GLI ALLARMI INASCOLTATI DEI PENDOLARI, TRENI SPORCHI E AFFOLLATI, BINARI USURATI E TARIFFE IN AUMENTO: FINISCE NEL MIRINO LA GESTIONE DEL RENZIANO(AMICO DEL PALLONARO!) MAZZONCINI
UNA TAVOLA DI LEGNO SOSTENEVA LA ROTAIA L' IPOTESI DEL RISCHIO SOTTOVALUTATO
Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
C'è qualcosa di strano sotto il «giunto isolato incollato» protagonista del disastro ferroviario di mercoledì a Pioltello. È una tavoletta di legno che come una zeppa di emergenza è stata posizionata prima del deragliamento proprio nel punto in cui la rotaia si è rotta. È la dimostrazione che qualcuno sapeva con certezza che quel binario aveva dei problemi tecnici e che potrebbe averne sottovalutato i rischi in un tratto attraversato ogni giorno da 500 treni.
La tavoletta è ancora lì ed è ben visibile nelle fotografie scattate dopo la tragedia che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre 95 che viaggiavano alle 6.57 di giovedì scorso sul treno pendolari Cremona-Milano Garibaldi. Si intuisce che deve essere un parallelepipedo all' incirca di 30 per 40 per 5 centimetri che, è l' ipotesi più accreditata al momento tra gli investigatori, potrebbe essere stato posizionato per evitare che il giunto «sbattesse», cioè che cozzasse continuamente contro la massicciata ogni volta che passava un treno.
Chi l' ha messa ha dovuto ricavare tra le pietre una sede in cui sistemarla in attesa di un intervento più radicale. Una soluzione che verrebbe usata nella manutenzione dei binari come rimedio tampone, ma che in questo caso, evidentemente, non sarebbe stata la più adeguata.
Per stabilire se e come la «toppa» abbia avuto un ruolo nella rottura ci vorranno le perizie dei due esperti nominati dai pm milanesi Maura Ripamonti e Leonardo Lesti che, coordinati dall' aggiunto Tiziana Siciliano, indagano ancora contro ignoti per disastro ferroviario colposo. Un tecnico esperto nella materia, che vuole rimanere anonimo, sostiene che con il passare incessante dei treni la massicciata può avere ceduto facendo abbassare di qualche centimetro la tavoletta e allargando lo spazio tra essa e la rotaia che, a quel punto, potrebbe aver vibrato eccessivamente fino a spezzarsi negli ultimi 23 centimetri per cedimento strutturale.
L' errore umano, di questo si parla tra chi lavora al caso, non si esaurirebbe qui perché alla soluzione discutibile si aggiungerebbe anche una previsione sbagliata della sua capacità di resistenza nel tempo. Rete ferroviaria Italiana, che gestisce i binari, classifica gli interventi, in caso di «difetto rilevante», tra «immediati», da fare subito fermando il traffico, seguiti da quelli da fare entro 48 ore e poi da quelli che si possono completare entro due settimane nell' ambito di un programma già stabilito.
Chi ha messo la tavoletta potrebbe aver valutato che il problema rientrasse nella terza categoria e che lo si potesse risolvere con la sostituzione dei giunti che era prevista per le prossime settimane. Quelli nuovi erano già pronti lungo la massicciata.
«Si chiama manutenzione correttiva, una scorta d' emergenza pronta sul posto, così in caso di necessità si ha già il pezzo pronto», spiega a Radio 24 Umberto Lebruto, direttore produzione di Rfi. La società esegue controlli rigorosi e continui su tutta la rete, bisognerà capire perché il cedimento non è stato segnalato né dal «treno diagnostico» che, come fa ogni 15 giorni, anche l' 11 gennaio ha analizzato il tratto e neanche dai macchinisti dei treni precedenti. «Non c' erano difetti importanti per interventi a stretto giro», precisa Lebruto.
Gli investigatori non sono ancora in grado di dire quando è stato posizionato il pezzo di legno e da chi. Hanno tutta la documentazione sugli interventi di manutenzione fatti. Sarà utile a capire anche il perché nessuno abbia deciso di ridurre la velocità dei treni in quel punto. Più di un dubbio c' è anche sui bulloni che serrano le staffe laterali del giunto. Dalle foto si vede che dei quattro della rotaia rotta, uno si è spezzato, un altro manca.
