9 dicembre forconi: 08/27/18

lunedì 27 agosto 2018

LE CIMICI CHE DI NOTTE PORTANO LA MALATTIA DI CHAGAS SONO ARRIVATE IN EUROPA

LE CHIAMANO ''INSETTO DEL BACIO'', UN MODO CARINO PER DIRE CHE TI DEFECANO IN BOCCA O NEGLI OCCHI MENTRE DORMI, DEPOSITANDO PARASSITI CHE HANNO INFETTATO 6 MILIONI DI PERSONE NEL MONDO. UN KILLER SILENZIOSO CHE PUÒ PORTARE ANCHE ALLA MORTE. ECCO COME



Estratto dall'articolo di Kevin Loria e Martina Tartaglino per https://it.businessinsider.com/
Lo chiamano “kissing bug”, insetto del bacio, ma a dispetto di questo soprannome simpatico le cimici Triatominae sono portatrici di un morbo molto pericoloso e spesso letale: la malattia di Chagas.
LA CIMICE CHE CAUSA LA MALATTIA DI CHAGASLA CIMICE CHE CAUSA LA MALATTIA DI CHAGAS
Gli insetti sono tipici dell’America Centrale e Meridionale, dove per prima è stata individuata la malattia. Tuttavia oggi questa si sta diffondendo anche negli Stati Uniti, in Canada, Europa e in Oriente, secondo un comunicato dell’American Heart Association. Il gruppo invita medici e infettivologi a stare in guardia e cercare di informare i cittadini sui metodi di prevenzione perché sarebbero circa 300 mila le persone affette dalla malattia di Chagas solo negli Usa e circa 6 milioni in tutto il mondo.
DOVE LA MALATTIA DI CHAGAS E ENDEMICADOVE LA MALATTIA DI CHAGAS E ENDEMICA
Di oltre 100 specie di insetti triatomine, circa 12 sono considerate importanti trasmettitori di Trypanosoma cruzi, il parassita che causa il morbo. (…)
Poiché molte persone non mostrano segni di infezione, i ricercatori medici hanno descritto le cimici come un “killer silenzioso” che agisce soprattutto di notte, arrampicandosi sul volto di persone, cani e altri mammiferi, mordendoli vicino a occhi e bocca. Quando questi insetti si nutrono, defecano e lasciano quindi le feci che possono contenere il parassita. Se queste feci vengono sfregate nella ferita del morso o nelle mucose dell’occhio o della bocca, si rischia di venire infettati.
OCCHI GONFI SINTOMO DELLA MALATTIA DI CHAGASOCCHI GONFI SINTOMO DELLA MALATTIA DI CHAGAS
Durante la fase iniziale dell’infezione, alcune persone accusano gonfiore da puntura e sintomi abbastanza comuni come febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa o eruzioni cutanee. In alcuni casi diarrea o vomito e una piccola percentuale di bambini piccoli può accusare patologie al cuore e al cervello che possono essere letali.
La diagnosi della malattia di Chagas può avvenire attraverso gli esami del sangue. Se i pazienti non vengono curati, possono sviluppare la forma cronica della malattia e circa il 30% può accusare disturbi cardiaci. Ciò può portare a ulteriori complicazioni, tra cui ictus, frequenza cardiaca irregolare o insufficienza cardiaca.
LE CIMICI CHE PORTANO LA MALATTIA DI CHAGASLE CIMICI CHE PORTANO LA MALATTIA DI CHAGAS
Fonte: qui

FLORIDA – UN UOMO ENTRA IN UNA PIZZERIA DI JACKSONVILLE E FA UNA STRAGE DURANTE UN TORNEO DI VIDEOGAME POI SI UCCIDE: 3 MORTI E 11 FERITI

È UNO SCONTRO TRA GANG DI STRADA RIVALI 
VIDEO: I 15 COLPI DI ARMA DA FUOCO TRASMESSI IN DIRETTA STREAMING DALLE TV LOCALI


Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

Un' altra sparatoria con una strage di ragazzi in America. Stavolta a Jacksonville, nel nord della Florida, quasi al confine con la Georgia. Un uomo estrae una o più armi e spara all' interno di un locale della catena «Chicago Pizza» nel quale sono in corso le eliminatorie di una gara di videogames del torneo «Madden 19».

