mercoledì 28 febbraio 2018
BASTAVA UN MILIONE PER GLI SCAMBI ANTIGHIACCIO ALLA STAZIONE TERMINI DI ROMA ED EVITARE CHE L’ITALIA SI SPACCASSE IN DUE PER QUALCHE FIOCCO DI NEVE
RISULTATO? ORA LE RICHIESTE DI RIMBORSI SUPERERANNO IL COSTO DEL MANCATO AGGIORNAMENTO DEI BINARI
Umberto Mancini per il Messaggero
Sarebbe bastato un milione di euro per mettere in sicurezza tutti gli scambi della stazione Termini, la più importante e strategica del Paese con quasi 500 mila passeggeri al giorno. Un investimento davvero modesto per proteggere da gelo e neve con le cosiddette scaldiglie i punti nevralgici che smistano e indirizzano i treni. A cui andrebbe aggiunto il costo, più consistente, di una linea elettrica dedicata. In questo modo un colosso come le Ferrovie avrebbe evitato ritardi record, disagi per decine di migliaia di passeggeri, danni economici e d'immagine.
LA SOTTOVALUTAZIONE
Pochi spiccioli rispetto a quanto stanziato da Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria, che per la manutenzione investe ogni anno ben più di un miliardo. Ma che evidentemente nessuno ha pensato di impiegare, sottovalutando una emergenza di certo non frequente nella Capitale, ma che quando accade diventa drammatica. Eppure, spiega un tecnico del settore, installare una scaldiglia, un impianto non certo tecnologicamente avanzato ma in grado di scongelare i binari, costa poco più di 4.500 euro.
Se si pensa quindi che su 300 scambi solo un centinaio sono dotati dell'impianto anti gelo sarebbe stato sufficiente investire circa un milione per impedire che l'Italia fosse spaccata in due dopo una nevicata non certo eccezionale e per di più ampiamente prevista. Nessuno si è mosso invece, commettendo anche un errore di sottovalutazione lunedì, perché non è stato applicato da subito il piano neve con una riduzione prudenziale del traffico dei treni, lasciando di fatto la stazione più importante di Europa ostaggio degli effetti di neve e ghiaccio.
Ieri Rfi e Fs, che sono stati chiamati a rapporto dal ministro Gaziano Delrio, hanno in qualche modo riconosciuto che si poteva fare di più. E hanno assicurato che presto anche Termini si doterà dei sistemi anti-gelo in uso a Milano. L'investimento per Roma e Lazio sarà di 100 milioni, comprensivo della linea elettrica dedicata.
RIMBORSI
A fare le spese di quanto accaduto, come sempre, sono stati i viaggiatori che ora attendono i rimborsi. E' possibile, tra l'altro, che Trenitalia e Italo, che a loro volta dovranno rimborsare i biglietti dei passeggeri rimasti a piedi o arrivati anche con sette ore di ritardi, si rivalgano su Rfi: questo rende ancora più incomprensibile non avere speso un milione di euro per installare su tutti gli scambi di Termini le scaldiglie.
Resta una domanda: perché è andata in tilt Termini, tanto che ieri l'Alta velocità è stata tutta deviata su Tiburtina? La spiegazione tecnica non si limita solo al fatto che la stazione Tiburtina è stata inaugurata appena sette anni fa, ma c'è altro. I deviatori, gli scambi, sono meno importanti rispetto a Termini, perché Tiburtina (150 mila passeggeri al giorno) è una stazione di passaggio, non prevede una deviazione dal percorso per i treni. Termini, al contrario, è una stazione di testa, vi confluisce il traffico ferroviario, deviando dalla linea principale, qui spesso finiscono o cominciano le corse dei treni, e quindi c'è un utilizzo massiccio e continuo dei deviatori.
Affidare la pulizia della neve per due terzi dei deviatori di Termini solo al fattore umano, vale a dire al personale, ha avuto un effetto catastrofico. L'Assoutenti va all'attacco. «Non è solo grave che Termini non abbia un piano anti gelo complessivo per tutti gli scambi, ma anche il fatto che sia Graziano Delrio che Renato Mazzoncini, rispettivamente ministro dei Trasporti e capo delle Fs, non abbiano risposto al nostro invito di discutere di un piano di manutenzione straordinaria per la rete dopo i gravi fatti di Pioltello».
Adesso, dopo il caos a Termini e i disagi che purtroppo si prolungheranno anche nei prossimi giorni si cercherà di correre ai ripari. In arrivo, hanno assicurato sia Mazzoncini che Maurizio Gentile, capo di Rfi, 100 milioni di investimenti. Assoutenti e Codacons sono scettici: oramai il danno è fatto, bisognava pensarci prima.
