9 dicembre forconi: 08/16/18

giovedì 16 agosto 2018

DA NORD A SUD, LA LISTA DEI VIADOTTI CROLLATI, CHIUSI, A RISCHIO CROLLO, O DA ABBATTERE

L'A24 ROMA-L'AQUILA ''CADE A PEZZI'' SECONDO CHI CE L'HA IN CONCESSIONE (CHE SPERA DI FARE BEI LAVORI ALTERNATIVI), E POI LA BASENTANA, LA PALERMO-AGRIGENTO, LA LOMBARDIA, E POI LE FRANE MARCHIGIANE NEI DINTORNI DI ANCONA, C'È IL VIADOTTO CROLLATO A LECCO , E QUELLI INDEBOLITI LUNGO TUTTA LA LIGURIA 

Antonello Caporale per il “Fatto quotidiano
ponte morandi genovaPONTE MORANDI GENOVA
Scorciavacche, Himera, Annone, Camerino, La Reale. La Spoon River dei ponti andati al Creatore, da Lecco a Palermo, dovrebbe far vergognare chi per anni ha inchiodato l' Italia alla fantasticheria del Ponte dello Stretto, impegnando soldi solo per propaganda, oppure alla scelta di spendere miliardi per bucare le spalle di Genova con il cosiddetto terzo valico (grande e necessaria opera, sic!) mentre la città dorme sotto le croste di cemento alleggerito dall' età e con le armature corrose dal tempo. Da anni - senza che nessuno gli dia retta - Piergiorgio Malerba, docente del Politecnico di Milano, ci ricorda che i ponti d' Italia hanno quasi concluso "il loro ciclo naturale di vita". Cadranno, cioè. Ed è solo questione di tempo.

viadotto sicilia anasVIADOTTO SICILIA ANAS
Carlo Toto, che ha in concessione l' A24 , il tratto che collega Roma a Pescara , non ha dubbi: "Quest' autostrada se ne cade a pezzi, col terremoto i ponti sono tutti indeboliti come fuscelli al vento, il cemento è farina, il ferro è ruggine. Lo sa il governo, lo sapeva il ministro Delrio. Lui preferiva riparare quel po' che si può. Ma il cemento nuovo sul cemento vecchio è come saliva sulla ferita. Pulisce ma non disinfetta. Fra dieci anni staremo di nuovo a rattoppare. Piloni tarlati e soldi sprecati".
viadotto sicilia anasVIADOTTO SICILIA ANAS
Vero che Toto vorrebbe bucare le montagne e realizzare decine di chilometri di gallerie per evitare i ponti, e raddoppiare, da grande talpone d' Abruzzo, l' interesse industriale che ha e il profitto che renderebbe l' investimento (sei miliardi). Resta però intatta la verità: i ponti sono rimasti indeboliti dalla prova da sforzo del terremoto. E un' altra prova non la reggerebbero.
palermo catania chiusaPALERMO CATANIA CHIUSA
Due miliardi e mezzo servirebbero da subito per tenere in piedi quel che sta cascando o raddrizzare quel che è già a terra. Neanche la metà è disponibile mentre uno dopo l' altro, come birilli di un gioco che si va facendo crudele, avanzano gli infarti, i cedimenti improvvisi.
viadotti autostradaliVIADOTTI AUTOSTRADALI
La Basentana , che taglia la Lucania e la porta a Taranto , è una lingua di asfalto incrostata. Sfidando la scienza l' Anas per mesi ha lasciato percorrere alcuni tratti affidandosi allo spirito santo: ha ridotto la larghezza delle corsie per ridurre il carico e ha confidato in Dio compassionevole.
Ed è sotto sequestro, in quanto costruito in totale difformità dal progetto originario, un tratto di otto chilometri tra gli svincoli di Mileto e Rosarno. Un viadotto, lungo l' autostrada Salerno-Reggio Calabria appena ristrutturata, poggia su piloni immersi a un palmo dal fiume Messina.
Frana la strada panoramica che teneva unita Enna . La frana è del 2009. E che si fa?
Nell' attesa dell' appalto ha ceduto il 1 novembre del 2015 anche il secondo troncone della panoramica.
IL PONTE CROLLATO SULLA A14IL PONTE CROLLATO SULLA A14
Ci sono almeno venti cantieri nei duecento chilometri della A19 , l' autostrada che congiungendo il capoluogo a Catania, attraversa la pancia della Sicilia. Uno smottamento portò via il viadotto in località Scillato , facendolo adagiare sul costone opposto.
crollo cavalcavia A14CROLLO CAVALCAVIA A14
Stessa fortuna, diciamo così, ha avuto la superstrada veloce che collega Gela a Caltanissetta . Era il 21 maggio del 2009. Quel giorno cede un giunto del viadotto lungo ben 1.480 metri e che corre a circa 90 metri di altezza.
Sempre a maggio, ma del 2011, crolla una campata di un ponte ferroviario sulla linea Caltagirone-Gela . Da allora niente più treno, si prende il bus. Cinque anni fa, era il 2 febbraio del 2013, crolla - ricordate - il viadotto Verdura lungo la statale che da Agrigento conduce a Sciacca. Non ci sono morti neanche in quel caso: un automobilista si accorge per tempo, mette di traverso la sua auto e chiama i soccorsi.
Anche lì, come ovunque, un cimitero di iniziative.
annone brianza il crollo del cavalcavia milano lecco 8ANNONE BRIANZA IL CROLLO DEL CAVALCAVIA MILANO LECCO
A Calascibetta , che è un luogo meraviglioso, un paese magico, smotta un enorme costone di roccia sulla strada che la collega ad Alimena, in provincia di Palermo. È una statale trafficata, essenziale per chi lì abita. È il 2013. C' è uno studio di fattibilità e due diverse ipotesi in campo: realizzare il nuovo tratto nelle immediate vicinanze di una necropoli preistorica oppure farlo passare in un campo di grano?
annone brianza il crollo del cavalcavia milano lecco 6ANNONE BRIANZA IL CROLLO DEL CAVALCAVIA MILANO LECCO
7 luglio 2014, statale 626 in contrada Putrella di Licata, provincia di Agrigento. Crolla all' improvviso, infartuato e morente, un viadotto per cedimento strutturale. Sprofonda - all' altezza di Mezzojuso - la strada che congiunge Agrigento a Palermo. Metà della carreggiata, inaugurata pochi giorni prima, scompare alla vista. Il buco è lì, un by-pass consente la circolazione a passo di lumaca.
Il 27 maggio del 2015 gli automobilisti si accorgono che il viadotto Cinque Archi , tra i comuni di Santa Caterina Villermosa (Catania) e Villarosa (Enna) si sostiene su pilastri che appaiono paurosamente in balia della corrente del fiume dove sono immersi.
annone brianza il crollo del cavalcavia milano lecco 4ANNONE BRIANZA IL CROLLO DEL CAVALCAVIA MILANO LECCO
Si interrompe al chilometro 222 la Palermo-Agrigento . Poi i carabinieri chiudono un viadotto sulla Palermo-Sciacca . Un pilone paurosamente sbanda e s' inclina.
Prontamente l' Anas interviene e provvede al cerotto, cioè riduce la carreggiata e amen.
Poi c' è la Lombardia, e poi le frane marchigiane nei dintorni di Ancona , c' è il viadotto crollato a Lecco , e quelli indeboliti lungo tutta la Liguria. Incrociamo le dita. 
Fonte: qui
annone brianza il crollo del cavalcavia milano lecco 2ANNONE BRIANZA IL CROLLO DEL CAVALCAVIA MILANO LECCO

