9 dicembre forconi: 10/11/16

martedì 11 ottobre 2016

F-18 dipinti come Sukhoi: Preparano un False Flag?

E’ stato un giornalista canadese che lavora in Europa centrale, Christian Borys, a postare su Facebook le foto e la notizia:  “Gli Usa dipingono i loro F/A 18 per somigliare al tipo di colori dei jets russi in Siria.  Addestramento standard, ma interessante”.




The U.S is painting their F/A-18's to match the paint schemes of Russian jets in . Standard training, but interesting nonetheless.
Può anche darsi... L’US Air Force dipinge i suoi aerei dei colori “nemici”  a volte per abituare i suoi piloti durante delle simulazioni. Ma il fatto è che è diffusa una conversazione del ministro degli esteri John Kerry, il primo ottobre,  captata nei locali della delegazione olandese all’Onu, a margine della assemblea plenaria. Kerry parla con non meglio identificati esponenti della “resistenza” siriana, e dice loro esasperato: I’ve lost the argument  per l’uso della forza” militare (americana) contro Assad.



Parla, evidentemente, di una discussione che si è tenuta nella cerchia presidenziale,  dove sostiene di essere stato messo in minoranza: “Io ho sostenuto l’uso della forza. Sono quello che ha annunciato che stavamo per attaccare Assad”, riferisce ai suoi interlocutori siriani.  “Abbiamo un Congresso che non autorizzerebbe  […].  Il problema è che i russi non rispettano   il diritto internazionale come facciamo noi.  Noi non abbiamo base legale, a  meno che non riceviamo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza”.
“Loro [i russi]  sono stati invitati, noi no. La sola ragione che ci  è rimasta per volare [sulla Siria]   è che stiamo dando la caccia all’ISIL. Se andassimo a  dar la caccia ad Assad, dovremmo liquidare tutta la difesa  aerea, e non abbiamo la giustificazione legale  per far questo”.  Ne ha parlato anche la CNN.
Ma quel che la CNN ha taciuto, è   che  l’intercettazione continua. Al minuto 11.18. l’interprete traduce dall’arabo all’inglese le frasi di uno dei ribelli, che si ritiene essere Raed Saleh,  il rappresentante dei cosiddetti Elmetti Bianchi – quelli che “documentano”  il “martirio di Aleppo”  a fianco dei jihadisti sul terreno.  “…La Russia bombarda i civili siriani, i mercati, ed anche noi, la  protezione civile (sic). Dall’inizio dell’intervento della Russia, noi abbiamo portato  le prove che 17 membri della protezione civile, nostro personale, sono stati uccisi dai bombardamenti aerei russi”.
Kerry: “Avete dei video degli aerei che attaccano?”
(l’interpreta e il siriano parlottano in arabo)
Kerry: “Possiamo avere i video [inintelleggibile] che i nostri agenti hanno chiesto?”.
(altro parlottare del siriano con l’interprete, e poi sì intromette un’altra voce), che è palesemente
Un membro del personale di Kerry: “Posso permettere di dirvi, riceviamo molti video di vittime egli attacchi, sono terribili, ma non ci servono a niente. Noi abbiamo bisogno di video di bombe e di aerei reali. Ci sono tanti diquesti video sul web, ma noi non sappiamo se sono veri o no. Dei video autentici degli aerei stessi, ecco quel che ci occorre”.
(qui l’audio completo: https://youtu.be/t3grHmI44mg)
Dunque, ricapitoliamo: Kerry si rivolge all’esponente di un gruppo noto per la ricerca di immagini sul terreno che strappino la commozione dell’opinione pubblica occidentale e  giustifichino l’intervento diretto Usa   “per proteggere i civili”.   Il nobile scopo umanitario già usato mille volte (per esempioin Libia), e che fallì nell’agosto 2013,quando il pretesto perfetto  – Assad “ha gassato il suo stesso popolo”  col  Sarin –    fu sventato dall’offerta immediata, da parte di Assad stesso, di consegnare  all’Onu le  sue riserve di armi chimiche.
