9 dicembre forconi: 04/09/19

martedì 9 aprile 2019

A RALLENTARE LA METASTASI NEL CANCRO AL POLMONE POTREBBE PENSARCI IL PEPERONCINO

SECONDO UNO STUDIO DI UN’UNIVERSITÀ AMERICANA, LA CAPSAICINA POTREBBE AIUTARE A RALLENTARE LA DIFFUSIONE DELLE CELLULE TUMORALI 

LE METASTASI, TIPICHE DI QUESTO TIPO DI TUMORE, SPESSO COLPISCONO IL CERVELLO, IL FEGATO O LE OSSA...


tumore del polmoneTUMORE DEL POLMONE
Tumore al polmone, il peperoncino l'arma in più che rallenta la metastasi. La capsaicina, che dona piccantezza ai peperoncini, potrebbe aiutare a rallentare la diffusione del tumore del polmone, una neoplasia che fa registrare un alto numero di decessi.

Potrebbe rappresentare un'arma in più per combattere le metastasi, tipiche di questo tipo di tumore, che spesso colpiscono il cervello, il fegato o le ossa. Lo rileva uno studio della Marshall University Joan C. Edwards School of Medicine, presentato al meeting annuale dell' American Society for Investigative Pathology, nell'ambito di Experimental Biology 2019.

Peperoncino habanero Red SavinaPEPERONCINO HABANERO RED SAVINA
In esperimenti che hanno coinvolto tre linee di cellule umane in coltura di cancro al polmone non a piccole cellule, i ricercatori hanno osservato che la capsaicina inibiva il primo passo del processo metastatico.

Hanno anche scoperto che i topi con cancro metastatico che consumavano la capsaicina hanno mostrato aree più piccole di cellule tumorali metastatiche nel polmone rispetto a quelli che non hanno ricevuto il trattamento.

Ulteriori esperimenti hanno rivelato che la capsaicina sopprime le metastasi del cancro del polmone inibendo l'attivazione della proteina Src, che svolge un ruolo nella segnalazione che controlla i processi cellulari come la proliferazione, la differenziazione, la motilità e l'adesione.

tumore polmoneTUMORE POLMONE
«Speriamo che un giorno la capsaicina possa essere usata in combinazione con altri chemioterapici per trattare una varietà di tumori polmonari», evidenzia Jamie Friedman, che ha condotto la ricerca. «Tuttavia - prosegue - l'uso clinico della capsaicina richiede il superamento degli spiacevoli effetti collaterali, tra cui irritazione gastrointestinale, crampi allo stomaco e sensazione di bruciore».
peperoncino naga viperPEPERONCINO NAGA VIPER





I ricercatori stanno lavorando per identificare analoghi della capsaicina meno «pungenti» ma che mantengano la stessa attività anti-tumorale e composti naturali simili, sempre con attività di contrasto al cancro.

Fonte: qui

IN LIBIA SI BOMBARDA E CI SI AMMAZZA, MA CON CACCIA VECCHI DI 60 ANNI E BLINDATI ARRUGGINITI E SENZA BENZINA: SI ARRENDONO 34 COMBATTENTI DI HAFTAR PERCHÉ NON AVEVANO RICEVUTO RIFORNIMENTI

LE FORZE DI SERRAJ, CHE RESTA AL LAVORO E SI SENTE AL TELEFONO CON CONTE E MACRON, SI PREPARANO AL CONTRATTACCO, MENTRE IL GENERALE RIBELLE NON SEMBRA AVERE LE TRUPPE PER L'ASSALTO DEFINITIVO

LIBIA: SCONTRI A SUD TRIPOLI, SI ARRENDONO 34 COMBATTENTI DI HAFTAR. L'ISIS IN AZIONE NEL CENTRO DEL PAESE

La guerra civile di Libia continua a bassa intensità ma senza interruzioni. Il comando delle forze militari del governo di Tripoli ha appena comunicato di aver catturato altri 34 miliziani fedeli al generale Khalifa Haftar. Gli uomini si sono arresi nella zona dell’aeroporto internazionale di Tripoli, a circa 30 chilometri dalla città, dove si combatte ormai da giorni. I soldati del governo dicono di aver catturato anche alcuni mezzi blindati: “Molti erano senza carburante, segnale che i rifornimenti non arrivano e che le milizie di Haftar sono state abbandonate”.
LA SITUAZIONE IN LIBIA - aprile 2019LA SITUAZIONE IN LIBIA - APRILE 2019

Su quello stesso aeroporto internazionale (chiuso dal 2014 perché era stato devastato) nella notte uno degli aerei del generale Haftar avrebbe fatto una incursione, segno che la zona sarebbe nelle mani del Governo di Tripoli. Alcuni media libici scrivono che le forze fedeli al governo di Fayez Serraj, e in particolare quelle di “Bunian al Marsis” di Misurata, si stanno preparando per attacchi massicci in diverse direzioni contro le forze del generale Haftar.

Ieri a Tripoli l’aeroporto di Mitiga, l’unico rimasto aperto in questi anni, è stato al centro di un altro bombardamento, con il lancio di due razzi che non hanno fatto nessun danno. Dopo poche ore, i dirigenti dell’aeroporto hanno deciso di riaprirlo, anche se con attività ridotta e nella notte è atterrato un primo volo da Istanbul.

libia scontriLIBIA SCONTRI
La città oggi si è risvegliata ancora sotto choc per l’attacco di ieri, il primo segnale di guerra all’interno della capitale. Fino ad oggi gli scontri fra le truppe di Serraj e quelle fedeli a Khalifa Haftar si sono svolti sempre lontani dal centro cittadino. Le strade in mattinata sono ancora poco frequentate e le attività commerciali rallentate.

