9 dicembre forconi: 01/10/17

martedì 10 gennaio 2017

CASALEGGIO PUNTAVA AD AVERE UNA PRESENZA FORTE NELLA COMMISSIONE SUL MERCATO INTERNO DI STRASBURGO, DOVE LA VICEPRESIDENZA E’ DELL’ALDE



TRATTATIVA CONDOTTA DA DAVID BORRELLI

Giampiero Timossi per il Giornale

GUY VERHOFSTADT CANDIDATO DI MONTIGUY VERHOFSTADT CANDIDATO DI MONTI
Sembra fatta per l'unione con i liberali di Alde. No, alla fine non se ne fa nulla. I nuovi ospiti non sono graditi. Il caos aumenta e le domande pure. Cosa aveva spinto il leader comico a cercare il blitz?
Se uno vale uno, il tentato trasloco dei Cinque Stelle non era un affare. «Confluendo nell'Alde, gruppo più numeroso, avremo meno dossier tra le mani e quindi minori possibilità di far capire ai cittadini cosa sta accadendo a Bruxelles». 

Il dissenso degli eurodeputati grillini non si spegneva, neppure dopo il plebiscito online: il 78,5% chiedeva di passare con i liberal di Guy Verhofstadt, belga, uno di casa, politico navigato, animato da una gran voglia di diventare outsider di peso nella corsa tutta italiana alla presidenza dell'Europarlamento.
beppe grillo davide casaleggioBEPPE GRILLO DAVIDE CASALEGGIO

Pare sia stato questo calcolo, la possibilità di contare su 17 voti in più (quelli del M5S) a muovere Verhofstadt verso Grillo.
La trattativa era nata con l'appoggio di Davide Casaleggio e del suo uomo a Bruxelles, David Borrelli. Imprenditore del settore informatico, Borrelli nel 2008 è a Treviso il primo consigliere comunale del Movimento.

Poi fa il salto in Europa, entra nella commissione Commercio Internazionale.

Le sue idee moderate sono quelle di Casaleggio junior: entrambi si definiscono «visionari». 

Ora intuiscono che l'e-commerce (vendita e acquisto di prodotti tramite internet) è il futuro. 

Non è uno dei punti di forza della Casaleggio&Associati? 

Non ancora, ma lo può diventare.
E perché la visione si concretizzi servono anche gli uomini al posto giusto.

Borrelli potrebbe far la sua parte, nella commissione dove vota.
David BorrelliDAVID BORRELLI

Ma è soprattutto in un'altra sede che si discute di e-commerce: la commissione Mercato Interno e Protezione Consumatori.
Qui uno dei vicepresidenti è Robert Rochefort, un «amico» dell'Alde.

Amico un accidenti, il gruppo dei liberali non vuole aver nulla da spartire con le posizioni di Grillo. Niente accordo, niente visione, a sentir parlare di e-commerce resteranno quattro europarlamentari grillini, ma solo uno di loro è membro effettivo della commissione Mercato Interno: Marco Zullo, l'unico con diritto di voto.

Gli altri tre possono pronunciarsi solo se delegati da un deputato assente.
GRILLO E FARAGEGRILLO E FARAGE

La storia finisce qui? Per ora il blitz è fallito, Grillo deve cercare un'altra casa europea. Formalmente i suoi restano ancora iscritti all'Europa della libertà e della democrazia diretta, ma hanno già «disdetto l'affitto» scrivendo con affetto a Nigel Farage, l'uomo della Brexit. I Verdi? Hanno detto no più volte, l'ultima a fine anno. L'Enf di Matteo Salvini e Marine Le Pen certo ora non vorrà accoglierli, non dopo il «respingimento» dei liberali. Serve una casa e una «giacca», quella che Grillo voleva indossare per diventare anche più formale e presentarsi con l'aria di chi può governare.

Al momento non resta che il gruppo dei non iscritti.

