9 dicembre forconi: 12/08/18

sabato 8 dicembre 2018

IL RIESAME SUL SINDACO DI RIACE: “AFFLITTO DA UNA SORTA DI DELIRIO DI ONNIPOTENZA, NON PUÒ GESTIRE DENARO PUBBLICO, VIOLA LA LEGGE CON NATURALEZZA”


“LUCRAVA SUI MIGRANTI ANCHE PER OTTENERE VOTI”

Luca Fazzo per “il Giornale”
MIMMO LUCANOMIMMO LUCANO

«Soltanto di Città Futura sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavoriamo». Parola di Mimmo Lucano, sindaco di Riace divenuto un eroe dell' accoglienza prima e dopo l' arresto chiesto e ottenuto nei suoi confronti dalla Procura di Locri per una lunga serie di reati. Dopo la revoca degli arresti domiciliari, Lucano si sta esibendo in una lunga serie di esternazioni.

Ora la sentenza del tribunale di Reggio Calabria che gli ha revocato i domiciliari ma ha confermato la gravità delle prove contro di lui rivela aspetti inediti e sconcertanti della disinvoltura con cui il primo cittadino di Riace ha trasformato i fondi per l' accoglienza dei migranti in una formidabile macchina di consenso elettorale.

I fini di Lucano saranno stati anche nobili, scrivono i giudici nella sentenza, ma intanto ha pensato anche e robustamente ai fatti propri: «Ad un certo punto ha perso la bussola ed il senso dell' orientamento della legalità, tanto da far prevalere sugli scopi e le ragioni umanitarie la voglia di apparire e di presentare all' esterno un sistema che era tutt' altro che perfetto» si legge nella sentenza firmata dal presidente della sezione, il giudice Tommasina Cotroneo.
mimmo lucano ospite di che tempo che fa 9MIMMO LUCANO OSPITE DI CHE TEMPO CHE FA 

Le motivazioni della sentenza erano state depositate già da settimane, ma i difensori di Lucano si erano ben guardati dal divulgarle: perché se da un lato trasformavano in un semplice divieto di dimora gli arresti domiciliari disposti a carico di Lucano, sancivano esplicitamente la gravità degli elementi d' accusa a carico del sindaco.
E aggiungevano, come si scopre ora, nuovi dettagli oltre a quelli contenuti nell' ordinanza di custodia eseguita a suo carico all' inizio di ottobre. Ma ieri sera a divulgare l' ordinanza (che anche la magistratura reggina aveva rifiutato di rendere nota) provvedono due piccoli siti locali, ilDispaccio.it e laCnews24.it. E si capisce perché i legali di Lucano avevano evitato di far girare il documento.

«Lucano - scrive il tribunale - non può gestire la Cosa pubblica né gestire denaro pubblico mai ed in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo e, quel che ancor più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti». Dagli atti, scrive il giudice, emerge «un Lucano afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace ed inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all' esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno».
mimmo lucano ospite di che tempo che fa 7MIMMO LUCANO OSPITE DI CHE TEMPO CHE FA 

Nell' ordinanza vengono riportare intercettazioni inedite in cui si scopre che uno dei criteri impiegati da Lucano nel distribuire i fondi della accoglienza era la «redditività» in termini di voti. Lucano calcolava i voti «che gli sarebbero derivati dalle persone impiegate presso le associazioni e/o destinatarie di borse lavoro e prestazioni occasionali; persone, molte delle quali, inutili a fini lavorativi o addirittura non espletanti l' incarico loro affidato, sovrabbondanti rispetto ai bisogni, eppure assunte o remunerate anche in via occasionale per il ritorno politico-elettorale». In una conversazione registrata dalla Guardia di finanza di Locri, il sindaco è esplicito sino alla brutalità: «Devo vedere le elezioni comunali di Riace, l' integrazione dei rifugiati, hai capito in quale ottica ragiono io?».
mimmo lucanoMIMMO LUCANO

I giudici si soffermano «sul brulicare di stratagemmi, emerso a piene mani dall' indagine, al fine di coprire i buchi contabili e giustificare le spese a seguito della chiesta rendicontazione da parte della Prefettura». E concludono: «Non può limitarsi il Lucano nel suo delirio di onnipotenza ed è per questo che è socialmente pericoloso e non gli può essere consentito di ricoprire cariche pubbliche e di gestire denaro pubblico».

