9 dicembre forconi: 07/02/18

lunedì 2 luglio 2018

Petrolio, Trump chiede ai sauditi di pompare 2 milioni di barili in più




Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti. I tre giganti del petrolio – responsabili di un terzo della produzione mondiale – hanno già iniziato a inondare i mercati di barili extra, con uno sforzo almeno in parte coordinato che potrebbe anche non raffreddare i prezzi del greggio, viste le infinite emergenze sul fronte dell’offerta (il Brent è tornato a sfiorare 80 dollari) ma che di certo li porterà a sottrarre quote di mercato ai produttori in difficoltà: dall’Iran al Venezuela, dalla Libia alla Nigeria e all’Angola.

Non solo, ma il presidente Trump in persona ha chiesto al re saudita di aumentare la produzione di anche «2 milioni di barili» al giorno per compensare la minore produzione di Iran e Venezuela. È stato lo stesso presidente ad annunciarlo via twitter, aggiungendo che re Salman «è d’accordo». Riad, in una nota ufficiale, ha confermato la conversazione telefonica, precisando che i due leader hanno condiviso la «necessità di preservare la stabilità del mercato petrolifero e gli sforzi dei Paesi produttori di compensare eventuale carenze di offerta», senza tuttavia confermare la cifra di un possibile incremento.
Riad comunque avrebbe già spinto le estrazioni di greggio al livello record di 10,7 milioni di barili al giorno, ben 700mila bg in più rispetto al mese scorso. L’aumento, avviato prima ancora che l’Opec si riunisse per valutare i livelli produttivi, è stato rilevato da trader e analisti interpellati dalla Reuters, secondo cui anche l’export saudita sarebbe balzato a 8 mbg negli ultimi 15 giorni, da una media di 7,3 mbg ad aprile (l’ultimo dato ufficiale disponibile).
La Russia, alleata dell’Opec, aveva cominciato fin da marzo ad attenuare il rispetto dei tagli produttivi e ieri il ministro Alexandr Novak ha affermato che Mosca è pronta a offrire altri 200mila bg a luglio o anche più «se necessario». A maggio la produzione russa era stata di 10,97 mbg e nella prima settimana di giugno, secondo fonti Interfax, era già salita a 11,09 mbg, 143mila bg sopra la quota concordata con l’Opec e solo 100mila bg in meno rispetto al massimo storico di novembre 2016.
I volumi sono superiori a quanto la maggior parte dei Paesi Opec sia in grado non solo di esportare, ma neppure di estrarre. Solo i sauditi e gli iracheni riescono a vendere di più all’estero (Baghdad è intorno a 3,6 mbg, tallonata – per ora – dall’Iran con circa 2,2 mbg).Il petrolio sta arrivando a ritmi da primato anche dagli Usa. La produzione americana è ormai salita a 10,9 mbg e nella settimana al 22 giugno – proprio mentre l’Opec cercava un accordo – le esportazioni hanno raggiunto la bellezza di 3 mbg, un livello stratosferico, che ha stupito alcuni osservatori al punto da spingere qualcuno a sospettare un numero “taroccato”, vista anche la cifra tonda: tre milioni esatti, non uno di più e non uno di meno.
L’exploit americano, per vari motivi, potrebbe comunque essere temporaneo. La capacità dei porti sul Golfo del Messico, su cui mancano cifre ufficiali, è forse sufficiente a sostenere ritmi superiori: secondo Clipper Data è salita di recente a circa 5 mbg, distribuiti in 6 terminal. Ma la rete di oleodotti è inadeguata, tanto che presto potrebbe arrestare la crescita dello shale oil: nell’area di Permian, ha denunciato Scott Sheffield, ceo di Pioneer Natural Resources, il limite di portata delle pipeline sarà raggiunto a settembre.
Le forniture record arrivate la settimana scorsa dagli Usa almeno in parte sembrano prelevate dagli stoccaggi (che infatti sono crollati di ben 9,9 mb).
Il petrolio Usa è anche diventato meno conveniente per i consumatori: lo sconto del Wti sul Brent, che aveva superato 11 $ a inizio giugno, ora è più che dimezzato e agli attuali livelli, inferiori a 5 $, non incentiva più le esportazioni.
Sullo sfondo c’è anche la minaccia dei dazi cinesi. A differenza di quelli sui prodotti agricoli, quelli sul petrolio non entrerebbero però in vigore il 6 luglio, ma solo in un secondo momento. E comunque il mondo è grande e nei prossimi mesi avrà un enorme bisogno di greggio.
Fonte: qui

