La Consulta boccia l’attuale legge elettorale: incostituzionali liste bloccate e premi di maggioranza. Incertezza sulle conseguenze fino alle motivazioni
Il Porcellum è illegittimo, dice la Corte costituzionale.
Bocciato il premio di maggioranza, bocciate le liste bloccate.
Si ritorna al proporzionale con soglia di sbarramento.
05/12/2013
Ma non rivive il Mattarellum, come voleva un drappello di giudici costituzionali, perché la Consulta indica la necessità delle preferenze, non previste nel vecchio sistema.
Accoglie in toto il ricorso contro la legge elettorale del 2005, l’Alta Corte. Ma nella lunga camera di consiglio è battaglia. Perché dopo il voto unanime sull’ammissibilità del ricorso e poi sull’eliminazione del premio di maggioranza, sulla terza questione ci si spacca 7 a 8.
Sembra che i giudici più vicini alla sinistra, dal presidente Gaetano Silvestri a Sabino Cassese e Giuliano Amato ( di nomina presidenziale), allo stesso Sergio Mattarella (scelto dal parlamento e padre del sistema precedente), volessero che l’Alta Corte affermasse che abolite le liste bloccate ci fosse la «reviviscenza» del vecchio sistema.
Ma la manovra non sarebbe riuscita perché si sarebbero opposti lo stesso relatore Giuseppe Tesauro, il vicepresidente Sergio Mattarella, i giudici Paolo Maria Napolitano, Giuseppe Frigo e altri scelti da Cassazione e Consiglio di Stato.
La sentenza è una batosta pesante che colpisce il parlamento inefficiente, i partiti divisi e la Casta dei politici che non hanno finora trovato un accordo sulla riforma. La Consulta dà, in sostanza, tre settimane alle Camere per correre ai ripari: il tempo necessario di solito per il deposito delle motivazioni della sentenza, perché solo da quel momento ne decorreranno «gli effetti giuridici».
E agli occhi di tutti apparirebbe l’illegittimità dei mille eletti con un sistema incostituzionale.
Una lunga discussione in camera di consiglio, iniziata in mattinata e proseguita, dopo una breve pausa, nel pomeriggio fino a poco prima delle 18, porta la Consulta a una decisione dai pesanti effetti politici sulla composizione delle Camere, sull’entità della maggioranza e sullo stesso governo.
Un verdetto che per alcuni accorcia le prospettive di questa legislatura e avvicina un voto anticipato, per altri potrebbe congelare il quadro in attesa della riforma. Crea comunque instabilità e incertezza.
La Consulta dichiara l’illegittimità costituzionale delle norme sul premio di maggioranza, per Camera e Senato, attribuito alla lista o alla coalizione che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e non abbiano avuto almeno 340 seggi a Montecitorio e il 55 per cento dei seggi assegnati a ogni regione, a Palazzo Madama.
Contrarie alla Carta anche le norme sulle liste «bloccate»,perché non consentono all’elettore di dare una preferenza.
Nel comunicato stampa la Corte precisa che «nelle prossime settimane» si conosceranno le motivazioni del verdetto, che avrà solo allora i suoi effetti.
E sottolinea, per non dare l’impressione di un’usurpazione di poteri, un’ovvietà: «Resta fermo che il parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali ».
Fonte: qui
P.S. la sentenza 01/2014 della Consulta, clicca qui