Il presidente Serraj è normalmente al lavoro: ieri pomeriggio ha ricevuto le telefonate di Giuseppe Conte e del presidente francese Emmanuel Macron. Conte e Serraj hanno discusso della situazione nel Paese in questi giorni dopo l’offensiva di Haftar. Il presidente libico ha anche ringraziato l’Italia per non aver ritirato i militari che sono impegnati nelle operazioni di assistenza a Tripoli e Misurata.

Nuova emergenza umanitaria
libia tensione alle stelleLIBIA TENSIONE ALLE STELLE



Le Nazioni Unite hanno comunicato che a causa degli scontri armati di questi giorni ci sono già 3.400 sfollati: l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) scrive che queste 3.400 persone hanno lasciato le loro case a Tariq Al-Matar, Wadi Al-Gharbi, Ain Zara e Qasr Ben Gashir per aree relativamente più sicure di Tripoli, Tarhouna, Bani Waleed e Tajoura. La maggior parte delle famiglie sfollate è ospitata da parenti e conoscenti, mentre circa 25 famiglie hanno raggiunto due rifugi collettivi a Tajoura e Ain Zara. Questo chiarisce anche che per il momento l’esodo da Tripoli non c’è stato, se non la partenza di persone che hanno deciso di lasciare la città a causa dell’incertezza: nelle strade della capitale non ci sono stati ancora scontri armati, né operazioni militari, anche se molti si attendono possibili azioni di gruppi fedeli al generale Haftar che potrebbero essere “cellule dormienti” oppure potrebbero infiltrarsi in città.

HAFTARHAFTAR
Sempre a proposito dei profughi dalle zone di guerra le Nazioni Unite scrivono che “continuiamo a ricevere conferma che la popolazione civile in alcune aree vicine alla linea del fronte non è in grado di scappare a causa dell'intensità dei combattimenti. In alcuni casi, le ostilità impediscono anche ai fornitori di servizi di soccorso di raggiungere la popolazione bisognosa. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria temporanea in Libia che permetta il passaggio di civili che desiderano lasciare Tripoli e fornire assistenza umanitaria. Sono invece circa 1400 i rifugiati e migranti nei centri di detenzione, in prossimità delle aree colpite, in Ain Zara, Gharyan e Qasr Ben Gashir”.

Isis in azione al Sud
Un’ultima notizia dal Sud della Libia spiega quali siano i pericoli per il Paese di un nuovo periodo di instabilità che metta in difficoltà il sistema delle forze di sicurezza. Nella notte un gruppo di terroristi dell’Isis ha fatto un’incursione nel villaggio di Al Fuqaha, nel distretto di Kufra, nella Libia centrale. Gli assalitori sono arrivati poco dopo la mezzanotte a bordo di una quindicina di mezzi, hanno assassinato il presidente del Consiglio locale del villaggio mentre dormiva a casa sua.

È stato ucciso anche un altro cittadino che in passato era tenuto in ostaggio dai combattenti ed era stato liberato da alcune milizie affiliate al governo di Tripoli. L’incursione è durata alcune ore, e molte abitazioni sono state date alle fiamme. Una conferma non solo della presenza, ma anche della pericolosità dei gruppi terroristici dello stato Islamico in Libia; dopo essere stati sconfitti a Sirte dalle operazioni militari decise nell’estate del 2016, i militanti dell’Isis si sono dispersi e rifugiati nel Sud della Libia, dove potrebbero comunque riorganizzarsi.
libia tensione alle stelleLIBIA TENSIONE ALLE STELLE


HAFTAR BOMBARDA L' AEROPORTO MA SERRAJ NON MOLLA
Gabriele Carrer per “la Verità

In Libia si combatte per il controllo degli aeroporti. Ieri un cacciabombardiere Mig-21 (un velivolo di fabbricazione sovietica anni Cinquanta) delle forze dell' Esercito nazionale libico guidato da Khalifa Haftar ha colpito con due missili l' aeroporto di Mitiga, a Est di Tripoli, l' unico attualmente operativo nella capitale. È la risposta alla controffensiva lanciata domenica dalle forze fedeli a Fayez Al Serraj che avevano riconquistato l' aeroporto internazionale di Tripoli e costretto alla ritirata dal Sud della della città i militari di Haftar.

L' attacco di ieri rappresenta per le forze della Cirenaica un tassello fondamentale nell' implementazione della «no fly zone» sulla Libia occidentale. Lo scalo di Mitiga è stato infatti evacuato e chiuso immediatamente dopo l' attacco.
HAFTAR E GIUSEPPE CONTEHAFTAR E GIUSEPPE CONTE

L' aviazione dell' Esercito nazionale libico ha cercato più volte di evitare il bombardamento ma non è stato possibile, ha spiegato ieri il capo delle operazioni Mohammad Al Manfour: «I crimini delle milizie ci hanno portati a usare l' unica arma che loro sono in grado di comprendere», ha dichiarato Al Manfour rievocando la promessa di Haftar di sconfiggere il terrorismo, dietro alla quale però si nasconde la volontà di prendere il controllo della capitale. Le forze governative, invece, hanno accusato le autorità di Bengasi di aver colpito un aeroporto civile.

