9 dicembre forconi: 11/08/18

giovedì 8 novembre 2018

SE LO ''SPAZZA-CORROTTI'' DIVENTA LA ''SALVA-CASALEGGIO''


A DENUNCIARLO SONO GLI EX GRILLINI BIONDO E CANESTRARI, CHE CONOSCONO BENE IL SISTEMA A 5 STELLE: ''SONO EQUIPARATE AI PARTITI E MOVIMENTI POLITICI LE FONDAZIONI, LE ASSOCIAZIONI E I COMITATI…CHE ABBIANO COME SCOPO SOCIALE L’ELABORAZIONE DI POLITICHE PUBBLICHE''. 

COSÌ LA LEGGE DÀ DIGNITÀ POLITICA A ROUSSEAU, CHE INCASSERÀ 6 MILIONI DI EURO DALLE 'DONAZIONI OBBLIGATORIE' DEI PARLAMENTARI

COSÌ LO “SPAZZA CORROTTI” SALVA ROUSSEAU E BLINDA CASALEGGIO
Giovanni Drogo per www.nextquotidiano.it
   
davide casaleggio luigi di maio marcello minennaDAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO MARCELLO MINENNA
Il Decreto legge Bonafede recante “misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici” è noto ai più come legge Spazza Corrotti o Decreto anticorruzione ma contiene anche norme che riguardano il finanziamento ai partiti. Norme che come scrivono Nicola Biondo su Medium e Gianluca De Filio su la Costituzione.info sono semplicemente inapplicabili. Ma c’è di più: come ha osservato Marco Canestrari (autore di “Supernova” assieme a Biondo) è una legge “salva Casaleggio”.

Dallo spazza-corrotti al salva-Casaleggio
Ma andiamo con ordine. Gli articoli da 7 a 11 del decreto legge che attualmente è all’esame del Parlamento vanno a toccare una materia delicata e più volte rimaneggiata nel corso degli anni, quella del sistema con cui i partiti politici finanziano la propria attività. Lo fa però in maniera molto vaga che renderà molto difficile l’applicazione delle norme.

DAVIDE CASALEGGIO E ROBERTO FICODAVIDE CASALEGGIO E ROBERTO FICO
Ad esempio all’articolo 7 prevede che entro venti giorni dalla data delle elezioni (di qualsiasi livello) i partiti debbano pubblicare sul proprio sito Internet «il curriculum vitae dei loro candidati e il relativo certificato penale rilasciato dal casellario giudiziario» pubblicazione per la quale «non è richiesto il consenso espresso degli interessati». Una prescrizione quest’ultima che lascia molti dubbi riguardo la tutela della privacy (del resto c’è una ragione per cui il casellario giudiziale non è consultabile immediatamente online).

Ma è l’articolo 9 quello che riguarda – secondo Canestrari e Biondo – più o meno implicitamente il rapporto tra MoVimento 5 Stelle e Davide Casaleggio, figlio del fondatore del MoVimento che ha ereditato il potere del padre sul partito. La situazione attuale, per chi si fosse perso le puntate precedenti, è che c’è un partito politico (il M5S) controllato da un’associazione privata (l’Associazione Rousseau, di cui sono soci Davide Casaleggio e Massimo Bugani, dell’ufficio stampa del premier) che formalmente non ha alcun ruolo all’interno del M5S.
davide casaleggioDAVIDE CASALEGGIO

In base al Regolamento dei gruppi parlamentari del M5S ogni parlamentare pentastellato è tenuto a versare 300 euro al mese nelle casse di Rousseau che così nell’arco di una legislatura dai 346 parlamentari del MoVimento incasserà 6 milioni di euro.

Come il DDL Bonafede blinda il potere di Casaleggio sul M5S
Dov’è che il decreto anticorruzione voluto dal ministro Alfonso Bonafede va a salvare Rousseau e Casaleggio? Il primo comma dell’articolo 9 stabilisce che «sono equiparate ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero che abbiano come scopo sociale l’elaborazione di politiche pubbliche». In questo modo la legge dà dignità politica a Rousseau, un’associazione calata dall’alto dall’ultima revisione dello Statuto che avrebbe dovuto semplicemente amministrare la gestione del “sistema operativo” del M5S.

