9 dicembre forconi: 08/21/18

martedì 21 agosto 2018

LA VERA STORIA DEI LEGAMI TRA "THE DONALD" E MOSCA INIZIA NEGLI ANNI ’80, QUANDO LA MAFIA SOVIETICA ACQUISTA CINQUE APPARTAMENTI DELLA "TRUMP TOWER"

PARLA CRAIG UNGER, L’AUTORE DI “HOUSE OF TRUMP, HOUSE OF PUTIN” 
I RAPPORTI DI STONE E MANAFORT CON PUTIN E QUEL VIAGGIO A SAN PIETROBURGO CON IVANA NEL 1987…
Marilisa Palumbo per il “Corriere della Sera”

La Trump Tower non è solo il luogo del discusso incontro organizzato da Donald junior con i russi durante le presidenziali del 2016: il grattacielo sulla 5th Avenue è stato per trent' anni protagonista degli opachi legami del presidente americano con Mosca.

È quello che racconta Craig Unger in House of Trump, House of Putin (in uscita in Italia per la Nave di Teseo il 6 settembre prossimo), in cui il famoso giornalista investigativo americano scava indietro nel tempo fino a prima della caduta dell' Unione sovietica per dimostrare come Trump sia da decenni una «risorsa» per i russi.

«Penso che sia stato compromesso già negli anni Ottanta», racconta al Corriere Unger dalla sua casa di Tribeca. Nel 1984 un affiliato della mafia sovietica acquista cinque appartamenti per sei milioni di dollari nella Trump Tower in quella che - spiega l' autore - è solo la prima di una serie di operazioni di riciclaggio di denaro attraverso i casinò e le proprietà immobiliari del futuro presidente.

LA COPERTINA DEL DAILY NEWS SU TRUMP E PUTINLA COPERTINA DEL DAILY NEWS SU TRUMP E PUTIN
Ma cosa ha a che vedere questo con l' ascesa politica di Trump? «La mafia russa - ragiona Unger - è un attore statale». O più precisamente «un altro ramo del Kgb», come dice Oleg Kalugin, una delle fonti principali del libro, ex capo del controspionaggio di Mosca e a un certo punto superiore di Putin quando il futuro presidente russo lavorava nei servizi.

È legandosi a loro che Trump si sarebbe scoperto alle manovre dell' intelligence nemica. Ma non di solo riciclaggio si tratta. Nel libro Unger si dilunga su un incontro di Trump con l' ambasciatore russo alle Nazioni Unite Yuri Dubinin e sua figlia Natalia Dubinina. È il 1986, i due vengono ricevuti nella Trump Tower, si dicono impressionati dall' edificio e chiedono al magnate di costruirne uno simile a Mosca.
trump putin helsinki 4TRUMP PUTIN HELSINKI



L' anno dopo Trump e la prima moglie Ivana partono per la Russia. «Secondo Kalugin - dice Unger - durante quel viaggio organizzato dalla Intourist, la principale agenzia turistica sovietica, è molto probabile che il Kgb abbia riempito le suite di Trump di cimici e telecamere per sorprenderlo in attività compromettenti».

DONALD E IVANA TRUMP NEL 1987 VISITANO SAN PIETROBURGODONALD E IVANA TRUMP NEL 1987 VISITANO SAN PIETROBURGO
Nel frattempo, è il 1988, «The Donald», che secondo il giornalista era «una delle strade esplorate dai russi per infiltrare la politica americana» annusa per la prima volta l' ipotesi di correre per la presidenza quando va in New Hampshire, uno dei primi Stati a votare nelle primarie. A due mesi dal ritorno dalla Russia, Trump si era messo in contatto con lo stratega politico Roger Stone, la cui firma di lobbying era famosa per aiutare i dittatori.

«Lui e Manafort - ricorda Unger - si facevano chiamare la lobby dei torturatori». Paul Manafort (ex capo della campagna di Trump, ora in attesa del verdetto nel processo per evasione fiscale e truffa scaturito dalle indagini di Mueller), avrebbe poi rappresentato Yanukovich «facendo di fatto i servizi di Putin».