I Cinque Stelle da soli non possono stare, per formare un gruppo servono 25 deputati, provenienti da almeno un quarto dei Paesi membri. Sull'immagine di governabilità si potrebbe anche discutere. «Economicamente sarà un bagno di sangue, solo i gruppi più numerosi hanno la garanzia di riscuotere i fondi che l'europarlamento assegna a ciascun deputato».

Parola di chi tra i grillini non credeva alla bolla dell'Euroaffare.

Fonte: qui

TUTTI INTERCETTATI! NELLA RETE DEI DUE FRATELLI, GIULIO E FRANCESCA OCCHIONERO, C'ERANO DRAGHI ,IL CARDINAL RAVASI, MONTI E SACCOMANNI


I DUE ERANO RIUSCITI A INTRODURSI NELLA CASELLA PERSONALE DI POSTA DI RENZI E IN QUELLA DEL PARTITO DEMOCRATICO, E PURE IN QUELLA DEL GENERALE CAPOLUPO (GDF)

GLI OCCHIONERO BROTHERS SAREBBERO ''NOTI PERSONAGGI DELL'ALTA FINANZA CAPITOLINA''. 

CIOE'? DAVANO INFORMAZIONI RISERVATE AI LORO CLIENTI INVESTITORI

I DUE HANNO UTILIZZATO ''UNA RETE DI COMPUTER INFETTATI DA UN MALWARE DENOMINATO EYEPYRAMID, E PER ANNI ACQUISITO NOTIZIE RISERVATE, DATI SENSIBILI, INFORMAZIONI, GELOSAMENTE CUSTODITE SU SERVER AMERICANI, ORA SEQUESTRATI DA POLIZIA POSTALE E FBI 

ARRESTATI A ROMA UN INGEGNERE NUCLEARE E SUA SORELLA. 

PER ANNI HANNO SPIATO E RACCOLTO INFORMAZIONI RISERVATE E SENSIBILI ENTRANDO NEI COMPUTER DI MANAGER E POLITICI 

SOTTO CONTROLLO ANCHE I MASSONI


di Fabio Tonacci per la Repubblica

HACKERHACKER
ROMA - Matteo Renzi, ma anche Mario Draghi, l'ex premier Mario Monti, il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, e poi il banchiere Fabrizio Saccomanni: sono alcuni dei nomi che venivano intercettati illegamente da Giulio Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni e la sorella Francesca Maria, di 49, arrestati oggi dalla Polizia Postale, nell'ambito dell'inchiesta 'Eye Pyramid'. I due sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia in carcere firmara dal gip Maria Paola Tomaselli su richiesta del pm Eugenio Albamonte.

Per il giudice gli Occhionero "al fine di trarne per sè o per altri profitto o di recare ad altri un danno accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle relative password di accesso sia personali che istituzionali appartenenti a professionisti del settore giuridico economico nonché a numerose autorità politiche e militari di strategica importanza o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici".

I fratelli facevano dossier su politici, manager, banchieri o economisti di livello nazionale e avevano creato, secondo gli inquirenti, una centrale di cyperspionaggio per monitorare istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali, imprenditori. 

Nella lista
 degli spiati ci sono anche i nomi di Piero Fassino, Daniele Capezzone, Ignazio La Russa e Vincenzo Scotti, Alfonso Papa, Walter Ferrara, Paolo Bonaiuti, Michela Brambilla, Luca Sbardella, Fabrizio Cicchitto, Vincenzo Fortunato, Mario Canzio, il cardinale Gianfranco Ravasi, Paolo Poletti della Gdf.
CYBER SECURITYCYBER SECURITY

Molto conosciuti negli ambienti dell'alta finanza, gli arrestati sono residenti a Londra ma domiciliati a Roma.
I reati di cui sono accusati sono procacciamento di notizie concernenti la sicurezza di Stato, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche.


