9 dicembre forconi: 01/28/19

lunedì 28 gennaio 2019

L’ECONOMIA È PIÙ DEBOLE E SERVE ANCORA IL SOSTEGNO DELLA BCE

FRANCOFORTE LASCIA I TASSI INVARIATI E APRE AI PRESTITI AGEVOLATI ALLE BANCHE (TLTRO) CHE SI CIUCCERANNO I TITOLI DI STATO AL POSTO DELLA BCE 

“IL RESTRINGIMENTO DEL CREDITO È STATO LIMITATO ALL’ITALIA. ”




mario draghiMARIO DRAGHI
L’economia dell’Eurozona continua a essere più debole del previsto e questo richiede un’abbondante dose di politica accomodante da parte della Bce. Lo ha detto Mario Draghi al termine della riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, confermando l’intenzione di usare ogni strumento per sostenere l’economia reale. «I rischi - ha sottolineato - sono ora al ribasso a causa del protezionismo che pesa sulla fiducia, delle vulnerabilità dei Paesi emergenti e della volatilità dei mercati finanziari».
mario draghiMARIO DRAGHI

Anche l’inflazione nei prossimi mesi rallenterà, a causa del calo dei prezzi del petrolio, e questo rafforza la necessità di stimoli monetari. L’indice dei prezzi al consumo a dicembre si è fermato all’1,6% nei 19 Paesi dell’Eurozona (era al 2,2% in ottobre), un livello inferiore all’obiettivo di un’inflazione vicina ma al di sotto del 2 per cento fissato dalla banca.

mario draghiMARIO DRAGHI
Il presidente della Bce, giunto al suo ultimo anno di guida dell’istituto centrale, ha insistito sulle numerose incertezze che gravano sull’economia europea, dal protezionismo alle lunghe trattative sulla Brexit, dal rallentamento della Cina fino agli «sviluppi politici in vari Paesi». «Dobbiamo aspettarci un lungo periodo di rallentamento» dell’economia, ha aggiunto.

Le parole di Draghi hanno fatto prima scendere l’euro, scambiato a 1,133 dollari nel primo pomeriggio, ma poi la moneta unica ha quasi azzerato le perdite di giornata. Sull’analisi del quadro macro, ha detto, c’è unanimità tra i governatori dell’Eurozona, secondo i quali pur in un contesto di rallentamento «le probabilità di una recessione europea sono basse» mentre non si può escludere un calo del Pil in singoli Paesi.

mario draghi bazookaMARIO DRAGHI BAZOOKA
Un aspetto positivo riguarda il settore bancario dell’area euro, che si sta dimostrando «molto più solido rispetto all'inizio della crisi». Quanto all’andamento del credito, secondo l’ultimo sondaggio della Bce, il restringimento «è stato limitato all’Italia», sia pure in maniera lieve, mentre prosegue l’espansione negli altri Paesi.

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. «La Bce non ha esaurito tutte le sue munizioni e la sua cassetta degli attrezzi è sempre lì», ha precisato Draghi.

mario draghi carlo azeglio ciampiMARIO DRAGHI CARLO AZEGLIO CIAMPI
Tra questi strumenti ci sono anche le Tltro, i finanziamenti agevolati a lungo termine alle banche. «Vogliamo che le Tltro siano utili per affrontare un problema di frammentazione nei mercati del credito, deve essere parte di una strategia di politica monetaria, non uno strumento a favore di un settore di un paese».

Il Consiglio si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e «in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Per quanto riguarda le misure non convenzionali di politica monetaria, il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza «per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento», e in ogni caso «finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario».

MARIO DRAGHIMARIO DRAGHI
Alla domanda di un giornalista sulle critiche dei governi alla Bce, Draghi ha risposto così: «In molte occasioni vari governi hanno attaccato la Bce e la sua politica monetaria. È normale che quando le cose non vanno come si desidera, i politici protestino e dicano quello che vogliono, ma è anche normale che la Bce non li ascolti».

Quanto alla sua successione - il mandato di Draghi scade il 31 ottobre prossimo, dopo anni alla presidenza - ha commentato: «Non avverto un'urgenza di trovare un mio successore. Forse sono di parte, forse la gente mi vuole bene, ma, scherzi a parte, non decidiamo noi. Queste decisioni vengono prese altrove».