Nel libro molto spazio è dedicato a queste ambigue figure che popolano il passato e il presente del presidente: «A introdurre Trump a Stone e Manafort fu Roy Cohn, una forza oscura che lavorava con Reagan, ma anche con la mafia».
Viktor Yanukovich PutinVIKTOR YANUKOVICH PUTIN

Secondo Unger fu lui ad impartire a Trump «l' etica del crimine organizzato, quella che vediamo in azione in questi giorni con la revoca delle credenziali di sicurezza a Brennan e altri, per esempio».

donald trump paul manafortDONALD TRUMP PAUL MANAFORT
La domanda che non trova risposta nel libro di Unger è se Trump sia stato e sia consapevole di essere uno strumento nelle mani di Mosca. «Le vendite cash attraverso fonti anonime si sono ripetute almeno 1300 volte, non poteva non saperne niente», dice Unger, che racconta anche di come la mafia russa abbia salvato Trump dal fallimento dopo i flop di Atlantic City. Accuse enormi, in parte anche già note.
ROGER STONEROGER STONE

Eppure l' opinione pubblica sembra distratta. «Il problema è che i social hanno marginalizzato i media professionali, molte persone anche in buona fede finiscono sui siti manovrati da Mosca». Solo l' impeachment, secondo Unger, potrebbe cambiare le cose: «Oggi su questa storia ognuno ascolta la sua bolla.

Quello che spero accada con l' incriminazione è che il Russiagate diventi uno spettacolo, uno psicodramma in diretta tv che porti finalmente a una narrativa condivisa». In caso contrario il rischio, conclude senza giri di parole, «è di scivolare in un regime autoritario».

Fonte: qui

MADURO HA SOSTITUITO LA VALUTA NAZIONALE, IL BOLIVAR, CON UNA NUOVA MONETA SOVRANA INDICIZZATA AL "PETRO", UNA CRIPTOVALUTA DI STATO

SPERA DI COMBATTERE L’INFLAZIONE TOGLIENDO 5 ZERI NEL NUOVO TASSO DI CAMBIO 
I VENEZUELANI NON APPREZZANO E SCAPPANO: IL BRASILE PER SCACCIARLI SCHIERA L’ESERCITO

IL VENEZUELA CONTRO L' INFLAZIONE PUNTA SULLA CRIPTOVALUTA STATALE
Giovambattista Palumbo per “il Messaggero”

PETRO VENEZUELAPETRO VENEZUELA
Ieri, domenica 20 agosto, il Venezuela ha sostituito la propria valuta nazionale, il bolivar, con il nuovo bolivar sovrano (o bolivar soberano), collegato alla criptovaluta di Stato, denominata Petro.

Per far fronte alla ormai insostenibile inflazione della valuta nazionale, Maduro ha quindi deciso un nuovo tasso di cambio: in sostanza, rispetto al bolivar, al bolivar sovrano vengono tolti 5 zeri.

Il bolivar sovrano sarà quindi agganciato al Petro, la moneta virtuale nazionale, già lanciata a febbraio 2018, quando il governo venezuelano ne aveva avviato la prevendita per circa 100 milioni di coin, equivalenti a 6 miliardi di dollari.

La prima criptovaluta diventata moneta di Stato. Il che, in realtà, potrebbe sembrare un vero e proprio ossimoro: per fare fronte all' inflazione incontrollata si punta sullo strumento delle criptovalute, come noto soggette a forti oscillazioni, e non idonee dunque ad assolvere a funzione di riserva stabile di valore.

L' INNOVAZIONE
Il Petro, tuttavia, non è una criptovaluta tradizionale, ma, appunto, una criptovaluta statale, garantita dalle riserve petrolifere e auree del paese, che, almeno nei proclami, ne dovrebbero assicurare una maggiore stabilità.
venezuelaVENEZUELA

Dal 20 agosto il Venezuela avrà quindi due valute, il Petro, riconosciuto ufficialmente anche dall' Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries), e il bolivar sovrano, indicizzato al primo e la Banca Centrale inizierà a pubblicare le cifre ufficiali del valore del bolivar sovrano secondo il Petro e il valore del Petro secondo le valute internazionali.