Gli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico Cnaipic del Servizio polizia postale e delle comunicazioni avrebbero scoperto una botnet occultagrazie a una estesa rete di computer preliminarmente infettati tramite la diffusione del malware Eye Pyramid, i due arrestati hanno per anni acquisito dalle numerosissime vittime prescelte notizie riservate, dati sensibili, informazioni, gelosamente custodite su impianti informatici statunitensi, ora sequestrati dagli operatori della polizia, grazie alla collaborazione con la Cyber Division dell'Fbi Usa.

massoni segretiMASSONI SEGRETI
Nel mirino una galassia di soggetti che a vario titolo gestiscono la funzione pubblica e quindi in possesso di informazioni particolarmente sensibili e strategiche, o di particolare valore per chi opera in determinati ambiti finanziari.

L'indagine è stata avviata dopo che al Cnaipic è stato segnalato l'arrivo di una mail, indirizzata a un amministratore di un'infrastruttura critica nazionale, contenente il malware.


Tra gli osservati gli appartenenti a una loggia massonica, archiviati sotto la sigla Bros (fratelli) in una cartella piazzata in una delle numerose drop zone all'estero. Con la sigla POBU (Politicians Business), invece, venivano catalogati gli esponenti politici target del sodalizio criminale. L'indagine ha altresì permesso di ricostruire un complesso scenario fatto di società "a scatole cinesi" nazionali e straniere, usate come paravento per l'acquisizione, in via anonima, di servizi informatici all'estero. E proprio il concreto pericolo di una fuga all'estero degli indagati, titolari di diverse attività fuori confine, ha infatti determinato l'emissione delle misure cautelari.
AULA MONTECITORIOAULA MONTECITORIO



LA PROCURA DI ROMA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE PER FEDERICA GUIDI

INDAGATA DA POTENZA PER “TEMPA ROSSA” E SI ERA DIMESSA DA MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 

PROSCIOGLIMENTO ANCHE PER IL FIDANZATO GIANLUCA GEMELLI E PER GIUSEPPE DE GIORGI, EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA


federica guidi e gianluca gemelli
FEDERICA GUIDI 
GIANLUCA GEMELLI
Cala il sipario sull'inchiesta che riguarda l'ex ministro che non voleva essere trattata, così disse, da "sguattera del Guatemala". 
La procura di Potenza, infatti, ha stralciato il filone principale dell'inchiesta su Tempa Rossa, il sito petrolifero lucano, che sei mesi fa era passato per competenza territoriale a Roma.

E ora, la procura capitolina ha chiesto l'archiviazione di Federica Guidi e di Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministro allo Sviluppo. Stessa richiesta per Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina militare italiana, e Nicola Colicchi, ex consulente della Camera di Commercio di Roma.

Fonte: qui

 
l ammiraglio giuseppe de giorgi 6L' AMMIRAGLIO GIUSEPPE DE GIORGI 

I "BIDONISTI" DELLE BANCHE SONO 572 GRANDI AZIENDE CHE NON RIPAGANO PRESTITI PER 23 MILIARDI DI EURO!

A PATUELLI, CHE CHIEDE DI TIRARE FUORI I NOMI DELLE IMPRESE, REPLICANO I SINDACATI CHE CHIEDONO DI AFFIANCARE LA 'BLACK LIST' DEI BANCHIERI CHE HANNO FORAGGIATO GLI AMICI DEGLI AMICI

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

patuelliPATUELLI
I nomi dei «bidonisti» delle banche sono custoditi nel cervellone della Banca d' Italia. Si chiama «Centrale dei rischi» ed è il gigantesco database che raccoglie, tra altro, i dati sull' andamento dei rimborsi dei prestiti. È il sistema che viene compulsato, a esempio, dagli stessi istituti di credito quando devono verificare, prima di deliberare nuovi «affidamenti», se un cliente è un buon pagatore oppure uno abituato a rifilare «pacchi».

