9 dicembre forconi: 04/21/18

sabato 21 aprile 2018

Roma, orrore nel parco dell'Eur: il giallo della donna forse arsa viva

A DARE L'ALLARME UN UOMO CHE FACEVA JOGGING E HA VISTO CHE IL CADAVERE ANCORA BRUCIAVA TRA LE FIAMME...


«Stava ancora bruciando - ha raccontato il testimone che ha fatto la macabra scoperta su viale Aldo Ballarin. - una scena terribile». Il cadavere senza ombra di dubbio è quello di una donna. Sul posto la Squadra Mobile della Polizia, il reparto Volanti e la squadra della Scientifica: gli investigatori si rendono subito conto di trovarsi davanti ad un vero e proprio giallo. Infatti al di là dell'identificazione della vittima il caso rimane tutto ancora da decifrare. Accanto al cadavere non è stato rinvenuto nessun liquido infiammabile.
Stando a una prima ricostruzione la donna indossava una gonna e non aveva le scarpe. Si stanno cercando eventuali testimoni, visto che secondo il medico legale il corpo sarebbe stato dato alle fiamme intorno alle 4. Nella zona del parco ci sono giacigli di fortuna e alcune baracche abusive, qualcuno potrebbe aver notato qualche strano movimento. 

Maria Cristina Olivi soffriva da tempo di depressione: la donna aveva un vissuto problematico ma nel suo passato non ci sarebbero tentativi di suicidio. Abitava a circa un chilometro dal luogo in cui è stata trovata morta e lavorava presso una lavanderia della zona. Secondo i primi accertamenti Olivi è morta nel parco e a confermare ciò il fatto che risulta bruciata tutta l'erba intorno al corpo. A poca distanza dalla salma gli inquirenti hanno individuato la borsa con all'interno i documenti. Domani il pm Vittorio Pilla affiderà l'incarico per effettuare l'autopsia.

L'esame autoptico potrà chiarire in particolare se ha subito violenze, se sia stata bruciata viva o se fosse già morta quando è stata data alle fiamme. Al momento non si esclude nessuna pista. Un senza fissa dimora che frequenta abitualmente il parco avrebbe raccontato di aver visto del fuoco e sentito delle voci la scorsa notte. Rimane da capire perché si trovasse di notte in quell'area verde così isolata. Nella sua casa, controllata oggi dagli investigatori, tutto sembra in ordine. Non ci sono elementi che lasciano pensare a una lite lì. E si scava in queste ore nella sua vita per accertare se abbia avuto recentemente problemi con qualcuno. Gli investigatori stanno ricostruendo le sue ultime ore di vita e, soprattutto, con chi le ha trascorse.
roma parco tre fontaneROMA PARCO TRE FONTANE

LA SAI L’ULTIMA? LA GRILLINA VITTORIA BOGO DELEDDA, CHE E’ STATA IN MALATTIA 243 GIORNI ED E’ “GUARITA” CON LE ELEZIONI, VA ALLA COMMISSIONE LAVORO!


PROPRIO LEI CHE, DIRIGENTE DEI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI BUDONI, IN PROVINCIA DI SASSARI, SI ERA ASTENUTA DALLE PROPRIE MANSIONI AMMONTICCHIANDO CERTIFICATI MEDICI…


Gian Maria De Francesco per “il Giornale”

VITTORIA BOGO DELEDDAVITTORIA BOGO DELEDDA
«Ridurre l' orario di lavoro a parità di salario». Questa ricetta di stampo bertinottiano è stata recentemente declinata dal ministro del Lavoro in pectore del Movimento 5 stelle, Pasquale Tridico. Non sorprende, pertanto, che i grillini abbiano già scelto di insediare in commissione Lavoro a Palazzo Madama un' esponente che, prima di essere eletta, l'orario non solo lo aveva ridotto, ma addirittura azzerato.

Ieri, infatti, Mario Puddu, sindaco M5S di Assemini, in provincia di Cagliari, ha anticipato la collocazione nelle commissioni parlamentari di alcuni eletti sardi. Tra queste quella di Vittoria Bogo Deledda, la senatrice salita agli «onori» delle cronache per lo scoop delle Iene che avevano documentato come la senatrice sia stata 243 giorni in malattia e sia guarita improvvisamente con la candidatura.
VITTORIA BOGO DELEDDAVITTORIA BOGO DELEDDA

Ebbene sì, Bogo Deledda andrà in commissione Lavoro. Proprio lei che, dirigente dei Servizi sociali del Comune di Budoni, in provincia di Sassari, si era astenuta dalle proprie mansioni ammonticchiando certificati medici. L' attivista grillina aveva presentato una diagnosi di sindrome da burnout, una condizione patologica della psiche. In buona sostanza iperstress da lavoro.

