9 dicembre forconi: 12/11/16

domenica 11 dicembre 2016

EGITTO - ESPLOSIONE VICINO ALLA CATTEDRALE COPTA AL CAIRO: ALMENO 20 MORTI E 35 FERITI

VENERDÌ, IN DUE ESPLOSIONI, UNA AL CAIRO E UN'ALTRA A NORD DELLA CAPITALE, AVEVANO PERSO LA VITA 6 AGENTI DI POLIZIA - VIDEO


È di almeno 20 morti e 35 feriti il bilancio dell'esplosione avvenuta oggi al Cairo in un edificio che fa parte del complesso della cattedrale copta di San Marco nel quartiere Al Abasiya. Lo riferiscono fonti della sicurezza egiziana. Al momento non c'è stata alcuna rivendicazione.

Gli agenti di polizia hanno creato un cordone di sicurezza intorno alla zona e che diverse ambulanze si sono arrivate sul posto.
CATTEDRALE COPTA CAIROCATTEDRALE COPTA CAIRO

Venerdì, in due esplosioni, una al Cairo e un'altra a nord della Capitale, avevano perso la vita sei agenti di polizia e altri sei erano rimasti feriti.

Fonte: qui

CAIRO ESPLOSIONECAIRO ESPLOSIONE

Mattarella convoca Gentiloni alle 12.30 al Quirinale

Ansa. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per le ore 12.30 di oggi, al Palazzo del Quirinale, l'onorevole Paolo Gentiloni. 
 "Il nostro Paese - ha evidenziato ieri il presidente Mattarella al termine delle consultazioni  - ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni. Vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti e scadenze interne, europee e internazionali".
LE POSIZIONI IN CAMPO
Pd, sostegno alla soluzione che individuerà il capo dello Stato - "Abbiamo registrato un larghissimo rifiuto da parte delle opposizioni a un governo di responsabilità nazionale e abbiamo assicurato al capo dello Stato tutto il sostegno del Pd alla soluzione della crisi che riterrà più opportuna". Lo afferma Luigi Zanda, capogruppo del Pd al termine delle consultazioni. "L'obiettivo è sempre quello di andare al voto in tempi il piu' rapidi possibili"
Fi, nuova legge elettorale e voto - "Abbiamo illustrato a Mattarella - ha detto il Cavaliere al termine del colloquio - quella che ci sembra l'unica strada possibile, l'approvazione in tempi rapidi di una nuova legge elettorale condivisa per poi consentire agli italiani di esprimersi con il voto". "Fi - ha detto ancora l'ex premier - non è disponibile a sostenere un governo di larga coalizione. Tocca al Pd esprimere e sostenere un governo per la parte restante della legislatura, che deve essere la piu' breve possibile". "Cogliamo l'occasione - ha concluso - per ribadire anche alla luce degli eventi di questi giorni la nostra considerazione per il senso di responsabilità istituzionale del presidente Mattarella e la fiducia nel suo ruolo di garante della vita democratica del Paese in questa fase delicata".
M5s, subito al voto - Sì alla mobilitazione in piazza. Sulla tempistica - se immediatamente dopo la formazione del nuovo governo o più tardi - la decisione verrà presa nelle prossime ore. E' questa, a quanto si apprende, la decisione, avallata dall'assemblea congiunta dei parlamentari M5S che registra la distanza, sebbene l'incontro sia stato "cordiale e positivo" con il presidente Mattarella. Alla riunione è emersa, in maniera "robusta" l'ipotesi dell'Aventino al momento del voto di fiducia al nuovo governo.

Porcellum fuori legge: il Parlamento è abusivo

La Consulta boccia l’attuale legge elettorale: incostituzionali liste bloccate e premi di maggioranza. Incertezza sulle conseguenze fino alle motivazioni
Il Porcellum è illegittimo, di­ce la Corte costituzionale.

Bocciato il premio di mag­gioranza, bocciate le liste bloc­cate.

Si ritorna al
 proporzionale con soglia di sbar­ramento.

05/12/2013

Ma non rivive il Mat­tarellum, come voleva un drap­pello di giudici costituzionali, perché la Consul­ta ­indica la neces­sità delle prefe­renze, non previ­st­e nel vecchio si­stema.

Accoglie in to­to il ricorso con­tr­o la legge eletto­rale del 2005, l’Al­ta Corte. Ma nel­la lunga camera di consiglio è bat­taglia. Perché do­po il voto unani­me sull’ammissi­bilità del ricorso e poi sull’elimi­nazione del pre­mio di maggio­ranza, sulla terza questione ci si spacca 7 a 8.

Sembra che i giudici più vici­ni alla sinistra, dal presidente Gaetano Silvestri a Sabino Cas­sese e Giuliano Amato ( di nomi­na presidenziale), allo stesso Sergio Mattarella (scelto dal parlamento e padre del siste­ma precedente), volessero che l’Alta Corte affermasse che abo­lite le liste bloccate ci fosse la «reviviscenza» del vecchio si­stema. 

Ma la manovra non sa­rebbe riuscita perché si sareb­bero opposti lo stesso relatore Giuseppe Tesauro, il vicepresi­dente Sergio Mattarella, i giudi­ci Paolo Maria Napolitano, Giu­seppe Frigo e altri scelti da Cas­sazione e Consiglio di Stato.


La sentenza è una batosta pe­sante che colpisce il parlamen­to inefficiente, i partiti divisi e la Casta dei politici che non han­no finora trovato un accordo sulla riforma. La Consulta dà, in sostanza, tre settimane alle Camere per correre ai ripari: il tempo necessario di solito per il deposito delle motivazioni del­la sentenza, perché solo da quel momento ne decorreran­no «gli effetti giuridici».

E agli occhi di tutti apparirebbe l’ille­gittimità dei mille eletti con un sistema incostituzionale.

Una lunga discussione in ca­mera di consiglio, iniziata in mattinata e proseguita, dopo una breve pausa, nel pomerig­gio fino a poco prima delle 18, porta la Consulta a una decisio­ne dai pesanti ef­fetti politici sul­la composizione delle Camere, sull’entità della maggioranza e sullo stesso governo.

Un verdetto che per alcuni ac­corcia le prospettive di questa legislatura e avvicina un voto anticipato, per altri potrebbe congelare il quadro in attesa della riforma. Crea comunque instabilità e incertezza.

La Consulta dichiara l’illegit­timità costituzionale delle nor­me sul premio di maggioranza, per Camera e Senato, attribuito alla lista o alla coalizione che ab­biano ottenuto il maggior nu­mero di voti e non abbiano avu­to almeno 340 seggi a Monteci­torio e il 55 per cento dei seggi assegnati a ogni regione, a Pa­lazzo Madama.

Contrarie alla Carta anche le norme sulle liste «bloccate»,perché non consen­ton­o all’elettore di dare una pre­ferenza.
Nel comunicato stampa la Corte precisa che «nelle prossi­me settimane» si conosceran­no le motivazioni del verdetto, che avrà solo allora i suoi effetti.

E sottolinea, per non dare l’im­pressione di un’usurpazione di poteri, un’ovvietà: «Resta fer­mo che il parlamento può sem­pre approvare nuove leggi elet­torali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei princi­pi costituzionali ».

Fonte: qui

P.S. la sentenza 01/2014 della Consulta, clicca qui