L' idea di pubblicare una lista nera delle imprese che hanno inguaiato i bilanci delle banche salvate dallo Stato è stata lanciata domenica da Libero e contemporaneamente avallata dal presidente dell' Abi, Antonio Patuelli. I fari sono puntati soprattutto sul Monte dei paschi di Siena per il quale il Tesoro, prelevando denaro dalle tasche dei contribuenti, spenderà grosso modo 6 miliardi e mezzo di euro.
PADOAN GENTILONI1PADOAN GENTILONI1

Chi ha messo nei guai Mps ha chiesto il numero uno dell' Associazione bancaria? Chi ha provato il buco nei conti della ex banca del Pd tappato a spese della finanza pubblica? Di qui l' invito di Patuelli, di fatto in tandem con questo giornale, a rendere noti i nomi dei «soloni» per colpa dei quali il governo di Paolo Gentiloni ha creato il fondo da 20 miliardi proprio per risolvere le emergenze bancarie. Accedere a quei dati sembra impossibile, anche se ieri il Garante della privacy, ha aperto un varco ampio spiegando che dal 2011 le imprese non hanno alcuna tutela per quanto riguarda la riservatezza dei dati personali. Superare le resistenze per rendere noti quei nomi, tuttavia, non sarà facile.

ignazio visco piercarlo padoanIGNAZIO VISCO PIERCARLO PADOAN
A spulciare le carte di Bankitalia, comunque, salta fuori qualche tabella assai interessante. A esempio quella che fotografa le categorie dei «soloni». 

Si scopre, tanto per cominciare, che sono 572 i peggiori: soggetti, ai quali sono stati concessi finanziamenti superiori a 25 milioni, che non versano le rate.

Clienti - si tratta senza dubbio di grandi aziende, vista l' entità del denaro prestato - che non onorano le scadenze e hanno creato «sofferenze» per 22 miliardi e mezzo su un totale che sfiora i 200 miliardi.

Insomma, ai contribuenti italiani viene chiesto (senza possibilità di rifiutarsi) di salvare le banche per colpa di pochi paperoni che non restituiscono i quattrini presi allo sportello.

bankitalia bigBANKITALIA BIG
Altri 43 miliardi di finanziamenti in perdita sono «colpa» di appena 5.257 clienti ai quali sono stati erogati quattrini tra i 5 e i 25 milioni. 

In effetti, sono davvero pochissimi i soggetti che hanno messo nei guai gli istituti: basta pensare che, in totale, sono un milione e 267mila di clienti «problematici».

Ma di questi, ben 775mila
(più della metà del totale) hanno ricevuto piccoli finanziamenti, tra i 250 euro e i 30mila euro: è il credito al consumo (destinato ad acquistare tv, smartphone ed elettrodomestici) al quale sono legate sofferenze per poco più di 5 miliardi.

unimpresaUNIMPRESA
Insomma, «i colpevoli non vanno cercati tra pmi e famiglie» ha detto ieri il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. Secondo il sottosegretario all' Economia, Pier Paolo Baretta, «è molto grave» se nei primi 100 debitori insolventi di Mps ci sono anche «grandi imprenditori perché noi abbiamo bisogno di un clima di fiducia per rilanciare il Paese e certamente la fiducia non la si costruisce con situazioni nelle quali si vede che c' è chi paga e chi la fa franca».

In attesa di capire che fine farà la campagna sui «bidonisti», vale la pena analizzare un altro aspetto, sollevato ieri dalla Fabi, il principale sindacato del settore bancario. Chi ha autorizzato quelle sciagurate linee di credito che oggi stanno mettendo in ginocchio il settore? Il segretario generale, Lando Maria Sileoni, punta il dito contro i vertici delle banche, osservando che «il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione».

banche credito impreseBANCHE CREDITO IMPRESE
Accanto alla lista dei cattivi pagatori, dunque, per completare il quadro informativo, potrebbe essere utile aggiungere il nome del banchiere che ha autorizzato il prestito trasformatosi in perdita. In ballo, ha spiegato ancora Sileoni, ci sono i «crediti deteriorati frutto di finanziamenti agli "amici degli amici" che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale». Il sindacalista aggiunge un elemento di peso: come avvengono le nomine nei ponti di comando degli istituti? Il sospetto è che ci siano rapporti perniciosi tra le aziende e i cda bancari.

C' è poi un' altra questione, messa sul tavolo da tutte le organizzazioni sindacali. Che hanno chiesto al ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, di «ridurre drasticamente gli stipendi del top management di Mps» che sta per essere nazionalizzato.

In teoria, le regole europee, per questi casi, stabiliscono il tetto a 500mila euro.
Il primo taglio dovrebbe riguardare la retribuzione dai 1,5 milioni dell' amministratore delegato, Marco Morelli. In teoria.

Fonte: qui

MONTEPASCHI: MARIO DRAGHI SAPEVA. E AUTORIZZO’.

(mb. La crisi del Montepaschi ha le sue origini nella acquisizione di Antonveneta nel 2008 ad un prezzo demenziale.  
L’avvocato italiano Paolo Emilio Falaschi, nell’interesse dei soci, ha prodotto la lettera con cui il governatore di Bankitalia – tale Mario Draghi – autorizzava e giustificava l’acquisto. 
Ben due procure,  pur avendo visto la lettera, hanno escluso “ogni responsabilità” di Bankitalia e di Draghi: prova di come le oligarchie inadempienti e le plutocrazie pubbliche in Italia si coprano l’un l’altra.
Però in Germania hanno letto l’articolo-rivelazione di Franco Bechis (uno dei migliori giornalisti economici) che qui sotto pubblichiamo, e ne hanno tratto una nuova arma nella loro guerra contro Mario Draghi alla BCE. Servirà a delegittimarlo  e a indebolirlo. Tipica storia italiana: tanto furbi da essere collettivamente scemi).

Di Franco Bechis

Mps, I Misteri Di Draghi E Il Giallo Sulla Commissione Jp Morgan
15 DIC , 2016

La lettera porta la data del 17 marzo 2008, e ha la firma dell’allora governatore della Banca di Italia, Mario Draghi. Oggetto: “banca Monte dei Paschi di Siena- Acquisizione della partecipazione di controllo nella Banca Popolare Antoniana Veneta”.

E’ l’origine di tutti i guai dell’istituto senese che ancora una volta è appeso per salvare se stesso e le migliaia e migliaia di depositanti e risparmiatori all’aiuto che il nuovo governo guidato da 
Paolo Gentiloni potrebbe dare per decreto legge nei prossimi giorni.
draghi-montepaschi
Ma anche il passaggio successivo di Draghi desta qualche sorpresa rispetto alla tradizionale prudenza della Banca di Italia. Perché spiega come Mps avrebbe trovato quei 9 miliardi necessari all’operazione: “un aumento di capitale per 6 miliardi (di cui 1 miliardo con esclusione del diritto di opzione), l’emissione di strumenti ibridi e subordinati per complessivi 2 miliardi e il ricorso a un finanziamento ponte per 1,95 miliardi da rimborsare anche mediante cessione di assets non strategici”. Non solo Draghi descrive quel tipo di reperimento dei fondi, ma ne sposa la ratio, subordinando espressamente l’acquisto di Antonveneta “alla preventiva realizzazione delle misure di rafforzamento patrimoniale programmate, con specifico riguardo agli interventi di aumento di capitale e di emissione di strumenti ibridi e subordinati, in osservanza delle vigenti disposizioni normative in materia di patrimonio di vigilanza”.
Attenzione, siamo nel 2008. 
Quindi proprio nel momento dell’esplosione della crisi finanziaria in tutto il mondo legata proprio all’emissione di quegli “strumenti ibridi e subordinati” che vengono raccomandati da chi aveva istituzionalmente la tutela della “sana e prudente gestione” delle banche italiane.

Ed è proprio quel passaggio che fa insorgere Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef che si chiede ora “ Perché Bankitalia e Draghi favorirono quella rischiosa operazione, nonostante conoscessero dalle ispezioni, che MPS non avesse i conti in ordine dopo l’acquisto di Banca 121 (ex Banca del Salento) ad un prezzo proibitivo, lo scandalo di May Way e For You?