Just spoke to King Salman of Saudi Arabia and explained to him that, because of the turmoil & disfunction in Iran and Venezuela, I am asking that Saudi Arabia increase oil production, maybe up to 2,000,000 barrels, to make up the difference...Prices to high! He has agreed!

PER PUNTELLARE LA GIUNTA APPENDINO, DI MAIO CONVINCE I CONSIGLIERI COMUNALI M5S CHE I GIOCHI INVERNALI DEL 2026 POSSONO DIVENTARE UN’OPPORTUNITÀ: “UN NUOVO APPROCCIO SENZA SPRECHI NE’ CATTEDRALI NEL DESERTO”


Andrea Rossi per “la Stampa”
CHIARA APPENDINO E IL MARITO MARCO LAVATELLICHIARA APPENDINO E IL MARITO MARCO LAVATELLI

Le Olimpiadi invernali del 2026 possono diventare un esempio, il primo, «di un nuovo approccio alla gestione della cosa pubblica: senza sprechi né cattedrali nel deserto». Un modo di agire capace di trasformare ciò che fino a ieri rappresentava il demonio, o comunque uno spauracchio da evitare, in una opportunità di mostrare che un altro mondo è possibile che le cose si possono fare diversamente. Per puntellare la poltrona di Chiara Appendino, la sindaca di Torino entrata in rotta di collisione con la sua maggioranza sul progetto di candidare la città ai Giochi invernali tra otto anni, Luigi Di Maio spolvera tutto l' armamentario del M5S di lotta che vuole essere governo senza smarrire se stesso.

E per convincere i 23 consiglieri comunali, coesi e compatti nel bocciare la proposta iniziale di Appendino al punto da spingerla quasi alle dimissioni qualche giorno fa, di fatto sembra dare sponda al loro contro documento. Lo definisce «condivisibile», ne sposa le parti in cui si parla di consumo di suolo, sostenibilità economica e ambientale, zero debiti e uso responsabile delle risorse pubbliche, una spasmodica attenzione alle regole, lotta alla corruzione e attenzione per tutto quello che verrà dopo in termini di eredità.
APPENDINO DI MAIOAPPENDINO DI MAIO

È l' unico modo per provare a ricomporre il dissenso e far decollare la candidatura di Torino dopo la frattura fra sindaca e i suoi. «Se si vuole considerare come investimento una spesa che lascia un pesante debito e che non ottiene i risultati sperati in termini di occupazione e rilancio, allora lo si può fare considerandolo un investimento sbagliato.

È impossibile in questo momento storico non tenere conto di ciò», gli spiegano i consiglieri motivando il no di pochi giorni fa alla bozza predisposta dalla sindaca. Di Maio si è fiondato a Torino per questa ragione: dopo giorni in cui a Roma si credeva che la fronda interna fosse limitata a pochi barricaderi, è scattato l' allarme: si è capito che il malessere era diffuso e investiva il ruolo stesso della sindaca e il suo modo di gestire i dossier più importanti. Il M5S rischiava di perdere Torino.