Tuttavia, ciò non corrisponde alla realtà: lo scalo è infatti spesso utilizzato anche come base militare ed è soprattutto il quartier generale delle milizie filogovernative e una prigione militare.
haftarHAFTAR

Intanto, il bilancio è salito ad almeno 32 morti e 50 feriti, secondo il ministro della Sanità tripolino Ahmed Omar. Quattordici, invece, le vittime tra le forze Haftar. Più di 2.800 gli sfollati secondo il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la Libia, Maria Ribeiro.
Sempre ieri Haftar ha incassato un' importante vittoria a livello politico. Ali Al Qatrani, da sempre a lui vicino, si è dimesso da vicepresidente del consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale di Al Serraj, «controllato» a suo dire dalle milizie, per schierarsi al fianco del generale.

DONALD TRUMP AL SERRAJDONALD TRUMP AL SERRAJ
Mentre l' Onu continua a chiedere una tregua umanitaria rimbalzata da entrambe le fazioni in campo, Abd Hadi Houweish, ministro degli Esteri del governo di Tobruk (l' esecutivo che appoggia Haftar), ha chiesto il contributo della Russia a una soluzione per l' emergenza in Libia in un' intervista all' agenzia russa Sputnik. Il tutto dopo il mezzo passo indietro degli Stati Uniti. Washington ha infatti temporaneamente ritirato un contingente a sostegno del comando in Africa, offrendo un assist alle forze della Cirenaica.

al serraj haftar giuseppe conteAL SERRAJ HAFTAR GIUSEPPE CONTE
Per gli Usa è il tempo della politica più che degli eserciti. Ieri il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha chiesto ad Haftar di «fermare immediatamente» l' offensiva contro Tripoli: «Non c' è una soluzione militare al conflitto in Libia», ha spiegato richiamando «tutte le parti coinvolte» alla «responsabilità di ridurre urgentemente la tensione» per «tornare ai negoziati politici mediati dall' inviato Onu, Ghassan Salamé». Il quale potrebbe annunciare già oggi, al massimo domani, il rinvio della conferenza nazionale prevista per il 14 al 16 aprile, a Ghadames.

Non sembra entusiasta dell' avanzata del generale neppure la Francia, sua storica sostenitrice assieme a Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita e accusata da Al Serraj di aver contribuito all' offensiva di Haftar inviando consiglieri militari per coordinare l' attacco.

Per Le Monde Haftar con il suo tentativo sulla capitale libica avrebbe «degradato» il ruolo di Parigi puntando tutto sul via libera saudita e sull' appoggio del gruppo radicale salafita dei madkhalisti.

giuseppe conte incontra fayez al serraj 3GIUSEPPE CONTE INCONTRA FAYEZ AL SERRAJ
L' Italia monitora la situazione in Tripolitania, dove ha, con Eni, i maggiori interessi. «Alcune aziende italiane operative a Tripoli, anche del settore Oil & Gas, sono rientrate» dopo gli scontri, ha spiegato all' Adnkronos il presidente della Camera di commercio italo-libica, Gianfranco Damiano, precisando che invece gli imprenditori italiani a Misurata e Bengasi sono rimasti in Libia. Ieri l' ambasciatore italiano Giuseppe Maria Buccino Grimaldi è stato ricevuto da Al Serraj, che ha espresso apprezzamento per la posizione dell' Italia. Secondo quanto riferito dall' ufficio stampa tripolino, il diplomatico italiano «ha espresso il rifiuto da parte di Roma dell' aggressione che minaccia la vita dei civili».

giuseppe conte incontra fayez al serraj 1GIUSEPPE CONTE INCONTRA FAYEZ AL SERRAJ
Fondamentale per l' Italia è l' asse con Misurata, dove è presente con un ospedale da campo situato nella base area della città-Stato. Ed è stata smentita la voce circolata nella mattinata di ieri sul ritiro dei circa 200 militari italiani a presidio dell' ospedale misuratino. Fonti della Verità spiegano che si trattava di una possibilità al vaglio della diplomazia italiana ma subito scartata dopo l' intervista rilasciata ieri alla Stampa da Ahmed Maiteeq, vice di Al Serraj in rappresentanza di Misurata (le cui forze si sono rivelate fondamentali per la riconquista di terreno da parte dei governativi), che chiedeva al nostro Paese di «fare di più» contro l' avanzata di Haftar.

Fonte: qui

LIBIA: E' TORNATO L'ISIS - SFRUTTANDO IL CAOS, I JIHADISTI HANNO ATTACCATO UN VILLAGGIO A SUD DI SIRTE 
SALTA LA CONFERENZA VOLUTA DALL'ONU PER METTERE INTORNO A UN TAVOLO TUTTE LE FAZIONI IN GIOCO: E' IL FALLIMENTO DEL PIANO DELLE NAZIONI UNITE CHE NON SI ASPETTAVANO L'AVANZATA DI HAFTAR 
LA POSSIBILITÀ DI SANZIONI NEI CONFRONTI DEL "BAFFO FORTE DELLE CIRENAICA" SI È ARENATA DAVANTI AL NIET DELLA RUSSIA
Cristiana Mangani per "il Messaggero"

KHALIFA HAFTARKHALIFA HAFTAR
I primi effetti della battaglia si vedono già con la rinuncia dell' inviato dell' Onu Ghassam Salamé a far svolgere la Conferenza nazionale libica in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames. Un incontro che doveva mettere intorno al tavolo tutte le realtà del paese africano e che, secondo i piani delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto essere risolutiva per la stabilizzazione.