Nelle riprese della diretta streaming della gara, trasmesse dalle televisioni locali, si sentono circa quindici colpi d' arma da fuoco, ma probabilmente sono stati di più perché il primo bollettino della strage è di almeno quattro morti, compreso lo sparatore (che si sarebbe ucciso), e undici feriti.
DAVID KATZ, IL RAGAZZO CHE HA SPARATODAVID KATZ, IL RAGAZZO CHE HA SPARATO

Si è detto spesso in passato che i videogiochi che simulano carneficine elettroniche su uno schermo possono spingere menti deboli a traslare i comportamenti violenti nella realtà, ma al momento in cui scriviamo, con la polizia che sta ancora perlustrando il luogo della sparatoria per individuare eventuali complici (ma pare escluso che ce ne siano) e liberare le persone che si sono nascoste durante l' attacco, non vi è ancora alcuna certezza sulla dinamica del massacro e sui suoi motivi.

sparatoria jacksonville 1SPARATORIA JACKSONVILLE 









La pista più accreditata è quella della battaglia tra gang rivali, visto che Jacksonville è una città caldissima su questo fronte e che già due giorni prima, venerdì sera, c' era stata una sparatoria con un morto e due feriti tra bande in guerra tra loro alla fine di una partita di football americano tra due squadre di liceali. Le vittime, tra i 16 e i 19 anni, sono legati a street gang cittadine che da tempo si danno battaglia.
sparatoria jacksonville 3SPARATORIA JACKSONVILLE

ELI CLAYTON, UNA DELLE VITTIMEELI CLAYTON, UNA DELLE VITTIME












Né si tratta di un problema recente: le partite dei Riners contro la squadra dei Lee erano state già luogo di sparatorie: tre volte nel 2017 e una volta nel 2016. E il sindaco della città, Lenny Curry, aveva messo sotto accusa, per la nuova esplosione di violenza, la cultura delle armi che si va diffondendo. E aveva invitato tutti a una tregua. Non immaginava certo che la domenica sarebbe stata funestata da un vero e proprio massacro.

Una scena sulla quale sono arrivati per primi non i poliziotti, ma i pompieri che erano impegnati in esercitazioni domenicali a pochi isolati di distanza. Allertati dai ragazzi terrorizzati, in fuga, sono accorsi e hanno subito evacuato i feriti.

Il luogo della sparatoria, Jacksonville Landing, è un' area di ristoranti e locali sul lungofiume del St Johns River: uno dei posti preferiti per passare il tempo libero, in una calda giornata di sole, in questa turbolenta città della Florida. 