Secondo Lannutti “Draghi non era uno sprovveduto: oltre che Governatore di Bankitalia, era presidente del Financial Stability Forum, un organismo internazionale nato nel 1999 su iniziativa dei Ministri finanziari e dei Governatori delle Banche centrali del G7, per promuovere la stabilità finanziaria internazionale e ridurre i rischi del sistema finanziario”. 
Il numero uno di Adusbef si fa una domanda maliziosa: “Draghi autorizzò quella rischiosissima operazione con Antonveneta per non pregiudicare gli appoggi politici del PD e di ambienti di Forza Italia (allora al governo) tutti legati a Mps nel groviglio armonioso del ‘sistema Siena’, visto che avrebbero potuto ostacolare le proprie ambizioni alla presidenza della Bce?

Fonte: qui


Bechis: noi diamo i soldi a Mps e loro proteggono chi li ha messi ko

L'unico atto di rilievo finora firmato dal governo di Paolo Gentiloni è la variazione di bilancio e il successivo decreto salva banche che autorizza lo Stato ad indebitarsi di 20 miliardi in più per quello scopo. Più di un terzo di quella somma- 8 miliardi- servirà al salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, l'istituto di credito messo peggio di tutti. Con i soldi dei contribuenti italiani verrà messa una toppa a una pessima gestione del credito che oggi conta 47 miliardi lordi di sofferenze.
In gran parte soldi prestati a grande imprese per amicizia o per storici legami, senza chiedere le adeguate garanzie. Quelle non hanno restituito il dovuto, e la banca oggi affoga nei suoi guai. Da cronache giornalistiche sappiamo che in quell'elenco c'è il gruppo Sorgenia che all'epoca apparteneva a Carlo De Benedetti, e - attraverso la controllata Bam- il gruppo Marcegaglia guidato da Emma Marcegaglia. Nè l'uno nè l'altra hanno chiesto scusa per i guai causati al sistema pubblico, anzi. Entrambi continuano pure a fornire prediche sui mali e guasti dell'Italia di cui proprio loro sono responsabili.
La Marcegaglia è stata pure premiata come manager e chiamata alla presidenza dell'Eni dal governo di Matteo Renzi. 

Ma chi sono gli altri che hanno preso i soldi da Mps e non li hanno mai restituiti? La domanda è stata fatta più volte invano in assemblea dai piccoli azionisti Mps, che hanno sempre trovato di fronte un muro di gomma. E' accaduto anche il 24 novembre scorso, quando a rispondere era il nuovo amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, il manager che avrebbe dovuto salvare con capitali privati la banca e che oggi invece bussa alla porta dello Stato per avere il salvagente. Morelli ha risposto così: "Faccio presente che ai sensi della disciplina vigente e precisamente per la legge sulla privacy, non è possibile fornire i nominativi dei soggetti cui si riferiscono i crediti in sofferenza, che riceverebbero un significativo danno reputazionale dalla diffusione di tali informazioni".


Capite? Il danno causato da quei signori lo pagano i contribuenti italiani, che nessuno protegge
Ma chi ha preso i soldi ed è scappato via è tutelato più di ogni altro, perché mai si sapesse in giro che è solito comportarsi così, si rovinerebbe la sua reputazione. Una tesi grottesca. Ancora di più se si pensa che in questi anni le banche hanno dato soldi solo a gente così.

Chiudendo la porta in faccia ai piccoli o ai giovani che cercavano finanziamenti per una buona idea con cui gli istituti di credito avrebbero sicuramente rischiato assai meno...

Fonte: qui


COME E' SPROFONDATA MPS: NON RESTITUISCI IL TUO DEBITO?

