9 dicembre forconi: 10/10/18

mercoledì 10 ottobre 2018

IL MINISTRO BONAFEDE FIRMA 9 RICHIESTE DI AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER VILIPENDIO CONTRO IL CAPO DELLO STATO


TRA I FASCICOLI CI SONO ANCHE QUELLO DEL PADRE DI ALESSANDRO DI BATTISTA, BEPPE GRILLO, MATTEO SALVINI E  IL GRILLINO CARLO SIBILIA


alfonso bonafedeALFONSO BONAFEDE
Aveva scritto un post su Facebook contro il presidente Sergio Mattarella in cui lo attaccava, era il 23 maggio scorso, per non aver varato il governo. E per questo è accusato di aver violato l' articolo 378 che punisce chi compie «offese al prestigio e all' onore del capo dello Stato».

Adesso per Vittorio Di Battista, padre del noto «Dibba» del Movimento 5 Stelle è arrivata l' autorizzazione a procedere firmata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Non è l' unico. Il Guardasigilli ha concesso il via libera anche alle indagini per vilipendio contro Matteo Salvini e contro Beppe Grillo.
Bonafede si affida a un post su Facebook: «Oggi ho firmato 9 richieste di autorizzazioni a procedere. Diverse procure italiane, infatti, hanno chiesto al Guardasigilli di poter avviare alcuni procedimenti per i reati di vilipendio. Erano fascicoli che stavano lì da tanto, alcuni erano sulla scrivania del ministro dal 2014.

La legge infatti prevede che il ministro della Giustizia dia la sua autorizzazione per questo tipo di reati. Ritengo che, poiché tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, nessuno deve godere di privilegi. Quindi ho deciso di concedere l' autorizzazione a procedere per tutti i casi pendenti. La coerenza è un valore che va coltivato prima di tutto nelle istituzioni».
vittorio di battistaVITTORIO DI BATTISTA

E ancora: «Per evitare ogni forma di strumentalizzazione o illazione, vi comunico che fra le persone per cui ho firmato l'autorizzazione a procedere, per presunte offese al capo dello Stato, ci sono: il "padre fondatore" e garante del Movimento, Beppe Grillo, il mio collega e amico, Carlo Sibilia, il padre del mio amico fraterno Alessandro Di Battista e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, accusato invece di vilipendio delle istituzioni costituzionali».
GRILLO SALVINIGRILLO SALVINI

La scorsa estate era stato il procuratore di Torino Armando Spataro, a chiedere formalmente al ministro Bonafede «di pronunciarsi sulla richiesta, inoltrata nel 2016, contro l' allora leader leghista Salvini per vilipendio all' ordine giudiziario. Il 14 febbraio del 2016, durante un comizio a Collegno, l' attuale ministro dell' Interno aveva infatti parlato di «magistratura schifezza».

Fonte: qui


LEGGETE COSA SCRIVE GRILLO SUL SUO BLOG A PROPOSITO DELL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONCESSA DAL MINISTRO GRILLINO BONAFEDE RELATIVAMENTE ALLE ACCUSE AL COMICO DI VILIPENDIO ALL'EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NAPOLITANO

Beppe Grillo per http://www.beppegrillo.it
beppe grilloBEPPE GRILLO

La borsa ha avuto un piccolo rimbalzino, mi addormento presto. Devo aver sovrastimato qualche deflattore, sogno di precipitare al suolo. Sono per terra, dolorante, dal buio spunta Bonafede che mi tende la mano per aiutarmi a tornare in piedi, esattamente come sogno per l’Italia! Lui mi tira su con una forza inaspettata, sono in piedi, un lieve capogiro mentre il ministro mi da piccole pacche per spolverarmi. Mi fissa con quel sorriso quasi ingenuo: “Grande Beppe! Al ministero abbiamo dato un’occhiata alle richieste di autorizzazione a procedere giacenti…”
alfonso bonafedeALFONSO BONAFEDE

Ah, interessante… ma perchè lo starà dicendo proprio a me? “C’era anche il tuo nome, Grillo Giuseppe, nel 2014 ti hanno denunciato perchè hai detto: Napolitano non deve dimettersi, deve costituirsi. Reato di vilipendio“. Riprende quel senso di fastidio allo stomaco che mi tiene sveglio tutte le notti, tranne questa. “Ho concesso l’autorizzazione, mi sembrava corretto, perchè il MoVimento è diverso, in tutto. E mi sembrava corretto dirtelo…” Ma che cosa sta dicendo? Apro gli occhi, ancora a terra e con il telefono in mano, l’Elevato sogna la realtà.