Anche su quella parallela uno è rotto. Potrebbero essere stati danneggiati dalle ruote del treno nel deragliamento, e quello che manca asportato da qualcuno dopo l' incidente. I segni dell' ossidazione intorno ai fori, però, non paiono uguali, il che lascia ipotizzare un' esposizione all' aria (e un indebolimento della struttura) precedente all' incidente. Lavoro per i periti che analizzeranno anche i vagoni gestiti da Trenord.
GLI ALLARMI INASCOLTATI DEI PENDOLARI NEL MIRINO LA GESTIONE MAZZONCINI
Umberto Mancini per “il Messaggero”
L'anello debole, incarnato dal giunto spezzato del binario o, forse, dal carrello arrugginito, sarà con ogni probabilità individuato dalle indagini della magistratura. Perché al di là delle cifre sugli investimenti in sicurezza, oltre 1,7 miliardi nel 2017, e il dato oggettivo del calo degli incidenti, in questo tragico deragliamento alla fine uno o più responsabili andranno individuati. Se non altro perché sulla tratta lombarda, una delle più trafficate del Paese, gli allarmi da parte delle associazioni dei pendolari erano già partiti.
«Un errore grave c' è stato - spiega Andrea Giuricin, economista ed esperto di trasporti - se non ci si è accorti delle crepe del binario, se non si è provveduto rapidamente. Visto che le risorse a disposizione per questi interventi sono davvero ingenti».
GLI INVESTIMENTI
Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), tanto per fare un esempio, ha aumentato i margini nell' ultimo bilancio a quota 200 milioni. Certo è anche vero che le carrozze di Trenord erano vecchie (almeno 30 anni di servizio), dunque a rischio. E se il governatore della Lombardia Roberto Maroni dà la colpa alla società controllata da Fs che gestisce la rete nazionale, Furio Truzzi, presidente di Assoutenti insieme a Codici e Casa del consumatore, mette sul banco degli imputati tutto il sistema, fino al vertice delle Fs.
«Si è parlato tanto di investimenti, di nuovi treni per i pendolari, ma di fatto registriamo solo uno scarto tra politica parlata e realtà quotidiana, quella che vivono i pendolari tutte le mattine».
Realtà fatta di treni troppo spesso sporchi e affollati, binari usurati e tariffe costantemente in aumento.
TARIFFE CARE
«Negli ultimi 5 anni - sottolinea Truzzi - ci sono stati aumenti del 30% per i pendolari in Lombardia e Lazio, mentre la media nazionale si è attestata al 20%».
Il servizio purtroppo non è migliorato, tutt' altro.
Verrebbe da chiedersi - aggiunge - come questi soldi sono stati spesi e in che tempi. Di fatto è evidente un calo della capacità operativa del sistema su una linea, tra l' altro, già colpita da un guasto.
«Da un anno - spiegano sempre da Assoutenti - attendiamo una risposta dai vertici di Fs, Rfi e dallo stesso ministro Delrio alla lettere che abbiamo scritto per denunciare disagi e disservizi». Truzzi non vuole evocare il terribile incidente di Viareggio, che portò ad una attenzione massima sulla sicurezza e alla condanna dei vertici per responsabilità oggettive, ma fa notare che probabilmente adesso si è registrato un po' di lassismo.
IL DIVARIO
Come invertire la rotta? O quanto provare a rilanciare sul fronte della manutenzione e dei controlli ad ampio raggio? Truzzi sollecita il ministro delle Infrastrutture Delrio e Renato Mazzoncini, capo di Fs e quindi della catena alla quale è legata Rfi, a varare un piano straordinario di revisione della rete e delle carrozze, evitando il consueto scaricabarile. Un piano da far scattare subito, magari già il primo febbraio. «Lo scarto tra annunci e fatti - conclude amaramente Truzzi - non è più tollerabile, per rispetto dei 5,5 milioni di pendolari che viaggiano ogni giorno e delle vittime morte all' alba mentre si recavano al lavoro».
Fonte: qui
PERCHE’ QUATTRO OPERAI, CON CASCO E PETTORINE DELLA “RETI FERROVIARIE ITALIANE”, HANNO VIOLATO I NASTRI DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA E SONO ENTRALI NELL'AREA DEL DISASTRO FERROVIARIO DI PIOLTELLO, METTENDOSI FARE DEI RILIEVI VERSO IL LUOGO IN CUI UNO DEI BINARI SI È SPEZZATO?
