9 dicembre forconi: 09/18/18

martedì 18 settembre 2018

Ticking Time Bomb: US Govt Spends Nearly Half A Trillion Dollars This August Alone

The government has just spent nearly 40% more this August than last. Here are the details of a budget deficit that is starting to blow-up…
from Zero Hedge
Two days ago we previewed the the US budget deficit for the first 11 months of fiscal 2018, which according to CBO data, hit $895 billion, up $222 billion or 39% from the same period last year. Additionally, we noted that according to CBO calculations, the US would hit a $1 trillion deficit in calendar 2019, one year sooner than the previous forecast of 2020.
Today, the US Treasury released the detailed budget deficit breakdown for the month of September and the first 11 months of the year, and the numbers are scary.
According to the latest Monthly Treasury Statement, in August, the US collected only $219BN in tax receipts – consisting of $106BN in individual income tax, $93BN in social security and payroll tax, a negative $3BN in corporate tax and $24BN in other taxes and duties- a drop of 3.2% from the $226BN collected last August…
… but more concerning was that in August, the 12 month trailing receipt total was barely higher compared to a year ago, up just 0.3% Y/Y after rising as much as 3.1% at the end of 2017, and on the verge of turning negative year over year.
The real highlight of the August budget report was that government outlays, or total spending, soared to $433.3 billion, not only 30% higher than a year ago, but the highest government monthly outlay of any month on record.
This is where the money was spent: social security ($108BN), defense ($65BN), Medicare ($83BN), Interest on Debt ($32BN), and Other ($146BN).
This resulted in a August budget deficit of $214 billion, which was not only one of the highest one-month deficits on record, but also the highest August deficit on record.
The August deficit brought the cumulative 2018F budget deficit to over $898BN during the first 11 month of the fiscal year, up a whopping 40% over the past year.
This was the highest 12 month cumulative deficit since February 2013; as a reminder the deficit is expect to increase further amid the tax and spending measures, and rise above $1 trillion as soon as next year.
And while the August numbers had a few calendar quirks, until recently Most Wall Street firms forecast a deficit for fiscal 2018 – which closes on September 30 – of about $850 billion, a number which has already been surpassed by $50 billion, at which point things get… much worse. As we showed In a recent report, CBO has also significantly raised its deficit projection over the 2018-2028 period.
But while out of control government spending is clearly a concern, an even bigger problem is what happens to not only the US debt, which recently hit $21.3 trillionbut to the interest on that debt, in a time of rising interest rates.
As the following chart shows, US government Interest Payments are already rising rapidly, and just hit an all time high of $538 billion in Q2 2018.
Interest costs are increasing due to three factors: an increase in the amount of outstanding debt, higher interest rates and higher inflation. Needless to say, all three are increasing; furthermore, a rise in the inflation rate boosts the upward adjustment to the principal of TIPS, increasing the amount of debt on which the Treasury pays interest, turbocharging the amount of interest expense.
The bigger question is with short-term rates still just around 2%, what happens when they reach the mid-3% as the Fed’s dot plot suggests it will?

“ENZO MOAVERO MILANESI È IMBEVUTO D'EUROPA IN UN GOVERNO CHE NE DIFFIDA. È LÌ PER FARE LA QUINTA COLONNA DELL'ESTABLISHMENT”

Giancarlo Perna per “la Verità”

Giancarlo PernaGIANCARLO PERNA
Sul garbo di Enzo Moavero Milanesi, non si discute. Su tutto il resto, ferve il dibattito. Il sessantaquattrenne ministro degli Esteri è spesso immortalato in smoking nelle occasioni mondane. Al fianco, la bella moglie, madre dei suoi tre figli, educati nelle migliori scuole. Sorriso mite e fisso, occhi chiari, capelli ordinati con la riga, riflettono un'armonica visione di vita. Avendo trascorso decenni nei palazzi di Bruxelles, Moavero guarda il mondo con la tranquilla convinzione che l'Europa sia l'Eden. Di qui, la flemma che irradia. L'opposto del collega ministro dell' Interno, Matteo Salvini, in preda al ballo di san Vito.

