9 dicembre forconi: 11/03/16

giovedì 3 novembre 2016

ROMA, BIGLIE CONTRO GLI AUTOBUS, PELLEGRINI DERUBATI, FURTI SENZA SOSTA.

FORZE DI POLIZIA IMPOTENTI: LA LEGGE È DALLA PARTE DEI CRIMINALI 

PRENDETE ALINA, UNA NOMADE ARRESTATA 87 VOLTE IN TRE ANNI. OGNI VOLTA HA DATO UN NOME E UN'ETÀ DIVERSA. ED ESSENDO SEMPRE INCINTA O CON FIGLI NEONATI, VIENE LIBERATA...

1. IN BALIA DELLE BANDE BIGLIE CONTRO I BUS E PELLEGRINI DERUBATI
Federica Angeli per la Repubblica-Roma

Due giorni fa la violenta rapina con un’arancia messa in bocca a un turista per non farlo gridare in via Vicenza. Ieri una coppia di argentini accerchiata a San Pietro da 6 borseggiatrici nomadi, poi arrestate e, nel pomeriggio di lunedì cinque autobus della linea 20 presi di mira da lanci di biglie di vetro in meno di un’ora.

ROMA RAPINA CON SIRINGHEROMA RAPINA CON SIRINGHE
Dal centro alla periferia, in una capitale super presidiata da forze dell’ordine e camionette dell’esercito, Roma sembra un far west in balia di bande di criminali. A partire dai danneggiamenti di mezzi pubblici, su cui indagano ora i carabinieri della stazione di Tor Bella Monaca: i responsabili sarebbero gruppi di ragazzini, di 10 anni, che in occasione di Halloween si aggiravano nelle strade.

Per non parlare del fatto che ci sono in giro sempre più bande di manolesta all’assalto di turisti nel centro storico e nelle metro più affollate. Insomma, la percezione del pericolo in città è diventata più alta. Malgrado gli arresti — i tre egiziani della rapina all’arancia sono stati subito presi e le cinque donne rom più una minorenne del campo nomadi della Monachina fermate subito dopo la rapina ai due argentini a San Pietro — poliziotti e carabinieri fanno fatica a stare al passo con l’escalation criminale.


2. ALINA, STAR DEI BORSEGGI: 87 ARRESTI IN 3 ANNI
MAMME BORSEGGIATRICI 1MAMME BORSEGGIATRICI 1
Federica Angeli per la Repubblica-Roma

«Il problema non è la mancanza di agenti sulle strade, tanto che i numeri degli arresti quotidiani a Roma di borseggiatori parlano chiaro. Il problema è la legge». Ad analizzare il quadro allarmante della capitale, con gang di borseggiatori che assaltano turisti e romani nel centro storico o sulle metropolitane, è Saturno Carbone, segretario generale del sindacato di polizia Siulp.

Per una volta il dito non è puntato contro problemi di sotto organico o di mala gestione delle risorse nella polizia di Stato. Del resto i numeri della Questura sono netti: nei primi 9 mesi del 2016 gli arresti per furto con destrezza e borseggi sono aumentati del 4,2% rispetto all’anno precedente. Un dato che mostra quanto l’impiego di agenti e carabinieri sul campo, come scelta strategica per arginare proprio il fenomeno, ha portato i suoi frutti.

BORSEGGIATORIBORSEGGIATORI
E allora la percezione che nulla sia cambiato e che gang di manolesta siano sempre un passo avanti rispetto a piani di prevenzione, da cosa deriva? Per spiegarlo, ci dice un investigatore prendendo in mano un fascicolo, basta guardare la storia di una nomade (tanto per fare un esempio), arrestata per furto 87 volte in 3 anni. E arrivare alla radice del problema. Che non dipende dal lavoro di poliziotti su strada.

Alina, una rom, tra 20 e 30 anni, con numerose residenze fittizie, ha 87 alias e almeno venti diverse età. La sua identità cambia ogni volta che un agente o un militare la sorprende con le mani nello zaino di un turista, ora in piazza di Spagna, ora in via del Corso, ora sotto il colonnato di piazza San Pietro. Ottantasette identità per altrettanti arresti significa che Alina 29 volte all’anno è finita o in un commissariato o in una caserma della città. E qui arriviamo al nocciolo della questione.

