9 dicembre forconi: Black: Alcuni pensieri sul "piu’ grande mercato rialzista di sempre"

lunedì 27 agosto 2018

Black: Alcuni pensieri sul "piu’ grande mercato rialzista di sempre"


I metalli stanno facendo schifo perche’ c’e’ ripresona mondiale e tutta va bene, nessun bisogno di protezione .... 


Sovereign Man - Some thoughts on the ‘longest bull market ever’
23 agosto 2018, traduzione di Er

Beh, e’ successo. Ieri il mercato azionario USA ha rotto verso un nuovo record storico del piu’ lungo mercato rialzista di sempre. 


Questo significa che il mercato azionario americano non ha fatto altro che, sostanzialmente, salire per quasi un decennio... o piu’ specificatamente che il mercato e’ andato su per 3.453 giorni di fila senza una correzione di piu' del 20%.

E’ una pietra miliare piuttosto notevole. E non si vede una fine a tutto questo. Quindi e’ possibile che il mercato continui a marciare verso l’alto per il prossimo futuro.

Ma sa fai un passo indietro e guardi al quadro complessivo ci sono un sacco di cose che darebbero il grattacapo ad una persona razionale.

Per esempio l’indice Russell 2000 (che e’ un paniere di piccole compagnie le cui azioni sono quotate su diversi exchange azionari americani) e’ al momento ai massimi storici.

Eppure, allo stesso tempo, secondo il Wall Street Journal la bellezza del SESSANTA PERCENTO del debito di queste piccole corporations e’ catalogato come IMMONDIZIA.

Com’e’ possibile? Compagnie il cui debito e’ considerato immondizia e nel contempo quotano ai massimi di sempre? E’ come se gli investitori dicessero, “Beh, e’ assai improbabile che queste compagnie ripaghino il loro debito ... ma chissenfrega, paghero’ lo stesso una cifra record per le loro azioni.”

Non ha semplicemente senso.

Guardando alle piu’ grosse compagnie della “Terra dei Liberi” [Sarebbero gli USA, Er], quelle che fanno il paniere dell’indice S&P500, l’attuale “CAPE ratio” e’ al secondo livello massimo di sempre.

“CAPE” sta per “Cyclically Adjusted Price-Earnings Ratio”, il rapporto, corretto ciclicamente, fra prezzo e guadagni. Essenzialmente ci indica quanto gli investitori sono desiderosi di pagare delle azioni di una compagnia rispetto a quanto si stima saranno i guadagni a lungo termine della stessa.

E in questo momento gli investitori sono desiderosi di pagare 33 VOLTE i long term average earnings di una compagnia media dell’indice S&P500. 

Il “median CAPE ratio”, secondo i dati che vanno indietro sino all’800, e’ 15,6.

Quindi, a 33, gli investitori stanno letteralmente pagando PIU’ DEL DOPPIO per ogni dollaro di guadagno di lungo periodo di quanto non abbiano fatto in tutta la storia del mercato azionario USA.

E c’e’ stata solo una volta che questo indice e’ stato piu’ alto: appena prima del crash del 2000 (quando scoppio’ la bolla dot-com)

33 e’ piu’ di quanto questo indice fosse prima del crash del 2008. E’ persino piu’ alto di quanto non fosse appena prima del crash del 1929 e della seguente Grande Depressione. 

Oltre al CAPE ratio e’ ai massimi dal crash del 2000 anche il Price-to-Book ratio, il rapporto fra il prezzo [di un’azione] e al valore degli asset complessivi di una compagnia [diviso per il numero di azioni esistenti, Er]

In altre parole gli investitori non stanno solo pagando un ammontare quasi record per ogni dollaro di guadagni di lungo periodo delle compagnie ma stanno anche pagando anche un ammontare quasi record storico per ogni dollari di valore degli asset delle compagnie.

