9 dicembre forconi: 01/29/19

martedì 29 gennaio 2019

EMERGENZA CLIMA: ECCO GLI EFFETTI SULL'AGRICOLTURA ITALIANA


UNO STUDIO DELLA COLDIRETTI FOTOGRAFA UN PAESE SEMPRE PIU’ PAZZO A LIVELLO CLIMATICO CON IL LIVELLO DEL PO SCESO DI 3,5 METRI RISPETTO A UN ANNO FA: A PAGARNE LE SPESE È L’AGRICOLTURA, CON DANNI QUANTIFICATI A 1,5 MILIARDI DI EURO NEL 2018 
IN VENETO I CONTADINI OLTRE ALLE SECCHE DEVONO FRONTEGGIARE UN ALTRO PROBLEMA: L’ACQUA SALATA...
Francesca Santolini per la Stampa
EMERGENZA CLIMAEMERGENZA CLIMA

La pianura padana è la zona della penisola dove si concentra il 35 per cento della produzione agricola nazionale e dove si produce circa il 40 per cento del pil italiano. Tuttavia, negli ultimi mesi la sua principale riserva d’acqua, il bacino idrico del Po, si è ridotta drasticamente.

Mentre il Sud Italia è stretto nella morsa del gelo e bloccato da bufere di neve, al Nord scatta l’allarme siccità, con il livello del Po sotto di 3,5 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sullo stato di salute del più grande fiume italiano (a volerlo seguire per intero si percorrerebbero circa 652 chilometri). Una fotografia che racconta molto nitidamente delle anomalie climatiche che segnano i nostri tempi, con un’Italia alla rovescia e spaccata in due. Al nord non piove e non nevica dall’inizio dell’inverno, e gli effetti si fanno sentire con il ripetersi di incendi boschivi fuori stagione, mentre cresce l’allarme degli agricoltori per la mancanza di acqua necessaria a creare le riserve idriche per i prossimi mesi. La mancanza di precipitazioni rischia di compromettere colture come grano e mais, provocando danni enormi alla produzione agricola.

FIUME PO 3FIUME PO 3
Il Veneto ha quasi 1 milione di ettari coltivati, 80 mila imprese agricole, con circa 5 miliardi di euro di produzione agricola all’anno. Tuttavia il rigoglioso Nord est si trova alle prese con una terribile siccità: temperature massime più alte di 3 gradi e neanche una goccia di pioggia da molti mesi. Una drammatica crisi idrica che risale fino alla foce dei grandi fiumi.

Qui i contadini oltre alle secche devono fronteggiare un altro problema: l’acqua salata. Il basso livello delle falde ha favorito l’infiltrazione dell’Adriatico lungo le foci dei fiumi in secca, determinando l’aumento dei livelli di sale nell’acqua dolce (il limite di salinità dell’acqua per poter essere utilizzata per l’irrigazione si aggira intorno ai due grammi al litro).   Il fenomeno prende il nome di cuneo salino ed è uno dei problemi che fa più paura agli studiosi e agli agricoltori. Quali sono le cause? I motivi sono tanti: dall’abbassamento del canale di scorrimento del fiume, per il continuo prelievo di sabbia e pietrisco, agli stati di magra del Po, proprio come sta avvenendo in questi giorni, un fenomeno sempre più frequente a causa del cambiamento climatico.

FIUME PO SICCITA'FIUME PO SICCITA'
Nelle campagne del litorale veneto, i fiumi portano sempre meno acqua dolce nei campi, e così il cuneo salino rende inutilizzabile l’acqua per irrigare il terreno, causando ingenti perdite dei raccolti e danni enormi agli agricoltori. Con il cuneo salino la perdita del raccolto può arrivare fino al 100% perché il suolo salificato può distruggere completamente le colture, con il paradosso di avere terreni fertilissimi. Ma a rendere la situazione preoccupante è anche il livello dei laghi, con quello di Como che si trova sotto di 34 centimetri rispetto alla media storica, con un riempimento poco sopra il 23%, sottolinea la Coldiretti. La mancanza di precipitazioni e la siccità al Nord, è la conseguenza di un aumento delle temperature, con un 2018 che è stato lungo tutta la Penisola, secondo i dati del Cnr, il più caldo dal 1800 ad oggi, con una anomalia di +1.58°gradi sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000). Con l’aumento medio delle temperature, l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma, l’alternarsi di siccità e gelate, sconvolgimenti stagionali, bombe d’acqua o addirittura uragani. Il risultato di questi eventi estremi è, tra le altre cose, un conto salatissimo che paga anche l’agricoltura: secondo la Coldiretti, ammontano a 1,5 miliardi di euro le perdite subite solo nel 2018. Il fatto che questa situazione costituisca ormai una conseguenza pressoché stabile dei cambiamenti climatici in corso, è testimoniato da diversi studi.