Moavero tiene alle forme al punto che ha nominato capo gabinetto l'ambasciatore Riccardo Guariglia, fin lì capo del cerimoniale della Farnesina. Guariglia sarà il suo Virgilio tra i meandri di un dicastero inquieto e diviso. Prima però di chiederci perché abbia scelto il cerimoniere, poniamoci un'altra domanda: che ci fa Moavero alla Farnesina?

moavero salviniMOAVERO SALVINI
Elementare: Moavero, sta al governo grillin-leghista come uno zulù sul Cervino. È, infatti, imbevuto d' Europa in un governo che ne diffida. Se è sceso nel campo di Agramante, è solo per fare la quinta colonna dell' establishment in mezzo all' accozzaglia populista del duo Luigi Di Maio-Matteo Salvini. Lo ha imposto il Quirinale per zavorrare il gabinetto Conte. Suo compito è immobilizzare il governo del cambiamento nelle politiche Ue, perpetuando le note sudditanze nazionali.

chi comanda al ministeroNel copione dettato da Sergio Mattarella, rientra anche il capogabinetto. Guariglia, come responsabile del cerimoniale del ministero, era in costante contatto col Quirinale dov' è continuo il viavai di capi di Stato esteri. Si è fatto apprezzare dal suo inquilino che, come si mormora al ministero, ha caldamente raccomandato al neoministro di prenderlo come braccio destro.

moavero salviniMOAVERO SALVINI
La scelta è stata obbediente ma non felice. C' è infatti, tutto un pezzo di Farnesina che scalpita. Molti sono i frustrati per i sette anni di dominio del Pd. I vari ministri degli Esteri, della sinistra o apparentati, - Emma Bonino, Federica Mogherini, Paolo Gentiloni, Angelino Alfano - hanno promosso a man bassa i loro adepti e inchiodato le carriere dei dissidenti. Da tre mesi, Moavero non muove un dito per riequilibrare e si è, invece, affiancato Guariglia, uno dei simboli della stagione che il voto del 4 marzo ha concluso. Un segno di continuità mal digerito da chi sognava un cambio di passo.

Segretario generale, ossia dominus del ministero, è tuttora Elisabetta Belloni, protetta di Gentiloni di cui fu capogabinetto. Un' altra feluca rossa, Armando Barucco, ha in mano i finanziamenti di enti contigui alla Farnesina. I quali, a loro volta, sono diretti da feluche rosse come Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell' Istituto affari internazionali (Iai), intimo già 20 anni fa di Walter Veltroni, Massimo D' Alema e compagni. Fin qui, i mugugni che corrono tra i marmi del palazzone razionalfascista con vista sul Tevere.

NO ALLA SCRIVANIA DEL DUCE
video messaggio del ministro enzo moavero milanesiVIDEO MESSAGGIO DEL MINISTRO ENZO MOAVERO MILANESI
A proposito di fascista, l' aneddoto che più circola su Moavero risale al 2011, quando cominciammo a conoscerlo. Fedelissimo di Mario Monti, era stato nominato ministro per gli Affari Ue di quel gabinetto. Il giorno del debutto, rifiutò la scrivania assegnata perché era stata di Benito Mussolini. «Non posso sederci.

Sono antifascista», ha detto e la fece riportare in cantina. Con il gesto, chiuse idealmente il cerchio dell' impegno politico applicato alle scrivanie. Un quindicennio prima, il rifondazionista Oliviero Diliberto si era infatti comportato all' opposto. Saputo che in cantina c' era la scrivania di Palmiro Togliatti la fece riportare su per occuparla nel biennio in cui fu Guardasigilli. L' episodio può fare pensare a una sorta di estremismo del Nostro, come rifiutare una Sacher perché ne era goloso Josef Radetzky. In realtà, di lui si conosce un solo eccesso, confinato all' età giovanile: l'adesione al movimento studentesco romano di cui fu negli anni Settanta uno dei capintesta.

enzo moavero milanesiENZO MOAVERO MILANESI
LA GAFFE SU MARCINELLE
Tornando ai primi passi da ministro, ha suscitato critiche il suo discorso dell' 8 agosto a Marcinelle in Belgio, nel sessantaduesimo anniversario della morte dei nostri 136 connazionali nell' incendio della miniera. Moavero ha approfittato per assimilare gli immigrati italiani di allora ai clandestini di oggi. È parsa una critica agli sforzi di Salvini e una forzatura. I nostri di allora infatti, avevano documenti in regola e il posto assicurato, mentre gli attuali sono sbandati che si accordano con mafie.

Moavero al ministero è un pesce fuor d' acqua. Risonanza ha avuto il caso del nostro ambasciatore a Berna, Marco Del Panta, che su Twitter ha messo un «mi piace» all' appello antigovernativo dell' ex ministro Carlo Calenda. Presa in castagna, la feluca ha smentito, parlando di una intromissione di hacker. Dai colleghi è però considerato recidivo. Dicono infatti che Del Panta si sia anche affrettato a ripulire il suo profilo dai molti like a vari personaggi della sinistra che sbeffeggiano l' attuale governo. Da Moavero, che ne fa parte, silenzio di tomba.
enzo moavero e paolo savonaENZO MOAVERO E PAOLO SAVONA

COME LE TRE SCIMMIETTE
L'impressione che alla Farnesina sia sempre carnevale, un po' come nella Chiesa di Francesco, è rafforzata dall' episodio di giugno a Madrid. In coincidenza col gay pride in corso nella capitale spagnola, l' ambasciatore, Stefano Sannino, ha innalzato sul balcone dell' ambasciata la bandiera arcobaleno, accanto ai due emblemi di rigore: il tricolore e il vessillo Ue. L' aggiunta impropria ha fatto scalpore. Pare che configuri addirittura il reato di vilipendio alla bandiera.