Tre mesi dopo, l’indagine di Carla del Ponte, la magistrata svizzera incaricata dell’inchiesta dall’ONU, ha  appurato che i gasati (almeno 360 morti) di Goutha presso Damasco, furono dovuti a “ordigni carichi di gas tossico (forniti dai servizi segreti turchi a una delle tante bande di “ribelli” al soldo dell’Occidente e delle Petromonarchie), stipati malamente in un tunnel sotto Goutha, che  si erano rotti accidentalmente uccidendo qualche decina di persone (alcune tra queste raggiunte dal gas fuori del tunnel)”.
Adesso abbiamo sentito che Kerry chiede a questi suoi siriani,  i noti  diffusori di immagini false o fabbricate  Elmetti Bianchi, dei video di aerei  russi “veri  che commettono atrocità.  Magari, chissà,  basterebbero aerei dipinti come quelli russi; chi riesce a distinguerli in un video male a fuoco mentre sfrecciano  e vanno a bombardare un ospedale o un campo profughi, facendo  strage di bambini? 
Così giustificando  l’intervento bellico americano “per diritto di proteggere” i poveri civili?
Che gli occidentali siano alla disperata  ricerca di un pretesto per aiutare i loro terroristi, che stanno cedendo sotto  l’offensiva russo—siriana ed iraniana, ce l’ha mostrato un altro episodio. Il 28 settembre scorso,   la missione di Parigi all’Onu ha  lanciato l’allarme: due ospedali ad Aleppo  Est (decisamente, è piena di ospedali) sono stati bombardati; ed hanno  postato a illustrazione del  tweet una foto di edifici distrutti: una foto di edifici distrutti …a Gaza; subito dopo ritirata, perché se no si doveva fare l’intervento umanitario contro Israele.
La palese menzogna è stata immediatamente ripresa da Kerry, in dichiarazione congiunta con il  collega ministro francese Jean Marc Ayrault:
Last night, the regime attacked yet another hospital, and 20 people were killed and 100 people were wounded. And Russia and the regime owe the world more than an explanation about why they keep hitting hospitals and medical facilities and children and women. These are acts that beg for an appropriate investigation of war crimes. And those who commit these would and should be held accountable for these actions.
Il  guaio è che nessun dei gruppi d’opposizione  (non erano stati istruiti prima)  ha confermato la tragica notizia. Nemmeno il notorio Osservatorio Siriano sui Diritti Umani,  gestito dal Regno Unito da un solo “investigatore”,   un oppositore di Assad che dice di aver contatti telefonici  con i poveri perseguitati da Assad,  e su cui la Rai giura come unica fonte credibile.
Sicchè nella conferenza stampa seguente, il portavoce del Dipartimento di Stato, tempestato da un giornalista non asservito, non ha confermato, anzi ha ammesso che può essersi trattato di “un onesto errore”  (sic) da parte di Kerry.
Concludo:  forse dipingere  i caccia USA coi colori dei bombardieri russi è “standard exercise”. Ma se avviene un bombardamento da parte di aerei azzurrini nelle prossime ore,  su  un bersaglio di civili indifesi, bambini e donne, vi abbiamo documentato i preparativi di un false flag. Uno dei false flag di cui la storia dell’interventismo americano è piena. 
E magari, avvertire in anticipo contribuisce a sventare.

(E qualcuno avverta la Botteri:  ci sono intercettazioni più  scottanti dei discorsi grassocci di Trump sulle donne. Che ne dice di  mandare il servizio di Kerry che parla coi “siriani” e vuole dei video “veri”  di aerei russi che bombardano civili?)