APPENDINO DI MAIOAPPENDINO DI MAIO
Serviva una figura di primo piano per ricucire e, come chiesto da entrambe le parti (Appendino e i consiglieri) si è mosso il capo politico in persona. Una vittoria sostanziale per il Movimento, molto meno per la sindaca, perché se Di Maio ha dovuto venire a Torino (già mercoledì era stato sul punto di abbandonare tutti i suoi impegni romani) è perché i vertici hanno capito che Appendino non teneva più la sua maggioranza: serviva una mediazione di altissimo livello.

E allora ecco Di Maio, che arriva in compagnia di Pietro Dettori, l' uomo che Davide Casaleggio ha voluto a Roma per seguire da vicino l' azione del governo. Di Maio che rassicura, impegna il governo sui punti cari ai grillini: niente debiti e attenzione per un evento a impatto basso.
OLIMPIADI INVERNALI TORINOOLIMPIADI INVERNALI TORINO

Così facendo è chiaro che crea un cortocircuito: il capo politico è pur sempre il vicepresidente del Consiglio dei ministri che dovrà decidere tra pochi giorni chi tra Torino, Milano e Cortina ha maggiori possibilità di organizzare i Giochi. Il suo arrivo a Torino di fatto schiera - come già avvenuto nei giorni scorsi con le sortite di altri ministri - il Movimento su una delle contendenti creando potenzialmente un fronte di conflitto con la Lega.

Un problema secondario, in questo momento: ieri la premura di Di Maio era salvare la seconda città per importanza tra quelle governate dal movimento. E - almeno stando alle indiscrezioni filtrate dal vertice ancora in corso - sembra esserci riuscito.

Fonte: qui

"Failing" Deutsche Bank May Be Kicked Out Of Key European Index

One day after Deutsche Bank's US operations failed the Fed's "stress test", it appears that this outcome had been priced in by the market as DB's stock price rose as much as 3% in early Friday trading...
... although looking slightly higher in the capital structure reveals ongoing skepticism, with the yield on DB's 6% contingent convertibles rising, and set to hit 10% any moment.
However, much to the chagrin of investors in the biggest European lender, the barrage of bad news facing Deutsche Bank is not nearly over, and as the WSJ reports, the sharp drop in DB's stock price could mean the exit from a major European index, jeopardizing its inclusion in the giant funds that track that benchmark, and assuring new all time lows as mutual fund liquidate their holdings.
The issue is that DB's share price has dropped by more than 40% this year, as it struggles with falling profitability and other legacies of pre-financial crisis exuberance; the price is so low in fact, it would no longer be included in one of Europe's most important inidices if there were no changes for the next 2 months.
According to WSJ calculations, Deutsche Bank’s market capitalization has fallen to a level that would see it removed from the Euro Stoxx 50, taking the lender out of the orbit of exchange-traded-funds with €42.5 billion ($49.1 billion) in assets that follow this index.
Still, an expulsion from the index is not assured, as a large bout of buying could save Deutsche Bank’s place in the index when it is rejigged in September, "but its presence in the relegation zone is a dramatic indicator of the once-European banking champion’s fall from grace."
Some more details on the Stoxx 50, one of the most popular European aggregate indices:
The most important indexes for Deutsche Bank are the DAX and MSCI, but losing the Euro Stoxx 50 would be unhelpful, the person said.
Index provider Stoxx rebalances the Euro Stoxx 50 every September to remove companies whose market capitalization has shrunk below a certain size and to add those which have grown in the intervening year.
The index includes the 40 largest stocks drawn from 12 so-called supersectors. The remaining 10 stocks are filled from the stocks ranked 41-60 by floating market capitalization, prioritizing companies already included in the index.
At the beginning of June, Deutsche Bank was ranked 62nd in that longlist by Stoxx. Holding that position would see the bank removed from the index. A few weeks later, as of June 29, Deutsche Bank’s free-floating market capitalization left it ranked 63 of the companies on the Euro Stoxx 50 longlist. Its market capitalization is around €2.6 billion below the stock in 60th place, the last company with a chance of inclusion in the index as it currently stands.
When companies are dropped by indexes, the funds that track them must begin to sell those stocks and buy shares in the recently-added companies.
As the WSJ reminds us, this wouldn't be DB's first time on the rodeo: in 2016, Deutsche Bank was removed from a less closely followed index, the Stoxx Europe 50, which also includes stocks from non-eurozone nations like Switzerland and the U.K. But a greater number of funds with more assets under management reference the Euro Stoxx 50, making it more important for companies to be included. Just €2.6 billion track the Stoxx Europe 50, according to Deutsche Börse, which owns STOXX.
The impact of being dropped from an index can vary over time, according to some investment experts.
“What it does when you exit these indexes is it means Joe Average fund manager no longer has to look at you,” said Dan Davies, a senior research adviser at Frontline Analysts and a former banking analyst.
“Having an investor base made up of sector specialists might not be a bad thing, given how often the bank runs into regulatory issues,” he added.
The prospect of being expelled from the index is not lost on DB itself, and the WSJ says that the prospect "is on Deutsche Bank’s radar." By the bank’s own estimates, somewhere less than 5% of its outstanding shares would likely be affected by investor rebalancing, in particular by passive investors who would be expected to automatically sell the shares if it fell out the Euro Stoxx 50.
However, in this time of pervasive passive dominance and generally illiquid markets, a forced 5% liquidation is more than enough to cripple the stock, especially if it will no longer be buoyed by the tidal ETF wave.
Fonte: qui

