9 dicembre forconi: 11/24/18

sabato 24 novembre 2018

GUERRIGLIA SUGLI CHAMPS-ÉLYSÉES - SCONTRI TRA I GILET GIALLI E LA POLIZIA COSTRETTA A USARE LACRIMOGENI E IDRANTI PER DISPERDERE I MANIFESTANTI


IL MINISTRO DELL’INTERNO CASTANER ACCUSA LA LE PEN DI AVER "INCITATO AI DISORDINI", SOTTOLINEANDO LA PRESENZA DI UN CENTINAIO DI "SEDIZIOSI DI ESTREMA DESTRA" 

LA LEADER DEL RN REPLICA: "CONDANNO LE VIOLENZE MA LA SMETTANO DI UTILIZZARLE CONTRO IL MOVIMENTO". MELENCHON: "MOBILITAZIONE DEL POPOLO" (VIDEO)




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È guerriglia urbana nel centro di Parigi. Cinquemila “gilet gialli“, secondo le stime del ministero dell’Interno, hanno invaso gli Champs-Élysées nonostante il divieto di assembramento e si sono scontrati con la polizia in assetto antisommossa, che ha risposto a colpi di manganelli e lanciando gas lacrimogeni. Il centro della capitale francese è in pieno caos, la polizia sta facendo uso anche di granate assordanti per tentare di disperdere i manifestanti che hanno innalzato barricate.

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Il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner – secondo il quale a scendere in piazza oggi sono 23mila persone in tutto il Paese, 8mila nella capitale e 5mila sugli Champs-Élysées – ha apertamente accusato la leader dell’ultradestra, Marine Le Pen, di aver “incitato ai disordini” esortando i gilet gialli ad andare sugli Champs-Élysées, dove erano presenti dei “sediziosi di estrema destra“.

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La leader del RN ha risposto immediatamente: “Condanno le violenze ma la smettano di utilizzarle contro il movimento”.”Questa è la mobilitazione del popolo, anche se il governo vuol far credere che si tratta di gente di estrema destra e che sono poco numerosi”, ha commentato il leader dell’estrema sinistra radicale di France Insoumise, Jean-Luc Melenchon. “Non sono né di estrema destra, né poco numerosi”, ha aggiunto. 
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La celebre via è interamente avvolta dai lacrimogeni, i manifestanti al grido di  “Macron dimettiti” e “La Francia in collera“, sono al centro della strada e costruiscono barricate con panchine divelte e cassonetti. Otto le persone fermate al momento dalla polizia. Ingenti i danni all’arredo urbano su quella che i parigini definiscono “la strada più bella del mondo”, con vetrine distrutte e auto danneggiate: alcuni “casseur” hanno infatti divelto sampietrini con sbarre di ferro per lanciarli contro la polizia.
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Non solo, si sono impadroniti anche di un rimorchio di cantiere nei pressi degli Champs-Élysées, lo hanno trascinato al centro della celebre avenue e gli hanno dato fuoco proprio davanti al celebre ristorante Le Fouquet’s. Una densa colonna di fumo nero si alza dall’area delle fiamme, visibile da gran parte dei quartieri della città. 

I “giubbotti gialli” protestano contro l’aumento delle tasse sui carburanti e questa è la loro seconda giornata di mobilitazione dopo quella di sabato scorso, dove 282mila persone hanno bloccato strade e siti strategici in tutta la Francia, causando la morte di 2 persone e il ferimento di altre 620. I manifestanti chiedono di poter vedere il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ma la polizia sta cercando di impedire loro di accedere alla Concorde e alla zona dell’Eliseo.

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Alle 14 era prevista una manifestazione autorizzata a Champ de Mars, vicino alla Tour Eiffel, ma gli organizzatori della protesta hanno rifiutato la proposta spiegando di non voler essere tenuti lontani dai luoghi del potere parigino. E hanno quindi inviato un “comunicato”, firmato “I cittadini francesi” e pubblicato sui social, annunciando un “raduno di individui su iniziative personali”, “tutto il giorno” nel “distretto degli Champs-Élysées”. 

Fonte: qui

PER PUNIRE LA EX MOGLIE FA MORIRE IL FIGLIO DI 11 ANNI



NEL MANTOVANO UN 53ENNE BRUCIA LA CASA PER MANDARE UN MESSAGGIO MINATORIO ALL’EX: I DUE ERANO SEPARATI E QUATTRO GIORNI FA L'UOMO AVEVA AVUTO L' ORDINE DI NON AVVICINARSI 

LA DONNA HA MESSO IN SALVO IL BIMBO PICCOLO MENTRE NON È RIUSCITA A RAGGIUNGERE LA STANZA DA LETTO AL PIANO SUPERIORE DOVE SI ERA SVILUPPATO L' INCENDIO…

GIUSEPPE SPATOLA per Libero Quotidiano

gianfranco zaniGIANFRANCO ZANI
Quando le fiamme hanno avvolto la casa di Ponteterra (Mantova), saturando di fumo nero le stanze e incendiando anche l' aria, stava riposando nella sua cameretta senza immaginare che non sarebbe riuscito a mettersi in salvo, intrappolato dalla follia del padre che ha appiccato il rogo e poi è fuggito. È morto così, senza neppure il conforto dell' ultimo abbraccio di mamma, Marco Zani, 11 anni appena compiuti. Il cuore del bambino ha smesso di battere sull' ambulanza che lo stava portando al pronto soccorso dell' ospedale di Oglio Po dopo essere stato strappato alle fiamme della casa di via Tasso 2 dove viveva con la madre Silvia e due fratelli.

Alle 19 l' ultimo sospiro tra le braccia dei soccorritori annichiliti mentre il padre, che da 4 giorni aveva il divieto del giudice di avvicinarsi all' abitazione della famiglia dopo diversi episodi di liti violente, cercava la fuga. La tragedia ieri poco prima delle 17. Gianfranco Zani, 53 anni, pittore e tinteggiatore, avrebbe appiccato le fiamme per mandare un messaggio minatorio alle ex, «colpevole» di averlo lasciato, denunciato e obbligato all' ordine restrittivo. L' ex moglie era appena uscita per accompagnare il figlio più grande, 17 anni, all' oratorio del paese.
gianfranco zani brucia casaGIANFRANCO ZANI BRUCIA CASA

Resta da capire se il padre sapesse che gli altri due bambini erano in casa. È stata proprio la donna, vedendo il fumo uscire dalle finestre della sala, a dare l' allarme rientrando a casa e notando il marito che stava fuggendo con l' auto, cercando anche di speronarla.

SECONDO BIMBO IN SALVO 

In casa erano rimasti Marco con il fratellino di 4 anni. La donna si è precipitata all' interno e ha messo in salvo il bimbo piccolo mentre non è riuscita a raggiungere la stanza da letto al piano superiore dove si era sviluppato l' incendio. Poi ha subito dato l' allarme. Quando i primi soccorritori hanno fatto irruzione in casa, facendosi largo tra il fuoco e il fumo asfissiante, il bambino era intrappolato nella sua cameretta già privo di sensi e in arresto cardiaco. Le sue condizioni sono apparse subito gravi. I medici hanno provato a fare il miracolo, rianimando il bambino sul posto e correndo verso Oglio Po. Tutto inutile, con Marco morto sull' ambulanza.
marco zaniMARCO ZANI
A chilometri di distanza, invece, il padre in fuga è stato fermato dagli agenti della polizia stradale di Casalmaggiore (Cremona) e arrestato. Ora si trova a disposizione dell' autorità giudiziaria.

TUTTI SAPEVANO 

A Sabbioneta la storia tormentata della famiglia, divisa dai litigi di padre e madre, era conosciuta da tempo tanto che la situazione era seguita dai servizi sociali. Ora i carabinieri della città virgiliana, coordinati dal comandante Fabio Federici, dovranno ricostruire le ore precedenti all' accaduto e la follia che ha spinto l' uomo all' assalto. Sulla vicenda indaga la Procura di Mantova, competente sul fatto, mentre della convalida del fermo si occuperà la Procura di Cremona.

Il dramma mantovano arriva a pochi giorni dal duplice omicidio e suicidio avvenuti nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 novembre 2018 ad Aosta dove una infermiera ha ucciso i figli e si è tolta la vita per fare uno "sgarro" all' ex marito. «Mi hai spento il sorriso, ora soffri tu. Io non ce la faccio più». Così Marisa Charrère, che lavorava al reparto di cardiologia dell' ospedale Parini di Aosta e avrebbe organizzato l' omicidio dei figli con una precisione minuziosa, ha giustificato il folle gesto.
Per il padre di Marco, invece, solo silenzio e rassegnazione.

Davanti ai carabinieri che gli hanno contestato la morte di suo figlio l' uomo è rimasto muto, incapace anche di piangere. L' accusa mossa dalla procura di Mantova è di omicidio volontario e incendio doloso.
gianfranco zani brucia casaGIANFRANCO ZANI BRUCIA CASA
Gli inquirenti dovranno capire se a far scattare la follia nella mente di Gianfranco Zani sia stata l' ordinanza restrittiva firmata 4 giorni fa dal giudice mantovano che gli impediva di avvicinarsi alla moglie e vedere i figli. Il resto è dramma consumato in pochi istanti, assordato dalle sirene dell' ambulanza in corsa verso l' ospedale e inghiottito dall' ultimo respiro del piccolo Marco.

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“LE INSEGNÒ A DROGARSI CON L'EROINA”


FINISCE NEI GUAI L'EX FIDANZATO DI PAMELA MASTROPIETRO, IL 21ENNE ROMENO ANDREI CLAUDIU NITU 

SAREBBE STATO LUI A DARLE LE PRIME DOSI DI DROGA 

È ACCUSATO ANCHE DI CIRCONVENZIONE D'INCAPACE E INDUZIONE ALLA PROSTITUZIONE 

IL RAGAZZO E’ STATO GIA’ ARRESTATO PER SETTE RAPINE


pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO
Per Pamela l' anticamera dell' inferno si è aperta a Roma. E per la famiglia, nonché per la procura, c'è anche un responsabile: Andrei Claudiu Nitu, romeno di 21 anni, l'ex fidanzato della diciottenne di San Giovanni violentata e uccisa il 30 gennaio scorso nell'appartamento di via Spalato, a Macerata.

Lunedì prossimo Innocent Oseghale, pusher nigeriano, finora l'unico sospettato rimasto accusato di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, comparirà davanti al gup per l'udienza di rinvio a giudizio. Per lui la difesa potrebbe chiedere il rito abbreviato subordinato però a una super-perizia psichiatrica. Il primo passo che la famiglia di Pamela aspettava per avere giustizia.

pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO
Ma ce n'è anche un altro per il quale Alessandra Verni, la madre di Pamela, è costretta ad aspettare però l'inizio dell' anno prossimo: Nitu rischia infatti di finire sotto processo per spaccio di droga a favore della giovane quando quest' ultima era minorenne, induzione alla prostituzione e circonvenzione d' incapace, reato contestato al ventenne, ora agli arresti domiciliari in una comunità a Cassino (Frosinone), proprio sulla base degli accertamenti medici disposti dalla procura sulla diciottenne.

Martedì scorso la prima udienza dal gup è stata rinviata perché non è stato possibile accompagnare il ragazzo da Cassino. Altrimenti anche questa storia avrebbe avuto una svolta. «Pamela si era innamorata di lui, era entrata in fissa. Andrei invece se n'è approfittato. C'è anche una perizia della procura che lo conferma», spiegano proprio dalla famiglia della giovane, che aveva conosciuto Nitu all' inizio del 2017.

PAMELA MASTROPIETROPAMELA MASTROPIETRO
Prima di allora la diciottenne non aveva mai fatto uso di eroina, fino a primavera la situazione è invece degenerata, al punto che Alessandra Verni, mamma di Pamela, ha deciso di rivolgersi al commissariato San Giovanni per denunciare la situazione. E la storia della diciottenne che voleva diventare criminologa è stata presa a cuore dai poliziotti diretti da Mauro Baroni, che in più di una circostanza si sono prodigati per andare a recuperare la giovane finita in brutti giri, anche a Trastevere e al Pigneto.
pamela mastropietroPAMELA MASTROPIETRO

Con lei c'era quasi sempre Nitu, che si spacciava per pugile, con tatuaggi sulla nuca e sul dorso delle mani, che nel settembre 2017 hanno finito per tradirlo: la polizia lo ha arrestato per sette rapine a ragazzini messe a segno nel luglio precedente con coltelli e minacce dalle parti di piazza Re di Roma.

In quelle settimane però Pamela era già entrata nel tunnel di Sert, cliniche, strutture sanitarie specializzate e comunità di recupero dal quale non sarebbe più uscita, se non fuggendo dalla Pars di Corridonia il giorno prima di cadere nella trappola di Oseghale e, almeno secondo la procura di Macerata, di altre persone, che hanno abusato di lei, l'hanno uccisa e infine fatta a pezzi.

Anche di Nitu, secondo quanto emerso dagli accertamenti svolti dalla polizia e dalla famiglia, si era fidata. Lo seguiva dappertutto, con lui fumava eroina e veniva spinta a procurargli i soldi per le dosi. La madre e il padre hanno tentato di farle invertire la rotta, di spingerla a lasciare quel ragazzo che si presentava di continuo sotto casa per portarla via.
Da qui liti con i familiari, fughe continue, ma anche riappacificazioni e un po' di speranza per il futuro. Stroncata in quell'attico a Macerata.

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"Ora ci meritiamo i forconi". Fronda grillina sulla sicurezza

Di Maio minaccia: «Compatti come una testuggine». Ma una senatrice lo attacca. E in Aula il dl leghista è a rischio


Giorni difficili. È uno stressatissimo Di Maio con elmetto e moschetto, quello che affronta la prima «crisi del popolo», che viene dopo governo del popolo, avvocato del popolo e manovra del popolo.
Ribellione che dai territori in fermento per Tav e Tap rischia di alimentare dissidenze senatoriali a Palazzo Madama, prese di coscienza presidenziali a Montecitorio, correnti interne, congiure «del popolo» contro il popolo (almeno quello fedele).
In un post su Facebook e poi all'inaugurazione di un progetto di polo intermodale nel Casertano, il vicepremier ministro del Mise-Lavoro ammette che sono giorni «veramente duri». «Oggi nel nostro esercito alcuni stanno dando segni di cedimento - scrive -. Cedimenti che non possiamo permetterci...». Di Maio paventa il rischio di «restare con un pugno di mosche in mano, i cittadini non ce lo perdonerebbero mai». Quindi promette solennemente che «non passerà nulla che vada contro i principi del M5s». Ma chi sono i «nemici interni»? «Qualcuno di noi si sta prendendo a cuore alcune cose, alcuni dettagli che sollecitano una loro sensibilità individuale, non un nostro valore comune». La risposta, minaccia il generale Di Maio, sarà durissima: se «qualcuno decide di fare un passo indietro di testa sua, in quel caso se ne assumerà la responsabilità... Siamo tutti portavoce del nostro programma e del contratto di governo. Qualsiasi altro comportamento non è da M5s e non sarà assecondato». Nientepopodimeno che.
La ferrea «repressione» dimaiesca, palese sintomo di debolezza, viene giustificata dal fatto che «in questi giorni siamo sotto attacco totale: vogliono dipingerci come gente che non rispetta le promesse e sminuendo, censurando o stravolgendo il senso di tutti i risultati raggiunti». Che, secondo il vicepremier, in quattro mesi hanno già coperto «quasi la metà del programma». Attacchi «vili e sconsiderati» che non possono certo «far paura» a chi sostiene: «Siamo seduti dalla parte giusta della storia». Ne consegue che dalla parte sbagliata, come spiega Di Maio, ci siano i commissari Ue, «uomini di partito che ogni giorno sparano contro l'Italia», le agenzie di rating, direttori di giornali e burocrati. Contro queste forze del male, la metafora usata da Di Maio (o da chi scrive per lui) è quella della testuggine romana, con tanto di spiegazione tratta da Wikipedia, affinché venga accertato e accettato dai riottosi il concetto base: chi si sfila, è responsabile del crollo di tutta la testuggine. Quasi un invito a nozze, per il «fuoco amico» degli ortodossi, che al Senato vogliono modificare il «dl sicurezza» caro a Salvini e non vogliono votare l'eventuale fiducia: sarebbero in dieci e potrebbero mettere a rischio i numeri del governo. Elena Fattori è una delle più battagliere e non sarà facile espellerla, come capitò all'inizio dell'era grillina ai (pochi) dissidenti: «Mi devono sfilare con la forza». Ammazza i toni tronfi di Di Maio con una considerazione tipica del grillino antemarcia: «Se avessi detto questo... mi avrebbero rincorso con torce e forconi». Così non si dà per vinta neppure la campana Paola Nugnes. «Il Parlamento - sostiene con un azzardo - non può essere considerato responsabile della stabilità del governo... Nessuno fa passi indietro di testa sua: ci atteniamo al programma». Il senatore Gregorio De Falco, assai vicino a Fico (come la Nugnes), già ricevuto a Palazzo Chigi per essere «ammorbidito», trova poi del tutto fuori luogo il paragone con la testuggine. «Il M5s non è un esercito», scandisce. L'appello di Di Maio a «essere compatti, molto compatti, fusi insieme» rischia così di tramutarsi in boomerang. Toni altisonanti che, per ora, hanno partorito un topolino: Davide Casaleggio, retwittando il post, ha voluto far sapere a tutti che lui sta con Di Maio. Compatto, molto compatto, praticamente fuso assieme.
30 Ottobre 2018
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LE OSSA TROVATE NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA A ROMA HANNO UNA DATAZIONE ANTECEDENTE AL 1964 E SONO DI UN UOMO!




E' QUANTO HANNO RIVELATO LE PRIME ANALISI FATTE SUI RESTI NELL'AMBITO DI UN'INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA 

NESSUNA SVOLTA SUI CASI DI EMANUELA ORLANDI E MIRELLA GREGORI 

ORA SI APRE UN NUOVO GIALLO: DI CHI SONO QUELLE OSSA? 

(ANSA) - Le ossa trovate in una dependance della Nunziatura Apostolica a Roma hanno una datazione antecedente al 1964. E' quanto hanno rivelato le prime analisi fatte sui resti nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma.

La scoperta delle ossa nelle sede della nunziatura del Vaticano di via Po a Roma risale alla fine di ottobre. La conferma del ritrovamento fu data la sera del 30 ottobre da una nota della sala stampa della Santa Sede. Le indagini, affidate dal Vaticano all'Italia, e in particolare alla procura di Roma e alla Polizia scientifica, sono state finalizzate fin dall'inizio a comparare le ossa con il dna di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un dipendente vaticano scomparsa il 22 giugno 1983 e di Mirella Gregori, ragazzina scomparsa nello stesso anno.

OSSA NUNZIATURA: PM, NON SONO DI ORLANDI E GREGORI 
(ANSA) - Le ossa trovate in una dependance della Nunziatura Apostolica a Roma non appartengono ad Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Le ossa, secondo quanto appreso in Procura, avrebbero una datazione antecedente al 1964. Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sparirono a Roma nel 1983.

OSSA NUNZIATURA: RESTI SONO DI UN UOMO, LO DICE DNA
 (ANSA) - Le ossa trovate in una dependance della Nunziatura Apostolica a Roma sono di un uomo. Lo hanno rivelato gli esami svolti nei laboratori della scientifica che hanno isolato un Dna inutilizzabile per la comparazione, perchè deteriorato, ma che presenta il cromosoma Y che caratterizza il sesso maschile.

OSSA NUNZIATURA:RISULTATI DA ESAMI SU CALOTTA CRANIO E RADIO
(ANSA) - Le prime risultanze sulla datazione delle ossa sono state date dagli esami sui resti della calotta cranica e del radio, un osso dell'avambraccio. Gli esami col metodo del carbonio 14 sono stati eseguiti in laboratori specializzati a Caserta.

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IL COMMISSARIO EUROPEO DICHIARA: “LA NOSTRA PORTA RESTA APERTA, POTREMO TROVARE UN ACCORDO SU SOLUZIONI CONDIVISE. È UN PERCORSO IMPEGNATIVO MA PRATICABILE E IO CI VOGLIO CREDERE”



tria moscovici 4TRIA MOSCOVICI
Mano tesa dell'Europa all'Italia dopo la bocciatura sulla manovra. Il dialogo resta comunque aperto anche in attesa dell'incontro, sabato, tra il premier Giuseppe Conte e Jean-Claude Juncker. "La nostra porta resta aperta - dice il commissario Ue Pierre Moscovici - e sono convinto che potremo trovare un accordo su soluzioni condivise nell'interesse degli italiani e della zona euro. E' un percorso impegnativo ma praticabile e io ci voglio credere". "Il nostro fine non è quello di sanzionare le autorità italiane, nè di interferire negli affari interni del Paese", scrive Moscovici. "E' nell'interesse di tutti continuare a dialogare e andare avanti nella ricerca di soluzioni comuni". A Bruxelles, sottolinea Conte, "spiegheremo le nostre ragioni e ci confronteremo molto serenamente in modo spero molto costruttivo. Ho varie argomentazioni e le esporrò dettagliatamente". A dirlo a Locri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
conte salvini di maioCONTE SALVINI DI MAIO

"Le misure partiranno nei tempi previsti, quota 100 partirà nei primi mesi del 2019 insieme al reddito di cittadinanza e significa dare alle imprese la manodopera qualificata che aumenterà gli investimenti". Lo afferma il vicepremier Luigi Di Maio, aggiungendo che "noi dobbiamo provare un dialogo a oltranza con tutti i commissari europei, con la commissione per spiegare la bontà di queste misure ma soprattutto per spiegare che la manovra può migliorare sopratutto nel taglio agli sprechi", aggiunge Di Maio.

"Di tagli ne possiamo fare di più, perché non abbiamo completato in 5 mesi di governo tutte le istruttorie che servivano per tagliarli tutti", spiega di Maio arrivando al Wow business summit di Samsung a Milano. La manovra "può migliorare per quanto riguarda la dismissione di immobili inutili: questo è un Paese che ha accumulato un patrimonio pubblico di immobili, asset secondari che si possono vendere. Può migliorare - aggiunge il vicepremier - rafforzando l'impegno sul 2,4 per cento di deficit che abbiamo preso: si parte col 2,4 e si arriva al 2,4. Capisco che la Commissione europea ha paura che questo governo si possa comportare come governi precedenti, cioè con la truffa dei numeri. I governi precedenti dicevano facciamo solo 1,8% di deficit all'inizio dell'anno e poi alla fine arrivava altro deficit, il che significa indebitare ulteriormente il Paese", conclude Di Maio rispondendo ai giornalisti.

PIERRE MOSCOVICIPIERRE MOSCOVICI
"Quando dico che i mercati capiranno non dico che dovranno farsene una ragione - ha detto ancora Di Maio -, dico che questi sono stati giorni di tensione con Bruxelles, stava per arrivare la procedura di infrazione, sono giorni in cui la manovra è ancora in discussione quindi si può avere il timore che possa partire un emendamento in aula che possa peggiorarla", aggiungendo che "quando la manovra sarà approvata definitivamente entro fine anno e si vedranno le nuove misure tutti capiranno".

LUIGI DI MAIO PING PONGLUIGI DI MAIO PING PONG
"In quegli anni il tema di Berlusconi è che aveva perso qualsiasi credibilità: certo mi fa riflettere il fatto che un partito, Forza Italia, che è stato buttato giù dallo spread oggi tifi spread", ha detto poi Di Maio rispondendo a una domanda sull'ipotesi che non tema che l'attuale governo possa avere il destino dell'ultimo di quelli guidati dal leader di Forza Italia e aprire le porte a un 'nuovo Monti'. "Ho visto anche gli interventi in aula in questi giorni dei capigruppo dell'opposizione che stanno lì a dirci che dobbiamo semplicemente ripiegare e tornare indietro", aggiunge Di Maio spiegando che quando la manovra sarà approvata definitivamente i mercati capiranno "che non stiamo sprecando soldi, ma stiamo portando avanti le misure per fare ripartire l'Italia".
"Noto con piacere che lo spread è calato di decine di punti in queste ore, quindi chi sta leggendo attentamente la Manovra si sta rendendo conto che l'economia italiane è sana", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, in Sardegna per la seconda giornata del suo tour nell'Isola, incalzato dai cronisti sui richiami da parte del Bruxelles per la Manovra italiana.

"Io ho a cuore i risparmi e il lavoro degli italiani, con l'Europa siamo educati e ragionevoli ma senza retrocedere: un conto, infatti, è essere cauti, educati e ragionevoli, un conto è retrocedere. Passi indietro non se ne fanno", ha detto ancora Salvini rispondendo ai cronisti sulla 'cautela' di Di Maio nel confronto con l'Ue sulla Manovra italiana. "E Se Bruxelles continua a dire che la legge Fornero non si tocca, non mi convincerà mai", ha concluso.

Fonte: qui


LA LEGGE SI APPLICA PER I NEMICI E SI INTERPRETA PER GLI AMICI 

L’ITALIA NON È L’UNICO PAESE A NON ESSERE CONFORME ALLE REGOLE EUROPEE DI BILANCIO, EPPURE SPAGNA, FRANCIA, GERMANIA(SURPLUS EXPORT), BELGIO, PORTOGALLO E SLOVENIA VENGONO GRAZIATE DA BRUXELLES 

E DI TUTTO CIO' DOBBIAMO RINGRAZIARE SALVINI E DI MAIO PER TUTTI GLI INSULTI CHE HANNO ROVESCIATO SU JUNCKER, MACRON E MOSCOVICI (POI NON PUOI CHIEDERE FAVORI)

SÁNCHEZ CI HA PROVATO, MA NEMMENO LA SPAGNA È PROMOSSA DALL' UE
Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

MAURIZIO MARTINA PEDRO SANCHEZMAURIZIO MARTINA PEDRO SANCHEZ
Difficile resistere al vizio di apparire più belli, più giovani, più intelligenti, più bravi. Dalla matrigna di Biancaneve a Faust giù giù sino al primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, siamo tutti tentati. Quando un mese fa il leader socialista arrivò a Milano per appoggiare il Pd ebbe gioco facile nel presentarsi come alternativa politica all' ondata populista nostrana: attento ai poveri, ma al tempo stesso rispettoso dei patti finanziari con l' Ue.

pedro sanchez al marePEDRO SANCHEZ AL MARE




Da vero primo della classe raccontò al Corriere che la sua previsione di deficit all' 1,8% sarebbe bastata non solo ad abbassare il debito di due punti, ma avrebbe anche permesso una graduale ricostruzione dello Stato Sociale. Stipendio minimo più alto, pensioni più generose e via dicendo.

Per conto delle istituzioni comunitarie, però, «Babbo Natale Moscovici» ha mandato anche a Madrid e non solo a Roma, una lettera di richiamo. Contemporaneamente hanno scritto anche il Fondo Monetario Internazionale e l' Ocse.
TRIA E MOSCOVICITRIA E MOSCOVICI

Per tutti le previsioni di Sánchez sono, come dire?, abbellite: le entrate saranno minori e le uscite peseranno di più. Per ironia dei numeri, i grilli parlanti ipotizzano un deficit 2019 pari al 2,4% del Pil, esattamente quello proposto dai monellacci nostrani. Certo, le «trasgressioni spagnole» sono «significative», ma non «gravi» come le italiane.

La questione però resterà linguistica. Sánchez, arrivato al governo senza una vera maggioranza, non avrà probabilmente i voti per approvare un suo bilancio 2019. Né in linea con l' Europa né contro. Semplicemente gli manca l' appoggio catalano, congelato in attesa della scarcerazione dei leader indipendentisti. Sarà costretto all' esercizio provvisorio e a governare per decreto fino alle prossime elezioni.
ANGELA MERKEL E MARITO IN SPAGNA CON PEDRO SANCHEZ E MOGLIEANGELA MERKEL E MARITO IN SPAGNA CON PEDRO SANCHEZ E MOGLIE

Come il governo giallo-verde italiano anche quello spagnolo aspetta il voto europeo e poi il momento più vantaggioso per chiarire alle urne qual è la maggioranza che deve governare e come. Per il momento, ogni promessa, anche irrealizzabile, serve soprattutto ad apparire, non ad essere.





PARIGI E MADRID SFORANO. BRUXELLES LE GRAZIA
Antonio Grizzuti per “la Verità”

PIERRE MOSCOVICIPIERRE MOSCOVICI
Nonostante la prevedibile bocciatura del Documento programmatico di bilancio italiano abbia occupato gran parte della scena mediatica, in realtà nella giornata di mercoledì la Commissione europea ha emesso il proprio parere sui testi inviati da tutti i 19 Paesi dell' eurozona. Sfogliando i giudizi redatti da Bruxelles, si scopre che non è tutto rose e fiori, anzi.

Per ciascuno degli Stati membri, la Commissione ha emesso un giudizio di conformità riguardo al rispetto dei criteri imposti dal Patto di stabilità e crescita: un deficit (ovvero la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato al netto degli interessi sul debito) non superiore al 3% sul Prodotto interno lordo, e un debito pubblico non superiore al 60% del Pil.

di maio salviniDI MAIO SALVINI
Per quei Paesi che eccedono quest' ultimo limite, i tecnici verificano che il debito diminuisca a una velocità sufficiente. È la cosiddetta «regola del debito», ovvero la norma che definisce numericamente il ritmo di avvicinamento al valore soglia (ovvero 1/20 all' anno della parte eccedente il 60%).

Dei Paesi esaminati, dieci risultano totalmente conformi (Austria, Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi) e tre parzialmente (Estonia, Lettonia e Slovacchia). Tra gli Stati membri a rischio, troviamo invece Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna. L' Italia, come ben sappiamo, è stata giudicata «gravemente non conforme», e rappresenta l' unico Paese per il quale la Commissione ha richiesto espressamente al Consiglio l' apertura di una procedura per disavanzo eccessivo.

il palazzo della commissione europea a bruxellesIL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUXELLES
Spulciando i report che riguardano gli Stati a rischio, ci si imbatte in parole poco tenere. Guardiamo ad esempio al Belgio, Paese che al pari del nostro lo scorso maggio ha ricevuto dalla Commissione una «tirata d' orecchi» sui conti pubblici. Non solo il piccolo reame che ospita la Commissione si accinge a violare gli obiettivi di medio-termine (Omt) di finanza pubblica per il biennio 2018-2019, ma a non è essere rispettato risulta anche il percorso di riduzione del debito.

Il Belgio, lo ricordiamo, è l' unico Paese, insieme all' Italia, alla Grecia e al Portogallo, che presenta un debito in tripla cifra (103,4% nel 2017). La Slovenia, nonostante l' elevata crescita (4,3% nel 2018 e 3,3% nel 2019, secondo l' Autumn forecast della Commissione), risulta a rischio per l' eccessivo incremento della spesa pubblica. Sotto la lente per lo stesso motivo anche il Portogallo, che rischia di sforare gli obiettivi indicati da Bruxelles. Meritano un discorso a parte, invece, Madrid e Parigi.

pedro sanchez pablo iglesiasPEDRO SANCHEZ PABLO IGLESIAS
La Spagna è l' unico Paese, al momento, che risulta ufficialmente sotto procedura per disavanzo eccessivo. Un iter iniziato addirittura nel lontano 2009 e non ancora giunto al capolinea. Nel 2018 il deficit dovrebbe attestarsi al 2,7% (molto vicino alla soglia massima consentita), ma l' anno prossimo il governo stima che cali all' 1,8%.

Ottimismo non condiviso dalla Commissione, che invece lo prevede al 2,1%. Nel report si denuncia come la Spagna sia non solo «a rischio di una significativa deviazione dal percorso previsto di aggiustamento degli obiettivi di budget a medio termine», ma anche in ritardo con il programma di riduzione del debito. Una nota grottesca a margine è rappresentata dai «pasticci» combinati dal governo iberico.

MACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESEMACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESE
La Commissione lamenta di aver dovuto chiedere a Madrid nel mese di ottobre l' invio di una nuova bozza, in quanto la precedente mancava delle informazioni richieste dalla normativa e non dava una visione completa delle misure prese. Come se non bastasse, Bruxelles osserva che il testo revisionato manca del visto del Parlamento spagnolo.

La Francia, grazie alle misure «una tantum» riesce a farsi perdonare un rapporto deficit/Pil del 2,8% nel 2019 (dunque superiore a quello italiano), ma la Commissione sottolinea sia il rischio da una deviazione significativa dagli obiettivi di medio termine, che «progressi insufficienti» nel percorso di riduzione del debito, che è previsto attestarsi al 98,6% nel 2019. Nell' arco del decennio 2007-2018, il rapporto debito/Pil in Francia è cresciuto ben del 34%.
conte junckerCONTE JUNCKER

Nonostante la scia di giudizi negativi, l' unico Stato per il quale Bruxelles ha richiesto l' avvio della procedura per disavanzo eccessivo risulta l' Italia. L' accusa, spiega la Commissione, è quella di aver violato la già citata regola del debito. In realtà, da quando nel 2015 è scaduta la moratoria di due anni concessa a seguito della chiusura della precedente procedura a carico dell' Italia (2009-2013), tale parametro è sempre stato sforato.

UOVO IN FACCIA A MACRONUOVO IN FACCIA A MACRON



Semplicemente, di volta in volta Bruxelles ha scelto di chiudere un occhio, esattamente come ha fatto stavolta con i paesi sopra menzionati. Cosa è cambiato stavolta? Nel caso di violazione della regola del debito, la Commissione può decidere di valutare alcuni «fattori significativi», come le famigerate riforme strutturali e le misure di natura economica e fiscale.

A finire nel mirino, in particolare, la revisione della riforma Fornero e, più in generale, le misure contenute nella manovra, considerate inefficaci per «affrontare la fiacca crescita potenziale dell' Italia» e la «persistente stagnazione della produttività». Tutte argomentazioni di natura prettamente politica. D' altronde, come diceva Giovanni Giolitti, la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici.

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“A QUESTO PUNTO BISOGNA CAMBIARE ANCHE IL GOVERNO, NON SOLO LA MANOVRA”

IL MINISTRO PAOLO SAVONA NON ESCLUDE LE DIMISSIONI ENTRO LA FINE DELL’ ANNO

L'UOMO CHE SPAVENTAVA BRUXELLES E I MERCATI, L'ESTENSORE DEL PIANO B DELL'USCITA DALL'EURO, IL TEORICO DEL “CIGNO NERO”, SI TRASFORMA NEL PRINCIPE DEI “RESPONSABILI”

MA DIETRO QUESTA INCREDIBILE METAMORFOSI CI SONO I DISSAPORI CON TRIA E L’IPOTESI DI…


LA METAMORFOSI DI SAVONA CHE ADESSO NON ESCLUDE LE DIMISSIONI

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

SERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTESERGIO MATTARELLA PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE
«A questo punto non bisogna cambiare soltanto la manovra». Ormai s'è trasformato in una specie di star della Rete, ogni spiffero che arriva da lui genera clic su clic, su Twitter dilaga anche se lui non twitta, su Facebook anche se lui non «posta», forse persino su Instagram anche se non si mette in mostra.

Lo propongono indifferentemente per la segreteria del Pd o la guida di un governo tecnico, ne esaltano le retromarce, «Savona-Rola», «Indietro Savona» e via dicendo. Dietro il Savona 2.0, però, c'è l'originale, Paolo Savona, l'uomo che ha spiegato ai colleghi che «a questo punto bisogna cambiare anche il governo, non solo la manovra».

GIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONAGIUSEPPE CONTE PAOLO SAVONA
È l' impossibile che diventa possibile, il clamoroso al Cibali, l'imponderabile che confonde la mente. L'uomo che spaventava Bruxelles, l' estensore del piano B dell' uscita dall' euro, il teorico del «cigno nero», la personificazione di tutti gli incubi veri o presunti di un' Italia da indirizzare verso una versione tricolore della Brexit si trasforma nel principe dei «responsabili». In colui che s' è convinto che i rischi di uno scontro con l' Europa sono superiori alle opportunità. Talmente convinto dall' essere di fatto il primo ministro del governo Conte ad aver messo sul tavolo nientemeno che l' ipotesi delle dimissioni.

PAOLO SAVONAPAOLO SAVONA



Perché Savona pensa questo, ormai. Che il governo vada cambiato. «Credimi, Matteo. Un conto è che certe cose le leggi sui giornali. Altre cose è sentirle dal diretto interessato. Per Savona, insomma, siamo al capolinea», spiegava l'altro giorno uno dei ministri leghisti a Salvini in persona. E Salvini, gelido: «Lo so, ci ho parlato».

Persino le tante malelingue di Palazzo, che nelle settimane passate avevano iniziato a far passare i mugugni di Savona per un tentativo di accreditarsi a sostituire Giovanni Tria al ministero dell'Economia, sono spiazzate. Certo, il rapporto tra il titolare delle Politiche comunitarie e l'uomo che lui stesso aveva indicato per via XX settembre s'è incrinato. E, per usare l' efficace sintesi che un ministro attribuisce a Conte in persona, «Tria s'è tramutato in Savona e Savona in Tria».

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA
L'eterodosso professore vicino al centrodestra e amico di Renato Brunetta s'è trasformato nel custode dell'ortodossia gialloverde, pronto a trattare fino all'ultimo pur di non toccare la manovra. E il custode dell'ortodossia gialloverde - l'uomo del «non esiste l'Europa ma solo una Germania circondata da pavidi», il granitico assertore che «quelli che oggi si dicono europeisti sono solo anti-italiani» - diventa una specie di cavallo di Troia europeista spuntato come un fungo all' interno di Palazzo Chigi. E dire che dopo l'estate, quando Tria aveva frenato sul reddito di cittadinanza, al primo consiglio dei ministri Savona l'aveva punzecchiato.

«Professor Tria, che cosa dicono i suoi amici in Europa?». Ora è tutto diverso. A centosettantacinque giorni dalla nascita del governo, che stava per non nascere proprio per il braccio di ferro tra Salvini e il Colle sul suo nome, Savona sembra sventola bandiera bianca per tutti.
il ministro giovanni tria (2)IL MINISTRO GIOVANNI TRIA

Su un punto amici e detrattori sono d'accordo. Savona sta giocando una partita «alla Cossiga», si mormora a Palazzo evocando genio e sregolatezza degli ultimi vent'anni di vita dell' ex presidente della Repubblica, che il ministro ha sempre considerato, l'altro era Guido Carli, uno dei suoi due maestri. E di Cossiga, ieri l'altro, Savona ha citato una frase: «L'economia è un grande imbroglio politico». Chi lo conosce bene giura che abbia previsto per gennaio, quando ci saranno le aste Btp più importanti, il «momento più delicato» per l'Italia. Ecco, in «quel momento più delicato» lui non ci sarà. O riesce a scongiurarlo prima, non si sa come. Oppure lo guarderà da lontano.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni triaLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIOVANNI TRIA

IL SILENZIO DI SAVONA AGITA IL GOVERNO
Ignazio Mangrano per “la Verità”

Se decidi di andare alla guerra, dovresti andarci con un esercito compatto, con una strategia efficace e pienamente condivisa, e senza liti nel comando militare. Di tutta evidenza, l'Italia è stata trascinata dalla Commissione Ue in una contesa (più politica che tecnica) che durerà molti mesi, e sarà carica di incertezze. Purtroppo però, per il momento, non è ancora chiaro, al di là delle prime risposte fornite dal governo, quali siano le carte che l' esecutivo intenda effettivamente giocare, salvo la questione degli investimenti in infrastrutture.

GIUSEPPE CONTE NELLE VILLE CASAMONICAGIUSEPPE CONTE NELLE VILLE CASAMONICA
Sono invece evidenti i dissapori e le tensioni, non solo le differenze tutte politiche già emerse nei giorni scorsi tra Lega e 5 stelle. In ogni caso, la prima carta da giocare si conosce, ma non la si può gridare ai quattro venti. È infatti abbastanza chiaro che le misure più onerose incluse nella manovra (l' intervento sulle pensioni e il reddito di cittadinanza) possano essere modulate in molti modi, e saranno realisticamente diluite nel tempo, a maggior ragione in considerazione dei veicoli legislativi (non ultraveloci) che sono stati prescelti: insomma, non scatteranno il 1° gennaio.

salvini mattarellaSALVINI MATTARELLA
Questo vuol dire che, spostando l'operazione in avanti di qualche mese, è davvero possibile risparmiare almeno tre dei miliardi teoricamente stanziati, e quindi restare sotto l'asticella del 2,4% , in termini di rapporto deficit/Pil. Il problema è che annunciare la dilazione in modo esplicito sarebbe elettoralmente costoso: ma è auspicabile che - almeno a porte chiuse - il ministro Giovanni Tria sia stato chiaro al riguardo con i suoi interlocutori europei

La seconda carta ha a che fare con la Costituzione, che non impone il «pareggio di bilancio», come si continua a leggere qua e là, ma un meno rigido e ossificato «equilibrio di bilancio». Non è una distinzione di lana caprina: la seconda formula offre ai governi un margine di manovra che è stato sempre sfruttato.
RENZI E GENTILONIRENZI E GENTILONI

Non a caso, nelle ultime quattro leggi di bilancio (targate Renzi e Gentiloni), il rapporto deficit/Pil è stato del 3, del 2.6, del 2.5 e del 2.4%. Non si vede dunque perché il 2.4 di quest' anno debba creare scandalo. La terza carta ci sarebbe, ma - inutile nasconderlo - è una cartina tornasole delle tensioni, dicono alcuni tutt' altro che sopite, tra il ministro Tria e molti altri membri dell' esecutivo, a partire dal più autorevole, il ministro Paolo Savona.

Nel negoziato con l' Ue potrebbe infatti essere decisivo valorizzare il tema degli investimenti, su cui Savona ha pubblicamente espresso opinioni forti e coraggiose. Ma il Corriere della Sera attribuisce all' economista anche altre, di opinioni: «Non si può più andare avanti così, non ha senso. E la manovra com' è non va più bene: è da riscrivere». Non risulta che al momento vi siano state smentite da parte dell' interessato. Ma cos' è che non può andare avanti? E in che direzione la manovra è da riscrivere? In attesa di un chiarimento dell' interessato, non c' è certezza.

paolo savona col suo libro (1)PAOLO SAVONA COL SUO LIBRO
La quarta carta ha a che fare con gli immobili. Nella sua risposta a Bruxelles, il governo ha molto valorizzato l' ipotesi di procedure di valorizzazione e vendita di immobili pubblici, di asset di real estate da mettere sul mercato. Ma non si sa molto di lavori preparatori al riguardo: mesi fa circolò un documento di pregio, ma non risulta un lavoro intenso del governo sul dossier.

È noto che attività di quel tipo (valorizzazione e vendita) non si improvvisano, e non hanno tempi brevi. Anche su questo punto occorrerebbe chiarezza. E se il silenzio di Savona va interpretato come una forma ripicca nei confronti di Tria, forse va detto che la strategia è quanto meno rischiosa.

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LA GERMANIA PREPARA LO SCUDO ANTI-ITALIA 

LA ‘FAZ’ HA LETTO IL PIANO TEDESCO PER ISOLARE L’ITALIA IN CASO DI CONTAGIO FINANZIARIO: LINEE DI CREDITO DI EMERGENZA PER GLI ALTRI PAESI ‘SENSIBILI’ (SPAGNA, PORTOGALLO…) ANCHE SE NON RISPETTANO I REQUISITI STRINGENTI DEL FONDO SALVA STATI 

PRAET (BCE): ‘LA MANOVRA ITALIANA HA PIÙ SPESA E POCHI INVESTIMENTI. NESSUNA ECONOMIA PUÒ SOSTENERE A LUNGO CERTI TASSI’

Marco Cecchini per www.huffingtonpost.it

DONALD TUSK ANGELA MERKEL GIUSEPPE CONTE MOAVERODONALD TUSK ANGELA MERKEL GIUSEPPE CONTE MOAVERO
Uno scudo anti Italia, uno strumento di pronto intervento per isolare dal contagio di Roma le economie dell'Eurozona. Secondo il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung - che ha visionato documenti del governo tedesco - Berlino lo vuole a tutti i costi e sta premendo per approntarlo in tempi brevi, visto che la situazione finanziaria italiana potrebbe sfuggire di mano e causare rialzi a catena dello spread in Spagna, Portogallo e altre economie sensibili finendo per provocare una crisi sistemica nell'area euro. Lo strumento c'è: è lo Esm, il fondo così detto Salva Stati presieduto dal tedesco Klaus Regling che ha in pancia una dotazione di 600 miliardi.
REGLING fondo salva statiREGLING FONDO SALVA STATI





Si tratta di rimodulare uno dei suoi bracci armati, la linea di prestito denominata Pccl (Precautionary conditioned credit line), abbassandone la condizionalità in modo da metterlo a disposizione anche di paesi sostanzialmente solidi ma soggetti alle fibrillazioni di Roma.

Oggi la condizione per poter accedere alla concessione preventiva della linea di credito sarebbe l'esistenza di un contesto economico rassicurante: il debito pubblico non dovrebbe essere superiore al 60%, il deficit al 3%. Invece nell'eventualità che tali soglie fossero superate, come è il caso dell'Italia, il Paese interessato dovrebbe dimostrare di aver ridotto il debito pubblico di almeno mezzo punto percentuale annuo nei tre anni precedenti alla richiesta del credito. Non è la prima volta che il tema viene sollevato.
giuseppe conte angela merkelGIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL

Regling ne aveva parlato al termine dell'Eurogruppo di giugno, accennando alla necessità di introdurre stabilizzatori macroeconomici, volti a bloccare l'effetto valanga di una possibile crisi in uno o più membri del club. Ma tra giugno e oggi molta acqua è passata sotto i ponti: l'Italia sembra voler andare allo scontro totale con Bruxelles, ignorando o fingendo di ignorare le conseguenti devastanti del suo comportamento per se e per l'Europa. La necessità di costruire <muri anti-incendio> per isolarsi dal possibile incendio italiano si è trasformata da opportunità in urgenza.

PETER PRAET BCEPETER PRAET BCE



Dal capoeconomista della Bce, intanto, un monito all'Italia. In un'intervista all'Handelsblatt del 23 novembre Peter Praet ha detto: "La commissione è sempre relativamente aperta a permettere un spesa pubblica più alta, nel caso di riforme orientate all'offerta. Ma in questa direzione non accade nulla, in ballo ci sono solo spese più alte. Questo ha portato a premi di rischio che, secondo il mio modo di vedere, nessuna economia nazionale può sostenere a lungo". Per Praet: "Le attuali condizioni di finanziamento in Italia sono troppo tese per un paese con crescita debole e bassa inflazione. L'Italia ha bisogno di riforme orientate all'offerta per migliorare la poca produttività".

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“NON SONO BELZEBÙ” - GIORGETTI SI DIFENDE DAI SOSPETTI DEL M5S CHE LO INCOLPA DI OGNI INCIAMPO 

TRA I PENTASTELLATI SONO IN MOLTI A CREDERE CHE “SE DOVESSE SALTARE IL BANCO” LA LEGA AVREBBE UN PIANO B: GOVERNO DI CENTRODESTRA CON I RESPONSABILI PER FAR FRONTE ALLA TEMPESTA FINANZIARIA 

LA LITE TRA GIORGETTI E LAURA CASTELLI PER LO SCRANNO A MONTECITORIO

Simone Canettieri per “il Messaggero”

giancarlo giorgetti foto mezzelaniGIANCARLO GIORGETTI FOTO MEZZELANI
La tregua armata nella maggioranza gialloverde viene inaugurata di prima mattina quando il vicepremier Luigi Di Maio dice che non il «M5S non accusa Giorgetti» dell' inciampo di martedì in Aula. Non c' è stata dunque - nella versione ufficiale del leader pentastellato - la trama del sottosegretario leghista sul voto che ha mandato sotto il governo.

La pax viene poi suggellata con gli atti in serata, quando diventa pubblico l' orientamento del governo sul dl-sicurezza: lunedì ci sarà la fiducia, e questa mattina i grillini ritireranno i 5 emendamenti della discordia. Tutti insieme appassionatamente? Quasi.
Giorgetti arriva alla Camera e sceglie infatti di starsene in disparte, sedendosi tra i banchi del suo partito e tenendosi alla larga dagli scranni del governo. Il braccio destro di Matteo Salvini ci scherza su «son come Andreotti...». E poi con i suoi scherza ancora: «Non sono mica Belzebù».

alfonso bonafedeALFONSO BONAFEDE
Come a dire che ormai i grillini lo incolpano di qualsiasi regia oscura dietro le quinte. Un grande manovratore, mai domo. Raffaele Volpi, sottosegretario leghista alla Difesa, dice che «forse Giancarlo viene percepito così solo perché è un politico, e quindi lo incolpano di ogni cosa, ma vedrete passerà anche questa». Lui, Giorgetti, dice all' Adnkronos: «I sospetti dei Cinque Stelle su di me? Eh...», allarga le braccia il sottosegretario, sorridendo.

giorgettiGIORGETTI
«Secondo me - scandisce - non c'è nessun tipo di problema». E ribadisce: solo un «inciampo parlamentare». Intanto piovono le dichiarazioni dei big pentastellati per sgomberare il campo dalle accuse di complotto nei confronti del sottosegretario di Palazzo Chigi. E anche Matteo Salvini interviene salamonico: «Il caso, per me, è chiuso». Rimangono i sospetti. Tra i pentastellati sono in molti a credere che «se dovesse saltare il banco» la Lega avrebbe un piano B. Ovvero: governo di centrodestra con i responsabili per far fronte alla tempesta finanziaria.

LA MOSSA
I leghisti girano il caso Giorgetti in un altro modo: l'accusa M5s di aver mosso i franchi tiratori dell' anticorruzione, mirerebbe a indebolire «l'uomo della trattativa» in queste ore concitate legate alla manovra. Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, dice appunto il contrario: «Non sta né in cielo, né in terra. Non esiste». E ce l'ha appunto con la possibilità che il big del Carroccio si sia mosso nell' ombra. Rimane comunque il siparietto della Camera: il sottosegretario che arriva in Aula ma trova il suo posto occupato dalla grillina Laura Castelli.
LAURA CASTELLILAURA CASTELLI

Quindi dice qualcosa alla collega, lamentandosi, dopodiché si avvia verso i banchi della Lega e si accomoda. Nel frattempo Castelli parla con i colleghi, leggermente infastidita, e tutti scivolano di un posto per lasciare libero il seggio di Giorgetti che viene chiamato a unirsi alla pattuglia dell' esecutivo. Poco dopo, il leghista lascia i suoi compagni di partito e va a sedersi al banco del governo.

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“SIAMO L’UNICO PAESE DOVE LA CLASSE DOMINANTE TIFA PERCHÉ L’ITALIA VADA IN DEFAULT” 

GIULIO SAPELLI SCATENATO: “VOGLIONO CHE IL PAESE VENGA COMMISSARIATO PERCHÉ SONO TUTTI ETERODIRETTI. QUI CI SONO TANTI PICCOLI PETAIN, PERSONE  PRONTE A GARANTIRE QUESTA OPERAZIONE DI APPROPRIARSI DI ASSET IMPORTANTI DEL NOSTRO PAESE. LA SITUAZIONE E’ DIVERSA DA QUELLA CHE DESCRIVONO I CORIFEI COME PADOAN CHE TIFANO PER LA TROIKA…”


Il Prof. Giulio Sapelli, economista, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

GIULIO SAPELLIGIULIO SAPELLI
Sulla situazione dopo la bocciatura della manovra italiana da parte dell’UE. “C’è una via di mezzo tra apocalittici e integrati –ha affermato Sapelli-. La situazione è un po’ più usuale di quello che viene rappresentato in Italia dai corifei, a cominciare da Padoan, che tifano per la Troika. Se noi guardiamo la stampa internazionale, ad esempio El Paìs dell’altro ieri: c’era la foto della ministra dell’economia spagnola con Moscovici e all’interno c’era un titolo molto neutro che diceva: con l’UE si comincia a trattare sulla legge di bilancio che sforerà del 2,7% e c’era un articoletto in cui dicevano quali erano le posizioni di Moscovici.

piercarlo padoanPIERCARLO PADOAN
Poi c’era un corsivo in alto in cui si diceva che la stessa cosa stava capitando in Italia. Poi c’era una bella spiegazione in cui si diceva che prima che l’UE avvii una procedura d’infrazione di tempo ne passa... Poi ci si chiedeva cosa farà Moscovici quando arriverà la legge fiscale francese, dato che Macron ha impiegato 21 miliardi per un’ultra-reddito di cittadinanza, come la metteranno questi?

Noi siamo l’unico Paese dove la classe dominante tifa perché l’Italia vada in default e venga commissariata, e lo fanno perché sono tutti eterodiretti. Qui ci sono tanti piccoli Petain, persone che sono pronte a garantire questa operazione di appropriarsi di asset importanti del nostro Paese. In questi ultimi 20 anni col neoliberismo c’è stata un’ondata di intossicazione ideologica, oggi ai giovani si dice che per essere bravi devono fare gli imprenditori altrimenti non sei nessuno. Ma il mondo è andato avanti perché abbiamo avuto dei bravi operai, impiegati, centralinisti”.

GIULIO SAPELLIGIULIO SAPELLI
Riguardo l’annuncio di Di Maio che punterà molto sulle dismissioni immobiliari. “Di Maio dovrebbe imparare a tacere, sempre –ha dichiarato Sapelli-. Con tutto il rispetto, questo giovanotto dovrebbe rendersi conto che, con le cariche importanti che ricopre, prima di fare dichiarazioni dovrebbe farsi consigliare da un consulente tecnico. Questa cosa della vendita del patrimonio immobiliare è un progetto di cui si parla da tempo, ma ci vogliono anni per realizzarlo. Di Maio deve leggersi Richelieu: bisogna negoziare, negoziare e sempre nella segretezza”.

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‘NON ESISTE UN EURO A DUE VELOCITÀ’ 

CECCHERINI RADUNA A FIRENZE I BANCHIERI CENTRALI E IL TEDESCO WEIDMANN PARLA CHIARO AL GOVERNO GIALLOVERDE: ‘SE NON CEDETE SOVRANITÀ(PERCHE' LA FRANCIA E LA GERMANIA L'HANNO CEDUTA???), È DIFFICILE CONDIVIDERE LE RESPONSABILITÀ’ 

IGNAZIO VISCO: ‘C’È CHI SUGGERISCE DI LASCIARE L’EURO PUR NON VOLENDOLO DAVVERO. A BRUXELLES NON CI SONO BUROCRATI NEMICI DEL POPOLO. SE RESTIAMO SOLI, RESTIAMO DEBOLI’ 

OSPITI DELL’OSSERVATORIO PERMANENTE GIOVANI –EDITORI I GOVERNATORI DELLE BANCHE CENTRALI

Un altro incontro al Teatro Odeon di Firenze si é tenuto ieri in concomitanza con il lancio della quinta edizione del progetto “Young Factor” a.s. 2018/2019 promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani – Editori, davanti a quasi 1000 studenti italiani che partecipano all’iniziativa.

i governatori all dell osservatorio giovani editoriI GOVERNATORI ALL'OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI
Come spiegano gli organizzatori, “L’appuntamento prosegue il cammino, già avviato ormai da anni, dall’Osservatorio nel rilanciare una nuova sfida civile e sociale, tesa a elevare il livello di alfabetizzazione economico – finanziaria degli studenti”. I partner sono Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi Siena, UniCredit e Ubi Banca, e ieri hanno raccolto l’invito del Presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani – Editori Andrea Ceccherini, Klaas KNOT (Presidente Banca d’Olanda), Luis M. LINDE (Governatore Banca di Spagna 2012-giugno 2018), Ignazio VISCO (Governatore Banca d’Italia) e  Jens WEIDMANN (Presidente Deutsche Bundesbank).

Al ciclo di appuntamenti, intitolato “Nuovi incontri per il futuro” avevano preso parte Jean-Claude Trichet, già Presidente della Banca Centrale Europea, il Governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau, il Governatore della Banca d’Austria, Ewald Nowotny, il Governatore della Banca del Belgio, Jan Smets, e il Governatore della Banca del Portogallo, Carlos Costa.


Il Presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani - Editori Andrea Ceccherini nel corso del suo intervento introduttivo, ha affermato: “Siamo qui, perché tutti noi crediamo che l‎'ignoranza costi. E che l'ignoranza economico finanziaria costi un prezzo carissimo. Un prezzo che nessuna economia può permettersi. Se pensate che l'istruzione sia costosa, provate con l'ignoranza”


L’incontro era moderato da Ferruccio de Bortoli (editorialista del Corriere della Sera), e i Governatori delle Banche Centrali, incalzati dalle domande di de Bortoli, ma in particolare da quelle degli studenti in sala, hanno toccato vari temi: dall’Europa all'Euro, dal lavoro alla digitalizzazione, dalla crisi mondiale che ha colpito molti paesi all’immagine che hanno i paesi Europei dell’Italia e degli italiani, fino all’importanza e alla necessità di una maggiore alfabetizzazione economico-finanziaria dei giovani.

gli studentiGLI STUDENTI

Il Governatore della Banca d’Italia ha aperto così il suo intervento: “Mi fa piacere essere qui con così tanti giovani. Solitamente non partecipo ad incontri al di fuori degli ambiti istituzionali, ma con i giovani lo faccio volentieri perché sono il futuro e possono portare avanti le soluzioni individuate. Bisogna saper conoscere la differenza tra finanza ed economia, cosa sono le banche, ma anche le banche centrali, che banche non sono, ma servono per garantire stabilità finanziaria ed investimenti che consentano di crescere. Bisogna conoscere, perché il pericolo maggiore è proprio quello di non sapere”.

E’ toccato poi al Presidente della Bundesbank: “Penso che questo progetto e questo percorso promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani – Editori sia realmente molto importante perché avere cittadini ben preparati e ben informati significa che c’è più sostegno in chi deve prendere le decisioni e più fiducia nelle istituzioni. Più si è ben informati, più si sa e più si ha fiducia”.

Infine, il Presidente della Banca d’Olanda: “Vorrei prima di tutto sottolineare l’importanza dell’Osservatorio Permanente Giovani – Editori. Penso che oggi sia importante che gli studenti familiarizzino con materie come economia e finanza, in modo da poter decidere con conoscenza. La responsabilità finanziaria porta stabilità. Da parte nostra questo sforzo merita di essere sostenuto e Andrea Ceccherini ha dimostrato molta leadership in tutto questo”.


UE:VISCO,A BRUXELLES NON CI SONO BUROCRATI NEMICI DEL POPOLO
 (ANSA) - "I mercati sono utili se funzionano bene", e "responsabilità nostra è quella di partecipare a Bruxelles dove non ci sono i burocrati nemici del popolo". Lo ha affermato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, oggi a Firenze nell'incontro Young Factor promosso dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori a cui partecipa insieme ai governatori delle banche centrali di Germania, Jens Weidmann, e Olanda, Klaas Knot.

firenze young factorFIRENZE YOUNG FACTOR
"Le regole vanno ben applicate, in un mondo interdipendente ciascuno di noi è debole se è solo", ha detto Visco, secondo cui "l'Europa è in un momento difficile" e "c'è stata una perdita di fiducia e c'è una ricerca di vie nazionali". Ma "questi dubbi che derivano dalla paura del futuro, questa diffidenza va combattuta sul piano dell'economia perché è in gioco la stabilità monetaria che permette all'economia di crescere".

VISCO, C'È CHI SUGGERISCE DI LASCIARE L'EURO PUR NON VOLENDO
 (ANSA) - Nelle emissioni di titoli di Stato si devono "offrire dei tassi che coprano dai rischi, come quello di non restituire i titoli, e quello di restituirli, per esempio, in una valuta diversa, nel caso si abbandonasse la valuta di tutti i giorni che noi usiamo e che fino a 20 anni fa non si usava, che è l'euro, come qualcuno malauguratamente, e in modo forse anche non voluto, a volte suggerisce". Lo ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, in occasione dell'iniziativa Young Factor a Firenze.

VISCO, NON VOGLIAMO TORNARE A INFLAZIONE COME SOLUZIONE
andrea ceccherini klaas knotANDREA CECCHERINI KLAAS KNOT
 (ANSA) - "Non vogliamo tornare a un mondo in cui l'inflazione è la soluzione dei problemi, perché l'inflazione è la tassa più ingiusta che c'è e colpisce i più deboli". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, all'iniziativa Young Factor organizzata a Firenze dall'Osservatorio Giovani-Editori, rispondendo a una domanda di una studentessa che metteva in relazione la crescita del debito pubblico e il 'divorzio' Tesoro-Bankitalia del 1981.




VISCO, COSTI PER USCITA EURO SONO ENORMI, SI VEDE CON BREXIT

 (ANSA) -"I costi dell'uscita dall'Unione Europea sono enormi", e "uscire dall'euro implica anche uscire dall'Europa; non è possibile tuttavia uscire dall'Europa restando nell'euro". Lo ha affermato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, oggi a Firenze nell'incontro Young Factor promosso dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori a cui partecipa insieme ai governatori delle banche centrali di Germania, Jens Weidmann, e Olanda, Klaas Knot.

jens weidmann klaas knot andrea ceccherini ignazio viscoJENS WEIDMANN KLAAS KNOT ANDREA CECCHERINI IGNAZIO VISCO
"Le difficoltà che si vedono adesso - ha spiegato Visco - a livello di opinione pubblica di approvazione o meno del Piano concordato dal governo del Regno Unito con il resto dell'Ue mostrano quanto stiano comprendendo adesso i costi reali sull'economia reale, i costi in termini di tariffe dei beni importati ed esportati. Il 50% della nostra vita commerciale, degli scambi di beni e servizi, si svolge in Europa. Uscire dall'Europa ha un costo straordinariamente alto".









UE: VISCO, ITALIANI MENO SCETTICI, STANNO CAPENDO BENEFICI

letizia morattiLETIZIA MORATTI
 (ANSA) - "Adesso è interessante perché è un momento in cui siamo un paese considerato fortemente nazionalista, dove c'è un governo che si dice populista e cioè attento ai bisogni della gente. Ma in realtà quella gente è la stessa popolazione che non è più così scettica". Lo ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, riferendosi alle ultime rilevazioni dell'Eurobarometro. "Questo è molto importante, perché questo vuol dire che si sta cominciando a capire i benefici che si hanno nell'avere una moneta comune", ha aggiunto, intervenendo all'iniziativa Young Factor promossa a Firenze dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori.







WEIDMANN, LA VOLATILITÀ DELLE BORSE NON CI PREOCCUPA

 (ANSA) - "Non darei un'importanza eccessiva dal punto di vista macro alla volatilità delle borse che vediamo: siamo in una fase di maturità del ciclo economico, anche le borse sono sopravvalutate e forse sono necessarie delle correzioni ma non è cosa che ci preoccupa dal punto di vista della politica monetaria". Lo ha detto Jens Weidmann, governatore della Banca centrale tedesca, rispondendo a una domanda sul calo dei titoli tecnologici a Wall Street. Weidmann ha parlato nel corso dell'iniziativa Young Factor promossa a Firenze dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori, a cui hanno partecipato anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, e il governatore della Banca centrale olandese Klaas Knot.

UE:WEIDMANN,CONDIVIDIAMO RESPONSABILITÀ SE CEDIAMO SOVRANITÀ
ferruccio de bortoli ignazio visco andrea ceccherini jens weidmann klaas knotFERRUCCIO DE BORTOLI IGNAZIO VISCO ANDREA CECCHERINI JENS WEIDMANN KLAAS KNOT
 (ANSA) - "Se non siamo pronti a cedere sovranità a livello europeo, perché vogliamo essere noi a decidere a livello nazionale, che è quello che avete voi in Italia oggi, allora poi è molto difficile condividere le responsabilità delle conseguenze delle decisioni nazionali". Lo ha affermato il governatore della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, oggi a Firenze nell'incontro Young Factor promosso dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori. "Queste decisioni nazionali prese a livello individuale dai Paesi dovranno essere conformi all'Unione monetaria, che è una stabilità con una banca centrale e che evita troppa divergenza", ha detto Weidmann. "Possiamo integrare molto di più la politica fiscale - ha osservato -, decidiamo assieme della politica fiscale, però dobbiamo anche convivere con le conseguenze di questa decisione".
firenze young factor incontro con i banchieri centraliFIRENZE YOUNG FACTOR INCONTRO CON I BANCHIERI CENTRALI

UE: WEIDMANN, NELL'UNIONE MONETARIA C'È UNA SOLA VELOCITÀ
 (ANSA) - "Non è che ci siano proprio due velocità: in realtà nell'Unione monetaria c'è una sola velocità". Lo ha detto Jens Weidmann, governatore della Banca centrale tedesca, rispondendo a una domanda sul dibattito relativo all'Europa 'a due velocità', in occasione dell'iniziativa Young Factor promossa a Firenze dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori.

"L'unico senso in cui si può parlare di Europa a due velocità - ha spiegato - è facendo riferimento ai Paesi che hanno scelto di avere la moneta comune e chi invece ha deciso per il momento di restarne fuori. Chi ha scelto la moneta comune deve rispettare obblighi superiori e ad esempio ha dovuto rinunciare allo strumento della svalutazione competitiva. Per questi paesi la risposta è quella di trovare il giusto mix di politiche per stimolare la crescita. Ma nell'eurozona c'è una sola velocità".

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