cambiamenti climaticiCAMBIAMENTI CLIMATICI
L’analisi dell’ agenzia regionale per la protezione dell’ambiente dell’Emilia Romagna (Arpae) conferma, in questo senso,  i dati delle Nazioni Unite e dell’Ispra: “Dal 1960 a oggi sul bacino del Po si osserva un aumento delle temperature medie annue di circa due gradi, che potrebbero arrivare a tre o quattro alla fine del secolo”. Al tempo stesso, rispetto a trent’anni fa le precipitazioni medie annue sono diminuite del 20 per cento. Inoltre, secondo uno studio del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici(Cmcc), il cambiamento climatico gioca un ruolo determinante nel ridurre le riserve idriche del bacino, “il ciclo idrologico alterato provoca uno scioglimento anticipato dei nevai e le stagioni di coltivazione diventano più lunghe, facendo così crescere la domanda d’acqua e i prelievi: è un circolo vizioso”. È probabile, se non certo, quindi, che l’aumento delle temperature medie finirà, anche nei prossimi anni, per danneggiare i raccolti sia in termini di quantità sia di qualità, mentre la richiesta d’acqua sarà sempre maggiore.

In generale, infatti, gli esperti segnalano la difficoltà di poter garantire le stesse quantità d’acqua usate oggi per irrigare i campi, considerato che il cambiamento climatico, oltre a manifestarsi con fenomeni atmosferici violenti, comporterà una riduzione della disponibilità di acque superficiali, causando una riduzione delle risorse idriche complessivamente disponibili.

Fonte: qui

LA RIVISTA "SCIENCE" PUBBLICA UNA MAPPA DEL GENOMA UMANO IN ALTA DEFINIZIONE CAPACE DI INDICARE I "PUNTI CALDI" DEL DNA UMANO NEI QUALI SI CONCENTRANO LE POSSIBILI MUTAZIONI



LO STUDIO PERMETTE DI CAPIRE QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE RENDONO UNICO CIASCUN INDIVIDUO E FORNISCE I NUMERI DELLE POSSIBILI COMBINAZIONI…


genoma umano 7GENOMA UMANO
Una mappa in alta definizione capace di indicare i 'punti caldi' del Dna umano nei quali si concentrano le possibili mutazioni. Pubblicata sulla rivista Science, permette di capire quali sono gli elementi che rendono unico ciascun individuo e fornisce i numeri, impressionanti, delle possibili combinazioni dalle quali può emergere un individuo. la mappa è stata ottenuta dalla DeCode genetics, la società del gruppo Amgen che dalla fine degli anni '90 sta raccogliendo dati dallo studio a tappeto della popolazione islandese. 

genoma umano 6GENOMA UMANO
La nuova mappa arriva a quasi 20 anni da quella del genoma umano, che riuniva tutte le parole del libro della vita. Basata sul Dna di 150.000 islandesi, la mappa indica come interagiscono due elementi chiave dell'evoluzione umana: il processo di ricombinazione, che avviene quando il patrimonio genetico di spermatozoi e ovociti si fonde al momento della fecondazione, e la comparsa delle nuove mutazioni, ossia delle decine di varianti che compaiono continuamente nel Dna e che non vengono ereditate dai genitori. Si deve a entrambi questi processi se ogni individuo è davvero unico. 
genoma umano 4GENOMA UMANO 

La ricerca pubblicata su Science si riferisce all'analisi di 4,5 milioni di ricombinazioni e di oltre 200.000 nuove mutazioni. Sono numeri impressionanti, osserva il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'Università di Roma Tor Vergata, se pensiamo che "le possibili combinazioni, ossia i possibili embrioni che possono derivare dal Dna di due individui, sono 70 miliardi". 

genoma umano 3GENOMA UMANO
Da questo numero impressionante di dati è emerso che "i punti in cui avvengono gli scambi del materiale genetico non sono ugualmente distribuiti: in alcuni questo processo è più frequente", rileva Novelli. E' emerso inoltre che l'età dei genitori ha un peso importante sia sul processo di ricombinazione sia sulla comparsa delle mutazioni. 

genoma umano 2GENOMA UMANO
Nel primo caso a incidere è l'età materna: "quando gli ovociti invecchiano - rileva Novelli - possono essere più frequenti le anomalie cromosomiche". Se invece il padre è anziano aumenta il rischio di ricombinazioni a causa delle maggiori divisioni alle quali va incontro il Dna degli spermatozoi. Infine i 'punti caldi' del Dna nei quali si concentrano le mutazioni sono anche i più influenzati dall'epigenetica, ossia in questi siti i geni diventano più ricettivi agli stimoli esterni.

Fonte: qui

I CELLULARI IN CLASSE SARANNO VIETATI PER LEGGE: GLI EMENDAMENTI DI LEGA E FI PER INIBIRE L’UTILIZZO “SALVO CASI PARTICOLARI SPECIFICI”, COME AVEVA GIÀ FATTO MACRON IN FRANCIA


LA PROPOSTA PER REINTRODURRE L’EDUCAZIONE CIVICA NELLA SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA...

Emilio Pucci per “il Messaggero”

SMARTPHONE A SCUOLA 4SMARTPHONE A SCUOLA 
Si dispone il divieto «salvo casi particolari specifici, di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell' attività didattica». Ieri in Commissione cultura della Camera è partito l' iter della proposta che riporta l' educazione civica nella scuola primaria e secondaria. Proposta, portata avanti dal leghista Capitanio, che verrà integrata da altri testi depositati.