Fonte: qui

CHI COMPRERÀ I TITOLI DI STATO NEL 2019? LE BANCHE ITALIANE. CON QUALI SOLDI? QUELLI PRESTATI DALLA BCE 

UN RETWEET DI BAGNAI FA INTENDERE LO SCENARIO DELL'ERA POST “QUANTITATIVE EASING”– PER GLI ANALISTI DRAGHI ATTIVERA' PRESTO UN NUOVO “TLTRO”. LA BCE DARÀ SOLDI A PREZZO STRACCIATO ALLE BANCHE, CHE USERANNO LA NUOVA LIQUIDITÀ PER INGOZZARSI DI TITOLI DI STATO 
MA C'È IL RISCHIO “DOOMLOOP” (4 DICEMBRE 2018) QUI

DRAGHI: “LE INCERTEZZE DELL’ECONOMIA RESTANO ELEVATE E UN SIGNIFICO AMMONTARE DI STIMOLO MONETARIO È TUTTORA NECESSARIO” – PROBABILE CHE LA BCE VARI UN NUOVO PIANO DI “TLTRO”, PRESTITI A TASSI AGEVOLATI ALLE BANCHE 

GLI ISTITUTI NEL DUBBIO SI STANNO RIEMPIENDO DI TITOLI DI STATO, CHE FUNZIONERANNO DA GARANZIA PER PARTECIPARE ALLE ASTE. E INFATTI I BOT VANNO A RUBA… (15 GENNAIO 2019) QUI

SMARTPHONE E TABLET CI ESPONGONO OGNI GIORNO A UN’ECCESSIVA QUANTITÀ DI RADIAZIONI, MA BASTEREBBE MIGLIORARE LE PROPRIE ABITUDINI

AD ESEMPIO, EVITARE DI TENERE I TELEFONI NELLE TASCHE DEI PANTALONI E METTERLO IN MODALITÀ AEREO LA NOTTE 
I BAMBINI DOVREBBERO STARNE IL PIÙ LONTANO POSSIBILE, PERCHÉ IL LORO CORPO…


inquinamento elettromagnetico degli smartphone 8INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO DEGLI SMARTPHONE
Non si vede e non si sente, per questo quello elettromagnetico è considerato un tipo di inquinamento invisibile i cui effetti sono ancora oggetto di studio. Quello che è certo, è che cellulari, smartphone e tablet sono fonti di campi elettromagnetici a bassa frequenza, e sono anche molto diffusi e utilizzati. Per usarli al meglio ed evitare eccessive esposizioni, basterebbe seguire alcune indicazioni, quelle fornite dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa).

La regola numero uno è: distanza. Ma ci sono cattive abitudini a cui spesso non diamo peso. Vediamo quali. Partiamo, appunto, dalla 'distanza': evitare di tenere i cellulari a contatto con il corpo, quindi no allo smartphone infilato nelle tasche dei pantaloni o nel taschino della camicia. Non addormentarsi con il cellulare acceso troppo vicino alla testa, se proprio bisogna tenerlo in camera da letto è preferibile attivare la modalità aerea e porre il dispositivo a una distanza superiore a 1 metro.
 
A mantenere la giusta distanza ci aiuta l'utilizzo dell'auricolare con il filo, il vivavoce e il ricorso agli sms ogni volta che è possibile. Ad ogni modo, meglio effettuare chiamate di breve durata, sotto i 5 minuti, e alternare l'orecchio.

Meno campo, più radiazioni. Non tutti sanno che quando c'è poco campo aumentano le radiazioni perché il cellulare aumenta la sua potenza per fornire ugualmente un servizio al cliente. Quindi è meglio evitare le chiamate quando c'è poco segnale. Anche durante il tentativo di connessione il cellulare emette più radiazioni, meglio tenerlo lontano dalla testa fino alla risposta.

Lo stesso discorso vale per l'utilizzo dei dispositivi in auto o in treno: anche qui il cellulare emette più radiazioni perché, saltando da una cella all'altra, varia anche la sua ricezione e quindi calano o aumentano le barre di segnale. Inoltre, all'interno di un'automobile si sviluppa l'effetto 'gabbia di Faraday': le radiazioni emesse dai cellulari all'interno dell'autovettura vengono trattenute dalla gabbia di ferro che non le fa uscire.

inquinamento elettromagnetico degli smartphone 3INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO DEGLI SMARTPHONE 
Capitolo wi-fi: quando possibile, suggerisce l'Snpa, spegnere la connessione wi-fi dal modem e utilizzare il più possibile quella via cavoNella versione wi-fi, stare a una distanza superiore a 1 metro dal modem nelle fasi di upload e download. Per vedere dei video, meglio scaricarli in locale e mettere lo strumento in modalità aerea, mentre per le chiamate è da preferire il vivavoce. Prediligere la linea telefonica fissa via cavo che non genera radiazione elettromagnetica.

I bambini, poi, suggerisce l'Snpa (e in particolare Appa Bolzano e Arpa Friuli Venezia Giulia che al tema hanno dedicato spazi e contributi) non dovrebbero utilizzare cellulari, smartphone, tablet e cordless. Questi strumenti andrebbero tenuti a distanza visto che il loro corpo, ancora in fase di sviluppo, assorbe maggiormente la radiazione elettromagnetica rispetto a un adulto. La regola di base, comunque, è: l'inquinamento elettromagnetico da cellulare scompare semplicemente spegnendo il telefono.

