9 dicembre forconi: 03/06/19

mercoledì 6 marzo 2019

SE TORNA IL GOLD STANDARD – NON ABBIAMO NIENTE DA METTERCI

“Nel 2019 l’oro sarà una copertura preziosa da tenere in portafoglio– suggerisce Blackrock”,  titolava un articolo di Bloomberg del gennaio scorso. Blackrock consiglia oro?!  Sembrava di sognare

Motivi a favore dell’oro nel 2019 ”: clamoroso il titoletto sull’Economist a febbraio. Strepitoso,  leggere che  la Bibbia della finanza speculativa,  proprietà Rotschild, la quale ha sempre sputato sull’oro  “reliquia di un passato primitivo” e sui maniaci che vogliono detenerlo (“gente che  colleziona armi da fuoco e sa  dove sono i posti migliori per conservare il cibo”)  adesso  perora la causa del metallo giallo.  Ecco con quali argomenti:
“Immagina che l’economia mondiale vada in tilt.  Avviene la svendita degli attivi a rischio [i titoli finanziari ad interesse, ndr.] . Dove cercare sicurezza?  Il contante è il bene più liquido; ma che tipo di contante? Il dollaro sarebbe un punto focale naturale. Tuttavia l’indisciplina del bilancio americana e il suo consistente deficit delle partite correnti consigliano di  evitare. Anche altre valute hanno i loro difetti. L’euro è difettoso . Non ha emittenti sovrani unici che lo  sostengano. E lo yuan non è una valuta che puoi scambiare facilmente. Lo yen  […] il franco svizzero [….]. C’è un  altro  piazzamento che  si può  prendere in considerazione, se non altro perché gli altri stanno iniziando a pensare allo stesso modo. Ed  è oro”.
Strano, mi son detto.Ora l’amico e  lettore “Annance” richiama la mia attenzione su un articolo di 24 Ore  del 24 febbraio.

“Le nuove regole della BRI: l’oro nei bilanci diventa moneta.
Banche, il ritorno del «gold standard»: l’oro nei bilanci diventa moneta
“Per la prima volta in 50 anni  – si legge –   le banche centrali hanno comprato l’anno scorso oltre 640 tonnellate di lingotti d’oro, quasi il doppio rispetto al 2017 e il livello più elevato dal 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon (nella foto) chiuse l’era del Gold Standard.
Nixon 1971 . Sgancia il dollaro dall’oro.
[E]  le banche centrali europee, insieme a quelle asiatiche, sono state le più aggressive negli acquisti: paura di crisi dell’euro e di guerre valutarie?
In realtà, c’è “un richiamo di cui pochi sembrano ancora a conoscenza, malgrado l’appuntamento sia ormai questione di poche settimane: quelle che mancano al 29 marzo del 2019”.
Quel giorno, dice il Sole,  la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, la «Banca delle banche centrali» ha  deciso “ la resurrezione del Gold Standard nel mondo bancario” .  Nientemeno: l’oro come base delle monete di copertura almeno parziale, delle monete.
L’oro come denaro contante
“Il Sole 24 Ore ha scoperto che tra le complesse riforme degli standard per il credito e la finanza dal piano «Basilea 3»,”  se ne nasconde una cruciale: “Dal 29 marzo, per decisione della BRI, l’oro in portafoglio alle banche commerciali e d’affari diventa «Cash Equivalent», un asset equivalente al denaro contante e quindi «risk free». Di fatto, è la prima «rimonetizzazione dell’oro» dai tempi dell’accordo di Bretton Woods:   il processo inverso a quello della «demonetizzazione» dell’oro decisa da Nixon.

Stesso status dei bond sovrani
“L’operazione della BRI, secondo quanto ricostruito dal Sole24Ore, porta la firma della FED, della BCE, della Bundesbank, della Banca d’Inghilterra e della Banca di Francia, il G-5 delle grandi potenze monetarie globali”.   […] hanno preso una decisione “epocale” di cui “ nessuno ha mai però discusso apertamente in pubblico. In pratica, l’oro in lingotti “fisici”  torna ad essere considerato dai regolatori come l’equivalente del dollaro e dell’euro in termini di sicurezza patrimoniale, eliminando così l’obbligo di ponderarne il rischio ai fini dell’assorbimento di capitale, come avviene con ogni altro asset finanziario, esclusi (per ora) i titoli di Stato dell’Eurozona. La svolta non è di poco conto, per il mercato dell’oro e per il ruolo stesso delle riserve auree nazionali. Il risultato è rilevante: con le nuove regole di Basilea 3, viene assegnato all’oro lo stesso status oggi riconosciuto ai Bond sovrani nei bilanci delle banche.