Ma la lista di questi record o quasi-record va avanti ... gli investitori stanno ora pagando anche, per esempio, un prezzo mai visto prima per azione secondo il Price-to-Revenue ratio... che significa che gli investitori non hanno mai pagato prima nella storia cosi’ tanto come ora rispetto ai fatturati. MAI.

La narrativa generale e’ che “e’ tutto grandioso” nell’economia USA e tutto restera’ cosi’ grandioso per sempre e sempre, sino alla fine dei tempi.

Sono certamente d’accordo che a livello superficiale c’e’ forza nell’economia USA in questo momento. 

Ma ho dei seri dubbi sul lungo periodo. 

Guardate al consumatore medio americano: nonostante un tasso di disoccupazione altra-basso negli USA, i salari medi si sono appena mossi. 

La Pew Research ha rilasciato a inizio mese un eccellente articolo che mostra come, per la maggior parte dei lavoratori USA, gli stipendi sono rimasti stagnanti per DECENNI una volta che li hai corretti coi tassi di inflazione.

In piu’ abbiamo visto tutti le statistiche su quanto poso l’americano medio ha messo da parte come risparmi. 


I dati della Federal Reserve della Survey of Consumer Finances mostrano che la giacenza media sui conti bancari e’ di 2.900 dollari. E per chi ha meni di 35 anni e’ di appena 1.200 dollari. 

Nell’insieme il consumatore medio americano ha salari stagnanti da decadi, pochissimi risparmi, quasi niente messo da parte per la pensione, un debito su carte di credito a livelli record storici, record storici anche per i livelli di debito degli studenti .. ed ora anche un’inflazione in crescita. 


Quindi sarei curioso di capire dove la prenderanno, le companies, la loro crescita di incassi nel lungo periodo. Chi si comprera’ tutti i loro prodotti? Perche’ il consumatore americano sembra piuttosto sotto pressione (e se le cosa vanno male ora che siamo in periodi di vacche grasse immaginate cosa potra’ succedere al comportamento del consumatore americano quando la recessione tornera’ a colpire...).

E a parte il consumatore USA, ci sono un sacco di compagnie che si stanno indebitando ancora di piu’.

Scrivo su Netflix piuttosto spesso, che deve emettere miliardi di dollari di nuovo debito ogni anno anche solo per stare a galla. 

Ma ci sono compagnie anche piu’ grosse che hanno bizzarri problemi. 

Coca Cola e’ un grande esempio - una delle piu’ vecchie e stabili compagnie del mercato azionario americano. 

Nel 2006 CocaCola aveva 1,3 miliardi di dollari di debito a lunga scadenza. L’anno scorso erano diventati 31 miliardi. 

Eppure il prezzo delle azioni CocaCola sono in zona record storico, ora a circa il doppio del prezzo nel 2006.

Ha senso una cosa del genere? 

Per di piu’ il “Free Cash Flow Yield” e’ ora al 2,8%.

Significa che, tolte le spese, conteggiate inflazione e investimenti, il business genera abbastanza denaro per pagare agli azionisti un dividendo del 2,8% dell’attuale prezzo dell’azione singola. 

Eppure CocaCola al moneto paga un dividendo del 3,4%.

Com’e’ possibile che CocaCola paghi costantemente agli investitori piu’ denaro di quello che incassa? Facile. Fanno sempre nuovi debiti. 

General Motors e’ un altro grande esempio: GM paga agli investitori un dividendo del 4,1%. Super-attraente, no? Eppure il Free Cash Flow di GM e’ attualmente NEGATIVO.

C’e’ cosi’ tanto di questo genere di nonsense in questo momento - compagnie che accendono sempre nuovi debiti per pagare dividendi e tenere alto in questo modo il prezzo delle proprie azioni nonostante gli affari non girino granche’./ 

Ma, ancora, nonostante l’auemnto dei debiti (e l’aumento della quantita’ di questo debito catalogato come IMMONDIZIA), gli investitori sono ancora belli contenti di pagare azioni al livelli da record storico. 

Non mi pare un gran modo di generare ricchezza e prosperita’.

Fonte: qui

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