Fonte: qui

UNITED COLORS OF BENETTON OFFSHORE

I BENETTON PAGANO LE TASSE IN ITALIA? 
SOLO DAL 2012, QUANDO PATTEGGIARONO CON IL FISCO DI BEFERA, POI STIPENDIATO DAL GRUPPO, IL TRASFERIMENTO DELLA SEDE DELLA HOLDING “SINTONIA” DAL LUSSEMBURGO IN ITALIA 
LA FAMIGLIA HA PAGATO 12 MILIONI IN CAMBIO DELLA RINUNCIA DELLO STATO A CONTESTARE GLI UTILI TENUTI ALL'ESTERO 
IL MISTERO DELLE SOCIETÀ CON IL MARCHIO TRA PANAMA E CARAIBI
Paolo Biondani e Leo Sisti per “l’Espresso”
autostrade benettonAUTOSTRADE BENETTON
Le società offshore con il marchio di famiglia tra Panama e Caraibi. E un' inchiesta fiscale, tenuta riservata, sui profitti autostradali spostati per dieci anni dall' Italia in Lussemburgo.
Sono i segreti esteri del gruppo Benetton, ora rivelati da una serie di documenti scoperti dall' Espresso.
TOSCANI BENETTON 4TOSCANI BENETTON
Dopo il tragico crollo del ponte di Genova, quando il vicepremier Luigi Di Maio ha accusato gli imprenditori veneti di arricchirsi con i pedaggi e portare i soldi all' estero, il gruppo Benetton ha risposto che è falso: la piramide societaria con cui controlla Autostrade per l' Italia, infatti, è tutta tricolore e paga le tasse nel nostro Paese.
QUEL CHE RESTA DEL PONTE MORANDI VISTO DAL QUARTIERE DEL CAMPASSO A GENOVAQUEL CHE RESTA DEL PONTE MORANDI VISTO DAL QUARTIERE DEL CAMPASSO A GENOVA
Fino al 2012 però la catena di comando portava all' estero, a una società-capogruppo lussemburghese, la holding Sintonia. Il suo trasloco in Italia fu spiegato dall' azienda con motivazioni puramente economiche: «La decisione è maturata a seguito della recessione globale iniziata nel 2008 che non ha consentito alla società di raggiungere l' obiettivo iniziale di attrarre nuovi investitori esteri».
fratelli benettonFRATELLI BENETTON
Ora però emerge che il rimpatrio di Sintonia è stato provocato da un' indagine fiscale. La Guardia di Finanza di Milano ha ipotizzato, come per altri grandi gruppi, un caso di "estero-vestizione" per il decennio 2001-2011: la holding lussemburghese, secondo l' accusa, era una società di comodo creata per minimizzare le tasse sugli utili prodotti in Italia. 
BENETTON TOSCANIBENETTON TOSCANI
L' indagine si è chiusa nel 2012 con una sorta di patteggiamento: l' Agenzia delle entrate ha rinunciato a contestare i conteggi degli utili dichiarati in Lussemburgo, quantificati da Sintonia in 50 milioni di euro; in cambio, il gruppo Benetton ha pagato 12 milioni e ha trasferito la holding dal Lussemburgo a Milano.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA
In quegli anni, peraltro, ad abbattere gli utili tassabili era soprattutto il peccato originale delle privatizzazioni all' italiana: anche Autostrade, come Telecom, è stata comprata a debito, attraverso una società-veicolo poi assorbita, con tutto il suo passivo, nella stessa azienda ceduta dallo Stato.
Dal 2001 al 2017, quindi, la società italiana ha incassato pedaggi per oltre 43 miliardi di euro, ma ha bruciato più di 7 miliardi (un sesto di tutti i redditi lordi) per ripagare i debiti bancari degli acquirenti privati. Dal 2012 comunque il gruppo Benetton, che oggi ha come capofila la società di famiglia Edizione srl di Ponzano Veneto, ha sempre pagato tutte le tasse in Italia.
il ponte di genova e le case sottostantiIL PONTE DI GENOVA E LE CASE SOTTOSTANTI
Nelle carte riservate dei paradisi fiscali, rivelate dal consorzio giornalistico Icij di cui fa parte l' Espresso, compaiono però altre società estere con il marchio Benetton. Ad Aruba, un' isola dei Caraibi sotto sovranità olandese, c' è una costellazione di offshore con la stessa denominazione del gruppo italiano e delle sue più celebri linee di abbigliamento.
ponte morandi a genovaPONTE MORANDI A GENOVA
"United Colors of Aruba NV Benetton" e "United Colors of Aruba" risultano attive fin dal 1990. Gli atti registrati ai Caraibi non rivelano i nomi degli azionisti, ma solo l' amministratore, Victor Nataf, che gestisce anche la "Undercolours Aruba" e altre compagnie con sigla italiana, come "Farfalla Nv". Il marchio veneto spunta anche in altre società di Aruba, gestite da un dirigente diverso, John Gerard Eman. Si chiamano "Keshet Alliance Nv Benetton" e "Keshet Alliance Nv Benetton Kids", sono state create nel 2012 e risultano anch' esse tuttora attive.
Il gruppo Benetton ha risposto alle domande dell' Espresso spiegando che tutte quelle offshore anonime sono dei rivenditori esterni. «Nessuna delle società elencate appartiene al gruppo Benetton. Si tratta di società costituite in loco dagli agenti o clienti che nei vari paesi acquistano e rivendono la merce con il marchio United Colors of Benetton.
Il modello Benetton si è sempre basato su una rete di agenti indipendenti e autonomi che lavorano in 120 paesi. La maggior parte dei clienti, rivenditori o agenti utilizza per le proprie società nomi che includono in un modo o nell' altro un riferimento a Benetton».