Fonte: qui
Reporter slovacco ucciso: una pista porta alla ‘Ndrangheta. Il premier: un milione a chi darà notizie
C’è una pista che porta alla ‘Ndrangheta nelle indagini sull’omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak. Lo dicono nella redazione del quotidiano aktuality.sk dove lavorava il reporter 27enne ucciso domenica con la fidanzata Martina.
E lo dice anche Tom Nicholson, ex collega di Kuciak. Secondo Nicholson Kuciak stava indagando «sul trasferimento illegale di fondi strutturali europei a italiani residenti in Slovacchia, i cui legami con la ‘Ndrangheta erano provati». Un intreccio in cui compaiono i nomi di Antonio Vadalà, imprenditore nel settore del fotovoltaico e Maria Troskova, primo consigliere di Stato del premier Robert Fico che con Vadalà sarebbe stata in affari.
Un filone di indagini arriverebbe direttamente a Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria: da lì, secondo il sito slovacco spectator.sme, alcuni personaggi legati alla 'Ndrangheta partirono anni fa alla volta dell’est d’Europa e finirono per avere collegamenti cruciali nella politica e nelle istituzioni di Bratislava. Kuciak avrebbe avviato una collaborazione con alcuni giornalisti investigativi italiani. «Ho ancora gli screenshot delle pagine Facebook - rivela Nicholson - in cui questi italiani legati alla ‘Ndrangheta esortavano al voto per il partito al governo. Ma se la criminalità organizzata slovacca non ha mai ucciso giornalisti, la mafia italiana non si è mai fatta scrupoli».
Il premier offre un milione di euro a chi darà informazioni
«Se la morte di Jan Kuciak risultasse legata alla sua attività di giornalista, ci troveremmo di fronte a un attacco senza precedenti alla libertà di stampa e alla democrazia in Slovacchia» ha detto il premier slovacco Robert Fico che ha deciso di offrire un milione di euro a chi fornirà informazioni utili sull’omicidio. «Tutto cio’ che puo’ contribuire a catturare il colpevole o l’assassino sarà molto prezioso», ha detto il primo ministro, aggiungendo che del caso si occuperà un gruppo di rappresentanti dell’ufficio del procuratore, del ministero dell’Interno, della polizia e dei servizi segreti. Fico ha inoltre invitato l’opposizione a «non sfruttare il caso a propri fini», in riferimento al fatto che Kuciak indagava su episodi di corruzione legati all’imprenditore Ladislav Basternak, molto vicino a diversi uomini del partito di Fico, Direzione socialdemocrazia.
Fonte: qui
The Year Of The Margin Call
Analysts disagree about which indicator is best for calling market tops, but the easiest to understand — and the most tragic — is probably margin debt.
This is money borrowed by (usually individual or “retail”) investors against their existing stocks to buy more stocks. Investors tend to do this when markets are rising and using leverage seems like an effortless way turbocharge their gains. But eventually the market turns down, leaving stock portfolios insufficient to cover related margin debt and generating “margin calls” in which brokers demand more money and/or start liquidating customer portfolios. This sends the market down sharply and indiscriminately, as fairly-valued babies are dumped along with overvalued bathwater. The result: a quick, brutal bear market.