«Emblematico il caso della nomade dalle mille identità e inequivocabile il significato. A Roma gli arresti ci sono ed è falso dire che la città sia in balia delle gang — spiega ancora il segretario generale del Siulp — è la legge che non dà merito dello sforzo di agenti. Spesso non fanno in tempo a compilare la pila di carte per far convalidare un arresto che il malvivente è già di nuovo in strada. Il punto è la certezza della pena, purtroppo oggi tra i vari rivoli delle leggi si trova sempre il cavillo per cui il malvivente è di nuovo in strada. Le leggi non sono chiare e noi spesso assaliti dallo sconforto».
borseggioBORSEGGIO

Il senso di insicurezza che ne deriva ai romani quindi è da ricercare a monte, non nell’incapacità di sorprendere e ammanettare i responsabili di assalti a turisti. 

Ma nell’applicazione della legge.

Non solo però una normativa poco chiara che limita lo sforzo delle forze dell’ordine sul campo, ma anche per una serie di problemi a cascata che ne derivano. «Molti poliziotti durante la cattura di queste bande di microcriminali — conclude Saturno Carbone — vengono feriti, aggrediti, e sono poi costretti a pagarsi le cure da soli. Quindi oltre a creare un danno alla loro salute anche la collettività ne risente perché gli agenti contusi sono costretti a stare a riposo medico». 

E tutto per vedere poi, al termine dell’operazione, tornare esattamente le cose come prima.

Alina infatti è stata arrestata, racconta il suo fascicolo, anche a distanza di 48 ore e sempre nella stessa via, ma il suo pressocché perenne stato di gravidanza impedisce alla giustizia di mandarla in carcere. E torna all’opera come se il fatto di essere portata in caserma e poi in tribunale davanti a un giudice fosse ormai un passatempo. Una noiosa alternativa alla rincorsa di coppie di turisti da saccheggiare con le tecniche più disparate e ormai collaudate.

Come quella di accerchiare in cinque la vittima di turno e poi alla velocità del suono sfilare il borsellino da zaini e borse; oppure quella di restituire, in metro, il portafoglio all’ignaro turista fingendo di averlo raccolto da terra. Un gesto inconsueto che porta il malcapitato persino a ringraziare il suo carnefice: peccato che il borsello sia svuotato di contanti e carte di credito e che, quando la vittima se ne accorge, il treno è già arrivato alla stazione successiva e del gruppo di borseggiatori ormai non c’è più traccia.

Fonte: qui

FINALMENTE I SONDAGGI PARLANO DI VOTI ELETTORALI E NON DI INUTILE VOTO POPOLARE: CLINTON A 273 E TRUMP A 265

FINO A QUALCHE GIORNO FA LA DIFFERENZA ERA DI UN CENTINAIO 

I REPUBBLICANI SI ACCODANO A DONALD DOPO LA RIAPERTURA DELL'INDAGINE FBI, E ALLA CLINTON NON RESTA CHE ATTACCARLO PER I LEGAMI CON LA RUSSIA. 

MA DA UNA(LA CLINTON) CHE HA RICEVUTO MILIONI DA ARABIA SAUDITA E SIMILI, È UN'ACCUSA DEBOLUCCIA...

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

al smith dinner donald trump hillary clinton 7AL SMITH DINNER DONALD TRUMP HILLARY CLINTON 
Finalmente i sondaggi si occupano anche di voti elettorali in modo serio perché di discutere sul voto popolare non se ne può veramente più in questa elezione nel corso della quale anche i sondaggisti assoldati dai media sono sembrati piuttosto inaffidabili. Realclearpolitics che fa la media oggi tira fuori una bomba di dato, ovvero 273 probabili voti elettorali a Hillary Clinton 265 a Donald Trump. Ora fino a qualche giorno fa la differenza fra i due era di un centinaio almeno di voti elettorali, tanto per dare l'idea del cambiamento di scena.

