Anno nuovo balle identiche. Ad esempio gli ultimi arrivati sullo scenario elettorale, Potere al Popolo, rilanciano il frusto slogan: lavorare meno lavorare tutti. Trovano sociologi compiacenti che ne certificano la bontà psicologica ed economisti che li appoggiano. Trascurando per un attimo gli psicologi veniamo al problema economico. Se lo stipendio é legato alla paga oraria, lavorare meno vuol dire meno entrate per il lavoratore e che lavorino in tanti porta solo ad una redistribuzione degli stipendi più bassi. Quindi si ha un impoverimento generale delle classi meno abbienti e un tracollo nei consumi. In definitiva si accelera la crisi.
Se invece l’idea é di lavorare meno a pari stipendio, si alzano i costi di produzione e quindi si esce dal mercato con conseguenti licenziamenti o trasloco di fabbriche all’estero. Ancora una volta si accelera la crisi. Quindi la soluzione proposta é inutile, peggio dannosa. Il problema é che l’abbiamo già sperimentata e nessuno se ne accorge.
Dove? Ma nel pubblico impiego naturalmente! Non é che si sia lavorato meno nel senso dell’orario, ma nel senso della produttività media generale sì.
Le assunzioni “elettorali” (esempio lampante la Sicilia) hanno portato più lavoro, più stipendi, allargando contemporaneamente il debito nazionale e quindi accelerando il disastro.
Soluzioni? I lavori socialmente utili e il volontariato. I primi dovrebbero essere appalto di chi é pagato a casa a non fare nulla: cassintegrati normali e speciali, persone in mobilità, insomma quelli che con mille forme ricevono dallo stato, ma non prestano nessun lavoro. Il volontariato potrebbe essere appalto di coloro (magari extracomunitari e giovani) che non hanno niente da fare se non invelenirsi contro chi non da loro nessuna reale possibilità. Il problema é che tutto questo lavoro (meglio impiego di tempo) dovrebbe non essere sottratto al lavoro “salariabile” tradizionale. Dovrebbe essere dedicato alla cura di tutte le cose che NON riusciamo ormai da decenni a finanziare e quindi che NON finanzieremo mai. Parlo delle questioni di degrado ambientale, di tutte quelle situazioni da cui nascono disastri e che incidono profondamente poi sul bilancio generale dello stato. Disastri prevedibili, come frane, inondazioni, incendi e ricostruzione dopo i terremoti.
Soluzioni? I lavori socialmente utili e il volontariato. I primi dovrebbero essere appalto di chi é pagato a casa a non fare nulla: cassintegrati normali e speciali, persone in mobilità, insomma quelli che con mille forme ricevono dallo stato, ma non prestano nessun lavoro. Il volontariato potrebbe essere appalto di coloro (magari extracomunitari e giovani) che non hanno niente da fare se non invelenirsi contro chi non da loro nessuna reale possibilità. Il problema é che tutto questo lavoro (meglio impiego di tempo) dovrebbe non essere sottratto al lavoro “salariabile” tradizionale. Dovrebbe essere dedicato alla cura di tutte le cose che NON riusciamo ormai da decenni a finanziare e quindi che NON finanzieremo mai. Parlo delle questioni di degrado ambientale, di tutte quelle situazioni da cui nascono disastri e che incidono profondamente poi sul bilancio generale dello stato. Disastri prevedibili, come frane, inondazioni, incendi e ricostruzione dopo i terremoti.
Ma per fare una cosa del genere ci vorrebbe uno stato efficiente, un’organizzazione adatta e non liti continue per rubacchiare un voto, che si traduce di solito in rubacchiare tout court dopo il voto.
Guardateli in faccia quelli che dovrebbero cambiare le cose. Guardateli bene: dovunque hanno avuto il potere hanno lasciato uno strascico di processi a loro carico per peculato, falso in atto pubblico e anche peggio. Ma non si vergognano mai, non ne hanno mai abbastanza di rubare, di prenderci in giro, con quelle maschere (facce mi pare eccessivo), non si vergognano di niente e noi non siamo neppure buoni di cambiare canale appena li vediamo. Non solo, discutiamo anche fra di noi per difendere i nostri corifei o abbattere i nostri nemici. E siccome non sappiamo più ascoltare sentiamo solo noi dire ladro e non quando lo dice il nostro antagonista. Siamo d’accordo solo quando diciamo che non vorremmo vivere qua, ma da un’altra parte. Come se qua non lo avessimo fatto noi dando retta a tutti questi imbarazzanti personaggi che degnamente ci rappresentano.
Fonte: qui