A CATANIA TRE INDIANI, DI 26, 28 E 41 ANNI, SONO STATI FERMATI PER VIOLENZA SESSUALE SU DUE RAGAZZINE MINORENNI

I TRE, SPROVVISTI DI PERMESSO DI SOGGIORNO E SENZA LAVORO, SONO STATI ARRESTATI DOPO LA DENUNCIA DELLA MADRE DI UNA DELLE VITTIME

(ANSA) - Tre indiani, di 26, 41 e 28 anni, sono stati fermati da personale delle Volanti della polizia a Catania per violenza sessuale su due minorenni. L'aggressione a sarebbe avvenuta nella spiaggia libera numero 1 della Plaia ed è stata denunciata dalla madre di una delle due vittime, che sono amiche tra di loro. Secondo l'accusa, i tre, sprovvisti di permesso di soggiorno e senza occupazione, avrebbero molestato le due ragazzine. Le due vittime, nonostante lo shock, piangendo hanno fornito indicazioni utili alla polizia per individuare i tre extracomunitari in uno spogliatoio del lido. I tre sono stati fermati e condotti in carcere. Fonte: qui

SU TUTTA LA RETE AUTOSTRADALE MANCANO "1,5 MILIARDI DI EURO'' CHE DOVEVANO ESSERE SPESI IN MANUTENZIONE E AMPLIAMENTO. EPPURE IN QUESTI ANNI SI SONO DISTRIBUITI DA AUTOSTRADE PER L'ITALIA 6 MILIARDI DI DIVIDENDI

MARIO GIORDANO CONOSCE BENE IL TEMA E SNOCCIOLA I NUMERI: ''PROPRIO SUL TRATTO LIGURE, LA SOCIETÀ AVEVA PREVISTO 280 MILIONI DI INVESTIMENTI, NE SONO STATI SPESI SOLO 76. 

PERÒ I PEDAGGI AUMENTAVANO LO STESSO!

MA LÌ BENETTON DOVEVA INVESTIRE E NON L' HA FATTO
Mario Giordano per ''la Verità'' di ieri, 15 agosto

mario giordano avvoltoiMARIO GIORDANO AVVOLTOI
Dov' è sono i Benetton? Dov' è Oliviero Toscani? Stanno scattando altre foto choc? O, per oggi, si accontentano dello choc del ponte crollato? Perché non parlano? Perché non spiegano? Lo scarno comunicato con cui Autostrade per l' Italia, la società che fa capo all' impero di Treviso e che è responsabile del viadotto crollato, ha commentato la tragedia di Genova, è una vergogna che non si potrà cancellare nemmeno con tutte le campagne pro immigrati dell' Oliviero bollito: «In relazione al crollo la società comunica che sulla struttura erano in corso lavori di consolidamento della soletta. I lavori erano sottoposti a costante attività di osservazione. Le cause saranno oggetto di approfondita analisi».
Tutto qui. Non una lacrima, una parola di umanità, un pensiero alle vittime. Solo formule burocratiche. Il comunicato è stato pubblicato sul sito aziendale ufficiale in mezzo alle notizie di viabilità, fra la chiusura della stazione di Modena Nord e quella dello svincolo di Sesto San Giovanni. Ci sono quasi 40 morti? Pazienza. L' importante è che riapra l' allacciamento dell' A1 con Nola.
Eppure i Benetton, oggi, avrebbero tante cose da spiegare. Per esempio: perché ogni anno la loro società ottiene dal ministero la possibilità di aumentare abbondantemente le tariffe autostradali anche se non ha fatto gli investimenti previsti (e che sono il motivo per cui vengono concessi gli aumenti)? I dati: fra il 2008 e il 2016, secondo l' ultimo rapporto, le tariffe nelle tratte gestite da Autostrade per l' Italia sono aumentate del 25%. 

