9 dicembre forconi: 12/12/17

martedì 12 dicembre 2017

SCOPPIA UN IMPIANTO IN AUSTRIA, ITALIA AL GELO?

SOSPESE LE FORNITURE DI GAS ALLA PENISOLA E CALENDA DICHIARA LO STATO DI EMERGENZA 

IL PREZZO SCHIZZA IN SU’ DELL’87% 

L’INCENDIO HA COINVOLTO UN TERMINALE CHE SMISTA IL GAS VERSO L’ITALIA E LA CROAZIA


BaumgartenBAUMGARTEN
L'esplosione al terminal del gas di Baumgarten, nell'est dell'Austria, che ha provocato un morto e 18 ferirti secondo i soccorritori, ha causato l'interruzione delle consegne di gas verso l'Italia e la Croazia. Un portavoce dell'operatore del sito, Gas Connect Austria, una controllata al 51% del gruppo austriaco di energia OMV, ha detto che l'esplosione è stata seguita da un incendio che ha causato «danni significativi». Il sito, che è stato evacuato, è stato messo in «modalità sicura» e «sono possibili interruzioni delle consegne in Italia e in Croazia», ha affermato il portavoce Armin Teichert.

BaumgartenBAUMGARTEN
Secondo fonti di settore, le forniture di gas sono già state momentaneamente interrotte. Immediata la reazione del mercato. Il prezzo all’ingrosso del gas in Italia si è impennato dell’87% a 44,50 euro per megawattora.

GAS METANOGAS METANO






Il terminal di Baumgarten è uno dei principali hub del gas dell'Europa centrale per il gas che arriva dalla Russia e dalla Norvegia e serve anche parte dell'ovest del continente attraverso la Germania. Questo ultimo collegamento non è stato compromesso, ha assicurato Teichert. Con una capacità annua di 40 miliardi di metri cubi, questa infrastruttura tratta 6 milioni di metri cubi di gas all'ora in questo periodo dell'anno, secondo Gas Connect.

Fonte: qui

'SCAPPATE DALL'ITALIA, DOVE I POLITICI HANNO DISTRUTTO TRE GENERAZIONI DI GIOVANI'



IL RACCONTO DI BATTISTA LISERRE, PARTITO DA COSENZA PER UN DOTTORATO A MARSIGLIA E MAI PIÙ TORNATO 

''QUI MI HANNO MESSO A INSEGNARE A 28 ANNI, MENTRE IN ITALIA NESSUNO MI PRENDEVA SUL SERIO. I MIEI COETANEI, A CAUSA DI POLITICHE SBAGLIATE, NON SI MERITANO DI NON AVERE UN FUTURO. ANDARSENE È L'UNICA ARMA CHE ABBIAMO IN QUESTA GUERRA''

Elisa Murgese per www.ilfattoquotidiano.it

Finita l’università avevo due strade: restare in Italia a casa dei miei genitori, aspettando che qualche scuola del nord mi chiamasse per una supplenza, o tentare la mia chance all’estero”. 

Così, nel 2012, Battista Liserre è partito da Cosenza per fare un dottorato a Marsiglia e non è più tornato.
battista liserre 3eBATTISTA LISERRE 3E

Vista la situazione italiana non avevo molta fiducia. In Italia le poche borse per fare un dottorato sono destinate a figli, parenti e amici dei professori. E anche quando hai la fortuna di entrare nelle grazie di un docente lavori gratis o, con qualche borsa di studio, arrivi al massimo a 900 euro al mese”. 

Eppure, per ben due anni il 33enne calabrese ha lottato per non abbandonare la nostro penisola, partecipando a bandi di dottorato in tutta Italia. Peccato che la prima risposta è arrivata da un istituto francese, l’Università Aix-Marseille.


Un primo traguardo che gli ha aperto “possibilità inimmaginabili per il nostro paese”, come insegnare all’università ad appena 28 anni. “Quando ritornavo in Italia nessuno mi credeva, mi prendevano per pazzo, perché lì a 28 anni sei considerato ancora piccolo e impreparato per il mondo del lavoro”.

E mentre in Italia non credevano alla sua carriera francese, Battista preparava le mosse per il suo scacco matto visto che oggi è riuscito a diventare insegnante di civilizzazione italiana nel prestigioso campus dell’Essca (école de management) a Aix en Provence, oltre ad essere da ben quattro anni chargé de cours (ovvero professore a contratto) della stessa materia all’università di Aix-Marseille.

battista liserre 2BATTISTA LISERRE 2
Il paradosso è che mentre in Italia sotto i 30 anni ti considerano un ragazzino, qui in Francia molti miei colleghi trentenni lavorano già da sette anni ricoprendo ruoli di grande responsabilità”. Infatti Battista, appena arrivato in Francia, si sentiva addirittura a disagio di iniziare la sua carriera accademica a 28 anni compiuti. Un imbarazzo che mese dopo mese si è sciolto, fino ad permettergli di ricoprire l’ambita carica di docente.