LE PROVINCE SONO VIVE E MANGIANO INSIEME A NOI

RENZI DICE DI AVERLE ABOLITE MA HANNO SOLO CAMBIATO NOME

A MILANO, TORINO, BOLOGNA, ROMA, NAPOLI E A BARLETTA-ANDRIA-TRANI I CONSIGLIERI COMUNALI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA SONO ANDATI A VOTARE I VERTICI DELLE "CITTÀ METROPOLITANE"

I NUOVI ENTI TERRITORIALI COSTANO ANCORA 2,5 MILIARDI L'ANNO

Paolo Emilio Russo per “Libero quotidiano”

provincePROVINCE
Zombie, morti che camminano. Matteo Renzi sostiene di averle cancellate, uccidendole con la riforma scritta da Graziano Delrio, eppure sono ancora lì, vive e vegete, da oggi avranno addirittura nuovi presidenti e consiglieri. Protagoniste di questo nuovo horror all' italiana sono le Province, enti di secondo livello citati in Costituzione, che dopo anni nel braccio della morte del Parlamento, sono riuscite a sopravvivere ricorrendo ad un artificio da b-movie, cambiandosi semplicemente il nome. Ieri si sono aperte le urne in nove importanti città italiane, quelle che hanno eletto lo scorso giugno i sindaci.

Province ItalianePROVINCE ITALIANE
A Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli e a Barletta-Andria-Trani i consiglieri comunali dei Comuni della Provincia sono stati chiamati a votare i nuovi vertici delle "Città metropolitane", cioè il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana. Anche se i nomi sono diversi, i tre ruoli hanno ereditato le competenze che un tempo erano dei presidenti delle Province, delle giunte provinciali e del consiglio provinciale.

Se una volta a sceglierli erano direttamente i cittadini nelle urne, oggi, al contrario, le poltrone vengono assegnate da coloro che già ne occupano una. Nel capoluogo lombardo per fare un esempio sindaci e consiglieri di 133 Comuni hanno eletto 24 membri del consiglio della città metropolitana. Nella città più popolosa della Campania, gli elettori aventi diritto erano 1536. Nella Capitale d' Italia, dove l' M5s non è riuscita a raccogliere la maggioranza dei consensi nonostante governi il capoluogo, si è presentata al seggio una percentuale molto bassa: il 65% dei 1.647 aventi diritto.
DE MAGISTRISDE MAGISTRIS

Le nuove assemblee, delle quali si conoscerà la composizione definitiva soltanto questa sera, sono piuttosto larghe: la riforma scritta dall' ex sindaco di Reggio Emilia che oggi è ministro delle Infrastrutture prevede che il consiglio sia composto da 24 consiglieri nelle città con popolazione superiore a 3 milioni di abitanti, da 18 in quelle con un numero di abitanti superiore a 800.000 e inferiore a 3 milioni di abitanti e da 14 consiglieri nelle realtà più piccole.

paola turci beppe salaPAOLA TURCI BEPPE SALA
Le due differenze principali rispetto al passato riguardano il presidente che è in automatico il sindaco della città capoluogo e la gratuità dei ruoli elettivi. Da quest' oggi, quando si apriranno le urne "riempite" ieri, Beppe Sala, Virginia Raggi, Chiara Appendino, Luigi De Magistris e gli altri avranno dunque competenze su «sviluppo strategico del territorio, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione» anche per i centri limitrofi al loro, sul territorio delle ex Province. Già funziona così a Venezia, Genova, Firenze, Bari e Reggio Calabria, cioè nelle altre città metropolitane.

Sindaci e consiglieri non percepiranno altri stipendi rispetto a quelli già previsti nelle amministrazioni dove sono stati eletti direttamente, è vero, ma questo non significa affatto che le (ex) Province non costino nulla al contribuente. Il grosso dei costi, infatti, non era per gli stipendi della "casta", bensì per le sedi, le strutture e, ovviamente, gli stipendi dei dipendenti.
virginia raggiVIRGINIA RAGGI

«La riforma ha consentito tra il 2014 e il 2015 una riduzione stimata della spesa pari a 1,5 miliardi di euro», ha rivendicato Gianclaudio Bressa, sottosegretario agli Affari Regionali, parlando in commissione a Montecitorio. Peccato che, per ammissione dello stesso esecutivo, gli enti che hanno sostituito le Province costino ancora la bellezza di 2,4 miliardi.