Salamé ha annunciato il rinvio, a causa dei combattimenti in corso, anche se dice di essere «più che mai determinato a tenere la conferenza appena possibile». Ma la realtà è diversa. La rinuncia al vertice è qualcosa di più di un semplice rinvio, è probabilmente il fallimento dell' intero piano dell' Onu e dell' attività diplomatica del suo inviato. Se è vero, come sostengono da più parti, che anche Salamé si è trovato spiazzato davanti alla decisione del generale Khalifa Haftar di avanzare verso Tripoli.

al serraj haftar giuseppe conteAL SERRAJ HAFTAR GIUSEPPE CONTE
Per questa ragione, mentre il segretario generale Antonio Gutteres è tornato a chiedere «la fine immediata del conflitto, nel pomeriggio di oggi (alle 15 ora locale) su richiesta della Germania, presidente di turno, si terrà una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di vetro, con Salamé che dovrà riferire ai Quindici gli sviluppi sul terreno.

SINDACO UCCISO
La necessità di un intervento concreto sembra chiara a tutti. Anche perché, ieri, la situazione di caos ha consentito all' Isis di rialzare la testa. Lo Stato islamico ha attaccato un villaggio nel distretto di Jufra, a 370 km a sud di Sirte, e ne ha rivendicato l' incursione.

Ghassan SalameGHASSAN SALAME
Un po' come era successo in Siria e in tutti i paesi dove la confusione lascia spazio a chi voglia conquistarlo. I terroristi sono arrivati di notte a bordo di 13 mezzi e hanno ucciso almeno tre persone, tra le quali il sindaco, Ismail al-Sharif. Nella loro furia hanno dato alle fiamme alcune abitazioni di poliziotti e la sede delle Guardie municipali del centro, il cui capo è stato rapito e poi liberato.

La giornata di ieri sembra essere stata caratterizzata da una minore tensione sul fronte bellico. La coalizione di milizie che difende Tripoli ha attaccato la base aerea di al-Watiya e distrutto autobotti nel centro del paese dove si trovavano gli uomini di Haftar.

giuseppe conte incontra fayez al serraj 2GIUSEPPE CONTE INCONTRA FAYEZ AL SERRAJ 
L'esercito del generale (Lna) ha avuto defezioni e perdite e sembra aver rallentato la corsa verso la Capitale. Ma il freno agli interventi potrebbe far parte di una precisa strategia, perché una parte delle forze del feldmaresciallo si è indirizzata verso Sirte, dove sono cominciati i combattimenti. E la ragione potrebbe spiegarsi con la sua volontà di tenere impegnati lì i misuratini, la milizia forte che appoggia il presidente Fayez al Serraj, e che così potrebbe essere distratta da Tripoli.

LA DIPLOMAZIA
Questo spiegherebbe la reazione dell' ambasciatore libico a Roma, Omar Taruni, che ha dichiarato: «La comunità internazionale ha lasciato il popolo libico da solo. Qualche paese - ha aggiunto il diplomatico - ha cominciato a dire apertamente ad Haftar di fermare le operazioni solo dopo cinque giorni dall' inizio del conflitto».
LA SITUAZIONE IN LIBIA - aprile 2019LA SITUAZIONE IN LIBIA - APRILE 2019

«Non ci aspettavamo questo silenzio - confermano fonti del governo di accordo nazionale - La comunità internazionale si deve assumere le sue responsabilità e dire alle parti in lotta che devono proteggere la popolazione civile». Qualcosa che finora non è stata fatta perché, al di là delle posizioni ufficiali, delle buone intenzioni manifestate da quasi tutti, il vero sostengo non si è visto. E la possibilità di sanzioni nei confronti di Haftar si è arenata davanti al niet della Russia.
libia scontriLIBIA SCONTRI

I COLLOQUI





L'Italia, intanto, si muove in cerca di mediazioni, con il premier Conte che chiama Serraj e il ministro Moavero Milanesi che ha un lungo colloquio con il vicepremier libico Ahmed Omar Maitig, «sulle ripercussioni dell' aggressione alla città di Tripoli». Ma in assenza di prese di posizione forti, Haftar non mollerà facilmente il campo e la guerra rischierà di diventare lunga ed estenuante per la popolazione. Fonte: qui

LA POSTA IN GIOCO DELLO SCONTRO E’ IL CONTROLLO DELLE INSTALLAZIONI PETROLIFERE 

SARRAJ CONTA SU 1500 MEZZI CONTRO I 560 DI HAFTAR, LE CUI FILE SONO PIENE DI MERCENARI 

ALCUNI FUNZIONARI SAUDITI HANNO RIVELATO AL “WALL STREET JOURNAL” CHE L’ARABIA SI E’ IMPEGNATA IN FINANZIAMENTI MILIONARI PER SOSTENERE LA MARCIA SU TRIPOLI DA PARTE DI HAFTAR…

IL VOLTAFACCIA DEL GENERALE ALL' INTESA «AMERICANA»
Stefano Agnoli per il “Corriere della sera”

al serraj haftar giuseppe conteAL SERRAJ HAFTAR GIUSEPPE CONTE
Che la principale posta in gioco in Libia restino le installazioni petrolifere, il controllo della compagnia di Stato Noc e della Banca centrale che gestisce la liquidità prodotta dalla vendita di greggio e gas, è da sempre evidente. Non è un caso che il numero uno della Noc, Mustafa Sanalla, abbia lanciato ieri l' allarme al Financial Times , sostenendo che il Paese si trova a fronteggiare la più grande minaccia dal 2011, cioè dalla caduta di Gheddafi. Senza produzione, senza quelle entrate e senza l'elettricità il Paese sprofonderebbe nel baratro.