Cifra che non trova giustificazione nell' inflazione. 

Perché quell' aumento? Per fare gli investimenti, per l' appunto. 

Che però Autostrade per l' Italia non fa.

MARIO GIORDANOMARIO GIORDANO
O, almeno, non come promesso. Mancano almeno 1,5 miliardi di euro sull' intera rete che gestisce. E qui arriva il bello, uno dei punti dove la società ha investito meno è proprio il tratto ligure: qui erano previsti 280 milioni (280.354.000 per l' esattezza), ne sono stati spesi solo 76 (76.013.000). 
Cioè il 27,11% di quanto avrebbero dovuto e per cui si sono fatti lautamente pagare in anticipo.
E allora sarà pur vero che sul viadotto, come dice il comunicato, «erano in corso lavori di consolidamento». Ma è altrettanto vero che sulle autostrade, che risalgono agli anni Sessanta, non vengono fatti gli investimenti che dovrebbero essere fatti.
Toscani autostrade benettonTOSCANI AUTOSTRADE BENETTON
È un meccanismo perverso: noi paghiamo sempre di più, ogni passaggio al casello è ormai un salasso, una tassa nascosta. E dove finiscono questi soldi? È chiaro: nelle casse degli azionisti che hanno vinto la lotteria della concessioni. Autostrade per l' Italia ha generato nel 2017 ricavi per 4 miliardi di euro (3,94) con quasi un miliardo di utile (972 milioni). Anche negli anni della crisi, i guadagni non sono mai diminuiti. Calava il traffico? Aumentavano le tariffe.
Nelle classifiche dei Paperoni di Borsa la famiglia Benetton figura sempre ai primi posti (8,1 miliardi di euro di patrimonio, +20% l' anno scorso).
Chi mi ama mi segua, diceva un loro vecchio slogan. Ma prima paghi il pedaggio. C' era una volta l' impresa delle magliette colorate: ora l' impero si basa tutto sull' asfalto. Più semplice, no? Mentre per vendere abbigliamento bisogna superare la concorrenza, le autostrade sono un monopolio. Gestito in concessione. Perché, poi, lo Stato abbia voluto fare questo regalo ai signorotti di Treviso, non l' ha mai capito nessuno.
gilberto benettonGILBERTO BENETTON
È successo nel 1999. L' Iri sapeva di avere per le mani, con le autostrade, una gallina delle uova d' oro, ma pensò bene di cederla. Uno degli affari peggiori che si ricordi per lo Stato, uno dei migliori che si ricordi per i Benetton, che da quel momento campano di rendita. A gestire l' operazione fu l' allora presidente dell' Iri, Gian Maria Gros Pietro, gran frequentatore di salotti che contano e amico di Romano Prodi. Subito dopo la privatizzazione delle autostrade, Gros Pietro fu assunto dai Benetton per presiedere le autostrade. Stipendio: un milione di euro l' anno.
Così va l' Italia. Con i Benetton siamo sempre stati molto generosi. E loro ne hanno approfittato per costruirsi un impero: dove c' era il maglioncino, c' è un colosso delle infrastrutture che gestisce la metà della rete autostradale italiana (3.020 chilometri di 5.886), con 2 miliardi di transiti al casello ogni anno (5 milioni e mezzo al giorno, 230.000 l' ora, 63 al secondo).
fratelli benettonFRATELLI BENETTON
Colosso che si è allargato nelle gestione degli aeroporti (da quello di Roma a quelli della Costa Azzurra), nelle società di ingegneria, ha inventato e controlla il monopolio del Telepass e si è espanso in tutto il mondo, dal Cile all' India, dal Brasile alla Polonia. Di recente alla Spagna, dove ha appena comprato il colosso Abertis. Del resto una società che ogni secondo incassa 63 pedaggi non ha certo problemi di contanti.
Si sa che i Benetton godono di un pregiudizio positivo. Sarà per le provocazioni in salsa buonista. Sarà che comprano spazi pubblicitari su giornali e sulle tv. Eppure bisognerebbe che qualcuno cominciasse a dire loro che una parte dei soldi che incassano grazie alla concessione dello Stato andrebbero usati per rendere le autostrade un po' più sicure.
Non le pare, signor Luciano?
Perché non fate gli investimenti previsti? E perché, anche se non li fate, le tariffe aumentano? E perché, oltre ad aumentare le tariffe, vi prolungano anche le concessioni (fino al 2042, e senza le previste gare europee)? Perché lo Stato a volte preferisce farsi deferire alla Corte di giustizia per violazione del diritto dell' Unione (vedi Livorno-Civitavecchia) pur di continuare ad aiutarvi?
Perché tanta ostinata gentilezza nei vostri confronti?
famiglia benetton al completoFAMIGLIA BENETTON AL COMPLETO
«Torno a colorare il mondo e a difendere i diritti», ha detto pochi mesi fa, quando, a 82 anni, è tornato a gestire in prima persona l' azienda. Ma quelle sue parole ora suonano particolarmente stonate. Sarebbe stato sufficiente mantenere gli impegni presi con uno Stato fin troppo generoso con voi, non crede, signor Benetton?
Non era difficile: un po' meno utili e un po' più investimenti.
Fonte: qui
TOSCANI BENETTON 4TOSCANI BENETTON 4
Un po' meno di shopping in giro per il mondo, un po' più di sicurezza per i viaggiatori. Ma ora mi sembra tardi. E allora, di fronte alla disumana freddezza di quel vostro comunicato, chiedo al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, responsabile della pratica: ma è proprio necessario che metà delle nostre autostrade siano gestite da questi signori? Il cambiamento non dovrebbe passare di qui? Mettendo fine all' impero dell' United Colors of Pedaggio?




