9 dicembre forconi: 10/01/16

sabato 1 ottobre 2016

Il parassitismo in Italia è religione di Stato

L’Italia credo sia l’unico paese al mondo nel quale la religione laica di Stato sia divenuta il parassitismo.

Se un italiano onesto ed intelligente (tra quelli rimasti e non ancora emigrati o deceduto prematuramente) raccontasse ad uno straniero anglosassone, scandinavo o elvetico, le traversie quotidiane vissute a causa della burocrazia, in particolare quella fiscale, elaborata per riscuotere gabelle, ticket, ed ogni sorta di escamotage per attingere alle tasche dei contribuenti italiani, e soprattutto raccontasse tutte le ripercussioni deleterie ed assillanti che si subiscono per la ciclopica impalcatura burocratica istituzionale costruita nei decenni, dubiterebbero del nostro senno. Non solo per la verosimiglianza del racconto stesso, poco credibile per chi è abituato a vivere in un paese civile e meglio organizzato ed efficiente, ma per il fatto di subire queste vessazioni e disagi senza reazioni adeguate. Lamentarsi ed imprecare serve a poco, ma gli italiani si limitano perlopiù a queste reazioni puerili e vane.
Vi faccio due semplici esempi di vessazioni burocratiche, tra l’altro capitatomi proprio stamane, significativi non solo perché emblematici ma perché rivelano anche gli intrecci perversi, le correlazioni tra le varie forme di parassitismo vessatorio, spesso collaterale, complementare e sinergico (a danno dei contribuenti, ovviamente).

Il primo, ve lo avevo già descritto in un articolo precedente, si riferisce all’ormai stantio problema del canone Rai addebitato nella bolletta elettrica, senza alcuna pianificazione preventiva, direi senza alcun criterio, cui non era valso a nulla aver inviato da parte mia ben due raccomandate nei tempi e modi previsti e consigliati dalle associazioni dei consumatori ed utenti, per far loro capire che avendo due contatori in casa, ognuno intestato ad un coniuge, avrei rischiato di vedermi addebitati due canoni, pur costituendo una sola famiglia con un’unica utenza Rai. Infatti mi pervennero “puntualmente” due addebiti del cosiddetto canone, termine ambiguo ed ipocrita per indicare una tassa, che serve al mantenimento di un apparato parassitario composto da circa diecimila dipendenti, alcuni lautamente stipendiati, per produrre programmi inguardabili e telegiornali fasulli e mistificatori.

Orbene, compilato l’ennesimo modulo concepito per la richiesta di rimborso del canone impropriamente versato, mi sono recato nell’ufficio postale più vicino per inviare la raccomandata (spesa complessiva considerando le precedenti, circa 20 euro, per evitare di pagarne 100, senza contare il tempo dedicato e la benzina). Parlando con la sportellista emerge un fatto sconvolgente per un utente che non sia decerebrato. Mi chiede perché non avessi piegato il plico anziché inserito in una normale busta. Mi spiega che i moduli precedenti, quelli per richiedere l’esenzione dal canone rai, cioè il motivo delle mie precedenti raccomandate, dovevano essere piegati e spediti senza busta. 

Avete capito il marchingegno? 

Tutti coloro che non hanno a suo tempo seguito questi espedienti da legulei kafkiani, hanno prodotto migliaia di buste finite nel cestino della carta da burocrati appositamente investiti di questa responsabilità funzionale al sistema. 

Non sarebbe stato più semplice e meno irritante ed irrispettoso imporre a tutti indistintamente di pagare, che possiedano a meno un televisore o siano intestatari di più contatori dell’energia elettrica? 

Sarebbe stata comunque una vessazione, ma almeno si evitava di farsi beffe dell’utenza e dei contribuenti, facendo perdere tempo e denaro.

Dulcis in fundo, sulla strada del ritorno a casa rimango in coda ad un incrocio, il motivo era una corsa ciclistica, per la quale hanno bloccato ogni accesso alla strada principale per circa un’ora, dicasi un’ora, con uno schieramento di forze dell’ordine talmente impressionante che ho sospettato che distogliendo tanti uomini alle loro mansioni primarie, i malviventi ne avrebbero potuto approfittare. Nulla da obiettare sul diritto di organizzare queste gare, anche se a me personalmente non interessano minimamente, ma non sarebbe bastato, per garantire la sicurezza, utilizzare una staffetta ed una retroguardia di auto con sirene e lampeggianti accesi? 

Occorreva proprio bloccare tutte le strade per un’ora? 