E il prezzo internazionale del petrolio potrebbe subire contraccolpi al rialzo. Nella realtà, assicurano però gli uomini delle compagnie che operano su suolo libico, al momento l'operatività non sarebbe stata toccata (malgrado la notizia di un attacco aereo ieri a Zuwara, a 25 chilometri dal terminale gas di Mellitah).

MANIFESTAZIONE IN LIBIAMANIFESTAZIONE IN LIBIA
Gli scontri sono limitati alla capitale, minacciata da sud, sudovest ed est, mentre il petrolio e il gas continuano a essere estratti e a scorrere come nelle ultime settimane, con le diverse infrastrutture «protette» dalle milizie e pagate dalla compagnia di Stato. Con la situazione militare ormai in stallo (con i reparti di Misurata e Zintan il premier Sarraj potrebbe contare su circa 1.500 mezzi vari contro i 560 di Khalifa Haftar, le cui file sono nutrite da molti mercenari e che si trovano assai lontane dalle loro basi dell' est) rimane l'interrogativo di fondo sulle ragioni della mossa dell'uomo forte della Cirenaica, che non riscuoterebbe l'assenso di Egitto e Emirati, suoi alleati storici.
MANIFESTAZIONE IN LIBIAMANIFESTAZIONE IN LIBIA

In particolare, secondo fonti diplomatiche, colpisce l'improvviso voltafaccia del generale dopo i risultati dell'incontro di fine febbraio ad Abu Dhabi con Sarraj. Un vertice voluto in particolare dagli Usa, preoccupati anche per le possibili instabilità in Algeria e in Tunisia e decisi a tornare a occuparsi del caso Libia.

L'incontro negli Emirati, avvenuto alla presenza dell'ambasciatore Usa in Libia, Peter Bodde, avrebbe delineato un accordo di massima che prevedeva un passo indietro di Sarraj e la costituzione di un consiglio di presidenza con tre componenti, uno per ognuna delle regioni libiche, coordinato da un garante. Uno scenario che avrebbe dovuto costituire la base del vertice di Gadames ma che al principale sponsor di Haftar, la Francia, non sarebbe risultato particolarmente gradito.

TRA I PICK-UP CHE DIFENDONO TRIPOLI "PER HAFTAR AEREI E SOLDI DEI SAUDITI"
Francesco Semprini per “la Stampa”

LIBIA - MILIZIE DI HAFTARLIBIA - MILIZIE DI HAFTAR
«Questi pick-up sono nuovi, anche le mitragliatrici sono di recente fabbricazione». Abdel Bas Shiwa mostra il bottino delle ultime vittorie messe a segno dalle forze di al Serraj ai danni dei miliziani di Haftar. Una parata di mezzi e armi tirate a lucido, «cache di munizioni arrivati in questa parte della Libia poche settimane prima dell' offensiva su Tripoli ordinata dal generale».

I rilievi sul campo giungono lo stesso giorno in cui funzionari sauditi hanno rivelato al «Wall Street Journal» che Riad si era impegnata in finanziamenti milionari per sostenere la marcia su Tripoli da parte di Haftar. «L' Arabia saudita ha promesso di pagare decine di milioni di dollari per contribuire a finanziare l' operazione», riferiscono le fonti spiegando che l' offerta è giunta «giorni prima» dall' inizio delle ostilità, il 4 aprile, e alla visita che il generale ha compiuto a Riad il 27 marzo incontrando re Salman bin Abdulaziz Al Saud.
SOLDATI IN LIBIASOLDATI IN LIBIA

Ed è sempre di ieri la notizia, diffusa da media libici, di due aerei cargo provenienti dagli Emirati rilevati dai satelliti sulle piste dello scalo di Bengasi. Sebbene non vi siano conferme sui contenuti dei velivoli, la notizia desta timori, perché interpretata come una sorta di catena di rifornimenti a sostegno delle attività belliche di Haftar in Tripolitania, proprio nel momento in cui il generale e i suoi alleati stanno perdendo spinta.

Lo confermano i pick-up sequestrati dal 1° battaglione di Zawia comandato da Shiwa, tutti rigorosamente Toyota beige maculato e tutti con pochi chilometri. «Adesso - spiega - li pitturiamo di nero e li usiamo noi». L'offensiva di Haftar sulla città a 40 chilometri ad ovest di Tripoli è stata per ora arginata così come in altri punti caldi del risiko che ha tenuto banco nei giorni passati.
petrolio libiaPETROLIO LIBIA

Uno di questi è Ain Zara il punto di scontro più vicino al centro di Tripoli: è li che ci troviamo mentre un convoglio militare giunge ad alta velocità. Un combattente scende con fare deciso dall' ultimo mezzo, è vestito di nero, ha il volto coperto e imbraccia un kalashnikov. Ferma il traffico per far passare mezzi pesanti diretti a rinforzare le trincee di prima linea, mentre un checkpoint blindato segna il punto di non ritorno.