SONO STATI FERMATI E ORA SONO INDAGATI: LA PROCURA VALUTA L’IPOTESI DI INQUINAMENTO PROBATORIO…
Paolo Colonnello per “la Stampa”
Li hanno visti attraversare i binari con uno strumento a ultrasuoni per la misurazione dei metalli. Quattro persone, all'apparenza operai, con caschetto giallo, pettorine fosforescente arancioni della Reti ferroviarie italiane e giacconi gialli, come se fosse un giorno normale in un luogo normale, hanno superato i nastri della polizia giudiziaria usati per sigillare i due chilometri dell' area del disastro ferroviario di giovedì scorso, e si sono messi a fare dei rilievi verso il luogo in cui uno dei binari si è spezzato.
Uno di loro prendeva appunti e gli altri misuravano il grado di usura o corrosione dei binari.
A questo punto gli agenti della Polfer sono intervenuti bloccandoli, identificandoli per poi portarli in questura e farli diventare così i primi quattro indagati ufficiali (per violazione di area sottoposta a sequestro, ma si sta valutando anche il più grave inquinamento probatorio) di questa inchiesta che procede per disastro ferroviario colposo e che si preannuncia tormentata, visto gli interessi in campo e la «guerra» sotterranea tra le due principali società interessate dalle indagini: da una parte la Rfi, appunto, per la gestione dei binari. E dall' altra Trenord, per quella dei treni.
Una gara di vetustà niente male (i convogli erano del 1980, i binari pare avessero non più di sei anni) su una delle linee tra le più trafficate, problematiche e delicate, in un gioco allo scaricabarile che allontana i sospetti da sé. Ora bisognerà capire che diavolo ci facevano quei quattro signori la mattina di sabato in un' area sottoposta a sequestro.
Se si tratta davvero solo di operai oppure di tecnici di parte mandati sul luogo dell' incidente per preparare le difese.
«Non si sono resi conto di sconfinare», sostiene Rfi in un comunicato, confermando che si tratta di operai mandati sul posto «per controlli tecnici» per la riapertura della linea lunedì. Solo che i quattro non hanno quasi aperto bocca: sapendo di essere indagati, hanno chiesto di vedere degli avvocati avvalendosi della facoltà di non rispondere. E ora, anche i pm se vorranno interrogarli, potranno sentirli solo alla presenza di legali.
Il tutto il giorno stesso in cui alcune foto hanno rivelato come sotto il binario spezzato fosse stata piazzata una zeppa di legno, forse per pareggiare un cedimento del terreno: il motivo per il quale il binario, all' ennesima sollecitazione, con un treno lanciato a 140 allora, sarebbe saltato. Chi ha messo quel pezzo di legno su una linea che, secondo i responsabili di Rfi, non aveva problemi ed era stata controllata l' 11 gennaio scorso?
Un vero mistero, soprattutto alla luce del comunicato diffuso ieri dalla stessa società che afferma come «l' uso di spessori in legno non sia previsto da normative e protocolli» e come l' uso del nobile materiale sia stato «sostanzialmente abbandonato in Italia e limitato a pochissimi casi» per lasciar spazio a materiali che rispondano a standard «elevati di sicurezza e prestazionali».
Rimane il fatto che il pezzo di legno, 40 centimetri per 60, sia lì da vedere, proprio sotto il binario spezzato. Ed è altrettanto un fatto che al giunto del binario manchi un bullone (anche questo si vede chiaramente dalle foto) che non si trova.
Così come sono ancora sul luogo dell' incidente costato la vita a tre persone e l' amputazione di una gamba a un ferito grave (oltre a quasi un centinaio di feriti), i vagoni accartocciati contro i pali della luce. Carrozze vecchie di quasi 40 anni, che i periti nominati dalla procura stanno esaminando con molta attenzione.
Perché in questa storia nulla ancora si può escludere. Lunedì il treno dovrebbe essere rimosso e portato in un hangar per permettere il ripristino della linea. E appena i periti consegneranno le loro relazioni, cominceranno le prime convocazioni in Procura.
E le altre iscrizioni sul registro degli indagati.
Fonte: qui
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