Il conto è salato specie se si considera che, come sottolineava il sottosegretario, «il personale è passato dai 41.205 dipendenti di Province in servizio al primo gennaio 2015, all' entrata in vigore della legge, ai 21.974 post riforma», ventimila dipendenti sono stati "spostati" (coi relativi costi, oltre che le competenze) su altre amministrazioni pubbliche. Il pasticcio è tale che, a due anni dall' approvazione della cancellazione-farsa, è lo stesso membro del governo ad annunciare che quanto prima ci sarà un «aggiornamento» della legge.

giorgia meloni in campidoglioGIORGIA MELONI IN CAMPIDOGLIO
Al voto si sono presentati anche i (tanti) consiglieri comunali-vip. «Questo è l' esempio perfetto delle riforme renziane: le Province sono rimaste anche se fingevano di averle abolite, in compenso ora i consiglieri sono eletti dai consiglieri comunali e non dal popolo», ha commentato Giorgia Meloni, che fu candidata sindaco a Roma. Finirà così pure per il Senato non elettivo, accusa la leader di Fdi. «Grazie alle finte riforme di questo governo le Province restano, ma viene abolito il voto degli elettori», ha commentato Mara Carfagna, portavoce dei deputati forzisti e consigliere a Napoli.

Anche un "avvantaggiato" dalla riforma, Luigi De Magistris, da ieri sindaco anche dell' area metropolitana napoletana, ammette che la riforma scritta dall' esecutivo «è rimasta monca», da luogo a problemi. Come correre ai ripari? L' ex sindaco di Torino e presidente dell' Anci, Piero Fassino, l' ha buttata lì: «Servono risorse adeguate perchè questa istituzione possa decollare...». Vuole più soldi.