Fin qui nulla da eccepire tranne per il fatto che il 29 gennaio scorso, dopo otto mesi di malattia, è tornata al proprio posto e il 2 febbraio si è collocata in ferie per poter impegnarsi nel tour elettorale in tutta la Sardegna. Insomma, una circostanza ben strana quella di una persona che vive un disagio psichico legato allo stress e che si «stressa» in una faticosa campagna per le elezioni. Lei si è sempre difesa sostenendo di aver lavorato tantissimo in 25 anni di professione e che la documentazione sanitaria presentata era completa di certificati che attestavano il suo stato di salute. Il marito andò addirittura alle vie di fatto con il cameraman della trasmissione Mediaset.

VITTORIA BOGO DELEDDAVITTORIA BOGO DELEDDA
Ora a Bogo Deledda potrebbe toccare di occuparsi dello strumento che potrebbe rendere superflua qualsiasi polemica: il reddito di cittadinanza. Con quella provvidenza da destinare a disoccupati e pensionati non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi: il salario sarebbe garantito e sarebbe tutt' altro che esiguo. In fondo anche il programma «geneticamente modificato» (perché differente da quello votato sul Sacro Web) dei pentastellati recita testualmente che «lavorare più ore non significa necessariamente essere più produttivi» perché «è la qualità del lavoro a far crescere la competitività e il valore aggiunto».

Insipienti quei poveri mortali di economisti che non si erano resi conto di questa lampante evidenza empirica e si curvano nel calcolare nuove formule.
VITTORIA BOGO DELEDDAVITTORIA BOGO DELEDDA
Con Bogo Deledda in commissione Lavoro i Cinque stelle si sono portati avanti e possono contare su una persona che in qualche modo (seppur per una causa spiacevole) ha già testato il nuovo sistema. «L' arroganza di questi signori non ha limite», ha chiosato il renziano Michele Anzaldi. Ma lo ha detto solo perché non ha sperimentato il nuovo ed è ancorato al passato...

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HAFTAR È IN STATO VEGETATIVO

UNA FONTE DIPLOMATICA DI UN PAESE UE RIVELA CHE IL GENERALE LIBICO E’ AFFETTO DA UN CANCRO AI POLMONI CHE SI E’ ESTESO ANCHE AL CERVELLO: “NON TORNERA’ MAI PIU’ COME PRIMA” 


haftarHAFTAR
Il comandante dell' Esercito dell' est della Libia, Khalifa Haftar, versa in stato vegetativo e «non tornerà mai più come prima»: lo ha confidato a Middle East Eye una fonte diplomatica anonima di un Paese dell' Unione Europea, il quale ha precisato che 'l' uomo forte' della Libia è affetto da un cancro ai polmoni che si è esteso anche al cervello.

«Non è in grado di parlare e di comprendere ciò che gli si dice. Non può sedersi nè stare in piedi», ha aggiunto il diplomatico. «Il medico che lo sta curando ha fatto sapere che anche se dovesse rispondere positivamente alle cure, la ripresa sarà temporanea e non tornerà mai più normale».

IL GENERALE HAFTARIL GENERALE HAFTAR
Secondo quanto riferito dal diplomatico, lo staff personale di Haftar aveva nei giorni scorsi provato a organizzare un' apparizione pubblica per mettere a tacere le notizie sul deterioramento del suo stato di salute, ma all' ultimo momento l' incontro è stato cancellato per le sue «pessime condizioni».

Negli ultimi giorni sono emersi resoconti contrastanti sulle condizioni del generale libico, da quando è stato ricoverato a Parigi per un malore. Rappresentanti dell' Esercito Nazionale Libico hanno ribadito più volte che le condizioni di Haftar sono buone, e che quelle che sta ricevendo a Parigi sono controlli di routine. Un medico dell' ospedale, che ha preferito rimanere anonimo, ha invece detto che l' infarto che lo ha colto ha prodotto effetti irreversibili.
Fonte: qui

LA LEGISLATURA VA GIÀ IN FERIE!