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO SE LA RIDONO

Più avanti, al comma 2 dell’articolo 9  «un partito o movimento politico può essere collegato ad una sola fondazione o  ad una associazione o ad un comitato». Insomma il MoVimento 5 Stelle, attualmente l’unico partito collegato ad un’associazione privata, potrà essere collegato solo a Rousseau e non ad altre associazione. Chiunque all’interno del M5S abbia intenzione di creare nuove associazioni per fare “concorrenza” a quella del figlio – non eletto – di Gianroberto Casaleggio si deve mettere il cuore in pace. Ci potrà essereper leggesolo Rousseau, e così il ruolo di Davide Casaleggio all’interno del M5S è garantito.

C’è infine la parte che Canestrari ritiene serva a “blindare” ulteriormente Casaleggio: «i partiti o movimenti politici e le fondazioni, associazioni o comitati ad essi collegati devono garantire la separazione e la reciproca indipendenza tra le strutture direttive». In questo modo si stabilisce in maniera precisa che Casaleggio tramite Rousseau ha il diritto di governare il M5S pur mantenendo l’indipendenza dal partito, ovvero Casaleggio rimarrà lì dov’è e finché i soci non decideranno di estrometterlo non c’è modo per cambiare le cose. Questo significa che il gruppo dirigente del MoVimento 5 Stelle – che non fa parte di Rousseau – non ha alcun potere sull’associazione che controlla il partito.
BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIOBEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO



DIETRO LA GUERRA M5S ALLA LEGA SPUNTA LA "SALVA-CASALEGGIO"
Luca Romano per www.ilgiornale.it

Il ddl anticorruzione fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle potrebbe nascondere un lato finora sconosciuto.

Un piccolo cavillo che di fatto renderebbe fondamentale l'approvazione del provvedimento per la stessa sopravvivenza del Movimento. A segnalare cosa c'è scritto oltre le righe del testo è stato l'ex capo della comunicazione grillina, Davide canestrari. Nel cavillo scovato dall'ex grillino c'è una sorta di "salva Casaleggio". Infatti la nuova norma prevede che i partiti siano legati ad "una sola associazione". E guarda caso è il punto che più interessa ai Cinque Stelle. 

Perché? 

Rosseau finora è solo una associazione di carattere privato che offre dei servizi al Movimento.
rousseauROUSSEAU

Col nuovo ddl potrebbe essere riconosciuto il legame tra Rosseau e lo stesso Movimento: Casaleggio diventerebbe il vero dominus di tutto il sistema pentastellato. Ma non finisce qui. Come segnala Canestrari, c'è un altro passaggio che potrebbe faviorire la Rosseau di Casaleggio: "Sono equiparate ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero che abbiano come scopo sociale l’elaborazione di politiche pubbliche". E anche qui l'associazione Rosseau farebbe un salto di qualità giuridico. Tutte coincidenze, ma pare proprio che questo testo parli direttamente al guru di Rosseau e risolva tutti i problemi sospesi della associazione.
PIATTAFORMA ROUSSEAUPIATTAFORMA ROUSSEAU

Con il cavillo scovato da Canestrari verrebbe sancita l'unione tra M5s e Casaleggio e di fatto il garante si metterebbe al riparo da scalate esterne che potrebbero detronizzarlo dal controllo (assoluto) del Movimento.

Fonte: qui

LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA, CHE SPINGE L’ITALIA A RECUPERARE L’ICI DALLA CHIESA, RIMETTE IN BALLO UN TESORETTO CHE VA DA 1,5 A 5 MILIARDI DI EURO



L'ASSOCIAZIONE DEI COMUNI: “NON BASTA IL VERDETTO PER PERMETTERE AI COMUNI DI RIAVERE IL GETTITO MANCATO. NON POSSIAMO PROCEDERE OLTRE 5 ANNI A RITROSO…” 

E’ TECNICAMENTE COMPLICATO RECUPERARE SOMME CHE SI RIFERISCONO A 6-12 ANNI FA

Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEACORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Si riapre il caso dell'Ici sugli immobili della Chiesa e degli enti non profit utilizzati a fini commerciali. La Corte di giustizia europea ha infatti pronunciato una sentenza che annulla la decisione con cui la Commissione Ue ha rinunciato al recupero di aiuti illegali concessi dall'Italia sotto forma di esenzione dall'imposta comunale sugli immobili.