Pur non essendo ancora dimostrato il nesso causale tra insorgenza di tumori e uso di smartphone (nel 2011 Iarc e Oms definiscono l'esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza come possibili cancerogeni), un effetto ben conosciuto è il riscaldamento dei tessuti nelle immediate vicinanze. "Cosa significa? Nulla se il tessuto vicino è un osso, molto se è una ghiandola - spiega Emma Bagnato, medico del lavoro a medico autorizzato Gruppo Asa, che ha realizzato un contributo per l'Arpa Friuli Venezia Giulia - Gonadi maschili e tiroide sono le due zone dove le ghiandole sono molto superficiali e quindi molto esposte eventualmente a un campo elettromagnetico generato da un cellulare".

Poi, ci sono tutta una serie di disturbi: si va dalla cosiddetta 'insonnia da monitor' ai disturbi d'ansia come la nomofobia, cioè la paura di non essere connessi, "che colpisce il 53% degli utilizzatori maschili di cellulare e il 48% delle donne", sottolinea Bagnato; dalla 'vibrazione fantasma', cioè la sensazione che il cellulare stia vibrando o suonando quando non è vero, a disturbi più lenti nell'insorgenza come quelli legati alla cervicale e le rizoartrosi.

Fonte: qui

LA CORTE D’APPELLO DI MILANO HA DISPOSTO IL NON LUOGO A PROCEDERE PER UMBERTO BOSSI E IL FIGLIO RENZO


ERANO IMPUTATI PER APPROPRIAZIONE INDEBITA CON L’EX TESORIERE DELLA LEGA BELSITO, CHE INVECE È STATO CONDANNATO A UN ANNO E 8 MESI

(ANSA) - La Corte d'Appello di Milano ha disposto il non luogo a procedere per Umberto Bossi e il figlio Renzo imputati per appropriazione indebita con l'ex tesoriere Francesco Belsito. Per quest'ultimo ha rideterminato la condanna a un anno e 8 mesi e 750 euro di multa pena sospesa. La Lega aveva presentato querela nei confronti di Belsito ma non dei Bossi. 

23 Gennaio 2019

Fonte: qui

Un reddito a immagine di Di Maio

Supponete di essere un trentenne figlio della piccola borghesia del sud, quella che si arrangia per campare, quella che vive facendo e ricevendo piccoli favori. Supponete di aver scaldato i banchi di scuola senza brillare particolarmente. Supponete di essere “saltati” dalla provincia alla grande città per fare l’università e abbiate cominciato a rimanere indietro con gli esami e comunque per campare un po’ meglio abbiate fatto piccoli lavoretti, mai manuali, perché con le mani non avete mai lavorato. 

E ora supponete di essere diventati ministro del lavoro e di varare una legge sul medesimo. Che legge potreste riuscire a pensare? Quella che nasce dalla vostra esperienza naturalmente, dove il lavoro, quello vero, quello che genera plusvalore (direbbe Carletto Marx), non vi ha mai sfiorato né per esperienza di famiglia né per esperienza personale. Fareste una legge che “aiuta” e con tanti codicilli per prolungare “l’aiutino” come avreste voluto per voi se non foste diventato ministro del lavoro. Ecco in soldoni la storia di Di Maio, del reddito di cittadinanza. Il resto  è  fuffa elettorale per galleggiare alle prossime europee, perché questa legge piacerà molto ai suoi simili, ma scontenterà molti elettori leghisti del nord e allora ecco presi due piccioni con una fava. 

Nel merito è una legge rabberciata nell’impianto da un Carneade che insegna all’università dell’Ohio per quanto poi ancora se quello che ha consigliato è la sua unica farina? Si dice che la legge riguarderà CINQUE MILIONI di italiani che saranno seguiti da dei navigator e che essendo insufficienti gli 8.000 esistenti dipendenti dei centri per l’impiego  se ne assumeranno altri 5.000. il che fa un totale, massimo di 13.000 e quindi ognuno di questi novelli Cristofori (Colombi oppure santi, perché il santo omonimo faceva di mestiere il traghettatore) avranno da guidare 5.000.000 diviso 13.000 uguale 385 persone contemporaneamente. 

Follia, ma nessuno sinora ha fatto questi conti, che è poi la prova di come la matematica sia in odio al 99% degli italiani, e non in sé, ma perché, soprattutto quella spicciola ci terrebbe lontani da bufale e imbrogli. Ma andiamo avanti con la legge, nessuno dice quali saranno gli impieghi possibili e soprattutto chi li addestrerà. Le industrie chiedono personale specializzato, ma in Italia ormai nessuno specializza più se non a livello teorico. I lavori pratici, dal tubista, al montatore di razzi interstellari, non te li insegna nessuno.