L'ING. BRENCICH, CHE DEFINI' IL PONTE MORANDI ''FALLIMENTO INGEGNERISTICO'': ''NON C'ENTRA IL TRAFFICO, SUI VIADOTTI DEVONO POTER PASSARE I CARRIARMATI'' 
IL SUO INTERVENTO INTEGRALE: ''MORANDI IMPOSE IL SUO BREVETTO SUL CALCESTRUZZO PER IL PONTE, IL TERZO DI UNA SERIE. NON È UN CASO SE FU L'ULTIMO'' - IL FIGLIO DI MORANDI DIFENDE IL PONTE ''ERA ALL'AVANGUARDIA. E LA MANUTENZIONE...'' 


VIDEO - ANTONIO BRENCICH A ''IN ONDA'' IERI SERA: ''I PONTI VENGONO PROGETTATI PER IL PASSAGGIO DEI CARRARMATI, ANCHE NEGLI ANNI '60. IL GRANDE VOLUME DI TRAFFICO NON PUÒ ESSERE UNA SCUSA

PONTE MORANDI, PARLA IL PROFESSORE CHE LANCIÒ L’ALLARME: «PROGETTATO MALE E CON ENORMI PROBLEMI DI DEGRADO»
Francesco Cancellato per www.linkiesta.it
antonio BRENCICHANTONIO BRENCICH
«Macché capolavoro, è un fallimento dell’ingegneria». Così, in un’intervista all’emittente televisiva Primo Canale il professor Antonio Brencich, docente di strutture in cemento armato alla Facoltà di ingegneria di Genova, aveva definito il ponte Morandi, il viadotto dell’autostrada A10 che attraversa il torrente Polcevera in direzione dell’aeroporto del capoluogo ligure, crollato improvvisamente nella mattina del 14 agosto 2018, poco prima di mezzogiorno.
Quell’intervista, datata 5 maggio 2016 assume oggi le sembianze di una sinistra profezia: «Non dissi niente di sconvolgente, in quell’intervista - dichiara oggi Brencich, contattato telefonicamente da Linkiesta.it -, ma mi limitai a dare argomenti a ciò che a Genova in molti, esperti e profani, sostenevano da tanto tempo: che il ponte Morandi andasse sostituito e ricostruito».
ponte sul wadi al kuf di riccardo morandiPONTE SUL WADI AL KUF DI RICCARDO MORANDI
Professore, che effetto le fa veder concretizzato l’allarme che aveva lanciato due anni fa?
Sono ovviamente sgomento e temo ci saranno molti morti. Di sicuro, posso dire che non c’entra nulla la pioggia, come ho sentito dire in queste ore, né che il crollo dipende dall’usura del cemento armato, il materiale utilizzato per costruirlo. Il problema è il ponte, che passa per essere un capolavoro d’ingegneria, cosa che, come abbiamo tragicamente scoperto oggi, evidentemente non era. Per due ordini di motivi, soprattutto.
il collasso del ponte di maracaibo sempre di riccardo morandiIL COLLASSO DEL PONTE DI MARACAIBO SEMPRE DI RICCARDO MORANDI
Il primo?
Il primo è che il ponte Morandi aveva degli evidenti problemi di degrado. Il cemento armato di per se dura secoli, ci sono ponti in cemento armato che non hanno subito alcuna modifica dopo cent’anni. i costi della manutenzione del ponte Morandi, che di anni ne ha appena cinquantuno sono invece già oggi elevatissimi: alla fine anni '80, il ponte aveva solo vent'anni, c’erano già stata la sostituzioni degli stralli originali (i caratteristici tiranti inclinati che partono dalla sommità delle torri del ponte), per problemi di corrosione. E alla fine degli anni Novanta si era già speso in lavori l’80% di quanto speso per la realizzazione.
Il secondo problema, invece?
il collasso del ponte di maracaibo sempre di riccardo morandiIL COLLASSO DEL PONTE DI MARACAIBO SEMPRE DI RICCARDO MORANDI
È relativo al progetto. Il viadotto era stato progettato dall’ingegnere e architetto romano Riccardo Morandi, rinomato - più in Italia che all’estero, a dire il vero - per disegnare ponti con una struttura a cavalletti bilanciati che riassume l’unione tra la trave precompressa isostatica e le strutture strallate, e per un sistema di precompressione denominato “Morandi M5” che applicò a diverse sue opere. Dicevo, e i fatti mi stanno dando ragione, che quella tipologia di ponti è mal progettata e mal calcolata, e ha evidenti problemi di vulnerabilità. Del resto, se ce ne sono solo tre in tutto il mondo, un motivo ci sarà.
general rafael urdaneta il ponte di maracaibo progettato da riccardo morandi 6GENERAL RAFAEL URDANETA IL PONTE DI MARACAIBO PROGETTATO DA RICCARDO MORANDI 6
Quali sono gli altri due?
Uno è il ponte sul Wadi al-Kuf, in Libia. L’altro è il ponte General Rafael Urdaneta, nella baia di Maracaibo, in Venezuela, ed è anch’esso un ponte con gravi lacune progettuali. Basti pensare all’incidente dell’aprile 1964, quando la petroliera Exxon Maracaibo urtò le pile 30 e 31 del ponte e le fece crollare completamente, trascinando in mare ben tre campate consecutive. Allora, si scoprì che questo tipo di evento non era stato preso in considerazione in fase di progetto. Così come del resto l’eventualità di un terremoto.
Lo stesso si può dire del ponte Morandi?
Non lo so. Giudico da utente, non avendoci mai lavorato. Sul ponte Morandi fino a decina di anni fa c’erano dei saliscendi incredibili - figli di clamorosi errori legati agli effetti di viscosità del calcestruzzi - poi ridotti da lavori di manutenzioni successivi. So anche che Autostrade per l’Italia lo teneva parecchio sotto osservazione, che molti colleghi del Politecnico di Milano stavano lavorando a una sua ristrutturazione.
general rafael urdaneta il ponte di maracaibo progettato da riccardo morandi 5GENERAL RAFAEL URDANETA IL PONTE DI MARACAIBO PROGETTATO DA RICCARDO MORANDI 5
IL FIGLIO DI MORANDI: "ERA UN PONTE ALL'AVANGUARDIA, SONO CAMBIATI I FLUSSI DI TRAFFICO"
Gerardo Adinolfi per www.repubblica.it
"Il ponte sul viadotto dell'A10 ha subito diversi interventi di adeguamento nel corso dei decenni, che non hanno più riguardato l'attività di mio padre". Maurizio Morandi è figlio di Riccardo, progettista del ponte crollato a Genova e di viadotti realizzati dal 1945 in poi in tutto il mondo. Maurizio è invece stato professore ordinario di Urbanistica all'Università di Firenze, ha insegnato negli atenei di Trieste, Pescara e Algeri e autore di numerosi volumi e saggi.
Professore, il Ponte di Morandi attuale, insomma, non era più lo stesso ponte ideato da suo padre?
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVACROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
"E' stato costruito negli anni '60, e ha avuto una serie di riorganizzazioni e di manutenzioni negli anni successivi, anche dopo la morte di mio padre, avvenuta nel 1989".
Gli esperti ora si dividono. Ma molti sono concordi nel dire che sul banco degli imputati non c'è Morandi, uno dei più grandi progettisti italiani, ma proprio la manutenzione...
"La manutenzione non ha mai riguardato lo studio Morandi, il ponte era poi monitorato per flussi di traffico che oggi sono cambiati".
riccardo morandiRICCARDO MORANDI
Ha paura che questo disastro possa gettare una cattiva luce sul nome e sulla fama di suo padre?
"Spero proprio di no, quello è stato un ponte molto importante per l'ingegneria. Era un ponte all'avanguardia. Oggi la nostra famiglia è estremamente colpita, prima di tutto come cittadini. Ci stringiamo al dolore delle vittime". Fonte: qui
riccardo morandiRICCARDO MORANDIponte morandi ad agrigento 9PONTE MORANDI AD AGRIGENTO 9ponte morandi ad agrigento 6PONTE MORANDI AD AGRIGENTO 6ponte morandi ad agrigento 2PONTE MORANDI AD AGRIGENTOcrollo ponte morandi genova 23CROLLO PONTE MORANDI GENOVA
''AUTOSTRADE SI CONTROLLA DA SOLA IN TEMA DI SICUREZZA, SENZA ALCUN RUOLO DELLO STATO. È SCONCERTANTE E INACCETTABIE''. 