E quelli della Lega (onorevole Latini) e di FI (l' ex ministro dell' Istruzione Gelmini) dispongono l' inibizione dei cellulari nelle classi. Anche per i professori. La discussione su questo punto è avviata, con la maggioranza che intende recepire questa modifica. L' ipotesi è quella di lasciare i cellulari in presidenza e per le chiamate di emergenza far riferimento alle segreteria. Idea che farà discutere genitori e personale docente e che è stata già illustrata dai proponenti.

MASSIMILIANO CAPITANIO 1MASSIMILIANO CAPITANIO
LA NOMINA
Intanto in Commissione cultura è stato nominato il relatore della legge che reintroduce l' educazione civica (sarà la leghista Colmellere). Diversi i punti ancora da chiarire: per il primo anno è escluso che venga introdotta un' ora in più nell' orario scolastico ma il confronto è aperto. Così come su chi dovrà portare avanti l' insegnamento dell' educazione civica. Al momento si prevede che siano gli insegnanti già previsti, ma c' è chi sostiene che debbano essere introdotte ulteriori figure professionali.

SMARTPHONE A SCUOLA 3SMARTPHONE A SCUOLA
La proposta di Capitanio muove dalla convinzione che «l' insegnamento dell' educazione civica debba servire non solo ad avvicinare i giovani alla conoscenza delle istituzioni, ma anche a sensibilizzarli alla solidarietà, accompagnandoli in percorsi di coesione sociale. L' educazione civica si legge nel testo - deve pertanto facilitare l' inserimento dei giovani nel mondo del volontariato e la loro integrazione con le persone con disabilità».

La proposta è composta da 4 articoli: si stabilisce un monte ore annuale di 33 ore, «da affidare ai docenti dell' area storico-geografica nelle scuole secondarie di primo grado e ai docenti dell' area economico-giuridica nelle scuole secondarie di secondo grado». È previsto che nella scuola secondaria di primo grado l' educazione civica sia «oggetto di esame di fine ciclo». Si istituisce inoltre un premio annuale per l' educazione civica «destinato a premiare le esperienze migliori in materia di educazione civica in ogni ordine e grado di istruzione».
MASSIMILIANO CAPITANIOMASSIMILIANO CAPITANIO

Per l' ex ministro Gelmini occorre trasferire ai giovani «un insieme di regole di convivenza e di rispetto dell' altro, in funzione di prevenzione e di contrasto di condotte suscettibili di degenerare in bullismo e cyberbullismo». La capogruppo di FI chiede che l' insegnamento dell' educazione alla cittadinanza attiva avvenga «anche attraverso attività extrascolastiche da svolgere presso uffici pubblici, istituzioni, fondazioni e istituzioni culturali».
mariastella gelminiMARIASTELLA GELMINI


INTERNET E DIGITALI
Se da un lato FI e Lega vogliono escludere l' utilizzo dei cellulari nelle classi, dall' altro rimarcano la necessità di promuovere «anche attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all' uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico». Il Movimento 5 stelle illustra così le linee guida del ritorno dell' educazione civica: «L' insegnamento osserva la pentastellata Dadone - deve comprendere lo studio della Costituzione; un' introduzione al diritto dell' Unione europea; l' educazione alla legalità», e altro ancora. La proposta dei pentastellati dispone, poi, che «le istituzioni scolastiche debbano programmare anche attività di studio e viaggi di istruzione».
SMARTPHONE A SCUOLA 2SMARTPHONE A SCUOLA



Le proposte verranno integrate in un unico testo che approderà a febbraio nell' Aula parlamentare. «Non sarà una imposizione di leggi dall' alto afferma Capitanio -, ma una condivisione alla pari, con insegnanti e genitori. Sarà un percorso condiviso con tutti, senza bandiere». Per la reintroduzione dell' educazione civica si chiede anche uno stanziamento dei fondi: «Per tali attività è autorizzata una spesa di 2 milioni per il 2019 e di 5 milioni annui per il 2020 mentre lo stanziamento del Fondo per il 2021 ammonta a 26 milioni».

Fonte: qui


GLI STATI UNITI DANNO A GUAIDÒ IL CONTROLLO DEI CONTI CORRENTI VENEZUELANI ALLA FEDERAL RESERVE, E LA BANCA D'INGHILTERRA HA IMPEDITO A MADURO DI RITIRARE 1,2 MILIARDI $ IN ORO DAI CAVEAU LONDINESI


GUAIDÒ INVITA IL POPOLO IN PIAZZA: MERCOLEDÌ MANIFESTAZIONE PACIFICA DI DUE ORE, SABATO IN MASSA PER LE STRADE 

DI STEFANO, M5S, DIFENDE ANCORA MADURO: 'NO ALL'ULTIMATUM'. MA IN LATINO-AMERICA SOLO CUBA, BOLIVIA E NICARAGUA SONO COL CHAVISTA


ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORKORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK

GLI STATI UNITI HANNO DATO A GUAIDO IL CONTROLLO DEI CONTI CORRENTI VENEZUELANI

Dal ''Wall Street Journal'' - Gli Stati Uniti hanno dato a Juan Guaidò il controllo dei conti correnti intestati al governo venezuelano alla Federal Reserve di New York ma anche nelle altre banche statunitensi, mentre la Banca d'Inghilterra ha bloccato Maduro che aveva chiesto di ritirare 1,2 miliardi di dollari in riserve auree custodite a Londra.



VENEZUELA: APPELLO GUAIDÒ ALLA PIAZZA, MESSAGGIO TV
SOSTEGNO A GUAIDO VS MADURO VS SOLUZIONE DI COMPROMESSOSOSTEGNO A GUAIDO VS MADURO





(ANSA-AP) - In un messaggio in diretta televisiva il leader dell'opposizione venezuelana autoproclamatosi presidente ad interim Juan Guaidò ha chiamato la popolazione a due nuove mobilitazioni durante la settimana entrante. La prima manifestazione è stata convocata per mercoledì a mezzogiorno: Guaidò ha chiesto ai suoi sostenitori di uscire da case e uffici per una manifestazione pacifica di due ore. Per il sabato successivo ha annunciato invece dimostrazioni di massa "in ogni angolo del Venezuela" e ovunque nel mondo.

Guaidò ha detto che la protesta di sabato coinciderebbe con lo scadere dell'ultimatum imposto dall' Unione europea per obbligare Nicolas Maduro a indire nuove elezioni. Gli Stati Uniti e diverse altre nazioni ritengono l'elezione di Maduro avvenuta nello scorso maggio illegittima, in quanto i suoi più forti oppositori erano stati esclusi dalla corsa.
JUAN GUAIDO' RETWITTA SALVINIJUAN GUAIDO' RETWITTA SALVINI

VENEZUELA: DI STEFANO(M5S), NO ALL'ULTIMATUM UE A MADURO
 (ANSA) - Sul Venezuela il governo non è diviso, "la linea è chiara. La competenza è del presidente del Consiglio Conte e del ministro degli Esteri Moavero, e ieri hanno detto la stessa cosa, ossia che serve un percorso che porti a nuove elezioni, monitorate da un organismo internazionale, ma senza ingerenze esterne come ha ricordato il premier. È una linea che coincide con quella dell'Ue, che ha chiesto le urne ma senza porre ultimatum di otto giorni, come hanno invece fatto Francia, Germania e altri Paesi". Intervistato dal Fatto Quotidiano, il sottosegretario M5S agli Affari esteri Manlio Di Stefano dice no all'ultimatum a Maduro, che - osserva - è stato "molto penalizzato dall'embargo".

VENEZUELA GUAIDO'VENEZUELA GUAIDO'
Sulla posizione del leader della Lega, "per fortuna non spetta a Salvini occuparsi di politica estera. Anche io, come Di Battista, penso che sia assurdo dare un ultimatum. Le transizioni politiche devono avere il tempo necessario per maturare: altrimenti sono meglio ingerenze esterne", dichiara Di Stefano. In merito al voto contrario del M5S nel 2017 alla mozione del governo che chiedeva il ripristino dei principi democratici in Venezuela, e alla presentazione di un documento di segno opposto, "la nostra mozione non sosteneva Maduro, ma la necessità di garantire gli italo-venezuelani e percorsi democratici per il Paese. Invece il documento del governo di fatto voleva impegnare l'esecutivo a far cadere il presidente del Venezuela. E questo non si può fare", spiega Di Stefano.

juan guaido' 7JUAN GUAIDO' 7
"Non abbiamo negato i problemi sociali in Venezuela. Ma su quanto accaduto ha molto influito l'embargo", prosegue. La gestione di Maduro "sicuramente non è stata positiva, però è difficile da valutare viste le condizioni in cui ha operato. Se domani applicassero l'embargo all'Italia non credo che ne usciremmo vivi". Sul caso Regeni, per il sottosegretario "se Al Sisi potesse darci i responsabili, ce li avrebbe già dati. Però va riconosciuto che non si possono avere rapporti solo con Paesi totalmente democratici. Se fosse così, noi e la Ue dovremmo interrompere le relazioni con tre quarti delle nazioni mondiali. Magari è scomodo dirlo, ma è la verità".


AUSTRALIA RICONOSCE GUAIDÒ PRESIDENTE AD INTERIM
    LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORKLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
     (ANSA) - Il governo australiano ha riconosciuto il leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidò come legittimo leader del Paese. Lo riferisce l' australiana Abc, precisando che il ministro degli Esteri australiano Marise Payne ha affermato in una nota che il Paese sosterrà Guaidò fino allo svolgimento delle elezioni. Una posizione simile a quella già assunta da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia. "L'Australia - afferma Payne - auspica una transizione alla democrazia in Venezuela il più presto possibile".

    Chiediamo ora a tutte le parti in causa - ha affermato la ministra degli Esteri australiana - di lavorare costruttivamente ad una soluzione pacifica della situazione che preveda un ritorno alla democrazia, il rispetto dello stato di diritto e la difesa dei diritti umani del popolo venezuelano". La lotta per il potere in Venezuela - osserva Abc - sembra ora in mano all'esercito, con i sostenitori di Guaidò impegnati a diffondere volantini ai soldati per spiegare i termini della promessa amnistia che eviterebbe loro ogni conseguenza per avere finora sostenuto Nicolas Maduro, mentre quest'ultimo dimostra le sue intenzioni indossando una tuta da lavoro e dando il via ad esercitazioni militari.

    Fonte: qui

    SGOMINATA, CON 19 ARRESTI, UNA BANDA DI SPACCIATORI NIGERIANA CHE OPERAVA IN VARIE ZONE D’ITALIA


    IL GRUPPO AVEVA UNA CELLULA ANCHE NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA DI MINEO DENOMINATA “SUPREME VIKINGS CONFRATERNITY” 



    LA PROMESSA DI SALVINI: “ENTRO L’ANNO CHIUDEREMO IL CENTRO”


      
    MAFIA NIGERIANAMAFIA NIGERIANA
    Una banda di spacciatori di cocaina e marijuana che operava in varie zone d'Italia, ma che aveva una propria cellula operativa a Catania denominata "Viking" o "Supreme Vikings confraternity" e nel Cara di Mineo utilizzando il metodo mafioso è stata sgominata dalla polizia che ha eseguito 19 fermi. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro Salvini: "Chiuderemo il Cara di Mineo entro l'anno".

    I provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Procura distrettuale antimafia e ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata.

    Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania hanno permesso di ricostruire struttura e ruoli del sodalizio che imponeva la propria egemonia sul territorio, opponendosi e scontrandosi con gruppi rivali al fine di assumere e conservare il predominio nell'ambito delle comunità straniere presenti all'interno del Cara di Mineo creando un forte assoggettamento omertoso. Durante le indagini sono stati intercettati dei rituali dai quali emergeva la fedelta' dei sodali alla confraternita.
    mafia nigerianaMAFIA NIGERIANA

    Salvini: "Entro fine anno chiuderemo Cara di Mineo" - "Grazie alle Forze dell'Ordine e alla magistratura! Da parte mia, ribadisco l'impegno per continuare a ridurre gli ospiti nel Cara di Mineo e in tutti gli altri grandi centri, con l'obiettivo di svuotarli completamente". Questo il commento a caldo del ministro dell'Interno Matteo Salvini che annuncia la chiusura della struttura catanese entro l'anno. Per quanto riguarda le presenze a Mineo al 25 gennaio 2018 erano 2.585 ospiti, al 25 gennaio 2019: 1.357 ospiti.

    mafia nigerianaMAFIA NIGERIANA
    Il procuratore Zuccaro: "Il centro è stato un grosso errore, donne denunciano violenze" - "Posso dire, come operatore del diritto, che il Cara di Mineo, così come è stato concepito, è stato un grosso errore e questo credo che lo riconoscano tutti". Lo ha affermato il Procuratore a Catania Carmelo Zuccaro rispondendo a una domanda sull'annuncio della chiusura.

    "Così com'è - ha aggiunto - il Cara non funziona assolutamente, non svolge il suo compito ed anzi diventa snodo per i traffici di sostanze stupefacenti, luogo nel quale entrano ed escono criminali e nel quale si svolgono episodi di una brutalità impressionante". "Il racconto delle violenza sessuali subite da donne dimostra come all'interno della struttura purtroppo tutto vi è tranne che legalità. Questo è quello che pensa l'operatore del diritto. Il cittadino ha le sue opinioni", ha concluso.

    M5s: "Sosteniamo da anni la chiusura" - Dopo aver ringraziato le forze dell'ordine e la procura di Catania "per aver smantellato una cellula della mafia nigeriana di base al Cara di Mineo", anche i deputati del M5s hanno ribadito la necessità di chiudere il centro.

    "La struttura è da tempo teatro di gravi fenomeni di marginalità, degrado sociale e illegalità. Già a settembre, avevamo chiesto e ottenuto di visitare il Cara, toccando con mano la situazione e registrando il motivo dalla crescente preoccupazione che genera quella struttura - hanno affermato -. Ecco perché, tra gli obbiettivi del governo, c'è quello di chiudere iil centro, come del resto sempre sostenuto dal Movimento in questi anni".

    28 Gennaio 2019

    Fonte: qui

    SE STATE PENSANDO DI ADOTTARE UN REGIME ALIMENTARE SALUTARE SAPPIATE CHE È STATA STILATA UNA CLASSIFICA DEI MIGLIORI



    IL SITO "U.S. NEWS & WORLD" HA INCORONATO LA DIETA MEDITERRANEA. IL MOTIVO? E’ RICCA E VARIEGATA E PREVEDE IL CONSUMO DI PESCE, OLIO D’OLIVA, FRUTTA E VERDURA 


    dieta mediterraneaDIETA MEDITERRANEA
    Anno nuovo, dieta nuova. Tutto come da copione. Con l’inizio del 2019, infatti, non mancano i buoni propositi. I più comuni? Mangiare meglio, perdere peso e fare più esercizio fisico. Una volta fissato l’obiettivo, bisogna capire come raggiungerlo. Quali sono le diete al top del nuovo anno?

