9 dicembre forconi: 08/07/18

martedì 7 agosto 2018

UN CONTADINO DEL TREVIGIANO, STANCO DI VEDER CORRERE I MOTOCICLISTI NELLA STRADA DAVANTI CASA, ESCE CON LA SCOPA IN MANO E SI PIAZZA IN MEZZO ALLA CARREGGIATA CERCANDO DI FERMARE UN CENTAURO. CHE LO CENTRA IN PIENO E LO AMMAZZA

NEANCHE UN'ORA PRIMA LA MOGLIE AVEVA SCRITTO UN POST SUI SOCIAL CHIEDENDO UN INTERVENTO, ''PRIMA CHE SUCCEDA QUALCOSA DI GRAVE''

Manuela Collodet per www.ilgazzettino.it

UGO ENRICO STERLACCIUGO ENRICO STERLACCI
Ha lottato per otto giorni. Ieri mattina ha detto addio alla vita. Ugo Enrico Sterlacci, agricoltore 41enne di Sernaglia della Battaglia, è morto al Ca' Foncello dove era stato ricoverato sabato scorso in condizioni disperate. Per otto giorni è rimasto appeso alla vita nel reparto di rianimazione centrale dell'ospedale trevigiano. Alla fine il suo destino si è fatalmente compiuto.

L'INCIDENTE
Una tragedia immensa, quanto assurda. Esasperato dalle pazze corse di un centauro lungo via Farra, via sulla quale si affaccia la sua abitazione, Ugo Enrico sabato 28 luglio era corso in strada con una scopa per vedere chi fosse il pilota che aveva scambiato il rettilineo per una pista. Il destino ha voluto che il centauro dopo pochi minuti ritornasse indietro.
ugo enrico sterlacciUGO ENRICO STERLACCI

L'uomo a quel punto ha iniziato ad attraversare la strada, forse per costringere il motociclista a rallentare o a fermarsi. Forse per rimproverarlo delle spericolate evoluzioni nella via. Ma non ne ha avuto il tempo: il motociclista lo ha centrato in pieno.

ugo enrico sterlacci 2UGO ENRICO STERLACCI





Ugo Enrico è stato sbalzato a venti metri di distanza, rimanendo immobile sull'asfalto. Il motociclista è rovinato a terra, riportando solo lievi lesioni. Il personale medico arrivato in via Farra ha capito subito la gravità delle ferite del 41enne, tanto da far intervenire l'elicottero. Ricoverato in rianimazione, Ugo Enrico ha lottato per otto giorni. Ieri il tragico epilogo.

UGO ENRICO STERLACCI CON LA MOGLIE MARIKA PILLONUGO ENRICO STERLACCI CON LA MOGLIE MARIKA PILLON
IL RICORDO
 «Ho passato giorni a chiedere a Dio perché proprio a noi, amore mio». In un post in Facebook è racchiuso l'amore della moglie Marika Pillon, travolta in un attimo da un dolore senza parole. «Da quel maledetto sabato - scrive - in cui una frazione di secondo ha spezzato i nostri sogni, mi sono chiusa nel reparto di rianimazione centrale di Treviso, circondata da angeli dal camice bianco, verde e blu, sempre al tuo fianco pregando per un miracolo. Parlandoti. Baciandoti. Stringendoti. Riavvolgendo i nostri meravigliosi ricordi, i nostri progetti bellissimi, sempre circondata dagli amici più veri.

Quello che ti ho detto stamattina, lo sappiamo noi, ma quello che voglio dire a tutti con amore e serenità è quella che per me è l'unica verità: tutto l'amore che mi hai donato in questi 23 anni insieme è talmente infinito da bastarmi per tutta la vita. Mi hai riempita di Amore, quello più forte e autentico, quello che pochi possono dire di aver conosciuto, di protezione, di passioni per la vita.

ugo enrico sterlacci 1UGO ENRICO STERLACCI
Non ci siamo fatti mancare niente, ce la siamo vissuta come abbiamo sempre voluto noi. Ora vi prego: non voglio le vostre condoglianze. Voglio sorrisi, perché chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ha conosciuto una persona unica».