Margin debt hit record highs several years ago and has just kept on going. From yesterday’s Wall Street Journal:
Investors’ Zeal to Buy Stocks With Debt Leaves Markets Vulnerable
Investors borrowing record sums to bet on stocks exacerbated this month’s selloff, after they were hit with calls to reduce those obligations and forced to sell shares to raise cash.If that debt, known as margin loans, continues to rise at the current pace, analysts warn that big selloffs and sudden bouts of volatility in the stock market could become more commonplace.Retail and institutional investors have borrowed a record $642.8 billion against their portfolios, according to the Financial Industry Regulatory Authority, as they try to pocket bigger gains by ramping up their exposure to stocks.So-called net margin debt was worth 1.31% of the total value of the New York Stock Exchange last year, according to Goldman Sachs data stretching back to 1980, eclipsing the previous peak of 1.27% reached in the buildup to the tech bubble in 2000.Lending against securities is a key profit center for brokerages, as firms charge interest on the money that is used and say they have found they better retain clients who take on the debt. These loans can also factor into brokers’ compensation, incentivizing many to extend money to clients regardless of whether they need it or not.Margin debt has been on the rise for years and is generally considered a gauge of investor confidence. The long-running stock rally has helped push debt levels higher since investors tend to be more willing to take loans against investments that are rising in value. However, it can also precipitate a steep market downturn as it did before the burst of the dot-com bubble and the financial crisis of 2008.The growing loan balances have caught the attention of Wall Street’s watchdog. Finra in January published an investor alert after the total value of margin loans broke $600 billion for the first time, saying investors may be underestimating the risks of trading on margin and may not understand how margin calls work.Many of the hardest-hit investors were those who had used exchange-traded products to wager that low volatility would persist and stock prices would remain stable.Harvey Hajiyan, a 35-year-old financial adviser who lives in Toronto and has been investing for more than a decade, assumed stocks would continue to grind higher this year, similar to the gains the Dow and the S&P 500 had posted for much of the past two years without a pullback.“All of the strategists agreed the market would go up,” said Mr. Hajiyan.At the end of January, he placed an ill-timed bet and used only margin to fund a large position in the ProShares Short VIX Short-Term Futures exchange-traded fund (SVXY), which rises as long as stock prices remain stable. When the S&P 500 fell into correction territory to erase one of its best starts in years, Mr. Hajiyan’s investment in the ProShares fund tracking expected market swings was nearly wiped out, forcing him to liquidate hundreds of thousands of dollars of securities to answer the margin call.“I was in denial,” said Mr. Hajiyan after he realized he lost about 600,000 Canadian dollars (US$472,260) worth of his C$1.1 million investment portfolio.Despite losing a sizable portion of his wealth, Mr. Hajiyan says the experience hasn’t soured him on using margin debt. “If I wasn’t using margin, I wouldn’t be at this level,” Mr. Hajiyan said of his profits before the pullback. “As my money grows, I’ll limit the amount of margin I use.”
Why This Matters
“So-called net margin debt was worth 1.31% of the total value of the New York Stock Exchange last year, according to Goldman Sachs data stretching back to 1980, eclipsing the previous peak of 1.27% reached in the buildup to the tech bubble in 2000.”
When an indicator exceeds its dot-com bubble extreme, it’s in mania territory. The reason equities seem relatively sedate this time around is that they’re just part of a much broader bubble. Bonds around the world are an historic bubble – one that may be starting to burst as interest rates rise. Real estate prices in trophy cities have exceeded their 2007 extremes. Debt levels in the developed world (and China) have blown through their previous cyclical peaks. And of course cryptocurrencies are generating dot-com level excitement and fear of missing out. This “everything bubble” is completely unprecedented.
“The growing loan balances have caught the attention of Wall Street’s watchdog. Finra in January published an investor alert after the total value of margin loans broke $600 billion for the first time, saying investors may be underestimating the risks of trading on margin and may not understand how margin calls work.”
The “may not understand” part is, as usual at market peaks, an understatement. Towards the end of a long cycle like the current one, a whole new generation of investors emerges who, never having experienced falling prices, eagerly embrace tools that magnify their genius. This is a rite of passage that all investors have to go through on their way to cautious middle age, but with each new debt binge the stakes get higher. Now we’re talking total wipeout rather than painful but survivable life lesson, and systemic collapse rather than one or two bad years.
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LONDRA, FUORI DALL’EUROPA, MA CAPITALE DELLA MAFIA MONDIALE
NELLA CITY INVESTITI OGNI ANNO 195 MILIARDI DI STERLINE
E DOVE CI SONO GRANDI FLUSSI DI DENARO E’ FACILE NASCONDERE QUELLI ILLECITI
POLO GLOBALE DEL RICICLAGGIO ANCHE ATTRAVERSO LE SOCIETA’ DI SCOMMESSE. IL TRUCCO DEL MONEY TRANSFER
Amalia De Simone per il Corriere della Sera
«Londra costituisce la principale piazza finanziaria mondiale. Circola tanto denaro, tra questi anche quelli di mafie italiane o straniere. Le mafie sono attratte da questo mercato perché è un mercato dove si fa affari molto facilmente». Il colonnello della Guardia di Finanza presso l’ambasciata italiana a Londra, Claudio Petroziello, lo spiega chiaramente: «Secondo l’Economic Crime Command dell’Nca, sono circa 195 i miliardi di sterline investiti ogni anno attraverso la piazza finanziaria di Londra. Qui fare affari è semplice ed è anche semplice nascondersi. E’ chiaro che proprio in mezzo a grandi volumi di denaro che circolano ogni giorno, è meno facile che vengano individuati degli investimenti di provenienza dubbia o chiaramente illecita».
«L’Inghilterra è vista come un territorio favorevole per molti gruppi criminali, incluse le mafie italiane per varie ragioni - spiega Anna Sergi, docente di criminologia e vice direttrice del centro di criminologia dell’Università di Essex - Innanzitutto per la posizione geografica: l’Inghilterra è uno dei porti di ingresso dell’Europa dalla rotta atlantica e ovviamente dall’America Latina. Quindi per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, nonostante non sia la costa di preferenza, è comunque una porta importante. Parliamo del porto di Liverpool ma ci sono ovviamente tanti altri ingressi».
La ricercatrice chiarisce che Londra è la capitale della cocaina in Europa per quanto riguarda i consumi e di conseguenza il mercato è alle stelle ed è un mercato dai profitti elevatissimi. «Dall’altro punto di vista il sistema di contrasto a tutto il crimine organizzato, incluso quello mafioso, si ferma alle attività ‘visibili’. Quindi questo, oltre al fatto che è conveniente riciclare i soldi nel sistema inglese, rende l’Inghilterra molto attraente dal punto di vista delle mafie. Non bisogna mai dimenticare che le mafie vanno dove ci sono già i soldi. Ci devono essere i soldi per poter sfruttare i soldi».
Petroziello aggiunge anche che non esiste una operazione finanziaria o economica che non possa essere uno strumento di riciclaggio. «Operazioni straordinarie su società, operazioni su derivati. Ogni strumento che offre il mercato finanziario o il mercato degli affari in generale, può costituire operazione di riciclaggio. Si comprano immobili, si comprano società, si fanno investimenti attraverso società controllanti in offshore. I sistemi di riciclaggio oggi sono praticamente infiniti e Londra li offre tutti».
Le operazioni di riciclaggio, secondo Anna Sergi, sono molto creative ma hanno un unico scopo, che è quello di pulire i soldi, giustificare la provenienza come se fosse lecita. «Ci sono dei modi semplicissimi, come reinvestimento in attività legali come in ristoranti, proprietà, e questo viene fatto tramite dei broker e sono delle corporations o dei consulenti finanziari spezzano in tante piccole somme da investire in altrettante piccole attività, quello che a loro viene presentato come un patrimonio.
C’è anche una facilitazione, per esempio quella finanziaria, che aiuta a muovere la proprietà di vari fondi e di vari assets (principalmente assets liquidi ma anche prodotti bancari come alta finanza, investimenti in borsa) e anche qui l’Inghilterra è debole perché ha un sistema estremamente propenso al paradiso fiscale. Di conseguenza è facile riciclare soldi se, come accade per le nostre mafie, si hanno le competenze per farlo».
Quello che emerge nel racconto di Anna Sergi è che basta sganciare un minimo la proprietà dalla sua provenienza illecita e nel momento in cui si fa un passaggio unico risulta difficile arrivare alla ownership principale. Oltre a questi, esistono poi dei sistemi molto più elaborati, legati quasi interamente a prodotti bancari o a trasferimenti di denaro su piattaforme diverse da quelle bancarie.
«Ad esempio c’è il sistema di cuckoo - spiega Sergi - che significa letteralmente fare ‘cucù’ da una parte e dall’altra ed è il trasferimento di denaro tramite Western Union, MoneyGram, TransferWise. Questi funzionano in modo che da una parte, per esempio in Italia o in Inghilterra, un cliente apre un conto con Western Union o TransferWise, chiedendo di trasferire per esempio 100 euro in Inghilterra; qui ci sarà qualcuno che ha accesso ai dati di registrazione e, in collusione con qualcun altro, può dire “quel cliente vuole trasferire 100, facciamo finta che abbia trasferito 300”. Quel 200 in più che viene messo a carico del cliente in realtà è denaro che viene riciclato».
Poi ci sono delle tattiche ancora più utilizzate e conosciute, come lo smurfing che consiste nel fare dei versamenti di denaro su conti individuali al di sotto della soglia permessa da qualsiasi banca a livello europeo per il controllo anti riciclaggio; o la modalità di creare delle piccole attività all’interno di commerci di nicchia o degli illegal betting shops, i negozi di scommesse. «Aprire un negozio di scommesse in Inghilterra porta un ciclo di contanti particolarmente elevato, ha una certa sua regolamentazione particolare rispetto ad altre attività, può essere un fronte per un riciclaggio di denaro».
Da anni, uno dei metodi di riciclaggio più utilizzati dalle mafie è quello di investire in società di scommesse online o più in generale nel sistema dei “giochi”. Alcune indagini su un clan pugliese, i Parisi, portano proprio a Londra. Infatti la Paradise Bet con sede nella capitale inglese farebbe capo al clan Parisi e per questo gli fu sospesa la licenza.