le macerie dopo il crollo del ponte morandi a genovaLE MACERIE DOPO IL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
La stessa risposta vale per la Mediterranean Fashiontrade Limited, creata nel 2009, attraverso lo studio Mossack Fonseca di Panama, per gestire «tutte le vendite di prodotti Benetton in Grecia e a Cipro». Questa offshore ha sede nell' isola di Man, ma fa capo a una tesoreria anonima, Figesta, collocata nelle isole Seychelles.
gilberto benettonGILBERTO BENETTON
Anche qui il titolare è misterioso: a rappresentarlo è un avvocato greco. Tocca quindi al gruppo italiano chiarire che la offshore di Man «appartiene all' ex agente Benetton per la Grecia, Sgombopoulos, ed è il veicolo da lui utilizzato per la gestione del proprio business: su questo soggetto il gruppo ha già subito una indagine penale, conclusasi con l' archiviazione». Risultato: «il gruppo Benetton da anni non ha più un agente in Grecia».
luciano benettonLUCIANO BENETTON
Diverso è il caso della Bristol Consulting Corp, creata il 25 settembre 2001 alle Isole Vergini Britanniche dalla filiale svizzera di Mossack Fonseca: come primo e unico amministratore è registrato Mauro Benetton.

La Bristol è stata chiusa tra novembre 2002 e aprile 2003, negli stessi mesi del famoso scudo fiscale di Berlusconi e Tremonti. L' azienda di Treviso oggi conferma che la Bristol faceva capo a quell' esponente della famiglia, ma precisa che era una sua società personale, che «non ha mai avuto alcun rapporto con il gruppo Benetton».
Fonte: qui

BENETTON, C'È UN DOSSIER SEGRETO DELLE BANCHE. DA USARE IN CASO DI REVOCA DELLA CONCESSIONE 

LA FAMIGLIA CADRÀ COMUNQUE IN PIEDI: PERDERE LE AUTOSTRADE NON PORTEREBBE AL DEFAULT DI ATLANTIA. 

E IL POSSIBILE INGRESSO DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI SAREBBE PERFETTO: PACE COL GOVERNO E GARANZIA PER IL FUTURO. LO STATO NON AVREBBE NESSUN INCENTIVO A DANNEGGIARE UNA SOCIETÀ PARTECIPATA DAL TESORO…

Marco Antonellis per Dagospia

Ufficialmente non si può dire, ca va sans dire, ma i soliti bene informati giurano che nella capitale economica d'Italia, Milano, giri più di qualche dossier tra le principali banche d'affari, ovviamente in forma strettamente riservata, riguardante la possibile fuoriuscita dei Benetton dalla gestione delle autostrade italiane (se dovesse continuare lo scontro frontale con il Governo Conte e, soprattutto, se dovesse andare in porto la revoca della concessione).

Insomma, la famiglia Benetton starebbe valutando attentamente tutti i possibili scenari per capire quanto sarebbe possibile reggere ancora all'attacco del governo ma soprattutto come poter continuare, nello scenario peggiore, in caso di revoca della concessione sulla rete autostradale italiana.

E tutto sommato, spiegano fonti bancarie vicine al dossier, anche senza le autostrade del Belpaese "Atlantia potrebbe viaggiare a gonfie vele, comunque il gruppo non sarebbe a rischio default". Anche perché, si fa notare, oltre ai ricavi se ne andrebbero anche un bel po’ di debiti (che pesano parecchio su Autostrade per l'Italia).

Insomma, il gruppo di Ponzano Veneto potrebbe continuare a crescere e prosperare senza troppi problemi grazie alle numerose partecipazioni azionarie in aziende e società di mezzo mondo: aeroporti (Fiumicino, Ciampino e Nizza in Francia), concessioni autostradali (Cile, Brasile, Polonia, India, Polonia), la società di gestione dei Telepass, Pavimental, la società che gestisce il tunnel sotto la Manica 'EuroLink' e, ultima ma non ultima, la conquista della spagnola Abertis che gestisce autostrade nel cuore dell’Europa, Spagna e Francia. Insomma, sull'impero dei Benetton il sole sembra non tramontare mai.