Né varrebbe la giustificazione, assolutamente privata, che Sannino volesse omaggiare il marito che vive con lui nella residenza, un eurocrate spagnolo, impalmato anni fa a Bruxelles. Moavero, al solito, ha girato la testa dall'altra parte, confermando l'idea di un dicastero infido per il governo e colabrodo per tutti.
denise pardo enzo moavero milanesiDENISE PARDO ENZO MOAVERO MILANESI

Enzo è romano di ascendenza lombarda. Suo avo è Ferdinando Bocconi, creatore di «La Rinascente» e dell' omonimo ateneo intitolato al figlio, Luigi, morto in un incidente. Laureato con lode in legge, apprendistato in un grande studio internazionalista romano, master al Collége d' Europe di Bruges e all' Università del Texas, Moavero è nel suo ambito un cannone. Ha fatto troppe cose per non citarle alla rinfusa.

Ha insegnato Diritto comunitario alla Sapienza, alla Luiss e alla stessa Bocconi dell' antenato. A 29 anni è entrato nel falansterio della Commissione Ue e ci ha poi bazzicato lustri su lustri. Nel 1994, su indicazione del Cavaliere, cui lo aveva segnalato Franco Frattini, è diventato capo gabinetto di Monti, prima al Mercato interno, poi alla Concorrenza. Dal 2006, è stato per cinque anni giudice alla Corte di giustizia di Strasburgo.

MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLAMOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA



FLOP SULL'AGENZIA DEL FARMACO
Colmo di tante esperienze, Monti, che lo considerava suo pupillo, lo chiamò nel proprio governo. Moavero si illuse di potere fare politica in proprio e si candidò con Monti alle elezioni 2013. Fu bellamente trombato. Continuò però a essere ministro con il gabinetto Letta. Lo defenestrò Matteo Renzi nel 2014. Dopo la Brexit, lo ripescò Gentiloni affidandogli l' incarico di portare da Londra a Milano la ricca Agenzia del farmaco. Uno scherzo per un uomo del calibro di Moavero. Finì, come si sa, all' Aja. Allora, giustamente, è stato promosso alla Farnesina. Fonte: qui