Una domanda sorge dunque spontanea: la promozione dell’oro è forse la premessa per applicare un coefficiente di ponderazione del rischio ai Titoli di Stato posseduti dalle banche? Dalla crisi del debito, l’obiettivo dei regolatori è stato infatti duplice: imporre al sistema bancario di detenere un patrimonio adeguato a coprire l’entità dei rischi. Nel mirino ci sono soprattutto i Titoli di Stato, che in base alle regole attuali possono essere detenuti dalle banche senza alcun impatto sul loro patrimonio. La questione riguarda principalmente paesi a basso rating come l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia, osservati speciali dopo la crisi del debito nel 2011.
Le banche di questi Paesi  […]  hanno il più alto ammontare di titoli di Stato nell’eurozona. E questo fenomeno è particolarmente sentito in Italia, dove il sistema bancario possiede 400 miliardi di BTp sui 2.400 miliardi di debito pubblico. Che cosa succederebbe allora, se venisse applicata a ponderazione per il rischio sui BTP come vuole il Comitato di Basilea? Le conseguenze dipendono dal livello di ponderazione del rischio applicato sui BTP: se fosse alto, alcune banche potrebbero essere costrette a sostituire i titoli con altri asset finanziari, oro compreso, oppure a procedere ad aumenti di capitale. In un momento in cui il mercato è restio ad acquistare azioni bancarie, il rischio di ripercussioni sulla stabilità del sistema bancario potrebbe essere alto. Basta guardare i Credit default swap (l’assicurazione dal rischio di default) sulle banche italiane: secondo i dati di Bloomberg, i Cds a 5 anni di alcune tra le maggiori banche italiane hanno avuto un’impennata dalla primavera del 2018, anche triplicando in alcuni casi il valore. E’ in questo contesto che la data del 29 marzo si avvicina rapidamente”.
Capito perché la Germania   ha rimpatriato il suo oro, mentre  gli “europeisti” nostrani e i loro media di alto tradimento hanno sparato a zero sul parlamentare Borghi che voleva sapere  chi ha la disponibilità delle riserve auree dell’Italia?
Perché, continua il Sole, “I Paesi che hanno rimpatriato l’oro dall’estero  si sentono già al riparo dal rischio di trovarsi dopo il 29 marzo a corto d’oro fisico da mettere a disposizione delle proprie banche in caso volessero sostituirlo ai bond sovrani”.
[…] “Come al solito, i Paesi più lungimiranti e prudenti – o forse i meglio informati sulla svolta di fine marzo, sono stati la Germania, l’Olanda, l’Austria, la Francia, la Svizzera e il Belgio, ma anche la Polonia, la Romania e l’Ungheria hanno ripreso il controllo delle riserve auree aumentandone anche la consistenza. Cina, Russia, India e Turchia sono state invece le nazioni che hanno comprato oro negli ultimi due anni più di chiunque altro, con Mosca che ha addirittura liquidato l’intero portafoglio in titoli di Stato americani per sostituirli con il metallo prezioso”.

Il trucco sporco delle  banche centrali sull’oro

A questo punto, il valoroso giornalista economico si domanda: come mai, dopo questa incetta  di oro fisico, il suo prezzo non è aumentato?  “ Al contrario, l’oro ha chiuso l’anno scorso con un ribasso complessivo del 7% e un rendimento finanziario negativo. Come si spiega?
Mentre le banche centrali rastrellavano dietro le quinte lingotti d’oro “vero”, allo stesso  tempo”  svendevano  centinaia di tonnellate di “oro sintetico”   (derivati finanziari  in oro) sui listini di Londra e New York, […]   …innescando spirali ribassiste  –   sfruttate dalle banche centrali per comprare oro fisico a prezzi sempre più bassi. Con buona pace di chi guarda all’oro come a un rifugio sicuro. Cina, India, Russia e Turchia, ha praticamente raddoppiato le riserve auree negli ultimi cinque anni con questo sistema. Mosca, per comprare oro, ha persino venduto l’ultimo 20% di titoli di Stato americani che aveva nelle riserve valutarie.
E  24 Ore osa perfino fare la domanda cruciale: “Quanto è compatibile una situazione del genere con i doveri di correttezza e trasparenza di una banca centrale? Chissà cosa  accadrà dopo il 29  marzo”.
Cosa succederà me lo scrive “Annance”, che di mestiere  commercia in metalli (non preziosi)
“Ecco la spiegazione: con le nuove regole della BRI in vigore da fine marzo l’oro nei bilanci delle banche diventa moneta.
Chi ha comprato negli ultimi anni? Cina, Russia, India e Turchia sono state le nazioni che hanno comprato oro negli ultimi due anni più di chiunque altro.
Chi nell’ultimo anno ha iniziato a comperare oro? La Germania, l’Olanda, l’Austria, la Francia, la Svizzera e il Belgio, la Polonia, la Romania e l’Ungheria.
Chi in una sola dichiarazione al Parlamento ha decretato la svendita della terza maggiore riserva d’oro al mondo? Giuseppe Conte, primo ministro di quello che consideravamo il “nostro” governo.
Sai qual è il progetto? Far saltare l’euro, stroncare il valore del dollaro e sostituirlo con una moneta mondiale basata sull’oro. Questo era il progetto di Keynes, questo è sempre stato il progetto dei keynesiani. Un’unica moneta mondiale, un unico governo mondiale, una sola religione con al massimo appena qualche variante tanto per  salvare le apparenze. Questo è il progetto della globalizzazione e del pensiero unico.
Cari saluti
In Christo Rege per Mariam Reginam”, perché Annance  è un credente tradizionale.
Spero  solo che  tu esageri in complottismo, caro amico. Non occorre aspettare molto.
Cosa posso aggiungere? Quando qualche giorno fa ho postato l’articolo del titolo “Non è più il governo che abbiamo votato, è il loro”, un lettore  – che evidentemente aveva votato grillini,  mi ha scritto irritato e sgomento: “Secondo lei direttore chi avremmo dovuto votare?”.
La domanda stessa è sbagliata: non c’è nessuno per cui votare.  Il punto è che non abbiamo  una classe dirigente. Meglio: la società italiana non sa e non vuole darsi una  classe dirigente;  essa esiste, ma la società non la riconosce quando la vede, e non la vota. Io stesso mi sono illuso che questa inedita alleanza 5Stelle e Lega  potesse esprimere una classe dirigente: i 5 Stelle palesemente non sanno nemmeno cos’è,  quindi non hanno fatto “selezione  delle elites” –  e Salvini palesemente  non è all’altezza intellettuale che la crisi  post-moderna  esige e i  trucchi sporchi che i poteri costituiti stanno giocandoci; anche se ce lo dobbiamo tenere caro, perché se sparisce lui,  vanno al potere i puri e semplici  collaborazionisti e  traditori.
Se mi chiedo come va formata una classe dirigente – ossia responsabile verso la comunità (la patria) e insieme all’altezza culturale dei  tempi –  mi vengono in mente esempi della storia di grandi popoli.
Pietro il Grande  (1672-1725) si accorse che la Russia non aveva  una classe dirigente all’altezza dei tempi, e brutalmente impose l’occidentalizzazione, deformando forse per sempre l’anima russa. E soprattutto negli aspetti tecnologici, avendo sperimentato che  l’arretratezza russa portava sconfitte militari: non a caso Toynbee lo definì  “homo occidentalis mechanicus neobarbarus”.   Ma trasformò i boiardi in una burocrazia militare e nazionale.
E nei suoi viaggi tra Amsterdam e Londra e Vienna, onnivoro  e insaziabile  volle vedere e  studiare la zecca di Londra, gli ospedali, l’università; matematica e anatomia  e chimica, strategia e (soprattutto) nautica militare: è celebre il fatto che lavorò in incognito, operaio fra gli operai, in un cantiere navale olandese: operazione che i dirigenti grillini desiderosi di “decrescita felice” farebbero bene  ad imitare, e la Confindustria ad offrire loro in una serie di visite guidate alle superstiti industrie del Nord  –  per metterli al corrente delle complessità che ignorano.
Gli olandesi hanno elevato un monumento allo zar operaio  navale.
Il Giappone si accorse, dopo  l’intervento delle cannoniere dell’ammiraglio Perry  (1853),  che per mantenersi indipendente e sovrano  doveva imparare dall’Occidente come farsi armi moderne, una base  industriale, e non solo; anche armi culturali e giuridiche.  “L’antico ordine sociale venne rovesciato e si elaborò un nuovo diritto, che aprì la strada alla costituzione di un’organizzazione capitalistica della produzione. Le corporazioni furono soppresse nel 1868. I samurai furono autorizzati a dedicarsi alle attività commerciali, i contadini venivano trasformati in proprietari. I samurai furono dapprima presi a carico dallo Stato”.
Centinaia di giovani nobili furono spediti all’estero  con l’ordine di  apprendere non solo le tecniche,  dalle industrie alle ferrovie,  ma le istituzioni  e il diritto  commerciale  dell’Europa; essi dovevano farsi imprenditori – imprenditori-guerrieri,  patrioti.
Allo stesso modo, la Turchia per diventare moderna andò a scuola della Prussia. E  in Italia? Mi basti citare  il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile: il suo liceo classico –  con la sua severità che faceva da  selezione e  sbarramento al facilismo italiota –  mirava  coscientemente  a creare una classe dirigente capace di “imparare ad imparare” ed assumersi le responsabilità verso una  nazione  di cui (attraverso il latino e il greco)   conosceva la profondità e il prestigio storico. Chi parla di studi “umanistici” non sa quello che dice: tutti  i tecnici  e scienziati, da Marconi ad Italo Balbo a Fermi o  Federico Caffè,  vengono da “studi classici”.   Le scuole tecniche sono utili anzi necessarie, ma semplicemente non a formare una classe dirigente.
Vogliamo parlare  di come la Cina dittatoriale è riuscita a conquistare la modernità dopo la tragedia del  maoismo e l’arretratezza storica? O come la Sud Corea è diventata l’eccellenza indiscutibile nei settori tecnologici avanzati, ma (come la Cina) anche nelle auto e nei frigoriferi?

Quando manca una classe dirigente

Il punto comune che hanno queste  fondazioni di classi dirigenti avete visto qual è: sono regimi autoritari, dittature o monarchie assolute.  Insieme autoritari e fortemente nazionali. Che si sentono  – si sanno  –   “in stato di guerra” verso nemici forti (come il Giappone nell’800, così la Corea del Sud, che è giuridicamente in stato di guerra col Nord).
L’Italia ripudia la guerra. Ripudia ogni autorità. Ed ogni sforzo,  da ultimo; la sua minima e  già insufficiente classe dirigente s’è addormentata al  suono di “ci pensa l’Europa”.  Una intera burocrazia statalista (e i magistrati, al cui confronto i boiardi di Pietro erano degli illuminati) si sono messi al servizio dell’euro, essenzialmente per evitare di  riformarsi profondamente, diventare efficienti e patriottiche, e continuare  mantenere il loro potere indebito (sopruso) sulla popolazione a prendere stipendi spropositati – rispetto alle  loro inadempienze – in valuta forte.
Come ho già scritto, le abbiamo provate tutte – in democrazia- da Berlusconi a Renzi, Mario Monti  e Gentiloni (i peggiori)  ed ora i Grillo-Casaleggio, e i leghisti.  Abbiamo raschiato  il fondo del barile, cercando una classe dirigente.  Ormai, dobbiamo ammettere che non c’è.
Quando un popolo non ha classe dirigente nazionale, gli succede quello che vediamo – ed è già successo all’Italia: che lo dominano  gli stranieri. Un tempo lo facevano mandandoci  i lanzi o i napoleonici –  ora lo fanno sottraendoci  l’oro e bastonandoci con lo spread. E’ una conclusione amarissima, lo so.
Fonte: qui

Bail in, Tria: ‘Anche Bankitalia contraria. Saccomanni fu ricattato dal ministro tedesco’. Mef lo corregge: ‘Frase infelice’


…Al momento dell’introduzione del bail-in, la normativa che impone di gestire la risoluzione delle banche in crisi senza far gravare i costi dei salvataggi sulle casse pubbliche, in Italia “erano tutti contrari, anche la Banca d’Italia in modo discreto si oppose. Il ministro di allora era Saccomanni [governo  Letta] che fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco”, all’epoca Wolfgang Schaeuble, con la minaccia che se l’Italia non avesse accettato il nuovo sistema “si sarebbe diffusa la notizia che il nostro sistema bancario era prossimo al fallimento“. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, rispondendo alle domande della commissione Finanze del Senato.
Poche ore dopo, Tria  ha rettificato: proprio “ricatto” non è stato,  Schauble non  avrebbe diffuso lui la notizia che il sistema bancario italiano era al fallimento, ma che se il governo italiano non accedeva al  bail-in (ossia al far pagare le perdite delle banche agli azionisti, obbligazionisti e correntisti – senza aiuti di Stato), “si”  sarebbe pensato che il sistema bancario era  prossimo al fallimento.
Questa correzione è falsa.  Sono anni che Jens Weidman,  il capo della Bundesbank , incita i “mercati” ad  esigere  più interessi per prestare  all’Italia,  perché i titoli di stato italiani sono a rischio altissimo, prossimi alla bancarotta.  L’ha fatto anche con interviste al Financial Times
Non solo: anche il ministro Padoan, come Saccomanni, è stato ricattato da Schauble,  e come lo ha raccontato Varoufakis nel suo libro: Padoan gli raccontò che “da quando era stato nominato ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble  si era impegnato ad aggredirlo in ogni possibile occasione, specie all’eurogruppo”.
“Pier Carlo mi disse che aveva chiesto a Schauble  cosa poteva fare per ottenere la sua fiducia;  risultò essere “la riforma del mercato del lavoro” espressione in codice che voleva dire ridurre i diritti dei lavoratori, consentendo alle aziende di licenziarli più facilmente, senza o con minimo compenso, in modo da assumere personale meno pagato e meno protetto”.
Ugualmente, anche il ministro Andrea Orlando (PD) parlò di   “ricatto”   subito dal governo (Renzi)  da parte della BCE (cioè  da Draghi) e della UE:  dovevano mettere in Costituzione  l’obbligo di pareggio di bilancio,  altrimenti la BCE gli avrebbero fatto mancare i soldi per gli stipendi  pubblici.

Il senatore Massimo Garavaglia ha raccontato che la BCE e la UE minacciarono gli esponenti del  parlamento italiano, se non sostenevano il governo Monti, “noi non compriamo i vostri titoli per due mesi e voi andate in fallimento”.

Cosa volete correggere?  Lo stesso ministro Saccomanni  – il tecnico, ex direttore generale di Bankitalia, fedelissimo di Draghi –  ha ammesso il ricatto che ha subito dai tedeschi, come risulta da  questo articolo:
<Visco lo ha accusato sul Corriere di essersi fatto fregare dai tedeschi, accettando pure di anticiparne l’entrata in vigore al 2016. “Schäuble disse che altrimenti i mercati ci avrebbero puniti…”, si è sfogato tempo dopo con gli amici>>
Anzi: Andrea Riccardi, il ministro di Mario Monti, il cattolicone Riccardi,  ha descritto il sadismo con cui Monti dava “legnate ai poveri: servivano a compiacere la Merkel”.
Ma perché rievocare il passato, la Germania ci sta minacciando di farci fallire e trattarci come la Grecia anche in queste ore:

La Germania avvisa l’Italia: senza un avanzo al 4%, alla prossima recessione debito da ristrutturare

“L’economista tedesco Clemens Fuest, numero uno dell’Ifo, non usa parole dolci nei confronti di Roma, ma ribadisce quello che tutti sanno: “Se succede qualcosa, se l’Italia avesse delle difficoltà a rifinanziare il suo debito” e il governo fallisse nelle riforme “ci sarà una qualche maniera di andare avanti“, come “una forma di sostegno” dall’Ue, e “probabilmente anche un cambiamento del governo italiano”.
Immaginando uno scenario di crescente difficoltà, Fuest ritiene “probabile” un cambiamento del governo. Secondo l’economista tedesco, per ridurre il debito/Pil al 100% dall’attuale 130% “nei prossimi 10-15 anni dovrebbe avere un avanzo primario di circa il 4% del Pil: al momento ha un avanzo primario intorno all’1%”.
Non basta  ancora.
David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank,  ingiunge a noi:
Contro i sovranisti.
Quanto ci voglia ancora a capire che la UE è una spietata dittatura criminale che pratica estorsioni e ricatti rovinando i popoli, non so. Ed è altrettanto evidente che questo stato du non- diritto, dove manca una istanza per far valere le proprie ragioni di fronte alle “aggressioni” e “ricatti” di Schauble, Draghi o Weidman di tagliare i fondi, fare alzare lo spread alle stelle, portarci via i risparmi dalle banche, ridurci in miseria sottoponendoci alla Troika , è il Reich germanico redivivo.
A questo punto, non sono in causa i nostri oppressori tedeschi. Vanno chiamati in causa i collaborazionisti. Questi “antifascisti”, si rendono conto che stanno facendo la stessa parte dei repubblichini di Salò? Che eseguono gli ordini del Nazismo? Fanno finta di non riconoscerlo come tale perché non vedono le divise e le mostrine delle SS: ma questa è la forma che ha perso il Nazismo in questa generazione, e spetta a questa generazione combatterlo. Invece voi, antifascisti, “democratici”, europeisti, vi siete messi al suo servizio – voi siete i repubblichini di questa generazione.  Anzi, il giudizio morale su di voi deve essere peggiore: gli italiani che aderirono alla Repubblica Sociale  sapevano di non aver niente da guadagnarci, se non la fucilazione; voi  vi siete messi al servizio del Reich ed avete stipendi enormi  e poltrone di prestigio.

Saccomanni e Padoan: avete perso ogni dignità. Dovevate difendere la dignità dello Stato italiano, stato fondatore, contributore netto, e invece vi siete lasciati “aggredire” , “ricattare” dal nazista Schauble. Un posto a parte merita Monti, per il suo sadismo – merita, se la testimonianza di Riccardi è confermata,  il giudizio da criminale di guerra che pesa su Pietro Koch e gli altri torturatori di Villa Triste. Perché lui ci godeva.
Voi Letta, voi M. , voi Prodi; voi Bonino e Cottarelli; voi Riccardi; voi giornalisti di regime, tanto “progressisti”. 