E anche il possibile ingresso della Cassa Depositi e Prestiti in Atlantia è visto di buon occhio dalle parti di Ponzano Veneto tanto che c'è chi lo caldeggia apertamente. In una fase così delicata, spiegano fonti bancarie di alto rango, l'ingresso di Cdp sarebbe ossigeno puro per Atlantia, soprattutto dal punto di vista politico perché consentirebbe di mediare e migliorare i rapporti con il governo proprio ora, tra l'altro, che stanno per iniziare i processi.

Tutto ciò creerebbe i presupposti anche per trovare un accordo su tutte le altre spinose questioni aperte, dai rimborsi alla ricostruzione e la possibilità, in futuro, di disinnescare la revoca della concessione (sarebbe ben strano che lo Stato togliesse la concessione a se stesso, ovvero ad un’azienda partecipata dalla Cassa Depositi e Prestiti).

Insomma, per i Benetton l'ingresso di Cdp in Atlantia rappresenterebbe la fine dello scontro, l'uovo di Colombo, la soluzione a tutti i problemi. Per il governo significherebbe invece la ricerca di un compromesso. Il rischio, per entrambe le parti ma soprattutto per Di Maio e Salvini, è che sia la solita soluzione gattopardesca all'italiana: cambiare tutto per non cambiare niente.
LOGO ATLANTIALOGO ATLANTIA

America Is Overdue For Another Economic Disaster

Underneath the current economic boom, there are some truly worrying signs...
Eric Sevareid (1912–1992), the author and broadcaster, said he was a pessimist about tomorrow but an optimist about the day after tomorrow. Regarding America’s economy, prudent people should reverse that.
This Wednesday, according to the Financial Times‘ Robin Wigglesworth and Nicole Bullock, “the U.S. stock market will officially have enjoyed its longest-ever bull run” — one that rises 20 percent from its low, until it drops 20 percent from its peak. And September 15 will be the tenth anniversary of the collapse of Lehman Bros., the fourth-largest U.S. investment bank. History’s largest bankruptcy filing presaged the October 2008 evaporation of almost $10 trillion in global market capitalization.
The durable market rise that began March 6, 2009, is as intoxicating as the Lehman anniversary should be sobering: Nothing lasts. Those who see no Lehman-like episode on the horizon did not see the last one.
Economists debate, inconclusively, this question: Do economic expansions die of old age (the current one began in June 2009) or are they slain by big events or bad policies? What is known is that all expansions end. God, a wit has warned, is going to come down and pull civilization over for speeding. When He, or something, decides that today’s expansion, currently in its 111th month (approaching twice the 58-month average length of post-1945 expansions), has gone on long enough, the contraction probably will begin with the annual budget deficit exceeding $1 trillion.
The president’s Office of Management and Budget - not that there really is a meaningful budget getting actual management - projects that the deficit for fiscal year 2019, which begins in six weeks, will be $1.085 trillion. This is while the economy is, according to the economic historian in the Oval Office, “as good as it’s ever been, ever.”
Leavening administration euphoria with facts, Yale’s Robert Shiller, writing in the New York Times, notes that since quarterly GDP enumeration began in 1947, there have been 101 quarters with growth at least equal to the 4.1 percent of this year’s second quarter. The fastest - 13.4 percent - was 1950’s fourth quarter, perhaps produced largely by bad news: The Cold War was on, the Korean War had begun in June, fear of the atomic bomb was rising (New York City installed its first air-raid siren in October), as was (consequently) a home-building boom outside cities and “scare buying” of products that might become scarce during World War III. Today, Shiller says, “it seems likely that people in many countries may be accelerating their purchases — of soybeans, steel, and many other commodities — fearing future government intervention in the form of a trade war.” And fearing the probable: higher interest rates.
Another hardy perennial among economic debates concerns the point at which the ratio of debt to GDP suppresses growth. The (sort of) good news — in that it will satisfy intellectual curiosity — is that we are going to find out where that point is:Within a decade the national debt probably will be 100 percent of GDP and rising. As Irwin Stelzer of the Hudson Institute says, “If unlimited borrowing, financed by printing money, were a path to prosperity, then Venezuela and Zimbabwe would be top of the growth tables.”
Jay Powell, chairman of the Federal Reserve, says fiscal policy is on an “unsustainable path,” but such warnings are audible wallpaper, there but not noticed. The word “unsustainable” in fiscal rhetoric is akin to “unacceptable” in diplomatic parlance, where it usually refers to a situation soon to be accepted.
A recent IMF analysis noted that among advanced economies “only the United States expects an increase in the debt-to-GDP ratio over the next five years.” America’s complacency caucus will respond: But among those economies, ours is performing especially well. What, however, if this is significantly an effect of exploding debt? Publicly held U.S. government debt has tripled in a decade.
Despite today’s shrill discord between the parties, the political class is more united by class interest than it is divided by ideology. From left to right, this class has a permanent incentive to run enormous deficits — to charge, through taxation, current voters significantly less than the cost of the government goods and services they consume, and saddle future voters with the cost of servicing the resulting debt after the current crop of politicians has left the scene.
This crop derives its political philosophy from the musical AnnieTomorrow is always a day away. For normal people, however, the day after tomorrow always arrives.