IL GOVERNO NON ARRIVA? ALLORA VANNO IN VACANZA: MEGA PONTE FESTIVO PER I DEPUTATI, CHE TORNERANNO IN AULA IL 7 MAGGIO PER OCCUPARSI DELLO SPERMA DEI SUINI 

ANCHE I GRILLINI SI ASSUEFANNO ALLA PRASSI ISTITUZIONALE: IN DUE MESI LA MACCHINA DI MONTECITORIO È GIÀ COSTATA 252 MILIONI DI EURO, ALTRO CHE TAGLIO DEI VITALIZI

Salvatore Dama per “Libero quotidiano

laura castelliLAURA CASTELLI
Nel cortile di Montecitorio c'è un bel sole. Laura Castelli ne approfitta per portarsi avanti con il lavoro e godersi il tepore primaverile. Telefona e prende appunti sulla sua agendina. La vice capogruppo grillina è l'unica superstite tra i suoi colleghi deputati. Che, puff, sono spariti tutti già mercoledì sera. A passo veloce, coi trolley saltellanti sui sampietrini irregolari del centro storico di Roma. La Camera è convocata per il 7 maggio. Un mega ponte festivo di 18 giorni. Che, poi, ferie da cosa?

Roberto Fico - autobusROBERTO FICO - AUTOBUS


Dal 4 marzo, giorno di inizio della nuova legislatura, Montecitorio si è riunita 7 volte. Prevalentemente per distribuire poltrone.
L' ultima proprio ieri l'altro, quando è stato eletto un nuovo segretario d'aula. Il nono.
Tutti gli avvii di legislatura sono lenti. Questo è proprio un diesel. I proclami dei nuovi arrivati, che volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, sono rimasti relegati su Twitter e Facebook. L' onorevole grillino ci ha messo poco ad assuefarsi alla lentezza della prassi istituzionale. Nessuno scalpita, nessuno si scandalizza.

Ora è chiaro anche a loro che le regole sono queste.
MONTECITORIOMONTECITORIO
Se i leader non trovano un accordo tra di loro, la legislatura non decolla. L'assenza di un governo che definisca chi sta in maggioranza e chi va all' opposizione, impedisce al Palazzo di cominciare a lavorare a regime. Senza nessuno che sieda a Palazzo Chigi, non possono insediarsi le Commissioni permanenti, che sono il motore della macchina legislativa. È stata nominata solo la Commissione speciale. I suoi componenti - 40 a Montecitorio e 27 a Palazzo Madama - sono gli unici che nei prossimi giorni avranno un po' da fare. Mentre gli altri novecento e passa incroceranno le braccia.

IN ATTESA

Entro fine mese dovrebbe vedere la luce il Documento economico e finanziario. C'è un testo neutro predisposto dal governo uscente, mentre tutti i gruppi parlamentari stanno lavorando a delle risoluzioni da mettere ai voti. Il resto della produzione legislativa è roba di serie B. Nessuno acuto, nessun tema che possa incontrare l'interesse degli elettori. Invece di occuparsi di pensioni, fisco, lavoro, giustizia o emergenza migranti, il Parlamento avrà da fare con la disciplina della riproduzione animale.

I parlamentari saranno chiamati a esprimere un parere sull' impiego di asini stalloni abilitati alla fecondazione di cavalle. Ma anche sul divieto fatto ai maiali, per ragioni di purezza genetica, di fecondare scrofe «in forma girovaga». Che, in versione bipede, sarebbe la classica «botta e via».

SESSO E SUINI

allevamento di maialiALLEVAMENTO DI MAIALI
Deputati e senatori dovranno dire la loro anche sulla pratica dell'inseminazione artificiale dei suini e sui centri di raccolta e di magazzinamento dello sperma. E qui già è facile prevedere «l'obiezione di coscienza» dei parlamentari cattolici. Questo è solo uno dei 19 decreti legislativi che attendono un parere dalla Commissione speciale, retaggio del governo uscente e della passata legislatura.

vitalizi protesteVITALIZI PROTESTE
A Palazzo Madama la situazione è ancora più imbarazzante. Dall'inizio della diciottesima legislatura i senatori hanno lavorato in totale 12 ore e 56 minuti. E non è detto che riprendano il 7 maggio perché a differenza della Camera non è ancora stata convocata la prossima seduta. Le indennità no, quelle arrivano precise, il 28 del mese. E non sono commisurate alle giornate di lavoro. Sono piene. Due mesi di fancazzismo costano al contribuente 252 milioni di euro. Altro che i 73 milioni di risparmi promessi con il taglio dei vitalizi. Sono già andati. Bruciati.