PARLA UGO ARRIGO, ECONOMISTA DEI TRASPORTI: ''SONO STATI FATTI ALMENO DUE GROSSI FAVORI ALLA FAMIGLIA BENETTON. IL PRIMO? DARE LA CONCESSIONE SENZA CHE CI FOSSE UN REGOLATORE INDIPENDENTE, COME PREVISTO DALLA LEGGE. E IL SECONDO È ANCORA PIÙ UNA BEFFA…''

Michele Arnese per www.startmag.it
PROFESSOR UGO ARRIGOPROFESSOR UGO ARRIGO
“Autostrade si controlla da sola in tema di sicurezza, senza alcun ruolo in merito da parte di organismi pubblici. E’ sconcertante . E’ inaccettabile”. Parola di Ugo Arrigo, economista dei trasporti che insegna all’università degli studi di Milano-Bicocca.
Arrigo spiega e approfondisce la questione dei controlli di sicurezza sulla rete autostradale dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova e sulla scia di un articolo del quotidiano La Stampa in cui si sostiene: “Autostrade è, di fatto, l’unico controllore di se stesso, esegue con personale proprio ispezioni e (auto)certificazioni, oppure le affida a consulenti pagati dalla medesima società”.

IL NODO DELLA VIGILANZA E DELLE VERIFICHE DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA
Che obblighi di vigilanza aveva Autostrade per l’Italia? Chi esegue le verifiche? A queste domande, l’inchiesta di due giornalisti della Stampa e del Secolo XIX risponde così: “Poiché il viadotto è stato realizzato nel 1967, il gestore non deve fornire un piano di manutenzione (il diktat vige per chi ha in carico le strutture nate dal ‘99 in poi).
gilberto benettonGILBERTO BENETTON
Non solo. Autostrade esegue per legge due tipi d’ispezione, certificate una volta compiute: trimestrale con personale proprio (controlli sostanzialmente visivi) e biennale con strumenti più approfonditi. In quest’ultimo frangente, al massimo, la ricognizione viene affidata a ingegneri esterni, ma alla fine sempre pagati da Autostrade. Né gli enti locali, né il ministero delle Infrastrutture intervengono con loro specialisti.