L' esborso iniziale utilizzerà la piattaforma Ethereum e il prezzo del Petro sarà correlato a quello di un barile di petrolio venezuelano. I suoi principali utilizzi saranno i seguenti: metodo di pagamento per il petrolio venezuelano, tramite scambio diretto tra criptovaluta e spedizione di greggio; metodo di pagamento legale nel territorio venezuelano, per pagare tasse, multe e dazi, sia per le persone individuali che per le imprese. E per promuoverne l' uso, ci sarà anche uno speciale sconto del 10%, rispetto al pagamento in valuta tradizionale (Bolivars).

LA DOPPIA FUNZIONE
venezuela 8VENEZUELA
Il Petro, in conclusione, assolverà ad una duplice funzione. Sul territorio venezuelano rappresenterà un mezzo di pagamento legale, mentre in sede internazionale costituirà un cripto-asset condizionalmente stabile (anche il petrolio ha infatti una sua volatilità specifica): in poche parole un future petrolifero senza una specifica data di consegna.

Insomma, il Petro è più simile al normale denaro e agli strumenti finanziari convenzionali che alle criptovalute vere e proprie. Basterà questo a fermare l' inflazione? Le criptovalute di solito sono deflattive, mirando ad acquisire valore nel tempo, come, per esempio, nel caso di Bitcoin.
drone attacca il comizio di maduro 5DRONE ATTACCA IL COMIZIO DI MADURO 5

LA ROTTA
Il Petro, allora, sarà deflattivo, o inflattivo? Se si dovesse scommettere, sarebbe più probabile la seconda, anche considerata l' iperinflazione che ha colpito il Bolivar. E, del resto, la differenza del Petro rispetto alle criptovalute ordinarie è che per queste non esiste un ente emittente.

Ma a chi emette moneta (virtuale o non che sia) non conviene, di solito, che questa sia deflattiva, in particolare laddove cerchi di sfruttare il signoraggio per guadagnare dall' emissione di nuova moneta. E questo porta all' inflazione e quindi alla perdita di valore della moneta. Riuscirà il Petro ad invertire la rotta? O meglio, si vorrà con il Petro invertire la rotta? Ai posteri l' ardua sentenza.

L' AMERICA LATINA DEGLI EMIGRANTI CACCIA VENEZUELANI E NICARAGUENSI
Carlo Nicolato per “Libero Quotidiano”

schemidt uomo in fiamme venezuelaSCHEMIDT UOMO IN FIAMME VENEZUELA
Paesi che negli ultimi 20 anni hanno esportato migranti in gran quantità, come il Brasile, il Perù, l' Ecuador, e la Colombia si ritrovano ora a fare i conti con centinaia di immigrati in entrata, in fuga in particolare dalla Colombia, ma anche dal Nicaragua.

La reazione è un po' quella che ci si aspetta ovunque, senza tante ipocrisie i vicini li hanno accolti finché hanno potuto, ma quando la situazione è diventata insostenibile per la mera quantità numerica degli arrivi e per le tensioni che si sono create nelle zone di confine e nelle aree dove sono stati allestiti i campi profughi, anche a quelle latitudini hanno deciso di chiudere le porte, di riportare indietro i clandestini e di inviare i soldati.
venezuela alla fameVENEZUELA ALLA FAME

IL SOCIALISMO DISUMANO
Il governo brasiliano ha appena dislocato 120 soldati della National Force nello Stato di Roraima al confine con il Venezuela, dopo gli scontri tra immigrati e popolazioni locali, tra le più povere di tutto il Brasile.

La situazione è degenerata dopo che un commerciante è stato aggredito e derubato e centinaia di cittadini di Pacaraima (12mila abitanti) hanno deciso di vendicarsi dando fuoco a due campi profughi. Si è passati alle mani, alle spranghe e alle pistole, con feriti tra i brasiliani e presumibilmente anche tra gli immigrati, anche se sulla loro sorte non è stato comunicato nulla.
drone attacca il comizio di maduro 6DRONE ATTACCA IL COMIZIO DI MADURO

Nei primi 6 mesi dell' anno oltre 56mila venezuelani hanno varcato il confine con il Brasile e hanno tentato di regolarizzare la loro posizione con le autorità di Boa Vista, la capitale dello Stato. Ma l' epoca dei permessi temporanei è finita e sembra invece iniziata quella dei rimpatri. Nello scorso fine settimana ne sono stati rispediti a casa 1.200.

La situazione sta diventando insostenibile anche in Perù, dove due settimane fa sono riusciti ad entrare nel Paese la bellezza di 20mila disgraziati in fuga da Maduro, 5mila solo sabato.