Global Equity Rally On The Brink?

An index representing equity markets from countries around the globe is testing a potentially critical line of support.
More than maybe any time in the past 2 years, we are seeing signs of dispersion in international equity markets. Some countries remain firmly in an uptrend, with some at or near all-time highs. At the same time, we are seeing equity markets in other countries that are getting slammed. This dynamic makes for interesting analysis in our daily charting trips around the globe. It is also makes for an interesting chart of the collective group of national stock markets, as represented by the MSCI All Country World Index, or ACWI.
We say that as the ACWI is presently testing the Up trendline (near the ~510 level) from its 2016 low which connects the lows from Brexit and the U.S. Presidential election as well as those from March-May of this year.
Will the trendline hold? Nobody knows, but we do not like the fact that the index has tested the trendline now 4 times in the past 3 months. The risk is that all of those touches have weakened the trendline and left it susceptible to breaking.
Should it break, the risk is probably about 6-7% in the near-term. And even if the ACWI does hold this ~510 level, the upside potential may be modest until the index can clear much of the post-January resistance, a task to which it has shown very little inclination thus far. All in all, we’d have to say that risk is probably presently a bit more elevated than global equity bulls would prefer.
Via Dana Lyons' Tumblr
Fonte: qui

American Spending Grows Faster Than Income For The 29th Straight Month

For the 29th month in a row, Americans annual spending grew faster than their incomes as the 'no consequences' new normal rolls on, leaving the savings rate languishing near record lows - even if it did very modestly uptick in May.
Year-over-Year income growth reached 4.0% - the highest since Nov 2015; while YoY spending growth stalled at 4.4%.
Income growth was dominated by private workers seeing another uptick...
On the month, personal incomes grew 0.4% (as expected) - the fastest rate since Dec 2017.
However, for the second straight month, month-over-month spending growth disappointed - rising just 0.2% MoM vs +0.4% expectations.
But the growth in both continues.
The PCE Inflation data came in a little hotter than expected - rising at the fastest since March 2012...
As a reminder, the vast gap between extreme high confidence and extreme low savings rate - a borrow-my-way-to-happiness narrative - has never ended well in the past...
Remember, nothing lasts forever - ask the German soccer team. Fonte: qui

IN FRANCIA IL FAMOSO RAPINATORE REDOINE FAID EVADE DAL CARCERE IN ELICOTTERO!