This Will Be The Mother Of All Minsky Moments

We have all had the fun as kids of going to the beach and playing in the sand. Remember taking your plastic bucket and making sandpiles? Slowly pouring the sand into ever bigger piles, until one side of the pile starts to collapse?
In his very important book Ubiquity, Why Catastrophes Happen, Mark Buchamane wrote about an experiment with sand that three physicists named Per Bak, Chao Tang, and Kurt Wiesenfeld conducted in 1987.
In their lab at Brookhaven National Laboratory in New York, they started building sandpiles, piling up one grain of sand at a time. It’s a slow process, so they wrote a computer program to do it. Not as much fun but a whole lot faster.
During this experiment, they learned some interesting things that can help us understand how all sorts of calamities, including market crashes, unfold.
Critical State
What is the typical size of an avalanche? After a huge number of tests with millions of grains of sand, they found out there is no typical number:
Some involved a single grain; others, ten, a hundred, or a thousand. Still others were pile-wide cataclysms involving millions that brought nearly the whole mountain down. At any time, literally anything, it seemed, might be just about to occur.
The pile was completely chaotic in its unpredictability.
Now, let’s read this next paragraph. It is important, as it creates a mental image that helps us understand the organization of the financial markets and the world economy. (emphasis mine)
To find out why [such unpredictability] should show up in their sandpile game, Bak and colleagues next played a trick with their computer. Imagine peering down on the pile from above and coloring it in according to its steepness. Where it is relatively flat and stable, color it green; where steep and, in avalanche terms, “ready to go,” color it red. What do you see? They found that at the outset, the pile looked mostly green, but that, as the pile grew, the green became infiltrated with ever more red. With more grains, the scattering of red danger spots grew until a dense skeleton of instability ran through the pile. Here then was a clue to its peculiar behavior: a grain falling on a red spot can, by domino-like action, cause sliding at other nearby red spots. If the red network was sparse, and all trouble spots were well isolated one from the other, then a single grain could have only limited repercussions. But when the red spots come to riddle the pile, the consequences of the next grain become fiendishly unpredictable. It might trigger only a few tumblings, or it might instead set off a cataclysmic chain reaction involving millions. The sandpile seemed to have configured itself into a hypersensitive and peculiarly unstable condition in which the next falling grain could trigger a response of any size whatsoever.
Scientists refer to this as a critical state. The term critical state can mean the point at which water would go to ice or steam, or the moment that critical mass induces a nuclear reaction, etc.
But to physicists, [the critical state] has always been seen as a kind of theoretical freak and sideshow, a devilishly unstable and unusual condition that arises only under the most exceptional circumstances [in highly controlled experiments].... In the sandpile game, however, a critical state seemed to arise naturally through the mindless sprinkling of grains.
So, they asked themselves, could this phenomenon show up elsewhere? In the earth’s crust, triggering earthquakes… in wholesale changes in an ecosystem… or in a stock market crash?
Fingers of Instability
The scientists found that the size and timing of an avalanche depend on what they refer to as “fingers of instability”:
[A]fter the pile evolves into a critical state, many grains rest just on the verge of tumbling, and these grains link up into “fingers of instability” of all possible lengths. While many are short, others slice through the pile from one end to the other. So, the chain reaction triggered by a single grain might lead to an avalanche of any size whatsoever, depending on whether that grain fell on a short, intermediate, or long finger of instability.
Now we come to a critical point in our discussion. Read this next excerpt with the markets in mind (again, emphasis mine, and this is critical to our understanding of markets and change. Maybe you should read it two or three times.):
In this simplified setting of the sandpile, the power law also points to something else: the surprising conclusion that even the greatest of events have no special or exceptional causes. After all, every avalanche large or small starts out the same way, when a single grain falls and makes the pile just slightly too steep at one point. What makes one avalanche much larger than another has nothing to do with its original cause, and nothing to do with some special situation in the pile just before it starts. Rather, it has to do with the perpetually unstable organization of the critical state, which makes it always possible for the next grain to trigger an avalanche of any size.
Growing Sandpile
Now, let’s couple this idea with a few other concepts.
First, economist Dr. Hyman Minsky points out that stability leads to instability. The more comfortable we get with a given condition or trend, the longer it will persist. And then when the trend fails, the more dramatic the correction.
Long-term stability produces unstable financial arrangements. If we believe that tomorrow will be the same as last week, we are more willing to add debt or postpone savings in favor of current consumption.
Thus, says Minsky, the longer the period of stability, the higher the potential risk for even greater instability when market participants must change their behavior.
Relating this to our sandpile, the longer a critical state builds up in an economy, the greater the potential for a serious “avalanche.”
As I wrote in my “Train Wreck” series, (recap here). We are adding sand to not just one inevitably collapsing sandpile, but dozens and maybe hundreds of them. They will not keep growing forever.
I explained in Part 1 of that series, “Credit-Driven Train Wreck,” how a liquidity crisis will probably set off the chain of events that end in the Great Reset.
Which particular sandpile will fall first? It could be many, but I think high-yield corporate debt is the most likely. Millions of investors think they can collect those juicy yields and then be able to sell when trouble appears.
I think the mother of all Minsky moments is building. It will not be an instant sandpile collapse, but instead take years because we have $500 trillion of debt to work through.
Remember, that debt just can’t be pooped away. It is both money somebody owes and an asset on somebody else’s balance sheet. We can’t just take that away without huge consequences to culture and society.
But the fingers of instability, the total credit system, are seemingly growing with more red sand dots every month. All are inextricably linked. One day, another Thailand or Russia or something else (it makes no difference which) will start the cascade.

Submitted by John Mauldin, via Thoughts from the Frontline

L'ALITALIA SPENDE 28 MILIONI DI DOLLARI AL MESE PER NOLEGGIARE LA SUA FLOTTA


ENTRO CINQUE ANNI LA BOLLETTA SARÀ DI 1,8 MILIARDI, PER AEREI COSTRUITI QUASI UN QUARTO DI SECOLO FA MA PAGATI COME SE FOSSERO NUOVISSIMI 

I COMMISSARI VOGLIONO RINEGOZIARE I CONTRATTI MA…

Leonard Berberi per www.corriere.it

GUBITOSI LAGHI PALEARIGUBITOSI LAGHI PALEARI
Ventotto milioni di dollari al mese per noleggiare aerei costruiti anche quasi un quarto di secolo fa, ma pagati da Alitalia come se fossero nuovi. È quanto emerge da un’analisi del Corriere con l’aiuto di alcuni esperti del settore sulla base dei dati contenuti in una relazione firmata dai commissari della compagnia aerea in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017.