MANGIASOLDI

VITALIZI M5SVITALIZI M5S
Montecitorio ha una macchina organizzativa enorme. Che ciuccia soldi anche se non si approvano leggi. Due numeri? In sessanta giorni, per esempio, se ne vanno 34 milioni per il personale, 13 milioni per le indennità e 10 per le diarie dei deputati, un milione per le pulizie del Palazzo e 700mila euro in bollette di gas, luce e acqua. Palazzo Madama ha costi inferiori, ma comunque importanti.

PROTESTE CONTRO IL VITALIZIOPROTESTE CONTRO IL VITALIZIO


Marzo e aprile saranno anche stati improduttivi dal punto di vista della legislazione, ma il Senato ha bruciato risorse per 91 milioni, pagando 16 milioni in stipendi dei senatori, 25 milioni per le pensioni dei dipendenti e 3,6 milioni di contributi ai gruppi parlamentari.

Fonte: qui
PROTESTE CONTRO IL VITALIZIOPROTESTE CONTRO IL VITALIZIO

IERI ERA LA MINIERA, OGGI AMAZON: VIAGGIO NEL LATO OSCURO DELLA ‘GIG ECONOMY’, L’ECONOMIA DEI LAVORI SALTUARI, DOVE BASTA ANDARE A PISCIARE E SI VIENE LICENZIATI

IL LIBRO DI JAMES BLOODWORTH, PER 6 MESI IN UN MAGAZZINO DI AMAZON, DOVE SI LAVORA A 7 EURO L’ORA PER RENDERE BEZOS L’UOMO PIÙ RICCO DEL MONDO 

MA HA TESTATO PURE UBER, FOODORA, DELIVEROO, JUSTEAT…

Gaia Cesare per “il Giornale

Sei punti come sei possibilità prima di essere licenziato. Anche se il tuo contratto, quando sei fortunato, dura nove mesi.

JAMES BLOODWORTH HIRED AMAZONJAMES BLOODWORTH HIRED AMAZON
Anche se non te lo hanno mai fatto vedere. Anche se arrivi in ritardo di un minuto su una giornata lavorativa di dieci ore e mezza, in cui a stento hai il tempo per un caffè e macini chilometri su chilometri in un deposito grande quanto dieci campi da calcio, dove non parli con nessuno, anche perché in gran parte gli impiegati sono immigrati romeni. Un punto su sei ti viene affibbiato anche se quel ritardo dipende dal bus che l' azienda mette a disposizione. E lo stesso vale per un giorno di malattia, perché non serve a nulla nemmeno il certificato medico. Una settimana a casa con la febbre, week-end escluso, vuol dire cinque punti sul curriculum, cioè un passo dal licenziamento. «Essere punito per essermi ammalato, anche se ho dato un preavviso, è legale?», chiede James. «È quello che Amazon fa da sempre», gli rispondono i suoi superiori.

Benvenuti nel magico mondo della gig economy, quella dei lavori senza tutele, a chiamata, e dei contratti a zero ore. James Bloodworth ha voluto vederlo con i suoi occhi e per sei mesi ha lavorato in incognito, cioè senza rivelare di essere un giornalista, in uno dei sei mega-depositi Amazon del Regno Unito, poi come assistente sociale per una delle agenzie private che ormai fanno il lavoro del servizio sanitario nazionale, e ancora come tassista Uber e come telefonista in un call center. Il risultato di questa esperienza è tutto in Hired (appena pubblicato in Gran Bretagna con Atlantic Books).

telecamera nascosta in un magazzino amazon ingleseTELECAMERA NASCOSTA IN UN MAGAZZINO AMAZON INGLESE
Ed è uno spaccato del mondo del lavoro contemporaneo che non sembra nemmeno avere come ambientazione l' Europa culla dei sindacati. Invece è qui, al di là della Manica, ma potrebbe essere in qualsiasi altro Paese europeo, Italia compresa, dove ci sono i call center, i taxi che puoi chiamare con un' app sul telefono e gli immensi depositi del più grande rivenditore al mondo. Ieri era la miniera, oggi è un magazzino Amazon oppure un' automobile Uber. E non è un' esagerazione.

Perché se non si rischia più la vita dentro una cava buia, al tempo della gig economy si rischia comunque la salute, tra depressione, stress e l' amara constatazione che ogni sforzo quotidiano ti fa vivere comunque al limite della soglia di povertà e sotto la pressione psicologica di poter perdere la tua occupazione temporanea in qualsiasi momento, con un preavviso di qualche minuto.