Certo ci sono le scuole professionali, ma anche quelle ormai sono piene di professori di lettere, lingue e compagnia cantante e quindi non esce un saldatore pronto se non per caso o per passione personale. Perché ormai le scuole, tutte, sono fatte per dar lavoro ai professori, ai bidelli e alle imprese di pulizia e non per gli studenti. Difatti per ridurre l’abbandono scolastico si promuovono tutti, e da scuole si sono trasformate in luoghi di incontro, centri di socializzazione. Il divertente è che i soldi cominceranno ad essere distribuiti dall’inizio di aprile, giusto prima di andare a votare per le europee. 

Combinazione? Mah, a me che sono vecchio ricorda i pacchi di pasta e le scarpe destre che venivano date prima delle elezioni negli anni ‘50. Si farà tutto in grande spolvero e poi? Poi come si dice, chi rompe NON paga e neppure i cocci sono nostri.

Fonte: qui

La dignità a tempo determinato degli Industriali


Il Decreto Dignità di Di Maio non è piaciuto a nessuno. Mi sembra evidente.


Non è piaciuto a Confindustria che ha fatto sapere per voce del suo Direttore Generale Marcella Panucci“così si disincentivano gli investimenti e si limita la crescita” senza però spiegarci in che modo un lavoratore che da 2 anni è confermato attraverso proroghe “flessibili” non abbia tutte le carte in regola per essere assunto regolarmente. Né tantomeno ci spiega per quale motivo – proprio lei che è a capo del più grande Centro di Divulgazione Comunicativa di Industria 4.0 e dintorni (più “dintorni”, direi) attraverso centinaia di Convegni autopromossi negli ultimi due anni – assimili ad una logica propedeutica i necessari investimenti di un’azienda per essere competitiva sui mercati di tutto il mondo con le altrettanto necessarie assunzioni di personale selezionato per rendere operativa tale competitività.

Non è piaciuto ad Assolavoro, l’Associazione delle Agenzie per il Lavoro presieduta dal Direttore di un’Agenzia per il Lavoro che, dopo anni di tavolate con tutti i Governi possibili, hanno goduto prima dell’abbrutimento della Legge Treu sul lavoro interinale abolendo a loro favore le 3 condizioni necessarie alla somministrazione (che permettevano sì un beneficio della flessibilità aziendale ma anche la tutela dei lavoratori), poi sono riusciti ad ottenere benefici straordinari (come l’assegno di ricollocazione nell’ordine dei 30.000 euro da spendere nelle APL) permettendo alle ex Agenzie interinali, divenute dei Centri di Consulenza a tutto tondo, di incrementare notevolmente la propria presenza nonché i fatturati.
Giusto per ricordarlo, queste erano le condizioni della prima legge sul lavoro interinale:
  • sostituzione di lavoratori assenti per qualsiasi ragione (compresa malattia o ferie) con l’esclusione dei lavoratori in sciopero, sospesi o con orario ridotto che hanno diritto al trattamento di integrazione salariale;
  • temporanea utilizzazione in qualifiche particolari non previste dai normali assetti produttivi dell’azienda;
  • motivazioni previste dal CCNL della categoria di appartenenza dell’impresa utilizzatrice, stipulati dai sindacati maggiormente rappresentativi.
Vietando l’abuso dell’utilizzo della flessibilità nelle aziende:
  • che sono state interessate, nei 12 mesi precedenti, da licenziamenti collettivi che abbiano interessato lavoratori adibiti alle mansioni cui si riferisce la fornitura, salvo che la stessa non avvenga per sostituire lavoratori assenti con diritto alla conservazione del posto;
  • nelle quali sono in corso sospensioni dal lavoro o riduzioni d’orario con diritto al trattamento di integrazione salariale, che interessano lavoratori adibiti alle mansioni cui si riferisce la fornitura;
  • che svolgono lavorazioni che richiedono una sorveglianza medica speciale o lavori particolarmente pericolosi in quanto comportano un rischio di grave infortunio (es.: manipolazione di materie esplodenti in attività di produzione, deposito e trasporto) o di tecnopatia grave derivante dall’esposizione ad agenti cancerogeni (amianto, cloruro di vinile monomero, ecc.).
Il Decreto Dignità non è piaciuto all’Associazione dei Direttori del Personale che, sebbene sempre attivi sul fronte del cambiamento, del welfare e dell’equilibrio fra vita professionale e lavoro, vedono di cattivo occhio questo cambiamento che prevede un sicuro miglioramento delle condizioni psicologiche dei loro dipendenti a tempo che avrebbero un sicuro impatto sull’equilibrio fra vita personale (non dovendo fare due o anche tre lavori per sbarcare il lunario) e professionale.

Non entro nel merito della proposta politica permettendomi un giudizio di merito sulla evidente impreparazione tecnica di Di Maio e Company (a loro sfavore), ma anche sulla evidente impreparazione politica (a loro favore) che in situazioni come queste li tiene lontani (a nostro favore) da lobby e tavoli di lavoro già apparecchiati per scambi di favore e opportunità che sono tali unilateralmente. 

Perché l’abolizione dell’Art 18, la legge Fornero, i contratti a tutele crescenti, i voucher utilizzati in un certo modo, Garanzia Giovani e altre meravigliose invenzioni la cui ingenuità applicativa non mi ha mai convinto, non sono stati di certo ideati a favore dei lavoratori.

Vorrei evitare di ripetere le dichiarazioni di Di Maio con cui non condivido alcuna appartenenza politica (se non per un’evidente delusione d’amore con l’area politica che una volta faceva leva su etica e valori. Una volta…), ma mi sembra evidente che ci sia un divario logico ed etico nelle velate minacce della DG di Confindustria nel dichiarare che le aziende non investiranno più, non comprendendo quale sia per un’azienda la differenza fra “usare un collaboratore in forma flessibile” e “assumere un dipendente in pianta stabile” se stiamo parlando della stessa persona che in quell’azienda sta lavorando ormai da un tempo troppo lungo per essere definito “di prova”, se sta ricoprendo un ruolo preciso all’interno di un organigramma aziendale e se in questa relazione sta vincendo solo una parte: la possibilità di lasciare a casa le persone con più leggerezza, non avendo vincoli contrattuali.

Non vorremmo pensare che il ruolo del Direttore delle Risorse Umane si sia trasformato da quella che dovrebbe essere la figura che in azienda garantisce continuità, crescita delle persone, sviluppo organizzativo ad un mero burocrate amministrativo che si misura con i suoi colleghi sui tagli del personale e sulle relazioni con i sindacati, eppure è allarmante se questi ritengono i vincoli ai contratti a tempo “non più attuali“, dando ad intendere che l’attualità coincida oggi con la necessità di contrattare a tempo in qualsiasi momento, per qualsiasi occasione e a favore di UNA SOLA DELLE PARTI.

Peggio ancora si giustifica la necessità di contratti a termine per “fronteggiare l’impossibilità di pianificare azioni a causa dell’imprevedibilità dei mercati” e in totale accordo con il tono di voce di Confindustria anche qui si paventano non ben precisate “ricadute su aziende e lavoratori” ma soprattutto “il favoreggiamento dell’emersione del lavoro nero“.

Se riguardo ai primi due oracoli può rispondere solo il tempo (alla faccia del cambiamento, dell’evoluzione e della trasformazione delle imprese!), riguardo alla terza ipotesi non mi è sembrato vedere dichiarazioni altrettanto sanguigne quando emerse il numero spropositato di voucher utilizzati in seguito alle modifiche di ben tre Governi (Sacconi, Fornero, Poletti). Governi abitualmente accondiscendenti nei confronti delle Associazioni di Categoria a fronte di dati che in maniera incontestabile dimostrarono l’emersione del lavoro nero a sei zeri.
In definitiva mi sembra che sotto certi aspetti si sia concordata da più parti una linea comunicativa che tende a minimizzare una modalità di intervenire che sicuramente è in pieno “stile 5 stelle”, ma dall’altra parte è molto più disruptive (termine che va molto di moda nelle aziende a patto che non le coinvolga direttamente, a quanto pare) di quanto non sembri proprio perché sposta i centri di controllo.

Di certo il Decreto non è perfetto ed è evidente una certa ingenuità nel trattare alcuni argomenti. È evidente, per esempio, che una deroga ai contratti collettivi di riferimento vada fatta (per esempio nel caso di aziende che vivono di flussi come il turismo) e che la reintroduzione dei voucher senza un elemento di controllo non andrà a risolvere quegli abusi che abbiamo già ampiamente visto.
D’altro canto mi viene da fare una riflessione molto critica nell’interpretazione imprenditoriale di questi Gruppi di Potere (nel senso puramente grammaticale del termine. Anche qui non vorrei dare adito a ipotesi errate di conformità politiche da parte dei retropensieristi più tenaci che sono arrivati fin qui e mi avranno già dato del “Grillino” almeno 10 volte).

Il rischio di impresa non può essere delegato a chi non partecipa alle imprese in quote societarie. Lo sanno bene i manager e gli imprenditori che oggi storcono la bocca di fronte ad una richiesta di presa di responsabilità in toto da parte delle aziende. Sono gli stessi manager che nelle lezioni delle business school amano ricordare Olivetti e i grandi imprenditori (fermi giustamente agli anni ’70, poiché di quelli non se n’è più visto nemmeno uno) che condividevano l’impresa ma se ne assumevano rischi e benefici.
La precarietà si combatte con la stabilità. Nonostante certi minestroni che ho visto in giro per la rete nel misero tentativo di fare squadra spostando l’attenzione come sempre su “qualcosa di più urgente” (che è poi l’anticamera dell’immobilismo), fin quando le banche, le istituzioni e le aziende stesse misurano la stabilità economica con un contratto di lavoro a tempo indeterminato per permettere alle Persone di costruirsi un futuro, non si può derogare da questo.

La sostenibilità di un’azienda si misura con l’attenzione alle Persone. Piani di welfare sbandierati a destra e sinistra, belle parole ai convegni, titoli incoerenti di Persone al Centro sulle slide delle convention non rendono un’azienda sostenibile. La sostenibilità inizia quando le Persone si sentono sostenute, non sospese.

La crescita di un’azienda avviene attraverso il senso di appartenenza. Non si può pensare di creare valore se la prima preoccupazione quando si assume una persona è sapere come la si potrà licenziare. Un collaboratore in prestito è un ostaggio che ha famiglia da mantenere e bollette da pagare. È naturale che, il giorno stesso in cui entrerà in azienda, starà già guardando fuori.

Riscuotere gli incentivi statali e poi produrre all’estero è scorretto. E per quanto mi riguarda è giustissimo che tali incentivi siano restituiti con gli interessi.

Gli imprenditori che conoscevano i propri dipendenti per nome e cognome non avevano i dati che abbiamo noi oggi a disposizione, le proiezioni e i sostegni informatici. Eppure riuscivano a pianificare. Quando sbagliavano la pianificazione, ci rimettevano di tasca propria. Appellarsi alla liquidità dei mercati è un’ammissione di incapacità manageriale e la conseguenza di un management impoverito da mancanza di formazione, stimoli e senso di appartenenza. 

Una piccola parentesi voglio aprirla, in merito ad un aspetto che all’interno del Decreto Dignità riguarda le società di gioco d’azzardo. Se siamo arrivati al punto in cui Confindustria ritiene necessario fare fronte all’emorragia di tessere che ormai da qualche anno stanno svuotando le casse dell’Associazione, sostenendo apertamente quella che è una vera e propria piaga sociale ormai conclamata, mi sembra che non ci sia più alcun dubbio che stiamo sostituendo i valori con gli interessi.

Credo sia arrivato il momento di smetterla di giocare con il lavoro e che ognuno si assuma le responsabilità e risponda del ruolo che ricopre al netto di qualsiasi parte politica, se siamo ancora capaci di pensare con la nostra testa e di immaginarci nei panni di chi genera valore per noi e per le nostre imprese.

Da Senzafiltro

Fonte: qui

IL TRATTATINO MERKEL-MACRON? È UN COPIA-INCOLLA DI QUELLO FIRMATO NEL 1963 DA ADENAUER E DE GAULLE

UN FALLIMENTO DI VACUITÀ E MEDIOCRITÀ CHE PIACE SOLO AI GIORNALONI ITALIANI: IN FRANCIA SI PARLA DI “LUNA DI MIELE RATTOPPATA”, E NEL REGNO UNITO NON L’HANNO PRESO BENISSIMO: “ECCO PERCHÉ NON POSSIAMO STARE PIÙ IN EUROPA” – VIDEO

MACRON-MERKEL, DIETRO IL TRATTATO NON C'È NULLA
Estratto dell’articolo di François Bonnet per “il Fatto quotidiano”

merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 4MERKEL E MACRON FIRMANO IL TRATTATO DI AQUISGRANA 
La cerimonia di Aix-la-Chapelle, capitale dell' impero di Carlo Magno; giorno scelto, l'anniversario della firma da parte di Charles de Gaulle e Konrad Adenauer , nel 1963, del famoso trattato dell' Eliseo; i discorsi che non mancano di sottolineare che si tratta di "prolungare e approfondire" il testo fondatore del '63: tutto è stato previsto per farne un avvenimento decisivo. La coppia franco-tedesca is back, nel momento in cui il Regno unito si ingrippa sulla Brexit e in cui l'Unione europea è in panne.

konrad adenauer e charles de gaulle 1KONRAD ADENAUER E CHARLES DE GAULLE
Queste le immagini. Perché al fondo, il nuovo trattato appare un fallimento per la sua vacuità e mediocrità. (…) non propone alcuna nuova iniziativa, alcuna visione dell' Europa, alcuna ambizione comune ai cittadini dei due Stati e a quelli dell' Unione. In ampie parti, in realtà, è semplicemente un "copia-incolla" del trattato del 1963; per il resto, non fa che formalizzare, pretendendo di rafforzarle, le cooperazioni che esistono già.