IL PRESAGIO
Proprio la donna neanche un'ora prima che il marito venisse investito aveva scritto un post nel gruppo Facebook di Sernaglia denunciando la pericolosità della strada e chiedendo un intervento prima che ci scappasse il morto. «Ora non voglio condoglianze. Voglio che prendiate esempio dalla sua passione per la vita, che lo ricordiate con un sorriso, quel suo sorriso che farà' sempre parte di me, di noi».

Fonte: qui

ROMA - “SI È RIFIUTATA DI DARMI I SOLDI PER LA COCA”. LUI LA UCCIDE A PICCONATE

AMMAZZATA DA UN AMICO A COLPI DI PICCOZZA. L’UOMO, UN AUTOTRASPORTATORE DI 42 ANNI, HA VAGATO TUTTA LA NOTTE VERSO LA SUA CASA DI TERRACINA, POI HA CONFESSATO 

I VICINI: “ERA UNA DONNA SELVAGGIA. NEL SUO APPARTAMENTO C’ERA SEMPRE…”


Giovanni Del Giaccio e Raffaella Troili per ''Il Messaggero''

emanuele riggione elena panettaEMANUELE RIGGIONE ELENA PANETTA
Voleva ancora soldi per comprare altra cocaina ma lei si è opposta. Così al culmine di una lite Emanuele Riggione, 42 anni ha afferrato una piccola piccozza e un coltello e colpito più volte Elena Panetta, la donna di 57 anni che lo ospitava da 8 mesi. Era mezzanotte. La vicina ha sentito dei rumori forti, il cane, un pinscher, abbaiare ma più di tanto non ci ha fatto caso, a casa di Elena c' era sempre una festa fino a notte fonda raccontano allo Statuario. Poi il silenzio.

Riggione, ha lasciato la chiave nella toppa di casa è uscito nel cortile, ed è salito sulla Panda della donna. Ha vagato tutta la notte, diretto verso Terracina, la sua terra d' origine. Aveva ancora le macchie di sangue su un piede quando si è presentato al comando provinciale dei carabinieri di Latina. Ha suonato, è entrato come se dovesse fare una qualsiasi denuncia, si è avvicinato al piantone della caserma e ha detto: «Ho fatto una cosa gravissima».
elena panetta uccisa per una dose di cocaina 8ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA

Erano circa le 9,30: Emanuele Riggione, 42 anni compiuti una settimana fa, confessava poco dopo, in lacrime, di aver ucciso Elena, nel suo appartamento, in via Corigliano Calabro.

«Un' amica», così l' ha descritta al sostituto procuratore Valerio De Luca che lo ha arrestato con l' accusa di omicidio aggravato. «Eravamo entrambi sotto l' effetto della cocaina, le ho chiesto i soldi per andarne a comprare altra ma lei si è rifiutata, abbiamo iniziato a litigare e a quel punto mi è scattato un raptus».

elena panetta uccisa per una dose di cocaina 6ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA



Originario di Terracina, dove ha vissuto fino a qualche anno fa e dove sono i familiari, l' autotrasportatore ha due figli, è in fase di separazione dalla moglie e disoccupato da qualche mese.

Ai carabinieri ha raccontato che dopo il delitto e dopo aver girovagato per Roma aveva deciso di tornare «nella sua terra» per farla finita. Alle 6,30 si è fermato al confine tra Terracina e Latina ma poi non ha avuto il coraggio e ha deciso di presentarsi in caserma.
elena panetta uccisa per una dose di cocaina 7ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA




I militari hanno avvisato i colleghi romani e nel giro di poco hanno avuto la conferma: i carabinieri della compagnia Casilina sono entrati nella casa al pian terreno con l' aiuto dei vigili del fuoco e scoperto il corpo della donna a terra nel soggiorno, aveva ferite alla testa e sul corpo.

elena panetta uccisa per una dose di cocaina 4ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA






C' era anche l' arma del delitto. Riggione è stato arrestato con l' accusa di omicidio aggravato. Elena, separata da anni, viveva nella casa del padre da sempre, allo Statuario. Lascia due figli, la ragazza si era laureata da poco, a Firenze. La donna lavorava come assistente scolastica in un istituto professionale di Tor Carbone. Aveva un cagnolino, Eva, molto conosciuto nel quartiere perché «abbaiava sempre quando era solo nel cortile di casa». «In casa sua c' era sempre una gran confusione fino a notte», raccontavano nella zona.
elena panetta uccisa per una dose di cocaina 5ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA

I VICINI
Elena era una donna «libera, esuberante, selvaggia, eccessiva», certo «c' era un viavai poco raccomandabile» dice qualcuno; «una brava donna, poi ognuno fa quel che vuole», replicano altri.

elena panetta uccisa per una dose di cocaina 3ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA








Qui allo Statuario tutti si conoscono, «nella palazzina davanti abita il fidanzato della povera Pamela Mastropietro». Elena arrotondava affittando una stanza, il suo appartamento era molto grande.
elena panetta uccisa per una dose di cocaina 2ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA




Quanto a Riggione, aveva fatto anche tratte estere, si era sottoposto a un programma di disintossicazione in una comunità ma senza esito. Aveva piccoli precedenti per ricettazione, furto e droga.

elena panetta uccisa per una dose di cocaina 1ELENA PANETTA UCCISA PER UNA DOSE DI COCAINA







Proprio per quest' ultima è scoppiata la lite con Elena, che su Facebook, più volte aveva pubblicato foto che la ritraevano con il volto circondato dalla scritta No alla violenza sulle donne. Nel suo profilo si descriveva solare estroversa ma non pestarmi! viene fuori il killer che è in me! Non accetto Sogni da sconosciuti.

Fonte: qui

A CARPI UN 30ENNE MAROCCHINO USA LA BILANCIA DELLA FRUTTA DI UN SUPERMERCATO PER PESARE COCAINA


pusher pesa cocaina nella bilancia del supermercatoPUSHER PESA COCAINA NELLA BILANCIA DEL SUPERMERCATO
Un episodio davvero particolare ha caratterizzato la normale attività di un supermercato di Carpi lo scorso sabato 4 agosto. Due clienti, infatti, hanno notato uno straniero intento ad armeggiare con le bilance a disposizione della clientela per il peso della frutta e della verdura.

Intravedendo una possibile situazione di pericolo, le due donne hanno deciso di avvisare i Carabinieri, che prontamente hanno raggiunto il negozio e verificato quanto stava accadendo con la collaborazione del personale.
bilancia supermercato 7BILANCIA SUPERMERCATO

E' così emerso che l'uomo, un 30enne marocchino, aveva utilizzato la bilancia in questione per pesare una merce non in vendita e neppure vendibile: sei grammi di cocaina.

Lo spacciatore era probabilmente rimasto senza il bilancino di precisione indispensabile per condurre la sua attività illecita e ha così pensato di utilizzare lo strumento del supermercato.

I militari hanno così fermato il nordafricano, che è stato accompagnato in caserma e poi denunciato per detenzione ai fini di spaccio. Fonte: qui

Caldo record, la Francia chiude altri quattro reattori nucleari

Altri impianti di produzione di energia erano stati spenti all'inizio della settimana

L'impianto nucleare di Fessenheim, riva francese del fiume Reno (Epa)


Parigi, 5 agosto 2018 - La società energetica francese Edf ha deciso di chiudere temporaneamente quattro reattori nucleari, si è vista costretta a farlo a causa delle elevate temperature dei circuiti di raffreddamento, diretta conseguenza dell’ondata di caldo rovente che attraversa l’Europa. La misura di sicurezza, secondo quanto ha riportato l’Independent, riguarda oggi in particolare uno dei reattori dell’impianto di produzione di energia elettrica di Fessenheim (sponda francese del fiume Reno), tra Friburgo (in Germania) e le località francesi di Colmar e Mulhouse. Si tratta della centrale più datata tra tutte quelle in funzione in Francia.
La decisione di abbassare la potenza di esercizio dei generatori fino ai livelli minimi è stata presa in quanto le acque del fiume surriscaldate non riuscivano più a smaltire in condizioni ordinarie le temperature disperse dagli impianti. Per raffreddare i reattori, le centrali nucleari prelevano l’acqua dei fiumi che poi viene riversata negli stessi corsi d’acqua alla fine del ciclo. Ma un surriscaldamento dell’acqua può provocare un’improvvisa e massiccia moria dei pesci, come è successo in Germania in settimana, e questa è la prima avvisaglia che si intendeva scongiurare. Edf aveva già spento per precauzione, all’inizio della settimana e per lo stesso motivo legato al caldo, tre altri reattori nucleari nel sud-est: nella centrale elettrica di Saint-Alban (Ise’re) e altri due negli impianti di Bugey (Ain), situati a ridosso dei fiumi Reno e Rodano. Fonte: qui

MARCO LILLO: ''QUANDO ALAN FRIEDMAN CHIEDEVA 200 MILA EURO AL MESE PER FARE LOBBY CON I POLITICI EUROPEI E CON I MEDIA PRO-JANUKOVYCH, IL PRESIDENTE UCRAINO FILO-PUTIN, COME MAI NESSUNO SI MOSSE? SECONDO LE EMAIL DI FRIEDMAN, C'ERA PURE PRODI...''

Estratti dall'articolo di Marco Lillo per ''il Fatto Quotidiano''

Sotto le mura di Capalbio un gruppo di habitué benpensanti e ben vestiti, scopre il sapore forte della resistenza al Governo spalleggiato da Putin.
"Ma l' hai sentita questa cosa dei Tvoll russi contvo Mattavella?", dice la signora con la evve moscia che si porta bene tra Pescia e "Gavavicchio".

Tutti concordano. Vien da chiedersi perché la signora non chieda ai suoi commensali: "L' hai sentita questa storia della società di Alan Friedman che nel luglio 2011 chiedeva 200 mila euro al mese per fare lobby con i politici europei e con i media a favore del presidente Viktor Janukovych, quello filo-Putin?".

Oppure: "L' hai saputo che Friedman era pagato da Paul Manafort, l' uomo della campagna di Trump, quello del Russiagate? E lo hai letto che una società di lobby filo-ucraina pagava l' ex cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer? E che Friedman sosteneva nelle sue mail di voler usare Gusenbauer per reclutare altri politici e quello poi pagava Romano Prodi per migliorare i rapporti internazionali dell' Ucraina?". O ancora: "Lo sai che Prodi ha scritto un articolo sul New York Times, rivisto con Friedman, prima della pubblicazione, e modificato mediante un tale che poi nel 2017 è diventato portavoce di Rick Gates, il socio di Paul Manafort?".
VLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODIVLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODI

O ancora: "Lo sai che in quell' articolo Prodi si scagliava contro i manifestanti più violenti e chiedeva di non applicare le sanzioni europee contro Janukovich? E che, proprio quel giorno, il 20 febbraio 2014, la Polizia a Kiev uccideva decine di manifestanti?".
Infine: "lo sai che sul sito del giornale che ha lanciato giovedì l' allarme contro i troll russi, il Corriere, c' è un video del 14 marzo 2014 nel quale Prodi, con Friedman accanto, parla di Ucraina vantandosi di aver votato contro il suo ingresso in Europa e di aver parlato del tema con Putin?".

Nessuna di queste domande echeggia nelle sere di Capalbio, ma nemmeno nelle redazioni dei giornali. Le interferenze russe sono di moda solo se riguardano i tweet che partono da San Pietroburgo in favore di Salvini e Di Maio, non se imbarazzano Prodi e Friedman, due soggetti ben integrati nell' establishment che controlla i giornali.

(…)

trump manafortTRUMP MANAFORT
In questo clima il Corriere ha scomodato la sua migliore cronista, Fiorenza Sarzanini, per scovare la pistola fumante, un tweet, scelto tra tanti forse perché triangola con i sovversivi annidati nel nostro giornale: "In risposta a @fattoquotidiano Mi vergogno di essere siciliano come #Mattarella il siciliano è un popolo da sempre succube della mafia. Ora abbiamo un Presidente della Repubblica SUCCUBE ." Firmato Davide S.".

Il messaggio farebbe parte, secondo il Corriere, della tempesta di tweet anti-Mattarella originata da un' unica fonte, nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2018, quando il Capo dello Stato si oppose alla nascita di un governo con Paolo Savona ministro dell' Economia.

Il pezzo del Corriere bolla quell' attacco come "un tentativo andato a vuoto che però non cancella la pressione politica esercitata sulla più alta carica istituzionale e dunque consente ai magistrati del pool antiterrorismo di Roma di procedere nell' ipotesi che dietro il tweet storm ci fosse un disegno eversivo". Ecco spiegata l' inchiesta per attentato alla libertà di Mattarella. A troll estremi, estremi rimedi.

