TRA I FASCICOLI CI SONO ANCHE QUELLO DEL PADRE DI ALESSANDRO DI BATTISTA, BEPPE GRILLO, MATTEO SALVINI E IL GRILLINO CARLO SIBILIA
F.S. per “il Corriere della Sera”
Aveva scritto un post su Facebook contro il presidente Sergio Mattarella in cui lo attaccava, era il 23 maggio scorso, per non aver varato il governo. E per questo è accusato di aver violato l' articolo 378 che punisce chi compie «offese al prestigio e all' onore del capo dello Stato».
Adesso per Vittorio Di Battista, padre del noto «Dibba» del Movimento 5 Stelle è arrivata l' autorizzazione a procedere firmata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Non è l' unico. Il Guardasigilli ha concesso il via libera anche alle indagini per vilipendio contro Matteo Salvini e contro Beppe Grillo.
Bonafede si affida a un post su Facebook: «Oggi ho firmato 9 richieste di autorizzazioni a procedere. Diverse procure italiane, infatti, hanno chiesto al Guardasigilli di poter avviare alcuni procedimenti per i reati di vilipendio. Erano fascicoli che stavano lì da tanto, alcuni erano sulla scrivania del ministro dal 2014.
La legge infatti prevede che il ministro della Giustizia dia la sua autorizzazione per questo tipo di reati. Ritengo che, poiché tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, nessuno deve godere di privilegi. Quindi ho deciso di concedere l' autorizzazione a procedere per tutti i casi pendenti. La coerenza è un valore che va coltivato prima di tutto nelle istituzioni».
E ancora: «Per evitare ogni forma di strumentalizzazione o illazione, vi comunico che fra le persone per cui ho firmato l'autorizzazione a procedere, per presunte offese al capo dello Stato, ci sono: il "padre fondatore" e garante del Movimento, Beppe Grillo, il mio collega e amico, Carlo Sibilia, il padre del mio amico fraterno Alessandro Di Battista e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, accusato invece di vilipendio delle istituzioni costituzionali».
La scorsa estate era stato il procuratore di Torino Armando Spataro, a chiedere formalmente al ministro Bonafede «di pronunciarsi sulla richiesta, inoltrata nel 2016, contro l' allora leader leghista Salvini per vilipendio all' ordine giudiziario. Il 14 febbraio del 2016, durante un comizio a Collegno, l' attuale ministro dell' Interno aveva infatti parlato di «magistratura schifezza».
Fonte: qui
LEGGETE COSA SCRIVE GRILLO SUL SUO BLOG A PROPOSITO DELL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONCESSA DAL MINISTRO GRILLINO BONAFEDE RELATIVAMENTE ALLE ACCUSE AL COMICO DI VILIPENDIO ALL'EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NAPOLITANO
Beppe Grillo per http://www.beppegrillo.it
La borsa ha avuto un piccolo rimbalzino, mi addormento presto. Devo aver sovrastimato qualche deflattore, sogno di precipitare al suolo. Sono per terra, dolorante, dal buio spunta Bonafede che mi tende la mano per aiutarmi a tornare in piedi, esattamente come sogno per l’Italia! Lui mi tira su con una forza inaspettata, sono in piedi, un lieve capogiro mentre il ministro mi da piccole pacche per spolverarmi. Mi fissa con quel sorriso quasi ingenuo: “Grande Beppe! Al ministero abbiamo dato un’occhiata alle richieste di autorizzazione a procedere giacenti…”
Ah, interessante… ma perchè lo starà dicendo proprio a me? “C’era anche il tuo nome, Grillo Giuseppe, nel 2014 ti hanno denunciato perchè hai detto: Napolitano non deve dimettersi, deve costituirsi. Reato di vilipendio“. Riprende quel senso di fastidio allo stomaco che mi tiene sveglio tutte le notti, tranne questa. “Ho concesso l’autorizzazione, mi sembrava corretto, perchè il MoVimento è diverso, in tutto. E mi sembrava corretto dirtelo…” Ma che cosa sta dicendo? Apro gli occhi, ancora a terra e con il telefono in mano, l’Elevato sogna la realtà.
Fonte: qui
L'Ex LEADER, GRILLO, ORMAI NON TOCCA PALLA, PER DI MAIO E CASALEGGIO JR È' DIVENTATO INVISIBILE E PURE UNA SCOCCIATURA.
LUIGINO DECIDE TUTTO CON I SUOI CERCHIETTI MAGICI, MENTRE IL GIOVANE GURU SI È PRESO IL SIMBOLO DEL M5S ED È CONVINTO DI AVER EREDITATO, OLTRE ALLA SOCIETÀ, PURE IL CARISMA DEL PADRE
QUESTO WEEKEND VERTICE DI MAIO-SPADAFORA-CARELLI SULLA RAI. E SUL CASO BONAFEDE…
DA GRILLO A MOSCERINO: IL LEADER NON TOCCA PALLA, ORMAI GELO CON CASALEGGIO E DI MAIO
DAGONEWS- Il povero Beppe Grillo è delusissimo da Di Maio e Casaleggio. Ma non dalla formazione del governo: è da quando Luigino è diventato capo politico del M5S che tra loro il rapporto si è freddato, le telefonate si sono diradate, i contatti diretti ridotti al minimo indispensabile. Invece il giovane Davide si atteggia a padre nobile del Movimento, pensando di poter ereditare, oltre alle quote della Casaleggio Associati, anche il carisma paterno.