Un copia-incolla
konrad adenauer e charles de gaulle 2KONRAD ADENAUER E CHARLES DE GAULLE 2


La debolezza di questo testo, che sarà presto dimenticato, non fa che rendere ancora più spettacolari le polemiche e la disinformazione che suscita in Francia. I conservatori tedeschi al potere, che non volevano un nuovo trattato e che l' hanno edulcorato su numerosi punti, non gli danno molta importanza.

merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 5MERKEL E MACRON FIRMANO IL TRATTATO DI AQUISGRANA 5











(…) Che il trattato ratifichi lo sviluppo delle politiche neoliberiste nell' Unione europea è una evidenza (articolo 20: "Favorire la convergenza tra i due Stati e migliorare la competitività delle loro economie"). Che sancisca la sconfitta di Macron rispetto alla cancelliera tedesca sulla riforma della zona euro, la creazione di un budget europeo e il riequilibrio delle relazioni commerciali, è poco contestabileChe non dica niente di concreto sul lavoro, la conquista di nuovi diritti sociali - o la loro semplice preservazione - e meno ancora sulla riforma democratica delle istituzioni europee, non è una sorpresa. E questo può giustificare ampiamente una opposizione a un tale testo.
konrad adenauer e charles de gaulle 3KONRAD ADENAUER E CHARLES DE GAULLE 3

(…) L'articolo 8 del trattato dice che i due Stati "coordineranno strettamente la loro posizione" all' Onu. È già così e fu stabilito da Jacques Chirac e Gerhard Schröder nel 2003 per opporsi alla guerra in Iraq. L'articolo aggiunge che "l' ammissione della Repubblica federale tedesca in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite è una priorità della diplomazia franco-tedesca".

(…) Quanto alla riforma del Consiglio di Sicurezza appena presentata, è già stata seppellita da un fuoco di sbarramento degli Stati Uniti e della Russia. Se viene costantemente invocata è solo per constatare che non è fattibile, viste le opposizioni che suscita. E ricordando questa posizione, il potere francese non fa giustamente che ricordare la sua opposizione feroce a qualsiasi menomazione del proprio seggio.
merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 1MERKEL E MACRON FIRMANO IL TRATTATO DI AQUISGRANA 1

(…) Nei fatti, il testo manca significativamente di ambizione in materia di difesa europea. La Germania, che protegge gelosamente la propria industria di difesa e che non intende seguire la Francia nei suoi impegni militari all' estero (si è opposta alla guerra in Libia di Nicolas Sarkozy, sostenuta invece da David Cameron), non ha seguito la volontà francese di andare più velocemente e più forte. La difesa europea rimane un fantasma.
Che resta allora di questo trattato?

Il progetto di una futura assemblea parlamentare comune (50 francesi e 50 tedeschi) con un mero ruolo consultivo, non è stato neanche ripreso. Del resto, esiste da circa 70 anni una Assemblea parlamentare del Consiglio dell' Europa dove sono rappresentati 47 Paesi Le questioni delle migrazioni e dello sviluppo sostenibile sono espunte. Resta la volontà di sviluppare dei progetti trans-frontalieri (articolo 13 e 14), logica sequenza delle grandi operazioni di gemellaggio delle città lanciate negli anni 50.
EMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLIEMMANUEL MACRON BRIGITTE GILET GIALLI

(…)  Macron ha dilapidato in 18 mesi il capitale politico di cui disponeva in Europa all' indomani della sua elezione. Il suo programma di riforme si è infranto sull'opposizione di diversi Paesi (Germania, ma anche Olanda, Ungheria e oggi l' Italia). Angela Merkel è una cancelliera a fine mandato con una maggioranza parlamentare fragile. Soprattutto, i dirigenti di un buon numero di Stati membri della Ue sono molto determinati a non vedere più l' Europa fabbricata e diretta dal tandem franco-tedesco come è stato fino agli inizi degli anni 2000. (…)

SOLTANTO I GIORNALI ITALIANI INCENSANO IL PATTO FRA LA MERKEL E MACRON
Daniele Capezzone per “la Verità”
konrad adenauer e charles de gaulle 4KONRAD ADENAUER E CHARLES DE GAULLE 4

Secondo la leggenda, le oche del Campidoglio starnazzavano per avvisare i romani dell' arrivo dei galli invasori, insomma per avvertire Roma del pericolo imminente. Gli attuali giornaloni italiani, invece, starnazzano per festeggiare i leader stranieri. Ne è prova la copertura mediatica offerta all' accordo di Aquisgrana tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron.

Quanto più appare chiaro che Berlino e Parigi scelgono di mettersi in proprio, riducendo l' Ue a una specie di gabbia per gli altri 25 Paesi, tanto più i media italiani (con l' eccezione di questo giornale) applaudono, e addirittura incolpano il governo di Roma perché non accetta la funzione di ruota di scorta.


EMMANUEL MACRON IN PREGHIERAEMMANUEL MACRON IN PREGHIERA

LA POLITICA ESTERA
La cosa comica è che l' entusiasmo c'è solo qui. Ad Aquisgrana («dettaglio» quasi introvabile sui giornali italiani) la Merkel e Macron sono stati subissati di fischi. Le Monde ha parlato di un patto «di piccola ambizione», Le Figaro ha descritto l' incontro come una «luna di miele rattoppata». Durissimi i giudizi anche al di là della Manica: per il londinese Telegraph quell' accordo spiega le ragioni per cui il Regno Unito non può più stare in Europa. E in particolare il quotidiano inglese punta il dito contro il «coordinamento militare» deciso da Parigi e Berlino, premessa di un «nuovo esercito europeo».

merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 3MERKEL E MACRON FIRMANO IL TRATTATO DI AQUISGRANA






Inutile girarci intorno: Francia e Germania dicono esplicitamente che saranno loro a decidere la politica estera e ad avere l' ultima parola sull' apparato militare che ne sarà lo strumento decisivo. E gli altri? Il ragionamento del Telegraph dovrebbe essere pari pari ripetuto a Roma: pensiamo al Nord Africa, alla Libia, al Mediterraneo, dove gli interessi italiani e quelli francesi sono chiaramente competitivi. Che senso ha consegnarsi a una macchina in cui pilota e copilota appartengono all' asse francotedesco?

merkel e macron firmano il trattato di aquisgrana 2MERKEL E MACRON FIRMANO IL TRATTATO DI AQUISGRANA 2
E invece i media italiani suonano la grancassa. Per Il Foglio, «il trattato è la risposta ai nazionalisti che minacciano l' integrazione europea». Insomma, non sono Parigi e Berlino a fare da sé, ma è colpa degli altri. E infatti arriva puntuale la stangata al governo: «Un tempo l' Italia si sarebbe congratulata per il trattato di Aquisgrana, ne avrebbe rivendicato il valore simbolico». Conclusione: «La credibilità italiana ne esce a pezzi».

ANGELA MERKELANGELA MERKEL




Stessa linea sulla Stampa. Colpa di Roma, che sceglie «una nuova collocazione internazionale: la solitudine. Roma si stacca dai compagni di viaggio». Ma come? Non sono Parigi e Berlino ad aver fatto per conto proprio? No, spiega Stefano Stefanini: loro agiscono «in chiave di impulso all' integrazione europea».

Per Repubblica si tratta di un «patto per fermare il populismo». E, qualche pagina dopo, ci pensa Sabino Cassese a spiegare che «il popolo commette errori madornali». E che esempio sceglie il super prof? Ovviamente, Brexit. Quindi, un voto democratico di una legittima maggioranza è semplicemente sbagliato. Perché? Perché lo dice Cassese.
Il Corsera schiera due pesi massimi.

konrad adenauer e charles de gaulle 5KONRAD ADENAUER E CHARLES DE GAULLE
Prima Aldo Cazzullo, che ironizza sulla «partita Italia-Resto del mondo», e ammonisce sul fatto che «le prove di forza si fanno quando si è forti». E poi arriva Mario Monti. Lunga filippica autocelebrativa, e poi attacco ad alzo zero contro il governo, dedito al «prima il mio partito» (altro che «prima gli italiani»). Gran finale con surreale invito a Giuseppe Conte a imbavagliare i vicepremier (cioè quelli che lo hanno scelto e che, secondo i sondaggi del Corriere della Sera, hanno il 60% dei consensi).

MERKEL CONTEMERKEL CONTE







Ma per Monti, Conte dovrebbe precisare che le dichiarazioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio «non rappresentano la posizione del governo», ma sono rilasciate solo come «esponenti di partito». Di più: il premier dovrebbe invitare «le sedi diplomatiche a non considerare come espressione di posizioni della Repubblica italiana le dichiarazioni di cui sopra». Roba che se Conte ci provasse, arriverebbero a Palazzo Chigi due robusti infermieri.

DIALOGO
Le uniche ipotesi che questi commentatori non considerano sono le più logiche. La possibilità che l' Italia cerchi sponde esterne all' Ue (Washington, Londra, Gerusalemme) per valorizzare la sua posizione geopolitica, e contemporaneamente persegua nuove alleanze interne all' Ue (con il gruppo di Visegrad e altri attori) per riequilibrare lo strapotere francotedesco, o eventualmente punti su un dialogo migliore con la Germania per ridimensionare Macron.

Fonte: qui