Lo spiega bene il Los Angeles Times, che ha sempre fatto il suo sondaggio fuori dalla mischia e dal coro di voci contro Donald Trump, scelta interessante tanto più che Los Angeles Times sta con Hillary senza se e senza ma; oggi gli dà addirittura 5 punti e mezzo in più, e spiega che l'allungo finale del miliardario newyorkese potrebbe portargli un bel po' di Stati, e a rovesciare completamente la mappa elettorale.

melania e donald trumpMELANIA E DONALD TRUMP
Ieri era in Wisconsin, uno Stato che dal 1984 non ha mai votato per un presidente repubblicano, eppure lui si presenta, come si presenta in Michigan e Pennsylvania altri stati sempre con i democratici. È una strategia precisa, long shot, di tenere comizi e pagare inserzioni tv pubblicitarie proprio negli Stati saldamente democratici. A questa strategia Trump sacrifica tempo che avrebbe potuto spendere negli Stati contesi, ma se gli dovesse riuscire è proprio così che si prenderebbe la Casa Bianca.

In fondo è così tutta la storia della campagna 2016 di Donald Trump, una roba da roulette russa che è riuscita ad arrivare fino ad oggi. L'idea è quella  di convincere anche all’ultimo istante la classe bianca lavoratrice impoverita dal declino dell'industria manifatturiera, una classe bianca che ha sempre votato Democratico ma che ora è in grande e polemica crisi.

Perciò Trump va a caccia di  precedenti storici, non senza aiuto locale piuttosto consistente come quello della Michigan conservation coalition, un gruppo di base fatto tutto di volontari giovani che organizzano dei flash mob anche inginocchiandosi davanti alle porte delle case per manifestare la scelta per Trump. Solo in Michigan ci sono 30 uffici ora del candidato repubblicano, che pensa in grande, a coprire e superare i 6 punti di svantaggio con l'avversaria in quelle aree.
donald trump jeb bushDONALD TRUMP JEB BUSH

Ci provò nel 2012 anche Mitt Romney con una incursione in Pennsylvania prima del voto che fallì, e molti anni prima, nel 2000, toccò a Bush andare in California a cercare di trasformarla da solidamente Democratica a improvvisamente repubblicana. Ma le cose questa volta sono diverse, il tasso di incertezza è enorme rispetto al poco tempo che manca al voto.

Donald Trump approfitta anche di due elementi a suo favore; l'effetto impresentabilità che ora tocca a Hillary dopo aver accompagnato sempre lui, e l'effetto partito repubblicano che è sempre stato il suo secondo se non primo nemico in questa campagna elettorale, ed ora invece dopo la riapertura dell'inchiesta da parte dell' FBI sì è per una volta silenziosamente accodato.

A quanto pare c'è qualche eccezione di rilievo se è vero che il nipote dei Bush, George P, ha dichiarato ieri che suo zio l'ex presidente George W Bush potrebbe unirsi al nonno nel votare per la Clinton invece che per Donald Trump. Il giovanissimo Bush è in politica in Texas, stava tenendo un piccolo comizio a San Marcos quando ha ritenuto di annunciare non senza qualche conseguenza tra gli astanti che i capofamiglia della Dynasty potrebbero votare per il ticket presidenziale democratico. Subito dopo ha precisato che era tutta una sua opinione e che non ne ha le prove.

marco rubio con jeb bush e mitt romneyMARCO RUBIO CON JEB BUSH E MITT ROMNEY
Il tormentone dei Bush incazzati che per dispetto votano il nemico dura già da qualche mese, e Politico.com, sfacciatamente dalla parte della Clinton, a settembre l'aveva annunciato in pompa magna attribuendo l'indiscrezione a Kathleen Kennedy figlia di Robert.