Non è un caso se il guru junior si è preso il simbolo del M5S, l'asset più prezioso, cosa che ha marginalizzato ancora di più il comico genovese. Anche sulla Rai, che Beppe conosce bene e su cui avrebbe potuto dare consigli, non ha toccato palla (e anche il suo vecchio amico Carlo Freccero non avrà il ruolo 'pesante' che sperava). Le decisioni finali per il M5s le prenderanno questo weekend Di Maio Spadafora e Carelli in un vertice dedicato alla tv pubblica.
Stessa sorte per la parte economica: sono Spadafora e Buffagni ad aver imposto alla Cdp la partecipazione all'aumento di capitale di Trevi, società in cui la Cassa ha già perso un bel po' di soldi…
SOGNI D' ORO
Mattia Feltri per “la Stampa”
«Sogno la realtà, voglio svegliarmi», scrive il povero Beppe Grillo. In effetti gliene è capitata una grossa: il guardasigilli Alfonso Bonafede, grillino (guarda che scherzi fanno gli aggettivi), lo ha mandato a processo per vilipendio del presidente della Repubblica. Quattro anni fa, Grillo suggerì a Giorgio Napolitano di non dimettersi ma di costituirsi.
Vilipendio. Alla sbarra anche il papà di Alessandro Di Battista, poiché ricordò che il Quirinale poteva fare la fine della Bastiglia. Vilipendio. E pure Carlo Sibilia, altro cinquestelle, per aver definito il capo dello Stato il boss di Riina e Bagarella. Vilipendio. E succede nel giorno in cui, sperando di scampare alla cella, Umberto Bossi chiede l' affidamento ai servizi sociali dopo essere stato condannato allo sproposito di un anno e mezzo, il prezzo di un terùn rivolto al solito Napolitano. Vilipendio.
«Sogno la realtà, voglio svegliarmi», rantola Grillo, che da tempo contesta un reato dal gusto medievale e introdotto dal fascismo, quando basterebbero le qualificazioni di diffamazione e ingiuria. Non è l' unico a pensarla così: il predecessore di Bonafede, il dem Andrea Orlando, non mandò avanti la pratica. Molti ministri hanno usato prudenza, anche per scansare le implicazioni politiche di una scelta puramente giudiziaria.
E invece arriva Bonafede e firma. Noi non guardiamo in faccia a nessuno, ha spiegato a petto in fuori, felice di incarnare lo Stato etico in cui persino le spese al supermercato sono morali o immorali per deliberazione ministeriale. È la tua lezione, caro Beppe, e l' hanno mandata a memoria. Sogni d' oro a te e a tutti noi.
IL GIALLO DI BONAFEDE E GRILLO SUL LEADER SOTTO INCHIESTA
Pasquale Napolitano per “il Giornale”
Uno vale uno è il principio sui cui è nato il Movimento 5 Stelle. Tranne quando si tratta di Beppe Grillo. Per il fondatore del M5s, uno strappo alla regola è concesso. Si può (si deve) imboccare una corsia preferenziale. Un pizzino che lo avvisi, prima della notifica, dell' avvio del procedimento per il reato di vilipendio.
E il pizzino è arrivato dal suo allievo politico, Alfonso Bonafede, svezzato dal nuovo capo politico Luigi di Maio e piazzato alla guida del ministero della Giustizia nel governo pentaleghista.
Ieri, il Guardasigilli ha firmato 9 autorizzazioni a procedere per il reato di vilipendio, si tratta di tutte presunte offese al Capo dello Stato o alle istituzioni costituzionali.
Nelle lista ci sono almeno tre persone legate a Bonafede: Beppe Grillo, Carlo Sibilia, sottosegretario all' Interno in quota Cinque stelle e Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, ex parlamentare grillino. C' è anche il ministro dell' Interno Matteo Salvini. Il Guardasigilli ha rivendicato, dal profilo Facebook, di non aver fatto sconti ai colleghi del Movimento: «Non ho fatto alcuna distinzione e ho firmato tutte le richieste; mi chiedo come mai fossero state lasciate lì a prendere polvere oppure, come ho potuto constatare, lasciate a dormire in segreteria dopo che era stato negato il consenso. Il cambiamento passa anche da qui».
A rovinare i piani del ministro è arrivato Grillo, che 24 ore dopo l' annuncio dell' avvio del procedimento nei suoi confronti, ha svelato in un post sul proprio blog personale, di essere stato avvisato da Bonafede. Grillo, ovviamente, usa il proprio stile, tra l' ironico e il vero. Tra il sogno e la realtà. «Sono per terra, dolorante, dal buio spunta Bonafede che mi tende la mano per aiutarmi a tornare in piedi, esattamente come sogno per l' Italia.