E di fatto non esistono certificazioni di sicurezza recenti che non siano state redatte da tecnici retribuiti da Autostrade per l’Italia”.
fratelli benettonFRATELLI BENETTON
DA DOVE NASCE LA NORMATIVA ATTUALE PRO AUTOSTRADE SECONDO IL PROF. ARRIGO
Ma perché sono queste le regole? Quando e perché sono state stabilite? Arrigo ha ricostruito la genesi della normativa: “Quando Autostrade era Iri si controllava da sola in quanto pubblica. Non avrebbe avuto senso che un soggetto pubblico con la mano sinistra (ossia Anas) controllasse un soggetto pubblico con la mano destra”, ha twittato ieri: “Con la privatizzazione il controllo pubblico è invece divenuto indispensabile ma non è stato attivato in quanto immagino abbiano ‘copiato’ la concessione precedente che non lo prevedeva. Non so se questo sia avvenuto per miopia burocratica o volutamente per favorire l’acquirente”.
d'alemaD'ALEMA
I DUE FAVORI DI CUI GODE IL GRUPPO ATLANTIA DEI BENETTON
In ogni caso – aggiunge Arrigo con Start Magazine – “almeno due altri grossi favori sono stati fatti all’acquirente, ossia alla società della famiglia Benetton ora Atlantia che controlla la concessionaria Autostrade per l’Italia”. Il primo favore? “E’ stata la vendita senza previa istituzione di un regolatore indipendente dei trasporti, come esplicitamente previsto dalle norme generali allora vigenti sui processi di privatizzazione”. Infatti l’obbligo dell’istituzione del regolatore indipendente ante privatizzazione per le società di servizi pubblici era previsto dall’articolo 1 bis della legge 474 del 1994. “Dunque la privatizzazione di Autostrade avvenne in violazione di questa norma”, chiosa l’economista.
IL BLUFF DELL’AUTORITA’ DEI TRASPORTI
PALENZONAPALENZONA
L’autorità di regolazione dei trasporti (Art) è stata istituita (con 17 anni di ritardo) da un decreto legge del 2011, il collegio è stato nominato nel 2012 e l’authority è pienamente operativa dal 2013, ossia 19 anni dopo la legge del 1994. Ma c’è una sorpresa, di certo apprezzata molto dalla società Autostrade per l’ITalia: “L’Art ha competenza su tutte le tipologie di trasporto, comprese le autostrade, ma solo per le ‘nuove concessioni’. Non dunque su quelle in essere e tra esse neppure su quella più importante per la quale vi era un obbligo di istituzione ante privatizzazione”.
CONVENZIONI SECRETATE O NO?
In questi giorni si dibatte anche sul segreto delle convenzioni che legano lo Stato alle concessionarie autostradali. E’ vero che sono ancora secretate? Risponde Arrigo: “Tutte le concessioni autostradali sono da sempre secretate e non è possibile sapere all’opinione pubblica cosa prevedono. Il ministro Delrio effettivamente ha finalmente deciso all’inizio di quest’anno di renderle pubbliche.
graziano delrioGRAZIANO DELRIO
Esse sono state dunque rese disponibili sul sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Peccato manchino gli allegati di maggiore interesse., in particolare i piani finanziari che giustificano le tariffe e loro variazioni”. Secondo Arrigo, “solo dai piani finanziari è possibile comprendere se le tariffe e la loro crescita nel tempo sono giustificate o meno e se i concessionari rispettano le promesse di investimento che le tariffe permettono comunque di recuperare”.
Toscani autostrade benettonTOSCANI AUTOSTRADE BENETTON

TUTTI I DIFETTI DELLE REGOLE SU TARIFFE-PEDAGGI
Ma qual è il secondo favore elargito ad Autostrade? “E’ stato – risponde Arrigo, come ha scritto anche su Twitter – il mantenimento del principio che si possa caricare in tariffa già oggi un investimento che si farà (forse) in futuro. Esso ha senso solo per gestori pubblici non per gestori privati. Andava bene per un sindaco che doveva rifare un acquedotto e che anziché aumentare le tasse ai cittadini aumentava la tariffa dell’acqua potabile, così poteva mettere da parte i soldi per l’investimento. Ma la stessa cosa non ha alcun senso per un gestore privato il quale, una volta incamerata la maggiorazione tariffaria per investimenti futuri inizia a distribuirla sotto forma di dividendi agli azionisti e bonus ai manager”.
Fonte: qui