E’ certamente vero che la famiglia Bush ancora non ha mandato giù l'umiliazione inflitta al candidato Jeb, l'ultimo della famiglia in ordine di tempo; è anche vero che Donald Trump nella prima parte delle primarie non lo ha risparmiato, ma tra avversari si fa così; ed è infine è vero che soltanto mercoledì scorso durante un comizio in North Carolina per parlar male della Clinton Trump ha detto:” la signora fa un discorso di un quarto d'ora se ne va a casa e si mette a letto, a dirla tutta ha meno energia di Jeb Bush”.

Battutaccia niente male, bisogna riconoscerlo, perché se c'è una cosa che l'ex candidato Bush ha dimostrato nella campagna elettorale del 2016 è una straordinaria mancanza di energia, come se la cosa non lo riguardasse. Di certo, diciamoci la verità, due grandi ex presidenti non dovrebbero lasciare adito a certi equivoci frutto di piccoli sentimenti. Le Dynasty di solito scelgono meglio.

jeb bush mitt romneyJEB BUSH MITT ROMNEY
Ma davvero Hillary Clinton, risparmiata per più di un anno dall'effetto fango della storia delle mail e anche dei conflitti di interesse della Fondazione che porta il suo cognome, ora è diventata all'improvviso il candidato ad alto rischio, e proprio nel momento meno opportuno, quando gli indecisi prendono la loro decisione?

Certo è che Hillary Clinton ha ritenuto di poter utilizzare fino in fondo tutti i privilegi e tutti i legami che le derivano da 8 anni alla Casa Bianca oltre a tutti quelli da senatore e ai 4 da Segretario di Stato, per tirare fino all'inverosimile le possibilità di complicità all'interno del sistema, che venissero dalla Casa Bianca o dal Dipartimento di Giustizia o da quello di Stato. Lei i suoi collaboratori hanno troppi legami da poter rivendicare, favori che hanno fatto, amicizie del passato.

Basta guardare tra le mail buttate fuori a ondate da Wikileaks, vedere per esempio un vice ministro della Giustizia, Peter Kadsik, che avvisa John Podestà che la commissione Giustizia della Camera sta per decidere di riunirsi sull'argomento mail. Forse non c'è niente di scandaloso  in una comunicazione amicale  di questo genere, ma ora tutto insieme diventa per l’elettore americano un peso difficile da sopportare. Sulla corruzione gli americani hanno la pelle delicata.

podesta papapile capo staff alla casa biancaPODESTA PAPAPILE CAPO STAFF ALLA CASA BIANCA
Non basta per ora alla campagna Clinton tirare fuori storie analoghe di corruzione e scarsa trasparenza attribuibili a un novellino della politica come Donald Trump. La storia delle connection tra il candidato e il presidente della Russia Vladimir Putin manca di basi fattuali. C’hanno provato. Il 31 ottobre la rivista online Slate pubblica una storia sui rapporti tra organizzazione Trump e Mosca attraverso un server che comunica con altri due server con Alfa Bank ,organizzazione finanziaria russa, che in realtà sarebbe una estensione del Cremlino.

La stessa Clinton twitta l'articolo e accusa il Fbi di double standard per non aver indagato o non aver reso noto il risultato di questa inchiesta. Seguono altri due tweet sempre di Hillary Clinton a proposito dei legami delle connection di Trump con la Russia, che è una storia che i democratici raccontano da metà 2015 nella convinzione che anche Wikileaks lavori indirettamente per Trump.

john podesta hillary clintonJOHN PODESTA HILLARY CLINTON
La verità è che si tratta di un server che si chiama Trump email.com e che Trump è il proprietario ma l'amministratore è tal Cendyn di Boca Raton in Florida, ovvero una compagnia che promuove hotel e che ha molti altri clienti nello stesso giro di mail, a molti altri domini simili semplicemente manda mail promozionali  ovvero spam. Tanto è vero che gli agenti del Fbi hanno fatto l'intero percorso e non hanno trovato nulla. Quindi a 6 giorni dal voto Hillary e compagni, nel gruppo rimane nonostante tutto anche Huma Abedin, cercano argomenti tremendi da usare  last minute contro Donald Trump e per ora pare che li abbiano esauriti.

Fonte: qui

COMPRIAMO PROSCIUTTO DI NORCIA: GLI IMPRENDITORI LOCALI SONO IN GINOCCHIO DOPO IL TERREMOTO

DEVONO SALVARE LA PRODUZIONE E GLI ANIMALI, MOLTI DEI QUALI STANNO IN FATTORIE INAGIBILI O DANNEGGIATE 

COME IL PARMIGIANO DOPO IL SISMA IN EMILIA E L'AMATRICIANA DOPO QUELLO DI AGOSTO, PARTONO CAMPAGNE PER PRESERVARE UNA TRADIZIONE CENTENARIA


Cinzia Alfè per www.dissapore.com

“Non ci è rimasto assolutamente nulla, abbiamo perso tutto, ci servono acqua e recinti per gli animali”. Questo l’accorato appello di Valentina Fausti, che produce ottimi salumi di Norcia.

Sotto le macerie del terremoto che ha devastato nuovamente il centro Italia, Valentina ha visto letteralmente frantumarsi il lavoro di una vita.

Ora, sotto quelle macerie, è rimasto il frutto della sua fatica, di Valentina come di altri norcini umbri, e la produzione stessa dei rinomati salumi, messa in ginocchio dai danni ai locali e alle strutture causati dal sisma.

Ammontano ad almeno 2 milioni di euro quelli subiti da Valentina, che ora  sta cercando di vendere 200 cosce del suo prosciutto, il maiale brado di Norcia, nel minor tempo possibile. Ogni coscia, con piccole variazioni che dipendono dal peso, costa circa 300 €.
prosciutto di norcia 5PROSCIUTTO DI NORCIA 

Sta anche cercando un ricovero per i 400 maiali che possiede, a rischio di essere attaccati dai lupi. “Abbiamo perso il recinto e non ho l’acqua per i maiali”, ha detto ai giornalisti: “Facciamo uno tra i prosciutti migliori del mondo e nessuno ci aiuta.”

I prosciutti e i salumi di Norcia, detti anche “norcineria”, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo per la loro genuinità, sono frutto del lavoro dei “norcini”, categoria cui Valentina appartiene, che ancora oggi lavorano le carni del maiale con le antiche tecniche che già gli scrittori latini Varrone e Columella hanno descritto nei loro libri.

Tecniche che fanno del “norcino” una figura unica e insostituibile nel processo di lavorazione dei prosciutti.

E’ il norcino infatti che si occupa di abbattere il maiale e di lavorarne scrupolosamente le carni, con gesti antichi, con mestiere ed esperienza, fino ad arrivare ai celebri prosciutti di Norcia che, come quelli di Valentina, sono arrivati a soddisfare i palati di Barack Obama alla Casa Bianca.

Prosciutti che devono la fragranza anche a una “materia prima” di qualità superiore: i maiali di Valentina Fausti, ad esempio, pascolano liberi nutrendosi di ghiande e mandorli, si dissetano con acqua sorgiva priva di cloro e crescono in allevamenti situati all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

E ora, come avvenne con il Parmigiano dopo il sisma in Emilia, per rilanciare l’economia disastrata della Valnerina si moltiplicano le richieste d’acquisto del prosciutto di Norcia e degli altri prodotti tipici della zona, nati proprio dal lavoro dei norcini.

Un lavoro che inizia dall’allevamento.

prosciutto di norcia 2PROSCIUTTO DI NORCIA 
Diventare un prosciutto di Norcia non è né semplice né immediato, e sia le fasi di lavorazione sia le caratteristiche finali del prodotto devono seguire standard rigorosi, attraverso un procedimento fatto di cura e pazienza, che un tempo avveniva soltanto durante il periodo invernale, per ovvie esigenze di conservazione, mentre oggi, grazie ad ambienti refrigerati e climatizzati, avviene tutto l’anno, assicurando così un livello produttivo costante e il necessario grado di igiene e sicurezza.

La prima fase della lavorazione, ancora oggi effettuata a Norcia come in passato, consiste nell’abbattimento e nella macellazione dell’animale, a opera dello stesso norcino.

prosciutto di norcia 1PROSCIUTTO DI NORCIA 
Dopo la macellazione, si fanno raffreddare le cosce di maiale a una temperatura compresa tra 1 e 4° per 24 ore, e solo trascorso questo tempo si procede alla fase successiva, quella della rifilatura, che serve per dare alle cosce di maiale  la caratteristica forma a pera.

Dopodiché si passa ad una della fasi più  importanti dell’intero processo: la salatura.

La salatura, quella che darà aroma e sapore al prodotto finito, si fa impiegando soltanto sale marino e pepe. Si svolge in due fasi distinte. In una prima fase, le cosce di maiale, dopo  esser state massaggiate per rendere più morbide le carni e permettere una penetrazione degli aromi più profonda e uniforme, vengono fatte riposare per circa 7 giorni.
prosciutto di norcia 6PROSCIUTTO DI NORCIA 

Nella seconda fase, trascorsi i sette giorni, le cosce vengono lavate, pressate e nuovamente salate. I prosciutti così salati dovranno restare sotto sale per almeno due settimane, dopodiché verranno sottoposti nuovamente ad una ulteriore dissalatura, e messi ancora a riposare per periodi dai 2 ai 5 mesi.

Trascorso questo periodo, si procede alla stagionatura, che prevede un  lavaggio preventivo dei prosciutti, una rapida asciugatura nonché  le fasi della “sugnatura” e della  “stuccatura”.

La sugnatura è  un’altra fase molto importante, in quanto gli strati superficiali del prosciutto vengono protetti spalmandovi sopra un apposito impasto, detto “stucco”, in genere a base di sugna.

La sugna  è costituita da un  insieme di grasso suino impastato con sale, pepe e farina –spesso farina  di riso  in modo che il prodotto sia adatto anche agli intolleranti al glutine del grano–  e ha la funzione sia di  proteggere il  prosciutto dagli agenti esterni e dagli insetti, sia di conservare la morbidezza interna delle carni, impedendone l’eccessivo disseccamento.

Operazione che, in caso di necessità, può anche essere ripetuta più volte durante il processo di lavorazione.
TERREMOTO NORCIATERREMOTO NORCIA

Con la stuccatura finale, invece, vengono protette le parti  muscolari esposte, prive cioè della protezione della cotenna, sempre generalmente con un composto a base di sugna e farina.

I prosciutti così trattati vengono infine appesi dai norcini in appositi ambienti adeguatamente climatizzati e con determinate caratteristiche di temperatura e umidità per almeno 12 mesi.


Ma non è finita qui: il prosciutto di Norcia, per essere qualificato tale, deve avere un peso non inferiore a 8,5 chili e, una volta tagliato, deve presentare il caratteristico colore rosso o rosato, emanare il tipico profumo speziato insieme a un gusto sapido ma mai eccessivamente salato.

E alla fine di tutte queste laboriose lavorazioni e verifiche che il prosciutto potrà essere marchiato con la sigla IGP (indicazione geografica protetta).

La cattedrale di Norcia crollata (da Twitter)CATTEDRALE DI NORCIA CROLLATA 
Solo allora sarà diventato un vero, unico prosciutto di Norcia. Il cui giro d’affari ammonta a un miliardo di euro annuo con 800 mila cosce prodotte. Sono una ventina, invece, le realtà imprenditoriali della zona che fanno capo ad Assindustria, otto di queste sono impegnate proprio nel settore agroalimentare, cresciuto del 50 per cento negli ultimi cinque anni.

A Norcia si trovano circa 200 stalle, mentre si stimano in duemila le mucche e diecimila le pecore.

Proprio per salvaguardare questo patrimonio, ora c’è bisogno di aiuti. Aiuti concreti, tangibili, per permettere a uno dei mestieri più antichi del mondo di sopravvivere e continuare a tenere alto nel mondo il nome della nostra pregiata norcineria.

E sì, anche per poter continuare a deliziarci con gli squisiti, morbidi prosciutti di Norcia.