Un' invasione che ha costretto il governo di Lima ad anticipare misure, già previste nei prossimi mesi, come l' introduzione dal 25 agosto in poi dell' obbligo del passaporto per entrare nel Paese (finora ai venezuelani bastava solo la carta d' identità). Peraltro Venezuela e Perù non hanno confini comuni, ma gli immigrati in questione sono quelli di fatto cacciati dalla Colombia e poi dall' Ecuador, che a loro volta hanno deciso di passare alle maniere forti e di non concedere più permessi di soggiorno.
DUE MILIONI E MEZZO IN FUGA
venezuela 6VENEZUELA
Si ripete lo stesso meccanismo europeo, con gli Stati che si rimpallano gli immigrati ormai diventati insostenibili per numero. Ma con la differenza che in Sud America non esiste alcun trattato di Dublino.

Si calcola che, dall' inizio della grande fuga, dal Venezuela socialista se ne siano andati in due milioni e mezzo, la maggior parte dei quali siano finiti in Colombia. Circa 800mila hanno ottenuto un permesso temporaneo da Bogotà, 400mila ne hanno ottenuto uno di lavoro da Lima.

Secondo i dati ufficiali in Ecuador ce ne sarebbero 250mila, molti di loro però vorrebbero raggiungere il Perù e il prospero Cile. Al confine tra Ecuador e Perù, nella regione di Tumbes, migliaia di migranti dormono per strada in attesa di poter passare.
venezuela 7VENEZUELA

Una buona parte di immigrati sostiene di essere pronta a far ritorno in Patria qualora la situazione dovesse migliorare. Proprio ieri Maduro ha lanciato il suo programma di riforme che prevede la seconda riconversione monetaria in dieci anni, con la cancellazione di 5 zeri dall' attuale Bolivar e l' ancoraggio della valuta alla criptomoneta Petro, a sua volta collegata ai pozzi petroliferi. Un gioco di prestigio destinato a fallire amaramente.

Fonte: qui

"LE CRITICITÀ DEL PONTE ERANO NOTE DAGLI ANNI ‘90”

IL PROFESSOR CARMELO GENTILE DEL POLITECNICO DI MILANO: “AVEVAMO EVIDENZIATO LE DEFORMAZIONI DEL PILONE CROLLATO MA NON AVEVAMO LE INFORMAZIONI NECESSARIE PER FAR EMERGERE UN RISCHIO DI COLLASSO DELLA STRUTTURA 
L'IDEA DI MORANDI E' STATA INNOVATIVA MA LA TECNOLOGIA DELL'EPOCA NON ERA AVANZATA PER EVITARE CHE..."
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

CARMELO GENTILECARMELO GENTILE
«Professore?». Clic. «Mi sente?». Clic. Niente da fare. Il professor Carmelo Gentile, docente di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Milano ma soprattutto l' esperto che per primo ha segnalato il «rischio tiranti» del ponte Morandi, è in barca in qualche mare lontano. Abbiamo potuto così solo scrivergli le domande. E queste sono state le sue risposte.
Lo scorso anno Autostrade attraverso Spea vi ha commissionato uno studio sui tiranti del ponte Morandi. Perché?
«Premetto che lo studio comprendeva indagini dinamiche sui sistemi bilanciati dei piloni 9 e 10 del viadotto Polcevera e la proposta tecnica di un sistema di monitoraggio permanente. Penso che ce l' abbiano chiesto per avere una validazione diretta delle procedure adottate nelle verifiche di sicurezza, ma anche per avere un riferimento ante operam per le indagini dinamiche che avrebbero avuto luogo in fase di collaudo dell' intervento di rinforzo strutturale». (Autostrade, dunque, aveva già pensato di intervenire sui tiranti ndr).
Quali le conclusioni?
vivere sotto una cupa minaccia il reportage di michele guyot borg sul ponte morandi di genova 15VIVERE SOTTO UNA CUPA MINACCIA IL REPORTAGE DI MICHELE GUYOT BORG SUL PONTE MORANDI DI GENOVA 15
«Si evidenziava soprattutto che due degli stralli (i tiranti diagonali, ndr) del pilone 9, quelli del lato Sud, presentavano "deformata modale non del tutto conforme alle attese e certamente meritevole di approfondimenti". Al contrario, un comportamento piuttosto regolare e conforme alle attese era stato ottenuto per il pilone 10». (Il pilone 9 è crollato, il 10 è rimasto in piedi ndr).
Emergeva un rischio di collasso della struttura?
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
«Non avevamo le informazioni necessarie per fare una qualsivoglia analisi di rischio.
Solo un modello matematico con tutte le informazioni disponibili sull' opera, comprese le anomalie da noi segnalate, avrebbe consentito un' analisi dei rischi».
Come avete proceduto?
riccardo morandiRICCARDO MORANDI
«Con una sperimentazione dinamica, fatta tra il 9 e il 13 ottobre 2017, di notte. Sono stati installati dei sensori su ogni strallo e ho richiesto al personale del Politecnico di Milano, che ha eseguito l' installazione, di informarmi sulla presenza di eventuali segni di degrado».
Aveva mai analizzato in precedenza il ponte Morandi?
«Avevo supportato il mio maestro Francesco Martinez y Cabrera, collaudatore statico dei lavori di risanamento del pilone 11 (nel 1993, ndr), sia nell' esecuzione delle indagini dinamiche di collaudo, sia nelle verifiche di sicurezza e di corretta esecuzione dell' intervento eseguito. Inoltre, ho avuto modo di studiare anche il viadotto Carpineto I, progettato sempre da Riccardo Morandi, che ha uno schema strutturale simile».
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
Cosa pensa del progetto Morandi che usa il cemento al posto dell' acciaio per i tiranti?
«Vorrei ricordare che Morandi è universalmente considerato uno dei maggiori progettisti del '900. Gli stralli "alla Morandi" sono costituiti anche da cavi principali in acciaio armonico che sopportano il peso dell' impalcato; successivamente, gli stralli in acciaio vennero inglobati nel calcestruzzo armato precompresso, al quale sono stati resi solidali con iniezioni.
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
L' elemento in calcestruzzo armato precompresso ha la funzione di resistere alle azioni accidentali (traffico viario) e al contempo dovrebbe proteggere dalla corrosione i cavi principali, che continuano a sostenere i pesi propri ed i carichi permanenti».
Cosa non funziona in quella tecnologia?
«L' idea di Morandi è stata certamente innovativa ed estremamente interessante.
riccardo morandiRICCARDO MORANDI
Purtroppo, la tecnologia esecutiva dell' epoca non era sufficientemente avanzata per evitare che i cavi principali fossero adeguatamente protetti da corrosione, con l' aggravante di essere non visibili in quanto coperti dal calcestruzzo».
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
Quando si è capito che era fallimentare?
«Probabilmente, l' intervento eseguito negli anni 90 sul pilone 11 del viadotto Polcevera, ha rivelato pienamente le criticità dell' idea di Morandi».
Cos' avrebbe fatto lei di fronte a un ponte del genere? L' avrebbe demolito?
«La mia attività di ricerca e professionale è stata sempre mirata alla conservazione dell' esistente».
Quali consigli ha dato?
il crollo del ponte morandi a genovaIL CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA
«Conformemente al nostro mandato abbiamo segnalato le anomalie osservate e raccomandato un adeguato approfondimento».
il ponte di genova e le case sottostantiIL PONTE DI GENOVA E LE CASE SOTTOSTANTI
La causa del disastro può essere la rottura di uno strallo?
«Non sono ancora disponibili dati oggettivi che consentano di stabilire la causa del crollo. Ma concordo sul fatto che la rottura di uno strallo sia una seria ipotesi di lavoro».
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVACROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVAgenova ponte morandiGENOVA PONTE MORANDI
Cos' ha pensato quando ha sentito la notizia del crollo?
CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVACROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVAGenova, le case di via Walter Fillak, sotto il ponte crollatoGENOVA, LE CASE DI VIA WALTER FILLAK, SOTTO IL PONTE CROLLATOGenova, le case di via Walter Fillak, sotto il ponte crollatoGENOVA, LE CASE DI VIA WALTER FILLAK, SOTTO IL PONTE CROLLATO