Impedendo a moltissime persone di recarsi al lavoro ed alle proprie incombenze? 

SONO COMPORTAMENTI DA PAESE CIVILE? 

Anche in questa occasione, come in tutte le altre, gli italiani presenti che subivano questa vessazione si limitavano ad imprecare al cellulare con i loro interlocutori, attribuendo al paese epiteti impronunciabili …

Concludendo queste brevi note, vorrei solo aggiungere che spesso i contribuenti e vittime italiane del parassitismo si sfogano con coloro che stanno agli sportelli o comunque sulla “linea del fronte”, che sono solo pedine, è vero che partecipano al parassitismo di stato, ma ne raccolgono solo le briciole e sono partecipi loro malgrado, con scarsissima consapevolezza e responsabilità, sono le vittime designate, gli ultimi anelli della catena, i capri espiatori per il popolino rozzo ed incolto, che rappresenta una cospicua parte della popolazione, ridotta all’analfabetizzazione di ritorno da decenni di tv demenziale appositamente programmata.

In realtà i parassiti “officianti”, le alte gerarchie, che potremmo definire i generali del parassitismo politico burocratico e mediatico italico, coloro che ne traggono i massimi benefici e sono ricolmi di privilegi, si riduce a poche decine di migliaia di individui, gente con redditi attinti dal settore pubblico che vanno dai 200mila euro annui in su, molto in su.

E’ per mantenere questa “casta” che servono le tasse, e più aumentano le entrate fiscali dello stato e più aumentano i loro redditi ed il numero dei “selezionati” partecipanti alla greppia, e non aumentano affatto i servizi alla popolazione, ne in qualità ne in quantità, semmai peggiorano.

Questo è il funzionamento dello stato italiano, togliere a molti per dare a pochi, pochissimi, e la cosiddetta redistribuzione avviene in maniera sperequativa ai massimi livelli, proprio per un’impostazione patologica della macchina dello stato, che è inefficiente e scriteriata, non possedendo la benché minima coscienza civica e del senso del servizio alla collettività.

Claudio S. Martinotti Doria  claudio@gc-colibri.com

Fonte: ticinolive.ch

Massimo Colomban: l’uomo che aprì le porte di Confapri a Casaleggio, assessore alle Partecipate di Roma

Arriva in Campidoglio e in passato sul Movimento disse: «A febbraio ci avevano convinto di essere innovatori e di saper invertire la rotta del transatlantico Italia che va dritto verso l’iceberg». 

30 stettembre 2016 ore 13.45 – Ora è ufficiale. Massimo Colomban è il nuovo assessore capitolino alle Partecipate.



MASSIMO COLOMBAN: CHI È

E' un industriale trevigiano. Ha fondato nel 1973, a 23 anni, il gruppo Permasteelisa, società di costruzioni specializzata in involucri per architetture monumentali, che da piccola azienda è cresciuta diventando un gruppo da oltre un miliardo di euro di fatturato nel 2002, anno in cui cede l’azienda. Colomban non è uno sconosciuto nel mondo della Casaleggio Associati. Era molto vicino a Gianroberto Casaleggio e ha avuto un ruolo importante nella Confapri, associazione che da sempre ha trattenuto legami con i vertici e i parlamentari 5 stelle con tanto di eventi e tavole rotonde.


Lei si è detto deluso dal movimento di Grillo. Perché?
«A febbraio ci avevano convinto di essere innovatori e di saper invertire la rotta del transatlantico Italia che va dritto verso l’iceberg».
L’Italia come il Titanic?
«Sì. Con una classe, alcuni la chiamano casta, che balla mentre gli altri si schiantano. I grandi economisti parlano del piano B: euro a due velocità, o fuori dall’eurozona, o rinegoziare il debito».
Come è nato l’invito a Casaleggio? Vi conoscete?
«C’erano stati contatti. Abbiamo invitato una ventina di parlamentari neo-eletti di tutti i partiti. I grillini per noi rappresentano la volontà di migliorare l’Italia, anche se non si sta trasformando in una vera organizzazione perché la loro idea che «uno vale uno» li porta ad agire in ordine sparso. Serve una struttura anche sul territorio».
Non fanno abbastanza rete? È un bel paradosso, in fondo.
«Secondo me, poi, non dovrebbero rifiutare interamente il finanziamento pubblico. Dovrebbero tenerne il 20-30% come negli altri Paesi, altrimenti la politica la faranno i ricconi e le lobby. E l’idea che i partiti siano tutti marci e corrotti non ci trova d’accordo: ci sono anche persone perbene, forze innovative che vanno aiutate a emergere. E i media in questo hanno un ruolo».

Furono proprio Arturo Artom e Colomban a organizzare i primi incontri tra il guru del Movimento e alcuni imprenditori prima delle elezioni nazionali del 2013. Artom stesso ha passato l’ultimo Ferragosto sullo yacht di Beppe Grillo. «Quando una persona così giovane manca improvvisamente - affermò  Colomban quando scomparve Gianroberto – è sempre un dolore. Gli va dato atto che si è schierato al fianco dei più deboli contro i poteri forti». 

Ora la Permasteelisa del trevigiano, secondo quanto riportò qualche mese fa il Financial Times, sarebbe in vendita. E lui non molla. Vuole riprenderne il comando dopo averla affidata a un board di fidatissimi che l’ha portata in declino. Una recente intervista di Colomban su La Tribuna di Treviso spiega bene la situazione.
Quell’occhiolino strizzato al turismo e poi alla politica, costretto però sempre a fare i conti con un’Italietta troppo parcellizzata «il cui male peggiore sta nell’incapacità di fare squadra e vivere di campanilismi». Amministratore delegato di Sviluppo Italia Veneto, presidente di Vegapark. Poi Colomban, da qualcuno definito il “grillino” solo perché, aggiunge lui «sempre a sostenere l’innovazione, anche politica», quindi sostenitore di Renzi. «Mi hanno associato a chiunque. In realtà ho cercato di dialogare con tutti solo per cercare di riaffermare il ruolo sociale dell’impresa. Quando io iniziai era tutto diverso: le tasse erano più basse, c’era un clima generale a favore. Ora l’imprenditore è ritenuto una sorta di speculatore, che non lavora per gli altri e che si intasca solo i guadagni. Invece chi fa impresa lavora 12, 15 ore al giorno, ed arricchisce i collaboratori ed il territorio. Così è stato anche per me, ho fatto più di 8 mila ore di volo. E non mi è mai pesato: per essere imprenditori ci vuole il fuoco dentro e un imprenditore non getta mai la spugna».
Fonte: qui

P.S.

Permasteelisa Spa, nata nel 1973, è oggi leader mondiale nella progettazione, realizzazione e installazione di facciate continue per grandi edifici (impiegate per il rivestimento esterno di grattacieli, teatri, sedi congressuali e fieristiche, musei), adottando soluzioni tecnologicamente innovative per produrre opere uniche.
Inoltre è attiva nella produzione e installazione di pareti e divisori interni, nonchè di sistemi di arredo per negozi ed uffici.
Il Gruppo opera in quattro continenti con più di 60 società collocate in 27 paesi; sono attive quattro sub-holding, in Europa America ed Asia, tre delle quali sono gestite dalla holding Permasteelisa Spa.
Questa società capogruppo, quotata dal 1999 a Piazza Affari, ha acquisito nel dicembre 2000 la tedesca Gartner & Co KG, leader nella realizzazione di rivestimenti architettonici in alluminio e acciaio.
Il Gruppo è controllato dalla Holding Bau (società creata dal management di Permasteelisa) e Investindustrial, con una quota del 15%.
In Italia gli uffici principali si trovano a Vittorio Veneto (Tr), dove sono presenti anche laboratori di ricerca e di product test.
STORIA
Nel 1985 Permasteelisa comincia la sua espansione inglobando sempre più società specializzate, fino ad assumere dimensioni che le consentono di espandere l’attività a livello europeo.
Nel 1986 il primo passo verso i mercati internazionali è dato dall’acquisizione di una partecipazione minoritaria nella società australiana Permastell Industries Pty Ltd.: il nome Permasteelisa deriva da questa combinazione.
Nel 1988 si ha l’incorporazione di Permasteelisa Spa, holding del gruppo.
Negli anni ’90 prosegue la politica di espansione in Europa e Asia, costituendo delle filiali commerciali negli UK, nel Benelux, Francia e Spagna, Olanda, Belgio, Hong Kong, Singapore, in Thailandia, Cina, Taiwan; in Italia si ha l’acquisione di Steelbenetton e Alcom.
Nel 1998 viene fondata la permasteelisa Cladding Technologies Inc. per presidiare il mercato americano.
Nel 2001 viene acquisita la Gartner, e nascono le filiali Permasteelisa Espana e Permasteelisa Japan.
Nel 2003 Permasteelisa Spa ha acquistato il 100% della Glassaum Holding Corporation, compagnia leader nel rivestimento di edifici monumentale con sede a Miami, divenendo così leader anche sul mercato americano.

Fonte: qui