TERREMOTO INFINITO - I COMUNI COLPITI DAL SISMA SALGONO A 200: IL TRIPLO DI AGOSTO

A CINGOLI (MACERATA) CHIUSO IL VIADOTTO CHE SOVRASTA LA DIGA: “SE CROLLA SARA’ PEGGIO DEL VAJONT”

RENZI A PRECI: “LA SISTEMAZIONE DI CHI HA PERSO CASA E LA RICOSTRUZIONE NON SARANNO BREVI”

Corrado Zunino per la Repubblica

Arriva con il Suv scuro nel giardino della Madonna della Peschiera, il Pallonaro Matteo Renzi. È atterrato con la moglie, in elicottero, al campo di calcio di Preci, erba naturale, e ora stringe mani, dice ai 120 sfollati che resistono nei campeggi e nei centri Caritas «ci siamo e ci saremo », quindi si siede per la messa all’aperto (la chiesa della Madonna della Peschiera, naturalmente, è lesionata).

Dirà il premier: «Giovedì o venerdì licenzieremo il decreto bis sul terremoto, faremo regole per accelerare le procedure, ma la sistemazione di chi ha perso casa e la ricostruzione non saranno cose brevi».

Il problema è che la scossa delle 8.56 di ieri mattina (magnitudo 4.8, la più forte da quella del 6.5 del 30 ottobre) ha ricordato che il sisma è in continua aggressione e ogni sussulto corrode le strutture edilizie. Questo martellamento costante ha prodotto un allargamento del cratere del terremoto straordinario. 

Il decreto legge 189 portato in Consiglio dei ministri il 17 ottobre contava 62 comuni “colpiti dal sisma” in quattro regioni e otto province. Oggi i comuni che hanno segnalato alle loro regioni di aver subito crolli e danni sono 197, oltre il triplo. Le province sono diventate quattordici e sono destinate ad aumentare.

Le Marche sono state le più colpite, soprattutto dalle due scosse di mercoledì scorso con epicentro Castelsantangelo sul Nera e Ussita. I comuni toccati, le cui civili abitazioni saranno ricostruite dallo Stato, erano 30 al momento del decreto, ora sono 108. «Attendiamo nuove segnalazioni da nuovi paesi», spiegano gli uomini del governatore Luca Ceriscioli.

RENZI A PRECIRENZI A PRECI
Solo in provincia di Macerata, ora, sono interessati 50 comuni sui 57 totali. Si sono aggiunti alla lista città universitarie come Camerino, centri da ventimila abitanti come Tolentino, poi San Severino Marche e Porto Recanati che, anche se è sul mare e lontano dall’epicentro, ha registrato una profonda frattura lungo l’Ermo colle leopardiano che ispirò “L’infinito” e crolli nella biblioteca gestita dagli eredi.

A Cingoli, Alto Maceratese, si è creata una situazione preoccupante. Uno dei tre viadotti che sovrasta la diga, il più grande, è stato chiuso dal sindaco. La lesione al pilastro 10, registrata dal 2011, dopo Amatrice è aumentata di un metro e ora è ulteriormente peggiorata. Quattro nuove crepe sono state avvistate nel pilone 11, altre quattro al numero 13. «Ho chiuso il traffico, ma se il viadotto crolla sul lago altroché Vajont», dice Filippo Saltamartini.

castelluccio di norciaCASTELLUCCIO DI NORCIA
A Fermo i comuni del cratere, dopo il terremoto di Amatrice, erano solo due, adesso i candidati sono ventisei.

Ad Ascoli erano tredici e ora ventiquattro: nella lista entreranno il capoluogo, Folignano e Appignano del Tronto. Il nuovo sisma ha portato crolli in una provincia prima risparmiata, Ancona: sono otto i comuni, Jesi, Senigallia, Fabriano e pure il capoluogo, che potranno rientrare di diritto nel nuovo cratere. In Abruzzo i comuni colpiti erano otto, sono diventati 45.