«Ho provato un profondo turbamento».
Fonte. qui

La piena del torrente travolge gli escursionisti, 10 morti sul Pollino

Ancora tre i dispersi, travolti dal Raganello





Sono dieci le vittime della tragedia delle Gole del Raganello in Calabria. Nella notte una delle persone rimaste ferite gravemente è deceduto nell'ospedale di Cosenza in conseguenza di un trauma toracico. Lo ha riferito il capo della Protezione civile della Regione Calabria, Carlo Tansi.
La protezione civile regionale, che in mattinata aveva aggiornato a 11 la conta dei morti, ha in seguito corretto il dato riportandolo a dieci. A causare l'errore, secondo Tansi, "è stata una sovrapposizione di informazioni nel corso della notte".
Sono invece tre, ufficialmente, le persone disperse tra coloro che ieri si trovavano nelle Gole del Raganello e sono state investite dalla piena. Il dato, fornito dai carabinieri, è ricavato dalle segnalazioni giunte nelle ultime ore al numero verde 800-222211 della Protezione civile regionale. Alle ricerche partecipano anche 3 squadre del soccorso alpino giunte da Umbria, Campania e Basilicata.
Tansi ha chiarito che "la difficoltà ad avere un quadro chiaro di chi manca all'appello è dovuta al fatto che gli escursionisti erano in gruppi sparsi. Molte segnalazioni sono pervenute nella notte al nostro numero verde. Tutte le vittime sono state identificate e, al momento, le persone ricoverate sono 11 e si trovano negli ospedali di Castrovillari quelli meno gravi e di Cosenza quelli più gravi(cinque) e uno a Rossano. Le ricerche non si sono mai interrotte e sono andate avanti tutta la notte. Con la luce del giorno è più facile procedere". Le operazioni di setaccio che vedono impegnati uomini e mezzi dei vigili del fuoco, della guardia di finanza e del soccorso alpino saranno spostate anche più a valle fino alla foce del torrente con il coinvolgimento della Capitaneria di porto perché c'è il timore che alcune persone siano finite a mare. "Pensate - ha detto Tansi - che un corpo è stato trovato a distanza di cinque chilometri dal punto dell'alluvione".
Fonte: qui
“I CORPI TRASCINATI VIA E SBATTUTI CONTRO LE ROCCE DA UN FIUME DI FANGO”
Estratto dell’articolo di Alfredo Sprovieri per “la Repubblica”
la piena del torrente raganello 6LA PIENA DEL TORRENTE RAGANELLO

(…)

Fra i superstiti c'è Cristina, ha 25 anni ed è arrivata all'ospedale del capoluogo di Cosenza in elisoccorso. I genitori sono arrivati in ospedale da Vaccarizzo Albanese, paesino della provincia di Cosenza, riescono a vederla dopo qualche minuto: è cosciente e lucida, ha ingerito fango e sbattuto forte all'altezza della milza. La furia del fiume ha travolto il suo gruppo di escursionisti, di cui facevano parte i cuginetti e uno zio. Qui, a distanza di ore dalla tragedia, nessuno riesce ancora a capire cosa sia potuto accadere nei canyon del Parco del Pollino. Un fiume di fango si è messo in viaggio verso valle a velocità sostenuta, travolgendo tutto quello che ha trovato fino alla foce sulla Piana di Sibari.
la piena del torrente raganello 5LA PIENA DEL TORRENTE RAGANELLO

Con una vistosa benda in testa, un turista olandese racconta tra le lacrime ma in buon italiano la fortuna di esserne uscito vivo: "È arrivata una valanga d'acqua, una cosa improvvisa, non abbiamo avuto il tempo di fare nulla. Sono stato fortunato. È stata una cosa incredibile, ho visto l'inferno, sono davvero senza parole e piango le persone che non sono riuscite a salvarsi", racconta sotto shock a chi cerca di consolarlo.

la piena del torrente raganello 4LA PIENA DEL TORRENTE RAGANELLO
Anche dopo il tramonto, spicca illuminato dalle sirene sulle gole diventate buie il ponte costruito dai romani per aprire una via di commercio fra oriente e occidente. Insieme al borgo nel quale si rifugiarono i perseguitati albanesi, rimane unico testimone dei segreti della montagna e delle disperate ricerche che sono andate avanti per tutta la notte. Costruire sui corsi d'acqua anticamente era ritenuto un sacrilegio, e la leggenda del posto, raccontano gli anziani, narra che per mantenere salvo dalle intemperie questo ponte, chi l'ha costruito dovette promettere un numero di anime al maligno. Ma quella di ieri non è una leggenda, e il tributo di questo lunedì infernale è stato altissimo.