Fonte: qui
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Mirko Molteni per ‘Libero Quotidiano’
Da quando nel 2015 la Russia è scesa in campo con propri uomini e mezzi per aiutare il governo siriano contro i terroristi dell' Isis e le altre milizie ribelli, l' accumulazione di esperienze operative ha fatto sì che il conflitto fungesse da banco di prova per nuove tecnologie e tattiche che i russi stanno introducendo nello sviluppo dei loro nuovi armamenti. Non stupisce che, a riprova di ciò, da pochi giorni sia documentato l' invio sulla base siriana di Hmeimm, vicino a Latakia, di ben quattro dei nuovissimi, e ancora rari, caccia supersonici di «quinta generazione» Sukhoi Su-57 per valutazioni in ambiente di guerra.
E non a caso, proprio ieri il vice primo ministro Dimitri Rogozin ha annunciato che il presidente Vladimir Putin ha firmato il nuovo piano governativo di acquisizione di nuovi armamenti, secondo cui è previsto il rinnovo del 70% degli equipaggiamenti militari di Mosca già entro il 2021, nonché la totale autosufficienza nella produzione dei componenti base, alcuni dei quali, per esempio, ancora di fabbricazione ucraina. Il costo totale del piano si aggirerebbe sui 19.000 miliardi di rubli, circa 325 miliardi di dollari, fino al 2025 almeno.
Rogozin, nel dare un quadro generale del riarmo russo ne ha rimarcato il carattere di frontiera: «Robotica, sistemi di intelligence, droni, difesa antimissile, munizioni di precisione, tutto è incluso nel nuovo programma di approvvigionamenti militari. Al tempo stesso dobbiamo guardare al rafforzamento della Nato, allo sviluppo da parte degli Stati Uniti del concetto di attacco globale, all' intenzione di dispiegare armi nello spazio orbitale e allo sviluppo di armi strategiche non nucleari di precisione. Dobbiamo dare una risposta a tutto ciò».
Tra i riferimenti di Rogozin spicca senz' altro quello ai sistemi di Global Strike che gli americani stanno sviluppando, ossia missili a lungo raggio di velocità dieci volte supersonica, per i quali i russi approntano, fra i nuovi sistemi, il missile antimissile S-500, derivato dall' S-400 schierato in Siria.
L' S-500 sarà in grado di intercettare ordigni fino ad altezze di 200 km, fuori dell' atmosfera terrestre, fermando le testate dei missili balistici nella fase discendente della traiettoria.
Allo stesso modo, il caccia Su-57 è la risposta russa al Lockheed F-35 americano e l' arrivo di quattro unità in Siria è volto, come dicono i russi, non tanto a impiegarli in combattimento, quanto a collaudarli in un ambiente saturo di emissioni elettroniche americane, sia radar, sia di interferenze e ascolto. Ma è anche deterrenza, dato che il Su-57 sarebbe superiore ai numerosi F-16 ed F-18 che la coalizione a guida americana impiega nell' Est della Siria.
Il supersonico russo, dalla sagoma piatta che ne facilita l' invisibilità ai radar, supera il doppio della velocità del suono, arrivando a 2600 km/h e ha un cannoncino e svariate combinazioni di missili, sia per il duello aereo, sia per l' attacco al suolo. Finora del Su-57 sono stati costruiti una dozzina di prototipi, al costo di 100 milioni di dollari l' uno, destinato a decrescere all' avvio della produzione massiva.
Anche sul fronte di terra la Siria ha permesso ai russi di verificare la propria preparazione. Con scalpore, nel febbraio 2016 ad Aleppo un carro armato russo T-90A fornito ai siriani resistette a un missile perforante TOW che lo colpì direttamente sulla torretta.
L' esperienza nelle corazze è stata sfruttata per il nuovo carro da battaglia T-14 Armata, il cui acciaio speciale sarebbe studiato per mantenere intatta la sua robustezza anche alle gelide temperature dei teatri operativi artici. Il T-14 Armata è inoltre innovativo perché la torretta è interamente robotizzata e l' equipaggio di tre uomini è radunato in un modulo speciale nello scafo del cingolato.
Non ultimo, il fronte del mare, dove le operazioni al largo della Siria effettuate dalla portaerei Admiral Kuznetsov, da 55.000 tonnellate e con a bordo 50 fra aerei ed elicotteri, hanno raccolto lezioni utili alla prossima realizzazione di una superportaerei doppiamente massiccia, almeno 90.000 tonnellate, definita per ora Progetto Shtorm, e che imbarcherebbe 90 fra aerei ed elicotteri, oltre a 4000 uomini d' equipaggio. Solo questa portaerei costerebbe 7,5 miliardi di dollari, ma sarebbe pari alle attuali unità americane, seppure queste assai più numerose.
Fonte: qui
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