La pronuncia riguarda immobili sia di proprietà di enti religiosi sia di enti e associazioni non profit, anche laici, utilizzati per attività commerciali (scuole, ostelli, case di cura, impianti sportivi, eccetera). Non esistono stime univoche sul mancato gettito che dovrebbe essere recuperato: si va da 1,5 a 4 miliardi.

il palazzo della commissione europea a bruxellesIL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUXELLES
Dopo la sentenza la stessa Commissione dovrà definire con lo Stato italiano le modalità di recupero dell' Ici, dal 2006 al 2012, anno in cui l' Ici fu sostituita dall' Imu. E se l' Italia non ottemperasse, potrebbe essere deferita alla stessa Corte Ue. Ma per ora le prime reazioni sono caute, sia a Bruxelles sia a Roma.

La Commissione dice che «studierà attentamente» la sentenza. Secondo l'Anci, associazione dei comuni italiani, la pronuncia, come spiega Guido Castelli, delegato per il Fisco locale, «non consente direttamente ai comuni di recuperare gettito Ici, anche perché non si può procedere oltre 5 anni a ritroso». Ci vorrebbe una legge.

Ma appare tecnicamente complicato recuperare somme che si riferiscono a 6-12 anni fa. Al ministero dell' Economia confermano le difficoltà dell' operazione, che già fu ritenuta impraticabile nel 2012, ma sono consapevoli che ora c' è una sentenza con cui fare i conti. Il partito Radicale, che ha sostenuto i ricorsi alla giustizia Ue, annuncia «un altro ricorso per il recupero dell' Ici dal 1992», per una somma che potrebbe arrivare a 13-14 miliardi, sostengono.

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEACORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
La vecchia Ici, istituita appunto nel 1992, esentava gli immobili degli enti religiosi e non profit anche se usati per fini di lucro. Nel 2012 la Commissione Ue, pur dichiarando che questa norma costituiva un aiuto di Stato, non ne aveva tuttavia ordinato il recupero, ritenendolo «assolutamente impossibile». Contro questa decisione si sono rivolti alla giustizia europea una scuola elementare Montessori e il proprietario di un bed & breakfast, lamentando che una scuola e un albergo che operavano nelle loro stesse zone, non pagando l'Ici in quanto di enti religiosi, erano in una situazione di vantaggio concorrenziale.

LOGO ANCILOGO ANCI
Il Tribunale Ue aveva, nel 2016, giudicato infondato il ricorso. Ma in appello la Corte ha dato ragione ai ricorrenti. Il recupero di un aiuto illegale «è la logica e normale conseguenza dell' accertamento della sua illegalità», spiega la sentenza. Ed esso può essere ritenuto «impossibile da realizzare unicamente quando la Commissione accerti, dopo un esame minuzioso», che esistono le «difficoltà addotte dallo Stato membro interessato» e che non ci siano «modalità alternative di recupero».

Entrambe queste condizioni, nel caso in esame, non sono soddisfatte, secondo la Corte. E quindi la decisione della Commissione di non recuperare l' esenzione Ici viene annullata. Non si configura invece l' aiuto di Stato, dice la sentenza, per l' Imu, perché in questo caso l' esenzione dall' imposta riguarda solo i luoghi di culto.
A questo punto, forse, l' unico spiraglio per riscuotere qualcosa della vecchia esenzione Ici di cui hanno goduto non solo la Chiesa ma molti enti e associazioni non profit, è lavorare su quelle «modalità alternative di recupero» cui fa cenno la sentenza. Ma non è il caso di farsi grandi illusioni.