NUOVE CONFESSIONI DI UN SICARIO DELL’ECONOMIA: STAVOLTA, VENGONO A PRENDERSI LA DEMOCRAZIA


Riportiamo un ampio stralcio di un’intervista a John Perkins, autore di “Confessioni di un sicario dell’economia” in occasione della nuova edizione del suo libro. Intervistato da YES magazine, l’ex consulente conferma che le politiche delle multinazionali di saccheggio nei confronti dei paesi del terzo mondo e in via di sviluppo si estendono ormai all’Europa e agli stessi USA. Tasselli di questa politica delle élite, foriera di disuguaglianza e regressione economica, sono le globalizzazione e gli accordi di libero scambio. Accordi già in essere come il NAFTA, sbandierati e combattuti come il TTIP, ma anche quelli in via di applicazione tra il silenzio dei più come il CETA, servono per consegnare alle imprese multinazionali la sovranità sui popoli.
Di Sarah van Gelder, 18 marzo 2016
Dodici anni fa, John Perkins pubblicò il suo libro Confessioni di un sicario dell’economia, che entrò rapidamente nella lista dei best seller del New York Times. Perkins descriveva la sua attività di persuasore dei capi di Stato perché adottassero politiche economiche che avrebbero impoverito i loro Paesi e compromesso le loro istituzioni democratiche. Queste politiche contribuivano ad arricchire una piccola élite locale mentre riempivano le tasche delle grandi multinazionali statunitensi.
Perkins diceva di essere stato reclutato dalla National Security Agency (NSA), ma di lavorare per una società di consulenza privata. Il suo lavoro di economista poco qualificato ma strapagato, era di produrre rapporti in grado di giustificare i ricchi contratti delle multinazionali USA, sprofondando le Nazioni vulnerabili in voragini di debiti. I Paesi che non cooperavano vedevano minacciata la propria economia. In Cile, per esempio, il Presidente Richard Nixon chiese, come è noto, che la CIA provocasse un “disastro economico” per delegittimare le prospettive del presidente democraticamente eletto Salvador Allende.
Se le pressioni economiche e le minacce non funzionavano, sostiene Perkins, venivano chiamati gli sciacalli per rovesciare o assassinare i capi di stato recalcitranti. In effetti , questo è quanto accadde ad Allende, con l’appoggio della CIA.
Il libro di Perkins è controverso, e alcuni hanno messo in dubbio parte delle sue affermazioni, per esempio il fatto che l’NSA fosse implicata in attività che non fossero la stesura e cancellazione di norme.
Perkins ha recentemente ripubblicato il suo libro con importanti aggiornamenti. La tesi di base del libro è la stessa, ma gli aggiornamenti mostrano che l’approccio degli assassini economici si è evoluto negli ultimi 12 anni. Tra le altre cose, le stesse città USA sono ormai sulla lista delle vittime designate. La combinazione di debito, austerità imposta, carenza di investimenti, privatizzazioni, e l’indebolimento dei governi democraticamente eletti sta ormai avvenendo anche qui (ossia negli USA NdVdE).
Non ho potuto far a meno di pensare a Flint, nel Michigan, che è in gestione di emergenza (fate presto!” NdVdE) mentre leggevo Le nuove confessioni di un assassino economico.
Ho intervistato Perkins a casa sua, vicino a Seattle. Oltre a essere un assassino economico in riabilitazione, è un nonno e fondatore di “Dream Change and The Pachamama Alliance”, un’organizzazione che lavora per “un mondo che le nuove generazioni vorranno ereditare”.
Sarah van Gelder: Cosa è cambiato nel mondo da quando hai scritto le prime Confessioni di un sicario dell’economia?
John Perkins: La situazione è molto peggiorata negli ultimi 12 anni. Gli assassini economici e gli sciacalli si sono diffusi tremendamente, anche in Europa e negli Stati Uniti.
In passato si concentravano essenzialmente sul cosiddetto Terzo Mondo, o sui paesi in via di sviluppo, ma ormai vanno dappertutto.
E infatti, il cancro dell’impero delle multinazionali ha metastasi in tutta quella che chiamo la moribonda economia fallita globale. Questa economia è basata sulla distruzione di quelle stesse risorse da cui dipende, e sul potere militare. E’ ormai completamente globalizzata, ed è fallimentare.
van Gelder: ma come è successo che siamo passati da essere beneficiari di questa economia assassina, in passato, ad essere ora le sue vittime?
Perkins: è una domanda interessante perché, in passato, questa economia di assassini economici era propagandata per poter rendere l’America più ricca e presumibilmente per arricchire tutti i cittadini, ma nel momento in cui questo processo si è esteso agli Stati Uniti e all’Europa, il risultato è stato una enorme beneficio per i molto ricchi a spese di tutti gli altri.
Su scala globale sappiamo che 62 persone hanno ormai in mano gli stessi mezzi della metà più povera del mondo.
