LA DONNA, CHE ERA SEGREGATA DALLE COGNATE CHE L’ACCUSAVANO DI TRADIRE IL MARITO DETENUTO, E’ SCAPPATA IN COMMISSARIATO
ECCO COSA HA RACCONTATO
Valentina Errante per “il Messaggero”
È figlia di un ex della Magliana la teste chiave: la donna che ha deciso di ribellarsi e raccontare il clan. In fuga da Liliana, detta Stefania, e Antonietta, le cognate reggenti che l' avevano segregata, accusandola di tradire il marito detenuto, minacciando con l' acido i vicini perché riferissero ogni cosa di lei. Debora Cerroni, classe 84, si è presentata in un commissariato di Bologna per denunciarle. È stata la moglie di Massimiliano Casamonica per dodici anni, dal 2002 al 2014.
Un matrimonio con rito rom dal quale sono nati tre bambini. Ha conosciuto l'articolazione del clan, sa come si aiutano tutti e quali sono i loro valori, ha visto picchiare la gente. È lei a raccontare che la famiglia è legata da un comune senso di appartenenza «Per cui, alla bisogna o nei momenti di difficoltà, tutti (e sono tantissimi) sono a disposizione degli interessi della famiglia». Ha spiegato quale sia l'organigramma e come non esista un capo assoluto del clan, ma un reggente per ogni nucleo, che, però controlla «con una sua autonomia».
Ha riversato agli inquirenti i suoi ricordi della parrocchia Don Bosco, in cui è stato celebrato il famoso funerale, riferito dove le cognate nascondevano la droga e, puntualmente, i riscontri sono stati positivi.
IL MEMORIALE
Ma è stata in grado di riferire anche circostanze relative ai rapporti nel quartiere, come quelli avvenuti nella parrocchia di Don Bosco alla Romanina: «Lì è stato battezzato mio figlio Giuseppe e due figli di Giuseppe Casamonica (il cognato ndr) precisamente Manuel e Massimiliano.
Inoltre i Casamonica avevano rapporti particolarmente stretti con alcuni preti di quella parrocchia, i quali frequentavano abitualmente varie abitazioni di Vicolo di Porta Furba». «Benché la vita mi abbia dato tante cose negative, che sto pagando - ha scritto nel memoriale consegnato agli inquirenti - mi ha fatto avere anche tante cose belle ed incontrare pochissime persone speciali. Però nonostante questo, sono quasi sola.
Lotto e lotterò sempre per i miei bambini, ma vorrei garantire loro un futuro perché purtroppo la vita mi ha dato quella malattia, che può essere anche che non mi verrà mai, anche perché qualcosa ora c' è, ma nella mia mente vedo che la mia vita è limitata. Voi mi avete aiutata a riprendere i bambini e avete arrestato quelle belve prive di rispetto, ignoranti, irrispettose nei confronti degli altri (e mi domando come abbia fatto io a sceglierlo) e per questo vi sarò sempre debitrice.
Ma magari posso tradurvi tutto quello che volete o insegnarvi la loro lingua, oppure se tutto quello che vi ho detto e che dovrò ancora dirvi quando verrete qua, potrò testimoniare contro di loro ... anche se il mio rischio di vita si alzerà ... ti ripeto che queste cose le farò ugualmente anche perché avendo vissuto e convissuto con loro tutto questo tempo non solo ho perso la dignità di essere mamma (come avrei realmente desiderato per i miei bimbi) di essere donna e di essere una persona onesta, come in realtà mi sento. I miei bambini dovranno seguire esempi diversi».
Fonte: qui
VI RICORDATE IL FUNERALE DI VITTORIO CASAMONICA?
LA BANDA INGAGGIATA PER SUONARE LA MUSICA DE ‘IL PADRINO’ NON E’ MAI STATA PAGATA
NELL’OPERAZIONE CONTRO I CASAMONICA SONO STATI SEQUESTRATI UN RISTORANTE AL PANTHEON, IN PIENO CENTRO DI ROMA, E UNA DISCOTECA NELLA ZONA DI TESTACCIO, CUORE DELLA MOVIDA NOTTURNA
37 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE EMESSE DALLA DDA, 31 PERSONE IN MANETTE, 14 PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO, ESTORSIONI, DROGA, USURA, SEI LATITANTI
Stefano Vladovich per “il Giornale”
Basta il nome. Basta presentarsi come uno della famiglia Casamonica per ottenere tutto. Persino far suonare la musica del Padrino alla banda ingaggiata per il funerale dello zio Vittorio, l' ottavo «re di Roma», tre anni fa. Ingaggio, come rivelano gli stessi musicisti, mai retribuito. Trentasette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Dda, 31 persone in manette, 14 per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, droga, usura, sei latitanti. A capo della banda Giuseppe Casamonica che poche settimane fa minacciò il ministro dell' Interno Matteo Salvini dopo l' annuncio del censimento tra i rom: «Riga dritto...»