Fonte: qui

IL DRAMMA DELLA LIRICA È TUTTO NEI SUOI DEBITI


RICAVI MODESTI E SCARSA PARTECIPAZIONE DEI PRIVATI, IL ROSSO DELLE FONDAZIONI CON LO STATO SUPERA I 400 MILIONI. POCHI CASI VIRTUOSI: LA SCALA, SANTA CECILIA, LA FENICE. L'OPERA DI ROMA SI STA RIPRENDENDO, PER LE ALTRE È UN BAGNO DI SANGUE, PERSINO L'ARENA DI VERONA 

MA ALL'ESTERO È UGUALE: IN FRANCIA 90% DI FINANZIAMENTI STATALI







Milena Gabanelli e Paolo Conti per il “Corriere della Sera

La lingua italiana è esportata nel mondo grazie all' opera lirica, che ha reso il melodramma famoso in tutto il pianeta, inclusa la Cina dove le produzioni operistiche stanno crescendo. Nella scorsa stagione La Traviata è stata l' opera più rappresentata in assoluto (4.190 rappresentazioni), al quarto e quinto posto Puccini con La Bohème, e Tosca.
Eppure in Italia, il mondo operistico è un problema economico.
milano scalaMILANO SCALA

Nel 1996 gli enti lirici erano così indebitati che dovevano fallire tutti. Li salva la Riforma Melandri trasformandoli da enti di diritto pubblico in Fondazioni private, sottoposte però a tutti i vincoli pubblici. Lo scopo era quello di incentivare l' ingresso di capitali privati, alleggerendo lo Stato dal pesantissimo impegno economico. Oggi le Fondazioni lirico sinfoniche sono 14: la Scala di Milano, il Teatro Comunale di Bologna, il Maggio Musicale Fiorentino, il Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro dell' Opera di Roma, il Regio di Torino, il Giuseppe Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia, l' Arena di Verona, l' Accademia S. Cecilia di Roma, il Lirico di Cagliari, il Petruzzelli e Teatri di Bari.

Assorbono complessivamente molto denaro, perché l' Opera lirica, in tutto il mondo, è lo spettacolo più costoso e con la sola biglietteria non ce la fa a stare in piedi. Nel 2018 il Fus, Fondo Unico dello Spettacolo, li ha finanziati con 178.854.000 euro, ripartiti in base alla loro programmazione.

Camminano sulle loro gambe il Santa Cecilia di Roma, la Fenice di Venezia, e ovviamente la Scala di Milano, che ha 900 dipendenti, un bilancio da 120 milioni l' anno e una programmazione in crescita. Il 65% del budget viene da finanziamenti privati tra sponsor (Allianz, Intesa, Luxottica), soci fondatori (Eni, Fondazione Cariplo, Camera di Commercio, Mapei, Fondazione Monte Lombardia ) e ricavi propri, cioè 35 milioni di biglietteria, mentre di 31 milioni è stato il contributo del Fus nel 2017. Si legge nella relazione della Corte dei Conti: «La Scala è riuscita ad affermare una sua preminenza a livello internazionale, un prestigio che si riflette sull' intera offerta teatrale del Paese.
SCALA DI MILANOSCALA DI MILANO

Anche per questo la Scala può fare affidamento su un afflusso di contributi privati e sponsorizzazioni difficile da immaginare per gli altri Teatri». Ed è proprio questo il punto: nelle periferie del Paese le altre dieci Fondazioni non hanno trovato privati che ci mettono «soldi veri», anche se amano sedere nei prestigiosi Cda.

Qualche esempio, tra i tanti. Nel 2017, il teatro Verdi di Trieste contempla solo 344.799 euro di contributi privati, contro gli 8.585.638 dello Stato e i 3.219.915 della Regione. Al Teatro Lirico di Cagliari la Fondazione di Sardegna (privata) versa, nel bilancio di previsione 2018, 570.000 euro contro i 9 milioni dello Stato e i 7 della Regione Sardegna. Va meglio All' Opera di Roma, che sta moltiplicando le tournée di successo all' estero, sponsorizzazioni e contributi privati sono invece arrivati a 2.400.000 euro mentre lo Stato assicura complessivamente 21 milioni, il Campidoglio 15 e la Regione Lazio 1.865.000.
rigoletto opera di romaRIGOLETTO OPERA DI ROMA

Non ce l' hanno fatta nemmeno i Teatri lirici di Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Palermo, Arena di Verona, e per risanarli nel 2013 è intervenuta un' altra legge, la «Bray/Franceschini». La sostanza è che continuano a vivere grazie ai contributi pubblici perché non avevano i requisiti per diventare Fondazioni, e oggi hanno accumulato oltre 269 milioni di debiti. Comunque a fine 2019 si valuterà se sono riusciti a raddrizzarsi e potranno mantenere lo status di Fondazione.