EMBRAER E-175 ALITALIAEMBRAER E-175 ALITALIA




Una «bolletta» che nel tempo è scesa, precisano i dirigenti nel documento pieno di omissis. Ma ancora oggi l’aviolinea continua a pagare a peso d’oro gran parte della sua flotta. Ed entro cinque anni — salvo sorprese — dovrebbe spendere altri 1,8 miliardi di dollari di solo leasing, 1,55 miliardi di euro secondo il cambio attuale. È bene precisarlo: l’esborso che deve affrontare oggi Alitalia nasce dagli accordi firmati prima della gestione commissariale.

La flotta noleggiata
HOSTESS ALITALIA IN GIORGIO ARMANIHOSTESS ALITALIA IN GIORGIO ARMANI
Al 30 giugno 2018, mettono nero su bianco Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari (i tre commissari scelti dal precedente governo per gestire l’amministrazione straordinaria) Alitalia e la succursale regional CityLiner contavano 118 aerei (diventati 117 a luglio perché un Airbus A319 è da tempo negli hangar).

Di questi 26 sono utilizzati per i collegamenti intercontinentali (11 Boeing 777-200ER, 1 Boeing 777-300ER, 14 Airbus A330-200), 72 per il breve e medio raggio (12 Airbus A321, 38 A320, 22 A319), 20 da CityLiner (5 Embraer 190, 15 Embraer 175).

FEDEZ ALITALIA FERRAGNEZ 3FEDEZ ALITALIA FERRAGNEZ 3
Due terzi della flotta di Alitalia, però, sono presi in leasing: ogni mese la società deve versare dei soldi a 17 diverse società specializzate come AerCap, Aergo Capital, Air Lease Corporation, Avolon, CDB Leasing.

I prezzi di mercato
Quanti soldi? Tanti. Non solo perché i velivoli in leasing sono 77 (su 118), ma anche perché — come accennato — vengono pagati come se fossero nuovissimi, cioè 28 milioni di dollari al mese: 4 milioni per i 16 Embraer in leasing della succursale regional (sono anche i più piccoli), 12 milioni per i 42 jet del breve-medio raggio, altri 12 milioni per i 19 del lungo raggio.

handling alitaliaHANDLING ALITALIA






Non è dato sapere la spesa specifica di ogni velivolo, ma gli esperti consultati dal Corriere evidenziano un costo rilevante, in alcuni casi fuori mercato. Per esempio. Sostengono gli esperti che un Embraer 175 «anziano» costa di noleggio in media 136 mila dollari al mese, mentre uno nuovo 216 mila. Un Embraer 190 va da 150 a 255 mila. Per i sedici Embraer — costruiti oltre sei anni fa — Alitalia spende una media di 250 mila dollari.

Il costo degli Airbus
SALVINI ALITALIASALVINI ALITALIA
Lo stesso ragionamento riguarda anche l’altra parte della flotta. Per ciascun Airbus (A319, A320 e A321) Alitalia spende in media 286 mila dollari al mese. Un’enormità. Perché se si va a vedere il listino internazionale del leasing, un A319 datato costa 80 mila dollari mensili, uno nuovo 260 mila.

Per il modello A320 si va da 65 a 300 mila. Per l’A321 da 83 a 128 mila. Nella flotta della compagnia tricolore, gli A319 hanno in media 11 anni, gli A320 quasi 12, gli A321 più di 21 anni. Insomma, non proprio nuovi.

ALITALIAALITALIA
I jet del lungo raggio
La situazione non cambia nemmeno guardando i costi sostenuti per i velivoli del lungo raggio. Quelli che, per intenderci, collegano Roma con gli Usa, il Giappone, l’India il Sud America, l’Africa. Sono anche quelli più grandi e costosi: in media oltre 630 mila dollari al mese sborsati per ogni Airbus A330 o Boeing 777.

LAGHI ALITALIALAGHI ALITALIA
Ma cosa dice il mercato internazionale del leasing? Che un Boeing 777-200ER va da 220 mila a 470 mila dollari al mese, un Boeing 777-300ER (Alitalia ne ha uno) da 570 mila a 1,3 milioni, un A330 da 165 mila a 620 mila. Anche in questo caso non avrebbe senso applicare la tariffa più alta perché i Boeing 777-200ER di Alitalia hanno in media 15 anni, il B777-300ER poco meno di dieci anni, così come gli A330.

«Avviata la rinegoziazione»
PALEARI ALITALIAPALEARI ALITALIA




Un esborso che ai commissari di certo non è sfuggito. E infatti scrivono nella relazione: «È stato avviato un processo di contenimento di tutte le voci di costo tra cui, in particolare, quelle relative ai canoni dovuti per il leasing».

