9 dicembre forconi: 10/03/18

mercoledì 3 ottobre 2018

IL M5S VUOLE INTRODURRE UN REFERENDUM PROPOSITIVO E SENZA QUORUM



POTRANNO ESSERE PRESENTATE “PROPOSTE DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE” CORREDATE DA ALMENO 500MILA FIRME, E IL PARLAMENTO SARÀ TENUTO AD ESAMINARLE E VOTARLE ENTRO 18 MESI 

L’IPOTESI DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Estratto dell’articolo di Laura Cesaretti per “il Giornale”

riccardo fraccaro 9RICCARDO FRACCARO
Dopo la «manovra del popolo» arrivano (sempre sulla carta) le «riforme del cambiamento».
Lo annunciano con squilli di trombe e rulli di tamburi l' apposito ministro grillino Riccardo Fraccaro, accompagnato dall' onnipresente vicepremier Di Maio e - in qualità di «esperto» di riforme - dal leghista Roberto Calderoli.

[…] L'unica modifica istituzionale sta nella proposta di introdurre un referendum propositivo e senza quorum: è la teoria della «democrazia diretta» sostenuta da Casaleggio, Grillo e compagnia cantante.

riccardo fraccaro luigi di maio 8RICCARDO FRACCARO LUIGI DI MAIO 



Secondo il disegno di legge costituzionale presentato ieri dalla maggioranza, potranno essere presentate «proposte di legge di iniziativa popolare» corredate da almeno 500mila firme, e il Parlamento sarà tenuto ad esaminarle e votarle entro 18 mesi: «Se così sarà il referendum non si tiene, altrimenti vengono messe in votazione le diverse proposte e quella con più voti sarà approvata», spiegano i promotori.

E il referendum sarà senza quorum, «così sarà messo» uno stop «agli inviti a non partecipare al referendum». Fraccaro è entusiasta: «Le abbiamo chiamate riforme del cambiamento perché incarnano, più di tutte le altre, lo spirito del cambiamento su cui abbiamo avuto il mandato degli elettori il 4 marzo».

Il cuore della proposta è contabile: il taglio del numero dei parlamentari, da 945 a 600. A Montecitorio si scenderebbe da 630 a 400, a palazzo Madama da 315 a 200. Ridotto anche il numero degli eletti all' estero: 8 alla Camera e 4 al Senato. […]

Fonte: qui

ECCO COME LA FRANCIA SACCHEGGIA LE ECONOMIE DELLE EX COLONIE AFRICANE


IL PERNO È IL FRANCO COLONIALE, MONETA CHE PARIGI IMPOSE ALLE COLONIE NEL 1945. 
È LA MONETA UFFICIALE IN 14 STATI DELL’AFRICA SUBSAHARIANA, CHE DEVONO DEPOSITARE IL 50% DELLE LORO RISERVE MONETARIE AL TESORO FRANCESE 

POI UNO SI CHIEDE PERCHÉ MACRON VUOLE MANTENERE LO STATUS QUO NEL CONTINENTE NERO…

Tino Oldani per “Italia Oggi”

macronMACRON
Verso metà settembre si terrà a Roma una manifestazione politica piuttosto singolare. A scendere in piazza saranno infatti solo giovani africani, emigrati da tempo in Italia e in altri paesi europei, che si siederanno per protesta davanti all'ambasciata francese, in piazza Farnese, per contestare la politica africana della Francia di Emmanuel Macron.

A guidarli sarà Mohamed Konare, originario della Costa d'Avorio, che si definisce «attivista panafricano» ed ha fondato un movimento politico che, per usare un termine corrente, potremmo definire sovranista.

L'obiettivo, come lui stesso afferma in una lunga intervista sul web (Byoblu), è di spiegare agli europei i metodi di tipo coloniale con i quali la Francia continua a comandare e depredare in Africa ben 14 Stati, un tempo sue colonie, diventate indipendenti negli anni 60, ma soltanto sulla carta.

franco coloniale cfa 1FRANCO COLONIALE CFA
Il giogo francese su questi Paesi, sostiene Konare, è soprattutto economico e monetario, ed è congegnato in modo tale da garantire a Parigi un ferreo controllo della loro moneta, oltre a un monopolio esclusivo sulle ricche materie di cui abbondano (oro, uranio, petrolio, gas, cacao, caffè), con un risultato duplice: arricchire la Francia e le sue élites imprenditoriali da un lato, con uno smisurato trasferimento di ricchezza (circa 500 miliardi(???) di dollari l'anno, secondo alcune stime); dall'altro lato. impoverire fino alla miseria i popoli indigeni, che sono così costretti a fuggire per fame verso l'Italia e l'Europa, in cerca di fortuna.

Mohamed Konare 1MOHAMED KONARE 
A questo sfruttamento sistematico della Francia, dice Konare, è giunto il momento di dire basta: «Manifesteremo davanti a tutte le ambasciate francesi in Europa e non solo, con l'obiettivo ambizioso, oggi quasi utopico, di giungere alla creazione degli Stati uniti d'Africa, dove i 14 Stati, che sono ancora sotto il giogo francese, diventino veramente sovrani, liberi di usare le loro risorse naturali per lo sviluppo delle economie locali, e non per arricchire sempre più la Francia parassitaria di Macron e i governi burattini da lei insediati in Africa».

macron alle antille con maschioni 2MACRON ALLE ANTILLE CON MASCHIONI 




Il perno attorno al quale ruota l'intero sistema del controllo francese sui 14 Paesi africani è il franco coloniale, detto franco Cfa, moneta che la Francia impose alle sue colonie nel 1945, subito dopo l'accordo di Bretton Woods, che regolò il sistema monetario dopo la Seconda guerra mondiale. In origine l'acronimo Cfa stava per «Colonie francesi d'Africa», ma negli anni Sessanta, a seguito del riconoscimento dell'indipendenza delle colonie francesi deciso da Charles De Gaulle, il suo significato è cambiato: «Comunità finanziaria africana».
franco coloniale cfaFRANCO COLONIALE CFA

Un riconoscimento puramente formale della fine del regime coloniale, in quanto il franco Cfa ha conservato tutti i vincoli ferrei e giugulatori che aveva fin dall'inizio sulle economie locali. Stiamo parlando di 14 Stati dell'area subsahariana e del Centro Africa, con una popolazione di circa 160 milioni di unità, per i quali la moneta ufficiale è il franco Cfa, coniata e stampata in Francia, paese che ne ha stabilito tutte le caratteristiche e ne detiene il monopolio.
franco coloniale cfa 3FRANCO COLONIALE CFA

Ecco il loro elenco: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.

Il primo vincolo del franco Cfa consiste nell'obbligo per i 14 Paesi che ne fanno uso di depositare il 50% delle loro riserve monetarie presso il Tesoro francese. In pratica, quando uno dei 14 Paesi del franco Cfa esporta verso un paese diverso dalla Francia, e incassa dollari o euro, ha l'obbligo di trasferire il 50% di questo incasso presso la Banca di Francia.

macron onu 1MACRON ONU
In origine la quota da trasferire in Francia era pari al 100% dell'incasso, poi è scesa al 65% (riforma del 1973, dopo la fine delle colonie), infine al 50% dal 2005. Così, per esempio, se il Camerun, previo un esplicito permesso francese, esporta vestiti confezionati verso gli Stati Uniti per un valore di 50mila dollari, deve trasferirne 25 mila alla Banca centrale francese.

Mohamed KonareMOHAMED KONARE





Un sistema al quale non sfugge neppure un soldo, in quanto gli accordi monetari sul franco Cfa prevedono che vi siano rappresentati dello Stato francese, con diritto di veto, sia nei consigli d'amministrazione che in quelli di sorveglianza delle istituzioni finanziarie delle 14 ex colonie.

MACRON SMARTPHONE 2MACRON SMARTPHONE




Grazie a questo trasferimento di ricchezza monetaria, la Francia gestisce a suo piacimento il 50% delle valute estere delle 14 ex colonie, investendoli massicciamente in titoli di Stato emessi dal proprio Tesoro, grazie ai quali ha potuto finanziare per decenni una spesa pubblica generosa, sovente ignara dei vincoli di Maastricht.

E Konare, nell'intervista sul web, ricorda che quando Angela Merkel ha chiesto ai vari governi francesi di depositare il 50% delle riserve delle 14 ex colonie presso la Bce, invece che presso la Banca centrale francese, la risposta è sempre stata un secco no.

macron napoleoneMACRON NAPOLEONE
Tra i numerosi vincoli imposti dagli accordi sul franco Cfa, vi è anche il «primo diritto» per la Francia di comprare qualsiasi risorsa naturale scoperta nelle sue ex colonie. Da qui il controllo di Parigi su materie prime di enorme valore strategico: uranio, oro, petrolio, gas, caffè, cacao. Soltanto dopo un esplicito «non interesse francese», scatta il permesso di cercare un altro compratore. Ma attenzione: i maggiori asset economici di tutte le 14 ex colonie sono in mano a francesi che si sono insediati da tempo in Africa, diventando miliardari a palate (su tutti, Vincent Bolloré e Martin Bouygues).

Fonte: qui

A BRUXELLES NON CI FANNO PASSARE NULLA, NEANCHE L’ELEZIONE DI FOA A PRESIDENTE DELLA RAI


L'EUROPARLAMENTARE OLANDESE MARIETJE SCHAAKE SCRIVE A TAJANI ESPRIMENDO PREOCCUPAZIONE: “FOA È STATO RIPORTATO COME UN REGOLARE CONTRIBUTORE DELLA PROPAGANDA RUSSA ANCHE ATTRAVERSO ‘RUSSIA TODAY’ E ‘SPUTNIK’ E HA CONDIVISO NOTIZIE CHE POSSONO ESSERE QUALIFICATE COME ‘DISINFORMAZIONE’ ”

DALLA UE ARRIVANO SEGNALI DI UNA NUOVA CACCIA ALLE STREGHE ...

Estratto dell’articolo di Alberto D'Argenio per www.repubblica.it

Il caso Marcello Foa sbarca in Europa. L'Europarlamentare olandese Marietje Schaake, che milita nel D66, forza liberale nella coalizione di governo in Olanda e a Strasburgo schierata nell'Alde di Guy Verhofstadt, scrive al presidente dell'Assemblea, Antonio Tajani, chiedendogli di portare la controversa nomina del nuovo presidente della Rai all'attenzione dei capi di Stato e di governo in occasione del summit del 17 ottobre a Bruxelles.

MARCELLO FOAMARCELLO FOA
"Mentre rispettiamo la sovranità del Parlamento italiano e delle sue scelte, siamo preoccupati per la nomina del nuovo presidente Rai", scrive Schaake […] "Foa - sottolinea - è stato riportato come un regolare contributore della propaganda russa anche attraverso Russia Today e Sputnik e spesso ha condiviso informazioni oline che possono essere qualificate come "disinformazione" secondo il Codice di Condotta sulla Disinformazione appena adottato, ad esempio sulla partecipazione di Hillary Clinton alle "cene sataniche". […]

F-35 – ENNESIMO INCIDENTE PER IL COSTOSO AEREO DA GUERRA AMERICANO CHE L’ITALIA STA CONTINUANDO A COMPRARE

LO SCHIANTO DURANTE UN’ESERCITAZIONE IN SOUTH CAROLINA 

GIÀ NEL 2014 L’INTERA FLOTTA ERA STATA MESSA A TERRA DOPO UN INCIDENTE. PROGETTATO NEGLI ANNI ’90, PRESTO L’AEREO POTREBBE RISULTARE OBSOLETO, MA… 


f 35 precipita in south carolina 6F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA 
Il pilota ha fatto in tempo a paracadutarsi fuori e si è salvato, ma l'aereo è andato giù. Si è schiantato durante un'esercitazione in South Carolina un jet F35, il più costoso aereo da guerra americano. Il velivolo è totalmente distrutto e tornano le polemiche su un'efficienza in combattimento che molti non ritengono essere all'altezza dei costi.
Già nel 2014 l'intera flotta di F35 americani era stata messa a terra per indagare su un incidente. Il velivolo che è caduto costa intorno ai 100milioni di dollari e appena il giorno prima il pentagono aveva celebrato la prima missione militare afghana di un F35.
f 35 precipita in south carolina 3F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA
L'F35
Il programma americano di sviluppo militare degli F35 è il più vasto della storia prevedere vendite globali di 3000 velivoli in 30-40 anni. L'F35 è dotato di tecnologie ultramoderne, sensori, radar e impianti per lo scambio di ogni tipo di informazione.
f 35 precipita in south carolina 2F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA 
La furtività è un fattore chiave: la sua struttura aerodinamica e i materiali di progettazione consentono ai piloti di penetrare nelle aree senza essere rilevati. Ma tanti sono i difetti di questo aereo, a rilevarli non è stata solo la stampa ma anche le stesse forze armate americane. Inoltre la progettazione è iniziata negli anni 90 e presto l'aereo potrebbe risultare "vecchio".
f 35 precipita in south carolina 1F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA f 35 precipita in south carolina 5F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA 
Anche l'Italia ha comprato gli F35 anche se il programma di acquisto, criticato da più parti politiche, ha subito dei tagli e i 5 Stelle, promettono ulteriori sforbiciate. Fonte: qui
f 35 precipita in south carolina 4F 35 PRECIPITA IN SOUTH CAROLINA 

LA DISTRUZIONE DELLE COSTRUZIONI


DOPO CONDOTTE E ASTALDI, BALLA PURE TREVI: A RISCHIO 22MILA POSTI DI LAVORO IN UN SETTORE IN PROFONDA CRISI, FIACCATO ANCHE DAI PAGAMENTI IN RITARDO (O SALTATI DEL TUTTO) DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE 

IL GOVERNO HA PROMESSO UN MEGA PIANO DI INFRASTRUTTURE. SENZA, RISCHIANO DI SALTARE ALCUNE DELLE PRINCIPALI AZIENDE DEL SETTORE (CHI SOPRAVVIVE E' PERCHE' SI E' BUTTATO SULL'ESTERO…)

Gianluca Baldini per la Verità

stefano trevisaniSTEFANO TREVISANI
Astaldi, Trevi e Condotte sono tre colossi del settore delle costruzioni. Insieme danno lavoro a quasi 22.000 persone. Il problema è che si trovano nel mezzo del comparto che forse ha pagato più di tutti lo scotto della crisi.

L' ultima ad arrendersi è stata Astaldi, 11.500 dipendenti, colosso fiaccato dalle molte amministrazioni pubbliche che non hanno pagato come e quanto avrebbero dovuto per le opere realizzata dal gruppo romano. Venerdì scorso il consiglio di amministrazione ha «valutato e deliberato di presentare, dinanzi al Tribunale di Roma, una domanda di concordato preventivo «con riserva» prodromica al deposito di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale».

Dopo l' annuncio, in Borsa è stato un crollo continuo. Ieri il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso, dopo aver registrato un calo teorico del 55% (e da oggi e fino a successivo provvedimento sulle azioni ordinarie Astaldi non sarà consentita l' immissione di ordini senza limite di prezzo). Inoltre, l' azienda ha fornito un aggiornamento sulla situazione patrimoniale dell' azienda. A fine giugno 2018 l' indebitamento netto era salito a 1,76 miliardi di euro, rispetto agli 1,27 miliardi di inizio anno. Insomma, gli investitori sono scappati a gambe levate.

condotteCONDOTTE
Anche perché, se a Piazza Affari il titolo Astaldi è crollato, sul fronte obbligazionario la situazione non è ugualmente rosea. Sulla graticola c' è un bond da 700 milioni di euro che scade tra due anni. In primis c' è l' ostacolo della cedola: bisogna capire se con il concordato anche questi pagamenti verranno congelati. C' è poi da capire cosa fare con il rimborso: nella migliore delle ipotesi gli obbligazionisti senior potrebbero rivedere al massimo il 60% di quando investito. Ma, se i possessori di debito Astaldi venissero paragonati a creditori chirografari, allora la percentuale di rimborso potrebbe scendere ancora.

C' è però il rovescio della medaglia. Visto il fuggi fuggi generale c' è anche chi ha visto un' opportunità nel bond con scadenza dicembre 2020. Da venerdì ad oggi il valore del prestito 2020 è sceso in area 20 euro (ora viaggia intorno ai 26 euro), quando nel 2013 era stato emesso a 100 euro. Anche se l' emissione dovesse subire il congelamento delle cedole (3,5625% ogni sei mesi) è facile intuire che l' investitore potrebbe trarne comunque un guadagno potenzialmente molto elevato, anche se i rischi di grosse perdite non mancherebbero.

C' è poi un gruppo come Trevi. Si tratta di una società da 7.200 addetti specializzata nell' ingegneria del sottosuolo.
Anche in questo caso il bilancio fa acqua da tutte le parti. Il gruppo di Cesena ha bisogno di capitali freschi per andare avanti a fronte di debiti per 650 milioni. A luglio, per questo ha approvato un aumento da 400 milioni, da sottoscriversi fino a 150 milioni in contanti e per il resto con la conversione di crediti in capitale. Un percorso lungo che vede protagoniste molte banche.
condotte spaCONDOTTE SPA

L' azienda a metà settembre aveva detto no a Bain capital credit, società che si era offerta concedere, attraverso un bond, un finanziamento «super senior» fino a 100 milioni a Trevi e Soilmec (società del gruppo Trevi operanti nel settore delle fondazioni), purché fosse accompagnato da una conversione dell' indebitamento finanziario del gruppo. Ora invece Trevi dovrà procedere da sola all' aumento di capitale.

Nel frattempo, però, la società ha fatto sapere di aver ricevuto conferma dell' accettazione dell' accordo di standstill da parte di un numero di creditori finanziari rappresentativi del 93% dell' indebitamento complessivo, percentuale sufficiente a consentire l' entrata in vigore dell' intesa.

In poche parole Trevi avrà più tempo per pagare i suoi debitori. Ciò non toglie che il titolo dell' azienda, rispetto a 12 mesi fa, viaggia a Piazza Affari attorno a un calo del 58%. Solo ieri ha chiuso la seduta in Borsa a 0,297 euro con una perdita dell' 1,66%.

astaldi costruzioniASTALDI COSTRUZIONI
La più piccola dei tre gruppi in crisi è Condotte (2800 dipendenti). In questo caso il concordato in bianco al Tribunale di Roma è stato richiesto a gennaio. Intanto, poco più di un mese fa, sono stati nominati i tre commissari straordinari che cercheranno di garantire la «continuità». Anche nel caso di Condotte ci sono di mezzo buchi di bilancio da capogiro: 833 milioni a fronte di 1,3 miliardi di fatturato.

trevi costruzioniTREVI COSTRUZIONI
Di certe queste non sono le uniche realtà italiane del settore delle grandi opere in difficoltà. La pubblica amministrazione che non paga come dovrebbe. Il governo vuole puntare un mega piano per le infrastrutture. C' è da sperare che lo faccia. Al contrario, migliaia di persone rischiano di rimanere senza lavoro.

Fonte: qui

ECCO COS’È E COME FUNZIONA L’IMMUNOTERAPIA IDEATA DA JAMES ALLISON E TASUKU HONJO, FRESCHI VINCITORI DEL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA


LA RIVOLUZIONE DELLA CURA DEL CANCRO CHE POTENZIA L’ATTIVITÀ DEL SISTEMA IMMUNITARIO, RENDENDOLO PIÙ AGGRESSIVO NEI CONFRONTI DEI TUMORI SEMPLICEMENTE…



NOBEL: PREMIO PER LA MEDICINA A ALLISON-HONJO PER LA TERAPIA SUL CANCRO

PREMIO NOBEL JAMES ALLISON TASUKU HONJOPREMIO NOBEL JAMES ALLISON TASUKU HONJO
Il premio Nobel per la Medicina è andato all'immunologo Usa James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo, per la scoperta della terapia del cancro per inibizione della regolazione immuno-negativa. 

I due studiosi "hanno capito che si puo' stimolare il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali, un meccanismo di terapia assolutamente nuovo nella lotta ad un tipo di malattia che uccide ogni anno milioni di persone e che costituisce una delle più gravi minacce alla salute dell'umanità", si legge nelle motivazioni dell'Accademia.

Allison ha studiato una proteina che funziona come freno al sistema immunitario, ha capito il potenziale per liberare le cellule che attaccano i tumori. Il giapponese Honjo ha lavorato alla stessa tecnica, ma con un differente sistema d'azione. Le terapie dei due studiosi hanno rivelato una sorprendente efficacia nella lotta al cancro.