La tragedia del Pollino poteva essere evitata: era stato lanciato l'allerta meteo

È di dieci morti il bilancio conclusivo della piena del torrente Raganello, nel Parco del Pollino a Civita, in provincia di Cosenza. I tre dispersi sono stati localizzati in mattinata grazie al gps dei loro telefonini: erano sul versante lucano del Pollino, dove si erano accampati rinunciando, a causa del maltempo, alla prevista gita alle Gole del Raganello.
I feriti sono 5, in gravi condizioni. Tra loro una bambina di 9 anni che ha perso i genitori), trasferita all’ospedale Cardarelli di Napoli, mentre quattro uomini presentano politraumi.

C’era l’allerta meteo

Una tragedia forse evitabile: c'era un bollettino di allerta meteo diffuso dalla Protezione civile sin dal giorno prima. Eventuali responsabilità saranno accertate dalla Procura di Castrovillari, che ha aperto un’inchiesta: omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissione d’atti d’ufficio sono i reati ipotizzati.
Le dieci vittime provenivano da 5 regioni: Antonio de Rasis, 32 anni, calabrese, una guida esperta e volontario della Protezione civile, era stato tra i primi a prestare i soccorsi all'hotel di Rigopiano dopo la valanga; Paola Romagnoli, 55 anni, di Bergamo, Gianfranco Fumarola, 43 anni, di Martina Franca (Taranto), Miriam Mezzolla, 27 anni, di Taranto, Claudia Giampietro, 31 anni, di Conversano (Bari), Maria Immacolata Marrazzo, 43 anni, di Ercolano (Napoli), Carmela Tammaro, 41 anni, di Napoli, Antonio Santopaolo, 44 anni, di Napoli, Carlo Maurici, 35 anni, di Roma, Valentina Venditti, 34 anni, di Roma.

Il cordoglio di Mattarella e Conte

Cordoglio per la tragedia è stato espresso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Tutto il nostro Paese prova grande tristezza per questa nuova tragedia che ha provocato tanti morti e feriti nel Parco del Pollino", ha detto il capo dello Stato. "Esprimo - ha aggiunto - la più grande solidarietà ai familiari delle vittime e ai feriti e ringrazio gli uomini del soccorso che hanno operato e stanno tuttora operando, con la consueta abnegazione, in condizioni difficili".
 Il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha scritto su twitter, oltre ad essere stato in contatto con le autorità locali da ieri pomeriggio: "Continuo a seguire con apprensione e tristezza gli sviluppi della tragedia del Pollino. Si tratta purtroppo di 10 deceduti, 11 feriti e 23 persone tratte in salvo illese. Un grazie all'instancabile macchina dei soccorsi. Il Governo è vicino ai familiari delle vittime e ai feriti".
Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, usa toni polemici: "Siamo stanchi di piangere i morti", ha affermato. "Ho voluto fortemente essere qui, accanto a queste persone sofferenti, per far sentire anche alle loro famiglie la vicinanza non solo mia ma di tutto il governo", ha sottolineato Costa. Per domani mattina, invece, è in programma la visita del capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, che, accompagnato dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, effettuerà un sopralluogo in elicottero sui posti della tragedia.

Senza attrezzatura nella gola

Le Gole del Raganello sono visitate ogni giorno da decine di escursionisti. Non ci sono accessi controllati ed ognuno può muoversi autonomamente. Ieri, se le ricostruzioni fornite fino ad ora saranno confermate, c’erano due gruppi di turisti ed escursionisti. Nessuno di loro, pare, era attrezzato per una escursione vera e propria.

Il numero dei visitatori nella zona, specie durante i fine settimana e i giorni di festa, è altissimo. L’onda di piena giunta ieri ha travolto tutti sia per la forza che per la portata del torrente. Un muro d'acqua e detriti di almeno 2,5 metri di altezza che ha scaraventato le persone a centinaia di metri di distanza. Alcuni corpi sono stati recuperati ad almeno tre chilometri dal punto di “impatto” della piena.  Fonte: qui
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