9 dicembre forconi: 04/14/19

domenica 14 aprile 2019

LE BUFALE SULLA CARNE - DAGLI 80 CHILI DI MANZO PRO CAPITE MANGIATI OGNI ANNO, AI 1500 LITRI DI ACQUA NECESSARI PER PRODURRE UN ETTO FINO ALLA CARNE CHE FA VENIRE IL CANCRO: ECCO COSA NON STA IN PIEDI E LE ESAGERAZIONI

Attilio Barbieri per “Libero quotidiano”

La carne fa male. Fra le tante bufale amplificate a dismisura dai social media, in testa Facebook, questa è una delle più clamorose. Alimentate da un sottobosco di pubblicazioni e blog che fanno dello scandalo fine a sé stesso la loro principale ragion d' essere, le balle sul consumo di carne godono pure di una sorta di extraterritorialità che deriva loro dall' essere falsamente «pro ambiente» e vagamente politically correct.
carne grassa 2CARNE GRASSA 2

Così, quando ho ricevuto un accurato studio condotto nell' ambito del progetto Carni Sostenibili, non ho resistito ad approfondirlo. Scoprendo che la maggior parte delle argomentazioni su cui poggia la campagna contro la carne sono bufale clamorose. Cinque su tutte, che impazzano da anni su web e social. Vediamole una per una.

Prima bufala: in Italia mangiamo 79,1 chilogrammi di carne all' anno. Troppa! Non è vero che il consumo di carne pro capite dei nostri connazionali ammonti a poco meno di 80 chili l' anno. Per un semplice motivo: questa stima prende in cosiderazione anche le parti non edibili dei capi macellati, vale a dire tendini, ossa, grasso e cartilagini. Se si escludono gli scarti le cifre cambiano e si scopre che in media il consumo reale è di circa 37,9 Kg di carne all' anno. Dunque meno della metà. Fra l' altro, considerando soltanto la carne bovina, il consumo reale scende a 29 grammi al giorno pro capite, una quantità ben al di sotto delle raccomandazioni dell' Organizzazione mondiale della sanità, l' Oms, che fissano a 100 grammi il consumo giornaliero di carne rossa.
carne grassa 1CARNE GRASSA 1

Seconda bufala: la carne fa venire il cancro, lo dice l' Oms! Anche questo è falso. Nel 2015, l' Oms attraverso la Iarc, l' Agenzia per la ricerca sul cancro, ha analizzato il rischio di sviluppare il tumore al colon in presenza però di un consumo giornaliero pari a 50 grammi di carne trasformata (ad esempio sotto forma di salumi) e 100 grammi di carne rossa. Ecco, con queste dosi il rischio cresce di circa il 18% per le carni trasformate e del 17% per le carni rosse. Ma se si riportano i calcoli ai nostri consumi medi effettivi, i rischi diventano trascurabili.

Terza bufala: la produzione di carne non è sostenibile. Servono 15.000 litri d' acqua per produrne un chilo di carne bovina. Nulla del genere! La stima, infatti, si basa sul concetto di «impronta idrica» elaborato dal Water Footprint Network sull'«acqua virtuale», messa in gioco in tutto il processo produttivo. In pratica pure quella usata nella coltivazione dei foraggi e nei cereali necessari all' alimentazione del bestiame, oltre all' acqua impiegata in fase di macellazione o per depurare gli scarichi di produzione. In pratica si calcola pure l' acqua piovana senza la quale il foraggio e il grano non crescerebbero.
carne crudaCARNE CRUDA

Negli allevamenti italiani più efficienti, invece, il consumo effettivo di acqua è di 790 litri per chilo di carne. In quelli meno efficienti, che però stanno scomparendo, arriva al massimo a 7mila litri. Quarta bufala: gli allevamenti inquinano più dei trasporti! Falso pure questo. Se si considera il solo settore zootecnico, cioé gli allevamenti, in Italia il contributo totale ai gas serra è del 4,4%, come certifica un report dell' Ispra, l' Istituto superiore per lo studio e la ricerca ambientale, pubblicato nel 2017.

Un viaggio aereo Roma-Bruxelles, ad esempio, genera più emissioni del consumo di carne di un italiano per un anno intero. Oltre all' anidride carbonica, un altro gas sotto accusa per i cambiamenti climatici è il metano, prodotto in natura dal metabolismo di alcuni batteri definiti «metanogeni», presenti nell' apparato digerente dei ruminanti e nelle acque stagnanti, ad esempio le risaie. Ma la quantità di metano prodotta così è trascurabile rispetto a quella ottenuta con lo sfruttamento dei pozzi petroliferi.

carne rossa 1CARNE ROSSA 1
Quinta bufala: la carne contiene ormoni e antibiotici; mangiarla è pericolosa! Questa è forse la bufala di più lunga durata visto che ci affligge da tempo immemorabile. Il trattamento di animali con gli ormoni è vietato in Europa da quasi quarant' anni e da oltre un decennio è proibita pure la somministrazione di antibiotici a scopo preventivo. Non è un caso se l' Unione europea ha bloccato a partire dal 1988 l' import di carne bovina da Stati Uniti e Canada, due Paesi in cui gli ormoni sono ammessi.

Negli allevamenti l' uso di antibiotici è permesso soltanto a scopo di cura, previa prescrizione del veterinario. Gli animali che li abbiano assunti possono essere macellati soltanto dopo che sia trascorso il tempo necessario a smaltire le sostanze contenute nei farmaci. Infine tre numeri per capire la portata delle bufale sull' alimentazione. Se è vero che 9 italiani su 10 parlaro abitualmente di cibo, oltre 7 si informano prevalentemente su internet. Ma appena 6 su 100 lo fanno sui siti di giornali e istituzioni.

Fonte: qui

Sanità, l’apertura del M5S ai fondi privati per me è un tradimento politico


Nel mio precedente post che denunciava l’apertura del M5S alle mutue (fondi sanitari privati), molti sono stati i commenti: alcuni di questi chiedevano maggiori spiegazioni. Precisiamo che la proposta del M5S – che per me vale come un vero e proprio tradimento politico – è contenuta nell’articolo 5 della bozza di patto per la salute che la ministra Giulia Grillo ha sottoposto alle regioni per giungere a un’intesa. Non si capisce bene se è una proposta personale della Grillo o una proposta del M5S, qualcuno ci spiegherà. L’articolo 5 dice sostanzialmente che:
1. i fondi integrativi (mutue) sono complementari al Ssn, cioè sono parte di esso avendo lo stesso scopo di garantire la tutela della saluteQuindi si tratta di istituire quella che in gergo si chiama “seconda gamba”, dando attuazione alla proposta dell’ultimo governo Berlusconi di sostituire il sistema pubblico universalistico e solidale con un sistema multipilastro (un po’ di pubblico, un bel po’ di mutue, e anche da un bel po’ di assicurazioni private);

2. si deve rivedere la normativa attualmente in vigore per incrementare, attraverso maggiori incentivi fiscali, le prestazioni integrative facendole diventare sostitutive. Cioè lo Stato, oltre a finanziare il sistema pubblico, deve finanziare le mutue private;
3. si permette ai fondi di utilizzare anche le strutture pubbliche.
Queste le cose principali. La ragione politica di questo inaccettabile ribaltone, si legge testualmente nell’articolo 5, riguarda la “sostenibilità del sistema e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche”. Prima di commentare l’articolo 5 (in questo post mi limiterei a ciò) vorrei ricordare due cose:
1. l’attuale sanità pubblica, invidiata da tutto il mondo, è nata dal fallimento del precedente sistema mutualistico e in particolare per risolvere i due grandi problemi che accompagnano da sempre questo tipo privato di tutela: l’insostenibilità finanziaria che causò il default delle mutue (sono sistemi che tendono a costare sempre di più e in ragione di ciò a dare sempre di meno); l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria (lo scopo per questi sistemi è il profittonon la soddisfazione dei bisogni: per fare profitto essi non garantiscono mai il giusto riconoscimento delle reali necessità di cura del malato);

2. la legge di riforma del 1978 con la quale abbiamo istituito il Ssn – e quindi superato le vecchie mutue, con l’articolo 46 – prevedeva comunque la libertà per chiunque di farsi una mutua volontaria, ma vietava la possibilità per le mutue di avere finanziamenti sia privati che pubblici (con un Ssn non ha senso finanziare con degli incentivi forme di tutela privata concorrenti con il pubblico).
Ciò detto torniamo all’articolo 5:
1. i fondi integrativi, se si limitassero a passare quello che lo Stato non passa (per esempio odontoiatria, oculistica ecc.), potrebbero essere perfino un’estensione dell’universalismo, ma il problema è che essi puntano deliberatamente a scalzare lo Stato per privatizzare il mercato della salute, cioè nei fatti sono fondi sostitutivi, che vogliono marginalizzare il ruolo del pubblico o almeno tagliargli l’erba sotto i piedi. Ammettere questi fondi, che ora con un eufemismo si chiamano “complementari”, significa fare cittadini di serie A (con due tutele: quella di diritto e quella per reddito) e cittadini di serie B (con un’unica tutela pubblica marginale e definanziata). I fondi in sostanza significano ingiustizie diseguaglianze. E pessima medicina;
2. non è vero che i fondi – come è scritto nell’articolo 5 – perseguono scopi di salute pubblica, perché la tutela della salute per questi sistemi è strumentale al conseguimento del profitto. Con i fondi, in parte i soldi dei premi e degli incentivi vanno ad assicurare le prestazioni agli iscritti, in parte vanno all’intermediazione finanziaria: cioè a presidenti, consigli di amministrazione, apparati, prebende varie. Cioè, a un vasto sistema parassitario di cui fanno parte purtroppo anche il sindacato e vari co-gestori;
3. permettere ai fondi di usare i servizi pubblici significa fare delle convenzioniche è un altro modo per fare cittadini di serie A (quelli che pagano) e cittadini di serie B (quelli che sono assistiti per diritto). Se penso allo stato dei nostri ospedali mi vengono i brividi. L’ospedale convenzionato darà la precedenza ai fondi e i poveracci dovranno mettersi in fila. Penso alla propaganda della ministra Grillo sulle liste di attesa.
Mi fermo qui, saranno i lettori a farsi un’opinione. Conto comunque di tornare sull’argomento per informarvi sulle altre gravi ricadute della proposta Grillo. Ribadisco ciò di cui sono convinto:
1. non è vietato fare le mutue ma chi le vuole se le deve pagare;
2. se ho dei soldi da spendere per la salute io preferisco spenderli per garantire i diritti delle persone, non per garantire la speculazione e il parassitismo;
3. i problemi di sostenibilità sono risolvibili in tanti modi diversi senza per questo dover sfasciare nulla, cioè la privatizzazione come soluzione è una folliaesaspera i problemi di sostenibilità, accresce nel tempo il costo dei premi e nel tempo dà sempre di meno;
4. gli incentivi già oggi riconosciuti a tutte le forme di mutua ammontano a una cifra pazzesca – che però nessuno ha calcolato con esattezza – che paghiamo con le nostre tasse. Io propongo di togliere gli incentivi al privato e con i soldi che recuperiamo di riformare il nostro sistema pubblico, per renderlo maggiormente adeguato alle nostre esigenze;
5. l’ultima considerazione è tutta politica. Se il M5S approverà le proposte della ministra Grillo, allora dovremmo ammettere che questo movimento ci ha truffati, intendendo distruggere la sanità pubblica e quindi l’articolo 32 della Costituzione, andando oltre il neoliberismo di Berlusconi e del Pd.
10 Aprile 2019


Docente all'Università Tor Vergata di Roma, esperto di politiche sanitarie

Il Fatto Quotidiano