In manette anche il pugile Domenico Spada, detto Vulcano, campione italiano e titolare di una palestra (sequestrata) e frequentata dal senatore 5Stelle Emanuele Dessi. Fra i personaggi famosi vittime dei Casamonica il conduttore radiofonico Marco Baldini, più volte incappato nei prestiti a causa della sua dipendenza patologica per il gioco, e il figlio adottivo di Franco Zeffirelli, Luciano. A fronte di un prestito di 20mila euro a lui gli viene applicato un tasso annuo del 30 per cento.
Per Enrico Migliarini, debitore in solido con Marco Baldini, il tasso annuo è del mille per mille: a fronte di 10mila euro avuti, in sei anni il clan ottiene 600mila euro. Le indagini sono state avviate dopo il funerale show di Luciano Casamonica avvenuto nel quartiere romano dell' Alberone. Una cerimonia imbarazzante, con il feretro su un carro funebre trainato da cavalli, lancio di petali da un elicottero, musica con chiari riferimenti al boss di Corleone.
Secondo il procuratore capo della Dda Di Roma Michele Prestipino «il nome Casamonica da tempo incute timore reverenziale nei confronti dei cittadini. Basta presentarsi con quel nome per ottenere le cose». «Come gli Spada a Ostia e i Gambacurta a Montespaccato - prosegue Prestipino - i Casamonica basano gran parte della loro forza sul controllo del territorio, in continuità con le mafie tradizionali». La potenza del clan deriva dalla sua forza numerica, dalla disponibilità di armi e dall' utilizzo della lingua sinti, difficilmente decifrabile.
Oltre al vincolo familiare che lega spesso tra loro i membri dell' organizzazione criminale».
Tra i locali sequestrati un ristorante al Pantheon, in pieno centro di Roma, e una discoteca nella zona di Testaccio, cuore della movida notturna. Nonostante i Casamonica si spostino dall'Abruzzo a Roma negli anni '70, per i carabinieri si tratta di «un' associazione mafiosa autoctona, strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale e dediti a vari reati tra cui spaccio di droga, usura ed estorsioni». Fondamentali per le indagini non solo i racconti delle vittime ma soprattutto le rivelazioni di alcuni pentiti, fra i quali l' ex compagna di Massimiliano Casamonica, Debora Cerreoni, e un collaboratore di Luciano, Massimiliano Fazzari.
Roccaforte del clan una villa bunker a Porta Furba, zona Appia, con ramificazioni nel quartiere Tuscolano, Romanina e Tor Vergata, da sempre controllati dai Casamonica. «L' ostentazione del lusso - racconta la Cerreoni - è una manifestazione di potere da mostrare e far valere di fronte alle altre gang criminali. Per loro il Rolex è un segno distintivo».
Fonte: qui
CASAMONICA: “A ROMA SEMO I PIU’ FORTI: DOVE STAMO NOI, NESSUNO VIENE A ROMPE ER CAZZO”
DALLE SALE SLOT AI RISTORANTI IN CENTRO FINO AL SOGNO DEL CINEMA: IL POTERE DEI CASAMONICA TRA RICICLAGGIO, USURA E SPACCIO DI DROGA
I LEGAMI E GLI AFFARI CON LE 'NDRINE…
F.A. e M.V. per la Repubblica - Roma
C' erano i locali storici, cose che tutti sapevano essere loro. Simboli della loro famiglia. Come la palestra "Vulcano Gym" a Marino, riconducibile a Domenico Spada, pugile affermato e membro del clan, amico del senatore M5S Emanuele Dessì. Altra roccaforte e simbolo del potere sei Casamonica. Poi, la sala giochi All In Gaming, in via Tuscolana, a pochi passi da vicolo di Porta Furba. Era questa una delle centrali dello spaccio: vicina a casa di Ottavio Spada, uno degli arrestati, era qui che c' era «un viavai continuo» di consumatori, come raccontano gli inquirenti nell' ordinanza. E anche qui, un intestatario fittizio che gestiva la sala giochi e lo spaccio.