Fonte: qui

IL VATICANO POSSIEDE IL 20% DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ITALIANO: DIFFICILE CENSIRE IMMOBILI CON PROPRIETÀ E FUNZIONI DIFFERENTI, FIGURARSI SUL LORO VALORE -

UN ANDAZZO CHE HA PRODOTTO UN’EVASIONE FISCALE DA 5 MILIARDI DI EURO: ORA TOCCA ALLA COMMISSIONE EUROPEA INSIEME AL GOVERNO VALUTARE COME RECUPERARE LE TASSE MAI PAGATE DALLA CHIESA 

Michele Di Branco per “il Messaggero”

papa francescoPAPA FRANCESCO
Per dare un'idea di un impero sul quale non tramonta mai il sole, la Chiesa sarebbe proprietaria, nei cinque continenti del pianeta, di circa un milione di immobili per un valore complessivo, comprese le rendite, di 2 mila miliardi. Ma quello che più colpisce, soprattutto se rapportato alla questione tasse mai risolta e risollevata in queste ore dall'Europa, è che il 20% del patrimonio immobiliare italiano sarebbe in mano al Vaticano.

Su questa stima convergono tutte le maggiori società del settore che attribuiscono agli eredi di Pietro la titolarità di 120 mila immobili. Nel mazzo figurerebbero 9 mila scuole, 26 mila tra chiese, oratori, conventi, campi sportivi e negozi e 5 mila tra cliniche, ospedali e strutture sanitarie e di vario genere.

barboni in vaticano 9BARBONI IN VATICANO
Più difficile capire quanti siano gli hotel, i residence e le strutture ricettive in genere, perché per la maggior parte sono di proprietà di ordini di frati e suore, e non delle diocesi. Il sito Ospitalità religiosa ha censito 4.387 strutture per oltre 120 mila posti letto. Solo a Roma, dove ovviamente c'è il cuore pulsante delle attività, sono 2 mila gli enti religiosi e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati, suddivisi tra città e provincia. Difficile anche stabilire con precisione quanti non abbiano fini di lucro: sicuramente le chiese o gli stabili che sono adibiti ad attività caritative.

vista panoramica della cupola di san pietro dalla terrazza dell atlante star hotelVISTA PANORAMICA DELLA CUPOLA DI SAN PIETRO DALLA TERRAZZA DELL ATLANTE STAR HOTEL
Per il resto il confine è sempre stato labile, anche se oggi la Cei, nel commentare la notizia arrivata da Strasburgo, ha ribadito che le attività remunerative devono pagare le tasse sempre, «senza eccezione e senza sconti».

A conti fatti, in Italia (dove Lombardia e Veneto contribuiscono più che altre Regioni), si parla comunque di un patrimonio stimabile intorno a 5 miliardi di euro. Ma in molti ipotizzano che il valore sia molto più robusto. La difficoltà dei calcoli è anche legata al fatto che il patrimonio, oltre ad essere parcellizzato, è in continua evoluzione con acquisti e vendite che, anche se non ai ritmi del mercato immobiliare complessivo, comunque si verificano.
piazza san pietroPIAZZA SAN PIETRO

Se non c'è un database ufficiale che censisca immobili di proprietà e funzioni differenti (a volte non esiste una banca dati neanche a livello di singole diocesi), tanto meno c'è una stima ufficiale sul valore.

LA GESTIONE
Ad ogni modo per gestire questa enorme ricchezza, alla quale ha dato un impulso fondamentale il Giubileo del 2000, la Chiesa si affida a tre enti. Il più importante è l'Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica), che gestisce appartamenti e terreni. Poi c'è Propaganda Fide, che opera nella Capitale amministrando residenze in sessanta palazzi in alcuni dei luoghi più prestigiosi di Roma. Infine c'è il Governatorato della Città del Vaticano.
UN PALAZZO DI PROPAGANDA FIDE IN PIAZZA DI SPAGNAUN PALAZZO DI PROPAGANDA FIDE IN PIAZZA DI SPAGNA

Ma in questo caso non ci sono discussioni in quanto gestisce immobili fuori dalla giurisdizione italiana e, dunque, al riparo da qualsiasi pretesa impositiva da parte dell'Italia. Chi invece le tasse dovrebbe regolarmente pagarle all'Agenzia delle Entrate e invece in molti casi non lo fa sono le circa 300 strutture ricettive di proprietà della Chiesa. «Se un convento religioso lavora come un albergo, paghi l'Imu» tuonò a questo proposito Papa Francesco nel 2015 suscitando enorme clamore e aprendo uno squarcio sulla reticenza di alcune strutture.