E ancora: «È iniziata una fase di rinegoziazione con le 17 società di leasing per la ristrutturazione di tutti i contratti degli aeromobili in locazione che ha come obiettivo l’adeguamento dei termini e delle condizioni contrattuali agli indici dei valori di mercato rilevati».
alitaliaALITALIA

Una fase di rinegoziazione — scrivono i commissari in un altro documento — «stante i poteri negoziali». Poteri che Alitalia, secondo quanto fanno filtrare diverse società di leasing, questi mesi non ha più di tanto.

Fonte: qui

“SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO SIAMO A UN PASSO DALLA VERITÀ”


IL PM NINO DI MATTEO FA TREMARE IL CUORE D’OMBRA DELLO STATO: “MAI COME ORA SIAMO VICINI ALLA VERITÀ. E QUESTO GRAZIE A ME E AD ALTRI MAGISTRATI CHE ABBIAMO PAGATO PREZZI ALTISSIMI…”



NINO DI MATTEONINO DI MATTEO
(ANSA) - "Sulla strage di via d'Amelio siamo a un passo dalla verità. Mai come ora siamo vicini alla verità. E questo grazie a me e ad altri magistrati" Lo ha detto il pm Nino Di Matteo nell'audizione davanti al Csm. "Non è giusto che questi magistrati siano oggi accostati a depistaggi e questa accusa è strumentale a chi non vuole che si vada avanti" ha aggiunto, parlando di "prezzi altissimi" pagati da lui stesso e dai suoi familiari per l'accertamento della verità. Fonte: qui
PAOLO BORSELLINO - STRAGE DI VIA DAMELIOPAOLO BORSELLINO - STRAGE DI VIA D'AMELIO

NEGLI ULTIMI 2 ANNI CI SONO STATE DECINE DI CROLLI, MA AUTOSTRADE NON HA RITENUTO OPPORTUNO INFORMARE NESSUNO

GLI INQUIRENTI PENSANO DI SOSPENDERE GLI INTERROGATORI SUL CROLLO DEL VIADOTTO MORANDI: NONOSTANTE SIANO MORTE 43 PERSONE GLI INDAGATI NON PARLANO 

TRA SILENZI E OMISSIONI, NESSUNO HA VOGLIA DI COLLABORARE. 

Tommaso Fregatti e Marco Grasso per “la Stampa”
Da una parte una nuova indagine della Finanza su alcuni recenti distacchi di cemento dal Morandi per capire se avrebbero potuto essere interpretati come avvisaglie del collasso del viadotto, dall' altra i dubbi dei pm se proseguire o meno con gli interrogatori degli indagati alla luce di silenzi, omissioni e poca voglia di collaborare.

Metà 2016, stabilimento di Ansaldo. Dal ponte Morandi si staccano due pezzi di pietra di grandi dimensione. Finiscono su alcune auto parcheggiate.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA

L' azienda contatta Autostrade che avvia una pratica di sinistro con l' assicurazione e rimborsa chi ha subito danni. Dell' accaduto non viene informato praticamente nessuno. Né i vigili del fuoco né la polizia municipale. Come invece, sarebbe da prassi, quantomeno a livello di segnalazione.

Nell' inchiesta sul crollo del viadotto che lo scorso 14 agosto ha provocato la morte di 43 persone c' è un filone di indagine avviato in queste ore dai militari del primo gruppo della guardia di Finanza che per i pm riveste una certa importanza investigativa. E che riguarda crolli o distaccamenti dal ponte avvenuti in questi ultimi due anni dal Morandi.
il ponte di genova e le case sottostantiIL PONTE DI GENOVA E LE CASE SOTTOSTANTI

I militari del nucleo operativo diretti dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco hanno sequestrato in queste ore documentazione relativa proprio ai crolli "minori". I magistrati vogliono capire se i distacchi possano essere stati avvisaglie del crollo e se Autostrade abbia fatto il possibile per approfondire questa situazione.

In queste ore i detective della Finanza hanno svolto decine di sopralluoghi e sentito diversi lavoratori e residenti della zona, come testimoni, per ricostruire questo aspetto. Molti hanno confermato come i distaccamenti nell' ultimo periodo fossero aumentati in maniera significativa. Sono state acquisite fotografie e filmati che nelle prossime ore saranno consegnati ai due periti della Procura, Pier Giorgio Malerba e Renato Buratti.

il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
Gli esperti li analizzeranno per capire se si sia trattato di normali distacchi di cemento o se fossero segnali importanti che avrebbero potuto preannunciare un cedimento della struttura stessa.