JP Morgan: il QE potrebbe avere conseguenze devastanti dopotutto


Circa 9 anni dopo che vari blog (tra cui anche quello che state leggendo, ndT) hanno messo in guardia di come le conseguenze negative a lungo termine del QE avrebbero superato ampiamente quelle positive (che si sono perlopiù limitate ad arricchire i ricchi e creare l'illusione di una stabilità economica costruita sulle fondamenta marce di migliaia di miliardi di dollari sfornati dalla banca centrale), nientemeno che JPMorgan ammette oggi che il QE potrebbe avere conseguenze finanziarie, economiche e politiche devastanti.

Cos'ha spinto questo emozionante momento di introspezione monetaria?

Secondo Nick Panigirtzoglou di JPM, è stato il rapporto della scorsa settimana della BoJ, in cui ha espresso preoccupazione per gli effetti collaterali negativi delle sue politiche di QE (soprattutto mantenendo il rendimento del decennale giapponese fissato attorno allo 0%) e per il forte, seppur breve, innalzamento dei rendimenti obbligazionari mondiali che hanno dimostrato ancora una volta quanto siano pesanti le politiche di monetizzazione della banca centrale nel determinare la fascia sinistra della curva dei rendimenti.

E, come il mercato ha dimostrato, un cambio di politica aggressivo e una successiva riduzione dell'assorbimento di obbligazioni da parte della BoJ avrebbero intensificato il quantitative tightening già in atto da parte della FED e della BCE, e secondo JPM rappresenta "un significativo rischio di coda che ha generato un intenso dibattito tra i nostri clienti".

Quindi, quali sono questi possibili effetti collaterali "devastanti" insiti nelle politiche monetarie non ortodosse?

Ecco un elenco delle principali conseguenze negative derivanti dal QE secondo JPMorgan:

1. Bolle negli asset ed un collasso delle spese in conto capitale: anche se il QE ha probabilmente esercitato pressioni al ribasso sui rendimenti obbligazionari, il significativo aumento dei bilanci delle banche centrali hanno reso potenzialmente più difficile l'uscita e hanno sollevato rischi di un aumento delle percezioni riguardo la monetizzazione del debito. Potenzialmente crea bolle speculative riducendo i rendimenti degli asset rispetto alle norme storiche, ed un eventuale ritorno alla normalità potrebbe essere accompagnato da forti cali dei prezzi. Le percezioni sulle bolle degli asset possono quindi anche aumentare l'incertezza a lungo termine. A sua volta, una maggiore incertezza potrebbe impedire agli agenti economici, come le imprese, di spendere: esattamente il crollo delle spese in conto capitale osservato negli ultimi dieci anni, quando le imprese hanno utilizzato il debito a buon mercato per acquistare le proprie azioni, facendo arricchire i team di gestione.

2. Aziende zombi e bassa produttività. I bassi spread creditizi ed i bassi rendimenti delle obbligazioni societarie sono una conseguenza prevista del QE, ma non senza distorsioni. Permettendo alle aziende improduttive ed inefficienti di sopravvivere, aiutate dai bassi costi di servire il debito, il QE potrebbe potenzialmente ostacolare la distruzione creativa che ha luogo durante un normale ciclo economico. In linea di principio, il QE potrebbe quindi rendere le economie meno efficienti o produttive nel tempo. Il dibattito sulle cosiddette società "zombi" è stato particolarmente intenso in Giappone, considerato il basso tasso di rotazione nel mondo delle aziende. Secondo l'OCSE, il tasso di avvio e di chiusura delle imprese in Giappone è di circa il 5%, circa un terzo di quello nelle altre economie avanzate, ed i vari commentatori incolpano le politiche ultra-accomodanti della BoJ per questo problema.

3. I rendimenti bassi distruggono i risparmiatori, rendendo i ricchi più ricchi. Uno degli impatti più evidenti del QE è stato il calo dei tassi di sconto, cosa che a sua volta ha creato un effetto ricchezza attraverso il sostegno dei prezzi degli asset. Tuttavia questo effetto ricchezza non è equamente distribuito ed i bassi tassi di sconto significano che i risparmiatori soffrono di un'erosione del reddito.

4. Inasprimento delle guerre tra valute. Il QE potrebbe inasprire le cosiddette "guerre tra valute". Il valore dello yen giapponese è crollato dopo l'inizio dell'Abenomics nel novembre 2012 ed è rimasto ai minimi storici da allora, aiutato dalla politica monetaria ultra accomodante della BoJ. Questo è mostrato nel grafico qui sotto. I principali concorrenti del Giappone tra i Paesi sviluppati ed in via di sviluppo hanno avvertito la pressione di questo deprezzamento, sebbene non sia chiaro se il deprezzamento significhi necessariamente che lo yen sia sottovalutato.




5. La NIRP ferisce l'economia e soffoca l'offerta di credito. Oltre una certa soglia, i tassi d'interesse negativi possono avere conseguenze non intenzionali quali una minore redditività bancaria, tassi di prestito bancario più alti, una ridotta creazione di credito per l'economia reale, un indebolimento del funzionamento dei mercati monetari ed una riduzione della liquidità nei mercati obbligazionari. E ci sono buone ragioni per ritenere che la soglia al di sotto della quale i tassi negativi hanno conseguenze indesiderate, sia più alta in Giappone che in Europa, non ultimo a causa dei margini d'interesse più bassi con cui operano le banche giapponesi... I tassi fortemente negativi hanno preso il loro pedaggio sul reddito da interessi delle banche danesi e svizzere. I proventi da interessi netti in % degli asset sono diminuiti nel 2015 per le banche danesi e svizzere in seguito all'introduzione di tassi molto negativi in ​​questi Paesi nel gennaio 2015.




6. Distorce i mercati repo a causa di carenze di garanzie collaterali. Non sono solo le banche commerciali a subire danni a causa del QE. La riduzione della liquidità nei mercati monetari e in quelli dei pronti contro termine, è un altro effetto collaterale. Le carenze di garanzie hanno ostacolato i mercati dei pronti contro termine degli Stati Uniti. La BoJ e la BCE hanno inflitto danni simili ai mercati dei pronti contro termine europei e giapponesi, poiché la garanzia delle obbligazioni sovrane è stata ritirata col QE ad un ritmo ancora più forte. Si potrebbe argomentare che il danno al volume degli affari e alla liquidità potrebbe essere stato ancora maggiore con il QE della BoJ e della BCE rispetto al QE della FED, perché la BoJ e la BCE sono andate oltre la FED abbassando il loro tasso di riferimento in territorio negativo. I rendimenti negativi possono ostacolare i volumi di negoziazione e la liquidità, in quanto gli operatori nel mercato monetario sono meno disposti a negoziare a tassi negativi.