La Francia, secondo Battista, “non è il mondo dei sogni ma un paese normale in cui lo stato aiuta davvero i suoi cittadini. Solo che, per come siamo trattati in Italia, a noi gli aiuti francesi sembrano del tutto innaturali”. 

Un esempio? 

I trasporti pubblici che, stando alla sua esperienza, funzionano benissimo e non sono quasi mai in ritardo. 

Oppure il riconoscimento della professione del docente, che lo porta a guadagnare il 35% in più dei suoi colleghi italiani.

“Sono finiti gli anni in cui per viaggiare o permettermi quello che desideravo dovevo passare per i miei genitori”. Inevitabile quindi per Battista vedere in un possibile ritorno in Italia un “fallimento”, a meno che questo non avvenga dopo la pensione. Tanto che, a 33 anni, l’insegnante francese d’adozione arriva a considerarsi “privilegiato” se pensa a molti suoi amici della sua età che “abitano ancora a casa con i loro genitori, avendo perso la speranza di trovare un lavoro”.

battista liserreBATTISTA LISERRE
Non è facile lasciare tutto e ricominciare. Purtroppo non abbiamo deciso noi di partire, ma è l’Italia a non fare nulla per trattenerci”. Un meccanismo ormai noto che porta i giovani a formarsi in Italia a non trovare un altrettanto valido collegamento tra università e mondo del lavoro. “Inoltre, la nostra è una protesta contro lo stato italiano, una specie di guerra culturale”, continua il 33enne. “Infatti, spero che grazie a noi che viviamo all’estero e rimpolpiamo le statistiche sui giovani che lasciano il nostro paese, i governi riflettano sulla drastica situazione d’invecchiamento della nostra penisola. Anche se non si fa nulla di concreto almeno si apre il dibattito”.

Italiani all’estero che non vogliono sentirsi dire che lasciano affondare la loro terra, sentendosi ambasciatori del proprio paese in terra straniera. “I miei coetanei, a causa di politiche sbagliate , non si meritano di non avere un futuro come ogni nostro concittadino europeo”. Il consiglio che dà a chi si sta affacciando sul mondo del lavoro? 
È triste dirlo ma scappate da una classe politica che sta uccidendo tre generazioni di giovani – che mai nessuno ridonerà al nostro paese – e andate all’estero a realizzare i vostri sogni. Andare a lavorare fuori dall’Italia è ormai l’unica strada percorribile”.

Fonte: qui

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE IMPIEGA, IN MEDIA, 3 MESI PER SALDARE UNA FATTURA: SIAMO TRA I PIU’ LENTI D’EUROPA (GRECIA ESCLUSA)

ITALIA DEFERITA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE 

IL COMUNE PIU’ LENTO E' SCICLI, IN SICILIA: LE IMPRESE RIMBORSATE DOPO DUE ANNI! 

Fabio De Ponte per “la Stampa”

pubblica amministrazionePUBBLICA AMMINISTRAZIONE
A pagare e morire c' è sempre tempo. Il detto viene preso alla lettera dallo Stato italiano. I tempi di pagamento della nostra Pubblica amministrazione sono i più lunghi d' Europa, insieme a quelli del Portogallo. Peggio di noi fa solo la Grecia, che però in questi anni ha avuto bisogno di due salvataggi finanziari e ha subito una crisi economica pesantissima. Se in Francia una fattura mediamente viene pagata in 57 giorni e in Spagna in 78, in Italia bisogna attenderne 95. Impietoso il confronto con i paesi più virtuosi: Germania 23 giorni, Regno unito 22, Finlandia 22.

ITALIA E LA CORTE UE

pubblica amministrazione societa pubblichePUBBLICA AMMINISTRAZIONE SOCIETA PUBBLICHE
La questione è sotto la lente di Bruxelles già da tempo. La prima lettera della Commissione Ue all' Italia sull' argomento risale al giugno 2014. All' epoca, secondo i dati in possesso di Bruxelles, la Pa italiana pagava a 170 giorni beni e servizi e addirittura a 210 i lavori pubblici. Da allora la situazione è significativamente migliorata, i tempi sono praticamente dimezzati grazie alla riforma della pubblica amministrazione.