Poi c' erano locali nuovi, con i quali i Casamonica cercavano di fare affari e di riciclare i fiumi di denaro che venivano dai loro traffici illeciti. Locali che, ormai, non erano più solo a Porta Furba. Volevano estendersi, conquistare Roma, sbarcare in zone più remunerative. Tra i locali finiti sotto sequestro anche una serie di attività, formalmente non riconducibili a loro, ma di fatto gestite e di proprietà della famiglia: per questo il gip ha contestato anche l' intestazione fittizia.
È il caso della discoteca di Testaccio, Om Club, in via di Libetta, secondo i carabinieri riconducibile a Giuseppe Casamonica (nonostante le quote siano intestate ad altri). Lo stesso vale per il ristorante Snob Fish Music Club, in vicolo delle Grotte, poco distante da Campo de' Fiori: per il gip anche quello rientra nel patrimonio del clan.
Poi, ancora, il centro estetico "Femme Fatale", in via Tuscolana 695. Secondo gli investigatori, e ce ne sono diverse prove nelle intercettazioni, il socio occulto era Liliana Casamonica.
Questi i business certi. Ma i Casamonica volevano prendersi la città. Per questo usavano anche il servizio di vigilanza fuori dai locali. Un modo per entrare, pian piano, all' interno delle società, il sospetto degli investigatori. Non sarà un caso che l' ordinanza citi anche il Palacavicchi sull' Appia e la famosa discoteca Chalet, dietro l' Olimpico, dove peraltro, i giovani Casamonica avevano il tavolo fisso. Poi c' erano le mire su Cinecittà.
Nicola Vito Zaccaro ne parla con Guerrino Casamonica: «Investi un po' di soldi. Quanti soldi c' hai a nero che vuoi butta'? Si fanno delle operazioni fuori, all' estero, tra conti esteri che se la vede tutti il mio produttore esecutivo a farli...Non hai capito, ti devi aprire un conto estero fuori dall' Italia, non tracciabile. Sei tu che ti devi informare su queste cose...se tu parli con i tuoi cugini vedi quanti soldi hanno tirato fuori dal cinema., non è che sono stupidi a prendersi Cinecittà.
Chiediglielo: "ma voi avete fatto operazioni nel cinema? Se sì quanto vi hanno fruttato?
" chiediglielo...il cinema è la più grande fabbrica di riciclaggio che c' è al mondo».
Ripulire il denaro era un' esigenza per i Casamonica.
Ne facevano tanto. Per questo, spesso, investivano in oggetti di lusso. Macchine e orologi. Oltre ad oggetti di arredamento di dubbio gusto, ma senza dubbio costosi. La passione per i Rolex sembra far parte del dna familiare tanto che nell' ordinanza viene citata una foto su Facebook con i polsi di alcuni appartenenti alla famiglia: hanno tutti orologi di quella marca. Guerrino Casamonica lo spiega mentre, conversando sempre con Zaccaro, dopo aver detto che il suo Rolex, modello Leopard vale «quasi due piotte» (duecentomila euro), l' amico risponde: «Sì, quando tu compri un orologio del genere, lo compri perchè non lo puoi dichiarare, quindi investi in quell' orologio perché non perde valore». Il boss risponde: «'Sti c...i, un domani c' ho sempre i soldi...a quello serve, tesò». Zaccaro, illuminato: «Per quello ne avete tanti, là stanno tutti i soldi vostri».
I CASAMONICA: "SIAMO I PIÙ FORTI PERCHÉ TUTTI HANNO PAURA DI NOI"
Federica Angeli e Maria Elena Vincenzi per la Repubblica – Roma
«A Roma semo i più forti. È uscito mai un discorso che la gente parla di noi per farti capire? E che dice? Che siamo intelligenti? Ma hanno anche paura di noi». Parlava così uno dei Casamonica con un amico: cercava la conferma della loro forza, del loro potere.
Una potere esercitato con violenza, estorsioni e ostentazione di ricchezza. È una delle migliaia di conversazioni intercettate dai carabinieri di Frascati e riportate nell' ordinanza che ieri ha portato in manette 33 appartenenti al clan (4 sono ricercati) per associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, spaccio di droga. È la prima volta che questo reato viene contestato alla famiglia di origini sinti, uno dei « gruppi più potenti e radicati del Lazio».