Per l'Italia è pronto l'arrivo di un Prefetto tedesco

Il declino dell'Italia potrebbe essere a un momento decisivo. Il Governo potrebbe di fatto aprire le porte al Prefetto tedesco in diverse occasioni evocato.
Cari lettori, vi voglio dare un consiglio, se permettete. E lo faccio dal cuore e con il cuore: fate come me, mettetevi l'animo in pace, armatevi di pop-corn e patatine e godetevi con il distacco tipico di una liberatoria ineluttabilità, la fine di questo Paese. È giusto così. Anzi, è addirittura auspicabile. Una dignitosa eutanasia politico-economica, tanto per non tirare in lungo un'agonia che sta perdendo anche i crismi della tragicità, l'epica decadente ma maestosa della "caduta degli dei" e sta letteralmente tracimando in barzelletta, oltretutto scontata e sconcia. E la politica, la tanto vituperata politica, è solo la cartina di tornasole di un degrado generale, talmente ampio, ramificato, esteso e dilagante da tramutarsi giorno dopo giorno in metastasi: vale per tutto, informazione come cultura, senso civico come coesione sociale, tenuta etica come profilo valoriale. 
Basta guardarsi attorno: aprire un giornale, guardare la tv, fare una passeggiata nel centro storico, ascoltare i discorsi al bar. Fino a poco tempo fa temevo che il Paese fosse ormai sul baratro, destinato a una titanica lotta per sopravvivere: mi sbagliavo, siamo come un golfista improvvisato e saccente che non riesce a uscire dal bunker e se la prende, nell'ordine, con mazza, pallina, vento, sabbia, green. Tutto, tranne ammettere la propria incapacità. Nell’intervista che ieri apriva IlSussidiario, Mario Sechi sintetizzava in questo modo quella che a suo modo di vedere è l'unica, possibile via d'uscita a un epilogo tragico per governo e Paese, determinato dal caos dei mercati in autunno: «Un New Deal italiano in cui Salvini e Di Maio smettono di fare campagna elettorale e mettono insieme un trust di persone pensanti con il compito di elaborare un accordo rooseveltiano coerente che unisca Nord e Sud». Mi piace pensare che in questo Paese ci sia ancora gente che sogna, però il tempo dei sogni è finito.Game over. Salvini e Di Maio non possono smettere di fare campagna elettorale, per il semplice motivo che un istante dopo sparirebbero, fagocitati dal nulla che li contraddistingue, al netto di sparate buone per rappresentanti di padelle anti-aderenti in un mercato rionale. Guardate solo le ultime 36 ore, un esempio disarmante di come in realtà questo governo del cambiamento sia niente più e niente meno che un governo di cialtroni. Sul Def abbiamo sentito e letto tutto e il contrario di tutto: sì all'aumento dell'Iva per finanziare la flat tax, poi no all'aumento dell'Iva. Via gli 80 euro per finanziare la flat tax, poi marcia indietro. Per carità di patria taccio su questioni come l'obbligo vaccinale o la Tav o il fondo per le periferie, semplicemente perché il solo fatto di discuterle ci qualifica per quello che siamo in realtà: un Paese in via di sviluppo. E in grave ritardo, anche. 

Scusate, ma se voi foste la Commissione Ue o la Bce (e ho citato due organismi di fatto benevoli nei nostri confronti, ben altra cosa sono gli investitori privati, i mitici "mercati"), come valutereste un operato simile, al netto di un debito monstre e di dinamiche macro di una debolezza imbarazzante? Guardate questa schermata, è tratta dall'ultimo bollettino dell'Istat: se cala la domanda estera, leggi export, siamo al palo. Morti, abbracciati al nostro zero virgola di crescita come Leonardo Di Caprio al suo pezzo di scialuppa nella scena finale di Titanic
  