Oltre a L’Aquila città, le province di Pescara e Chieti: prima non erano state toccate. In Umbria erano 14 e sono 25. In provincia di Perugia gli effetti del sisma hanno toccato Spoleto e Foligno, dove non è raro in questi giorni vedere persone che dormono dentro auto con il motore acceso. Nove sindaci umbri, tra l’altro, hanno chiesto ufficialmente l’ingresso nella lista del “nuovo cratere”.

Nel Lazio erano dieci i comuni, tutti del Reatino, colpiti il 24 agosto, ora sono 13 compresa Rieti città. Poi ce ne sono tre nel Viterbese, tre nel Frusinate e Roma — che fin qui non ha avanzato alcuna pretesa — ha avuto 150 palazzi lesionati (ieri 28 famiglie sono state evacuate da un palazzo al quartiere Flaminio) e chiese come la basilica di San Paolo ferite.
CINGOLI VIADOTTOCINGOLI VIADOTTO

L’area interessata dal nuovo sisma, su un piano geologico, è stata misurata: 130 chilometri quadrati di terreno deformato. 

L’area dei comuni colpiti è molto più vasta e, se si considera che Amatrice ha 69 frazioni, Accumoli 17 e Norcia 30, si comprende come ai 197 comuni colpiti corrispondano migliaia di paesi.

Le scosse hanno dato il colpo di grazia alla chiesa di Ussita, «ormai un edificio pericolante che mi prenderò la responsabilità di far abbattere», ha detto il sindaco Marco Rinaldi. E hanno convinto il sindaco di Accumoli a ordinare l’evacuazione totale. A Castelsantangelo sono rimasti cinque allevatori, a Visso sono arrivati i container docce.

Gli sfollati conosciuti sono 22mila, 17mila nelle Marche, ma è la stessa Protezione civile a spiegare che non tutti comunicano la loro situazione ai comuni di appartenenza. Anche qui i conteggi cresceranno. Oggi nelle zone terremotate arriverà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Fonte: qui

BOIA CHI MOLLA (IL DUCE) - IL VICESINDACO DI NORCIA RIBADISCE ...

''NON RINNEGO LE MIE FRASI, MUSSOLINI È STATO UN GRANDE STATISTA. CI VORREBBE LA MANO DURA PER RIPULIRE L'ITALIA. AMO LA DEMOCRAZIA E OGNUNO DEVE POTER DIRE LA SUA 

NON VORREI CHE A NORCIA LE MOSCHEE PRENDESSERO IL POSTO DELLE CHIESE''



terremoto norciaTERREMOTO NORCIA
“Non è un delitto dire ‘boia chi molla’. Sono fiero del mio passato missino, non rinnego nulla. Mai. Ma negli anni duri le ho sempre prese, sono un buono. Le mie idee non le voglio nascondere”. Lo dice il vicesindaco di Norcia Pierluigi Altavilla a La Zanzara su Radio 24.

pierluigi altavilla vicesindaco di norciaPIERLUIGI ALTAVILLA VICESINDACO DI NORCIA
Il Duce avrebbe risolto le cose rapidamente a Norcia, chiedono i conduttori?: “Può darsi, quando c’è una sola persona a dirigere le cose sono più semplici. Mussolini è stato un grande statista, ha fatto tante cose buone. Purtroppo ha portato l’Italia al punto in cui sappiamo”. “Il Duce – dice ancora Altavilla - ha fatto la bonifica dell’agro pontino, ha trasformato la città di Roma che era abbandonata, tutte le infrastrutture, gli ospedali, il codice Rocco, poi purtroppo ci sono state le leggi razziali”.

Ma oggi ci vorrebbe qualcuno con una mano dura, insistono i conduttori?: “Sicuramente. Ci vorrebbe una ripulita, la mano dura di qualcuno. Ma io amo la democrazia, e ognuno deve essere libero di dire quello che pensa. E sono più democratico di tante altre persone”. Lei ha detto che non vorrebbe moschee a Norcia: “Non vorrei che a Norcia non ci fossero più chiese, e invece cominciassero a costruire moschee. Era una provocazione”.

Fonte: qui