«È come vivere sotto dittatura - spiega al Giornale James Bloodworth a proposito di Amazon, che solo nel Regno Unito impiega 8mila persone -. Loro impongono le regole ed è impossibile non infrangerle, perché anche andare in bagno può costarti il lavoro, quando ci metti 7-10 minuti per raggiungere la toilette che è a quattro piani di distanza, costretto a passare ogni volta per gli scanner anti-furto. Puoi fare tutto benissimo, essere un lavoratore modello ma puoi sempre perdere il tuo impiego e finire per avere problemi economici».
JAMES BLOODWORTH AMAZONJAMES BLOODWORTH AMAZON

L' esperienza più tragica Bloodworth l' ha vissuta proprio in uno dei depositi di Jeff Bezos, l' uomo più ricco del mondo. «Il primo giorno ti ripetono fino alla nausea che il lavoro è temporaneo. Poi passano tutto il tempo a controllare la tua produttività. Anche bere e mangiare è una sfida. In un mese ho contato sulle dita di una mano il tempo per un caffè, non mi hanno mai fatto vedere un contratto e non ho mai saputo quali fossero i miei diritti.

telecamera nascosta in un magazzino amazon ingleseTELECAMERA NASCOSTA IN UN MAGAZZINO AMAZON INGLESE
Con il sistema a punti, poi, basta ammalarsi per qualche giorno per esser fatti fuori». «Il posto - il deposito di Rugeley, nord dell' Inghilterra, 1.200 dipendenti - ha l' atmosfera di una prigione. Quando entri devi liberarti del tuo telefono e sottostare ai controlli di sicurezza, passando per i metal detector ogni volta che fai una pausa. Le guardie vietano anche gli occhiali da sole. Mi hanno spiegato che hanno bisogno di guardarti negli occhi per vedere se hai bevuto troppo la sera prima».

Tutto per una paga di 7 euro l' ora mentre il suo fondatore, Bezos, è in cima alla lista degli uomini più ricchi del pianeta, con un patrimonio di 60,7 milioni di dollari. «Nessuno era direttamente assunto da Amazon e l' agenzia che faceva da tramite, Transline, spesso tardava i pagamenti e sbagliava i conti, sempre al ribasso ovviamente. Qualcuno non è mai più riuscito ad avere quello che gli spettava. E per molti voleva dire perdere il contratto d' affitto o bucare la rata di un prestito».
magazzino amazonMAGAZZINO AMAZON

Un copione agghiacciante, che si ripete anche negli altri luoghi dove James ha fatto la sua esperienza. Nel call center della Admiral, società di assicurazioni dove ha lavorato nel Galles del Sud, gli hanno da subito spiegato che c' era un «occhio in stile Grande Fratello» a osservarli. E l' esperienza più dura dal punto di vista emotivo è stata quella di assistente sociale. «Le visite dovrebbero durare 20 minuti ma di solito non ne avevi più di 5 perché gli appuntamenti sono incastrati come sardine. Lavori dalle 7-8 del mattino fino alle 10-11 di sera, spesso perché qualche assistito non si sente bene. Tante volte non c' è nemmeno il tempo di cambiare il pannolone».

MAGAZZINO AMAZON A PHOENIX IN ARIZONAMAGAZZINO AMAZON A PHOENIX IN ARIZONA
Poi c' è Uber, per cui James ha lavorato a Londra. «Hai 15 secondi per accettare una corsa, anche se non sai qual è la destinazione, e devi dire sì all' 80% delle richieste, se no sei fuori, anche dopo tre di fila». Il tuo destino appeso a un algoritmo.
Come succede ai rider, i fattorini in bicicletta di Deliveroo e degli altri operatori di consegne di cibo a domicilio, da Foodora a Just Eat, da Ubereats a Glovo.

Qualcuno stenta a credere alla storia dei dipendenti che urinano nelle bottiglie, ad Amazon, per non perdere tempo. «Chi non ci crede - ci spiega ancora Bloodworth - è perché non è mai entrato in un deposito. E ha subìto la propaganda del sistema di pubbliche relazioni di Amazon. Complice il silenzio di molti, che non vogliono sapere perché gli va bene comprare a buon prezzo, con consegne veloci e a domicilio. Ma a quale costo sociale?».

Fonte: qui