Lui mi tira su con una forza inaspettata, sono in piedi, un lieve capogiro mentre il ministro mi da piccole pacche per spolverarmi», scrive il comico. «Mi fissa con quel sorriso quasi ingenuo: Grande Beppe. Al ministero abbiamo dato un' occhiata alle richieste di autorizzazione a procedere giacenti.... Ah, interessante ma perché lo starà dicendo proprio a me? C' era anche il tuo nome, Grillo Giuseppe, nel 2014 ti hanno denunciato perché hai detto: Napolitano non deve dimettersi, deve costituirsi. Reato di vilipendio.
Ho concesso l' autorizzazione», continua Grillo, rimarcando quanto annunciato dal Guardasigilli.
Grillo scherza. Ma chi può dire che non sia andata proprio così? Intanto, va rimarcato lo stile di Bonafede, diverso rispetto agli ex ministri della Giustizia, chiamati a firmare le autorizzazioni a procedere per vilipendio. Nessuno si è mai sognato di far annunci sui social o vendere un atto dovuto come un esempio di correttezza morale. In passato, Umberto Bossi è incappato nel reato di vilipendio: nel 2011, durante un comizio, definì l' ex capo dello Stato Giorgio Napolitano un terùn. Due giorni fa, è arrivata la condanna definitiva a un anno e 15 giorni di reclusione.
“BASTA, LASCIO I CINQUE STELLE. CASALEGGIO CONTROLLA TUTTO, CI CHIEDONO LE PASSWORD, ENTRANO NELLE NOSTRE VITE”: PARLA DANIELA AIUTO, EUROPARLAMENTARE CHE HA DECISO DI DIMETTERSI DAL MOVIMENTO
“DAVIDE È UNA PERSONA TOTALMENTE PRIVA DI EMPATIA. LA SUA RAPPRESENTANTE DELLA COMUNICAZIONE IN EUROPA È ARRIVATA A CONTESTARE ALLE DONNE COME…”
Da www.today.it
Coloro che sostengono esista un vero e proprio "sistema-Casaleggio" troveranno le conferme che cercavano nell'intervista in cui l'europarlamentare (ex) M5s Daniela Aiuto ha raccontato alla Stampa molti dettagli su come funziona il "partito" ora al governo. "Basta, lascio i Cinque Stelle. Casaleggio controlla tutto, ci chiedono le password dei social, entrano nelle nostre vite. Non è questo il Movimento in cui ho creduto" dice a Jacopo Iacoboni.
Aiuto si autosospese per un rimborso contestato e da allora non ha mai potuto difendersi: "Davide(Casaleggio, ndr) è una persona totalmente priva di empatia. La sua rappresentante della comunicazione in Europa è arrivata a contestare alle donne come si vestono o si truccano".
Non emerge un quadro sereno del M5s: "Gli eletti sono al servizio della comunicazione, e non il contrario. Comunicazione fatta di persone di solito provenienti dalla Casaleggio, o scelte lì. Queste persone sono diventate il gestore delle nostre esistenze, non della comunicazione soltanto. Entrano nelle nostre vite perché possono decidere il successo o l’affossamento mediatico del singolo eletto".
Di che cosa è "accusata"
Il Parlamento europeo ha aperto lo scorso anno un'inchiesta nei suoi confronti per alcune ricerche finanziate coi fondi europei e che sarebbero risultate copiate da Wikipedia ed altri siti online. La Aiuto si è dichiarata parte lesa e ha annunciato che intraprenderà vie legali nei confronti delle società a cui aveva commissionato le ricerche.
"Mi recai al cospetto di Davide Casaleggio. Gli spiegai che ero la vittima, e che ero pronta a produrre tutte le evidenze che lo dimostravano. Ero disposta anche a rifondere il Parlamento (come ho fatto subito dopo), nonostante l'assenza di mie responsabilità dirette", rivela mettendo in evidenza "la sua totale mancanza di empatia" nei suoi confronti. "Tra l'altro in quel periodo attraversavo alcuni seri problemi familiari, - aggiunge - gliene parlai, in maniera confidenziale. Non ebbe alcuna reazione. Mi disse di autosospendermi perché lui doveva tutelare l'immagine del Movimento".
La Aiuto, poi, racconta varie altre pressioni ricevute in questi anni: "Con me sono arrivati a mettermi in pausa, come dicono loro, per due settimane per una foto uscita in un quotidiano locale accanto a una miss regionale. Una volta che mi autosospesi, mi fu persino imposto di togliermi una maglia con il simbolo del mio gruppo locale durante la marcia di Perugia per il reddito di cittadinanza".
"La Belotti (la responsabile della comunicazione del M5S a Bruxelles ndr) chiese a tutti gli eletti di consegnarle la password di accesso alle nostre pagine Facebook. Lei voleva avere il potere di cancellare qualunque post ritenesse poco opportuno. Io ovviamente non gliela diedi, ma tanti altri sì". Fonte: qui