In lontananza si sentono sporadici scambi di fuoco, mentre l' artiglieria pesante resta silenziosa in questo sobborgo della capitale. Diverso è il clima in altre aree alle pendici di Tripoli, come l' aeroporto internazionale bersagliato dall' aviazione di Haftar, così come Wadi Rabea e Tajiura dove è stato distrutto un cache di armi del Gna. Nella notte tra giovedì e venerdì, invece, colpi di artiglieria di Haftar hanno raggiunto un' area abitata a Suwani provocando vittime tra i civili.

SARRAJ HAFTAR MACRONSARRAJ HAFTAR MACRON
I dispacci dal fronte segnalano tuttavia una novità assoluta, l' allargamento della linea di fuoco nell' estremo ovest del Paese, a Zuwara città a ridosso del confine tunisino popolata prevalentemente dalla minoranza berbera degli Amazigh, da sempre ostile al generale. I caccia della Cirenaica hanno raggiunto il campo di Abdel Samad, non lontanissimo dall' impianto Eni di Mellitha. «Le attività a Mellitah proseguono regolarmente. - spiega la società che gestisce la struttura in joint venture con la Compagnia petrolifera nazionale (Noc) - Le azioni militari di cui si è parlato sono avvenute a più di 25 chilometri di distanza dalle strutture operative ed erano dirette ad una vecchia caserma delle milizie di Zwara».

haftar serrajHAFTAR SERRAJ
Per alcuni si tratta di arrembaggi approssimativi, tentativi di allargare il cerchio e disorientare attuati da un' armata (quella del generale) che sta mostrando limiti e che forse è in attesa di rinforzi e rifornimenti provenienti da fuori. Da Bengasi si fa sentire il procuratore militare del Lna con un ordine di arresto a carico di Serraj, del vicepremier Omar Maetig e di altri esponenti civili e militari di Tripoli, considerati autori di «gravi crimini». Ordine che arriva nel giorno in cui il presidente del consiglio per i Diritti umani dell' Onu, Coly Seck, afferma che l' uso di minori-soldato, come quelli catturati dalle forze governative, «è un crimine inaccettabile».

Accuse che si sono sollevate ieri da piazza dei Martiri a Tripoli, quella della rivoluzione, dove migliaia di persone si sono radunate sventolando il tricolore libico e gridando la loro rabbia contro il «traditore Haftar» e i suoi alleati, «Francia in testa». Fonte: qui

A CASAL BRUCIATO, PERIFERIA EST DI ROMA, UN NUOVO CASO DI DISCRIMINAZIONE DOPO QUELLO DI TORRE MAURA: IL QUARTIERE SI È RIBELLATO ALL'ASSEGNAZIONE DI UN ALLOGGIO POPOLARE AD UNA FAMIGLIA ROM


CASAPOUND GUIDA LA CONTESTAZIONE. 
LA SINDACA RAGGI: "CREATO UN CLIMA DI ODIO E TERRORE"
Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”

casal bruciato protesta anti-romCASAL BRUCIATO PROTESTA ANTI-ROM
Davanti al palazzo di via Cipriano Facchinetti 90, a Casal Bruciato, prima periferia est di Roma, i residenti che da domenica protestano contro l' assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia rom, replicano con una domanda alle domande dei giornalisti: «Tu sul tuo pianerottolo ce li vorresti?». Loro sono «gli zingari»: quelli «che rubano», quelli «che sfruttano i loro bambini» e girano con «macchine da sessantamila euro». Quelli che «sarebbe meglio spostare fuori dal raccordo anulare». Quelli che «se sono nomadi, devono nomadare».

«Non siamo razzisti, ma gli zingari non ce li vogliamo - dice la signora Claudia, che nel 1974 occupò a San Basilio - A mio nipote, che ha 11 anni, per togliergli un euro gli hanno puntato un coltello alla gola. Se fossero immigrati sì, anche neri sì. Purché sia gente onesta». 

Non è sufficiente ricordare, come ripete la sindaca di Roma Virginia Raggi, che la famiglia destinataria dell' appartamento ne abbia diritto, sulla base di regolare graduatoria. Qui, dove gli occupanti abusivi sono consuetudine, i rom sono indesiderabili.
casal bruciato protesta anti-romCASAL BRUCIATO PROTESTA ANTI-ROM

Come a Torre Maura, è Casapound a guidare la contestazione. Megafono in pugno, Giuseppe Di Silvestre arringa poche decine di persone: «Non ci sono i soldi per la sanità, le persone anziane sono costrette a frugare nell' immondizia, e poi si fa un bando per l' accoglienza da 986mila euro. I cittadini sono incazzati perché la politica pensa ai salotti e loro non hanno servizi. Non ci fermeremo finché non avranno dato una casa a Noemi. Prima gli italiani». Anzi: «prima i romani». Antonietta, 85 anni, si avvicina e urla: «Siete dei fascistoni, mi fate schifo». «Non si tratta di essere razzisti, siamo stati anche noi un popolo di migranti - dichiara Giuseppe Amendola - ma devono trovarsi casa e lavoro. A noi all' estero nessuno ha dato niente».

casal bruciato protesta anti-romCASAL BRUCIATO PROTESTA ANTI-ROM
L' altra protagonista di questa storia di sobborghi in rivolta ha 20 anni e si chiama Noemi Fasciano. Ieri mattina, con in braccio il suo bimbo di sei mesi ha occupato la casa da cui i nomadi era stati cacciati, ma l' occupazione è durata dieci minuti, fino all' arrivo della polizia, quando la ragazza ha preferito desistere. Ma ora fiancheggiata dal padre Enzo e dalla nonna Vincenza annuncia che resterà qui finché non avrà una casa, a costo di dormire dentro la tenda montata sul prato da Casapound.