7. Fondi pensione paralizzati a causa di un aumento dei deficit. I rendimenti obbligazionari più bassi aumentano i deficit dei fondi pensione e delle compagnie assicurative, facendo pressione affinché i passivi siano coperti da attivi adeguati. Questa pressione per allontanarsi dagli asset a reddito fisso verso titoli azionari ed altri asset ad alto rischio, è più forte in Paesi come il Giappone, dove le pressioni demografiche sono più intense. Ad esempio, la proporzione della popolazione di età pari o superiore ai 65 anni in percentuale alla popolazione tra i 15-64 anni, è aumentata costantemente, con il Giappone che invecchia più rapidamente degli Stati Uniti o dell'Europa. Generalmente l'invecchiamento della popolazione significa che le allocazioni tendono a spostarsi verso strumenti relativamente più sicuri, poiché la capacità di resistere a maggiori prelievi di capitale diminuisce con l'invecchiamento delle persone.




Ciò che sorprende in Giappone è che, contrariamente ai fondi pensione pubblici che si sono spostati verso le azioni, i fondi pensione privati ​​giapponesi hanno fatto il contrario spostandosi ancora di più verso le obbligazioni.




8. Il QE forza i consumatori a risparmiare ancora di più. Il rendimento al ribasso sull'indice obbligazionario Bloomberg Global Agg Yen si attesta attualmente vicino allo 0.15%, circa un sesto della sua media nell'espansione precedente alla crisi finanziaria. Oltre all'effetto di ridurre l'indebitamento dopo la crisi finanziaria e la crisi del debito sovrano dell'area Euro, il QE ha svolto un ruolo nel ridurre i rendimenti a lungo termine. In particolare i programmi di QE della BoJ e della BCE, i quali hanno visto diventare negativa l'emissione netta di titoli di stato al di fuori del bilancio del settore pubblico.




Questi rendimenti bassi, a loro volta, deprimono il reddito che gli investitori ricevono dalle obbligazioni, inducendoli a risparmiare ancora di più, facendosi beffe dell'assioma ampiamente accettato dagli economisti dietro al QE.

9. L'ascesa del populismo e gli attriti politici. Un rischio di coda a lungo termine creato dal QE è il potenziale di attriti politici, i quali potrebbero aggravarsi in futuro soprattutto una volta che il QE diventa un carry trade negativo per le banche centrali; vale a dire, quando gli interessi sulle riserve in eccesso iniziano a salire al di sopra del rendimento che ricevono sui loro possedimenti di obbligazioni.

La morale della favola secondo JPMorgan:

Queste questioni politiche potrebbero diventare un grosso problema in Giappone se nel futuro l'Abenomics, incluse le politiche ultra-accomodanti della BoJ, verranno percepite come un esperimento fallito che ha portato benefici limitati all'economia e alla società giapponesi.


Ora se traslate cosa ha detto JPM riguardo al fallimento del QE in Giappone al pezzo "An Orgy of Blood" di Clarmond Wealth nel Regno Unito, noterete che ogni giorno che passa le sue conclusioni incarnano sempre di più la realtà:

Quando gli storici guardano indietro e poi vedono i bilanci delle banche centrali, giustamente concluderebbero che ci sia stata una guerra mondiale visto che ogni bilancio si sta avvicinando o superando i livelli del 1945. Tuttavia la preoccupante verità è che non ci sono nemici esterni da sconfiggere; i banchieri centrali stanno solo mantenendo la traiettoria di crescita che chiediamo.

L'era degli slogan.

L'attuale contratto sociale è impantanato nelle sabbie mobili della finanza globale. È tenuto in vita dai giganteschi bilanci delle banche centrali, che coprono i loro governi in modo che i politici non debbano fare scelte spiacevoli di fronte ai loro elettori. Questo comportamento codardo dà origine a slogan di ogni genere, i quali forniscono liste di rimedi ma tutti falsi. Take bank control”…”America First”…”One Belt, One Road”…”Ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer”…”One Man - One Kill”. Le banche centrali stanno attualmente fornendo il credito in eccesso che, in passato, è stato seguito da un'orgia di sangue.




[*] traduzione di Francesco Simoncellifrancescosimoncelli.blogspot.com