Basta dirne una, di voi:   il governo tedesco ha riconfermato Jens Weidman di nuovo a capo della Bundesbank, la banca centrale, il che gli dà un posto nel consiglio della BCE. Solo pochi giorni fa, un tentativo del governicchio giallo-verde di esprimere una preferenza  in una carica di Banca d’Italia, è stata accolta da vostri urli (e dalle censure occulte e palesi del Quirinale) quasi fosse un colpo di Stato, un attentato garvissimo contro “l’autonomia della banca centrale”. Ebbene: il vostro silenzio dice che voi siete i repubblichini di questo Quarto Reich, e  collaborate all’oppressione e al  sopruso delle “leggi” germaniche non uguali per tutti.
“Più Europa”
Voi “PiùEuropa” ; voi Draghi, sarete giudicati per la vostra collaborazione con il sistema anti-umano e criminale che – con il sequestro della sovranità monetaria – ha distrutto il 25% delle industrie italiane e la vostra consapevole collaborazione  ai cinque milioni di poveri. Vi attende una Norimberga. Fonte: qui

LE SPECIFICITÀ DELLA MENZOGNA EUROPEA

I dati sulla caduta della crescita e della produzione industriale in Italia nella seconda metà del 2018, sono stati accolti con un compiacimento eccessivo, che va oltre la scontata polemica con l’attuale governo. Le stesse notizie sul rallentamento economico della Germania e della Cina hanno suscitato nei media una sorta di euforia, come a confermare che la “crescita” non è affatto un obbiettivo comune e condiviso, al di là dei mezzi ritenuti idonei per raggiungerlo.

La lobby della deflazione è la grande innominata e innominabile dell’attuale contesto economico globale, così come viene totalmente rimossa l’ovvia osservazione per cui i processi di finanziarizzazione richiedono necessariamente un quadro di stagnazione economica. Lo sviluppo economico, con il conseguente aumento delle entrate fiscali, renderebbe gli Stati meno dipendenti dai prestiti dei grandi “investitori istituzionali”, cioè le multinazionali del credito, colossi bancari e fondi di investimento. Lo sviluppo determinerebbe inflazione e quindi erosione del valore dei crediti. Lo sviluppo determinerebbe anche aumenti salariali e quindi una minore dipendenza delle masse dal credito ai consumi. Insomma, lo sviluppo economico per la grande finanza sarebbe una iattura, quindi non c’è nulla di strano nel fatto che la centrale della lobby della deflazione, il Fondo Monetario Internazionale, delinei per il futuro scenari catastrofici in modo da scoraggiare gli investimenti e i consumi. 

Il problema è che attualmente si sta procedendo sul filo del rasoio. Alle spinte della lobby della deflazione, corrispondono analoghe spinte di parte statunitense per un aumento stabile dei prezzi del petrolio, in modo da favorire la produzione americana di petrolio di scisto. Questo petrolio è talmente costoso da risultare competitivo solo se i prezzi del petrolio superano i settanta dollari al barile. 

Da questa esigenza di creare le condizioni di mercato per il petrolio di scisto, derivano i tentativi americani di mettere fuori mercato per i prossimi anni il petrolio del Venezuela, dell’Iran e della Russia. Un aumento dei prezzi del petrolio in presenza di una generale stagnazione economica potrebbe innescare effetti recessivi devastanti, di una portata difficile da prevedere. L’Unione Europea è una creatura della lobby della deflazione, quindi ha una politica ad una sola dimensione e, come tale, non è assolutamente in grado di porsi altri problemi come la gestione a lungo termine dei prezzi delle materie prime. Per nascondere le proprie finalità esclusivamente deflazionistiche, l’Europa continua - e continuerà - ad avvilupparsi nelle menzogne e nelle finzioni, come l’Europa “a due velocità” o la “Framania”. 

Il sistema della menzogna europea è stato spesso paragonato a quello dell’Unione Sovietica. Questo paragone è notevolmente fuorviante e sorprende il fatto che a volte venga tirato fuori anche da analisti dotati di notevole lucidità, come lo storico Vladimiro Giacché. 

Le ingannevoli promesse sul benessere che avrebbe assicurato l’Unione Europea erano strettamente in funzione dell’inconfessabilità delle finalità deflattive. Che la cosiddetta “austerità espansiva” fosse una balla, era evidente soprattutto a chi la raccontava. Si trattava quindi di menzogne strumentali e pubblicitarie, ben calcolate nei loro effetti sul target dei “consumatori”. Per dissimularne la funzione meramente deflazionistica, ci è stato così spacciato un euro per tutti i gusti e tutte le esigenze: un euro che ridimensionava la Germania, un euro che difendeva i salari dall’inflazione, un euro che assicurava la pace, un euro che sviluppava il commercio; ci è mancato solo un euro che lava più bianco e un euro che fa ricrescere i capelli. 

Anche l’Unione Sovietica mentiva sempre, ma spesso senza alcuna necessità, anzi, con effetti autolesionistici. La menzogna socialista non era strumentale ma incontrollata e confusionaria, nasceva cioè da un complesso di inferiorità nei confronti del capitalismo, laddove invece ammettere le proprie debolezze e la inevitabile limitatezza dei propri obbiettivi avrebbe generato meno discredito. Il riscontro di questo dato si è avuto con il caso cubano negli anni ’90, quando il regime castrista ha cominciato a provare i vantaggi per il suo prestigio internazionale del mentire meno, rivendicando i successi effettivamente raggiunti nell’indipendenza del Paese, nella sanità e nell’istruzione, mettendo però da parte le scemenze sul paradiso socialista e sul cosiddetto “uomo nuovo”. La sintesi di questo nuovo atteggiamento più realistico si condensò nella famosa battuta di Fidel Castro: “il nostro sistema dell’istruzione funziona talmente bene che oggi anche le prostitute sono laureate”. 

Sarebbe interessante capire se il complesso d’inferiorità sia alla base anche di molte delle menzogne “sovraniste”, in particolare quelle sul tema migratorio, presentato falsamente come invasione dei poveri del mondo invece che come scontato effetto della finanziarizzazione e “banchizzazione” delle masse povere dell’Africa e dell’Asia. Avviene così che il Paese che ha il PIL più alto dell’Africa, la Nigeria, che non ha neppure la micidiale palla al piede del franco CFA, sia anche quello che produce il maggior numero di migranti, a causa dell’indebitamento di massa dovuto al boom del microcredito. Nonostante i suoi effetti socialmente disastrosi, il business della microfinanza viene ancora promosso e protetto dalla Banca centrale nigeriana e tuttora presentato come rimedio alla povertà. Ciò a proposito di menzogne pubblicitarie del lobbying. 

I miti della difesa dell’identità, dei confini e dell’esser “padroni a casa propria” potrebbero essere la risultante del senso d’impotenza dei “sovranisti” nel cimentarsi sull’unico terreno che realmente conta, cioè il contrasto alla mobilità dei capitali. È infatti sulla mobilità dei capitali che la lobby della deflazione fonda il proprio strapotere.

Fonte: qui

Evviva quella presa per il CxxO di eco-tassa sulle auto!

L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente.....
(al fondo del post trovare un riassunto completo dello studio)

Si moltiplicano le ricerche - anche in tutta evidenza NON sponsorizzare dalle "cattive multinazzzziunali dell'automotive" - che mostrano in modo sempre più chiaro come in questi anni sia stato messo in atto un massiccio&pesante lavaggio del cervello pseudo-ecologista di massa CONTRO le automobili - in primis quelle a motore diesel -
mentre in realtà ormai sul computo generale dell'inquinamento le auto contano ben poco (e come trend contano sempre meno)
rispetto ad altre cause ben più rilevanti sulle però quali fare populismo spiccio&semplice come blocchi del traffico, eco-tasse, lotta ai diesel a favore del mitico elettrico etc risulta molto più ARDUO. 

Traffico Limitato a Milano: 5 Giorni Di Area B = 0 Effetti Su Inquinamento

Ecco perché sempre di più i blocchi del traffico NON servono ad una mazza per ridurre l'inquinamento...ma invece fanno tantissimo per danneggiare ulteriormente un'economia .........................................
.
che quando tutti crescono se va bene galleggi e quando gli altri rallentano si va in Recessione (per la 3° volta in 10 anni, cosa mai vista...)



Insomma...
LA VOGLIAMO SMETTERE CON 'STE CAXXATE DEL BLOCCO AUTO, DELL'ECO-TASSA, DELLA LOTTA AL DIESEL. dell'AUTO ELETTRICA AD OGNI COSTO etc etc
che sono solo provvedimenti pseudo-ecologisti RECESSIVI che danneggiano pesantemente la nostra Economia?
Vogliamo continuare a fare solo populismo-pseudo-ecologico acchiappa consensi presso una massa che per anni - come dicevo - ha subito sul tema un lavaggio del cervello massiccio...mentre in realtà è soprattutto una scusa per ciucciarci SOLDI&fare CASSA?
O vogliamo lavorare anche SULLE VERE PRIORITÀ?

Considerando poi che quel che conta è anche il TREND
= negli ultimi 16 anni la quota di inquinamento delle auto è andata scendendo per le continue normative sempre più restrittive che hanno migliorato molto le emissioni
mentre il riscaldamento&gli allevamenti hanno continuato a salire sempre di più a razzo come quota inquinamento perché tutti stanno solo a rompere le balle su auto&diesel che fa ecologgista-radical-chic-fichetto-in-bicicletta ;-)
MA VAFFFFF!



In un contesto del genere
risulta ancora più DEMENZIALE da ideologizzati fuori dal Mondo con lo stampino o peggio ancora TRUFFALDINO (per ciucciarci altri soldi) l'ennesimo provvedimento RECESSIVO del Governo del Cambiamento (di 'sto caxxo) = L'ECO-TASSA sulle auto come già vi spiegai per esteso nel mio post:

ECO-tassa: per arrivare là dove nessuna decrescita (in)felice è mai giunta prima...

Che poi se volete la prova del 9 per capire come questo populismo pseudo-ecologista venga usato soprattutto per fare CASSA...
basti vedere com'è congegnata la nuova tassa (quello è)

Una Jeep Renegade 1.3 di cilindrata e 20 mila euro di listino pagherà 1.100 euro di ecotassa. 
Una Porsche Panamera da 130 mila euro ne pagherà 2.500. 
E' come se un ricco comprasse 6 Renegade e su 4 non pagasse la tassa. 
I poveri non sono poveri per colpa dei ricchi, sono poveri per colpa dello Stato (e della loro idiozia).
Mauro Gargaglione

In ogni caso, sulla base anche degli ultimi studi dell'ISPRA
l'ECOTASSA è una vera e propria MINKIATA ed andrebbe ABOLITA sul nascere.
Lo faranno? Sìììì figurati...
Anche se è ancor più una minkiata dannosa economicamente
proprio per com'è configurato il mercato italiano e per il suo indotto auto da 160mila posti di lavoro.
Il tutto poi con il TIMING peggiore visto che il mercato auto in Europa è già in forte fase di correzione, con FCA in testa.
Vedi cosa scrivevo: 

Inoltre 'sto governo di scappati di casa è riuscito pure a favorire le auto straniere...uaoooo! (dopo che - a differenza di altri Paesi - FallitaGlia non ha favorito la creazione di impianti di produzione auto di marche straniere).
L’allarme della Fim Cisl: il provvedimento del governo rischia di distruggere l’industria italiana dell’auto e migliaia di posti di lavoro. Favorite 28 vetture estere, penalizzati 14 modelli di Fca

Che USA, Germania, Francia e tutto il Mondo SOSTENGONO i propri marchi automobilistici, mentre in FallitaGlia allegramente si mette in ulteriore difficoltà (rispetto al ciclo già negativo) quel che rimane dell'industria automobilistica del Paese. GENIALE!
Intanto da fonti interne, serpeggia trai 60mila dipendenti totali del Gruppo FCA in Italia la PAURA...che iniziano a far prendere le ferie non prese, si parla di cassa integrazione etc etc
Ma come vi spiego da tempo caxxoglienefrega dell'economia reale ai 7 italiani su 10 che ormai si fanno mantenere da 3 su 10 e che dunque portano ad una sempre più diffusa dissociazione dalla realtà a pragmatismo zero?