La roccaforte di Porta Furba
Un clan che aveva una roccaforte. Un luogo dove, anche ieri, i giornalisti che sono andati per fare interviste e sono stati minacciati. Come diceva uno degli arrestati: « Andò stamo noi, nessuno viene a rompe er c... o » . Scrive il gip Gaspare Sturzo nell' ordinanza: « Le vittime erano sottoposte a continue pressioni psichiche con chiamate continue, imposizioni di nuovi pagamenti di ulteriori ratei, minacciosi solleciti per assunti ritardi, oppressive richieste di appuntamenti, ordine di convocazione presso la roccaforte di vicolo di Porta Furba.
Questo era di solito l' ultimo atto della catena procedurale cui seguivano percosse e lesioni inferte ai debitori riottosi alle precedenti ingiunzioni verbali di cui s' è detto, o che si rifiutavano di ottemperare ai nuovi ordini di pagamento». Era qui, a Porta Furba, che i Casamonica vivevano, facevano i loro affari. Questo anche il quartiere generale dello spaccio della droga. E la popolazione della zona era sotto scacco: tutti descrivono i Casamonica come pericolosissimi. «Si aveva modo di ascoltare - si legge ancora nelle carte - come queste persone, vittime o meno dell' usura e delle estorsioni, abitanti dello stesso quartiere del clan, cioè l' Appio Tuscolano, erano state indotte dalla forza criminale di tale associazione a subire in silenzio le prepotenze/violenze della stessa, non denunciando mai».
Il pizzo Era qui, alla periferia Sud- Est della capitale, nel loro quartiere generale che i Casamonica chiedevano il pizzo. Lo racconta chiaramente una delle vittime al procuratore aggiunto Michele Prestipino e al pubblico ministero Giovanni Musarò: « Io sono di Centocelle e la fama dei Casamonica è tristemente nota. È notorio che nelle zone in cui loro operano, tra cui vi è certamente la Romanina, chiedono il pizzo agli esercenti degli esercizi commerciali».
Come Gomorra Aprile 2014, una giovane Casamonica, Soniatella, scappa con il suo fidanzato e si sposa con il rito rom. Per i Casamonica è un affronto, tanto che Consiglio Casamonica decide di fare giustizia, andando a sparare contro la casa in cui viveva la famiglia del giovane. Fatto per il quale era stato arrestato. Quando, dopo 48 ore, è tornato a casa, racconta uno dei collaboratori: «Tutti lo aspettavano nel vicolo per festeggiare. Come nel film " Gomorra". Io stavo sul balconcino e mi veniva da ridere perché era un po' na sceneggiata. È entrato nel vicolo Luciano, con 'sto clacson a palla, da via Tuscolana e per tutto il vicolo, è sceso come se fosse un boss. E sotto c' erano tutti».
Fonte: qui
LE INTERCETTAZIONI IN CUI MARCO BALDINI CHIEDE AIUTO AI CASAMONICA PER UN PRESTITO DA 10 MILA EURO TRA IL 2011 E IL 2012
IL SUO DEBITO, SOMMATI GLI INTERESSI AL MILLE PER CENTO, HA RAGGIUNTO LA CIFRA DI 600 MILA EURO
IL CONDUTTORE MINIMIZZA LE MINACCE DEL CLAN: ''USURA? ESTORSIONI? VOI SIETE MATTI. NON E' ACCADUTO NULLA, CON ME SI SONO SEMPRE COMPORTATI DA AMICI''
«BASTA IL NOSTRO COGNOME A METTERVI PAURA» COSÌ RICATTAVANO L' EX DJ BALDINI E ZEFFIRELLI JR
Alessandra Camilletti per “il Messaggero”
«Simone io sono... non alla frutta, di più. Cioè nel senso io non so cosa fare, credimi. Io Simone non posso più campare, sono assediato da venti persone, a tutti ho detto di aspettare un po', nessuno aspetta». Marco Baldini, conduttore radiofonico, già volto noto anche della tv, è al telefono con Consiglio Casamonica, detto Simone, conosciuto in una sala giochi.
In ballo, secondo quanto ricostruito nel corso dell' indagine sul clan, fatta anche di intercettazioni, che ha portato ad una raffica di arresti, c' è un prestito di 10mila euro ricevuto dallo showman tra il 2011 e il 2012. Debito che, sommati gli interessi, ha raggiunto negli anni la cifra di 600mila euro. Una cifra spalmata sul periodo 2011-2017. Un tasso di interesse di almeno il mille per cento su base annua, calcolato in linea teorica.