L' appartamento della contesa si trova al quarto piano di uno stabile di sette. Da ieri è ufficialmente libero: «Hanno creato un clima di odio e terrore al punto che per garantire l' incolumità e la vita di questi sei bambini gli uffici sono stati costretti a assegnare alla famiglia un altro appartamento - dice Raggi - Ma Casapound non ci fa paura, Roma resta una città aperta e dei diritti».
casal bruciato protesta anti-romCASAL BRUCIATO PROTESTA ANTI-ROM

Il vice premier Luigi Di Maio lancia un avvertimento: «La legge vale per tutti. Superiamo i campi rom, subito. E sgomberiamo CasaPound, così come chiunque occupi in modo illegittimo un' abitazione o uno stabile già assegnato a chi ne ha realmente bisogno». È tardo pomeriggio quando arriva Stefano Fassina, deputato e consigliere comunale di Leu che parla a lungo con Noemi. Un piccolo gruppo di persone che sta in disparte tira un sospiro di sollievo: «Stiamo facendo un piccolo presidio antirazzista, ma qui dovrebbe esserci la sinistra, a spiegare, a parlare» osserva Giulia. Fassina cerca di calmare gli animi e scuote la testa: «E' guerra tra chi ne ha più bisogno. Ci sono dodicimila persone in lista d' attesa, il problema non sono i rom ma che le case popolari sono poche».

Fonte: qui

SCONTRO SULLA CAPITALE TRA SALVINI E DI MAIO – DAL DEBITO DEL CAMPIDOGLIO AI ROM E CASAPOUND, SU ROMA SI INFIAMMA IL DUELLO TRA I DUE VICEPREMIER 
IL LEADER LEGHISTA: “NON RIPIANEREMO I DEBITI FATTI DA ALTRI” 
DI MAIO REPLICA: "CHI È CHE APRÌ I CAMPI ROM NELLA CAPITALE? FU LA LEGA CON I FINANZIAMENTI DI MARONI. E CASAPOUND VA SGOMBERATA" 
LAURA CASTELLI, VICEMINISTRO M5S DELL’ECONOMIA ATTACCA: “SALVINI VUOLE CHE LA RAGGI CADA”
Simone Canettieri per il Messaggero
salviniSALVINI

Si inizia con il debito del Campidoglio, si finisce con i rom e Casapound. In mezzo c' è la Capitale. Ai bordi del ring ancora loro: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ed è proprio il leader della Lega, nella sua Milano, appena spicciata la conferenza stampa sovranista, ad annunciare: «Non pagheremo debiti fatti da altri, a differenza dei governi del passato». E ancora: «Stiamo ragionando su come aiutare i cittadini senza ripianare i debiti. Cercheremo di aiutare i cittadini perché non possono andarci di mezzo loro per la pessima amministrazione del Comune di Roma, non tanto quella attuale ma passata».

Salvini ce l' ha con la fine della gestione commissariale del debito storico del Campidoglio (12 miliardi di euro) prevista per il 2021 con tanto di annuncio della diminuzione dell' Irpef per i romani, notizia lanciata in pompa magna la settimana scorsa dal viceministro all' economia Laura Castelli e dalla sindaca Virginia Raggi. Il provvedimento è contenuto nel decreto crescita e, se questo è il mood, se ne vedranno delle belle in sede di conversazione.

salvini di maioSALVINI DI MAIO
Ma la giornata gira anche sull' ennesimo caso che vede coinvolti i rom, questa volta cacciati da una case popolare per la quale avevano i requisiti dopo le proteste di Casapound. Ancora un' altra tensione, che cade a pochi giorni dalla rivolta di Torre Maura. Questa volta siamo sempre in periferia, a Casal Bruciato, appendice est della Capitale.

La storia è differente e scende in campo Di Maio. Per la prima volta in maniera netta e definitiva. «Quel che sta accadendo a Roma - si sfoga il leader M5S con i suoi durante la visita al Vinitaly - è paradossale. Qui bisogna ricordare le cose. Chi è che aprì i campi rom nella Capitale?
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Fu la Lega con i finanziamenti di Maroni da ministro degli Interni ad Alemanno sindaco.
Stanziarono decine e decine di milioni di euro di soldi pubblici.
Poi è scoppiata Mafia Capitale ed è venuto tutto fuori. E ora chi è che li sta chiudendo? Noi, il M5S. La sindaca Raggi ha chiuso lo scorso anno Camping River».

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LA STOCCATA 

Pur di entrare in conflitto con Salvini, la copertura dei vertici del M5S è totale: «Il superamento dei campi rom è doveroso. La legge vale per tutti. Superiamo i campi rom, subito. E sgomberiamo CasaPound - continua ancora Di Maio - così come chiunque occupi in modo illegittimo un' abitazione o uno stabile già assegnato a chi ne ha realmente bisogno». Nei campi ci sono famiglie che si dichiarano nullatenenti e poi girano in auto lussuose? «Gli mandiamo la Guardia di finanza. Ci sono altri stabili occupati da chi non ne ha diritto? Vanno sgomberati anche quelli. Tempo fa, ad esempio, avevo sentito parlare di priorità o meno in merito allo sgombero dell' edificio occupato da CasaPound in pieno centro a Roma.