E come vi anticipavo tempo fa
vedi il mio post di ottobre 2018: E la FCA senza Marchionne...

la FCA di Manley ha colto la palla al balzo offerta da Giggino con 'sta ecotassa
per congelare 5mld di investimenti in FallitaGlia
ed investire 6,5mld in USA, con Trump tutto contento a twittare di felicità

Trump esulta per i posti di lavoro in Michigan. Manley sterza dai piani marchionneschi e Di Maio ha dato l’alibi alla fuga
“Grazie Fiat Chrysler. Stanno tutti tornando negli Stati Uniti”, esulta Donald Trump in volo verso Hanoi, inneggiando alla decisione del gruppo sempre più americano che italiano. Che gran colpo per Trump, la scelta di Fca di puntare 5,4 miliardi di dollari per rimettere a nuova tre fabbriche e costruirne una quarta in Michigan e creare così 6.500 posti di lavoro in un’area a forte rischio disoccupazione.....
In questo contesto dove ormai l'auto tradizionale pesa già ben poco o nulla sull'inquinamento complessivo, stanno pure per arrivare i nuovi diesel euro 6.3 ed anche oltre...
Maledetti tedeschi! Complotto! ;-) Hanno preso un forno a microonde lo hanno messo in un Diesel (sicuramente taroccato dalla malvagia VW) e ci hanno tagliato le emissioni di NOx dell’80%.......
Tutto questo rende ancora più discutibile tutto questo tifo irrazionale di parte verso la mitica auto elettrica...
....Nessuna auto elettrica in grado di competere senza sussidi pubblici arriverà sul mercato prima del 2025.
Il che significa anche che la composizione delle automobili che costituiscono il parco auto globale, o dei singoli stati, senza pesanti iniezioni di soldi pubblici, non comincerà veramente a mutare se non, ottimisticamente, dal 2025.
Per concludere, sarà un miracolo se il parco circolante nei paesi ricchi sarà composto dal 10% di auto elettriche nel 2030, cioè 5 anni dopo che le prime auto elettriche competitive e realmente alternative a quelle a carburanti fossili arriveranno sul mercato. 
Sempre ammesso che a quelle date esista una rete di ricarica in grado di reggere le gigantesche potenze che dovranno essere trasportate vicino agli utenti....
L’auto elettrica sarà un fattore reale e di mercato tra il 2030 e il 2040, nel frattempo i motori endotermici a dispetto di quanto dichiarato continueranno ad essere sviluppati (e migliorati)...
Fossi al governo non investirei un centesimo in incentivi nell’auto elettrica, sono soldi buttati nel cesso in attesa che tecnologie migliori e basso costo arrivino (forse) sul mercato.....

In tutto questo contesto REALISTICO
che mostra come la realtà non sia in bianco&nero ma molto più sfumata...
Giggino poteva perdere l'occasione per fare la sua quotidiana sparata PROPAGANDISTICA?
Naaaaaa...figurati! 

Innovazione, Di Maio: «Investiremo a Torino, la 500 elettrica sarà simbolo della nuova mobilità»

Al di là del livello di sparate da CAZZARO che manco Renzi&Berlusconi messi assieme...
1. la 500 elettrica prodotta a Mirafiori dovrebbe costare minimo 25-30mila euro
2. l'autonomia dovrebbe essere di massimo 200 chilometri
3. immaginate dunque la coda a comprarla.... ;-) = sarà prodotto di super-nicchia da pochi esemplari anche se dovesse beneficiare di super-incentivi pagati con le nostre tasche
4. ho cercato ovunque ma non mi risulta che l'AD di FCA Manley ci fosse mentre Giggino faceva i suoi proclami da super-cazzola sulla 500 elettrica simbolo della nuova mobilità con scappellamento a destra....
5. a quanto mi risulta la 500 elettrica prodotta a Mirafiori rientra in un piano di investimenti in Italia che per ora è stato congelato...
= #BUONAPROSECUZIONEDIDECLINO che ce lo meritiamo tutto...

AGGIORNAMENTO DI POCO FA

Manley dice che il piano Fca per l'Italia va avanti

= dopo uno stop durato 1 mese e mezzo, il piano investimenti si sblocca (almeno parzialmente).
Evidentemente il Governo, dopo essere entrato a gamba tesa con 'sta cavolata di eco-tassa, ha dato rassicurazioni ad FCA di appoggio (= soldi pubblici, supporto cassa integrazione etc) per mandare avanti la "santa causa" dell'auto elettrica...

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di Giuseppe Sandro Mela. 
2019-02-28__Inquinamento__001


L’Ispra è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
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2019-02-28__Inquinamento__002

«Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico»

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«Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale»

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«le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%.»

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«I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%.»

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2019-02-28__Inquinamento__003



Cerchiamo di raccapezzarci un pochino.
Per decine di anni le automobili sono state demonizzate come perfido strumento di inquinamento atmosferico. Per non parlare poi di quelle spinte da motori diesel.
L’industria tedesca sta rosolando alla fiamma ambientalista alimentata dal Dieselgate... e tutto perché a quanto sembrerebbe non avrebbero letto la relazione dell’Ispra.
Chi fosse rimasto allo slogan che le centrali elettriche a carbone inquinano, si adegui immediatamente: la produzione di energia rende conto solo del 4.8% dell’inquinamento globale, quella terrifica causa «nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente».
Le grandi fonti di inquinamento sarebbero due: il riscaldamento per il 38% e gli allevamenti animali per il 15.1%.
Ci si aspetta di conseguenza che il nostro buon Governo proibisca il riscaldamento domestico e metta il bando la carne di ogni tipo: gli allevamenti di animali dovrebbero essere proibiti sul suolo italico. 
Senza dimenticarsi di proibire la tenuta di cani, gatti e canarini in gabbia: veri e propri untori.
E cosa mai dire dei sessanta milioni di italiani che mediamente una vola al giorno depositano feci inquinanti e diverse volte al giorno svuotano la vescica? 
Sono grosso modo diciotto milioni di kilogrammi di sterco umano ogni giorno che Dio manda. 
A presto qualcuno verrà a proporre lo sterminio degli italiani.


Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico. 
Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Secondo lo studio, infatti, le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%. 
I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%.

Perché l’Ispra ha studiato il PM 2,5?
Il particolato, PM dall’inglese Particulate Matter, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 500 nanometri (un nanometro è la milionesima parte di un millimetro), considerate gli inquinanti di maggior impatto nelle aree urbane. 
Si tratta di fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo. 
Le fonti naturali (terra, sale marino, pollini, eruzioni vulcaniche) ci sono sempre state, quelle dovute all’uomo (traffico, riscaldamento, processi industriali, inceneritori) sono aumentate negli ultimi decenni con la sovrappopolazione e i processi di industrializzazione, sommandosi alle prime. 
Le polveri più pericolose sono quelle con diametro inferiore a 10 nanometri , il cosiddetto PM10, il cui 60% è composto da particelle con dimensioni inferiori a 2,5 nanometri.
Il PM 2,5 è la frazione più leggera, quella che rimane più a lungo nell’atmosfera prima di cadere al suolo e che noi respiriamo maggiormente. 
Sono proprio queste particelle a entrare più in profondità nei nostri polmoni, aumentando il rischio di patologie gravi: asma, bronchiti, enfisema, allergie, tumori, problemi cardio-circolatori.

Particolato primario e secondario
Il calcolo eseguito dall’Ispra tiene conto del particolato primario e secondario insieme. Una novità che cambia la lettura dei dati e l’origine delle cause. 
Il primario è quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti (ad esempio dai tubi di scappamento delle auto): il 59% è dovuto al riscaldamento, il 18% alle auto, il 15% all’industria, mentre il contributo degli allevamenti intensivi è irrisorio (l’1,7% di PM 2,5). Ma questa è una fotografia parziale della realtà. 
Le polveri, infatti, si formano anche in atmosfera a causa dei processi chimico-fisici che coinvolgono le particelle già presenti. In questi casi si parla di particolato secondario e le percentuali cambiano.
Il contributo degli allevamenti intensivi al PM 2,5 passa così dall’1,7% al 15,1%, diventando la seconda fonte di inquinamento totale da polveri.
«Il PM 10 e ancora di più il PM 2,5 – afferma Vanes Poluzzi, dell’Arpa dell’Emilia Romagna – sono composti per una percentuale rilevante da particelle di natura secondaria che si formano in atmosfera a partire da ossidi di azoto e zolfo, ammoniaca e composti organici volatili. Tale contributo secondario tende tra l’altro ad aumentare in caso di condizioni meteorologiche di stabilità atmosferica, quando si raggiungono i massimi livelli di inquinamento». 
E nelle principali città della Lombardia, una delle aree più inquinate del Paese, il particolato secondario è maggiore del primario.

L’attenzione verso gli allevamenti
L’Ispra punta il dito soprattutto verso gli allevamenti intensivi, i principali responsabili di emissione di ammoniaca nell’aria (il 76,7% a livello nazionale nel 2015), principale fonte di particolato secondario. 
Non solo: «Il problema è che il settore allevamenti non può essere oggetto di misure di emergenza». 
In altre parole: mentre per intervenire sul traffico si può bloccare la circolazione dei veicoli, o per ridurre l’effetto del riscaldamento si può limitare la temperatura interna, per intervenire sulla seconda causa di particolato in Italia, secondo Ispra, si deve ricorrere ad «azioni più strutturali, come la riduzione dei capi o le opzioni tecnologiche». 
Se si guardano i dati degli ultimi sedici anni, si vede come il settore allevamenti non ha subito alcun tipo di miglioramento in termini di inquinamento da PM. 
Anzi, se nel 2000 gli allevamenti erano responsabili del 10,2% di particolato, nel 2016 la percentuale di PM 2,5 causato dagli allevamenti ha subito un incremento del 32%. 
Il trend degli ultimi anni è chiaro: diminuisce l’inquinamento dovuto a auto, moto e del trasporto su strada, diminuisce quello legato ad agricoltura, industria e produzione energetica. 
Ma aumenta la quota legata al riscaldamento (che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016) e al settore allevamenti (dal 10,2% al 15,1% in sedici anni). Le frontiere su cui dovremo lavorare nei prossimi anni.

I nuovi limiti europei
Una direttiva del 2016 ha ridotto del 40% il tetto delle emissioni consentite di PM primario, oltre ad aver introdotto limiti per le emissioni di ammoniaca entro il 2030. 
E, secondo l’Ispra, se gli allevamenti intensivi non diminuiranno le emissioni, avremo problematiche con i superamenti delle concentrazioni di PM 2,5. 
Cosa stanno facendo le Regioni per arginare la situazione? 
Le prime linee guida risalgono al 2016 e prevedono il divieto di spandimento dei reflui zootecnici da novembre a febbraio e la copertura delle vasche di raccolta dei reflui. 
«Le Regioni stabiliscono questi divieti ma il problema sono i controlli – dice Daniela Cancelli di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile –. 
Gli allevamenti sono tanti e i controlli chi li fa? Inoltre il ministero dell’Ambiente dovrebbe fare delle linee guida a livello nazionale, perché lasciare le Regioni e i Comuni a gestire l’emergenza non è efficace».

Oms, oltre 4 milioni i morti in Europa per inquinamento atmosferico
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nel 2016 circa 4,2 milioni di persone al mondo sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, il 91% della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli di qualità dell’aria non soddisfano i limiti fissati dall’OMS17.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che nel 2015 in Europa l’esposizione a concentrazioni elevati di PM sia stata responsabile della morte prematura di circa 442mila persone. 
Rispetto al PM 2,5, stando ai limiti dell’Unione Europea, nel 2016 circa l’8% di abitanti del vecchio continente sono stati esposti a questa particella oltre i limiti fissati, mentre stando ai ben più rigidi dettami dell’Organizzazione mondiale della sanità, tra il 74% e l’85% della popolazione europea è stata esposta a concentrazioni superiori ai limiti. 
Ovvero quasi tutti noi.
Per quanto riguarda le stime nazionali, secondo l’Ispra, in Italia il 7% circa di tutte le morti per cause naturali è stato imputato all’inquinamento atmosferico. 
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’Italia è il secondo Paese in Europa per decessi prematuri; al primo posto la Germania, con 60.600 morti attribuite all’inquinamento da PM2,5 nel 2015.




Fonte: qui