Aggiunge Baldini - che in passato ha pubblicamente parlato del suo rapporto con il gioco d'azzardo e di debiti -, in quella stessa conversazione: «Non c' ho più nessuno e mi vengono tutti addosso Simone, tutti una violenza, impossibile e immaginabile». Consiglio Casamonica, si sottolinea negli atti, si presenta in genere come intermediario, esposto a presunte pressioni di altri, che lo avrebbero rimproverato di fronte ad una mancata restituzione del prestito. Un tono telefonico di solito soft che si indurisce però strada facendo, di fronte ai ritardi nei pagamenti, rispetto ai ratei usurari scaduti.
Una sorta di gioco psicologico che, si sottolinea, spinge il debitore a non mettere in difficoltà l'intermediario e ad adoperarsi, invece, per risolvere la restituzione dei soldi. Ci sono vittime con nomi illustri, nelle azioni del clan ricostruite nelle carte dell' indagine. Baldini, come anche quello di uno dei figli di Franco Zeffirelli. Si parla di un prestito di 20mila euro, in questo caso, su cui è stato applicato un interesse del 30 per cento su base annua, il 2,5 per cento mensile per dieci mesi (secondo una durata calcolata ipoteticamente rispetto alle dichiarazioni fatte).
IL SISTEMA
Il modo di operare, da parte del clan, che si trova nei riscontri dei carabinieri e negli atti dell'autorità giudiziaria, ha un unico denominatore: un comune sentire, nella collettività e nelle vittime, caratterizzato da una sorta di soggezione di fronte alla forza intimidatrice del gruppo.
Sostiene un test che il clan incute timore, che nessuno denuncia mai i suoi componenti, al punto da non esserci bisogno alcuno di usare la violenza, nelle azioni: basta mettere avanti il nome della famiglia. «Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano», ha proprio sottolineato ieri il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino. Di fatto, si ricostruisce nell'indagine, i Casamonica non chiedono favori ad amici, ma impongono doveri alle vittime.
MARCO BALDINI IL DJ GLISSA SULLE INTERCETTAZIONI IN CUI RISULTA VITTIMA: "NON RICORDO I RICATTI E L' USURA MI CAMBIAVANO SOLO ASSEGNI"
Edo.Izzo per “la Stampa”
«Non mi sono mai sentito minacciato da Consilio Casamonica», giura il dj Marco Baldini. «Usura? Estorsioni? Voi siete matti, non è accaduto nulla», assicura il conduttore amico di Fiorello. «Io sono alla frutta, non ce la faccio più. Sto assediato da venti persone a tutti gli ho chiesto di aspettare un po'. Io non ce la faccio.. non ce la posso fare...», dice però in un' intercettazione a un membro del clan, che risponde: «Così stiamo proprio impicciatissimi. Io quello che potevo fa ho fatto, mica li posso mettere io i soldi».
Una conversazione che il conduttore ora dice di non ricordare, ammettendo solo che gli aveva cambiato un assegno. Nelle carte si parla di 10 mila euro prestati e di un tasso d' interesse annuo del mille per cento: quindi 600 mila indietro in 6 anni... «È accaduto tre anni fa, avevo bisogno di cambiare un assegno da 10 mila euro che avevo ricevuto da una persona di cui non ricordo il nome. E ho chiesto a Consilio se poteva cambiarmelo, lui ha acconsentito e mi ha dato 10 mila euro. Non mi ha chiesto interessi».
Da come lo descrive appare un benefattore. Possibile? «Non ho detto che è un benefattore, ma con me si è comportato da amico a differenza di altre persone. Ripeto che non mi sono mai sentito vittima di usura. È stato strumentalizzato il mio cognome, si è voluto fare notizia». Scusi, ma ci sono diverse intercettazioni. In una di queste addirittura il suo manager, Enrico Migliarini, a Casamonica dice che lei stava meditando il suicidio...
«Non farei mai una cosa del genere. Non so perché siano uscite queste cose: ai giudici non ho mai parlato di minacce ma non mi credono e neanche lei». Ci provo, ma le faccio notare che in un' altra intercettazione dice al suo manager, Migliarini, di essere a Milano per lavorare in una trasmissione di Barbara D' Urso; e che appena la vedranno in video cominceranno a chiamarla... e bum bum... A chi si riferiva? «Non ricordo. Ripeto, Casamonica non mi ha minacciato e non mi ha chiesto soldi, anzi: tra i due, se c' è qualcuno che deve qualcosa, sono io». Ma lei non è che non parla perché ha paura? «Si sbaglia, io ho paura di Consilio Casamonica quanta ne ho di lei: nessuna».
Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento