9 dicembre forconi: 01/31/18

mercoledì 31 gennaio 2018

Anno nuovo e balle identiche


Anno nuovo balle identiche. Ad esempio gli ultimi arrivati sullo scenario elettorale, Potere al Popolo, rilanciano il frusto slogan: lavorare meno lavorare tutti. Trovano sociologi compiacenti che ne certificano la bontà psicologica ed economisti che li appoggiano. Trascurando per un attimo gli psicologi veniamo al problema economico. Se lo stipendio é legato alla paga oraria, lavorare meno vuol dire meno entrate per il lavoratore e che lavorino in tanti porta solo ad una redistribuzione degli stipendi più bassi. Quindi si ha un impoverimento generale delle classi meno abbienti e un tracollo nei consumi. In definitiva si accelera la crisi. 

Se invece l’idea é di lavorare meno a pari stipendio, si alzano i costi di produzione e quindi si esce dal mercato con conseguenti licenziamenti o trasloco di fabbriche all’estero. Ancora una volta si accelera la crisi. Quindi la soluzione proposta é inutile, peggio dannosa. Il problema é che l’abbiamo già sperimentata e nessuno se ne accorge. 

Dove? Ma nel pubblico impiego naturalmente! Non é che si sia lavorato meno nel senso dell’orario, ma nel senso della produttività media generale sì

Le assunzioni “elettorali” (esempio lampante la Sicilia) hanno portato più lavoro, più stipendi, allargando contemporaneamente il debito nazionale e quindi accelerando il disastro.

Soluzioni? I lavori socialmente utili e il volontariato. I primi dovrebbero essere appalto  di chi é pagato a casa a non fare nulla: cassintegrati normali e speciali, persone in mobilità, insomma quelli che con mille forme ricevono dallo stato, ma non prestano nessun lavoro. Il volontariato potrebbe essere appalto di coloro (magari extracomunitari e giovani) che non hanno niente da fare se non invelenirsi contro chi non da loro nessuna reale possibilità. Il problema é che tutto questo lavoro (meglio impiego di tempo) dovrebbe non essere sottratto al lavoro “salariabile” tradizionale. Dovrebbe essere dedicato alla cura di tutte le cose che NON riusciamo ormai da decenni a finanziare e quindi che NON finanzieremo mai. Parlo delle questioni di degrado ambientale, di tutte quelle situazioni da cui nascono disastri e che incidono profondamente poi sul bilancio generale dello stato. Disastri prevedibili, come frane, inondazioni, incendi e ricostruzione dopo i terremoti. 

Ma per fare una cosa del genere ci vorrebbe uno stato efficiente, un’organizzazione adatta e non liti continue per rubacchiare un voto, che si traduce di solito in rubacchiare tout court dopo il voto. 

Guardateli in faccia quelli che dovrebbero cambiare le cose. Guardateli bene: dovunque hanno avuto il potere hanno lasciato uno strascico di processi a loro carico per peculato, falso in atto pubblico e anche peggio. Ma non si vergognano mai, non ne hanno mai abbastanza di rubare, di prenderci in giro, con quelle maschere (facce mi pare eccessivo), non si vergognano di niente e noi non siamo neppure buoni di cambiare canale appena li vediamo. Non solo, discutiamo anche fra di noi per difendere i nostri corifei o abbattere i nostri nemici. E siccome non sappiamo più ascoltare sentiamo solo noi dire ladro e non quando lo dice il nostro antagonista. Siamo d’accordo solo quando diciamo che non vorremmo vivere qua, ma da un’altra parte. Come se qua non lo avessimo fatto noi dando retta a tutti questi imbarazzanti personaggi che degnamente ci rappresentano.



Fonte: qui

GLI USA STILANO UNA ‘PUTIN LIST’ CON CENTINAIA DI FIGURE CHIAVE DELLA POLITICA E DELL’ECONOMIA RUSSE, TRANNE PUTIN ...

E MEDVEDEV: ‘CHI NON COMPARE, DOVREBBE DIMETTERSI…’ 

A CHE SERVE L'ELENCO? PER IL MINISTRO DEL TESORO MNUCHIN ‘CI SARANNO SANZIONI’. 

IL CREMLINO: ‘CI HANNO DE FACTO BOLLATO COME NEMICI DEGLI STATI UNITI’

1.PUTIN LIST: ALL'INDICE INTERO GOVERNO,ANCHE PREMIER MEDVEDEV
medvedev e putin sotto la pioggiaMEDVEDEV E PUTIN SOTTO LA PIOGGIA
 (ANSA) - Tra le 114 figure politiche incluse nel Rapporto Cremlino si conta l'intero governo russo, a partire dal premier Dmitri Medvedv. Di fatto manca solo il presidente Vladimir Putin. 'All'indice' vengono messi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, il capo dell'amministrazione presidenziale Anton Vaino, il primo vice premier Igor Shuvalov (nonché gli altri vice premier) e tutti i ministri, incluso il ministro degli Esteri Serghei Lavrov.

L'ampiezza della 'lista nera' ha spinto il vice premier Arkady Dvorkovich a definirla come una specie di 'rubrica' della politica russa, un "chi è chi" dell'élite politica (ed economica, se si includono gli imprenditori con un patrimonio superiore al miliardo di dollari e i capi delle grandi corporazioni di Stato).
medvedev e putin sotto la pioggiaMEDVEDEV E PUTIN SOTTO LA PIOGGIA

2.PUTIN LIST: CREMLINO, È DE FACTO ELENCO DI NEMICI USA

 (ANSA) - Washington "de facto" bolla come "nemici degli Stati Uniti" le persone incluse del Rapporto Cremlino. Così il portavoce di Vladimir Putin Dmitri Peskov. Peskov, allo stesso tempo, ha chiesto di "moderare" le reazioni alla Putin list spiegando che il presidente russo valuterà in un incontro con "i consiglieri della campagna elettorale " il Rapporto sul Cremlino ed eventualmente lo "commenterà lui stesso". Lo riportano le agenzie.

"Questa non è la prima volta che affrontiamo azioni piuttosto ostili contro di noi quindi dovremmo tenere a bada le nostre emozioni, considerare tutto e quindi formulare una posizione su questo tema", ha detto Peskov. Che poi ha sottolineato: "Se si legge questo documento e il suo titolo, si vedrà che la lista viene stilata in conformità con la legge per "contrastare gli avversari dell'America". "In pratica, l'intero gruppo di persone [menzionato nella lista] è descritto come nemico degli Stati Uniti". Peskov si è poi detto "indifferente" alla sua inclusione nella 'Putin list'.

YELIZAVETA PESKOVA CON IL PADREYELIZAVETA PESKOVA CON IL PADRE
3.PUTIN IRONIZZA, NON SONO NEL RAPPORTO USA? PECCATO...

 (ANSA) - "Che peccato, mi dispiace...". Così Vladimir Putin rispondendo a chi gli faceva notare che nel 'Rapporto Cremlino' stilato dagli Usa - la cosiddetta 'Putin List' - praticamente mancava solo lui. "Questa lista - ha detto - non ha senso, c'è tutto il governo, l'amministrazione, gli imprenditori... praticamente hanno incluso 146 milioni di russi. E' chiaro che serve a contenere il nostro sviluppo. Noi, nonostante tutto, andiamo avanti e per ora non risponderemo: dobbiamo vedere come evolve la situazione perché c'è anche una parte segreta".

dmitry peskovDMITRY PESKOV
Putin ha poi sottolineato come quest'ultimo 'libro nero' renda "più complicato il rapporto fra Stati Uniti e Russia" quando invece Mosca è intenzionata a "migliorare" le relazioni con gli Usa poiché, trattandosi di due potenze nucleari, a beneficiarne è "il mondo intero". Il presidente russo ha poi ribadito che negli Usa è in atto "uno scontro politico, un attacco contro il presidente eletto", e che questa situazione sta danneggiando i rapporti fra Russia e Usa. "Noi - ha detto Putin - non possiamo sempre cedere". Sono dunque gli Stati Uniti a dover decidere che rapporto vogliono avere con la Russia. "Dunque, cosa vogliono? Dovrebbero deciderlo da soli. Noi sappiamo quello che vogliamo: vogliamo costruire relazioni stabili e di lungo termine basate sul diritto internazionale", ha detto Putin.

4.PUTIN LIST: MEDVEDEV, CHI NON COMPARE DOVREBBE DIMETTERSI...

Mnuchin a DavosMNUCHIN A DAVOS
 (ANSA) - Non comparire nella 'Putin list', per un funzionario russo, potrebbe essere un motivo sufficiente a "rassegnare le dimissioni". Così il premier russo Dmitri Medvedev ha commentato, con una battuta, il senso del Rapporto 'Cremlino' pubblicato dagli Usa. "L'esclusione da questa lista potrebbe essere una buona ragione per le dimissioni... ma naturalmente non lo faremo", ha detto Medvedev in conferenza stampa congiunta con il suo omologo belga. "L'importanza di questa lista è nulla, si avvicina allo zero", ha aggiunto. Se fosse accaduta la situazione opposta, e la parte russa avesse preparato una lista che includeva "l'intera amministrazione del presidente Trump, la Camera, il Senato, la Corte Suprema, l'ufficio del Procuratore Generale, cosa sarebbe successo negli Stati Uniti? Niente", ha notato Medvedev. "E lo stesso accadrà nel nostro paese: niente", ha detto il primo ministro russo. Lo riporta Interfax.
ivanka donald trump e steven mnuchinIVANKA DONALD TRUMP E STEVEN MNUCHIN