E in una situazione simile (ovviamente non imputabile al Governo attuale), con oltretutto la fine del Qe alle porte (quindi con pesanti ripercussioni sul servizio del debito, visto che l'80% delle nostre emissioni l'anno prossimo dovrà essere assorbito da soggetti privati e sul finanziamento extra-bancario delle imprese più grandi che non potranno più contare su emissioni allegre acquistate da Draghi), voi pensate di uscire dallo stallo e ripartire con il reddito di cittadinanza o la scritta "Nuoce gravemente alla salute" stampata sui Gratta e vinci? Per favore, siamo seri. Qui siamo di fronte a uno snodo che renderà il 2011-2012 una passeggiata nel parco e diamo il Paese in mano a Salvini e Di Maio? Dei 5 Stelle nemmeno parlo, visto che li ritengo la versione eterodiretta e meno intelligente di Scientology, ma della Lega sì, non fosse altro perché la conosco bene, avendoci vissuto all'interno per anni come giornalista de La Padania. E posso dirvi una cosa, mai cambiata di una virgola: si tratta di un partito a tre strati, come una torta. 
Ha una leadership mediamente incapace e infarcita di arrivisti e professionisti dell'accoltellamento alle spalle, una base fideistica che vive nel culto acritico della leadership di turno, ma ha la fortuna di avere uno strato intermedio di amministratori locali - anche ai massimi livelli, come i governatori di Regione - con i fiocchi. Davvero con i fiocchi. Non a caso, sono quelli maggiormente colpiti dalle purghe dei vertici, ontologicamente allergici alle persone capaci e ai non leccapiedi del capo di turno in via Bellerio. Si fa un gran parlare, probabilmente a ragione, del presunto esodo di parlamentari e amministratori da Forza Italia proprio verso il partito di Matteo Salvini, ma nessuno si è posto il problema più grande, nessuno ha davvero voluto fare la prova del nove: chiedere a governatori, sindaci, assessori o semplici consiglieri comunali cosa pensano del reddito di cittadinanza, della messa in discussione dei piani infrastrutturali e delle Grandi Opere, del "Decreto dignità" e della sue ricadute sul piano occupazionale. 
E sapete perché? Perché per quanto possano pubblicamente difendere la linea del partito e del governo, nel chiuso dei loro uffici e dei consigli comunali, si mettono le mani nei capelli. Per una semplice ragione: a differenza di chi sta a Roma e può permettersi il lusso di discettare sul sesso degli angeli o sul superamento del Parlamento per approdare alla democrazia diretta e di massa della Rete, alternando le discussioni con l'apologia del decotto di ali di pipistrello come rimedio naturale contro il morbillo, chi sta sul territorio deve preoccuparsi di far funzionare i mezzi pubblici, la raccolta dei rifiuti, l'erogazione dei servizi primari ai cittadini. E, nei centri più piccoli, magari di sostituire le lampadine e le panchine nel parchetto. Devonofare e non parlare
Ecco perché quando sento avanzare l'ipotesi di cessare la campagna elettorale permanente, mi viene da ridere: e di cosa parlerebbero, di grazia, Salvini e Di Maio? Il primo campa a colpi di tweet da 13enne, neppure particolarmente intelligente, dalla spiaggia o dai comizi, mostrandoci cosa sta mangiando o cosa sta facendo ogni 30 secondi, come mostra plasticamente questa perla pubblicata ieri e destinata a finire nei libri di storiografia politica ...
 Vi pare che il ministro dell'Interno di un Paese del G7 possa mettere in Rete una decina di idiozie simili al giorno, al netto di quanto sta accadendo nel Paese e del minimo sindacale di dignità professionale richiesta dal ruolo che ricopre?  
Il secondo, invece, vive come in Truman Show solo attraverso le dirette Facebook, grazie alle quali sappiamo anche quante volte va in bagno e se ha digerito bene il pranzo, salvo poi chiedere tempo e pazienza a chi ha l'ardire di ricordargli che, finora, parole tante ma fatti concreti pochini: insomma, tutto trasparente e in tempo reale, senza filtri oppure mediato dal buon senso, magari un po' novecentesco, dei tempi necessari per fare le cose per bene? Ah, dilemma. Ma un dilemma utile, perché altrimenti si correrebbe il rischio di guardare in faccia la realtà. La quale, ad esempio, nel caso di Salvini ci direbbe che - proclami e tweets a parte - gli sbarchi erano già calati a livello record con Minniti al Viminale (basta pagare i libici, non ci vuole l'acume di Churchill o l'arte mediatoria di Kohl per risolvere certi problemi, vedi la ricetta europea con la Turchia per blindare la "rotta balcanica") e, al netto delle chiacchiere, il tanto pubblicizzato direttorio con Austria e Germania è passato in cavalleria, così come il grande successo ottenuto da Conte al Consiglio europeo, quello del "su base volontaria" che ci ha relegato a ruolo di potenziale hotspot d'Europa. 
Peccato che non più tardi di ieri la Germania abbia siglato un patto per il ricollocamento con la Spagna, alla vigilia dell'incontro fra Pedro Sanchez e Angela Merkel: e se il Paese che sta pagando maggiormente in termini di sbarchi la guerra interna all'Ue e quella personale del governo contro le Ong, si riavvicina a chi vuole blindare la frontiera Nord (con la Francia già in modalità fortezza), dubito che la missione Sophia - quella che, di fatto, vede i nostri porti aperti per legge - sarà cambiata in senso favorevole all'Italia, come millantato dal Governo. Ma non è questo il problema: il problema per Salvini è passare indenne l'estate e la sua emergenza sbarchi, arrivare con i consensi alle stelle in autunno. Poi si vedrà, magari pur di non dover affrontare l'umiliazione di dover ammettere che flat tax e rottamazione della Legge Fornero non si faranno mai, troverà l'alibi per rompere e tornare all'ovile, quello nei dintorni di Monza. 
È la realtà, signori: altrove i politici fanno i fatti, qui si limitano ai tweet e i post, cavalcando l'onda lunga del populismo. Di Maio, poi, non solo ha dato vita a un decreto che è riuscito nel miracolo di mettere d'accordo - nel giudizio negativo al riguardo - chiunque abbia lavorato realmente almeno 10 minuti in vita sua, ma ha anche trasformato il tavolo negoziale sul futuro della principale industria siderurgica italiana in una sagra di Paese, a cui erano invitati tutti. Talmente intelligente, come idea, da aver spinto il sindaco di Taranto, personalità vagamente parte in causa, a disertare direttamente l'appuntamento. 
E questi dovrebbero dar vita a un New Deal, capitanando un trust di cervelli competenti? Temo sia più facile che l'Udinese compri Messi e Mbappè insieme, giusto per farli allenare ma tenendoli poi in panchina, preferendo Behrami e Lasagna. Quindi, cari lettori e amici, mettetevi davvero l'animo in pace e, paradossalmente, sperate che i mercati facciano ciò che devono fare in autunno: ovvero, liberarci da questa fase terminale e farsesca di un declino che, questo va ammesso, ha radici lontane e non va certamente imputato interamente agli ultimi arrivati al potere. Sono solo dei curatori fallimentari da film di Totò, capaci però di fare danni accessori, visto che vogliono mettere mano e becco in cose da grandi, mentre mandano in malora il Paese: vedi l'indegno spettacolo da lottizzazione vecchia maniera delle nomine negli Enti e nelle aziende a controllo pubblico. 
Qualcuno, non mi ricordo chi, disse che l'Italia è un Paese straordinario che però necessita di un prefetto tedesco per tenerlo a bada e farlo funzionare. Lo penso anch'io e, forse, stavolta ci siamo davvero. E tranquilli, perché a pensarla così, con il passare ormai delle ore e nemmeno più dei giorni, sono sempre più elettori anche della Lega, fidatevi. Perché chi lavora e deve far quadrare i conti non ha tempo da perdere con la decrescita felice e la democrazia del web degli alleati di turno: deve pagare affitto o mutuo, bollette, rette scolastiche e spesa al supermercato. Attività terribilmente noiose e borghesi per le menti illuminate della Casaleggio Associati, forse, ma che restano il fondamento di ogni società civile e Paese sviluppato. Piaccia o meno. 
Dai, abbiate pazienza ancora qualche settimana. Poi, forse, insieme al clima più fresco arriverà finalmente anche il prefetto tedesco. E, stante la realtà, sarà molto meno cattivo di quanto non vi abbiano sempre raccontato. Soprattutto se sarete così rivoluzionari da vivere compiendo quotidianamente, nel vostro piccolo, un atto che ormai in questo Paese è visto come un'attività eversiva: fare il proprio dovere. Ma, soprattutto, fare.  Fonte: qui