IL VELIVOLO E’ ATTERRATO NEL CORTILE DELLA PRIGIONE E IL CRIMINALE, GRAZIE ALL’AIUTO DI TRE COMPLICI, E’ RIUSCITO A FUGGIRE 

Aurora Vigne per www.ilgiornale.it

Clamorosa evasione di un noto rapinatore francese, Redoine Faid, che è fuggito a bordo di un elicottero atterrato nel cortile di una prigione di e Réau en Seine-et-Marne, nella regione di Parigi. L'evasione da film è stata realizzata "in elicottero con tre complici", precisano fonti vicine al dossier, aggiungendo che "l'elicottero è stato ritrovato" a Gonesse, a circa 60 chilometri dalla prigione, e che "un dispositivo di ricerca è stato attivato in tutta l'Ile de France". Come riporta Paris Match, secondo una fonte di polizia, l'elicottero sarebbe partito da Bourget, a nord di Parigi.
Redoine FaidREDOINE FAID

Redoine Faid era stato condannato in appello a 25 anni di reclusione per una rapina finita male nella regione di Parigi, che era costata la vita nel 2010 a un'agente della polizia municipale, Aurelie Fouquet. Era stato condannato due volte nel 2017: a 10 anni di reclusione per la sua evasione dal carcere di Lille-Séquedin nel 2013, e a 18 anni per l'attacco a un furgone blindato nel nord della Francia nel 2011.

Fonte: qui

ECCO COME IL FAMOSO BANDITO DELLE BANLIEUE REDOINE FAID È RIUSCITO A EVADERE DAL CARCERE DI RÉAU, VICINO A PARIGI 

DUE PERSONE ARMATE DI KALSHNIKOV SONO SCESE DA UN ELICOTTERO E L’HANNO PRELEVATO. 

GIÀ CINQUE ANNI FA REDOINE ERA EVASO DA UN’ALTRA PRIGIONE CON…


Leonardo Martinelli per “la Stampa”

redoine faidREDOINE FAID
Una sera dell' aprile 2009, alla Cinémathèque, ritrovo di cinefili parigini, il regista del mitico «Heat-La sfida», Michael Mann, venne a parlare della sua carriera. Testa rasata e faccia d' angelo, si fece avanti tra il pubblico Redoine Faid, noto «bandito» della banlieue, da poche settimane uscito dal carcere. «Lei è stato il mio consigliere tecnico», disse a Mann, molto imbarazzato.

redoine faid fuga in elicotteroREDOINE FAID FUGA IN ELICOTTERO
Raccontò di aver visto «Heat-La sfida» decine di volte. Di aver copiato il personaggio interpretato da Robert De Niro e di aver capito lì come effettuare un attacco a un furgone portavalori. Ecco, da film d' azione è stata anche la sua evasione ieri dal carcere di Réau, a una quarantina di km a Sud-Est di Parigi. Verso le 11,30, nella mattina di una domenica afosa di inizio estate, un elicottero è atterrato nel cortile del carcere. Lì Faid scontava una pena di 25 anni, decisa nell' aprile scorso per un attacco a un furgone blindato, da lui organizzato nel 2010. E che era finito male (non in maniera pulita, come a lui piace), con un inseguimento su un' autostrada e alla fine lo scontro con le forze dell' ordine. E la morte di Aurélie Fouquet, una giovane poliziotta.
redoine faid 4REDOINE FAID

Pochi mesi prima Faid, che oggi ha 46 anni, aveva pubblicato la sua autobiografia e sbandierava in interviste tv una nuova vita da agente commerciale: mai più crimine organizzato. Niente da fare, c' era ricascato.

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Ebbene, ieri l' elicottero si è posato nel cortile d' onore, dove in genere arrivano le personalità: l'unico non visibile dalle torrette di guardia e a non essere protetto dalla rete anti-aerea. Ne sono scesi almeno due uomini, vestiti di nero, con i passamontagna e armati di kalashnikov. Hanno tirato una nuvola di fumogeni. Faid stava discorrendo nel parlatorio con il fratello. Tutto è durato pochi minuti: i complici hanno sfondato una porta, che dà su un corridoio di servizio, con accesso allo spazio dove i prigionieri ricevono le visite.
redoine faid 1REDOINE FAID

Hanno prelevato Faid e sono ripartiti con l' elicottero, ritrovato a una sessantina di km da lì: il pilota, sotto choc, ha raccontato di essere stato sequestrato dai banditi nella mattina. Faid e i suoi sono fuggiti su un' auto nera, abbandonata nel parcheggio di un centro commerciale della periferia, a Aulnay-sous-Bois. Una cinquantina di km più a Nord, dagli alloggi popolari di Creil proviene Faid, figlio di un operaio di origini algerine.
redoine faid 2REDOINE FAID



Sparito nel nulla per il momento. Iniziò la sua «carriera» a sei anni, rubando un carrello pieno di dolci da un supermercato. Poi arrivarono i furti seri, fino a diventare trafficante di droga e rapinatore d' alto bordo: ormai un idolo per i giovani delinquenti della banlieue. Cinque anni fa era già evaso da un' altra prigione, prendendo in ostaggio quattro agenti come scudi umani, poi rilasciati, illesi. Aveva fatto saltare una serie di porte con la dinamite ed era scomparso, ritrovato dopo qualche settimana ancora nella periferia di Parigi.

Redoine FaidREDOINE FAID

Una guardia carceraria, che l' ha conosciuto di recente, ha detto che «Faid è sempre molto gentile ed educato, mai in conflitto con gli agenti penitenziari. Ma in un angolo della testa pensa sempre a evadere. Bisogna stare attenti». Il fratello di Faid è stato fermato. Pochi giorni fa un drone era stato avvistato nei pressi del carcere, utilizzato dai suoi «amici» per organizzare il blitz. 

Fonte: qui

“SU VIA D'AMELIO UNO DEI PIÙ GRAVI DEPISTAGGI DELLA STORIA GIUDIZIARIA ITALIANA”

NELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DEL PROCESSO BORSELLINO QUATER, I GIUDICI DELLA CORTE D'ASSISE DI CALTANISSETTA CERTIFICANO GLI INTERVENTI DI “SOGGETTI INSERITI NEGLI APPARATI DELLO STATO” PER NASCONDERE LA VERITÀ SULLA STRAGE DI VIA D'AMELIOGLI UOMINI DELLO STATO CHIAMATI IN CAUSA SONO ALCUNI INVESTIGATORI GUIDATI DALL’ALLORA CAPO DELLA SQUADRA MOBILE DI PALERMO ARNALDO LA BARBERA: DOVEVANO SCOPRIRE I RESPONSABILI DELLE BOMBE, INVECE COSTRUIRONO A TAVOLINO ALCUNI FALSI PENTITI...

I "SUGGERITORI OCCULTI", L'AGENDA ROSSA, IL RUOLO DI SCARANTINO E BRUNO CONTRADA

Salvo Palazzolo per www.repubblica.it

AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINOAGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO
"Soggetti inseriti negli apparati dello Stato" indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta. "È uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", accusano i giudici della corte d’assise di Caltanissetta, che ieri hanno depositato le motivazioni della sentenza del processo Borsellino quater: 1.856 pagine, dodici capitoli, un lavoro minuzioso di ricostruzione firmato dal presidente Antonio Balsamo e dal giudice a latere Janos Barlotti, che rappresenta una tappa importante nel difficile percorso di ricerca della verità, perché fissa in maniera chiara i misteri ancora irrisolti e indica una strada per proseguire le indagini.

PAOLO BORSELLINOPAOLO BORSELLINO
Indagini che puntano al cuore dello Stato. Scrive la corte: "È lecito interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso, con specifico riferimento ad alcuni elementi". 

Gli uomini dello Stato chiamati in causa sono alcuni investigatori del gruppo Falcone e Borsellino guidati dall’allora capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera: dovevano scoprire i responsabili delle bombe, invece costruirono a tavolino alcuni falsi pentiti. La corte non crede per ansia di giustizia e di risultato. No.
PAOLO BORSELLINO - STRAGE DI VIA DAMELIOPAOLO BORSELLINO - STRAGE DI VIA DAMELIO

Vennero suggerite a Scarantino "un insieme di circostanze del tutto corrispondenti al vero". Il furto della 126 rubata mediante la rottura del bloccasterzo è la verità che ha poi raccontato nel 2008 il pentito Gaspare Spatuzza. Come facevano i suggeritori a sapere la storia della 126? "È del tutto logico ritenere — scrivono ora i giudici — che tali circostanze siano state suggerite a Scarantino da altri soggetti, i quali, a loro volta, le avevano apprese da ulteriori fonti rimaste occulte".

LA BORSA DI PAOLO BORSELLINOLA BORSA DI PAOLO BORSELLINO




Chi ispirò i suggeritori? La corte ricorda che il 13 agosto 1992, il centro Sisde (il servizio segreto civile) di Palermo, comunicò alla sede centrale che "la locale polizia aveva acquisito significativi elementi sull’autobomba". E ancora la corte rileva "l’iniziativa decisamente irrituale" dell’allora procuratore di Caltanissetta Tinebra di chiedere la collaborazione nelle indagini di Bruno Contrada, all’epoca numero tre del Sisde, poi arrestato per mafia dai pm di Palermo nel dicembre del 1992.

PAOLO BORSELLINOPAOLO BORSELLINO



"Una richiesta di collaborazione decisamente irrituale — ribadisce la sentenza — perché Contrada non rivestiva la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria". Tanta "rapidità nel chiedere la collaborazione di Contrada già il giorno immediatamente successivo alla strage — scrivono ancora i giudici — a cui fece seguito la mancata audizione del dottore Borsellino nel periodo dei 57 giorni" che gli rimasero da vivere. 

E col Sisde collaborava anche il capo della Mobile La Barbera, pure questo ricorda la sentenza.

PAOLO BORSELLINO - LA STRAGE DI VIA D AMELIOPAOLO BORSELLINO - LA STRAGE DI VIA D AMELIO
E viene scritto, per la prima volta: c’è un "collegamento tra il depistaggio dell’indagine e l’occultamento dell’agenda rossa di Borsellino"

Perché per i giudici La Barbera è anche "intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività, nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre".

giovanni falcone paolo borsellinoGIOVANNI FALCONE PAOLO BORSELLINO




Ci furono dunque poliziotti indefeli che pilotarono il falso pentito per finalità tutte da scoprire. Ma ci furono anche magistrati distratti. La corte d’assise non fa nomi, però scrive: "Un insieme di fattori avrebbe logicamente consigliato un atteggiamento di particolare cautela e rigore nella valutazione delle dichiarazioni di Scarantino, con una minuziosa ricerca di tutti gli elementi di riscontro, secondo le migliori esperienze maturate nel contrasto alla criminalità organizzata".

E viene ricordato che due pm, Ilda Boccassini e Roberto Saieva, avevano scritto una nota ai colleghi per segnalare "l’inattendibilità delle dichiarazioni rese da Scarantino su via D’Amelio". Ma restarono inascoltati. 

Accadde di peggio. 

A nessun magistrato della procura nissena sembrò strano che "La Barbera facesse dei colloqui investigativi con Scarantino nonostante avesse iniziato a collaborare con la giustizia".

VINCENZO SCARANTINOVINCENZO SCARANTINOARNALDO LA BARBERAARNALDO LA BARBERA















Si farà un processo per il depistaggio nelle indagini di via D'Amelio. Imputati, il dottore Mario Bo, oggi in servizio a Gorizia, e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Nei giorni scorsi, il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e il sostituto Stefano Luciani hanno chiesto il rinvio a giudizio per i tre poliziotti del gruppo di La Barbera.

Fonte: qui