papa francescoPAPA FRANCESCO



Un andazzo che ha prodotto un'evasione fiscale da 5 miliardi di euro. Come recuperare questi soldi? Spetterà ora alla Commissione europea, e in particolare alla commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager valutare, insieme al governo Conte, le modalità di recupero delle imposte non riscosse dal 2006, anno in cui è entrata in vigore l'esenzione anche per le attività di natura commerciale, fino al 2012, anno di entrata in vigore dell'Imu. Lo Stato dovrà quindi attivarsi con i Comuni per stabilire l'entità degli importi.

Fonte: qui

LA SLOVENIA SCHIERA LA POLIZIA AL CONFINE CON LA CROAZIA: PISTOLE SPIANATE A CHI PROVA A ENTRARE (ANCHE AI BAMBINI), I MIGRANTI VENGONO BLOCCATI E RIPORTATI INDIETRO



Bartolo Dall’Orto per www.ilgiornale.it

la slovenia rispedisce in croazia i migranti 5LA SLOVENIA RISPEDISCE IN CROAZIA I MIGRANTI 
La Slovenia non vuol sentir parlare di aprire i suoi confini ai migranti. E così, lungo il filo spinato che divide il Paese dalla Croazia, sono gli agenti di polizia a rispedire indietro chi prova a varcare le frontiere. Notizia che ha acceso un nuovo faro sulla gestione dei flussi migratori in Europa, dove tutti gli Stati sembrano agire secondo le proprie convenienze.

Basti pensare alla Francia. Macron, come più volte spiegato su queste pagine, ha chiuso i confini con l'Italia sospendendo Schengen e senza molti complimenti riporta indietro gli immigrati che provano a varcare la frontiera. Le accuse di Salvini, i dossier delle Ong che operano a Ventimiglia e il caso dello sconfinamento a Claviere sono solo alcuni degli atti di uno scontro a viso aperto tra Roma e Parigi.
la slovenia rispedisce in croazia i migranti 6LA SLOVENIA RISPEDISCE IN CROAZIA I MIGRANTI 

Ma la questione investe anche altri Stati. L'Austria, per esempio, vive lo stesso problema. E la Germania vorrebbe rimandare nel Belpaese i migranti cosiddetti "dublinanti", ovvero quelli arrivati a Berlino dopo essere sbarcati (e identificati) in Italia.

Lo scontro tra Paesi si ripete anche al confine tra Slovenia e Croazia. A far esplodere la polemica è stato il quotidiano Dnevnik di Lubiana che ha portato alla luce una circolare interna della polizia che invita gli agenti a respingere i migranti in Croazia. Senza tante scuse. "Una troupe della Tv di Stato - scrive infatti La Stampa - ha filmato una pattuglia di agenti che bloccava a pistole spianate un gruppo di immigrati tra cui c' erano anche dei bambini".
la slovenia rispedisce in croazia i migranti 4LA SLOVENIA RISPEDISCE IN CROAZIA I MIGRANTI 

Dal governo sono arrivate spiegazioni ("è la prassi"), ma lo scontro politico continua. Tanto che alcuni mettono in dubbio la legittimità di un accordo tra Lubiana e Zagabria secondo cui gli immigrati bloccati al confine, anche in territorio sloveno, debbano essere restituiti alla Croazia. E qui essere sottoposti a tutte le procedure per la richiesta di asilo. 

la slovenia rispedisce in croazia i migranti 3LA SLOVENIA RISPEDISCE IN CROAZIA I MIGRANTI 




Il motivo? Nell'accordo si legge che i poliziotti al confine "fermano le persone che sono entrate illegalmente in Slovenia e procedono alla loro identificazione. Lo svolgimento di tutte le altre procedure (quindi anche la richiesta di asilo, ndr) è a carico degli organismi del Paese dove i rifugiati sono stati bloccati".

la slovenia rispedisce in croazia i migranti 2LA SLOVENIA RISPEDISCE IN CROAZIA I MIGRANTI 



Intanto però i controlli alle frontiere continuano. Tanto che le pattuglie miste di agenti di Lubiana e Zagabria nel 2018 hanno messo a punto ben 635 missioni (metà in Croazia e metà in Slovenia). Non sono poche, anche se non è chiaro quanti siano stati i migranti fermati e riportati indietro.

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LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI - CON PRELIEVI, CANONI E COMMISSIONI IL CONTO CORRENTE RINCARA FINO AL 60%


CRESCONO LE VOCI DI COSTO: DAI VERSAMENTI IN FILIALE, AL RITIRO DI DENARO IN BANCHE DIVERSE DALLA PROPRIA

Sandra Riccio per “la Stampa”

soldi 1SOLDI 1
Quanto ci costa davvero il conto corrente? A fine anno arriverà a casa delle famiglie la lettera di rendiconto su costi e spese che hanno sostenuto, anche inconsapevolmente, per il proprio conto in banca durante l' intero anno. Molte famiglie riceveranno questa documentazione a inizio anno, in base alla periodicità stabilita in contratto. Quello che arriverà a casa è il dettaglio di tutti i costi legati al nostro conto corrente e ai tanti servizi collegati a questo. Le voci elencate sono quasi una ventina, dal canone annuo, ai prelievi, fino all' invio dell' estratto conto periodico.

soldiSOLDI
Non sempre quel che spendiamo complessivamente per il nostro conto è adeguato all'utilizzo che ne facciamo. In più, dallo scorso gennaio sono aumentate molte delle commissioni che la banca ci chiede per i servizi che ci offre ogni giorno. I tassi bassi, del resto, spingono gli istituti a puntare di più su questa fonte di entrate. I rincari hanno riguardato molte voci di costo e sono stati applicati sia dagli istituti tradizionali, vale a dire quelli con una fitta rete di sportelli sul territorio, sia dalle banche online.

Un recente studio di SosTariffe.it ha rilevato una tendenza all' aumento dei prezzi di diversi servizi accessori al conto corrente e delle operazioni in filiale, a partire da quest' anno. Nel complesso, i rincari arrivano anche al 60%. Aumenti di rilievo ci sono stati per i versamenti in filiale (+60%) e per i prelievi allo sportello (+48%) mentre quelli all' Atm di una banca diversa dalla propria sono saliti del 20% di media.

SPORTELLO BANCARIOSPORTELLO BANCARIO
Anche il canone annuo della carta di credito offerta dalle banche online è salito: il costo medio è passato da 12,22 euro a 12,88 euro con un +5,40% complessivo rispetto ai dati registrati nel gennaio scorso. Le banche tradizionali esaminate nello studio (17 in tutto) hanno invece portato questo costo da 37,50 euro di media a 39,87 euro (+6,30%).

Ma che domande si deve fare un correntista nel momento in cui riceva il rendiconto e la lista delle spese pagate? Innanzitutto occorre distinguere tra costi fissi e costi variabili. I primi ci sono sempre e non variano, perché non dipendono da quanto e da come si utilizza il conto.

I principali sono il canone annuo, i canoni legati a eventuali carte di pagamento, le imposte di bollo, le spese per l' invio delle comunicazioni al cliente. I costi variabili cambiano in base al tipo e al numero di operazioni che si fanno (ad esempio: prelievo di denaro con la carta di debito, incasso assegni). Dipendono da come il cliente utilizza il conto e dalle scelte commerciali della banca.
SPORTELLO BANCARIOSPORTELLO BANCARIO

Per offrire un utile parametro di valutazione dei costi, nel Foglio Informativo del conto corrente la banca deve fornire l' ISC, l'Indicatore Sintetico di Costo, che dà un' idea del costo complessivo del conto corrente in base alle spese e alle commissioni che possono essere addebitate al cliente nel corso dell'anno. L'ISC viene calcolato per uno o più «profili di operatività tipo», per esempio, i pensionati oppure i single.