ACCADEMIA SANTA CECILIA ROMAACCADEMIA SANTA CECILIA ROMA
Molti teatri hanno giocato la carta di prove aperte, spettacoli per giovani, spettacoli a prezzi agevolati, promozioni per attirare nuovo pubblico. Nella relazione della Corte dei Conti sui bilanci 2016 si mettono a fuoco i difetti: «le gravi debolezze strutturali alle quali i soggetti fondatori dovrebbero assolutamente porre rimedio. Gli apporti di Regioni ed enti locali sono spesso modesti ed erogati con ritardouna partecipazione dei privati e degli sponsor troppo limitataricavi da biglietteria e abbonamenti in genere modestisegno di una non efficiente attività di promozioneoneri strutturali eccessivi, soprattutto quelli per il personale». Ed è il caso del Regio di Torino, ultimo esploso in grave crisi finanziaria. E allora che si fa?

fenice veneziaFENICE VENEZIA
Gianluca Sole, commissario straordinario del Governo per il risanamento delle fondazioni lirico sinfoniche, all' inizio di ottobre ha detto che il debito si è ridotto di una quota importante rispetto a due anni fa. Ma di quale cifra parliamo?

Lo ha rivelato Cristiano Chiarot, Presidente dell' Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche, nel corso di un' audizione il 7 novembre 2018 in commissione Cultura del Senato: «L' insieme del debito supera i 400 milioni di euro, e non potrà essere estinto a breve», ed ha aggiunto: «Essendo la gran parte di questo debito nei confronti dello Stato, l' unica soluzione è che lo Stato trasformi il proprio credito in patrimonio per le Fondazioni».

tannhaeuser di wagner alla fenice di venezia 5TANNHAEUSER DI WAGNER ALLA FENICE DI VENEZIA
Ovvero «azzeriamo tutto». Il che avrebbe anche un senso, a condizione che si aggiusti il tiro, come ha dichiarato qualche giorno fa il Ministro per i Beni Culturali Alberto Bonisoli: «Il ministero non farà mancare il supporto a queste Fondazioni, ma servono piani industriali, credibili nei numeri, e chiari nella visione strategica». Vuol dire che andranno parametrati alle capacità dei territori e la gestione affidata a chi ha dato prova di competenza sul campo, visto che - è dimostrato - 1 euro investito nella buona gestione di un teatro ha una ricaduta di 4 euro sul territorio, poiché le persone si spostano e spendono.

carmen di bizet by leo muscato al maggio musicale fiorentinoCARMEN DI BIZET BY LEO MUSCATO AL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Lo sanno bene nel resto d' Europa: in Francia i teatri lirici hanno circa il 90% di finanziamenti statali, l' Opera di Parigi incassa sui 100 milioni di euro l' anno di contributi, ed è gestito direttamente dal Ministero della Cultura; in Germania i teatri sono quasi interamente finanziati dallo Stato, nella piccola Austria solo l' Opera di Vienna riceve 85 milioni ogni anno, e la Svizzera ne versa 80 al Teatro dell' Opera di Zurigo. Per avere un' idea del rapporto: la Scala di Milano, considerato nel mondo il teatro lirico n. 1, l' anno prossimo incasserà dallo Stato meno di 28 milioni.

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LA RICOSTRUZIONE DI PONTE MORANDI PARTIRÀ IL 31 MARZO


IL SINDACO-COMMISSARIO MARCO BUCCI HA CONSEGNATO IL PROGETTO DI DEMOLIZIONE DEL VIADOTTO E HA ANNUNCIATO LA DATA DI INIZIO DEI LAVORI. DEMOLIZIONI A PARTIRE DAL 15 DICEMBRE”

SU 256 ABITAZIONI SARANNO ABBATTUTI 100 APPARTAMENTI


"Il progetto di demolizione dei monconi dell'ex Morandi è fatto in modo tale da poter far partire la ricostruzione il 31 marzo 2019". Lo ha detto il sindaco-commissario Marco Bucci questo pomeriggio dopo aver consegnato il progetto di demolizione alla procura. Bucci non ha escluso però la contemporaneità dei due cantieri. "Sarà un progetto firmato da 10 aziende", ha evidenziato.