Ma ancora non basta: secondo le norme Ue le amministrazioni pubbliche dovrebbero pagare a 30 giorni. E solo «in circostanze molto eccezionali» a 60. Il che avviene se la media Ue è di 43 giorni. Così nei giorni scorsi la Commissione ha rotto gli indugi e ha deferito l' Italia alla Corte di giustizia europea. Pur «riconoscendo gli sforzi fatti dal governo italiano», ha scritto, «più di tre anni dopo il lancio della procedura di infrazione, le autorità pubbliche italiane ancora impiegano mediamente circa 100 giorni per liquidare le proprie fatture, con picchi anche considerevolmente più alti».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONEPUBBLICA AMMINISTRAZIONE
LE LUMACHE

Il premio lumaca per l' ente più lento d' Italia (tra quelli che almeno li hanno dichiarati) va al Comune di Scicli, nel ragusano, che a pagare una fattura ci mette mediamente poco meno di due anni, 658 giorni. E questo non vale solo coi fornitori, ma persino con le famiglie. Sul sito del Comune, in un avviso del 10 agosto scorso, si legge che sono in pagamento i contributi per i libri di testo scolastici dell' anno 2014/15.

Ma Scicli è in buona compagnia. Seguono in classifica il Comune di Poggio Nativo (Rieti), con 508 giorni, quello di Torrebruna (Chieti) con 445, quello di Cerreto Sannita (Benevento) con 432. Sono 75 gli enti che dichiarano di pagare le fatture a oltre 200 giorni.

LA POLEMICA

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEACORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA
Ma il Tesoro non ci sta. Un deferimento, quello alla Corte Ue, «ingiustificato e penalizzante - scrive - in un contesto in cui le pubbliche amministrazioni stanno procedendo sistematicamente verso i tempi di pagamento previsti dalla normativa europea». E contesta i numeri, mettendo avanti quelli rilevati dalla Piattaforma per i crediti commerciali (Pcc). Si tratta di un sistema digitale al quale si è registrato la maggior parte degli enti, mettendo così in condizione via Venti Settembre di tenere la situazione sotto controllo.

I NUMERI DEL MEF

il palazzo della commissione europea a bruxellesIL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUXELLES
Nell' anno 2016 sono state registrate oltre 27 milioni di fatture - scrive il Mef - per un importo totale pari a circa 138 miliardi di euro. In base alle informazioni fornite dagli enti, la piattaforma ha rilevato pagamenti relativi a circa 18,6 milioni di fatture, per un importo pari a 118,1 miliardi di euro, che corrisponde all' 85% del totale ricevuto. I tempi medi di pagamento sono pari a 60 giorni, a 13 quelli di ritardo.

Ritardo, segnala il Mef, in diminuzione del 50% rispetto al 2015. Numeri da prendere con cautela, segnala però lo stesso ministero sul proprio sito, in un aggiornamento del 25 settembre, spiegando che «il tempo medio di pagamento effettivo del totale delle fatture è con ogni probabilità più lungo di quello registrato tra gli enti che comunicano i dati». Il ministero ha elaborato così «una stima dei pagamenti mancanti ottenuta con metodologia statistica». 

Risultato: 64 giorni.

«SOLO I PIÙ VIRTUOSI»

inchino padoan1INCHINO PADOAN
È guerra di numeri. Che nasce, riassume il coordinatore dell' ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo, dal fatto che sulla piattaforma del Mef «si registrano solo le Pa più virtuose». C' è da dire che per venirne a capo il Tesoro sta mettendo a punto un nuovo sistema, Siope+, che dovrebbe dare risultati più certi.

LE CAUSE DEL PROBLEMA
Ma perché la Pa paga così in ritardo? Spesso per mancanza di liquidità - denuncia la Cgia - ma molte volte anche per semplice inefficienza delle amministrazioni. E a volte persino per «ritardi intenzionali». Ci si mettono poi anche i ricorsi, che inevitabilmente scaricano i dilatati tempi della giustizia civile sulla Pubblica amministrazione.