Naturalmente qui in America vediamo come il nostro governo sia paralizzato, semplicemente non funziona. Viene controllato dalle grandi multinazionali. Queste hanno capito che il nuovo obiettivo, la nuova risorsa, sono gli USA e l’Europa, e gli orribili avvenimenti successi in Grecia, e Irlanda e Islanda, stanno ormai avvenendo anche da noi, negli USA.
Assistiamo a questa situazione dove le statistiche ci mostrano una crescita economica, ma allo stesso tempo aumentano i pignoramenti di case e la disoccupazione.
van Gelder: si tratta della stessa dinamica debitoria che porta a amministratori di emergenza, i quali consegnano le redini dell’economia alle multinazionali private? Lo stesso meccanismo che vediamo nei paesi del terzo mondo?
Perkins: Sì. Quando ero un sicario dell’economia, una delle cose che facevamo era concedere enormi prestiti a questi Paesi, ma questi soldi non finivano mai davvero ai Paesi, finivano alle nostre stesse multinazionali che vi costruivano le infrastrutture. E quando i Paesi non riuscivano a ripagare i loro debiti, imponevamo la privatizzazione della gestione dell’acqua, delle fognature e della distribuzione elettrica.
Ormai vediamo succedere la stessa cosa negli Stati Uniti. Flint nel Michigan ne è un ottimo esempio. Non stiamo parlando di un impero degli Stati Uniti, si tratta di un impero delle multinazionali protette e appoggiate dall’esercito USA e dalla CIA. Ma non è un impero degli americani, non aiuta gli americani. Ci sfrutta nella stessa maniera in cui noi abbiamo sfruttato gli altri Paesi del mondo.
van Gelder: Sembra che gli americani inizino a capirlo. Come giudicheresti il pubblico americano, in quanto a essere pronto a fare qualcosa in merito?
Perkins: Viaggiando attraverso gli USA e nel mondo, vedo davvero che la gente si sta svegliando. Stiamo capendo. Capiamo che viviamo in una stazione spaziale molto fragile, non abbiamo alcuna navetta spaziale, e non possiamo andarcene. Dobbiamo risolvere la situazione, dobbiamo prendercene carico, perché stiamo distruggendo la stazione spaziale. Le grandi multinazionali la stanno distruggendo, ma queste vengono gestite da persone, e queste sono vulnerabili. Se ci pensiamo bene, i mercati sono una democrazia, se li usiamo nel modo giusto.
[…]
van Gelder: Vorrei chiederti del TPP, e degli altri accordi commerciali. C’è modo di intervenire su questi in modo che non continuino a incrementare la sfera di influenza delle multinazionali a spese delle democrazie locali?
Perkins: Questi accordi sono devastanti, danno alle multinazionali la sovranità sui governi. E’ ridicolo.
Vediamo i popoli dell’America Centrale terribilmente disperati, cercano di uscire da un sistema marcio, in primo luogo a causa degli accordi commerciali e delle nostre politiche nei confronti dell’America Latina. E naturalmente vediamo queste stesse politiche nel Medio Oriente e in Africa, queste onde migratorie che stanno investendo l’Europa dal Medio Oriente. Questi problemi terribili sono stati creati dall’ingordigia delle multinazionali.
Sono appena stato in America Centrale e quello che da noi viene definito un problema di immigrazione, in realtà è un problema di accordi commerciali.
Non si possono imporre dazi a causa degli accordi commerciali – NAFTA e CAFTA – ma gli USA possono dare aiuti di stato ai loro agricoltori. Gli altri governi non si possono permettere di aiutare i propri agricoltori. Perciò i nostri agricoltori riescono ad avere la meglio sui loro, a questo distrugge le altre economie, e anche altre cose, ed ecco perché si creano problemi di immigrazione.
van Gelder: Ci puoi parlare delle violenze da cui scappa la gente in America Centrale, e come queste siano legate al ruolo che hanno gli USA?
Perkins: Tre o quattro anni fa la CIA ha organizzato un colpo di stato contro il presidente democraticamente eletto dell’Honduras, Zelaya, perché non si è piegato a multinazionali grandi, globali e con legami con gli USA come Dole e Chiquita.
Il presidente voleva alzare il salario minimo a un livello ragionevole, e voleva una riforma agraria che garantisse che queste persone riuscissero a guadagnare dalla loro terra, anziché assistere alle multinazionali che lo facevano.
Le multinazionali non l’hanno potuto tollerare. Non è stato assassinato, ma è stato disarcionato con un colpo di stato, e spedito in un altro Paese, rimpiazzandolo con un dittatore brutale. Oggi l’Honduras è uno dei Paesi più violenti e sanguinari dell’emisfero.
Quello che abbiamo fatto fa paura. E quando una cosa così accade a un presidente, manda un messaggio a tutti gli altri presidenti dell’emisfero, e anzi di tutto il mondo: non intralciate i nostri piani. Non intralciate le multinazionali. O cooperate e vi arricchite, e tutti i vostri amici e le vostre famiglie si arricchiscono, oppure verrette disarcionati o assassinati. Si tratta di un messaggio molto forte.
Fonte: Vocidallestero