' opposizione fa più comodo spostare l' attenzione sulla questione migranti per mettere da parte le responsabilità dei Benetton-Autostrade per l' Italia sulla tragedia di Genova».
TONINELLI AL MARE DURANTE L'EMERGENZA A GENOVATONINELLI AL MARE DURANTE L'EMERGENZA A GENOVA
Eppure Fico, nonostante la delusione per la mancata difesa dei vertici, può dirsi soddisfatto, perché ha tenuto fede alle sue posizioni critiche, anche se, come sempre, mai di rottura. E perché ha incassato il sostegno di molti esponenti del Movimento. C' è Paola Nugnes, che dopo l' intervista al Corriere, lancia l' hashtag #robertoficoèilmovimento. Ma c' è anche un ministro, come Barbara Lezzi.
barbara lezziBARBARA LEZZI
Che si rivolge al vicepremier: «Caro Salvini, l' Italia ha fatto il suo dovere salvando i migranti. Restando doverosa la pretesa di condivisione europea, nessuno deve impartire lezioni alla terza carica dello Stato circa la prerogativa di esprimere legittime posizioni».
Elena Fattori aggiunge: «Salvini non ha nessun diritto di obiettare sulle dichiarazioni del presidente della Camera. Solidarietà a Fico». E Andrea Colletti, un altro che non ha paura di parlare a voce alta, va oltre la solidarietà per attaccare direttamente il ministro dell' Interno: «Invece di blaterare, farsi selfie e dirette Facebook, Salvini inizi a rendere più efficienti le commissioni territoriali per il riconoscimento delle protezioni internazionali».
laura boldrini a bordo della diciotti 1LAURA BOLDRINI A BORDO DELLA DICIOTTI 1
E poi ci sono Mirella Liuzzi e un drappello di campani, proprio come Fico. C' è Luigi Gallo, da sempre vicino al presidente della Camera, ma si espongono anche neoparlamentari come Gilda Sportiello: «La decisione di non far sbarcare le persone dalla Diciotti non può appartenermi, non può appartenere al mio Movimento».

E come la napoletana Doriana Sarli. Che attacca: «Di Maio sta facendo un ottimo lavoro ma sui diritti civili subiamo un' impostazione leghista che sta fomentando odio e paura. Cosa stiamo diventando?». Domanda che più di uno nel Movimento si sta ponendo.

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