    Diete al top, la mediterranea la più salutare
    A dare i voti è stato U.S. News & World. Il noto sito americano, anche per il 2019, ha stilato la classifica dei migliori regimi alimentari da seguire durante i prossimi mesi. Ad avere la meglio è stata la dieta mediterranea.
    DIETA MEDITERRANEADIETA MEDITERRANEA

    Il motivo? E’ ricca e variegata e prevede il consumo di pesce, olio d’oliva, frutta e verdura e riduce, invece, l’assunzione di carne rossa e grassi saturi. Questa dieta, inoltre, favorisce il buon funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio. Aiuta anche a prevenire il cancro e riduce il rischio di depressione.

    Dieta Dash, un valido aiuto contro l’ipertensione
    Al secondo posto si è piazzata la dieta Dash. Il suo obiettivo? Mira a prevenire la pressione alta (ipertensione) prediligendo il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Non esclude il consumo di carne rossa e latticini.
    dieta mediterraneaDIETA MEDITERRANEA

    Dalla Flexitariana alla Weight Watchers
    A chiudere il podio è invece la dieta Flexitariana, in cui si mangiano principalmente alimenti a base vegetale. Non si abolisce però del tutto la carne. Se l’intento è quello di perdere peso, la migliore dieta è la WW ovvero la Weight Watchers. Si basa su un sistema di SmartPoints, ovvero assegna a ogni cibo e bevanda un punteggio in base alle proprietà nutrizionali.

    Dieta Atkins e chetogenica
    A seguire, tra le diete al top figurano anche la dieta Atkins (a basso tenore di carboidrati a favore invece di proteine e grassi) e ancora la dieta chetogenica, basata anch’essa sulla riduzione dei carboidrati privilegiando, invece, i grassi.

    In totale sono stati analizzati ben 41 regimi alimentari. Non resta che analizzarli e capire quale possa essere più in linea con le proprie esigenze e aspettative.

    Fonte: qui

    Giovani lavoratori a rischio povertà in Europa


    Nel 2017 la percentuale di lavoratori tra i 18 e i 24 anni a rischio di povertà nell’Unione europea (UE) è stata stimata all’11,0% (l’Italia è di poco sopra la media, 12,3%), -1,1% rispetto al 2016. La percentuale è diminuita ogni anno dal picco del 2014 (12,9%).
    La più alta percentuale di giovani lavoratori a rischio di povertà nel 2017 era in Romania (28,2%), seguita da Lussemburgo (20,0%), Danimarca (19,1%), Spagna (19,0%) ed Estonia (18,4 %). Al contrario, tre Paesi con tassi inferiori al 5% sono Repubblica Ceca (1,5%), Slovacchia (3,8%) e Finlandia (4,2%).
    Fonte: qui

    Nell’eurozona ormai si vive per lavorare

    C’è un prima e c’è un dopo, nel mercato del lavoro dell’eurozona, con il 2008 a far da spartiacque per la semplice ragione che in quel momento si è verificata una crisi internazionale, che però, a ben vedere, è solo un utile pretesto. Il prima e dopo, nel mercato del lavoro dell’eurozona, dipende almeno altrettanto sostanzialmente dal tempo che è trascorso fra il 1999 e il 2008, ossia il prima, e il 2013 e il 2018, che rappresenta il dopo. Un arco di vent’anni nei quali si è verificato un sostanziale invecchiamento della popolazione, ossia della forza lavoro.
    Questo prima e dopo non riguarda ovviamente solo la componente demografica, ma anche quella settoriale e, soprattutto, quella professionale, che ad essa in qualche modo è collegata. La crisi, se davvero ha funzionato da spartiacque, è servita a focalizzare le preferenze del mercato su una tipologia precisa di lavoratori: quelli con un livello di istruzione più elevato e una forte vocazione verso i servizi di mercato. Ed ecco che si delinea l’identikit del lavoratore che in qualche modo è uscito vincitore dalla crisi: ultra55enne, molto istruito con vocazione verso attività di servizio.
    C’è anche un altro prima e dopo, nel mercato del lavoro europeo, che una bella analisi pubblicata nell’ultimo bollettino della Bce ci consente di visualizzare con chiarezza.
    Nel primo periodo fra il 1999 e il 2008 era la Spagna ad attirare lavoro e quindi flussi migratori. Oltre 6 milioni di lavoratori, che pesavano il 35% del totale dei posti di lavoro creati nel periodo nella zona euro, avevano trovato occupazione in Spagna, molti dei quali grazie al settore delle costruzioni, che pesava oltre il 10% dei posti di lavoro creati, per un totale di 1,9 milioni di persone. Nel dopo, ossia il periodo fra il 2013 e il 2018, è la Germania a far da calamita alla nuova occupazione, con quasi il 30% dei posti creati per circa 2,6 milioni di posizione a fronte di poco più del 10% del periodo precedente. Sola, fra le economia principali dell’area, a veder crescere la sua quota relativa di espansione dell’occupazione. Oltre alla Spagna, infatti, perdono quota la Francia e l’Italia. La metamorfosi del mercato del lavoro dell’eurozona non ha premiato solo gli anziani istruiti, ma anche le economie meglio attrezzate.
    Vale la pena tornare un attivo sulla composizione della forza lavoro per osservare concretamente come sia mutata.
    Il grafico ci consente di trarre alcuni spunti di riflessione. I lavoratori con titolo di studio medio, che nel primo periodo esprimevano ancora il 60% dell’espansione dell’occupazione cumulata, nel secondo solo crollati a circa la metà. Al contrario, i lavoratori con titolo di studio più elevato, che erano allo stesso livello di quelli medi nel primo periodo, hanno visto aumentare al quota all’80%. In calo le occupazione con basso titolo di studio sia nel primo che nel secondo periodo. Da ciò possiamo dedurre che il mercato del lavoro europeo richiede qualifiche sempre più elevate e questo dovrebbe essere una indicazione utile per le famiglie e gli stati, che dovrebbero investire massicciamente sull’istruzione.
    Merita di essere sottolineato anche lo scivolamento verso l’età anziana dell’espansione dei posti di lavoro. Nel primo periodo i 25-54enni rappresentavano oltre il 60% di queste espansione, dopo appena il 20. Certo, molti sono invecchiati, passando nella coorte dei 55-74enni, allargata anche grazie alle riforme pensionistiche che hanno aumentato l’età pensionabile in molti paesi europei. Ma l’effetto demografico, che porta necessariamente con sé anche una maggiore stabilità contrattuale, spiega solo una parte di questa evoluzione. E soprattutto lascia aperto un enorme problema. Se il lavoro si concentra sulle fasce più attempate e istruite della popolazione, cosa ne sarà di quelle più giovani e meno istruite? Questo ovviamente la Bce non può saperlo. Però possiamo fare un’ultima riflessione osservando un altro grafico, quello relativo alla scomposizione dell’aumento del lavoro guardando alla forma contrattuale.
    “L’espansione dell’occupazione nell’area dell’euro nel corso della recente ripresa – spiega la Bce – è stata trainata da tipologie di contratti a tempo pieno e prevalentemente indeterminato, con circa l’80 per cento dell’intera crescita derivante da un aumento dell’occupazione a tempo pieno”. Ma al tempo stesso “mentre l’espansione dell’occupazione si concentra ancora nelle posizioni a tempo indeterminato, l’occupazione a tempo determinato adesso rappresenta una percentuale più ampia della crescita dell’occupazione, mentre il lavoro autonomo è in diminuzione”. Ed ecco che si delinea l’identikit del nostro lavoratore europeo prossimo venturo: più anziano, più istruito, disposto a spostarsi verso le economie dinamiche e a lavorare con contratti a tempo determinato con la prospettiva di un lavoro a tempo indeterminato, ma per una vita lavorativa più lunga, che probabilmente richiederà una formazione permanente, e prospettive pensionistiche assai meno generose di prima. Significa vivere, pianificando bene le scelte fin da giovani, per lavorare.


    Fonte: qui

    LAVORO E ROBOT


    Gli ultimi tre anni che abbiamo passato sono stati notevolmente rilevanti per il mercato del lavoro, i prossimi tre che abbiamo innanzi saranno ancora più impattanti. Viviamo in epoca in cui tendenze sociali, tecnologiche e demografiche stanno rapidamente modificando il modo di lavorare e le relazioni che abbiamo con le persone con cui ci confrontiamo quotidianamente. Chi si trova ad avere ancora un’età adolescenziale o chi sta valutando di cambiare il proprio percorso di vita non dovrebbe più di tanto concentrarsi sulla ricerca delle risposte ritenute corrette quanto piuttosto sulle domande che egli stesso di dovrebbe porre. Molta insofferenza giovanile è attribuibile infatti non tanto al lavoro, quanto al fatto di come quest’ultimo stia cambiando troppo velocemente anche per le persone più adattabili. Le generazioni precedenti soprattutto quelle che oggi sono ormai ritirate da tempo dal mercato del lavoro non sono purtroppo in grado nè di dare consigli e nè tanto meno moniti, trattandosi di un mondo completamente distante dal loro passato stile di vita. Non è casuale che le giovani generazioni parlino di mercato del lavoro e non del mondo del lavoro, enfatizzando pertanto la sfida quotidiana per la sopravvivenza tra i propri simili. Rispetto alla fine degli anni Novanta il lavoro di una persona priva di particolare capacità o competenze professionali possiamo dire che è diventato sporadico ed intermittente. Attenzione che questo vale anche per le persone che hanno conseguito un titolo di laurea breve in materie umanistiche o di modesto valore scientifico.

    Abbiamo già fatto menzione del modello economico che sta alla base della gig economy in un precedente post, ora sembra che la sua evoluzione e diffusione ci stia portando alla piattaformizzazione del lavoro. Termine decisamente infelice, non solo per la sua pronuncia: in buona sostanza la ricerca di lavoro avviene attraverso l’interazione di piattaforme digitali su cui mettere in mostra le proprie abilità, competenze o disponibilità. Gli Stati Uniti come sempre sono apripista rispetto a tutti, nel bene e nel male: lo scorso anno la gig economy è stata valutata avere un giro d’affari di oltre 80 miliardi di dollari mettendo assieme gli apporti di note piattaforme digitali come Task Rabbit o Freelancer. Sempre più persone sono costrette a rendersi disponibili per lavori one shot con l’idea romantica di costruirsi nel tempo un proprio parco clienti. Sappiamo che circa i 2/3 dei compiti, mansioni e lavori attuali entro i prossimi 25 anni saranno sostituiti da robot, algoritmi, programmi di intelligenza artificiale e cosi via. A fronte di questo scenario che vede da un lato la piattaformizzazione della capacità lavorativa delle persone umane e dall’altro l’ingresso di competitors diversamente umani, la domanda da porsi è come si riuscirà a sopravvivere dal momento che già oggi il mercato del lavoro produce opportunità di occupazione ad intermittenza ?

    Le più grandi fondazioni di studi sociali al mondo volute da filantropi illustri come Bill Gates studiano da diversi anni la risposta a questo interrogativo, soprattutto con l’idea di dare supporto ed un mind set-up alle classi dirigenti politiche che verranno. L’automazione e l’intelligenza artificiale aumenteranno a dismisura la disuguaglianza sociale, esattamente quello che uno non si aspetterebbe. Se molti lavori e mansioni che oggi definiamo basici, ripetitivi e con basso valore aggiunto verranno svolti da macchine intelligenti, che fine faranno le persone che prima erano occupate a fare questo ? Come evolverà allora il PIL di una nazione che perderà i consumi generati dai salari e stipendi da coloro i quali saranno surclassati dall’automazione robotica ? Alcuni visionari hanno ipotizzato la robot tax per creare una provvista finanziaria necessaria a sostenere con sussidi miserrimi le persone che perderanno il posto di lavoro a causa di un robot. Fate attenzione: tutte le rivoluzioni sono iniziate quando vi era troppo divario tra le classi agiate e quelle molto povere, seppur in presenza di ammortizzatori sociali. Questo scenario sembra disegnare un mondo opposto a quello ipotizzato dalla fantascienza: saranno più gli umani a ribellarsi ai robot piuttosto che il contrario.

    Per questo motivo da qualche anno stanno prendendo piede trasversalmente nelle economie occidentali le proposte politiche per una sorta di reddito di cittadinanza o di un reddito di esistenza, volto a garantire nel prossimo futuro uno stile di vita almeno decoroso (e quindi non pericoloso per l’establishment che governa, qualunque sarà). Sarà un mondo 6-1 o 6-0 il che vale a dire o sei uno o sei zero. In altre parole, o riesci a fare qualcosa che una macchina non è in grado di gestire o analizzare, oppure in assenza di peculiarità sei una nullità e pertanto ti dovrai accontentare della rendita minima e del reddito di cittadinanza in quanto difficilmente ti verrà proposto una mansione (attenzione, non un posto di lavoro) ben retribuita. L’evoluzione umana si è sempre manifestata attraverso mutamenti molto impattanti ed a volte sofferenti sul piano sociale.

    Pensiamo solo che all’inizio della rivoluzione industriale in Inghilterra nel 1750 quando vennero presentati i primi modelli di telaio tessile vi furono scontri e rappresaglie nei confronti dei vari padroni che volevano installare tali diavolerie nelle prime fabbriche. Il telaio tessile infatti buttava fuori dal mercato e dalle fabbriche decina di migliaia di cucitrici che erano allora ben contente di fare un lavoro monotono, basico e manuale. Proprio tale mestiere permetteva infatti loro di guadagnare un modesto salario che consentiva la sopravvivenza in quella che allora sembrava il futuro che avanzava: l’abbandono delle campagne per una squallida vita in un sobborgo metropolitano. Le attività di sabotaggio industriale perpetrate dalla maestranze operaie inglesi furono talmente frequenti durante la seconda metà del 1700 che diedero vita ad un autentico movimento di protesta operaia conosciuto con il nome di luddismo il quale quando si diffuse anche in Francia assunse addirittura le dimensioni di una insurrezione nazionale di stampo giacobino. Il luddismo deve il suo nome ad un giovane operaio inglese, Ned Ludd, il quale (almeno cosi narrano le cronache) distrusse materialmente un telaio in una fabbrica inglese ubicata da qualche parte nella regione delle Midlands. Il fatto lo innalzò a sommo rappresentante ed eroe per tutto il proletariato inglese tanto da diventare nel tempo una sorta di personaggio leggendario che avrebbe protetto e vendicato gli operai sconvolti dalle conseguenze della rivoluzione industriale al grido di people first (prima la gente). Al luddisti sono attribuite migliaia di operazioni di sabotaggio industriale tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800: la rivoluzione industriale aveva infatti apportato innovazioni tecniche che provocavano un grave senso di impotenza ed insicurezza nel proletariato operaio, oltre che accentuare la differenza sociale tra i padroni e gli operai.

    Fonte: qui