Paul ManafortPAUL MANAFORT
Nel pezzo si delinea l' identikit di chi avrebbe dato il via al coro anti-Colle: "Una società specializzata () il primo profilo sarebbe stato creato con un' iscrizione avvenuta in Italia, quella dello snodo dati che si trova a Milano".

A ben vedere prima della tempesta di tweet non c' era la quiete. La sera del 27 maggio Luigi Di Maio telefonò a Fabio Fazio in diretta tv per chiedere la messa in stato d' accusa di Mattarella. Quattro milioni di italiani sentirono non un troll ma il leader che aveva appena preso 10,5 milioni di voti fare pressione sul Capo dello Stato. Al confronto la pressione dei tweet messi in circolo dai 360 profili nel mirino della Procura sembra una piuma.

Eppure la Procura ha scelto di sparare con il bazooka dell' articolo 277 codice penale sul branco dei leoni da tastiera anonimi del 27 maggio, ignorando il capo branco a volto scoperto.

marco lilloMARCO LILLO
Se dietro alla tempesta dei tweet ci fosse una sola mano sarebbe una notizia dal punto di vista giornalistico. Se poi la società fosse legata a Lega e M5S sarebbe una doppia notizia anche dal punto di vista politico. 

Ma siamo proprio sicuri che sarebbe anche una notizia di reato?

In fondo un cittadino, se non esagera fino al vilipendio, ha il diritto di criticare il presidente per la scelta (a parere di chi scrive legittima, ma secondo alcuni costituzionalisti al limite delle sue prerogative) di porre il veto su un nome del nascente governo. Magari è stupido ma è lecito chiedere la messa in stato di accusa e le dimissioni di un Capo dello Stato che sacrifica sull' altare dei mercati un ministro indicato dalla maggioranza.

Il limite del codice penale resta quello dei reati di vilipendio e attentato alla libertà del Capo di Stato, ora contestati ai troll ignoti. Entrambi sono un retaggio dell' epoca monarchica e sul reato più grave non c' è praticamente giurisprudenza.
(…)

PUTIN MATTARELLAPUTIN MATTARELLA
Se poi davvero dietro alla fabbrica dei troll anti-Mattarella ci fossero i russi, le cose sarebbero diverse: le interferenze andrebbero investigate a fondo dai servizi segreti e dalla Polizia.
In quel caso sarebbe utile persino una commissione di inchiesta contro le ingerenze della lobby filo-Putin anche per individuare i rimedi normativi alle incursioni estere.

Però, oltre al presunto regista dei tweet anti-Mattarella, bisognerebbe convocare in Commissione anche Prodi per chiedergli dettagli sui soldi che ha preso dall' ex cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer e sulle mail scambiate con Friedman. Il Fatto ci ha già provato, senza successo.

Fonte: qui

NEGLI USA UN BIMBO DI 8 ANNI TROVA CRISTALLI DI METANFETAMINA SU UN PIATTO E LI INGERISCE CREDENDOLI CEREALI ...

QUANDO IL PADRE SE NE ACCORGE, PER PAURA DI ESSERE ARRESTATO, NON CHIAMA I SOCCORSI LASCIANDO MORIRE IL PICCOLO TRA CONVULSIONI E ATROCI SOFFERENZE 

“NON VOLEVO TORNARE IN CARCERE...”

Alessia Strinati per "www.leggo.it"

curtis collman 4CURTIS COLLMAN
Trova in casa i cristalli di metanfetamina del padre e crede siano cereali. Il piccolo Curtis Collman III ha mangiato la droga del papà, lasciata incustodita dall'uomo nell'appartamento in un piatto da cucina, morendo a causa di una violenta overdose.

Credendo fossero cereali ha ingerito più di 180 volte la dose letale di metanfetamina per l’uomo. Quando il padre si è reso conto di quello che era successo non ha chiamato subito i soccorsi, temendo di poter finire in prigione, così ha lasciato che il figlio di appena 8 anni morisse tra atroci sofferenze senza nemmeno la possibilità di poter essere salvato.

curtis collman 3CURTIS COLLMAN
L’incidente mortale è avvenuto a Jackson, in Indiana, il 21 giugno scorso, e ha portato all’arresto del padre del ragazzo, Curtis Collman II. L'uomo ha chiamato un amico dicendogli che il figlio stava male, come riporta anche la stampa locale, gli ha spiegato quello che era accaduto e gli ha detto di non voler tornare in prigione.

Vedendo il piccolo in preda alle convulsioni l'amico lo ha convinto ad andare in ospedale, ma ormai per Curtis era troppo tardi ed è morto poco dopo.

Il padre è stato arrestato e in questi giorni condannato dopo le accuse di negligenza e omicidio, nonché di furto e possesso di armi da fuoco. A suo carico aveva già altre segnalazioni come molestatore sessuale.

Fonte: qui
cristalli di methCRISTALLI DI METH

GIORDANO BRUNO GUERRI: ‘’L'EUROPA HA IMMAGINATO UN'INTEGRAZIONE SOLO CON LA MONETA E QUALCHE REGOLA SOVRASTRUTTURALE. MA IL DNA DEI POPOLI NON SI CAMBIA IN POCO TEMPO”

GIORDANO BRUNO GUERRI: ‘LE RESPONSABILITÀ DELLA CRISI ITALIANA SONO DI MEZZO SECOLO DI ASSISTENZIALISMO DC A FINI ELETTORALI, DI CLIENTELISMO ENDEMICO, DI INCAPACITÀ O NON VOLONTÀ DI PERSEGUIRE L'EVASIONE FISCALE E DI SCONFIGGERE LA MAFIA. TUTTO CIÒ CI HA LEGATI A DOPPIO FILO AL DEBITO PUBBLICO, DIVENTATO MOSTRUOSO.”

Giorgio Gandola per La Verità

«Il più grande errore dell' Europa? Non avere capito che i popoli non corrono».
Gli storici sono affascinanti, guardano un fenomeno politico oggi dalla spiaggia e lo catalogano secondo categorie millenarie, perché tutto torna e tutto è già stato scritto. In questo esercizio di ginnastica mentale Giordano Bruno Guerri è il numero uno: da 40 anni interpreta i fenomeni della contemporaneità con la profondità dello studioso e la leggerezza calviniana del divulgatore.

giulia mazzoni d'annunzio e giordano bruno guerriGIULIA MAZZONI D'ANNUNZIO E GIORDANO BRUNO GUERRI
E lo fa stando con i piedi ben piantati nel presente: «Sono stato il primo a pubblicare un libro di storia in cui si parla del governo di Giuseppe Conte». Un giorno disse: «Leggendo le nubi del passato si anticipano i temporali di domani». Così Movimento 5 stelle, Lega, sovranismo, orticaria diffusa per Bruxelles, l' Italia più o meno razzista, la sinistra più o meno sfinita, faccette nere all' orizzonte e perfino la battaglia per la presidenza della Rai si capiscono meglio se viste da dietro i suoi occhiali da sole. Con i quali si ripara non dai raggi bollenti di agosto ma dai turisti molesti che lo scambiano per l' attore John Malkovich.

Professor Guerri, chiariamo subito la metafora podistica dei popoli pigri.
«Tutti i grandi condottieri e poi dittatori, da Cesare a Napoleone, sono caduti perché hanno preteso di far correre i loro popoli, di completare rivoluzioni nell' arco temporale della loro vita. Presuntuosi, poco lungimiranti».

L' Europa cosa ci azzecca?
«L' Europa ha fatto lo stesso, ha immaginato un' integrazione inesistente solo con la moneta e qualche regola sovrastrutturale. Ma le identità, che costituiscono il Dna dei popoli, non si cambiano in poco tempo. Da sempre i politici sanno correre i cento metri, mai la maratona. Ed ecco spiegato l' euroscetticismo».

Il concetto va attualizzato.
Giordano Bruno Guerri gli italiani sotto la chiesaGIORDANO BRUNO GUERRI GLI ITALIANI SOTTO LA CHIESA
«La richiesta di maggiore autonomia è così evidente che ne scrissi 20 anni fa con la grande Ida Magli, la prima vera antieuropeista italiana. C' è tutto nel libro ‘’Per una rivoluzione italiana’’, edito da Bompiani, dove si sottolineano i problemi che l' Europa unita ci avrebbe portato in casa».

Che effetto ebbe la denuncia?
«Il volume fu trattato come un libretto satanico, allora parlare male dell' Ue era come insultare la mamma. Era evidente che avremmo perso sovranità a favore di Bruxelles. Ora chi lo nega ne paga le conseguenze in termini di consenso».

IDA MAGLIIDA MAGLI
Quindi bisognerebbe favorire una Italexit?
«Vent' anni fa avrei detto di sì, ma credo che uscire dall' Europa oggi sia un disastro senza pari. Piuttosto dovremmo essere capaci di difendere e far rispettare gli interessi nazionali da dentro l' Unione. E se questo significa essere sovranista, allora sono sovranista anch' io, anche se mi fa orrore la parola dal punto di vista semantico. Viene usata per non riportare in auge quell' altra, nazionalista, che tanti danni ha fatto nel '900».

IDA MAGLI COVERIDA MAGLI COVER
Ha da poco pubblicato un libro dal titolo: Antistoria degli italiani da Romolo a Grillo. Qual è il nesso fra i due?
«Faccio una premessa. La storia ci insegna che noi siamo un grande popolo dispensatore nei millenni di intuizioni e bellezza, ma non siamo capaci di costruire uno Stato efficiente e funzionale. Ogni spallata, ogni sterzata deriva da questo deficit strutturale».

Poi cosa succede?
«Succede che a differenza della maschera di Arlecchino, che serviva due padroni, noi italiani ne abbiamo sempre serviti almeno tre: il signore locale, l' imperatore e il Papa. Ma come Arlecchino abbiamo imparato a gestire i problemi, a cavarcela, con la furbizia. Insomma a rubacchiare. Concetto che ci fu appioppato da Carlo V nel '500. Eravamo furbi e contenti di esserlo».

GIORDANO BRUNO GUERRI ROBERTO D AGOSTINOGIORDANO BRUNO GUERRI ROBERTO D AGOSTINO
E oggi come siamo?
«Come allora, sempre servitori di tre padroni: 5 stelle, Lega, Ue. La storia prosegue come se niente fosse dentro il proprio alveo naturale».
angela merkel arriva a bruxellesANGELA MERKEL ARRIVA A BRUXELLES









Dalla storia alla cronaca: il ticket Di Maio-Salvini fa parecchio discutere.
«Ma la crisi italiana non dipende da loro e le responsabilità non sono loro. Diciamolo chiaro: le responsabilità sono di mezzo secolo di assistenzialismo dc a fini elettorali, di clientelismo endemico, di incapacità o non volontà di perseguire l' evasione fiscale e di sconfiggere la mafia, di riformare la giustizia, di costruire un' Europa diversa da questa. Tutto ciò ci ha legati a doppio filo al debito pubblico, diventato mostruoso. Che c' entrano Salvini e Di Maio?».

LIBRO SU MARINETTI DI GIORDANO BRUNO GUERRILIBRO SU MARINETTI DI GIORDANO BRUNO GUERRI
Gli italiani pensano che abbiano la bacchetta magica.
«Loro sono conseguenze del problema; gli elettori hanno deciso di sterzare e di percorrere una strada nuova, avventurosa. È un esperimento interessante e da fare. Vedremo in autunno, davanti alla legge di bilancio, se questa strada andrà oltre o si fermerà».

Domanda al manager del Vittoriale. Musei gratis o a pagamento la domenica?
GIORDANO BRUNO GUERRI LAPO ELKANNGIORDANO BRUNO GUERRI LAPO ELKANN
«Di sicuro musei aperti. Poi su questa decisione del ministro Alberto Bonisoli sono diviso. Da una parte è un dovere politico e civile dello Stato favorire la diffusione della cultura, dall' altra lo è anche tenere d' occhio i bilanci».

Una non esclude l' altra.
«L' iniziativa del suo predecessore Dario Franceschini era buona, ma lo è anche lasciare ai direttori la libertà di decidere. Glielo dice chi ha privatizzato il Vittoriale, come chiedevano tutti i governi dagli anni '90 in poi. Rinunciai al finanziamento pubblico ma non ho mai chiuso le porte. Poi mi sono fatto venire un' idea».

Quale?
«Al lunedì per il sabato annunciavamo la giornata speciale, gratuita. Un successo. I direttori dei musei statali hanno potere ma libertà limitata. Devono sapere loro quali sono i vantaggi delle scelte».

Ad agitare le acque in Parlamento c' è anche il decreto Dignità. Ci ha capito qualcosa?
«Guardi, ci vedo aspetti positivi per ciò che riguarda la limitazione degli spot sul gioco. Se parliamo di lavoro, mi pare che gli intenti buoni siano almeno pari agli effetti molto meno buoni per i lavoratori».

Veniamo alle parole d' ordine del momento: antifascista.
«Il pericolo di un ritorno in Italia di gente con camicia nera e stivali è ridicolo, inimmaginabile. Vedo più un rischio in questo esasperato populismo dell' uno vale uno, facendo credere che le decisioni siano prese al computer con una democrazia globale e invece sono prese da un gruppo ristretto».

SALVINI MIGRANTISALVINI MIGRANTI
Una deriva orwelliana?
«Non ne sono convinto. Temo molto di più lo strapotere dell' economia. Mercati ed Europa, per quando abbiamo visto, sono il vero Grande Fratello di oggi».

Altra parola: inclusione. Nel senso che ogni clandestino è una benedizione.
«Temo che a parte i toni e i modi volutamente sgradevoli, Salvini abbia posto all' attenzione di tutti il problema numero uno: ridiscutere con l' Europa che fine fanno i clandestini. Poi sarà importante riuscire ad arginarne il flusso, non con la violenza o con i campi sognati da Marco Minniti. Nel vicino Oriente e in Africa servono programmi di sviluppo a lungo raggio».

Il Pd è per l' accoglienza diffusa, ma non sa dove mettere i migranti se non per strada.
«Il Pd sta reagendo nel modo sbagliato e anche qui la storia ci aiuta a capire. Si sono formati due partiti di massa (5 stelle e Lega) con i quali confrontarsi sui programmi, ma a sinistra vanno avanti per dibattiti interni come fanno dai tempi di Filippo Turati. È bello spaccare il cecio in quattro, ma poco pratico e oggi per niente funzionale».

immigratiIMMIGRATI
Se manca la politica arrivano a cavallo gli intellettuali come Saviano.
raffaella carra' e pier paolo pasoliniRAFFAELLA CARRA' E PIER PAOLO PASOLINI








«La funzione dell' intellettuale non è guidare, ma offrire soluzioni. E non è esprimere certezze, ma seminare dubbi. I concetti di Saviano sono umorali, pregiudiziali, senza il minimo peso, almeno se penso a Pier Paolo Pasolini. Saviano dovrebbe mandare a memoria un suo pensiero».

Quale?
«L' ho retwittato qualche giorno fa. "Noi intellettuali tendiamo a identificare la cultura con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l' ideologia con la nostra ideologia. Esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un' altra cultura". Perfetto».

In Italia si riesce a litigare pure sul presidente Rai.
salvini di maioSALVINI DI MAIO
«In Rai non cambia mai niente, regole e modus vivendi sono sempre gli stessi. Credo che nessuno abbia nulla contro Marcello Foa, ma che Berlusconi si sia risentito per non essere stato consultato e abbia deciso che lasciar correre avrebbe significato la sua resa. Su Twitter c' è un movimento che ha lanciato la campagna: #GuerripresidenteRai. Senza consultazione preventiva, Berlusconi avrebbe bocciato anche me».

C' è chi dice che viviamo dentro una mediocrazia.
Marcello FoaMARCELLO FOA












«Verissimo, questo perché le eccellenze se ne vanno; sono i ragazzi più intraprendenti.
Però c' è un lato positivo».

Meno male, qual è?
«I più brillanti si affermano. Si sa che sono italiani e che hanno studiato in Italia, ci restituiscono in prestigio ciò che abbiamo perso. Come gli artisti che nel Rinascimento partivano per donare cultura e bellezza alle corti d' Europa. Al Vittoriale abbiamo istituito il premio Genio Vagante».

saviano maglietta rossaSAVIANO MAGLIETTA ROSSA
Chi l' ha vinto?
«Un giovane chimico partito disoccupato da Reggio Emilia, che ora dirige un' azienda in Canada. E una ragazza siciliana che ha scoperto come si formano l' oro e l' argento. E adesso lavora alla Nasa».

In quest' epoca di trasformazioni ci siamo dimenticati della Chiesa.
«Di cambiamenti globali lì non ne esistono mai. Ricorda il concetto iniziale? Papa Francesco o no, la Chiesa cammina sempre più lentamente di tutti. Del resto, a differenza nostra, ha di fronte l' Eternità».

Fonte: qui