“LIBERATION” IPOTIZZA CHE POTREBBE ESSERE STATA MESSA SOTTO PRESSIONE PER DELLE NOMINE DALLA POTENTISSIMA LOBBY INTERNA GUIDATA DAL TEDESCO MARTIN SELMAYR, IL RASPUTIN DI JUNCKER CHE…
Adriano Scianca per “la Verità”
Lo chiamano «il mostro di palazzo Berlaymont», il «Rasputin di Jean-Claude Juncker», il «Frank Underwood dell' Ue». Adesso, sulla strada di Martin Selmayr, il controverso segretario generale della Commissione europea, capita davvero una storia alla House of Cards. C' è un' inchiesta di Libération, infatti, che sta facendo tremare le stanze ovattate di Bruxelles.
C' è di mezzo un uso spregiudicato del potere, lo strano suicidio di una funzionaria italiana di cui anche in patria si è saputo poco o nulla e un certo clima di terrore che si respirerebbe proprio in quei corridoi da cui arrivano tanti appelli ai buoni sentimenti e al rigore morale. Ma andiamo con ordine.
Il 17 dicembre 2018, a Bruxelles, una donna si getta da un palazzo e muore.
Si chiama Laura Pignataro, è italiana, ha 50 anni ed è un alto funzionario della burocrazia europea. Nel 2016 è stata messa nella direzione delle risorse umane del Servizio giuridico della Commissione europea. Sta a lei, quindi, vigilare sulla regolarità delle nomine.
Ed è in questa veste che la sua strada incrocia quella di Selmayr. Questo tedesco di 49 anni, con la faccia da turista che si fa fregare sul conto del ristorante a Venezia, è in realtà il vero dominus dell' intera Ue, l' incarnazione dell' eurocrate spietato. Ex braccio destro di Juncker, è diventato oggetto di una querelle fra la Commissione europea e il Parlamento Ue, che ne contesta la nomina a segretario generale dell' esecutivo europeo attraverso procedure giudicate «poco trasparenti». Un eufemismo, perché c' è chi parla di un vero golpe.
Come ricostruito da Daniele Capezzone sulla Verità lo scorso settembre, Selmayr si fece nominare vice segretario generale (cioè vice capo dell' intera struttura amministrativa Ue), sapendo bene che, nelle ore successive, il capo, Alexander Italianer si sarebbe dimesso, lasciandogli nelle mani un esercito di 32.000 dipendenti.
Dopo mesi di polemiche e investigazioni, Emily O' Reilly, l' ombudsman Ue, cioè il difensore civico europeo, ha rilevato nella vicenda diversi profili di mala amministrazione, un misto di conflitti di interessi, regole aggirate, finte urgenze create ad arte per fare i propri comodi. Verdetto pesante, ma senza conseguenze, così come lettera morta è restata la richiesta di dimissioni arrivata dal Parlamento europeo.
Il 28 febbraio 2018, la commissione per il controllo del budget del Parlamento europeo invia 134 domande sulla questione alla Commissione, piuttosto agitata dalla vicenda. Secondo quanto scrive Libération, il 24 marzo, 10 persone del Servizio giuridico si riuniscono per preparare le risposte. Tra loro anche Laura Pignataro. Se non che, sempre secondo il racconto del quotidiano francese, a un certo punto Selmayr entra nella stanza.
Il direttore generale del Servizio giuridico, Luis Romero, lascia la sala per evitare un conflitto di interessi palese. Pignataro, pur in imbarazzo, resta, anche perché lei è stata nominata proprio da Selmayr.
Una seconda riunione per rispondere a nuove domande dei parlamentari è indetta il 2 aprile. Anche stavolta, il segretario generale si palesa. Fonti anonime citate da Libération descrivono la Pignataro come furiosa per le violazioni al regolamento che le vengono imposte.
A maggio entra in scena Emily O' Reilly. Chiede l' accesso ai server della Commissione: niente da fare. Vuole tutte le mail concernenti la nomina di Selmayr: niet. Fedele alle istituzioni, più che agli uomini, la Pignataro cede: consegna alla O' Reilly quanto richiesto. Un atto dovuto, secondo lei. Un tradimento, secondo Selmayr. L' uomo è furioso. Secondo Libération «le impone di non parlare con nessuno», la mette nella situazione di essere «obbligata a mentire», «la chiama nel cuore della notte per darle delle direttive».
Il 12 dicembre, la donna avrebbe confidato ai suoi cari di essere al capolinea: «Sono finita. Tu non puoi immaginare cosa sono stata obbligata a fare in queste settimane». Secondo tale fonte, la donna «aveva l' aria terrorizzata dall' ostilità di Selmayr». Quattro giorni dopo, si è uccisa. Secondo Libération, «né Martin Selmayr, né Günther Oettinger, il commissario incaricato dell' amministrazione, né Jean-Claude Juncker hanno ritenuto utile inviare le condoglianze alla famiglia». La testata francese precisa che la donna aveva anche una situazione familiare difficile per via della separazione dal marito. Ma certo il quadro delle segrete stanze europee viste dall' interno è devastante. E infatti il racconto non è passato inosservato.
Ieri l' account Twitter della Commissione era iperattivo nel tentativo di tamponare la situazione.
È poi uscita una lunga smentita, i cui punti salienti sono:
1) Non c' era alcun conflitto d' interesse nella presenza di Selmayr alla riunione del 24 marzo;
2) Romero non ha mai lasciato la sala nel corso di tale riunione;
3) il 2 aprile, peraltro lunedì di Pasqua, non c' è stata alcuna riunione;
4) è stato l' entourage del segretario generale a fornire il materiale alla O' Reilly;
5) Selmayr conosceva appena la Pignataro, l' ha vista solo due volte e non l' ha mai chiamata;
6) lo stesso voleva inviare le condoglianze alla famiglia della donna dopo il suicidio, ma è stato dissuaso per via di certe «circostanze personali delicate» alla base della tragedia. Intanto, su Twitter, l' account «Commission Européenne» invita il giornalista di Libération a «ricordarsi come inizia la seconda stagione di House of Cards».
A quel punto della serie, infatti, Frank Underwood uccide la giornalista troppo curiosa Zoe Barnes, gettandola sotto la metropolitana. Ma state tranquilli: l' account «Commission Européenne» è un profilo fake.
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