5.PUTIN LIST: MNUCHIN, MI ATTENDO CHE USCIRANNO SANZIONI

 (ANSA) - L'intento della 'Putin-list' e' quello di "un'analisi estremamente accurata": ''mi attendo che usciranno'' sanzioni dalla lista dei 210 uomini politici e oligarchi vicini al presidente russo Vladimir Putin. Lo afferma il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin in un'audizione in Congresso, secondo quanto riportato dai media americani.

Fonte: qui

Il colosso Hna in crisi di liquidità

La conglomerata cinese rischia un credit crunch da 2,4 mld e avverte i creditori. 
Il primo azionista di Deutsche Bank pronto a cedere asset. E guarda alla Via della Seta per ingraziarsi il governo
Il colosso cinese Hna ha ammesso davanti ai propri creditori di avere problemi di liquidità. Un ammanco che nel primo trimestre dell’anno dovrebbe ammontare a circa 2,4 miliardi di dollari (ossia 15 miliardi di yuan). Il che vuol dire che la conglomerata, primo azionista di Deutsche Bank davanti al fondo statunitense BlackRock, potrebbe essere costretta a posticipare il pagamento di debiti per 65 miliardi di yuan in scadenza nei primi tre mesi dell’anno. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, rappresentanti del gruppo, fondato nel 1993 partendo dalla compagnia aerea Hainan Airlines, hanno spiegato la situazione ai principali creditori e a funzionari governativi in una riunione a porte chiuse che si è svolta la scorsa settimana. Già nelle scorso settimane, comunque, Chen Feng, fondatore del gigante che spazia dal trasporto aereo alla finanza al turismo, nel corso di un’intervista, non aveva negato i problemi legati al gran numero di acquisizioni e fusioni fatte negli ultimi anni, nonostante, si è giustificato, nello stesso tempo l’economia cinese abbia attraversato un periodo di transizione, contraddistinta da un rallentamento della crescita, che ha avuto ripercussioni sulla possibilità del gruppo ad accedere a nuova finanza. Nonostante le difficoltà, Chen aveva comunque detto di nutrire fiducia sulla capacità dell’azienda di proseguire su uno sviluppo sostenibile. Da mesi, però, Hna è nel mirino della vigilanza cinese, che ha esortato le banche a verificare l’esposizione verso la conglomerata e verso altri grandi gruppi privati, nonché delle authority di alcuni Paesi in cui ha interessi e opera, come gli Stati Uniti e la Svizzera, per via di dubbi sulla struttura societaria, che la dirigenza a cercato di fugare.
Per recuperare liquidità Hna ha quindi avviato un programma di cessioni, dopo la campagna di investimenti in Uber, nell’elvetica Dufry, nella statunitense Igram Micro e negli hotel Hilton. Il processo è già iniziato. La scorsa settimana il gruppo ha annunciato un accordo con Blackstone per la cessione di una proprietà a Sydney. In vendita è anche il 29,5% detenuto nel gruppo Nh Hotel, dossier per il quale i cinesi hanno ingaggiato Jp Morgan e Benedetto, Gartland and Company. Nei giorni scorsi è inoltre spuntata l’ipotesi di portare in borsa la società svizzera di handling Swissport; prima però si attende l’esito della quotazione a Zurigo della società di catering a bordo Gategroup, che potrebbe avvenire in primavera, in marzo o aprile, 
I debiti a breve e medio termine del gruppo ammontano, allo scorso novembre, a 637,5 miliardi di yuan, in crescita del 36% rispetto al 2016. Il maggiore creditore è la China Development Bank, seguita dalla Export-Import Bank, Da Bank of China, Dalla Agricoltural Bank, da Icbc, dalla China Construction Bank e dalla Bank of Communication.
Intanto per rientrare nelle grazie del governo Hna sta virando verso settori che rientrano nell’iniziativa Belt &Road per il rilancio della via della Seta. «Contiamo di poter trarre beneficio dall’accostarci alle politiche di sviluppo decise dal governo», ha ammesso nei giorni scorsi Kevin Guo Ke, presidente di Cwt International e amministratore delegato di Hna Innovation Group, controllata nata a marzo 2017, prima della stretta sui conti, e specializzata nella logistica, nel commercio e nella finanza nei 64 Paesi toccati dalla rete infrastrutturale tra Asia e Europa voluta da Pechino.