Il debito pubblico resta al 132.7% e non calerà nel corso del 2016. Il tasso disoccupazione va in controtendenza ai numeri europei. Il quadro politico è preoccupante.
Si va verso la Euro frammentazione. Riusciremo mai a vedere una luce in fondo al tunnel (che non sia un treno in corsa)?
E adesso chi lo sente il Governo?
Gli ultimi dati ISTAT confermano quanto più volte spiegato su questo blog. L’economia italiana è al palo.
E di certo non si muoverà a breve.
Brutte notizie quindi per gli speranzosi governanti i quali dovranno rassegnarsi, e tracciare un trattino rosso su quell’ 1% di crescita prevista per il 2016. Facendo poi la somma delle parti, credo sia altrettanto utopico poter ipotizzare un miglioramento del dato sul debito pubblico, oggi a 132.7% e difficilmente diminuibile (come da targete del governo) a 132.4%.
E di certo il terremoto in centro Italia non aiuto come capitolo di spesa.
Grafico: debito pubblico Italia
(…) «L’economia italiana ha interrotto la fase di crescita, condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva nel settore industriale». (ISTAT)
Ovviamente tutto questo non ci suona nuovo.
Anche perchè era palpabile la fiducia in calo, sia di consumatori che di imprese. Se poi si produce di meno, si incassano meno imposte e quindi anche le manovre del governo ne risentono.
La cosa che secondo me testimonia in modo evidente lo stato di difficoltà del nostro paese, è un banale confronto su quello che è il mondo dell’occupazione.
Prendiamo ad esempio il tasso disoccupazione di:
a) Eurozona
b) Spagna
c) Portogallo
d) Germania
e) Italia
Non voglio parlarvi di numeri, quelli li conoscete e non interessano in questa sede.
Voglio invece parlarvi di TENDENZE. Ovvero, dato per scontato che ci sono tassi di disoccupazione differenti nei vari paesi dell’Eurozona, è però importante capire dove realmente le cose stanno migliorando oppure no.
Bene, direi che il grafico è eloquente.
Se in Eurozona e ancor di più nei paesi sopra citati sono evidenti dei miglioramenti negli ultimi anni, che possiamo dire in Italia se non che il mercato del lavoro, malgrado tutte le belle iniziative e le tante parole fatte, continua ad esseredecisamente PIATTO?
E di questo dobbiamo rallegrarci, come della crescita progressiva che parte dal 2012 e che non ha fatto che salire anno per anno?
Realismo, signori, il tempo dei sogni è finito.
Se la coerenza e la percezione della realtà continua ad essere distorta, cadremo sempre più in basso. E sempre più velocemente.
E non pensiamo che l’Europa ci possa venire incontro.
Anzi, quanto sta succedendo sul fronte dell’immigrazione (ma vi rendete conto che, anche solo per motivi demografici, sarà un fenomeno sempre più in crescita?
Lo capite o no che anche in quest’ambito si fanno tante parole ma poi chi riceve gli immigrati, poi se li deve tenere?) e non per ultimo in ambito elettorale in Germania (la sconfitta della Merkel suona come una sconfitta degli Europeisti e dei un’UE più coesa…), senza poi dimenticare ovviamente la Brexit, sta portando progressivamente ad una Euro-frammentazione?
Non si cresce, non si aumenta l’occupazione, non si taglia il debito, non ci sono investimenti, non si possono fare manovre fiscali ad impatto perchè vincolati da parametri che dovrebbero essere rivisti, non si può quindi pretendere di migliorare in un quadro in cui si è destinati ad essere inchiodati.