TRANQUILLO, ENTRO NEL CAPITALE, INIZIANDO UNA DISAVVENTURA CHE DI ANNO IN ANNO È DIVENTATA PIÙ DRAMMATICA 

IL CASO SORGENIA (ALL'EPOCA DI DE BENEDETTI) E MARCEGAGLIA 

LA DIRIGENZA MPS AI DIPENDENTI: GUAI A VOI SE RIVELATE I NOMI 

MA DENTRO CI SONO UN PO’ TUTTI, A PARTIRE DALLE AZIENDE MUNICIPALIZZATE DI SIENA E DI ROMA


Franco Bechis per Libero Quotidiano
MARCO MORELLIMARCO MORELLI

Per ora chi dovrebbe fare luce sui crediti facili concessi da Mps non ha alcuna intenzione di svelare chi non ha restituito il dovuto all' istituto senese, e continua a difendere la privacy dei bidonisti, come ha fatto anche il nuovo amministratore delegato della banca, Marco Morelli: «Non possiamo fare quei nomi, altrimenti rovineremmo la loro reputazione».

Di più: i vertici della banca hanno avvertito con una mail-circolare anche i propri dirigenti e dipendenti: se uscirà qualcuno di quei nomi, scatteranno inchieste interne e provvedimenti disciplinari.

Ma il pressing mediatico e politico-istituzionale per fare pubblicare la lista di chi ha preso i soldi e non li ha restituiti è così alto e continuo che difficilmente lo scudo di Morelli potrà resistere a lungo. Anche perché se Mps si trova in queste condizioni e ancora una volta bussa alla porta dello Stato chiedendo un salvataggio pagato dai contribuenti, non poco è dovuto a quei 47 miliardi di sofferenze lorde che si sono accumulate in modo esponenziale negli ultimi anni proprio per il credito facile concesso a medie e piccole aziende.

BANCHEBANCHE
Mentre il Monte si blinda, però qualche nome di quell' elenco Libero è in grado di farlo, grazie alla consultazione dei bilanci di alcuni clienti della banca senese e alle doverose comunicazioni alle autorità di vigilanza fatte in questi anni quando si è trattato di ristrutturare la posizione debitoria di alcuni di loro.

Si tratta sempre di imprese che non hanno restituito quello che avevano ricevuto dalla banca, che in molti casi ha dovuto condonare parte del debito e concedere nuove linee di credito nella speranza di non perdere proprio tutto. In altri casi ha escusso i pegni che aveva, non rientrando quasi mai però dell' esposizione. In altri ancora Mps è stata costretta a trasformare il credito vantato in capitale azionario, concedendo poi nuova finanza a quella che era divenuta una parte correlata e partecipando alla copertura annuale delle perdite quando la situazione non si raddrizzava.
sorgeniaSORGENIA

Casi simili, dunque, a due di quelli già emersi in questi giorni: quello di Sorgenia, in cui Mps fu costretto ad entrare dopo avere dato senza possibilità di riaverli indietro 650 milioni di euro al gruppo che all' epoca era di Carlo De Benedetti, e quello del gruppo Marcegaglia esposto per decine di milioni di euro con la Banca agricola mantovana, controllata da Mps.

SANSEDONISANSEDONI
Nelle stesse condizioni si trovano altri rilevanti gruppi pubblici e privati. Così in quell' elenco dei cattivi pagatori sono entrati una dopo l' altra negli anni le più importanti cooperative rosse del mondo delle costruzioni e in qualche caso anche nel settore del consumo.

Siccome non riuscivano a restituire più i soldi ricevuti essendo andato in crisi il loro mercato di riferimento, sia Mps che la omonima Fondazione sono entrate nel capitale di società di quei gruppi, iniziando una disavventura che di anno in anno è diventata più drammatica.