Fonte: qui


L'Ex LEADER, GRILLO, ORMAI NON TOCCA PALLA, PER DI MAIO E CASALEGGIO JR È' DIVENTATO INVISIBILE E PURE UNA SCOCCIATURA. 

LUIGINO DECIDE TUTTO CON I SUOI CERCHIETTI MAGICI, MENTRE IL GIOVANE GURU SI È PRESO IL SIMBOLO DEL M5S ED È CONVINTO DI AVER EREDITATO, OLTRE ALLA SOCIETÀ, PURE IL CARISMA DEL PADRE 

QUESTO WEEKEND VERTICE DI MAIO-SPADAFORA-CARELLI SULLA RAI. E SUL CASO BONAFEDE…

DA GRILLO A MOSCERINO: IL LEADER NON TOCCA PALLA, ORMAI GELO CON CASALEGGIO E DI MAIO

DAGONEWSIl povero Beppe Grillo è delusissimo da Di Maio e Casaleggio. Ma non dalla formazione del governo: è da quando Luigino è diventato capo politico del M5S che tra loro il rapporto si è freddato, le telefonate si sono diradate, i contatti diretti ridotti al minimo indispensabile. Invece il giovane Davide si atteggia a padre nobile del Movimento, pensando di poter ereditare, oltre alle quote della Casaleggio Associati, anche il carisma paterno.

Non è un caso se il guru junior si è preso il simbolo del M5S, l'asset più prezioso, cosa che ha marginalizzato ancora di più il comico genovese. Anche sulla Rai, che Beppe conosce bene e su cui avrebbe potuto dare consigli, non ha toccato palla (e anche il suo vecchio amico Carlo Freccero non avrà il ruolo 'pesante' che sperava). Le decisioni finali per il M5s le prenderanno questo weekend Di Maio Spadafora e Carelli in un vertice dedicato alla tv pubblica.
grillo di maioGRILLO DI MAIO

Stessa sorte per la parte economica: sono Spadafora e Buffagni ad aver imposto alla Cdp la partecipazione all'aumento di capitale di Trevi, società in cui la Cassa ha già perso un bel po' di soldi…


SOGNI D' ORO
Mattia Feltri per “la Stampa

«Sogno la realtà, voglio svegliarmi», scrive il povero Beppe Grillo. In effetti gliene è capitata una grossa: il guardasigilli Alfonso Bonafede, grillino (guarda che scherzi fanno gli aggettivi), lo ha mandato a processo per vilipendio del presidente della Repubblica. Quattro anni fa, Grillo suggerì a Giorgio Napolitano di non dimettersi ma di costituirsi.

Vilipendio. Alla sbarra anche il papà di Alessandro Di Battista, poiché ricordò che il Quirinale poteva fare la fine della Bastiglia. Vilipendio. E pure Carlo Sibilia, altro cinquestelle, per aver definito il capo dello Stato il boss di Riina e Bagarella. Vilipendio. E succede nel giorno in cui, sperando di scampare alla cella, Umberto Bossi chiede l' affidamento ai servizi sociali dopo essere stato condannato allo sproposito di un anno e mezzo, il prezzo di un terùn rivolto al solito Napolitano. Vilipendio.

grillo casaleggio altafiniGRILLO CASALEGGIO ALTAFINI
«Sogno la realtà, voglio svegliarmi», rantola Grillo, che da tempo contesta un reato dal gusto medievale e introdotto dal fascismo, quando basterebbero le qualificazioni di diffamazione e ingiuria. Non è l' unico a pensarla così: il predecessore di Bonafede, il dem Andrea Orlando, non mandò avanti la pratica. Molti ministri hanno usato prudenza, anche per scansare le implicazioni politiche di una scelta puramente giudiziaria.

E invece arriva Bonafede e firma. Noi non guardiamo in faccia a nessuno, ha spiegato a petto in fuori, felice di incarnare lo Stato etico in cui persino le spese al supermercato sono morali o immorali per deliberazione ministeriale. È la tua lezione, caro Beppe, e l' hanno mandata a memoria. Sogni d' oro a te e a tutti noi.


IL GIALLO DI BONAFEDE E GRILLO SUL LEADER SOTTO INCHIESTA
Pasquale Napolitano per “il Giornale
BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Uno vale uno è il principio sui cui è nato il Movimento 5 Stelle. Tranne quando si tratta di Beppe Grillo. Per il fondatore del M5s, uno strappo alla regola è concesso. Si può (si deve) imboccare una corsia preferenziale. Un pizzino che lo avvisi, prima della notifica, dell' avvio del procedimento per il reato di vilipendio.

E il pizzino è arrivato dal suo allievo politico, Alfonso Bonafede, svezzato dal nuovo capo politico Luigi di Maio e piazzato alla guida del ministero della Giustizia nel governo pentaleghista.
Ieri, il Guardasigilli ha firmato 9 autorizzazioni a procedere per il reato di vilipendio, si tratta di tutte presunte offese al Capo dello Stato o alle istituzioni costituzionali.

STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIOSTEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO
Nelle lista ci sono almeno tre persone legate a Bonafede: Beppe Grillo, Carlo Sibilia, sottosegretario all' Interno in quota Cinque stelle e Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, ex parlamentare grillino. C' è anche il ministro dell' Interno Matteo Salvini. Il Guardasigilli ha rivendicato, dal profilo Facebook, di non aver fatto sconti ai colleghi del Movimento: «Non ho fatto alcuna distinzione e ho firmato tutte le richieste; mi chiedo come mai fossero state lasciate lì a prendere polvere oppure, come ho potuto constatare, lasciate a dormire in segreteria dopo che era stato negato il consenso. Il cambiamento passa anche da qui».
luigi di maio vincenzo spadaforaLUIGI DI MAIO VINCENZO SPADAFORA

A rovinare i piani del ministro è arrivato Grillo, che 24 ore dopo l' annuncio dell' avvio del procedimento nei suoi confronti, ha svelato in un post sul proprio blog personale, di essere stato avvisato da Bonafede. Grillo, ovviamente, usa il proprio stile, tra l' ironico e il vero. Tra il sogno e la realtà. «Sono per terra, dolorante, dal buio spunta Bonafede che mi tende la mano per aiutarmi a tornare in piedi, esattamente come sogno per l' Italia.

Lui mi tira su con una forza inaspettata, sono in piedi, un lieve capogiro mentre il ministro mi da piccole pacche per spolverarmi», scrive il comico. «Mi fissa con quel sorriso quasi ingenuo: Grande Beppe. Al ministero abbiamo dato un' occhiata alle richieste di autorizzazione a procedere giacenti.... Ah, interessante ma perché lo starà dicendo proprio a me? C' era anche il tuo nome, Grillo Giuseppe, nel 2014 ti hanno denunciato perché hai detto: Napolitano non deve dimettersi, deve costituirsi. Reato di vilipendio.

emilio carelli luigi di maio a pescaraEMILIO CARELLI LUIGI DI MAIO A PESCARA
Ho concesso l' autorizzazione», continua Grillo, rimarcando quanto annunciato dal Guardasigilli.
Grillo scherza. Ma chi può dire che non sia andata proprio così? Intanto, va rimarcato lo stile di Bonafede, diverso rispetto agli ex ministri della Giustizia, chiamati a firmare le autorizzazioni a procedere per vilipendio. Nessuno si è mai sognato di far annunci sui social o vendere un atto dovuto come un esempio di correttezza morale. In passato, Umberto Bossi è incappato nel reato di vilipendio: nel 2011, durante un comizio, definì l' ex capo dello Stato Giorgio Napolitano un terùn. Due giorni fa, è arrivata la condanna definitiva a un anno e 15 giorni di reclusione.



“BASTA, LASCIO I CINQUE STELLE. CASALEGGIO CONTROLLA TUTTO, CI CHIEDONO LE PASSWORD, ENTRANO NELLE NOSTRE VITE”: PARLA DANIELA AIUTO, EUROPARLAMENTARE CHE HA DECISO DI DIMETTERSI DAL MOVIMENTO 

“DAVIDE È UNA PERSONA TOTALMENTE PRIVA DI EMPATIA. LA SUA RAPPRESENTANTE DELLA COMUNICAZIONE IN EUROPA È ARRIVATA A CONTESTARE ALLE DONNE COME…”


daniela aiuto 4DANIELA AIUTO 
Coloro che sostengono esista un vero e proprio "sistema-Casaleggio" troveranno le conferme che cercavano nell'intervista in cui l'europarlamentare (ex) M5s Daniela Aiuto ha raccontato alla Stampa molti dettagli su come funziona il "partito" ora al governo. "Basta, lascio i Cinque Stelle. Casaleggio controlla tutto, ci chiedono le password dei social, entrano nelle nostre vite. Non è questo il Movimento in cui ho creduto" dice a Jacopo Iacoboni.

DANIELA AIUTODANIELA AIUTO
Aiuto si autosospese per un rimborso contestato e da allora non ha mai potuto difendersi: "Davide(Casaleggio, ndr) è una persona totalmente priva di empatia. La sua rappresentante della comunicazione in Europa è arrivata a contestare alle donne come si vestono o si truccano".

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO
Non emerge un quadro sereno del M5s: "Gli eletti sono al servizio della comunicazione, e non il contrario. Comunicazione fatta di persone di solito provenienti dalla Casaleggio, o scelte lì. Queste persone sono diventate il gestore delle nostre esistenze, non della comunicazione soltanto. Entrano nelle nostre vite perché possono decidere il successo o l’affossamento mediatico del singolo eletto".
davide casaleggioDAVIDE CASALEGGIO

Di che cosa è "accusata"
Il Parlamento europeo ha aperto lo scorso anno un'inchiesta nei suoi confronti per alcune ricerche finanziate coi fondi europei e che sarebbero risultate copiate da Wikipedia ed altri siti online. La Aiuto si è dichiarata parte lesa e ha annunciato che intraprenderà vie legali nei confronti delle società a cui aveva commissionato le ricerche.

daniela aiuto 1DANIELA AIUTO
"Mi recai al cospetto di Davide Casaleggio. Gli spiegai che ero la vittima, e che ero pronta a produrre tutte le evidenze che lo dimostravano. Ero disposta anche a rifondere il Parlamento (come ho fatto subito dopo), nonostante l'assenza di mie responsabilità dirette", rivela mettendo in evidenza "la sua totale mancanza di empatia" nei suoi confronti. "Tra l'altro in quel periodo attraversavo alcuni seri problemi familiari, - aggiunge - gliene parlai, in maniera confidenziale. Non ebbe alcuna reazione. Mi disse di autosospendermi perché lui doveva tutelare l'immagine del Movimento".
DAVIDE CASALEGGIO IN PISCINADAVIDE CASALEGGIO IN PISCINA

La Aiuto, poi, racconta varie altre pressioni ricevute in questi anni: "Con me sono arrivati a mettermi in pausa, come dicono loro, per due settimane per una foto uscita in un quotidiano locale accanto a una miss regionale. Una volta che mi autosospesi, mi fu persino imposto di togliermi una maglia con il simbolo del mio gruppo locale durante la marcia di Perugia per il reddito di cittadinanza".

LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIOLUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
"La Belotti (la responsabile della comunicazione del M5S a Bruxelles ndr) chiese a tutti gli eletti di consegnarle la password di accesso alle nostre pagine Facebook. Lei voleva avere il potere di cancellare qualunque post ritenesse poco opportuno. Io ovviamente non gliela diedi, ma tanti altri sì". Fonte: qui


PAOLA TAVERNA, DEL PARTITO CHE HA TOLTO I VITALIZI PURE AGLI EX PARLAMENTARI 90ENNI, HA UNO STRANO CONCETTO DI LEGALITÀ QUANDO SI TRATTA DELLA CASA POPOLARE DELLA MADRE, OGGETTO DI UN ORDINE DI RILASCIO DAL 2014 (IMPUGNATO E DA ALLORA IMPANTANATO IN TRIBUNALE)


''MIA MADRE A 80 ANNI HA DIRITTO A MORIRE NELLA CASA DOVE HA SEMPRE VISSUTO''

VIDEO - IL ''BEST OF'' DI PAOLA TAVERNA



1TAVERNA E LA MADRE ABUSIVA RAGGI: NESSUN FAVORITISMO
Simone Canettieri per “il Messaggero

paola taverna io nun so un politicooooPAOLA TAVERNA IO NUN SO UN POLITICOOOO
Può una casa popolare al Quarticciolo, periferia Est della Capitale nota per aver dato i natali al celebre Gobbo e a Paolo Di Canio, diventare un caso politico? Sì, se vi abita - senza averne più i diritti - la signora Graziella Bartolucci, 80 anni, e soprattutto mamma di Paola Taverna, vicepresidente del Senato in quota M5S, per autodefinizione «una der popolo». Peccato che, secondo la legge regionale, l' anziana abbia perso i requisiti per motivi patrimoniali per continuare a vivere in questo appartamento nel cuore della borgata.

Questo perché la figlia, Paola Taverna è proprietaria di 4/6 di un immobile a Olbia, «partecipato» con delle quote anche dalla stessa madre, nonché di un locale commerciale su via Prenestina e, soprattutto, di un appartamento a Torre Angela. E proprio qui, secondo gli ispettori Ater che hanno concluso l' indagine nel 2014, potrebbe tranquillamente portare sua madre. La storia - rilanciata da Repubblica - è finita a impattare, vuoi o non vuoi, sul Campidoglio. E cioè su Virginia Raggi, la sindaca grillina, in prima linea per gli sgomberi e da tempo in rotta con Taverna.

paola taverna io nun so un politicooooPAOLA TAVERNA IO NUN SO UN POLITICOOOO
Ma questo c' entra poco. «Sicuramente gli uffici - spiega la sindaca - faranno tutte le indagini e si seguirà la legge esattamente come per tutte le altre persone». E comunque, come aggiunge l' inquilina del Campidoglio, «la senatrice non ha mai bussato alla mia porta per chiedermi nulla. Ma nemmeno mi interessa la situazione patrimoniale della madre».

La specifica è di dovere, perché subito le opposizioni, da Fratelli d' Italia al Pd, sono andate all' attacco. Il deputato dem Luciano Nobili ricorda anche la storia di un altro senatore M5S, Emanuele Dessì, ormai celebre per aver abitato da «nullatenente» nonostante il lavoro di imprenditore in un' altra casa popolare a canone irrisorio (7 euro), ora rivisto. «Di scroccone in scroccone, evidentemente così si fa carriera nel #M5S, occupando case a cui non si ha diritto».

LA REPLICA
paola taverna by lughino socialisti gaudentiPAOLA TAVERNA BY LUGHINO SOCIALISTI GAUDENTI
Taverna si giustifica su Facebook spiegando che «mia madre, che percepisce la pensione minima, pare non abbia più diritto all' alloggio» popolare in cui vive, lei «ha adito le vie legali perché ritiene di averne diritto». E ancora: «Io credo che mia mamma stia agendo bene e che una persona a 80 anni abbia il diritto di desiderare di morire nella stessa casa in cui è vissuta».

LA STORIA
La vicenda è complessa e intanto è finita a carte bollate. E si attende il verdetto del tribunale per fine anno. Il procedimento di decadenza dall' assegnazione dell' alloggio è partito a fine 2014, dopo accertamenti condotti dall' Ater di Roma, ente a cui appartiene la casa, secondo cui la signora non ne ha più diritto. Da quel momento sono passati 4 anni, tra controdeduzioni e carteggi, ma l' esito della vicenda appare ancora incerto, anche perché l' anziana ha fatto ricorso.
E alla diatriba legale si sovrappone quella tra palazzi sulle rispettive competenze.

PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA
Ater ha messo nero su bianco che, da parte loro l' iter si è concluso con l' emissione del decreto di rilascio, attualmente impugnato dalla famiglia presso il Tribunale di Roma. È di esclusiva competenza «di Roma Capitale dar seguito con la firma dell' ordinanza di esecuzione da parte del sindaco».

Anche dal Campidoglio hanno spiegato di aver «emesso determinazione dirigenziale di decadenza» e che «contro tale atto è stato proposto ricorso al giudice ordinario» il quale «ha rigettato l' istanza di sospensione dell' esecutività del provvedimento, rinviando al mese di gennaio la discussione sul merito.

Come da prassi, la polizia locale di Roma Capitale provvederà a fornire ove richiesto ogni supporto per l' esecuzione di decreti di rilascio. L' iter della procedura, portata avanti dagli uffici competenti, è come sempre uguale per tutti», la posizione del Campidoglio. La querelle va avanti. Taverna e Raggi, assicurano dal Comune, ieri non si sono sentite. Ma questa, visti i rapporti, non è una notizia.


PASIONARIA TRA COMPLOTTI E SLANG UNA CARRIERA A COLPI DI ANTIPOLITICA
Simone Canettieri per “il Messaggero

paola tavernaPAOLA TAVERNA
Rappresenta quasi un genere letterario, lo chiamano il paolatavernismo. Da quando la senatrice del Quarticciolo è comparsa sulla scena pubblica - sono ormai più di cinque anni - a forza di invettive pronunciate, anzi urlate, in uno slang romanissimo si è guadagnata una fetta di popolarità dentro e fuori il M5S. «Ao, io so de borgata e parlo come magno», ha sempre detto in pubblico e privato per esaltare il suo essere ultra-pop.

Un Funari femminile pronta a guardare la telecamera e a dirla pane al pane e vino al vino. Con condimento di parolacce, alla bisogna. Una tecnica che va detto di sicuro finora ha sempre funzionato soprattutto sul palco e tra i militanti. Essendo espressione del «basso» salito nell' «alto» nei palazzi del potere, la grillina ha sempre voluto mantenere un profilo ruspante. Arricchito da una serie di grida, con complotti ovunque. L' ultimo in ordine di sequenza è quello sui vaccini e sui big delle case farmaceutiche.

raggi tavernaRAGGI TAVERNA
Lo scorso agosto per esempio uscì un mitico video in cui Taverna dava la sua ricetta con aneddoto personale: «Nessun bambino non vaccinato è malato. Un bambino non vaccinato è un bambino sano, sano, sano. È terribile il messaggio che è passato di un bambino che non è vaccinato è portatore di che Io quando ero piccola, quando avevo un cugino che aveva una malattia esantematica, facevamo la processione a casa di mio cugino, perché così la zia si sbrugliava' tutti e 7 i nipoti, tutti e 7 avevano la patologia e se l' erano levata dalle p».

Parole che provocarono un certo imbarazzo nel Movimento ormai diventato istituzionale e di governo. Al punto che lo scorso 14 settembre decise di prendere una posizione netta: «Non parlerò più di vaccini, ho fatto immunizzare mio figlio ma non credo nell' obbligo per legge».

E qualcuno, anche tra i più ferventi no-vax, ne rimase un po' interdetto. Anche se rimane ormai alla storia della città, una mitica affermazione pronunciata da Taverna a tre mesi dalle elezioni per il Campidoglio, nel 2016: «A Roma c' è un complotto per far vincere il M5S». E così fu, infatti. E proprio la senatrice si mise a sorvegliare su Palazzo Senatorio, anche se con esiti poco brillanti.

GLI SCONTRI
Andò in rotta di collisione con Virginia Raggi per l' onnipresenza di Raffaele Marra e creò ancora più caos interni per via di una lettera a Di Maio sull' assessore Paola Muraro indagata. Informazione che l' attuale capo politico negò di conoscere fino alla pubblicazione del documento sul Messaggero (in quell' occasione saltò il direttorio).

ROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLIROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLI
Tra Raggi e la famiglia Taverna i rapporti da tempo ormai non sono cordialissimi. Perché proprio la sorella di Paola, Annalisa, in momento di ira si rivolse così alla sindaca: «Se non te dai una calmata te appendemo per le recchie». Tutto in romanesco, ovvio. Giusto a far vedere il marchio di casa. Insieme appunto ai complotti, visti un po' ovunque come quello sul referendum «a rischio brogli» in Italia e all' estero.

Un personaggio - molto amato ma anche temuto - all' interno del M5S. Capace di riposizionarsi con agilità da politica provetta. Prima anti-Di Maio poi sotto la sua ala protettiva. Al punto che alle ultime regionali, Roberta Lombardi (che ieri in privato l' ha comunque difesa) rimase male per la totale assenza in campagna elettorale della sodale. Ma come avverte sempre «io nun so' politico! Nun te poi permette de chiamamme politico!». Soprattutto se ci sono una casa e l' opportunità politica di mezzo. Fonte: qui


RISPUNTA EMANUELE DESSÌ, IL SENATORE M5S DIVENTATO FAMOSO PERCHÉ PAGAVA 7 EURO AL MESE D’AFFITTO PER LA SUA CASA AI CASTELLI (E PER UN VIDEO IN COMPAGNIA DI DOMENICO SPADA) 

HA COLTO L’OCCASIONE PER DIFENDERE LA TAVERNA SULLA CASA POPOLARE DELLA MAMMA: “PER LA SINISTRA LA CASA È UN DIRITTO PER TUTTI, TRANNE CHE PER ME E PER LA MAMMA DI PAOLA” 



PAOLA TAVERNA E DESSIPAOLA TAVERNA E DESSI

«Accuse stupide». E lanciate «in maniera ignobile». E ancora: «Per la sinistra la casa è un diritto per tutti, tranne che per me e per la mamma di Paola». Cioè di Paola Taverna che trova una sponda grillina a Palazzo Madama.

L' anziana mamma della vicepresidente del Senato, come si sa, ha perso i requisiti per vivere nella casa popolare del Quarticciolo. L' anziana si è opposta e ha fatto ricorso, Ater e soprattutto Campidoglio sembrano inflessibili: rispetteremo la legge, nessun favoritismo. Il caso un po' fa discutere il M5S.

paola taverna io nun so un politicooooPAOLA TAVERNA IO NUN SO UN POLITICOOOO
Anche se ieri la linea sembra averla data Riccardo Fraccaro, ministro per i rapporti con il parlamento e soprattutto «fratello» di Luigi Di Maio. Eccola: «La vicenda della casa popolare assegnata alla mamma della senatrice Taverna mi rende orgoglioso di stare in M5s. C' è una amministrazione che non fa favori a una senatrice.

La mamma della senatrice segue le vie legali perché ritiene che sia nel giusto»; ma se si accerta che non abbia diritto alla casa popolare «bisogna rispettare le regole che ci sono». Fin qui, i vertici del M5S. Poi ieri è arrivata (richiesta?) la difesa molto più accorata del senatore M5S Emanuele, Lele, Dessì. Ormai famoso perché prima di Palazzo Madama abitava in una casa popolare ai Castelli pagando 7 euro al mese di canone in quanto nullatenente.

PAOLA TAVERNAPAOLA TAVERNA
E ieri Dessì, in una diretta Facebook, è ritornato sul suo caso dicendo che adesso paga 700 euro al mese. E sventolando tutte le carte e le sentenze che gli permettevano di stare in quella casa al prezzo di tre caffè e tre cornetti al mese. E visto che c' era ha difeso da queste «accuse stupide» Paola Taverna e soprattutto l' anziana mamma. Prendendola con la sinistra e minacciando querele a chi gli dà dello scroccone. Qualcuno in rete ha commentato: siete la nuova casa delle libertà.

Fonte: qui


FERNANDO ALBÁN, POLITICO DI SPICCO DEL PARTITO DI OPPOSIZIONE A MADURO, APPENA RIENTRATO DAGLI STATI UNITI, E’ STATO LANCIATO DAL DECIMO PIANO DELLA SEDE DEI SERVIZI SEGRETI


IL SEGRETARIO GENERALE DELL'ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI AMERICANI, LUIS ALMAGRO: “CONDANNIAMO LA MORTE DI FERNANDO, RESPONSABILITÀ DIRETTA DI UN REGIME TORTURATORE E OMICIDA”

Paolo Manzo per “il Giornale”

FERNANDO ALBANFERNANDO ALBAN
Erano le tre del pomeriggio di lunedì quando a Caracas è cominciata a circolare la notizia che Fernando Albán, politico di spicco del partito di opposizione alla dittatura chavista Primero Justicia, era morto, «suicidato» dagli sgherri dell'Abin, i servizi segreti al soldo di Maduro.

Immediata la reazione del segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro: «Condanniamo la morte di Fernando, responsabilità diretta di un regime torturatore e omicida. Questa dittatura criminale deve andarsene subito dal Venezuela». Parole forti soprattutto tenendo in conto che Almagro è uomo di sinistra doc, già ministro degli Esteri di Pepe Mujica, l'ex presidente tupamaro dell'Uruguay noto per essere una persona incorruttibile oltre che umile, una rarità per i socialisti del secolo XXI cresciuti alla corte dei miracoli di Chávez.

FERNANDO ALBANFERNANDO ALBAN
Solo che almeno l'ex tenente colonnello che tentò un golpe fallito nel 1992 uccideva molto meno del suo delfino Maduro che, invece, non solo costringe all'esilio i suoi avversari ma con sempre maggior frequenza li sbatte in galera per motivi politici o li fa uccidere. Come accaduto ad Albán, defenestrato dal decimo piano della sede dei servizi chavisti di Plaza Venezuela, in pieno centro capitolino.

«Lo stavano torturando in modo selvaggio per costringerlo a dichiarare il falso e accusare innocenti come Julio Borges, oggi profugo in Colombia, di una loro presunta partecipazione nell'attentato contro Maduro dello scorso 4 agosto. La situazione è poi sfuggita di mano a causa di una mossa un po' troppo azzardata da parte dei funzionari della polizia politica», racconta al Giornale una fonte presente sul luogo dei fatti e che per ovvi motivi di sicurezza ci chiede l'anonimato.
drone attacca il comizio di maduro 4DRONE ATTACCA IL COMIZIO DI MADURO

«Albán - secondo la testimonianza del deputato Juan Miguel Matheus, suo compagno di partito - era stato arrestato venerdì scorso all'aeroporto internazionale di Maiquetia/Caracas mentre rientrava da New York, dove aveva visitato la sua famiglia». 

Era molto sereno a detta del suo avvocato Joel García che respinge le versioni «chiaramente contrastanti tra di loro e false» che danno per certo il suicidio del politico fatte dal ministro degli Interni Néstor Reverol - considerato dall'agenzia antidroga statunitense Dea un narcoboss - e dal procuratore generale Wiliam Tarek Saab, così chiaramente chavista e imbelle contro le palesi violazioni dei diritti umani da parte di Maduro da essere stato denunciato persino da suo figlio.

FERNANDO ALBANFERNANDO ALBAN




La morte per defenestrazione di Albán ricorda per molti versi quella dell'Aviatore, altro oppositore «suicidato» dalla dittatura chavista nelle stanze della tortura del Sebin ed è stata denunciata ieri sera anche dalla Conferenza episcopale venezuelana in un comunicato molto duro. «Fare opposizione in dittatura presume molto coraggio, si rischia la vita, all'estero dovrebbero saperlo» ha denunciato ieri El Nacional, l'ultimo giornale rimasto a Caracas critico del regime sempre più sanguinario di Maduro.

Fonte: qui