"E' un progetto solido - ha detto -, è quello che vogliamo. Credo farà un'ottima impressione al procuratore. Sono convinto che il 15 dicembre potremo iniziare a demolire".

La demolizione di ponte Morandi - ha spiegato - avverrà attraverso un mix di smontaggio meccanico e uso di esplosivo. "Una porzione, la parte ovest, sarà smantellata attraverso smontaggio pezzo per pezzo - ha detto Bucci -, una porzione del lato est sarà invece demolita con l'esplosivo".

"Saranno almeno 100 gli appartamenti che verranno abbattuti su 256 abitazioni sfollate. Poi vedremo se ce ne saranno altri", ha detto Bucci uscendo da palazzo dopo avere depositato il piano di demolizione del ponte.

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IL DRAMMA DI JURI MALINI, L’OPERAIO BOLOGNESE COSTRETTO A DORMIRE IN UN GARAGE PERCHÉ LA SUA CASA È STATA OCCUPATA ABUSIVAMENTE DA UNA FAMIGLIA DI ROMENI


DOPO AVERLA AFFITTATA A LUGLIO AVEVA DECISO DI TORNARCI A VIVERE, MA LE SERRATURE ERANO STATE SOSTITUITE: DA ALLORA VIVE COME UN SENZATETTO NONOSTANTE CONTINUI A PAGARE IL MUTUO…

Domenico Zurlo per www.leggo.it

Non può dormire nella sua casa, ma è costretto a stare in garage. Il dramma di Juri Malini, operaio 41enne di Zola Predosa, provincia di Bologna, ha dell’assurdo, se non fosse che è vero e autentico e simboleggia un paradosso inaccettabile: il suo appartamento è stato occupato abusivamente da una famiglia di romeni ormai da sei mesi, e lui non può rientrare, finendo per essere praticamente un senzatetto, con il solo garage di 10 metri quadri a impedirgli di dormire in strada o in auto.

garage 1GARAGE 
Era il 2008 quando Juri accese un mutuo per comprarsi una casa ad Anzola dell’Emilia: successivamente, racconta Il Resto del Carlino, per motivi di lavoro si trasferì all’estero e affidò l’appartamento al Comune di Bologna che lo utilizzò per l’accoglienza dei migranti. Lì è iniziata la disavventura per Malini: la casa fu infatti destinata ad una famiglia di romeni che lo ridusse in condizioni pessime. «Il preventivo per sistemarlo supera i 36mila euro - racconta - era completamente ammobiliato. Mobili, elettrodomestici, sanitari, legno a vista: se non è stato rovinato è stato rubato».
caseCASE

Gli affittuari, dopo aver pagato poche rate, non hanno però più sborsato nulla: così dopo diversi anni in cui fu il Comune a coprire le spese, arrivò lo sfratto esecutivo, e lo scorso 12 luglio Juri Malini doveva tornare a prendere possesso della sua casa. La famiglia romena però, andata via ad aprile, era stata rimpiazzata da un’altra famiglia romena (con lo stesso cognome, forse parente) che aveva occupato la casa sostituendo le serrature e forzando le inferriate.
garageGARAGE

«Io sto continuando a pagare il mutuo e non posso rientrare in casa mia - ha detto il 41enne, ormai disperato - in Comune a Bologna ho bussato alle porte di tutti gli uffici. Ma chi ha scassinato l’ingresso e occupato la mia casa ha più diritti di me, io dormo in un garage e loro dormono a casa mia». Dal Comune, scrive Il Resto del Carlino, fanno sapere che il caso è conosciuto e seguito con attenzione: il ritardo sarebbe derivato dalla incertezza sulla titolarità della responsabilità. E intanto Juri dorme in un garage senza nemmeno il riscaldamento.    

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Gilets jaunes - « L’Homme providentiel, en France comme en Italie, ça ne marche pas »

Alors que bon nombre d’observateurs comparent les gilets jaunes avec ce qu’il a pu se passer en Italie, du Mouvement 5 étoiles à Matteo Salvini, Paolo Ferrero, observateur aguerri des mouvements sociaux italiens, relativise. 
Paolo Ferrero est secrétaire national de Refondation communiste et a été ministre de la Solidarité sociale dans le gouvernement Romano Prodi II. Cette personnalité de la gauche italienne a suivi de près le mouvement des fourches de 2012, qui exprimait la colère de citoyens sur les réseaux sociaux et en bloquant les routes. Ils dénoncaient les taxes, le chômage, le coût de la vie, l’élite, etc.
Regards. Comment percevez-vous le mouvement des gilets jaunes depuis l’Italie ?
Paolo Ferrero. Bien qu’en France, ce mouvement s’élargisse et porte des revendications intéressantes, les radios et télévisions italiennes n’en parlent presque pas sauf pour montrer les casseurs. C’est une forme de censure des médias gérés par le gouvernement, ou par les grands financiers et l’industrie comme Berlusconi, Fiat, etc. Ils n’ont pas d’intérêt à ce que ce mouvement soit connu en Italie. D’ailleurs, ils ne diffusent que peu les luttes sociales en France ou ailleurs.

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Avez-vous, en Italie, des mouvement similaires ?
En Italie, le mouvement des "fourches" (Forconi) en 2012 et 2013 regroupait paysans, petits artisans, commerçants, etc. Il était très concentré sur la question des taxes et la droite y était très présente alors qu’en France, le mouvement est large dans ses revendications et sa composition. À mon sens, ces deux phénomènes ne sont pas identiques. Les gilets jaunes sont avant tout un mouvement social qui a émergé de la société et envoie un message aux politiques néolibérales. Il provient des classes moyennes périphérisées pour lesquelles aucun homme politique ne parvient à arrêter la dégradation de leur niveau de vie et qui ne savent pas jusqu’à où ira cette dégringolade sociale. La vraie question est celle de l’évidente souffrance sociale, pas uniquement des plus pauvres, mais aussi des employés, des classes moyennes, qui voient leur niveau de vie réduit et ne trouvent pas de relais politique. La France comme l’Italie ont eu tendance à chercher un homme providentiel. En France, deux questions ont convergé : une société qui ne fonctionne plus, sans véritable réponse politique ou syndicale ; le constat que Macron n’est pas cet homme providentiel dans lequel avaient été placés les espoirs. Il est devenu un totem ! En Italie, le mouvement 5 étoiles commence à vivre une crise similaire à celle que vit Macron. Nombreux sont ceux qui pensaient que le Mouvement 5 étoiles pourrait changer les choses et qui constatent aujourd’hui que ce n’est pas le cas. Pour l’instant, Salvini voit son influence augmenter. Mais pour combien de temps ? Les hommes providentiels durent toujours moins ! Berlusconi a duré une dizaine d’années, Monti 6 mois ! Qu’en sera-t-il pour Salvini ou Grillo ?
Le mouvement Forconi a-t-il irrigué les partis politiques ?
Il était en dehors de tout cadre classique, en dehors des discussions syndicales. Il était très mélangé. Il a irrigué le Mouvement 5 étoiles ou encore la Ligue du Nord. Au début, Berlusconi a proposé de rencontrer les leaders du mouvement Forconi. Puis il a renoncé considérant ce mouvement comme trop anti-institutionnel. Quant à la gauche italienne, avec ses divisions historiques, elle n’a pas fait face. Quand Monti est arrivé au pouvoir, il était très favorable à l’austérité et nous étions ses seuls opposants. Nous étions bien placés dans les sondages en tant que "Fédération de la gauche" (Federazione della Sinistra). Mais, pendant l’été, le Parti des communistes italiens a recommencé à discuter avec le Parti démocrate pour constituer des alliances électorales et il a détruit la Fédération de la Gauche. Du coup a été brûlée la possibilité de construire, contre le gouvernement Monti, un point de vue de gauche clair et unitaire. Nous n’avons pas capitalisé sur ce mouvement. Et Grillo qui, au départ, n’était pas contre Monti car il était un homme de la société civile, s’est retourné contre lui quand il a pris de dures mesures. En 2013, il était au niveau de la Fédération de la gauche. Il a grimpé après la fin du gouvernement Monti et après le mouvement Forconi.

Les revendications des gilets jaunes ont-elles un écho en Italie ?
Elles sont potentiellement très populaires en Italie ! Mais le problème est qu’actuellement, l’Italie vit dans un sentiment d’impuissance et d’attente des actions gouvernementales. Nous nous trouvons dans une autre phase du cycle de psychologie sociale. Il me semble que la France vit la baisse de la confiance en Macron quand en Italie, la confiance dans le gouvernement dure encore.
« La droite a une facilité, celle de parler de nationalisme, alors que la construction d’une identité populaire est d’autant plus difficile qu’elle a été détruite par le néolibéralisme. »
Y a-t-il un mouvement de protestation contre l’Union européenne ?
L’entité européenne vit une crise évidente. L’UE se développe sur des politiques néolibérales très dures mais que beaucoup de personnalités politiques ne veulent pas dépasser. La droite a beau jeu de mener une bataille sur le souverainisme. Pour moi, il faut mener la bataille contre les politiques néolibérales et contre le racisme et le nationalisme. Pour l’instant, la droite a une longueur d’avance ; elle prétend avoir cherché des solutions, qui n’ont pas forcément marché, et propose de retourner à la nation, au concept de la race blanche. Elle utilise fondamentalement une attitude réactionnaire. L’enjeu, à gauche, est donc de construire une lutte sociale qui ne repose pas seulement sur des enjeux de classes, mais à laquelle il faut adjoindre la question des périphéries, des espaces sociaux marginalisés ou qui craignent de l’être. L’analyse de classes, nécessaire, ne suffit pas : il y a des problèmes de perception. C’est autour de ces éléments qu’il convient de construire une proposition politique. Il faut reconstruire une dialectique qui repose sur une confrontation avec les "élites", les financiers, etc. L’appel de la CGT à unifier les luttes me paraît important.
Comment répondre à ces mouvements ?
Tout d’abord, pour moi, il est important de ne pas s’opposer à ce mouvement. Un mouvement ne peut pas se développer de façon linéaire. Mais derrière la demande sociale, comment construire un projet ? Comment redistribuer les richesses de façon radicale ? Cela passe par des formes d’organisation à l’échelle locale et des formes de participation publique en dehors des partis politiques traditionnels. Il faut les maintenir mais construire aussi des rassemblements plus larges qui reposent sur l’antiracisme, par exemple. La question la plus importante est celle de l’organisation car l’activité politique traditionnelle ne touche pas beaucoup de monde. Jusqu’alors, après la Deuxième guerre mondiale, la gauche a engagé ses luttes dans un contexte où le développement augmentait les possibilités. Désormais, le problème est de construire des luttes dans un contexte où il n’y a ni développement ni médiation politique. Tous les instruments utilisés par la gauche (syndicat, action parlementaire, etc.) pour améliorer la situation des peuples sont aujourd’hui affaiblis dans le cadre néolibéral. Il faut donc inventer de nouveaux instruments pour avoir une politique de gauche. La droite a une facilité, celle de parler de nationalisme, alors que la construction d’une identité populaire est d’autant plus difficile qu’elle a été détruite par le néolibéralisme.
Fonte: qui

“En 2013, en Italie, les Forconi exprimaient aussi leur détresse économique aiguë et leur rejet de la classe politique”

Cinq ans avant les “gilets jaunes”, l’Italie avait connu la révolte des “porteurs de fourches”  qui dénonçaient eux aussi la hausse du prix de l’essence et la déconnexion des hommes politiques. Retour sur ce mouvement avec Marco Tarchi, professeur de sciences politiques à l’université de Florence, observateur reconnu des mouvements populistes européens. 
Chapô premium
Depuis trois semaines, la France connaît un mouvement social inédit avec ses “ gilets jaunes ”. L’Italie avait connu un mouvement de protestation en 2013 avec ses “ Forconi ”. Sont-ils comparables ?
On peut sans doute y relever quelques coïncidences, car il s’agit de deux expressions d’une colère de certains secteurs des classes populaires et moyennes motivée par une condition de détresse économique aiguë et par le rejet de la classe politique, tenue pour responsable de cette situation et jugée incapable d’y porter remède. Il y a cependant une différence remarquable : alors que les “ gilets jaunes ” ont montré jusqu’à maintenant un fort degré de spontanéité et ont organisé leurs actions par le web, le mouvement des Forconi s’était officiellement créé en 2011 et pouvait compter, dès ses débuts, sur une (petite) structure de coordination, formée par des représentants de petits syndicats d’agriculteurs, de commerçants, de petits entrepreneurs et de transporteurs routiers.

Quel était alors le profil politique des manifestants, et quelles revendications portaient-ils ?
Leur protestation était dirigée contre “ la classe dirigeante qui veut nous faire payer l’addition de la crise ” et contre l’hypocrisie des politiciens, mais s’appuyait aussi sur des revendications plus concrètes. Comme dans le cas français, elles concernaient l’opposition à...

Fonte: qui