«Monitorare con precisione il costo del conto corrente non sempre è semplice; non sempre la spesa finale risulta pari a quanto preventivato, sia perché il correntista potrebbe aver aumentato la propria operatività, sia perché la banca - previa comunicazione - potrebbe aver modificato le condizioni» spiega Lodovico Agnoli, responsabile new business di Facile.it. Il rendiconto diventa quindi uno strumento fondamentale per tenere sotto controllo la spesa.

«Nel documento vengono riassunti tutti i costi effettivamente sostenuti nel corso dell' anno, che possono essere così confrontati con facilità con il valore contenuto nell' ISC - dice l' esperto -. Qualora la spesa fosse superiore a quanto previsto, il consiglio è di valutare la possibilità di cambiare tipologia di conto e identificare, comparando le offerte di più istituti». La chiusura definitiva del conto è senza spese e senza penali.

Fonte: qui


INSTABILITÀ DEI MERCATI, MINACCE DI SANZIONI E INCUBO PATRIMONIALE: GLI ITALIANI PORTANO I SOLDI ALL’ESTERO 

LA NUOVA META PREFERITA È L’AUSTRIA, DOVE UN CONTO COSTA CIRCA 100 EURO ALL’ANNO 

IL VIAGGIO DI “QUARTA COLONNA” A SILLIAN (10 MINUTI DA BOLZANO): “LO STATO NON PUÒ TOCCARE QUESTI SOLDI. SE FANNO LA PATRIMONIALE…”

IL SERVIZIO DI QUARTA COLONNA SUI CONTI CORRENTI APERTI OLTRE CONFINE DAGLI ITALIANI



sillianSILLIAN
L'incertezza per il futuro, l'instabilità dei mercati e le minacce quotidiane di sanzioni da parte della Commissione europea sulla prossima legge di Stabilità italiana stanno spingendo migliaia di connazionali a portare il proprio denaro fuori dai confini. L'ultimo flusso salito alla ribalta è quello verso l'Austria, dove secondo gli operatori delle banche i soldi italiani sarebbero più al sicuro.

gli italiani che aprono conti correnti in austria 7GLI ITALIANI CHE APRONO CONTI CORRENTI IN AUSTRIA 







I giornalisti della trasmissione Quarta colonna su Rete4 hanno raccontato quel che sta succedendo in una banca di Sillian, a dieci minuti in macchina dalla provincia di Bolzano, dove molti risparmiatori italiani stanno aprendo nuovi conti correnti: "Le motivazioni che ci danno quando vengono qui ad aprire i conti - dice un bancario - sono la preoccupazione per il debito pubblico in aumento, il timore per la situazione bancaria italiana e l'incertezza sulle politiche economiche del Paese".

gli italiani che aprono conti correnti in austria 6GLI ITALIANI CHE APRONO CONTI CORRENTI IN AUSTRIA
La paura più diffusa è che il governo ceda alla tentazione di applicare una tassa patrimoniale che allunghi le mani direttamente nei conti. La convenienza di portare i risparmi all'estero poi sarebbe garantita: "Qui un conto costa circa 100 euro all'anno. Lo Stato italiano qui non può toccare questi soldi perché siamo sotto l'autorità austriaca". In caso di patrimoniale quindi: "nessuno potrebbe obbligare la banca a versare soldi all'Italia".

Fonte: qui



LA GUARDIA DI FINANZA PERQUISISCE LA SEDE MILANESE DELLA PRIVAT KREDIT BANK: INDAGATI 18 MANAGER DELL’ISTITUTO SVIZZERO PER RICICLAGGIO E FRODE

HANNO FATTO TRANSITARE 409 MILIONI DI EURO (APPARTENENTI A 198 CLIENTI) A LUGANO PER NASCONDERLI AL FISCO E FARLI RIEMERGERE CON LA “VOLUNTARY DISCLOSURE”

Stefano Elli per www.ilsole24ore.com

PRIVAT KREDIT BANKPRIVAT KREDIT BANK
Perquisizioni sono in corso presso la sede milanese della Privat Kredit Bank, istituto svizzero che controlla l’italiana Cassa Lombarda. Su disposizione della Procura della Repubblica di Milano i militari del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza milanese sono alla ricerca di carte, files e tabulati di corrispondenza elettronica inerenti ai rapporti intrattenuti nel corso di dieci anni dalla banca con la clientela italiana.

Sono 18 i manager indagati con l’ipotesi di reati di riciclaggio e frode fiscale. L’inchiesta è nata dalle verifiche su 198 clienti italiani che hanno portato un totale di 409 milioni di euro a Lugano per nasconderli al Fisco e poi li hanno fatti riemergere con la «voluntary disclosure».

L’acquisizione di documenti nasce da un'inchiesta, congiunta tra Guardia di Finanza e Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, coordinata dal pm Elio Ramondini ed è seguita in prima persona dal procuratore capo Francesco Greco.

caveau banca svizzeraCAVEAU BANCA SVIZZERA
L’attività investigativa di questa mattina trova il suo fondamento in un’analoga indagine aperta dalla procura di Milano (pm Gaetano Ruta) nel 2014 nei confronti del Credit Suisse, che aveva portato alla scoperta di una vera e propria centrale distributiva di polizze le cui tracce, da Milano, portavano attraverso la Svizzera direttamente alle Bermuda.

Una sorta di servizio “chiavi in mano” di esterovestizione di capitali a chiari fini di elusione ed evasione fiscale: un catalogo di strumenti finanziari e assicurativi costruiti ad hoc per la clientela più selezionata della blasonata banca elvetica.

Nel corso delle perquisizioni effettuate a suo tempo, nella memoria di uno dei pc in dotazione a un gestore della banca, era stata trovata una lista di circa 4mila clienti italiani che avevano aderito al piano di investimento nelle polizze Unit linked del Credit Suisse Life and Pension. L’inchiesta era sfociata poi in una lunga teoria di patteggiamenti e aveva portato al rientro di oltre cento milioni di euro nelle casse dell’erario.

CREDIT SUISSECREDIT SUISSE
L’operazione odierna nasce da un’ipotesi investigativa strettamente connessa alla precedente: se la prassi seguita dal Credit Suisse era tanto “consolidata” e la strada così battuta – è la tesi della Procura – è possibile, se non probabile, che anche altre banche estere presenti in Italia abbiano agito con modalità analoghe.

Così la Procura, forte della massa di dati affluiti alla chiusura della Voluntary disclosure (l’operazione di regolarizzazione di capitali conclusa nel 2017), ha stilato un elenco di oltre 230 banche estere autorizzate a operare in Italia che hanno aderito alla voluntary per conto della propria clientela.

Tra gli obiettivi dei militari c'è quello di verificare se, a ciascuna delle operazioni di voluntary portata a buon fine, effettivamente corrispondesse un reato fiscale e non (come già è stato accertato in due recenti e distinte inchieste chiuse dalla Procura di Bergamo) un reato di natura completamente differente.

CREDIT SUISSE BIGCREDIT SUISSE BIG
Ossia operazioni di maquillage finalizzate a imbellettare e rimpatriare capitali a suo tempo esportati in seguito a bancarotte fraudolente o altri reati in operazioni di riciclaggio, spacciandoli per “semplici” frutti di violazioni tributarie. Sotto osservazione degli investigatori, a quanto risulta al Sole24Ore, vi sarebbe anche un'altra modalità operativa su cui rintracciare eventuali responsabilità penali.

parmalat calisto tanziPARMALAT CALISTO TANZI


In gergo tecnico si chiama “Back to back”. Si tratta di una prassi bancaria già adottata ai tempi del caso Parmalat. Allora a metterla in pratica era stata proprio la Bank of America avente come controparte Fausto Tonna, direttore finanziario dell'azienda casearia di Calisto Tanzi. Come funziona il back to back?

La Banca internazionale concede a un imprenditore italiano (in Italia) una linea di credito o un affidamento di altra natura, trattenendo a garanzia risorse dell'imprenditore che già giacciono depositate presso le sue filiali all'estero. L'imprenditore ripaga il suo debito nel corso del tempo pagando gli interessi pattuiti. L'ipotesi è che lo faccia con risorse provento di reato. Incorrendo in questo modo in due distinti profili di violazione: le prima fiscale con il mancato pagamento delle ritenute d'acconto sugli interessi sborsati alla banca. La seconda, più grave, di potenziale riciclaggio.

Fonte: qui