Fonte: qui

L’Ungheria ora nel mirino di Soros

Sebbene siano stati amici intimi, Orban e Soros ora si odiano. Il primo ha assunto il ruolo di difensore degli interessi dell’Europa orientale contro il secondo, come Putin lo fa per quelli russi.
E questo è precisamente il motivo per cui entrambi vengono dipinti dai media occidentali come dittatori neo-hitleriani.
Negli ultimi mesi Orban, nel suo cammino verso la rielezione, ha chiesto pubblicamente che l’influenza di Soros nella politica, nell’istruzione e nel governo ungherese venga sradicata. E Soros ha risposto con una beffarda smentita scritta.
Nulla di tutto ciò, tuttavia, è una novità.
E non lo è neanche l’annuncio della settimana scorsa che  il Dipartimento di Stato USA spenderà 700.000 dollari per confutare quanto detto da Orban nella sua campagna per la rielezione.
Smascherare Soros
Quel che è nuovo è ciò che questo implica. Il pubblico annuncio fatto a riguardo dall’incaricato d’affari David Kostelancik, in aperta opposizione al buon rapporto di Trump con Orban, e che ha messo in difficoltà il segretario di stato Rex Tillerson.
Non è un segreto che l’Ambasciata americana a Budapest abbia ancora dipendenti di Obama, i quali continuano nei loro incarichi perché il Congresso rifiuta di confermare le nomine di Trump e Tillerson.
È dunque ovvio che questa di Soros sia una mossa disperata per attivare i propri servi nel Dipartimento di Stato. Una palese violazione della politica dichiarata da Trump di non effettuare più regime changes.
L’influenza di Soros in Europa è oramai notoria. Due settimane fa è stata pubblicata la “Lista di Soros”, comprendente membri del Parlamento europeo ed altri funzionari dell’Unione a cui ha dato contribuiti e che, presumibilmente, ha sotto il suo diretto controllo. Non mi è giunta notizia di alcuna smentita.
E a causa di ciò i costi per continuare ad influenzare le cose dietro le quinte sono aumentati vertginosamente.
Ricordate anche che Israele, ironia della sorte, a luglio ha aspramente criticato l’influenza di Soros in Ungheria. Al tempo scrissi:
L’atteggiamento è cambiato quando un portavoce del ministero degli Esteri israeliano, in maniera non ufficiale, ha denunciato Soros in relazione alla politica ungherese. Poi vedo questo articolo che dice che Israele potrebbe dichiararlo “Nemico dello Stato”, introducendo una legge simile a quella ungherese e russa, che limita fortemente l’operato dietro le quinte di gruppi come OSF e Human Rights Watch.
L’introduzione di questa proposta di legge avverrebbe questa settimana, contestualmente alla visita di Netanyahu a Budapest.
Questo è stato un importante punto di svolta nella narrazione riguardo Soros. La pubblicazione della lista è stato un altro. Dobbiamo ringraziare Orban per averlo sfidato apertamente. E ci vorranno ben più dei 700.000 dollari di denaro USA per influenzare materialmente la campagna di rielezione di Orban.
Orban non vuole però tentare la sorte, ed è per questo che sta chiedendo apertamente ai transilvani di registrarsi al voto. La risposta dei funzionari rumeni, burattini di Soros, è stata quasi comica nella sua indignazione.
L’indipendenza di Visegrád
Quel che sta accadendo in Ungheria si sta replicando in tutta l’Europa dell’Est. Dal rifiuto della Polonia di omologarsi ai diktat UE sull’immigrazione, in linea col muro ungherese, alla visita del presidente ceco a Mosca, dove ha parlato esclusivamente in russo e ha detto che la Russia è “dieci volte più importante” di quanto lo sia la Francia.
Giocatori come Soros disprezzano qualsiasi forma di etnocentrismo. Cultura ed esperienze comuni sono un qualcosa da distruggere. L’intera mentalità progressista/marxista sta nel costruire muri comunicativi tra generazioni e nel separare gruppi per indebolirli.
La Russia di Putin ne guida l’opposizione. Con successo, ha integrato territori problematici, come la Cecenia, senza imporre loro una soluzione culturale centralizzata. La conservazione degli imperativi culturali, in effetti, guida gran parte del successo diplomatico e militare di Putin degli ultimi sedici anni.
E non importa quanti soldi gente come Soros ed i suoi delegati del Dipartimento di Stato spendano per cambiare le cose, alla fine perderanno.
Quando leggo un titolo che dice che la nazionalista e, fino ad allora, russofoba leadership polacca si sta stancando delle assurdità provenienti da Kiev, un governo che il nostro Dipartimento di Stato e Soros hanno messo al potere per destabilizzare la Russia, allora sai che è solo questione di tempo prima che l’intero edificio crolli.
Orban ha immensamente elevato il profilo internazionale dell’Ungheria da quando è presidente. Ed ha seguìto con successo la leadership di Putin, che ha avuto effetti di ricaduta in Repubblica Ceca, Austria e persino Germania.
Con la Merkel alle corde, i socialdemocratici tedeschi vengono attualmente corrotti per accettare una “große koalition” che tenga vivo il sogno. Theresa May sta perdendo consenso nei suoi tentativi di sabotare i negoziati sulla Brexit.
Ad un certo punto, tutto ciò che miliardi di dollari ti danno sono una gran quantità di rimpianti ed un disastro che altri dovranno ripulire.
Fonte: Tomluongo.me
Tratto da: ComeDonChisciotte

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di HMG

Ladro ucciso: archiviata accusa omicidio

© ANSA Ladro ucciso: archiviata accusa omicidio
(ANSA) - MILANO, 11 DIC - Il gip di Milano Teresa De Pascale, come chiesto dalla Procura, ha archiviato l'inchiesta che era stata aperta per omicidio volontario a carico di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda, nel Milanese, che nell'ottobre del 2015 sparò ed uccise un ladro albanese che era entrato nella sua abitazione. 
Ad opporsi alla richiesta di archiviazione, formulata dai pm a fine maggio 2016 evidenziando la "legittima difesa", erano stati i familiari del giovane albanese chiedendo al gip nuovi approfondimenti.
Fonte: qui

PROSCIOLTO FRANCESCO SICIGNANO, IL PENSIONATO DI VAPRIO D'ADDA CHE SPARO’ A UN LADRO ALBANESE CHE ERA ENTRATO IN CASA SUA 


PER I MAGISTRATI E’ STATA LEGITTIMA DIFESA: SPARO’ UN SOLO COLPO. AVEVA SCAMBIATO UNA TORCIA ELETTRICA PER UNA PISTOLA 


Luca Fazzo per “il Giornale”

Francesco SicignanoFRANCESCO SICIGNANO
«Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui» dice il codice penale: e bastano queste chiare parole a permettere a Francesco Sicignano, pensionato di Vaprio d' Adda, di uscire dall' incubo in cui precipitò la notte del 20 ottobre del 2015, quando si ritrovò faccia a faccia nella cucina di casa sua con il ladro albanese Gjergi Gjonj.

Sicignano fece fuoco e lo uccise. Venne indagato per omicidio colposo, poi addirittura per omicidio volontario. Ma ieri il giudice preliminare Teresa De Pascale lo ha prosciolto con formula piena: legittima difesa.

Gjegji GjoniGJEGJI GJONI
A chiedere il proscioglimento del pensionato, dopo una serie di accertamenti e ripensamenti, era stata la stessa Procura, ma ad opporsi all' archiviazione erano stati i familiari di Gjonj, che chiedevano la condanna di Sicignano al carcere e ad un ingente risarcimento. Invece il giudice ha ritenuto lampante che un processo non avrebbe avuto alcun senso, tanto era chiara la buona fede con cui l' uomo ritenne di trovarsi in pericolo insieme a tutta la sua famiglia.

La nuova legge sulla legittima difesa giace ancora in Parlamento, destinata a essere affossata dalla fine della legislatura; così spesso chi si ritrova con i ladri in casa ed è costretto a difendersi da solo deve poi affrontare incriminazioni, processi e spese. Anche a Sicignano, 65 anni, è toccato lo stesso percorso. Messo in croce dai mass media, pubblicamente attaccato dai familiari della vittima, il pensionato ha reagito energicamente, candidandosi anche alle elezioni comunali di Milano, ma sempre con la spada del processo sospesa su di lui.
francesco sicignano pensionato vaprio d adda saluta i sostenitoriFRANCESCO SICIGNANO PENSIONATO VAPRIO D ADDA SALUTA I SOSTENITORI

Ora è tutto finito: a convincere prima la Procura e poi il gip della sua innocenza è stata la perizia balistica e medico legale ordinata durante le indagini, che ha confermato in pieno la ricostruzione dei fatti fornita fin da subito da Sicignano.

L' uomo ha sempre sostenuto di avere fatto fuoco solo una volta e solo all' interno dell' abitazione, scambiando per una pistola la torcia elettrica che Gjonj gli puntava addosso: ma il corpo dell' albanese era stato trovato all' esterno, su una scala d' accesso, e in casa non c' era sangue; così Sicignano era stato accusato di avere sparato a sangue freddo su un uomo in fuga. I medici hanno spiegato che il ladro venne colpito in casa ma era riuscito a trascinarsi all' esterno anche con l' aorta recisa senza lasciare tracce di sangue, perché il sacco pericardico aveva rallentato l' emorragia.

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Cisterna(LT) - Appalti pilotati al Comune: 17 politici coinvolti. ECCO I LORO NOMI


AGGIORNAMENTO - Si chiama "Touchdown" l'operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Latina al Comune di Cisterna. Sono state eseguite ordinanze di custodia cautelare che riguardano sia politici sia dirigenti. 

Le indagini – che andavano avanti da tempo – riguardano  il settore Ambiente. Le misure eseguite sono 17, tra le persone arrestate il vice sindaco di Cisterna Alvaro Mastrantoni, gli assessori del Comune di Cisterna Danilo Martelli, Pierluigi Ianiri e l'ex vicesindaco Marco Muzzupappa. Seconda misura cautelare per l'ex assessore di Anzio Patrizio Placidi e il dirigente di Anzio Walter Dell'Accio. Impossibile eseguire l’ordinanza nei confronti di un noto imprenditore di Cisterna che si trova fuori per affari. Coinvolti anche altri consiglieri comunali e dirigenti di Cisterna. Indagato anche il Sindaco di Cisterna e presidente della Provincia di Latina, Eleonora Della Penna, alla quale non vengono fatte contestazioni relative a fatti penalmente rilevanti. 

Il comandante dei Carabinieri di Latina Gabriele Vitagliano fa sapere che gli episodi riguardano Anzio, Latina e Cisterna e che le indagini sono ancora in corso.

Coinvolto anche l'assessore al Governo del Territorio, Lavori Pubblici e Mobilità del Comune di Latina Gianfranco Buttarelli per il periodo in cui ha ricoperto il ruolo da dirigente nel comune di Cisterna. Per lui è scattata la misura cautelare ai domiciliari. 

Dal Comune di Latina hanno convocato un incontro politico straordinario con gli assessori della giunta e il capogruppo di maggioranza e, al termine dei lavori, hanno diffuso un comunicato stampa. «Dopo avere ricevuto la notifica dell’adozione della misura cautelare degli arresti domiciliari in relazione a fatti riferibili alla funzione dirigenziale svolta presso il Comune di Cisterna e databili all’anno 2015 - si legge nella nota -, l’Assessore Gianfranco Buttarelli ha rassegnato le proprie dimissioni irrevocabili, ritenendo di dovere immediatamente rinunciare ad ogni carica e attività in seno alla Giunta. Il Sindaco ha preso atto delle dimissioni. La delega al Governo del Territorio, Lavori pubblici e Mobilità torna nelle mani del Primo Cittadino in attesa di nuova nomina». 

Il Sindaco di Latina ha commentato quanto accaduto: «Fermo restando le posizioni garantiste di questa amministrazione - ha dichiarato il Sindaco - ringrazio l’Assessore Buttarelli per l’impegno sostenuto e per la correttezza nell’atteggiamento assunto. Mi auguro che gli esiti delle indagini possano attestare la sua estraneità ai fatti ed esprimo piena fiducia nell’operato della magistratura».

Le 17 persone colpite da ordinanza cautelare sono responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari di Latina su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha coordinato l’attività investigativa dei Carabinieri di Aprilia, durata circa due anni. «Le investigazioni - scrivono i Carabinieri in una nota stampa - hanno fatto luce su una gestione spregiudicata della cosa pubblica, permettendo di disvelare un contesto di diffusa corruzione, in cui alcuni amministratori, funzionari e imprenditori pilotavano gare d’appalto in materia di raccolta differenziata dei rifiuti, costruzione di edifici pubblici, esecuzione di lavori stradali, refezione scolastica e manutenzione del verde pubblico e dei cimiteri. L’attività di ricerca e di ulteriori verifiche procede tuttora a ritmo serrato». 
ECCO I NOMI DEGLI ARRESTATI:

In carcere: 

Marco Muzzupappa (ex Vicesindaco e assessore all'ambiente), Filippo Frezza (consigliere), Danilo Martelli (assessore), Andrea Caiazzo, Rinaldo Donnini, Stefano Ettorre ed Enrico Baccari (imprenditori), Alvaro Mastrantoni (vicesindaco di Cisterna), Patrizio Placidi (ex assessore all'albiente di Anzio), Americo Iacovacci (funzionario della viabilità della Provincia di Latina). Giovanni Giarola (consigliere di Cisterna).

Ai domiciliari: 

Pierluigi Ianiri (assessore), Mauro Di Stefano (funzionario), Walter Dell'Accio (funzionario del Comune di Anzio), Francesco Saverio Colucci (titolare di impresa), Gianfranco Buttarelli (assessore di Latina, ora dimessosi, ed ex dirigente del comune di Cisterna), Egidio Ambrosetti (dipendente del Comune di Cisterna).

I DETTAGLI

Gli appalti pubblici erano fonte di arricchimento per le persone coinvolte. Sono stati sequestrati 400mila euro in contanti nella disponibilità di tre degli arrestati. La scelta del nome dell’operazione, “Touchdown”, deriva dal fatto che a un certo punto dell’attività i Carabinieri sono riusciti a sequestrare una “mazzetta” ingente da 30mila euro data da un imprenditore a un consigliere (Frezza) un anno fa. Riguardante la manutenzione del verde pubblico alla stessa ditta dell’appalto rifiuti.

L’imprenditore – di cui i Carabinieri non hanno fatto il nome – è l’anello di congiunzione tra Cisterna ed Anzio dove sono state arrestate due persone. Ad Anzio la “mazzetta” era in posti di lavoro e non in soldi.

“L’attività investigativa per noi è conclusa – hanno detto i Carabinieri –. Ciò che dovevamo verificare riteniamo di averlo accertato”. Il sindaco e presidente della Provincia Eleonora Della Penna non è nell’informativa, ma i Militari non garantiscono che non sia indagata.

Il Gip ha ritenuto che le persone avessero una “struttura stabile” per mantenere questo sistema. I fatti fanno riferimento per il periodo che va da fine 2016 ad ora.

Fonte: qui

BOLLE FINANZIARIE: DALLE QUOTAZIONI DEI COLOSSI DI SILICON VALLEY AL VALORE IMMOBILIARE DI HONG KONG, BERLINO O DELLA SVEZIA (DOVE I PREZZI SONO ESPLOSI DEL 50%), FINO ALLA FEBBRE DEL MERCATO DELL'ARTE E DELLE CRIPTOMONETE, C’E’ UN’EUFORIA SENZA FRENI

MA GLI ECONOMISTI DELL’OCSE SMONTANO GLI ENTUSIASMI - ECCO PERCHE'


stanford university e la silicon valleySTANFORD UNIVERSITY E LA SILICON VALLEY
Se volete sapere a che punto siamo, prendete una selezione delle notizie più lette nel mondo la settimana scorsa. Le imprese di Silicon Valley affittano modelle e modelli per animare la conversazione con i loro dipendenti ai party aziendali (costo orario, fino a duecento dollari a testa). Il principe Mohammed bin Salman ha speso 450 milioni di dollari per comprare il «Salvator Mundi» di Leonardo da Vinci.

Hong Kong ha già le quotazioni immobiliari fra le più alte al mondo ma quest' anno i prezzi al metro quadro sono saliti dell' 11% e l'anno prossimo si prevede un altro balzo del 10%. Intanto alcune piattaforme che scambiano bitcoin iniziano a sperimentare «problemi tecnici» per l'ondata di acquisti che ha fatto esplodere il valore della criptovaluta del 40% in 40 ore, come ha ricordato il Wall Street Journal.

DONALD TRUMP PERSONA DELL ANNODONALD TRUMP PERSONA DELL ANNO
Non sembrano titoli da un' economia internazionale in crisi. Non sembrano gli stessi tempi nei quali i ceti medi impoveriti votano Donald Trump negli Stati Uniti e l' uscita dall' Unione europea in Gran Bretagna. Non sembra lo stesso mondo avanzato nel quale i redditi delle nuove generazioni - a differenza dalle precedenti - hanno smesso di crescere molto presto. Né sembrano questi gli stessi sistemi nei quali la produttività viaggia a passo di lumaca, come negli Stati Uniti dove segna «zero virgola» dal 2011.

Quello delle notizie più lette della scorsa settimana è un altro mondo. Dalle quotazioni dei colossi di Silicon Valley che portano Facebook a valere più o meno come l' intera Borsa italiana, all' immobiliare di Hong Kong, Berlino o della Svezia (dove i prezzi sono esplosi del 50% in termini reali dal 2010), alla febbre del mercato dell' arte, fino ai 500 miliardi di dollari di valore delle criptomonete, in questo secondo mondo l' aria è diversa.
WALL STREET 1WALL STREET 


Un' inconfondibile euforia di tutto ciò in cui si possa investire un patrimonio accompagna il 2017 verso l' uscita di scena. E una quiete apparente regna ovunque sui mercati: la volatilità è in costante calo da anni nei mercati valutari delle sette economie avanzate, come nelle Borse degli Stati Uniti, dell' area euro e del Giappone, come nel mercato del reddito fisso sia in America che (soprattutto) in Europa .

I mercati sembrano un'autostrada così dritta e tranquilla, così sgombra e in discesa, che qualche conducente rischia di farsi trovare a velocità decisamente eccessiva per poter controllare la prossima curva. A Wall Street e nel mercato obbligazionario europeo le quotazioni restano storicamente molto alte.

WALL STREET 2WALL STREET 
In base all' indice del rapporto fra prezzi azionari e utili d' impresa messo a punto dal premio Nobel Robert Shiller, l'S&P 500 di New York viaggia su medie superiori a quelle di qualunque momento della sua storia tranne la bolla delle dotcom del Duemila. Il titolo di Stato decennale dell' Italia oggi rende lo 0,70% in meno dell' equivalente degli Stati Uniti. In altri termini, oggi il bond di uno degli Stati più indebitati e a bassa crescita del mondo, che cinque anni fa non riusciva quasi ad affacciarsi sul mercato, ora offre un premio di rischio più basso di quello della prima economia globale che ha la nota di credito più robusta.

Nel frattempo il debito sale ovunque più in fretta del reddito, nei Paesi avanzati come in quelli emergenti. E lo fa in un modo che sembra creare un cuscinetto di pura rendita finanziaria, accanto a uno zoccolo più piccolo di capitale effettivamente produttivo, capace cioè di creare posti di lavoro per tutti. Il grafico a destra fra i tre a pagina 5 (vedi) mostra le stime dell' Ocse di quella che l' organizzazione di Parigi definisce «la disconnessione fra debito e investimento».

bitcoin4BITCOIN
È da due decenni che l'indebitamento delle imprese cresce più in fretta della capacità produttiva installata. La crisi finanziaria del 2008-2012 non ha invertito questa tendenza, al contrario. E la differenza in quella forbice è la pura rendita finanziaria: denaro preso in prestito dalle imprese per riacquistare le proprie stesse azioni e sostenerne il valore, o per investire in titoli finanziari, oppure per remunerare i manager.

In una conversazione con L'Economia del «Corriere», la capo-economista dell' Ocse Catherine Mann si mostra preoccupata: «Ci sono oggi varie vulnerabilità nel settore finanziario - dice -. Le quotazioni azionarie soprattutto negli Stati Uniti sembrano scontare una crescita futura a tassi d' interesse molto bassi. Eppure, con la politica monetaria della Federal Reserve che torna verso livelli più normali - aggiunge Mann - uno si chiede se quelle quotazioni saranno sostenute dagli utili d' impresa. Noi pensiamo che probabilmente non sarà così», conclude.

Quanto all' Europa, le valutazioni esagerate sono visibili soprattutto nel reddito fisso. «Ci sono distorsioni dei prezzi - nota la capo-economista dell' Ocse -. La caccia al rendimento ha portato a degli spread che sono più stretti di quanto sia realistico, viste le vulnerabilità potenziali future».

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Inutile però chiedere a Catherine Mann se il mondo sia di nuovo di fronte a una grande bolla come nel 2007. «Questa è una parola che provoca una risposta immediata - frena l' economista -. Meglio guardare alcuni indicatori di allerta precoce: la quantità di credito e lo stock di capitale produttivo in proporzione al reddito lordo delle grandi economie o i prezzi delle case rispetto al reddito disponibile delle famiglie». La capo-economista dell' Ocse aggiunge: «Quegli indicatori nel 2007 erano altrettante spie rosse accese.
Oggi danno senz' altro valori elevati, ma non sono spie rosse accese. Noi diciamo solo che è meglio prestare molta attenzione».

Naturalmente alla base di tanta euforia c' è la liquidità con la quale le grandi banche centrali - Federal Reserve, Banca centrale europea, Bank of England, People' s Bank of China, Banca del Giappone e Banca nazionale svizzera - hanno dovuto rispondere agli infarti finanziari degli anni scorsi. Dal 2008 i loro bilanci in aggregato sono esplosi da 5.600 a 20 mila miliardi di dollari. Questa alta marea di denaro, a contatto con i mercati, si è moltiplicata esponenzialmente: come nota Alessandro Fugnoli di Kairos, la capitalizzazione delle Borse globali è passata da 34 mila miliardi nel 2008 a 80 mila miliardi oggi.

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La domanda inevitabile riguarda gli sviluppi del 2018, se l' inflazione inizia a emergere non solo nei prezzi finanziari e immobiliari e se le banche centrali reagiranno ad essa prima e con più forza di quanto ora i mercati pensino. La Fed, da sola, dovrebbe ritirare 800 miliardi netti di liquidità entro il 2019. La sfida oggi dunque non è cavalcare la galoppata del bitcoin o dei junk bonds, ma saperne governare i balzi e gli scarti senza rompersi l' osso del collo.

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