CHE COS’È L’IMMUNOTERAPIA CHE HA APPENA VINTO IL NOBEL PER LA MEDICINA
Anna Lisa Bonfranceschi per www.wired.it

IMMUNOTERAPIAIMMUNOTERAPIA
Il primo dei prestigiosi riconoscimenti attesi per la settimana è arrivato: James P. Allison e Tasuku Honjo hanno ricevuto il Nobel per la Medicina oggi per le loro scoperte nel campo dell’immunoterapia contro il cancro, una branca relativamente nuova della lotta alla malattia. Spesso considerata il quarto pilastro della terapia oncologica (dopo chirurgia, radioterapia e farmaci antitumorali).

In particolare i due ricercatori sono stati premiati per “per le loro scoperte nel campo delle terapie contro il cancro tramite inibizione della regolazione negativa del sistema immunitario”, ovvero per aver intuito come togliere i freni al sistema immunitario e renderlo così più aggressivo nei confronti dei tumori.

tasuku honjoTASUKU HONJO
Una scoperta che premia, ancora, la lotta al cancro, che quest’anno arriverà a contare, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, 18 milioni di persone e oltre 9 milioni di morti. Ma cosa significa liberare i freni del sistema immunitario, e prima ancora cos’è un freno del sistema immunitario?

Per capirlo serve ripercorrere brevemente come un tumore può svilupparsi, sopravvivere ed espandersi all’interno del corpo.

Se da una parte si tratta di una popolazione di cellule che prolifera in maniera incontrollata, al tempo stesso il nostro sistema immunitario è dotato di un esercito di controllori, che intervengo cercando di arginare non solo virus e batteri ma anche la proliferazione impazzita di alcune cellule.

tumore al colon 10TUMORE AL COLON 10
Ovvero: il sistema immunitario è progettato per combattere attacchi esterni quanto rivoluzioni interne. I tumori però a volte non solo riescono ad eludere il sistema immunitario ma anche ad evitare che questo scateni attacchi contro se stessi, a volte trovando così un alleato stesso nel sistema immunitario.

Al tempo stesso il sistema immunitario è progettato per autoregolarsi per tempo e intensità di risposta, ovvero per non agire più del dovuto causando  danni derivanti da una risposta eccessiva, e un fine sistema di regolazione permette che le risposte, quando non servono più, vengano frenate.

james allisonJAMES ALLISON
Sostanzialmente si tratta di un equilibrio tra azione, controllo e freni, meglio noti come checkpoint immunologici. In alcuni casi questi freni, questi segnali di stop, sono iperattivati, e l’immunosorveglianza si riduce (come può accadere nel caso dei tumori appunto, come spiega il video dell’Ifom).

Tra le varie strategie studiate da qualche anno dai ricercatori quella di cercare di combattere i tumori non agendo sui tumori stessi, ma colpendoli in maniera indiretta tentando di potenziare l’esercito che dovrebbe controllarli.

colonscopia 2COLONSCOPIA
Con alcuni approccio di immunoterapia quello che i ricercatori e medici cercano di fare è appunto quello di togliere i freni al sistema immunitario cercando di far riacquisire o aggiungere capacità di combattere le cellule neoplastiche, come ci avevano raccontato a suo tempo l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e Michele di Maio, Michele Maio, responsabile dell’Uoc Immunoterapia oncologica dell’Azienda ospedaliera universitaria senese.

Le ricerche di James P. Allison e Tasuku Honjo si inseriscono proprio all’interno di questo contesto, con la scoperta di due freni del sistema immunitario, due proteine che con differenti meccanismi d’azione impediscono all’esercito che dovrebbe difenderci di lavorare a dovere.
cancro al senoCANCRO AL SENO

La scoperta di questi freni e delle strategie per inibirli – liberando così l’attività antitumorale delle cellule del sistema immunitario – ha rappresentato un punto di svolta nella lotta contro il cancro.

Le scoperte e i primi risultati derivanti risalgono agli inizi degli anni Novanta. James P. Allison alla University of California, Berkeley in quel periodo identifica una proteina, CTLA-4, espressa sui linfociti T (cellule del sistema immunitario) che funziona come un freno all’attività delle stesse cellule.
tasuku honjo james allisonTASUKU HONJO JAMES ALLISON

Con i colleghi Allison sviluppa un anticorpo monoclonale in grado di bloccare questo freno e ottiene i primi entusiasmanti risultati, prima nei modelli animali e quindi nelle sperimentazioni cliniche, su pazienti con melanoma, un tumore della pelle.

Parallelamente e dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, Tasuku Honjo e il suo team alla Kyoto University, raggiungono risultati analoghi scoprendo prima e poi inibendo un altro freno del sistema immunitario, PD-1, con risultati che arriveranno su diversi tipi di tumori, come quelli ai polmoni, rene, linfoma e mieloma.

Complessivamente i trattamenti che mirano a rilasciare questi freni contro i tumori (agendo sia sui freni stessi che sul pedale che li aziona: i ligandi, le molecole che li legano) sono noti come inibitori dei checkpoint immunologici (ne sono esempi gli anticorpi monoclonali come ipilumab, novilumab e pembrolizumab) e oltre i risultati già ottenuti nella clinica (anche con combinazione di diversi anticorpi) sono diverse le sperimentazioni e gli studi ancora in corso sul tema. Non senza effetti collaterali, come ogni terapia, anche gravi, che riguardano in questi casi soprattutto aspetti relativi al funzionamento del sistema immunitario.

Fonte: qui

MILENA GABANELLI: "C'È TANTA INEFFICIENZA, TANTO SPRECO E MOLTO FURTO. "


"BASTEREBBE VERIFICARE STRUTTURA PER STRUTTURA COME SPENDONO I SOLDI, COME SI PROGRAMMA E PUNIRE QUANDO VENGONO FATTI INTERVENTI NON APPROPRIATI PER AVERE IL RIMBORSO 

C'È AGENAS, NEL MINISTERO, CHE POTREBBE FARE TUTTO QUESTO MA SI SPENDONO SOLDI PER CONSULENZE ESTERNE, E QUESTO PERCHÉ LE REGIONI…”


La giornalista Milena Gabanelli è intervenuta ieri mattina nel corso del programma "Genetica Oggi" condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus.
gabanelliGABANELLI

"Diminuiscono le prestazioni specialistiche e di conseguenza si allungano le liste di attesa, sembra un paradosso ma una è la conseguenza dell'altra. Uno si chiede perché avviene questo, la risposta è che banalmente finiscono i soldi. Ogni struttura ha un budget assegnato dalla regione stabilito sulla base di quanto fatto l'anno precedente e una volta finiti i soldi, fine. Il rischio nel pubblico è che il dirigente rischi il posto mentre nel privato convenzionato il rischio è che non venga più rimborsato e quindi ci rimetta di suo."

ticket sanitarioTICKET SANITARIO
"Il privato convenzionato però programma la sua attività per fare soltanto, o principalmente, le prestazioni molto remunerative e le altre come le visite per esempio che vengono pagate poco sono sbolognate di fatto poi nel pubblico. Il sistema sanitario pubblico invece sa programmarsi male. Non c'è un controllo puntuale sul bisogno di salute e i soldi a disposizione"

"C'è tanta inefficienza, tanto spreco e molto furto. Come uscirne? Non sono una cima ma non è complicato, dentro il Ministero della Salute ci sono già le competenze e le risorse, non costa un euro in più, basta attivarle. Per fare che cosa? Per verificare struttura per struttura come spendono i soldi, come si programma e punire quando vengono fatti interventi non appropriati per avere il rimborso. In questo modo tutto sarebbe più efficiente e un uso del denaro pubblico più finalizzato alla tutela della salute del paziente."
sistema sanitario nazionaleSISTEMA SANITARIO NAZIONALE

"C'è Agenas nel Ministero che potrebbe fare tutto questo ma si spendono soldi per consulenze esterne, questo accade perché le Regioni non vogliono, sono le prime a preferire un soggetto esterno con cui magari mettersi d'accordo. Le resistenze nascono da li: da una parte il Ministero con motivi che non si capiscono dall'altra le Regioni che preferiscono farsi i fatti loro."

"A mio parere sarebbe ideale investire nella sanità pubblica per arginare il problema legato al fatto che se ne vanno i migliori e i migliori diventano attrattivi per il privato che poi cerca di fare fatturato. In questo modo non si misura più il livello effettivo di bisogno di salute. Allora tanto vale farla finita con il servizio sanitario pubblico, si vada verso il privato e buonanotte al secchio, poi lo rimpiangeremo ma sarà tardi. Ci vuole veramente un faro attento e curato, si può presidiare, cavolo abbiamo il miglior servizio sanitario al mondo (sulla carta) ma se non si presidia..."

Fonte: qui