Palazzo Sansedoni SienaPALAZZO SANSEDONI SIENA
Uno dei casi più significativi è stato quello del gruppo Sansedoni Siena spa, nato all' interno di Unieco e oggi proprio per i soldi non restituiti divenuto parte correlata della banca senese. Mps ha trasformato il credito vantato (25,9 milioni) nei confronti della capogruppo nel 21,75% del capitale, e poi ha concesso altri prestiti. Anche perché la stessa cosa è accaduta con società controllate a valle: Marinella spa, che non era in grado di restituire 26,9 milioni. Stessa situazione nei confronti di altre due controllate dirette o indirette dalla Sansedoni Siena: la Sviluppo ed Interventi immobiliari spa e la Beatrice srl in liquidazione, per cui è stato congelato un debito di 48,4 milioni di euro.

emma marcegagliaEMMA MARCEGAGLIA
L' esposizione complessiva del gruppo Sansedoni Siena nei confronti di Mps ammontava a giugno 2016 a 104,7 milioni di euro. Per restare ai difficili rapporti finanziari con il cliente Unieco, un altro debito di 20 milioni è in ristrutturazione fra Mps e la società di Reggio Emilia Le Robinie spa, che all' 80% è controllata dalla coop di costruzioni e dove il restante 20% è diventato di proprietà di Mps proprio per la trasformazione dei crediti in azioni.

Altri 20 milioni di euro sono finiti nel calderone delle sofferenze non più recuperabili e riguardavano una società senese, la New Colle Srl, che è stata dichiarata fallita un anno fa dopo anni di tentativi di ristrutturazione da parte del gruppo Mps, che avevano anche portato a un ingresso nel capitale di Mps Capital services spa. Cifre inferiori, pari a 11,3 milioni di euro riguardano invece il gruppo Fenice della famiglia Fusi (quella della Baldini Tognozzi Pontello- Btp) e soprattutto le relative controllate immobiliari Una spa (hotel), Euro srl, Il Forte spa.

Lucia Aleotti Menarini e MpsLUCIA ALEOTTI MENARINI E MPS
Anche in questo caso prima di cercare di ristrutturare il debito Mps ha convertito parte dei prestiti non restituiti in quote di capitale, arrivando al 20,54% della Fenice holding spa sia attraverso la banca capogruppo (4,16%) che attraverso Mps Capital services (16,38%). Altri problemi con i privati sono arrivati dall' antico rapporto con il gruppo farmaceutico Menarini, ma in questo caso si è messa di mezzo anche una indagine della magistratura con il sequestro di beni e liquidità dell' azienda.

C' è poi il settore pubblico, che è una vera idrovora per Mps. Le società regionali o le municipalizzate toscane si sono rivelate un pozzo senza fondo, continuando a pompare risorse dalla banca, poi costretta ad entrare nel loro capitale quando i soldi non venivano restituiti. Così è accaduto con Fidi Toscana spa (27,46% del capitale in mano a Mps), per cui ancora il 31 agosto scorso è stato garantito un ulteriore affidamento di 98 milioni di euro. C' è una esposizione di poco inferiore ai 10 milioni di euro, già più volte ristrutturata e allungata con la concessione di nuova finanza, con le Terme di Chianciano, e analoghi problemi ci sono stati con l' Interporto Toscano A. Vespucci spa, dove è stato convertito in azioni un credito vantato e non pagato di 4,8 milioni di euro.
FIDI TOSCANAFIDI TOSCANA

Per restare al settore pubblico una delle maggiori spine di Mps viene dalla capitale: le municipalizzate del comune di Roma oggi guidato da Virginia Raggi (che c' entra poco però con quei debiti). Ci sono state rimodulazioni del debito con Acea e Metro C, ma i veri problemi vengono dall' Atac, la società di trasporto locale della capitale.

autobus atacAUTOBUS ATAC
Mps aveva partecipato con altre 3 banche a un finanziamento in pool nel 2013 per più di 200 milioni di euro, che è poi è stato rischedulato a 163 milioni di euro nell' autunno scorso, davanti alla evidente impossibilità di Atac di ripagare il dovuto. Il rischio per la banca senese in questo caso è intorno ai 30 milioni di euro. Ma i casi qui citati sono solo una piccola punta di quell' iceberg che sta per venire fuori.


Fonte: qui