Scusate, quindi se io ho una casa e qualcuno me la occupa ma la tiene pulita devo starmene zitto? Ma stiamo scherzando?».
SALVINI VINITALYSALVINI VINITALY
Il tentativo del leader pentastellato è chiaro: togliere a Salvini gli alibi, facendolo passare per il ministro dell' Interno che tollera i fascisti del terzo millennio per motivi di vicinanza ideologica.

E anche questa battaglia si infila nella narrazione che vede contrapposte - e sarà così fino a fine maggio - le due forze di governo.
Con i gialli che dicono ai verdi: voi siete degli estremisti.
Da Verona, Di Maio si lamenta e sbuffa per il caso Roma. E dice apertamente ai suoi collaboratori che «Virginia è sola, dal Viminale arriva solo il silenzio».

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Non solo: «Sul fronte sicurezza della Capitale voglio fatti concreti». Il messaggio dunque è chiaro: la tolleranza zero annunciata nei confronti dei campi nomadi deve essere altrettanto dura in tutti gli altri ambiti.

Con una postilla velenosa: «So che la competenza dei campi nomadi è dei Comuni, ma Roma è anche la Capitale d' Italia, da parte dell' Interno e di Salvini mi aspetto qualcosa in più per quanto riguarda l' ordine pubblico. Perché il problema c' è a Roma così come a Milano, ad esempio, e in altre città».


LAURA CASTELLI
Lorenzo De Cicco per il Messaggero

laura castelli sum #03LAURA CASTELLI 
«Salvini fa la sua campagna elettorale, spera che il Comune di Roma cada per andare al voto. Ma questa è una misura portata avanti dal Ministero dell' Economia e da tutto il governo.

Quindi decida, Salvini, se vuole fare un attacco politico o se vuole fare il membro di questo governo». Laura Castelli, viceministro dell' Economia in quota M5S, giovedì scorso era accanto a Virginia Raggi per annunciare che tra due anni sarà smantellata la bad company del Comune di Roma, la struttura che gestisce 12 miliardi di debiti accumulati fino al 2008. «È una misura a costo zero per i cittadini, zero. Fare polemica su questo è assurdo», dice Castelli, dopo avere letto le dichiarazioni del leader del Carroccio.

Dice Salvini: non pagheremo i debiti fatti da altri...
laura castelli giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafedeLAURA CASTELLI GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ALFONSO BONAFEDE
«Ma per lo Stato non ci sono costi aggiuntivi: si accolla il debito e in cambio non paga più la quota annuale per la gestione commissariale».
I famosi 300 milioni all' anno sborsati dal 2009...
«Esatto. Quindi il costo è zero.
In cambio la gestione commissariale, smantellata dal 2021, avrà la liquidità per coprire la cassa. Altrimenti la situazione era difficile».

In che senso?
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTELUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
«Lo ha già detto anni fa l' ex commissario del debito, Scozzese: se qualcuno non ci mette mano, la cassa della struttura commissariale si sfonda. Noi in legge di bilancio abbiamo già inserito alcune norme per fare chiarezza, non si capiva se certe partite dovessero essere pagate dal Comune o dal commissario. E in questi tre mesi la gestione commissariale ha migliorato le sue performance».

Quindi Salvini, secondo lei, sbaglia?
«Salvini dice queste cose per campagna elettorale. Si dovrebbe ricordare che la Capitale d' Italia è Roma e non è Milano».

A quanto ammonta il debito che lo Stato si accollerà? Si parla di 12 miliardi?
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«Ma no, già oggi siamo sotto quella cifra. Il resto si saprà quando uscirà il decreto. E come ha detto la giunta di Roma in conferenza stampa, per il 2021, quando scade il mandato di Raggi, lasceremo un' eredità a chi verrà dopo, un credito potenziale di 2,5 miliardi da poter investire per la città».

Quindi si va avanti? Tutto il M5S è compatto?
«Non solo tutto il Movimento, tutto il governo. È d' accordo anche il collega viceministro Garavaglia, della Lega. Ci sono le mail in cui chiede di inserire la misura nel decreto Crescita».

Non c' è possibilità che il provvedimento salti o slitti?
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«Ma sta scherzando? Sarà nel decreto Crescita, è stato votato dal Consiglio dei ministri. Tria lo condivide, perché dovrebbe saltare?».
Beh, se il vicepremier ne parla così negativamente...
«Ma fa così perché non vede l' ora che cada il Comune di Roma, forse per andare a elezioni, è evidente, no? Ma è un' operazione su cui può star tranquillo.Mi pare poi che la nuova Lega non sia più nordica, o sbaglio?».
bossi salvini maroniBOSSI SALVINI MARONI
Salvini, parlando del debito di Roma, ha detto anche che l' Autonomia servirà «a risolvere questa follia».

«Le Autonomie non c' entrano nulla, la gestione commissariale nasce da una legge fatta nel 2009 da un governo di cui la Lega faceva parte. Ora abbiamo fatto una norma a costo zero, che è win-win, vincono tutti, e non permetterà agli italiani, tutti, di pagare i buchi prodotti dalle vecchie giunte. Salvini dovrebbe essere contento. Poi se ha bisogno di andare contro il Comune di Roma, è un problema suo».

Fonte: qui