9 dicembre forconi: 11/21/18

mercoledì 21 novembre 2018

Bruxelles sta affrontando con l’Italia una stupida battaglia

Nel vasto quadro generale, la differenza tra un deficit di bilancio dello 0,8% del prodotto interno lordo e uno del 2,4% non è molto grande.

Eppure, secondi i funzionari della Commissione europea che stanno valutando il disegno di bilancio del governo italiano per il prossimo anno, rappresenta una “deviazione significativa” e una violazione degli “impegni presi dall’Italia”. 

La Commissione ha chiesto agli italiani di rivedere il loro bilancio e ripresentarlo entro il 13 novembre. 

La mancata osservanza delle indicazioni potrebbe comportare delle sanzioni.

Questa controversia mette in luce i seri problemi relativi alle regole fiscali dell’Unione europea e al modo in cui queste regole sono messe in atto. 

I problemi sono iniziati circa 30 anni fa, con i negoziati sulla creazione dell’Unione monetaria europea. Ai tempi, gli europei pensavano che le grandi minacce all’integrità della moneta unica fossero il debito pubblico eccessivo e l’inflazione

Hanno quindi imposto dei limiti ai deficit di bilancio e all’ammontare totale di debito pubblico (i veri pericoli si sono poi rivelati essere l’avidità delle banche e la devastante tendenza deflazionistica). 

I “valori di riferimento” utilizzati nei trattati – il 3% del PIL per i disavanzi e il 60% per il debito – non erano basati su alcuna analisi economica

La regola del disavanzo è nata in Francia all’inizio degli anni ’80 perché il governo francese voleva un obiettivo raggiungibile e pensava che il 3% avrebbe ricordato ai cattolici francesi la dottrina cristiana della Trinità. Il limite del debito del 60% non era altro che il livello medio dei titoli del debito pubblico dell’Europa occidentale nei primi anni ’90. In effetti quando fu pubblicato, nell’ottobre 1990, il rapporto ufficiale della Commissione sull’unione monetaria non raccomandava alcuno specifico limite di debito

Si limitava a notare che il debito pubblico del 100% del PIL sarebbe stato elevato in rapporto a un tasso di interesse reale sul debito del 5% e un tasso di crescita del PIL reale del 3%

Oggigiorno, i tassi di interesse reali nei paesi sottoposti alla vigilanza della Banca centrale europea sono ben al di sotto dello zero e significativamente al di sotto dei tassi di crescita reali, il che significa che il livello sostenibile del debito oggi dovrebbe essere molto più alto di 30 anni fa

Mentre la crisi dell’euro dimostrava i limiti dell’approccio miope alla politica fiscale, le principali riforme degli ultimi anni si sono incentrate sul rendere le regole di bilancio ancora più draconiane di quanto non fossero prima. 

Tutto questo ha strangolato la spesa interna, impoverito decine di milioni di europei ed esacerbato gli squilibri commerciali con il resto del mondo. Nel 2012, le nazioni che condividono l’euro hanno concordato di mantenere il bilancio in pareggio, in media, ogni singolo anno. L’obiettivo, assurdo, era quello di eliminare tutto il debito pubblico il più rapidamente possibile

I successivi aggiustamenti hanno consentito una certa flessibilità su quello che avrebbe dovuto essere un ritmo adeguato di aumenti delle tasse e tagli alla spesa, a seconda delle condizioni economiche e di altri fattori, ma questo non è stato sufficiente a impedire una stretta eccessiva della politica fiscale globale dell’Europa. Mentre i paesi in recessione – “fasi eccezionalmente negative”, in gergo – non sono obbligati a inasprire i vincoli dei loro bilanci, quasi tutti gli altri dovrebbero aumentare costantemente le tasse e tagliare le spese fino a raggiungere un deficit vicino allo zero. In “tempi normali”, ad esempio, i paesi dell’euro con debito pubblico inferiore al 60% del PIL dovrebbero contenere il deficit di bilancio allo 0,5% del PIL ogni anno, fino al raggiungimento di un bilancio sostanzialmente in pareggio. La Commissione europea ha il compito di valutare le condizioni economiche, assegnare gli obiettivi ai governi e valutare la conformità delle proposte di bilancio. Avrebbe potuto facilmente dare all’Italia un lasciapassare, poiché i paesi in simili gravi difficoltà non sono obbligati a restringere i loro bilanci. L’economia italiana è ancora inferiore del 5% rispetto al livello di dieci anni fa e non ha avuto quasi inflazione da più di sei anni

Queste sono proprio le circostanze in cui i tagli fiscali e gli aumenti di spesa proposti dall’attuale governo potrebbero aumentare la produzione e abbassare effettivamente il rapporto tra debito e PIL. 

Eppure la Commissione ha comunicato all’Italia che aveva bisogno di un “aggiustamento strutturale annuale dello 0,6% del PIL” perché l’economia italiana ha avuto una piena ripresa e il suo debito è ancora troppo alto. Secondo le stime della Commissione, l’ “output gap” (differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale, ndt) che misura lo stato del ciclo economico, nel 2018 è migliorato a -0,1% dal -4,5% del 2014. 

La Commissione prevede che questo indicatore aumenterà ulteriormente, allo 0,5% nel 2019, il che implica che l’economia italiana supererà presto il suo “potenziale non inflazionistico”. La spiegazione più probabile per questo bizzarro risultato è che la metodologia della commissione interpreti erroneamente una depressione protratta nel tempo come “tempi normali”. Dopo tutto, dal 2008 al 2014 il numero di ore lavorate in Italia è diminuito del 10%. Benché da allora ci sia stata una modesta ripresa, gli italiani stanno ancora lavorando molto meno rispetto a prima della crisi. Il tasso di disoccupazione italiano è ancora di circa quattro punti percentuali superiore a quello del 2007. Sfortunatamente per l’Italia, la disputa sulla insensata raccomandazione della Commissione ha spaventato i mercati obbligazionari e aumentato la probabilità cumulativa di un default sovrano italiano nei prossimi cinque anni, dal 5% a più del 20%. Se prolungata nel tempo, questa situazione potrebbe generare condizioni finanziarie più restrittive e scoraggiare i prestiti bancari. Sarebbe auspicabile che la Commissione riesaminasse il modo in cui calcola l’output gap, cosa che andrebbe a vantaggio di molti paesi oltre all’Italia, e la BCE dovrebbe intervenire per riportare alla normalità quello che gli italiani chiamano “lo spread”. In caso contrario, gli italiani potrebbero trovarsi nella necessità di preparare un piano B.
Da Voci dall’estero

Fonte: qui

ISTAT E OCSE RIVEDONO AL RIBASSO LE STIME SUL PIL: PER L'ISTITUTO DI STATISTICA NEL 2018 LA CRESCITA SI FERMERÀ ALL’1,1% (LA VECCHIA STIMA ERA 1,4) 

L'OCSE PURE PEGGIO: NEL 2019 LA RIPRESA SI FERMERÀ ALLO 0,9, "L'ITALIA È UN RISCHIO PER L'EUROPA

L’IMPATTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA E IL RISCHIO DEL CROLLO DEI MERCATI: SE I TASSI DI INTERESSE AUMENTASSERO ANCORA IL PIL CALEREBBE ANCORA

ISTAT RIVEDE AL RIBASSO LA STIMA DEL PIL DEL 2018: +1,1%

pil istat2PIL ISTAT
L'Istat ha rivisto al ribasso le previsioni per il Pil nel 2018. Secondo l'Istituto di Statistica il prodotto interno lordo italiano a fine anno segnerà una crescita dell'1,1% contro la precedente stima, diffusa a maggio, dell'1,4%. Nell'arco del 2017 si era registrata una crescita dell'1,6%. L'Istat stima inoltre "in lieve accelerazione" (+1,3%) il Pil nel 2019. Il tasso di disoccupazione calerà fino al 10,5% nel 2018 e al 10,2% nel 2019, rispetto al 11,2% del 2017.

reddito di cittadinanzaREDDITO DI CITTADINANZA
L'impatto del reddito di cittadinanza - Secondo l'Istat, l'introduzione del reddito di cittadinanza potrebbe portare a un aumento del Pil fino a 0,3 punti percentuali, basandosi sull'ipotesi che l'intervento corrisponda a "un aumento dei trasferimenti pubblici pari a circa mezzo punto di Pil". Nei primi anni questa misura porterebbe un aumento medio di 2 decimi di punto del Pil rispetto allo scenario base e l'aumento potrebbe raggiungere i 3 decimi nel caso in cui si consideri l'impatto del reddito direttamente come uno shock positivo sui consumi delle famiglie.

pil istatPIL ISTAT
Il rischio del crollo dei mercati - Un eventuale aumento dei tassi di interesse pari a 100 punti base determinerebbe però un peggioramento del Pil dello 0,7% rispetto allo scenario base. "L'attuale scenario di previsione - sottolinea l'Istituto - è caratterizzato da alcuni rischi al ribasso rappresentati da una più moderata evoluzione del commercio internazionale, da un aumento del livello di incertezza degli operatori e dalle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea".

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO
Bene gli investimenti, crolla la spesa delle famiglie - Gli investimenti fissi lordi sono previsti crescere del 3,9% nel 2018, per poi decelerare nel 2019 al +3,2%. "Nell'anno in corso, il processo di ricostituzione dello stock di capitale è atteso proseguire a ritmi sostenuti influenzato sia dal proseguimento del ciclo espansivo dei mezzi di trasporto sia dalle condizioni favorevoli sul mercato del credito", si legge nel report sulle Prospettive per l'economia italiana nel 2018-2019. Quanto alle famiglie, nel 2018 la spesa in termini reali è stimata in "deciso rallentamento" rispetto agli anni precedenti (+0,9%), con un recupero nel 2019 (+1,2%), "quando beneficerebbe degli effetti positivi delle politiche fiscali indicate nella Legge di Bilancio". Nel 2017 si era attestata all'1,5%.

Ocse: ripresa Italia perde slancio, Pil 2019-2020 +0,9%
SPREAD DI CITTADINANZASPREAD DI CITTADINANZA
(ANSA) - In Italia la crescita del Pil dovrebbe essere dello 0,9% nel 2019 e restare invariata nel 2020: è quanto si legge nell'Ocse Economic Outlook 2018 presentato oggi a Parigi. Nel documento si sottolinea inoltre che la ripresa italiana "ha perso slancio".

Ocse: debito Italia non calerà, resterà attorno a 130%
(ANSA) - "Considerata la bassa crescita, il rialzo dei costi per interessi e un più elevato deficit, il livello del debito cesserà di calare e resterà a circa il 130% del Pil". Lo si legge nell'Economic Outlook 2018 dell'Ocse nella sezione sull'Italia in cui è stimato un debito al 129,9% sia nel 2019 sia nel 2020. "La politica fiscale - spiega il rapporto - sarà espansiva nel 2019 ampliando il deficit al 2,5% del Pil e al 2,8% nel 2020. Il debito pubblico, che è sceso gradualmente rispetto al Pil, si stabilizzerà invece a un livello elevato".

DI MAIO SPREADDI MAIO SPREAD



Ocse: riduzione età pensioni aggraverà disuguaglianze
(ANSA) - La riduzione dell'età pensionistica "aggraverà le diseguaglianze tra generazioni aumentando il già alto livello di spesa previdenziale" e "ridurrà la crescita di lungo termine riducendo la popolazione in età lavorativa": è quanto si legge nella scheda dedicata all'Italia dell'Ocse Economic Outlook 2018 relativamente a quota 100.

Ocse: da reddito cittadinanza scarsi benefici su crescita
SALVINI DI MAIO CONTESALVINI DI MAIO CONTE
(ANSA) - La manovra italiana "ha giustamente l'obiettivo di aiutare i poveri, ma data la sua composizione, i benefici sulla crescita saranno probabilmente modesti, soprattutto nel medio termine": è quanto afferma l'Ocse nel capitolo dell'Economic Outlook 2018 dedicato all'Italia. Il reddito di cittadinanza attualmente promosso dal governo, si spiega, "rafforza notevolmente i programmi anti-povertà, ma per essere efficace e contenere i costi, il governo deve accelerare le riforme volte a migliorare i programmi di ricerca del lavoro e la formazione, nonché politiche di inclusione sociale". In ogni caso, secondo l'Ocse, "basarsi sul lavoro già fatto da numerosi comuni nel quadro del nuovo piano sul reddito di inclusione entrato in vigore a inizio 2018 darebbe risultati migliori e più rapidi".

luigi di maio giuseppe conte matteo salviniLUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
OCSE: ITALIA RISCHIO PER EUROPA

(ANSA) - In Europa "ci sono rischi" e uno di questi "è l'Italia": lo ha detto la capoeconomista dell'Ocse, Laurence Boone, durante la presentazione dell'Economic Outlook 2018 a Parigi. Boone ha evocato, tra l'altro, "l'innalzamento dello spread", una situazione che converrebbe scongiurare, anche se l'Ocse ritiene che il rischio di contagio agli altri Paesi "sia limitato".

Fonte: qui




L'ATTACCO AL GOVERNO ITALIANO SI COMPIE. LA COMMISSIONE: ''UNA PROCEDURA PER DEFICIT ECCESSIVO BASATA SUL DEBITO''. 

MA IL M5S DICE CHE NON INTENDE MODIFICARE LA MANOVRA

LA MINACCIA DELLA CAPO ECONOMISTA BCE, NOUY, CHE EVOCA LA GRECIA: ''INCROCIAMO LE DITA PER LE BANCHE ITALIANE. SAREBBE MOLTO TRISTE SE FINISSERO COME ATENE''

L'ECONOMISTA FITOUSSI: ''A CHE SERVE IL GOVERNO SE LA POLITICA FISCALE VIENE DECISA DA UNA COMMISSIONE EUROPEA CHE FA ERRORI INCOMPRENSIBILI O DAI MERCATI STRANIERI?''


Fitoussi in difesa di Tria:'manovra non va toccata, spread ricatto'


UE A ITALIA,REGOLA DEBITO VIOLATA GIUSTIFICA PROCEDURA
juncker dombrovskisJUNCKER DOMBROVSKIS
 (ANSA) - "La nostra analisi di oggi - rapporto 126.3 - suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato. Concludiamo che l'apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata". Lo scrive la Commissione Ue nel suo rapporto sul debito italiano.

MANOVRA:FONTI GOVERNO,NO MODIFICHE,CONTE SPIEGHERÀ A JUNCKER
 (ANSA) - Nessuna modifica alla manovra ma una dettagliata spiegazione degli obiettivi e dei parametri contenuti nella legge di bilancio. E' questa, a quanto si apprende da fonti M5s di Palazzo Chigi, l'intenzione del premier Giuseppe Conte a fronte della bocciatura della manovra da parte dell'Ue. Conte, si apprende, spiegherà in dettaglio a Juncker la manovra e il suo senso, "al di là dei numerini". Perché, si ribadisce, "i nostri economisti la ritengono adeguata". La spiegazione sarà contenuta in un dossier di "tante pagine e molto tecnico".


TRIA BECCHETTI FITOUSSITRIA BECCHETTI FITOUSSI
L'ECONOMISTA FITOUSSI A 'L'ARIA CHE TIRA'
''A che serve il governo se la politica fiscale viene decisa da Bruxelles? Non capisco davvero la Commissione Europea in questo periodo. La manovra di Tria è ancora più utile ora che la crescita rallenta, certo che è corretta! Lo spread è un ricatto, Tria deve andare avanti''. Il docente di economia all'Institut d’Etudes Politiques di Parigi ed autorevole teorico contemporaneo del reddito di base, in merito allo scontro con la Commissione Europea.


L'ATTESA. OGGI BRUXELLES BOCCIA LA MANOVRA. E LA BCE EVOCA IL RISCHIO-GRECIA
Giovanni Maria Del Re per www.avvenire.it

«Incrociamo le dita». Non poteva essere più netta Danièle Nouy, la presidente uscente dell’Ssm, la vigilanza bancaria Ue in seno alla Bce, commentando la manovra, lo spread e il suo impatto sulle banche italiane. Uno sfogo che rende bene gli umori europei alla vigilia del fatidico verdetto della Commissione Europea sul bilancio italiano, accompagnato dall’ormai praticamente certa (salvo colpi di scena) apertura della procedura per deficit eccessivo relativa al debito.
di maio conte salviniDI MAIO CONTE SALVINI

Come previsto, la lettera di risposta inviata dal governo lo scorso 13 novembre non ha potuto evitare il peggio e non stupisce, visto che non sono contenute modifiche all’impianto della manovra (si aggiunge solo la promessa di 18 miliardi di euro di privatizzazioni nel 2019 e di intervenire qualora si superi il deficit del 2,4% del Pil). Il 'verdetto' è atteso a ora di pranzo, a mercati aperti, o al massimo nel primo pomeriggio. E potrebbe essere accompagnato dall’anticipazione del Rapporto sul debito.

SALVINI DI MAIOSALVINI DI MAIO
L’attenzione si sposta ora al dopo: e cioè al tentativo del governo di evitare almeno le sanzioni (in teoria fino allo 0,5% del Pil all’anno). Se l’esito oggi appare scontato, quello che domina è la crescente preoccupazione a livello europeo per il dilagante nervosismo dei mercati, come non è passato inosservato il fiasco dei Btp Italia. «Il recente aumento dei rendimenti dei titoli sovrani in un Paese (l’Italia, ndr ) - ha avvertito Nouy, che a fine dicembre finisce il mandato per lasciarlo quasi certamente a un italiano, l’attuale presidente dell’Agenzia bancaria europea Andrea Enria - è uno sviluppo indesiderato. La vigilanza bancaria della Bce continuerà a monitorare tutti gli sviluppi che potrebbero minare le posizioni patrimoniali delle banche».

A cominciare da quelle italiane, le quali, sospira ancora Nouy, «hanno fatto tanto per ripulire i propri bilanci e potenziare la loro posizione patrimoniale, sarebbe molto triste se finissero per subire le conseguenze del dibattito politico. Anche se queste cose accadono, i problemi per le banche greche sono iniziati proprio da discussioni a livello politico. Incrociamo le dita, posso dire solo questo». Certo è che «è evidente che c’è una certa sensibilità da parte del mercato sugli obiettivi fiscali del governo italiano», anche se questa situazione «per il momento non ha contagiato altre giurisdizioni».

daniele nouyDANIELE NOUY
Poco dopo il successore in pectore di Nouy, Enria, che ieri ha avuto il sostegno della Commissione affari economici dell’Europarlamento, ha rincarato. «Non spetta a me intervenire sugli aspetti di bilancio - ha dichiarato nell’audizione - ma quello che posso dire è che l’aumento degli spread ha un impatto sul settore bancario non solo sul capitale ma anche sui costi di finanziamento».

DANIELLE NOUYDANIELLE NOUY





Si è fatto sentire anche il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, ministro delle Finanze portoghese, pure lui durante un’audizione al Parlamento Europeo. «Nel penultimo Eurogruppo - ha affermato - ci siamo concentrati sull’Italia perché la Commissione ha chiesto una manovra aggiornata. L’aggiornamento non migliora la situazione in termini di costi del finanziamento del debito, lo vediamo sui mercati oggi giorno, che significa che non ha dissolto le preoccupazioni sulla strategia di bilancio dell’Italia». Certo, ha spiegato, «capisco e condivido le preoccupazioni dell’Italia per una crescita debole e problemi sociali complessi, problemi seri che devono essere affrontati. Ma questo si può fare senza mettere a rischio la traiettoria di consolidamento fiscale».
MERKEL TSIPRASMERKEL TSIPRAS

Perché, ragiona il portoghese, «le nostre regole di bilancio sono mezzi per un fine, non un fine in sé. Sono concepite per creare le condizioni per una crescita economica sostenibile e per rendere fluido il funzionamento dell’Unione monetaria. Rispettarle non è nell’interesse solo dei singoli Paesi, ma di tutti». L’Italia è isolata, tutti gli altri Stati membri dell’Eurozona sono con la Commissione: se davvero oggi Bruxelles proporrà la procedura, il via libera all’Eurogruppo del 22 gennaio appare scontato (e già a quello del 3 dicembre si capiranno gli umori). Un sostegno ribadito dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz.

Mario CentenoMARIO CENTENO
«Le regole - ha detto a Bloomberg Tv - non sono un’invenzione di qualcuno, hanno delle ragioni che sono parte della realtà con cui ognuno deve fare i conti ». Perché, avverte Scholz, «affrontare un debito del 130% del Pil è qualcosa di molto più difficile che agire in una situazione completamente diversa». Insomma, «non è solo l’Ue che deve dare consigli franchi ma devono essere anche il governo e il Parlamento italiano che devono pensare a questa situazione ». Roma è avvisata, nessuno, se continua così, l’aiuterà.

Fonte: qui


COSA SUCCEDERÀ DOPO LA BOCCIATURA DELLA MANOVRA 

ECCO LE TAPPE DEL PERCORSO CHE PORTERÀ ALLA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER L’ITALIA

IL PROSSIMO STEP È LA VALUTAZIONE DEL COMITATO ECONOMICO E FINANZIARIO DEL CONSIGLIO EUROPEO, CHE SI RIUNIRÀ IL 5 DICEMBRE, POI LA PALLA PASSA ALL’ECOFIN 

NEL FRATTEMPO L’ITALIA NON POTRÀ ACCEDERE ALLO “SCUDO ANTI SPREAD” E POTREBBE VEDER CONGELATI I FONDI STRUTTURALI SE…


TRIA E MOSCOVICITRIA E MOSCOVICI
La bocciatura definitiva della manovra italiana da parte della Commissione europea, accompagnata dalla raccomandazione di avviare una procedura per deficit eccessivo per violazione della regola del debito, è solo il primo passo di un percorso che durerà molti mesi.

Ora spetta agli Stati membri presentare la loro posizione sulla nostra relazione”, ha ricordato il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici. “Se gli Stati fossero d’accordo con le conclusioni della Commissione, lavoreremo alla procedura per deficit eccessivo, con una nuova raccomandazione all’Italia affinché venga corretto questo deficit e la traiettoria del debito.

il palazzo della commissione europea a bruxellesIL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUXELLES
Se dovremo imboccare questa strada, discuteremo delle modalità, in primis con le autorità italiane. In una situazione di questo tipo il dialogo è più indispensabile che mai”. Le sanzioni – un deposito infruttifero dello 0,2% del pil, circa 3,6 miliardi, più una componente variabile fino allo 0,5% del pil, vale a dire 9 miliardi – sono l’ultima spiaggia: finora non ci si è mai arrivati e non è detto che accada nemmeno stavolta.

Il verdetto dell’Ecofin – La prossima tappa è la valutazione del Comitato economico e finanziario del Consiglio europeo, organismo composto di alti funzionari dei Paesi membri e delle loro banche centrali, della Banca centrale europea e della Commissione. Il Comitato può prendersi fino a due settimane per dare la propria opinione. Se le utilizzerà tutte, il parere arriverà il 5 dicembre. Saranno poi i ministri delle Finanze della Ue, riuniti nell’Ecofin, a decidere se procedere. La prossima riunione dell’Ecofin è in calendario il 4 dicembre. Se per quel giorno il parere del Comitato presieduto dall’olandese Hans Vijlbrief sarà già arrivato, i ministri potranno votare l’avvio della procedura nei confronti dell’Italia. In caso contrario si andrà alla riunione del 22 gennaio.
CONTE DI MAIO SALVINICONTE DI MAIO SALVINI

La richiesta di una manovra correttivaIl Consiglio dei ministri economici e finanziari voterà – a maggioranza qualificata – una raccomandazione che chiederà a Roma di rimediare adottando misure che riportino il deficit nominale e quello strutturale a un livello compatibile con la discesa del debito (ora poco sotto il 130% del pil). La raccomandazione conterrà un termine: il governo sarà chiamato ad intervenire entro sei mesi, o entro tre mesi se la situazione verrà giudicata essere particolarmente seria. Nel caso italiano, potrebbe essere richiesta una manovra correttiva nell’ordine delle decine di miliardi di euro.

Il deposito infruttifero e il possibile stop dei prestiti Bei – In attesa dei correttivi, il Consiglio può decidere di applicare altre “punizioni”. Per esempio può invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la sua politica di prestiti verso l’Italia (la Bei eroga ogni anno circa 12 miliardi a imprese e istituzioni italiane) e chiedere di aprire presso l’Unione un deposito infruttifero pari allo 0,2% del pil. Per prendere questa decisione occorre la maggioranza qualificata inversa, cioè serve la maggioranza qualificata del Consiglio per bloccare l’applicazione della misura.

Le sanzioni e il rischio di taglio del rating – Una volta scaduto il termine, la Commissione e il Consiglio valuteranno lo sforzo messo in campo e potranno “congelare” la procedura in sospeso o intensificarla se le misure non saranno ritenute sufficienti. Nel primo caso, se le finanze pubbliche nel frattempo saranno state colpite da eventi eccezionali, l’Ue potrebbe acconsentire a un’estensione della scadenza dando altro tempo per la correzione dei conti e rivedere le proprie raccomandazioni riflettendo il cambiamento di scenario per circostanze particolari e motivate. Che potrebbero comprendere una crescente difficoltà del Tesoro a rifinanziare il proprio debito sul mercato e revisioni al ribasso del rating sovrano della Penisola. Nel secondo caso, il deposito infruttifero dopo due anni può essere convertito in una multa fino allo 0,5% del pil.

SPREAD DI CITTADINANZASPREAD DI CITTADINANZA
Niente ombrello anti spread  – Nel frattempo l’Italia non avrà accesso al piano Omt o “scudo anti spread”, quello – annunciato da Mario Draghi nel 2012 e mai utilizzato – che prevede acquisti illimitati di titoli da parte della Bce per aiutare Stati in grave e conclamata difficoltà di finanziamento. Se poi tutte e quattro le maggiori agenzie di rating (S&P, Moody’s, Fitch e Dbrs) dovessero tagliare il merito di credito di Roma sotto il livello investment grade, l’Eurotower non potrebbe l’anno prossimo continuare ad acquistare i nostri Bot e Btp reinvestendo i proventi dei titoli comprati durante il quantitative easing che vanno a scadenza.

In discussione il congelamento dei fondi strutturali – Non basta: in questi giorni al Parlamento europeo è in discussione un parere dell’eurodeputato del Ppe Ivana Maletic che punta a introdurre a partire dal 2020 il congelamento dei fondi strutturali e sanzioni severissime per i Paesi che non rispettano i parametri macroeconomici dell’eurozona. La Commissione per i problemi economici e monetari (Econ) del Parlamento europeo lo ha approvato proprio mercoledì. Ora la parola passa alla Commissione Sviluppo regionale (Regi) che voterà tra gennaio e febbraio. Se la riforma passerà, l’Italia potrebbe non ricevere più i fondi europei con cui oggi vengono erogati finanziamenti alle imprese e alla ricerca e vengono finanziati interventi per promuovere l’occupazione.

Fonte: qui


GLI ITALIANI SOSTENGONO IL GOVERNO DA ELETTORI MA NON DA RISPARMIATORI: LE FAMIGLIE NON COMPRANO PIÙ BTP E SU “GOOGLE” CERCANO NOTIZIE SULLO SPREAD 

L’ITALIA È  SOLVIBILE, IL PROBLEMA È LA LIQUIDITA NEI PRIMI MESI DEL 2019: SE SI PERDE L’ACCESSO AL MERCATO SERVIRÀ UN MAXI PRESTITO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE, E POI C’È IL COMMISSARIAMENTO

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

conte di maio salviniCONTE DI MAIO SALVINI
Il dubbio, adesso, è che noi italiani ci stiamo comportando in modi diversi a seconda delle circostanze. Non sembra che votiamo con il portafoglio come votiamo nell' urna elettorale.
Non rispondiamo ai sondaggi come a coloro che gestiscono i nostri risparmi. Non ricerchiamo su Google espressioni simili a quelle che condividiamo ogni giorno pubblicamente su Facebook.

Nel voto del 4 marzo le due forze oggi al governo hanno preso il 51%, ma non hanno mai riscosso la fiducia dagli italiani come risparmiatori: malgrado gli ottimi rendimenti, negli ultimi mesi le famiglie hanno lasciato scendere un po' la loro esposizione sui titoli di Stato. Da allora il gradimento di Lega e M5S è salito al 60%, ma neanche questo sta facendo cambiare l' approccio di noi italiani di fronte ai nostri conti in banca.

EURO CRACEURO CRAC
L' ultimo Btp Italia, offerto alle famiglie, si è venduto molto meno che in passato. Quanto alle abitudini sulla rete, anche qui emerge lo stesso dualismo: in ottobre l' 86% delle interazioni Facebook di argomento politico in Italia è avvenuto su pagine favorevoli al governo (50 milioni di condivisioni, «mi piace» e commenti); eppure sempre in ottobre la ricerca su Google di informazioni sulle promesse del governo - reddito di cittadinanza, pensioni - è stata soppiantata da quella su un' altra parola chiave: «spread».

spread btp bundSPREAD BTP BUND
La paura per i costi sul debito inizia a inquinare la speranza di un nuovo welfare. È sempre possibile che noi italiani sembriamo così incerti solo perché, in fondo, abbiamo già fatto i conti: aumentare oneri previdenziali già enormi magari sarà un male per il Paese, ma ciascuno di noi spera di trarne un beneficio personale.

Lo stesso vale per un sussidio contro la povertà che non spinga le persone a cercare un nuovo lavoro. Restano dunque lo spread e quella paura collettiva che ormai contamina le speranze individuali. Quanto a questo, non viene spiegato abbastanza né in Italia né in Europa che il Paese rimane finanziariamente solvibile. Anche sul debito pubblico. I conti con l' estero sono in equilibrio, l' economia genera molto risparmio e, anche se tutto andasse piuttosto male fino al 2021, il debito dello Stato difficilmente potrebbe salire dal 131% oltre il 133% del Pil.

Il problema non è la solvibilità nei prossimi anni, ma la liquidità nei prossimi mesi. Con un debito così vasto, tassi in aumento e un deficit crescente, lo Stato ha un bisogno continuo di raccogliere prestiti. Non può perdere l' accesso al mercato neppure per un giorno, perché il collasso di fiducia che ne deriverebbe rischia di precluderlo per anni.

Certo, niente di tutto questo dovrebbe presentare un pericolo nella parte finale di quest' anno perché la liquidità raccolta (a costi accettabili) è già abbastanza. È tutto diverso però nei primi mesi del 2019, quando il Tesoro dovrà emettere molti più titoli e dovrà farlo lungo un percorso pieno di trappole: gli investitori esteri hanno già tagliato la loro esposizione di 66 miliardi di euro e intendono continuare a farlo; a gennaio parte una procedura europea con un piano di rientro sul deficit che l' attuale governo - fatto senza precedenti - potrebbe rifiutarsi di firmare; e a febbraio si vedrà che l' economia è rimasta paralizzata anche in inverno.

È in quel momento che si concentra il massimo pericolo, perché se l' Italia nel 2019 perdesse l' accesso al mercato non potrebbe far altro che chiedere un prestito da centinaia di miliardi alle istituzioni europee. E questo non sarebbe senza condizioni. Non solo le riforme che l' attuale governo rifiuta: anche una qualche forma di ristrutturazione del debito a carico dei creditori privati, che i parlamenti di Berlino e di una decina di altri Paesi del Nord a quel punto esigerebbero prima di mettere a rischio i soldi dei loro contribuenti.

Sarebbe un errore tragico ed evitabile, frutto di una lettura sbagliata degli eventi. Questo non è il 2011, quando una crisi economica ne innescò una finanziaria che portò alla caduta di Silvio Berlusconi. Qui la linea delle cause corre in senso inverso: un fatto politico - il trionfo del populismo - sta generando stress finanziario che produce recessione e nuove tensioni sul debito.
Italia CracITALIA CRAC

L' origine del problema è questa caotica campagna elettorale che non finisce mai, perché erode la fiducia. È qui che qualcosa deve cambiare prima che sia tardi. Spetta al governo. E spetta anche a noi italiani smettere lasciarci illudere che l' interesse personale di ciascuno si faccia a spese dello Stato. Cioè di tutti.

Fonte: qui

P.S. In realtà vi è, di nuovo, una spaventosa crisi economica globale incombente che sta piombando sui mercati finanziari, le materie prime sono troppo costose. 

E' un si salvi chi può, generalizzato!

“PAGATE LA DROGA SPARITA”, IN BRIANZA TRE RAGAZZI RUBANO LA DROGA AI PUSHER: SEQUESTRATI NEL BOX E COSTRETTI A GIOCARE ALLA ROULETTE RUSSA


I LORO CAPI, FINITI IN MANETTE, LI ACCUSAVANO DI AVER FATTO SPARIRE ALCUNE DOSI DI MARIJUANA PER RIVENDERLA 

I TRE, UN 17ENNE E DUE 18ENNI, SONO STATI SALVATI DA…

Carmine Ranieri Guarino per www.milanotoday.it

Per farsi dire dove era finita la loro droga non hanno esitato a trasformarsi in rapitori professionisti.
MONZA ROULETTE RUSSA PUSHERMONZA ROULETTE RUSSA PUSHER

Così, dopo aver "invitato" le loro vittime a seguirli, li hanno tenuti in ostaggio per quasi tre ore e li hanno terrorizzati e minacciati. Poi, per convincerli a parlare, li hanno costretti a giocare alla roulette russa e non si sono fatti nessun problema a premere il grilletto, sfidando il caso e la morte. 

Tre ragazzi - tutti italiani di venti, ventiquattro e venticinque anni, tutti senza un lavoro - sono stati arrestati dai carabinieri di Vimercate, guidati dal capitano Antonio Stanizzi, con le accuse di sequestro di persona e detenzione e porto di arma clandestina, mentre il 24enne deve rispondere anche del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 

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La droga sparita e il sequestro
A finire nel loro mirino sono stati altri tre italiani, anche loro giovanissimi: un 17enne e due 18enni, tutti della zona e tutti incensurati. 

I due gruppi, stando alle indagini, si conoscevano molto bene: gli arrestati avevano infatti affidato a uno dei due maggiorenni una partita di droga per fargliela conservare nel suo box. Quel carico - 180 grammi - era però sparito nel nulla e i pusher avevano deciso di vendicare l'affronto. 

Così - dopo un appuntamento fuori da un bar di Mezzago per parlare di "affari" - i ventenni hanno costretto i ragazzini a seguirli nel garage dove doveva essere l'erba e lì li hanno presi in ostaggio, minacciandoli per farsi dire dove fosse finita la loro droga. 

La roulette russa all'ultimo colpo
Per mostrare alle vittime di essere pronti a fare sul serio, uno dei rapitori - il 24enne - ha caricato tre proiettili nel tamburo di una pistola calibro 38 con matricola abrasa e ha obbligato i ragazzi a giocare alla roulette russa. 

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Il sequestratore ha quindi puntato l'arma contro la testa del 17enne e ha sparato - ma il colpo non è partito - e ha poi fatto lo stesso con uno dei due 18enni, premendo il grilletto mentre la canna era attaccata alla sua testa. Anche in quel momento - soltanto per caso - il proiettile non è uscito. 

L'arrivo dei carabinieri nel box
A interrompere il folle sequestro, quando era ormai la notte tra sabato e domenica, ci hanno pensato i carabinieri, allertati da un amico delle vittime, che ha indicato anche il box dove potevano trovarsi i tre. 
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Al loro arrivo sul posto, proprio fuori dal garage, i militari hanno trovato uno dei sequestratori - il 24enne - e una delle vittime, che ha fatto capire - a gesti - che l'uomo era armato. Addosso, infatti, i carabinieri gli hanno trovato la pistola e sedici proiettili, mentre a casa sua sono stati sequestrati cinque chili di hashish, uno di marijuana e altri colpi per l'arma. 

Nelle abitazioni degli altri due arrestati - fermati anche loro a pochi metri dal luogo del sequestro - i militari sono riusciti a mettere le mani su qualche dose di droga e su diecimila euro in contanti: soldi che i tre, con ogni probabilità, avevano guadagnato spacciando.
L'ipotesi degli investigatori è che il sequestro sarebbe andato avanti e che i tre ventenni fossero pronti a caricare i ragazzini in un furgone per spostarli in un altro posto più "sicuro".  

La droga rubata a casa di un altro ragazzo
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Gli stessi investigatori sono poi riusciti anche a ritrovare i 180 grammi di droga "spariti". La marijuana è stata scoperta a casa di un 19enne - amico dei tre sequestrati - che è stato a sua volta arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 
È molto probabile che i ragazzini - denunciati per detenzione di droga - avessero intenzione di rivendere la marijuana in autonomia, per poi dividersi i soldi. Un tentativo che hanno pagato con tre ore di terrore e, quasi, con la vita. 

Fonte: qui