Sotto la lente dei pm Massimo Terrile e Walter Cotugno ci sono una decina di episodi definiti interessanti e due di questi «significativi». Durante i quali dal «Morandi» sono precipitati «pezzi grandi come un cornicione», viene sottolineato in una relazione preliminare.
Ma non solo, sotto accusa c' è la condotta tenuta da Autostrade che - è emerso in più di una circostanza - si limitava a stipulare polizze assicurative pagando i danni senza avvisare nessuno di quanto accaduto.
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

Intanto in Procura ad un mese dalla tragedia si sta decidendo se sospendere o meno gli interrogatori degli indagati. In queste prime settimane nonostante ci si trovi di fronte alla morte di 43 persone ci sono stati silenzi, omissioni, poca voglia di collaborare, scene mute.
Una sorta di omertà che ai pm che indagano non piace. E che potrebbe portare alla decisione di fermare gli interrogatori anche e soprattutto per non perdere tempo ed energie e concentrarsi su altri aspetti di un' indagine lunga e complicata. Una decisione in questo senso sarà presa questa settimana.
antonio BRENCICHANTONIO BRENCICH
Dal momento che lunedì 24 settembre, il giorno prima dell' incidente probatorio, sono fissati due interrogatori al momento giudicati importanti. E cioè quello dell' amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci e quello del direttore del primo tronco Stefano Marigliani
Nei giorni scorsi in Procura erano stati sentiti i quattro membri del comitato del ministero che avevano firmato il parere sull' intervento di retrofitting del Morandi. Ma nessuno tra Salvatore Buonaccorso, Antonio Brencich, Mario Servetto e Giuseppe Sisca aveva voluto chiarire la propria posizione.
GIOVANNI CASTELLUCCIGIOVANNI CASTELLUCCI
Tutti e quattro si erano «avvalsi della facoltà di non rispondere». Poco collaborativo era stato anche Antonino Galatà, ad di Spea, società formalmente indagata. Non dovrebbero fermarsi, invece, gli interrogatori previsti di tecnici e funzionari di Autostrade e Spea non indagati e sentiti come persone informate dei fatti. Questa settimana la Finanza ne dovrebbe sentire una decina.
Fonte: qui

L’IPOTESI DEGLI INVESTIGATORI: “FORSE IL COLPO DI GRAZIA AL PONTE MORANDI E’ STATO DATO DAL PASSAGGIO DI UN TIR” 

L' AUTISTA "MIRACOLATO": IL CARICO ERA REGOLARE. IL CAMION TRASPORTAVA ACCIAIO: 440 QUINTALI, DI POCO INFERIORE AL LIMITE DI LEGGE, 462 

Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera


ponte morandiPONTE MORANDI
In quei giorni la vita del ponte era appesa a un filo: la struttura malata, gli stralli deformati, l' acciaio al limite della tenuta. Qualsiasi sollecitazione avrebbe potuto causare il crollo. Difficilissimo individuare quella decisiva. Ma a forza di osservare i video del disastro, gli investigatori hanno pensato a un' ipotesi: che a spezzare il filo del Morandi potrebbe essere stato un autoarticolato. In particolare, il Fiat Stralis della Mcm autotrasporti di Novi Ligure, precipitato con gli altri nel baratro.

Quella mattina stava portando un rotolo d' acciaio: 440 quintali, non molto inferiore al limite di legge che è di 462.
Un tir in regola, dunque, ma il più pesante che stava attraversando il viadotto alle 11.36 del 14 agosto. Alla guida c' era Giancarlo Lorenzetto, 55 anni, uscito miracolosamente illeso dal crollo. Lui è naturalmente una vittima della catastrofe. L' abbiamo sentito.

Come sta innanzitutto?
«Mi sono uscite delle coliche renali, sarà lo stress perché la testa lavora tutti i giorni su questa cosa, fra avvocati e tutto il resto. Sono comunque vivo e questo è un miracolo».

Ci racconta cos' ha visto?
ponte morandiPONTE MORANDI
«Ci provo... Avevo caricato all' Ilva di Genova e stavo andando all' Ilva di Novi Ligure, verso Sampierdarena quindi.
Superato il pilone nove, ho saputo dopo che era il nove, davanti a me si è aperta la strada e mi sono sentito risucchiare all' indietro. Ho chiuso gli occhi pensando che fosse finita.Mi sono ritrovato giù, appeso alla cintura di sicurezza e per fortuna che l' avevo allacciata».
Pochi metri e sarebbe passato anche il suo tir...
«Bastavano due secondi, dico io, perché è successo proprio 5-6 metri davanti a me».

Cos' ha visto quando ha riaperto gli occhi?
«A destra c' erano palazzi, a sinistra l' asfalto in discesa.Non capivo dove cavolo ero.
Mi sono slacciato la cintura e mi sono messo in piedi sulla portiera di sinistra. Lì ho capito che era un disastro e che mi conveniva aspettare i soccorsi. Dopo mezz' ora sono arrivati i Vigili del fuoco che giustamente hanno dato la precedenza a chi urlava, urla che non potrò mai dimenticare».
ponte morandiPONTE MORANDI
Gli investigatori non escludono che possa essere stato il suo mezzo a dare il colpo di grazia.
«Che sia stato proprio il mio io non lo posso sapere, saranno i tecnici a dirlo. Io avevo comunque una portata regolare e per questo mi hanno fatto entrare in autostrada.
Dovevano assicurarsi loro che il ponte fosse a posto... paghiamo più di 100 mila euro l' anno di pedaggi. Ma poi l' Ilva non ti lascia mai uscire dagli stabilimenti se il carico non è nei limiti».
Nessuno la colpevolizza...
«Tra l' altro, il pilone si è frantumato dietro di me e quindi mi sembra strano che possa essere stato il mio camion. Capito com' è andata? Io sono caduto all' indietro, sono sceso con la strada...».

Passava spesso sul ponte Morandi?
ponte morandiPONTE MORANDI
«Almeno due volte al giorno. Ha sempre ballato un po' quel ponte ma io ho sempre pensato che fosse una cosa naturale. Qualcuno però mi ha detto che il giovedì precedente al crollo oscillava più del solito».

Cos' ha fatto quando è sceso dal camion, lei che era illeso?
«Solo qualche escoriazione e un dolore al collo. Ma c' erano morti e feriti e le ambulanze non avevano tempo per me, chiaramente. Me ne sono andato a piedi fino a Bolzaneto e ho aspettato che i miei mi venissero a prendere».

LA PERIZIA CHOC

Tommaso Fregatti e Marco Grasso pe www.ilsecoloxix.it
PONTE MORANDI GENOVAPONTE MORANDI GENOVA

Meno cavi di quelli previsti dal progetto originario. Un’assenza talmente diffusa di guaine protettive di quegli stessi cavi, in determinati punti, tale da far presumere un deterioramento completo, un utilizzo di materiali di montaggio quantomeno carente o addirittura una fase realizzativa dell’opera in cui si è passati sopra a componenti che, sulla carta, erano ritenuti fondamentali.

Allarmi inascoltati
C’è un nuovo report depositato dai consulenti della Procura, gli ingegneri Piergiorgio Malerba e Renato Buratti, che mette letteralmente i brividi, e introduce un nuovo inquietante tema nell’inchiesta sul crollo di ponte Morandi: per gli esperti potrebbero esserci difetti originari nell’infrastruttura e una differenza fra ciò che era stato progettato e come questo è stato effettivamente realizzato.

PONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKRPONTE MORANDI FOTO PELLIZZA FLICKR
Queste discrepanze riguarderebbero proprio gli stralli, i tiranti diagonali, anima in acciaio e rivestimento in cemento, il cui cedimento sarebbe stata la causa della strage che lo scorso 14 agosto ha provocato 43 vittime.

Questa ipotesi era stata inizialmente avanzata anche da fonti di Autostrade per l’Italia. E, se da un lato potrebbe apparire come una circostanza che potrebbe alleggerire la posizione della società, dall’altro, potrebbe addirittura aggravarla. Per dirla con le parole pronunciate pubblicamente dal procuratore capo Francesco Cozzi, «quel ponte è rimasto in piedi per 51 anni». In altri termini, se Autostrade sapeva dell’esistenza di “tare” originarie del viadotto, è la tesi di chi indaga, avrebbe dovuto a maggior ragione prestare ancora più attenzione nel monitoraggio e nella manutenzione.

 “Blitz” nell’hangar
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVACROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
La svolta si è materializzata nella scorse ore, dopo un’ispezione compiuta sulle prime macerie raccolte e repertate in un hangar di via Perlasca, a poca distanza dal luogo del crollo. Al blitz hanno partecipato i due periti della Procura, i pm Walter Cotugno, Paolo D’Ovidio e Massimo Terrile, e i militari del primo gruppo della Guardia di Finanza, coordinati dal colonnello Ivan Bixio e dal capo del nucleo operativo Giampaolo Lo Turco. Dai primi accertamenti emergono «difetti strutturali evidenti», che potrebbero essere imputati a varie ipotesi. Una quantità di metallo insufficiente e carenze nella protezione degli stralli.

Fonte: qui
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genovaI MEME SUI BENETTON E IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA